• Non ci sono risultati.

1 Pausania e la polis

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "1 Pausania e la polis"

Copied!
162
0
0

Testo completo

(1)

1

Pausania e la polis

1.1 Il caso di studio di Panopeo nella Focide e la storiografia moderna sulla città greca

Se si vuole cercare di capire come, ormai all'apogeo dell'impero, la mentalità greca abbia rielaborato il passato della polis e ne concepisca il presente, non si può prescindere da un passo della Periegesi di Pausania (10.4.1-5) che riguarda una piccola città della Focide, Panopeo1, cui Pausania contesta in qualche modo lo statuto di polis. Il passo in questione è di particolare interesse perché Pausania stesso ci mette a parte in modo abbastanza esplicito (anche se non senza qualche ambiguità, come vedremo) dei requisiti che un nucleo abitativo/comunità deve soddisfare per meritare il titolo di polis e in questo va a costituire, direi, un unicum nel panorama della nostra documentazione; per questa ragione il passo ha avuto un posto d'onore nella trattazione storiografica sulla polis greca, da Burckhardt a Finley, e ad altri ancora2, come specchio “al negativo” utile per una definizione della polis greca stessa, fino alla revisione dell'approccio tradizionale al testo in anni recenti all'interno delle pubblicazioni del Copenhagen Polis Centre3. Vorrei dunque, per cominciare, ripercorrere i passi della critica moderna sul testo, per poi passare ad un'analisi condotta secondo le prospettive di critica più recenti.

Ecco nell'ordine le parole di Burckhardt, Finley, Martin e Kolb:

«I requisiti esteriori che distinguevano una polis greca da un villaggio, come pure dalle città degli altri popoli, ci sono noti attraverso un esempio negativo. “Panopeo” dice Pausania “è una città dei Focesi, se si può parlare di città dove non esistono né edifici pubblici, né ginnasio, né teatro, né agorà e neppure un'acqua che zampilli in sorgente”. Invero i Panopei vivevano a mo' di trogloditi in un burrone formato da un torrente. Come edificio pubblico si doveva intendere anzitutto il locale dove le autorità cittadine si riunivano giornalmente, il Pritaneo... Inoltre i tribunali ed il locale per il Consiglio maggiore, dove esisteva, ossia il Bouleuterio. I ginnasi poi sorgevano ovunque vi fosse vita ellenica; invece i teatri devono essersi affermati quando già la forza politica della città era in decadenza... ma il vero centro vitale di una città era l'agorà, la piazza... Ma se si può dire che l'uomo è qualcosa di più dei suoi luoghi, questo lo si dirà del

1 Per l'identificazione del sito, nel 1949 Kirsten (KIRSTEN 1949) faceva notare che non era stata trovata traccia di alcuni

elementi descritti dalle fonti né era stato rinvenuto nulla di indiscutibilmente probatorio, su cui fosse già stato pubblicato del materiale, sulla rocca sovrastante il villaggio di Agios Vlasios, identificata, fin dagli inizi del XIX secolo, come il luogo ove sorgeva l’antica Panopeo. Tuttavia, commentava, “kann der Ansatz auf Grund der geographischen

Lagebestimmung als gesichert gelten und ist allgemein anerkannt”: le fonti infatti sono concordi e relativamente precise

nel descrivere la conformazione del territorio e nell’elencare i nomi delle polis confinanti con Panopeo; insomma, l’acropoli arroccata su un’altura tra la piana del Cefiso e il massiccio dell’Elicona risponde perfettamente in linea generale all’immagine che di Panopeo ricaviamo dalla tradizione (a[kra in Polyb. V, 96,4-8, caravdra in Paus. 10.4.1). Con la pubblicazione poi, nel 1992, da parte di Rousset e Katzouros dell’epigrafe contente la delimitazione di confine tra Panopeo e Stiris (che sappiamo da Klaffenbach essere stata rinvenuta nel 1925 da E.Gose e F.Schober a metà strada tra Agios Vlasios e Cheronea) possono sussistere ormai pochi dubbi (per l'epigrafe cfr infra p 11 n 28 del presente lavoro); inoltre Camp (CAMP et al. 1997) ha annunciato il ritrovamento in situ dell'originale Panopeo cui fa riferimento

il Cippo dei Labyadi di Delfi (CID I 9.D. 25-33). Le considerazioni che farò dunque sulle evidenze archeologiche si fondano su questa identificazione.

2 BURCKHARDT 1898; FINLEY 1977; MARTIN 1974; KOLB 1984.

(2)

Greco. La polis vivente, la cittadinanza, è stata un prodotto molto più eccelso di qualsiasi muro, porto, basilica.»4

«Writing a glorified guide-book of Greece late in the second century A. D., Pausanias dismissed the claim of a little town in central Greece to city status: “no government buildings, no theatre, no agora, no water conducted to a fountain, and ... the people live in hovels like mountain cabins on the edge of a ravine”. That at least points to a definition: a city must be more than a mere conglomeration of people; there are necessary conditions of architecture and amenity, which in turn express certain social, cultural and political conditions. Many centuries before, Aristotle had pointed in the same direction. The siting and planning of a town, he wrote in the Politics (1330a34ff), involves four considerations: health, defence, suitability for political activity, and beauty. Pausanias, it will have been noticed, did not object to the pretentious little town on the grounds of its small size. And Aristotle saw in smallness a virtue, even a necessary condition... It will also have been noticed that neither Aristotle nor Pausanias was concerned with the "administrative definition" of a city, though the former was writing about the autonomous city-state, the polis in Greek, the latter about a tiny town in one of the provinces of the Roman empire.»5

«... certains éléments paraissent nécessaires aux yeux des Grecs pour qu'une agglomération mérite le nom de ville. Peut-on donner, dit Pausanias, à un groupement «qui ne possède ni édifices administratifs, ni gymnase, ni théâtre, ni place publique, ni fontaines alimenteées en eau courante». En réalité, ce sont moins les édifices eux-mêmes que le fonctions urbaines dont ils matérialisent l'existence qui doivent entrer dans une definition de la ville grecque... la cité grecque participe … d'une définition... plus morale et politique que matérielle...»6

«Als der griechische Reiseschriftsteller Pausanias, der uns eine Beschriebung Griechenlands hinterlassen hat, kurz nahc der Mitte des 2. Jahrhunderts n. Chr. das Land bereiste und zu der in der mittelgriechischen Landschaft Phokis gelegenen Polis Panopeis gelangte, fragte er sich," ob man auch einen solchen Ort eine Polis nennen darf, der weder Amtsgebaüde noch ein Gymnasium noch ein Theater noch eine Agora besitzt, nicht einmal Wasser, da in einen Brunnen fließt, sondern wo man in Behausungen, welche Berghütten vergleichbar sind, an einer Schlucht wohnt. Und doch haben auch sie ihre Landesgrenzen gegen die Nachbarn und schicken ebenfalls Vertreter in die phokische Versammlung." (X 4,1). Diese armselige Siedlung war nach unseren heutigen Vorstellungen mit Sicherheit keine Stadt; wohl aber muß Pausanias, wenn auch zögernd, zu gestehen, daß es eine Polis ist. Seine Bedenken resultieren aus der Mehrdeutigkeit dieses Begrieffs. Dia Qualität von Panopeis als Polis is nach seinen eigenen Worten dadurch garantiert, daß es sich um eine sic selbst verwaltende, autonome Bürgergemeinde handelt, welche ein fest umgrenztes Territorium (chora) besitzt und außenpolitische Beziehungen anknüpfen kann. Dies waren in der Tat die wesentlichen Merkmale einer griechischen Polis.»7

4 BURKHARDT 1898 (trad. it. Firenze 1955, pp 95-6).

5 FINLEY 1977, pp 305-6.

6 Cfr MARTIN 1974, p 30; Martin continua: «ce n'est ni sa fonction défensive ou commerciale, ni l'importance de son

territoire ou l'étendue de l'agglomération qui donneront à un groupe le nom de ville, mais le caractère de ses institutions politiques; les éléments essentiels du groupement seront les édifices représentatif de ces institutions: l'assemblée et l'agora, le bouleutérion e le conseil, les temples et les cultes civiques, le gymnase, le théâtre avec les fêtes et les concours. Tous ces éléments se tiennent, s'expliquent et se justifient les uns par les autres, s'agglomèrent pour donner à la ville grecque son visage caractéristique. Nous avons une ville partout où nous nous trouvons en présence d'une communauté organisée, possédant des institutions politiques autonomes bien définies, avec une assemblée, un conseil, des magistrats, un statut juridique du citoyen, un faisceau de croyance religieuses communes et, dans l'agglomération principale, les édifices permettant à ces fonctions de s'exercer. Le groupement autonome de citoyens et l'exercice de fonctions politico-religieuses doivent constituer l'élement essentiel de toute définition de la ville grecque, quels que soient l'importance numérique de ce groupement, l'extension territoriale de la cité et le caractère monumentale des édifices.».

(3)

L'approccio tradizionale al testo, come si può vedere da una rapida rassegna quale io ho tentato qui di fare isolando alcuni passi, è stato dunque quello di utilizzare, estrapolandola dal suo contesto, la testimonianza di Pausania come una testimonianza “senza tempo” - che è possibile, ad esempio, affiancare a quelle di Aristotele, pur fatte le debite differenze - al fine di rispondere alla domanda più generale e più difficile che uno studioso del mondo greco si possa porre «che cos'è la polis?». La revisione di questo tipo di approccio, come ho già anticipato, si è avuta in anni recenti all'interno delle pubblicazioni del Copenhagen Polis Centre: si è correttamente sottolineato come non sia possibile né prudente utilizzare Pausania, in questo come in altri casi, semplicemente retrospettivamente8, ma va tenuto conto del fatto che ogni comunità che egli osserva, al di là delle tendenze arcaistiche dell'autore, che vanno verificate, e non presupposte caso per caso, è vista nella sua forma del II secolo d.C. e da un'ottica di un uomo del II secolo d.C., anche se indubbiamente il giudizio di Pausania su Panopeo, come su ogni altra polis o non polis, non è un prodotto che prescinda interamente dal concetto che un greco poteva avere di una città degna di questo nome, poniamo caso, nel V o nel IV secolo; a partire da questa nuova prospettiva ci sono stati già diversi studi che hanno accostato il caso di Panopeo a quello di altre poleis sulle quali abbiamo notizie in età più o meno contemporanea al testo di Pausania9. Tenendo conto di questi nuovi sviluppi della critica vorrei ora cominciare a esaminare il passo relativo a Panopeo nella Focide, proponendone una traduzione: 10.4.1-5 1. στάδια δὲ ἐκ Χαιρωνείας εἴκοσιν ἐς Πανοπέας ἐστὶ πόλιν Φωκέων, εἴγε ὀνομάσαι τις πόλιν καὶ τούτους οἷς γε οὐκ ἀρχεῖα οὐ γυμνάσιόν ἐστιν, οὐ θέατρον οὐκ ἀγορὰν ἔχουσιν, οὐχ ὕδωρ κατερχόμενον ἐς κρήνην, ἀλλὰ ἐν στέγαις κοίλαις κατὰ τὰς καλύβας μάλιστα τὰς ἐν τοῖς ὄρεσιν, ἐνταῦθα οἰκοῦσιν ἐπὶ χαράδρᾳ. ὅμως δὲ ὅροι γε τῆς χώρας εἰσὶν αὐτοῖς ἐς τοὺς ὁμόρους, καὶ ἐς τὸν σύλλογον συνέδρους καὶ οὗτοι πέμπουσι τὸν Φωκικόν. καὶ γενέσθαι μὲν τῇ πόλει τὸ ὄνομα λέγουσιν ἀπὸ τοῦ Ἐπειοῦ πατρός, αὐτοὶ δὲ οὐ Φωκεῖς, Φλεγύαι δὲ εἶναι τὸ ἐξ ἀρχῆς καὶ ἐς τὴν γῆν διαφυγεῖν φασι τὴν Φωκίδα ἐκ τῆς Ὀρχομενίας. 2. Πανοπέων δὲ τὸν ἀρχαῖον θεώμενοι περίβολον ἑπτὰ εἶναι σταδίων μάλιστα εἰκάζομεν· ὑπῄει τε ἐπῶν ἡμᾶς τῶν Ὁμήρου μνήμη ὧν ἐποίησεν ἐς Τιτυόν, καλλίχορον τῶν Πανοπέων ὀνομάσας τὴν πόλιν, καὶ ὡς ἐν τῇ μάχῃ τῇ [τε] ἐπὶ τῷ Πατρόκλου νεκρῷ καὶ Σχεδίον τὸν Ἰφίτου βασιλεύοντα Φωκέων καὶ ἀποθανόντα ὑφ’Ἕκτορος κατοικεῖν εἶπεν ἐν τῷ Πανοπεῖ. τοῦτο μὲν δὴ ἐφαίνετο ἡμῖν ἔχειν αἰτίαν, φόβῳ τῶν Βοιωτῶν — κατὰ γὰρ τοῦτό ἐστιν ἐκ τῆς Βοιωτίας ἡ ἐς τὴν Φωκίδα ἐσβολὴ ῥᾴστη—ἐνταῦθα οἰκεῖν τὸν βασιλέα ἅτε φρουρίῳ τῷ Πανοπεῖ χρώμενον· 3. τὸ ἕτερον δὲ οὐκ ἐδυνήθην συμβαλέσθαι πρότερον, ἐφ’ ὅτῳ καλλίχορον τὸν Πανοπέα εἴρηκε, πρὶν ἢ ἐδιδάχθην ὑπὸ τῶν παρ’Ἀθηναίοις καλουμένων Θυιάδων. αἱ δὲ Θυιάδες γυναῖκες μέν εἰσιν Ἀττικαί, φοιτῶσαι δὲ ἐς τὸν Παρνασσὸν παρὰ ἔτος αὐταί τε καὶ αἱ γυναῖκες Δελφῶν ἄγουσιν ὄργια Διονύσῳ. ταύταις ταῖς Θυιάσι κατὰ τὴν ἐξ Ἀθηνῶν ὁδὸν καὶ ἀλλαχοῦ χοροὺς ἱστάναι καὶ παρὰ τοῖς Πανοπεῦσι καθέστηκε· καὶ ἡ ἐπίκλησις ἡ ἐς τὸν Πανοπέα Ὁμήρου ὑποσημαίνειν τῶν Θυιάδων δοκεῖ τὸν χορόν. 4. Πανοπεῦσι δέ ἐστιν ἐπὶ τῇ ὁδῷ πλίνθου τε ὠμῆς οἴκημα οὐ μέγα καὶ ἐν αὐτῷ λίθου τοῦ Πεντελῆσιν ἄγαλμα, ὃν Ἀσκληπιόν, οἱ δὲ Προμηθέα εἶναί φασι· καὶ παρέχονταί γε τοῦ λόγου μαρτύρια. λίθοι κεῖνταί σφισιν ἐπὶ τῇ χαράδρᾳ, μέγεθος μὲν ἑκάτερος ὡς φόρτον ἀποχρῶντα ἁμάξης εἶναι, χρῶμα δέ ἐστι πηλοῦ σφισιν, οὐ γεώδους ἀλλ’ οἷος ἂν χαράδρας γένοιτο ἢ χειμάρρου ψαμμώδους, παρέχονται δὲ καὶ ὀσμὴν ἐγγύτατα χρωτὶ ἀνθρώπου· ταῦτα ἔτι λείπεσθαι τοῦ πηλοῦ λέγουσιν ἐξ οὗ καὶ ἅπαν ὑπὸ τοῦ Προμηθέως τὸ γένος

8 Cfr INVENTORY 2004, p 138: “What kind of urban centre did a Greek of the Classical period picture to himself when

he heard the word polis? Modern historians’ immediate answer to this question is often restricted to quoting Pausanias’ reluctant classification of Panopeus as a polis in spite of the absence of administrative offices, a gymnasion, a theatre, an agora and a fountain house. But Pausanias’ account misses the mark by 500 years.”

9Ad esempio si è accostato il caso di Panopeo in Pausania all'iscrizione di tarda età adrianea relativa alla polis di Naryka in Locride; cfr KNEOPFLER 2006 e JONES 2006, che tendono entrambi a collocare i due casi all'interno del più

(4)

πλασθῆναι τῶν ἀνθρώπων. 5. ἐνταῦθα ἐπὶ τῇ χαράδρᾳ καὶ Τιτυοῦ μνῆμά ἐστι· περίοδος μὲν τοῦ χώματος τρίτον μάλιστά που σταδίου, τὸ δὲ ἔπος [ἐστὶν] ἐν Ὀδυσσείᾳ·

κείμενον ἐν δαπέδῳ ὁ δ’ ἐπ’ ἐννέα κεῖτο πέλεθρα

οὐκ ἐπὶ μεγέθει πεποιῆσθαι τοῦ Τιτυοῦ φασιν, ἀλλ’ ἔνθα ὁ Τιτυὸς ἐτέθη, Πλέθρα ἐννέα <ὄνομα> εἶναι τῷ χωρίῳ. (ed. Rocha Pereira)

(1.) Da Cheronea sono venti stadi fino a Panopeo, città dei Focesi, se pure si può usare l’appellativo di città anche per costoro, che non hanno edifici sedi di magistrature, non hanno un ginnasio, non hanno un teatro, non hanno un’agorà, non hanno condotte che portino l’acqua fino a una fontana, ma vivono là, sul ciglio di un burrone, in ripari incavati molto simili a tuguri di montagna. E tuttavia hanno confini tra il proprio territorio e quello dei vicini e anche loro mandano rappresentanti all’assemblea dei Focesi. E dicono che il nome della città deriva dal padre di Epeo e di non essere Focesi, ma di essere di Flegei fin dall’origine e di essere fuggiti in Focide dalla terra di Orcomeno. (2.) Osservando l’antica cinta muraria di Panopeo, la stimai lunga circa sette stadi; e mi sovvenne memoria dei versi di Omero che egli compose a proposito di Titio, definendo la città di Panopeo “dalle belle danze”, e che, nella battaglia per il corpo di Patroclo, egli dice che anche Schedio, figlio di Ifito, re dei Focesi morto per mano di Ettore, abitava in Panopeo. Mi sembrò che questo trovasse ragione nel fatto che per timore dei Beoti il re dimorava qui, servendosi di Panopeo come fortezza - (3.) infatti questo è il punto in cui è più facile l’accesso in Focide dalla Beozia; per quanto riguarda invece l’altro passo, non riuscii a spiegarmi perché definisse Panopeo “dalle belle danze” finché non ne venni informato da quelle che presso gli Ateniesi si chiamano Tiadi. Le Tiadi sono donne attiche ed esse insieme alle donne di Delfi, recandosi ogni anno al Parnaso, celebrano i misteri di Dioniso. E’ uso di queste Tiadi tenere danze lungo la strada da Atene, in altri luoghi e anche a Panopeo; e l’epiteto di Omero per Panopeo sembra riferirsi alle danze delle Tiadi. (4.) A Panopeo c’è vicino alla strada un edificio non molto grande di mattoni cotti al sole e all’interno di esso una statua in marmo pentelico, che alcuni dicono essere Asclepio, altri Prometeo. E offrono prove a sostegno. Sul ciglio del burrone giacciono due massi, ciascuno di una grandezza tale da costituire un carico sufficiente per un carro, e hanno il colore dell’argilla, non dell’argilla terrosa, ma di quella quale potrebbe trovarsi in una gola o presso un torrente sabbioso; hanno un odore molto simile alla pelle di un essere umano; dicono che questo è quanto è rimasto dell’argilla con cui l’intero genere umano fu plasmato da Prometeo. (5.) Qui sul ciglio del burrone c’è anche la tomba di Titio. La circonferenza del tumulo è di circa un terzo di stadio; dicono che il verso dell’Odissea:

giacendo al suolo; egli giace su nove iugeri

non fu composto per le grandezza di Titio, ma che “Nove Iugeri” è il nome del luogo dove Titio fu sepolto.

La cosa che forse salta all'occhio al lettore e al commentatore della Periegesi con più immediatezza, a parte l'asprezza inusuale del giudizio iniziale, è certo il fatto che il contatto tra il viaggiatore e poi scrittore Pausania e il sito di Panopeo è fortemente mediato dal testo letterario guida per antonomasia, quello di Omero. Sono ben tre i punti in cui Pausania fa espressamente riferimento al testo omerico; nel primo caso (10.4.2) ricorda un particolare aggettivo che Omero riferisce a Panopeo, καλλίχορος, che egli interpreta, secondo l'etimologia da χορός10, “dalle belle

10 L'aggettivo, hapax in Omero, è invece spiegato da interpreti e traduttori moderni come assimilabile al più frequente εὐρύχορος, con etimologia da χόρος, “dai begli spazi”. HOPE SIMPSON, LAZENBY 1970 fanno notare come l'epiteto ben

rispecchierebbe la situazione morfologica del sito, poiché la rocca di Panopeo sormonta oggi e un tempo doveva dominare un'ampia fetta di fertile pianura.

(5)

danze” e che suscita la sua curiosità, tanto da indurlo ad un'indagine e infine alla scoperta di un probabile aition rituale per l'epiteto. Il passo da cui Pausania trae l'epiteto, come lui stesso ci informa, è dedicato ad una delle leggende che connettono Panopeo ai grandi cicli mitici (qui in particolare al ciclo delfico), quella della violenza del gigante Titio a Latona e della sua conseguente punizione tra i “grandi dannati” del Tartaro:

Hom. Od. 11,576-581 καὶ Τιτυὸν εἶδον, Γαίης ἐρικυδέος υἱόν, κείμενον ἐν δαπέδῳ. ὁ δ’ ἐπ’ ἐννέα κεῖτο πέλεθρα, γῦπε δέ μιν ἑκάτερθε παρημένω ἧπαρ ἔκειρον, δέρτρον ἔσω δύνοντες· ὁ δ’ οὐκ ἀπαμύνετο χερσί. Λητὼ γὰρ ἕλκησε, Διὸς κυδρὴν παράκοιτιν, Πυθώδ’ ἐρχομένην διὰ καλλιχόρου Πανοπῆος.

Pausania ritorna sulla vicenda più avanti nel testo (10.4.5), riportando una tradizione, questa volta locale, che rivendica, in evidente connessione col testo omerico, il legame di Panopeo col personaggio sulla base di un sema funerario: a Panopeo si troverebbe una tomba di Titio.

A sostegno di questa tradizione, Pausania trova un'interpretazione del testo omerico per cui gli ἐννέα πέλεθρα del verso omerico non rappresenterebbero la misura dell'estensione del corpo del gigante supino negli Inferi, bensì il toponimo del luogo ove la sua tomba si trova. La fonte è anonima (φασιν): potrebbe anche trattarsi di un'interpretazione locale del testo omerico a suffragio dell'autenticità del sema (magari di qualche pepaideumenos- guida locale che conosceva bene i poemi), ma non possiamo escludere (anzi forse è più probabile) che questa interpretazione razionalizzante del testo omerico circolasse indipendentemente11- tanto più che in realtà non viene specificato che questa località detta Nove Iugeri si trovasse a Panopeo o nel suo territorio- e che sia stato Pausania stesso a cercare la connessione tra il sema e il testo omerico, così come egli ci dice di essere andato a ricercare le cause dell'epiteto omerico καλλίχορος e di averle ritrovate nella tradizione ateniese delle Tiadi. Con la tomba di Titio in ogni caso, ecco che Panopeo ha un proprio “ eroe cittadino” connesso alle vicende del ciclo delfico.

Ma la polis può rivendicare ancora altro; Pausania non manca di ricordare che Panopeo è “illustre” rocca di Schedio, re dei Focesi che combattono sotto le mura di Troia:

Il. 17, 306-308

...ὃ δὲ Σχεδίον μεγαθύμου Ἰφίτου υἱὸν Φωκήων ὄχ’ ἄριστον, ὃς ἐν κλειτῷ Πανοπῆϊ οἰκία ναιετάασκε πολέσσ’ ἄνδρεσσιν ἀνάσσων...

D'altra parte la polis fa la sua buona comparsa nel Catalogo delle navi tra le forze focesi in campo12: Il.2, 517-520

Αὐτὰρ Φωκήων Σχεδίος καὶ Ἐπίστροφος ἦρχον υἷες Ἰφίτου μεγαθύμου Ναυβολίδαο,

11 Sulla linea ad esempio della razionalizzazione del mito che troviamo in Eforo:

Eph., fr 31 a-b (Jacoby): a καὶ μέντοι καὶ Ἔφορος ἐν τῆι τετάρτηι χρῆται τούτωι τῶι τρόπωι, ὅτι ἄρα Τιτυὸς μὲν ἦν

Πανοπέως δυνάστης, ἀνὴρ παράνομος καὶ βίαιος, Πύθων δὲ θηριώδης τὴν φύσιν, Δράκων ἐπικαλούμενος. b γενόμενον δὲ κατὰ Πανοπέας Τιτυὸν καταλῦσαι ἔχοντα τὸν τόπον, βίαιον ἄνδρα καὶ παράνομον...

12 E' interessante notare che la preponderanza che i poemi omerici assegnano a Panopeo tra le città della Focide pare riscontrata in età micenea dai ritrovamenti archeologici (FOSSEY 1986): nella parte sud- ovest della rocca, circa 40 metri

al di sotto del circuito più moderno (ricordato da Pausania) ci sono tracce di quello che sembra essere un “muro ciclopico”; nella stessa area sono stati ritrovati frammenti di terracotte databili all'età micenea. Secondo HOPE SIMPSON,

LAZENBY 1970 il sito è perfettamente conforme ad una “capital of heroic Phokis” come Omero ce la descrive. Typaldou

Fakiris (TYPALDOU-FAKIRIS 2004 p 167) attribuisce l'antica prosperità di Panopeo alla fertilità delle terre che

(6)

οἳ Κυπάρισσον ἔχον Πυθῶνά τε πετρήεσσαν Κρῖσάν τε ζαθέην καὶ Δαυλίδα καὶ Πανοπῆα...

Pausania non fa riferimento alla presenza della cittadina nel Catalogo in questo contesto come invece lo farà più avanti per Crysa13, nominata nel testo omerico subito prima e accanto a Panopeo. Pausania conosce molto bene il Catalogo delle navi, e lo ritiene una delle fonti su cui si possa fare maggiore affidamento circa l'esistenza in passato di una polis, il suo nome più antico, la sua collocazione geografica, oltre che circa la storia più antica della Grecia, le sua geografia e i suoi miti. Può essere utile qui, anche per esemplificare con un piccolo spaccato la familiarità che lega Pausania al testo di Omero, includere un breve prospetto delle citazioni esplicite del Catalogo che riguardino la presenza o meno all'interno di esso di un determinato toponimo :

2.25.5 Λυρκείας μὲν δὴ πόλεως, ἅτε ἠρημωμένης ἤδη κατὰ τὴν Ἑλλήνων στρατείαν ἐπὶ Ἴλιον, οὐκ ἐποιήσατο Ὅμηρος ἐν καταλόγῳ μνήμην: Ὀρνεὰς δέ—ἔτι γὰρ ᾠκοῦντο—, ὥσπερ τῷ τόπῳ τῆς Ἀργείας ἔκειντο, οὕτω καὶ ἐν τοῖς ἔπεσι προτέρας ἢ Φλιοῦντά τε καὶ Σικυῶνα κατέλεξεν. 2.36.2 Μάσητι δὲ οὔσῃ πόλει τὸ ἀρχαῖον, καθὰ καὶ Ὅμηρος ἐν Ἀργείων καταλόγῳ πεποίηκεν, ἐπινείῳ καθ᾽ ἡμᾶς ἐχρῶντο Ἑρμιονεῖς. 3.20.6 ἐπὶ θαλάσσῃ πόλισμα Ἕλος ἦν, οὗ δὴ καὶ Ὅμηρος ἐμνημόνευκεν ἐν καταλόγῳ Λακεδαιμονίων:“οἵ τ᾽ ἄρ᾽ Ἀμύκλας εἶχον Ἕλος τ᾽ ἔφαλον πτολίεθρον. 3.21.5 Ὅμηρον δὲ ἐν τοῖς ἔπεσι τὸ πόλισμα τοῦτο ὀνομάζειν λέγουσιν Αὐγειάς. 4.1.3 ἐν μὲν γὰρ καταλόγῳ τῶν ἐς Ἴλιον ἀφικομένων Πύλον καὶ Ἀρήνην καὶ ἄλλας καταλέγων οὐδεμίαν πόλιν Μεσσήνην ἐκάλεσεν... 4.9.2 ἦν δὲ καὶ πόλισμα αὐτόθι οὐ μέγα, ὃ καὶ Ὅμηρόν φασιν ἔχειν ἐν καταλόγῳ: “καὶ Ἰθώμην κλιμακόεσσαν.” 4.16.8 ἦλθεν ἐπὶ πόλιν τῆς Λακωνικῆς, τὸ μὲν ἀρχαῖον ὄνομα καὶ ἐν Ὁμήρου καταλόγῳ Φᾶριν, ὑπὸ δὲ τῶν Σπαρτιατῶν καὶ προσοίκων καλουμένην Φαράς... 6.26.4 Κυλλήνης δὲ ἐν μὲν Ἠλείων καταλόγῳ λόγον οὐδένα Ὅμηρος ἐποιήσατο, ἐν δὲ ἔπεσι τοῖς ὕστερον δεδήλωκεν ὡς πόλισμα οὖσαν καὶ τὴν Κυλλήνην ἐπίσταται... 7.1.4 τῇ χώρᾳ δὲ ἔτι καὶ μᾶλλον διέμεινεν ὄνομα τὸ ἐξ ἀρχῆς: Ὁμήρῳ γοῦν ἐν καταλόγῳ τῶν μετὰ Ἀγαμέμνονος ἐξήρκεσε τὸ ἀρχαῖον δηλῶσαι τῆς γῆς ὄνομα: “Αἰγιαλόν τ᾽ ἀνὰ πάντα καὶ ἀμφ᾽ Ἑλίκην εὐρεῖαν. 7.26.13 Αἰγείρας δὲ ἐν τῷ μεταξὺ καὶ Πελλήνης πόλισμα ὑπήκοον Σικυωνίων Δονοῦσσα καλουμένη ἐγένετο μὲν ὑπὸ τῶν Σικυωνίων ἀνάστατος, μνημονεύειν δὲ καὶ Ὅμηρον ἐν καταλόγῳ τῶν σὺν Ἀγαμέμνονί φασιν αὐτῆς ποιήσαντα ἔπος“οἵ θ᾽ Ὑπερησίην τε καὶ αἰπεινὴν Δονόεσσαν ” Πεισίστρατον δέ, ἡνίκα ἔπη τὰ Ὁμήρου διεσπασμένα τε καὶ ἄλλα ἀλλαχοῦ μνημονευόμενα ἤθροιζε, τότε αὐτὸν Πεισίστρατον ἢ τῶν τινα ἑταίρων μεταποιῆσαι τὸ ὄνομα ὑπὸ ἀγνοίας. 8.3.3 Ὀρχομενὸς δὲ ἐγένετο οἰκιστὴς Μεθυδρίου τε καλουμένης καὶ Ὀρχομενίων, οὓς ἐν τοῖς ἔπεσι πολυμήλους ὠνόμασεν Ὅμηρος... 9.20.2 διαμεῖναί τε τὸ ὄνομα ἐς τοσοῦτον ὡς καὶ Ὅμηρον ἐν καταλόγῳ ποιῆσαι“Θέσπειαν Γραῖάν τε καὶ εὐρύχορον Μυκαλησσόν"... 9.24.1 κεῖνται δὲ αἱ Κῶπαι πόλισμα ἐπὶ τῇ λίμνῃ, τούτου δὲ καὶ Ὅμηρος ἐποιήσατο ἐν καταλόγῳ μνήμην... 10.36.5 τὰ δὲ ἀρχαιότερα ὄνομα εἶναι Κυπάρισσον τῇ πόλει φασί, καὶ Ὅμηρον ἐν Φωκέων καταλόγῳ τὸ ὄνομα θελῆσαι θέσθαι γε αὐτόν, ὅτι ἤδη τηνικαῦτα ἐκαλεῖτο Ἀντίκυρα: εἶναι γὰρ δὴ τὸν Ἀντικυρέα κατὰ Ἡρακλέα ἡλικίαν.14

Probabilmente il passo del Catalogo non è preso in considerazione qui nello specifico perché Pausania ha già fatto riferimento alla sezione del Catalogo dedicata alle città dei Focesi in precedenza:

10.3.1:...Λίλαια καὶ Ὑάμπολις καὶ Ἀντίκυρα καὶ Παραποτάμιοι καὶ Πανοπεύς τε καὶ Δαυλίς. τούτων μὲν δὴ ὄνομα ἦν ἐκ παλαιοῦ, καὶ οὐχ ἥκιστα ἐπῶν ἕνεκα τῶν Ὁμήρου... (cfr Il. II, 519- 523)

Qui Pausania ci dice anche esplicitamente che alcune città della Focide tra quelle distrutte da Filippo al termine della Guerra Sacra godevano di fama fin dall'antichità grazie alla loro citazione nel testo omerico. In effetti quando ritorna nello specifico alla trattazione delle singole città in nessun caso Pausania ricorda la menzione omerica, di cui ci ha già informato. Il caso di Crisa invece è diverso: innanzitutto la città non era stata precedentemente menzionata a 10.3.1 (perché non era tra i centri distrutti da Filippo nel 346 a.C.) e inoltre qui la citazione del Catalogo è

13 10.37.5 :Ὅμηρος μέντοι Κρῖσαν ἔν τε Ἰλιάδι... ὀνόματι τῷ ἐξ ἀρχῆς καλεῖ τὴν πόλιν.

14Ornea Il. II 571; Mases Il. II 562; Helos Il. II 584; Aegiae Il. II 583; Pilo e Arene Il. II 591; Ithome Il. II 729; Faris

Il. II 582; Aegialus Il. II 575; Hyperesia Il. II 573; Orcomeno Il II 605; Tespie, Graia e Micalesso Il. II 498; Copae Il. II 502; Anticyra Il. II 519.

(7)

funzionale a una discussione circa il toponimo. Del resto come abbiamo visto Panopeo, rispetto a tutte le altre città focesi, può contare su ben più che una semplice menzione nel Catalogo in Omero: abbiamo appena considerato una menzione nuovamente nell'Iliade come sede del comandante dei Focesi sotto Troia e una menzione nell'Odissea come teatro della violenza di Titio.

Ai passi che ho già segnalato, va aggiunto che a Troia troviamo anche il figlio dell'eroe eponimo della città, Panopeo, ed è nientemeno che Epeo a venire appunto designato come υἱὸς Πανοπῆος (Il. XXIII, 665), colui che sarà poi il costruttore del cavallo di legno, (Od. VIII, 493). Pausania non manca di registrare l'eponimia e il rapporto di parentela tra Epeo e Panopeo nella sezione dedicata alla polis di Panopeo (καὶ γενέσθαι μὲν τῇ πόλει τὸ ὄνομα λέγουσιν ἀπὸ τοῦ Ἐπειοῦ πατρός) e la genealogia di Epeo e il suo ruolo in Omero altrove nella Periegesi (2.29.2 καὶ Πανοπέως μὲν ἐγένετο Ἐπειὸς ὁ τὸν ἵππον τὸν δούρειον, ὡς Ὅμηρος ἐποίησεν, ἐργασάμενος...).15

Le vicende di Titio e di Epeo sono strettamente connesse dalla rete mitica tradizionale a Panopeo; l'associazione “tipica” ritorna anche in Strabone (9,3,14): Πανοπεὺς δ᾽ ὁ νῦν Φανοτεύς,16, ὅμορος τοῖς περὶ Λεβάδειαν τόποις, ἡ τοῦ Ἐπειοῦ πατρίς. καὶ τὰ περὶ τὸν Τιτυὸν δὲ ἐνταῦθα μυθεύουσιν. Panopeo stesso, sebbene meno noto rispetto all'illustre progenie, ha un piccolo ciclo mitico legato al suo nome e che rimonta all'indietro nel tempo fino ad Esiodo: egli è figlio dell'eroe eponimo della Focide Foco (Paus. II,29,4 = Asio, fr 5 Davies, Hes. Fr 58 Merkelbach- West) e fratello gemello di un altro eroe eponimo focese, Criso; si narra che i due fratelli si siano stanziati in Focide dopo l'assassinio del padre da parte degli zii Peleo e Telamone (Paus. II,29,2) e che tra i due la rivalità fosse tale, che perdurava fin dal ventre materno (Lycophr. Alexandra, 939-942, Sch. ad Lycophr. Tzeté 939, Hes. Fr 58 Merkelbach-West); Per prendere a prestito una felice espressione di Ellinger ayant si mal commencé, Panopeus poursuit une carrière de vilain17: compagno di

Anfitrione nella campagna contro i Teleboi ruba il bottino della spezione e dunque spegiura negando il furto (Sch. in Iliadem XXXIII 665, Lycophr., Alexandra, 932 e Sch. ad loc.); Panopeo è legata anche al ciclo ateniese di Teseo, per cui si dice che l'eroe attico fu preda di un'ardente passione per la figlia di Panopeo, Egle (Plut. Thes. 20= Hes. Fr 298 Merkelbach- West) e al ciclo di Eracle, poiché Panopeo è patria di Harpalykos, maestro dell'eroe (Teocr. 24, 116).

Accanto ad un eroe eponimo, i Panopei esibiscono anche un mito di fondazione della loro polis, che essi fanno risalire alle vicende dei Flegei, popolo di guerrieri violenti18 per eccellenza, tanto da osare incendiare il tempio di Delfi:

15 La tradizione omerica, che vuole Epeo figlio di Panopeo, non viene raccolta dal solo Pausania, ma da altri prima e dopo di lui senza conoscere concorrenza: la ritroviamo in Platone (Ion. 533B, Resp. 10.620c), in une epigramma attribuito dalla tradizione antica a Simonide (Athen. Deipnosoph. 456 c = Chamaileon fr 34 Wherli= Sim, fr 70

Diehl : φημὶ τὸν οὐκ ἐθέλοντα φέρειν τέττιγος ἄεθλον /τῷ Πανοπηιάδῃ δώσειν μέγα δεῖπνον Ἐπειῷ), in gran parte della

tradizione scoliastica (Sch. in Eurip. Troad. 9 Dindorf, Sch. Vet. in Plat. Leg. 796 a ter ed. Greene, Sch. in

Lycophr. 53 e 930 bis- 932- 932 bis).

16 Sia per il toponimo sia per l’etnico la forma con Π e π (Πανοπεὺς e Πανοπεῖς) è attestata solamente in alcune fonti letterarie (per le attestazioni in Omero cfr i passi a p. 5 e 6 del presente lavoro, in Eforo cfr i passi a p. 5 n 11, in Teopompo FrGrH 385, in Hdt 8,34 e 8,35,1, in Strab. 9, 416 Radt; la stessa forma ha Pausania); la forma con Φ e τ (Φανοτεὺς) ha attestazioni epigrafiche e letterarie (Thuc. 4,89,1, Strab. 9, 416 Radt, Hell. Oxy. cfr p. 15 del presente lavoro, Polyb. V,96,4, CID II 24.II.14, SEG 42.479.4b), mentre la variante Φανατεὺς è attestata solo nelle iscrizioni (CID I 9.D. 30, IIIIG VII 3376, SGDI 1770.1). In base alla testimonianza di Strabone, la forma con P sarebbe la più antica delle due, il che è in accordo con la cronologia delle attestazioni se si eccettua il caso di Pausania, che però si rifà evidentemente ad Omero. Un'altra possibilità è ipotizzare con Kirsten (KIRSTEN 1969) che la formazione locale e più

antica fosse Fanoteuv", mentre Panopeuv" fosse creazione letteraria. 17 ELLINGER 1993, p 315 n 402.

18 Per le vicende di questo popolo cfr Sch. in Iliadem XIII 302 ; gli scoli in questione ci documentano anche che una simile leggenda di fondazione da parte dei Flegei superstiti esibivano la città di Gyrton in Tessaglia e la polis focese vicina a Panopeo, Daulis.

(8)

Paus. 9.36. 2-3 πόλις δὲ ἐγένετο ἥ τε ἐξ ἀρχῆς οἰκισθεῖσα ἡ Ἀνδρηὶς καὶ προσέκτισεν ὁ Φλεγύας ὁμώνυμον αὑτῷ, τοὺς τὰ πολεμικὰ ἀρίστους Ἑλλήνων συλλέξας ἐς αὐτήν. καὶ ἀπέστησάν τε ἀνὰ χρόνον ἀπὸ τῶν ἄλλων Ὀρχομενίων ὑπὸ ἀνοίας καὶ τόλμης οἱ Φλεγύαι καὶ ἦγον καὶ ἔφερον τοὺς προσοίκους: τέλος δὲ καὶ ἐπὶ τὸ ἱερὸν συλήσοντες στρατεύουσι τὸ ἐν Δελφοῖς... τοὺς δὲ Φλεγύας πολέμῳ μάλιστα Ἑλλήνων χαίρειν μαρτυρεῖ μοι καὶ ἔπη τῶν ἐν Ἰλιάδι (cfr Il. 13.302)...τὸ μὲν δὴ Φλεγυῶν γένος ἀνέτρεψεν ἐκ βάθρων ὁ θεὸς κεραυνοῖς συνεχέσι καὶ ἰσχυροῖς σεισμοῖς: τοὺς δὲ ὑπολειπομένους νόσος ἐπιπεσοῦσα ἔφθειρε λοιμώδης, ὀλίγοι δὲ καὶ ἐς τὴν Φωκίδα διαφεύγουσιν ἐξ αὐτῶν.

Appunto di coloro che, scampati alla punizione del dio, fuggirono in Focide i Panopei si dicono discendenti , dichiarandosi dunque non Focesi, bensì Flegei per origine.

Un ultimo mito si riconnette alla località di Panopeo, ma questa volta non ne troviamo traccia né nei poemi omerici né in altre fonti letterarie, ma solo nelle tradizioni locali che Pausania ha potuto raccogliere: a Panopeo c'è un tempio che alcuni dicono di Prometeo (adducendo prove a sostegno) e due massi argillosi che si credono i resti del materiale con cui Prometeo stesso plasmò i primi uomini.

Panopeo è dunque dotata di un patrimonio e di un passato mitico consistente, anche se non di primo piano - di cui la comunità, par di capire, è ancora in grado (e ben orgogliosa) nel II secolo d.C di mostrare i segni sul territorio e a cui il testo omerico, agli occhi di Pausania e dei contemporanei, conferisce autenticità - in un momento storico in cui, più che le realtà socio-politiche ridotte sostanzialmente all'impotenza sulla scena della grande Storia, è proprio la rete mitica-culturale comune che definisce l'identità greca all'interno dell'impero romano19 e in cui, più concretamente, è importantissimo per la sopravvivenza stessa di una comunità greca possedere un passato prestigioso, mitico e storico (in Omero per i casi più fortunati, ma in realtà ci si può appoggiare anche su tradizioni o opere più recenti) in modo da poter rimanere competitiva sulla scena internazionale20. In buona sostanza, se Panopeo, pur non incontrando del tutto il gusto di

Pausania (un punto su cui tornerò più avanti), ha scampato la sorte di altre comunità passate inosservate come Tithronion (Paus. 10.33.12: Ἀμφικλείας δὲ ἀπωτέρω σταδίοις πεντεκαίδεκά ἐστι Τιθρώνιον ἐν πεδίῳ κειμένη: παρέχεται δὲ οὐδὲν ἐς μνήμην. ἐκ Τιθρωνίου δὲ εἴκοσιν ἐς Δρυμαίαν στάδιοι) e ce n'è giunta in qualche modo eco attraverso il testo della Periegesi, è in buona parte perché la polis, nonostante il modesto presente, trova testimonianza di un glorioso passato nei poemi omerici.21

Anche agli occhi dei Romani ovviamente la tradizione storica, letteraria e mitica greca ha un peso non indifferente e li influenza, tra le altre cose, nel rapporto con le varie comunità greche; questo vale per tutta la storia del dominio romano sulla grecità e in particolare per l'età degli Antonini e nel tempo di un imperatore e colto e letterato come Adriano e in particolare per centri tradizionalmente preminenti come Delfi, Atene e Sparta; ma anche centri minori, se forniti di un adeguato “pedigree”, possono incontrare immense fortune: dal caso di Abae in Focide22, che grazie all'antico culto oracolare di Apollo ottiene l'autonomia e la costruzione di un tempio dedicato da Adriano, al caso, del tutto eccezionale, del piccolo villaggio di Pallantium23 che ottiene, durante il regno di 19 ELSNER 1992; LAFOND 2000, p 390

20 BOWIE 1996, PP 210-211; ALCOCK 1995, PP 163-4; ALCOCK 2002, P 50; PRETZLER 2007, P 100

21 PRETZLER 2007, p 92 22 Paus. 10.35.1-4 23 Paus. 8. 43.1-2 : ἀπαιτεῖ δὲ ἡμᾶς τὸ μετὰ τοῦτο ὁ λόγος τό τε Παλλάντιον, εἰ δή τι αὐτόθι ἐστὶν ἐς μνήμην, καὶ καθ᾽ ἥντινα βασιλεὺς αἰτίαν Ἀντωνῖνος ὁ πρότερος πόλιν τε ἀντὶ κώμης ἐποίησε Παλλάντιον καί σφισιν ἐλευθερίαν καὶ ἀτέλειαν ἔδωκεν εἶναι φόρων. φασὶ δὴ γενέσθαι καὶ γνώμην καὶ τὰ ἐς πόλεμον ἄριστον τῶν Ἀρκάδων ὄνομα Εὔανδρον, παῖδα δὲ αὐτὸν νύμφης τε εἶναι, θυγατρὸς τοῦ Λάδωνος, καὶ Ἑρμοῦ. σταλέντα δὲ ἐς ἀποικίαν καὶ ἄγοντα Ἀρκάδων τῶν ἐκ Παλλαντίου στρατιάν, παρὰ τῷ ποταμῷ πόλιν τῷ Θύβριδι οἰκίσαι: καὶ Ῥωμαίων μέρος τῆς καθ᾽ ἡμᾶς πόλεως, ὃ

(9)

Antonino e per beneficio dello stesso imperatore, l'innalzamento, da semplice villaggio, al rango di

civitas libera ac immune in quanto madrepatria mitica della prima spedizione coloniale a Roma.

Forse il parallelo più stringente per il caso di Panopeo è quello di Naryka nella Locride Opunzia: un documento epigrafico di eccezionale interesse è stato in anni relativamente recenti pubblicato24, in cui l'imperatore Adriano con una lettera alla comunità dei Narykaioi, evidentemente in risposta ad una loro sollecitazione in materia, conferma loro lo status di polis, sulla base di una serie di argomenti a favore; su questo documento e sul suo confronto con il passo di Pausania che è al centro della mia analisi ritornerò ripetutamente, ma in questo momento mi interessano in particolare le ll. 16-20: ἐμνήσθησαν δὲ ὑμῶν καὶ ποιηταί τινες τῶν ἐνλογιμωτάτων καὶ Ῥωμαῖοι καὶ Ἕλληνες ὡς Ναρυκείωνˑ ὀνομά-ζουςιν δὲ καὶ τῶν ἠρώων τινὰς ἐκ τῆς πόλε-ως τῆς ύμετέρας ὁρμηθέντας...

Adriano qui, in conclusione dell'elenco degli argomenti probanti lo statuto di polis della comunità, aggiunge la menzione di Naryka e nei Narykaioi in alcuni tra i poeti "più famosi", sia greci che latini; questi stessi poeti avrebbero poi nominato anche degli eroi che provengono dalla città. Ora, è assai probabile che i Narykaioi stessi avessero inviato un libello all'imperatore a sostegno della loro causa in cui venivano ricordate tali menzioni poetiche, magari su redazione di qualche pepaideumenos locale, ma sembra piuttosto improbabile che questa selezione di documenti potesse comprendere anche della poesia latina; stando così le cose non possiamo escludere che la proposizione di questo argomento "letterari" a sostegno delle pretese dei Narykaioi non sia piuttosto, almeno in parte, un'iniziativa di Adriano; da qualunque delle due parti provenga l'input iniziale, sta di fatto che l'imperatore riconosce la legittimità di un tale tipo di argomento e anzi Knoepfler arriva a ipotizzare che, se Adriano ha prestato attenzione alle richieste di questa piccola comunità dal profilo ben modesto, è stato in gran parte grazie alla sua rilevanza culturale. Nel momento in cui però andiamo a verificare nelle fonti a nostra disposizione questa fama poetica di Naryka, non ci ritroviamo con molto per le mani; colpisce soprattutto la totale assenza della località da tutta la letteratura greca (poetica e non) dell'età arcaica e classica fino al IV secolo, da Omero a Euripide. Se vogliamo metterci in una prospettiva cara a Pausania, non c'è menzione di Naryka nel Catalogo delle navi. Per quello che ne sappiamo le, pur modeste, fortune letterarie di Naryka cominciano in età ellenistica con il III secolo, quando la città inizia ad essere messa in connessione con la figura del locrese Aiace Oileo e in particolare con un rituale che prevede l'invio di alcune fanciulle a Ilio in espiazione dell'antica colpa dell'eroe che osò violare Cassandra supplice presso l'altare di Atena. Ma se la tradizione che prevede che Naryka sia la patria di Aiace fosse giù antica e sia naufragato per noi ogni piccola traccia di questo, non possiamo dirlo. In ogni caso a partire dall'età ellenistica abbiamo due menzioni poetiche che possono essere definite rilevanti (nell'Alessandra di Licofrone e negli Aitia di Callimaco- forse è a Callimaco che pensa Adriano quando parla dei "poeti più illustri") e un paio di testimonianze anche nella prosa di una certa diffusione della tradizione:

Lycophr. Alex. 1148-9 καὶ Ναρύκειον ἄστυ καὶ Θρονίτιδες ᾠκεῖτο ὑπὸ τοῦ Εὐάνδρου καὶ Ἀρκάδων τῶν συνακολουθησάντων, ὄνομα ἔσχε Παλλάντιον κατὰ μνήμην τῆς ἐν Ἀρκαδίᾳ: χρόνῳ δὲ ὕστερον μετέπεσε τὸ ὄνομα ἐν ἀναιρέσει γραμμάτων τοῦ τε λ καὶ τοῦ ν. τούτων μὲν τῶν λελεγμένων ἕνεκα Παλλαντιεῦσιν ἐκ βασιλέως ἐγένοντο δωρεαί. Cfr ALCOCK 1993 p 164, ALCOCK 2002 p 50-1. 24 KNOEPFLER 2006.

(10)

Λοκρῶν ἀγυιαὶ...

Schol. Hom. Il. XIII 66 = Callim. Aitia Fr 42 Massimilla (= 35 Pfeiffer)

Αἴας Λοκρὸς μὲν ἦν τὸ γένος ἀπὸ πόλεως Νά<ρυ>κος πατρὸς δὲ Ὀϊλέως

Νά<ρυ>κος suppl. De Marco p 201 e Schol. D cod. C. τὸ γένος ἀπὸ πόλεως να κος coll. Steph. Byz. s.v. Νᾶρυξ, Diod. XIV 83,8, Strab. IX 425

Diod. Sic. Bibli. Hist. 14,83,8

...εἰς Νάρυκα τῆς Λοκρίδος, ἐξ ἧς φασι τὸν Αἴαντα γεγενῆσθαι...

Strab. 9.425

...Αἴας ὁ Λοκρός, πατρίδος ὤν, ὥς φασι, Ναρύκου...

Forse fu provvidenziale per i cittadini di Naryka che la tradizione della provenienza di Aiace da Naryka e la cittadina stesa avessero avuto molto fortuna in due testi davvero illustri della letteratura latina: nell'Eneide di Virgilio addirittura Naryka è la madrepatria di Locri Epizefiri (III v. 399 hic et Narycii posuerunt moenia Locri) e nelle Metamorfosi Ovidio ricorda la colpa dell'eroe di Naryka (XIV v 468 sgg Naryciusque heros, a virgine virgine rapta / quam meruit poenam solus, digessit in omnes). In ogni caso mi preme sottolineare che una connessione mitica con un eroe del ciclo troiano, per quanto potesse essere di fama o creazione recente, poteva ben valere come argomento a favore delle proprie pretese ad essere una polis. E da questo punto di vista certamente Panopeo era molto più fortunata di Naryka.

Non bisogna dimenticare che le belle storie, specie se suffragate da qualche testimonianza materiale, non servono solo in veste di riconoscimento ufficiale ma attirano anche i visitatori antichi. La pratica delle poleis di dare adito al pari dei poeti a racconti incredibili sulle loro origini viene stigmatizzata da Luciano in uno dei suoi dialoghi:

Luc. Philops. 3-4 TUCIADHS... καίτοι τὰ μὲν τῶν ποιητῶν ἴσως μέτρια, τὸ δὲ καὶ πόλεις ἤδη καὶ ἔθνη ὅλα κοινῇ καὶ δημοσίᾳ ψευδεσθαι πῶς οὐ γελοῖον; εἰ Κρῆτες μὲν τὸν Διὸς τάφον δεικνύντες οὐκ αἰσχύνονται, Ἀθηναῖοι δὲ τὸν Ἐριχθόνιον ἐκ τῆς γῆς ἀναδοθῆναί φασιν καὶ τοὺς πρώτους ἀνθρώπους ἐκ τῆς Ἀττικῆς ἀναφῦναι καθάπερ τὰ λάχανα, πολὺ σεμνότερον οὗτοί γε τῶν Θηβαίων, οἳ ἐξ ὄφεως ὀδόντων Σπαρτούς τινας ἀναβεβλαστηκέναι διηγοῦνται. ὃς δ᾽ ἂν οὖν ταῦτα καταγέλαστα ὄντα μὴ οἴηται ἀληθῆ εἶναι, ἀλλ᾽ ἐμφρόνως ἐξετάζων αὐτὰ Κοροίβου τινὸς ἢ Μαργίτου νομίζῃ τὸ πείθεσθαι ἢ Τριπτόλεμον ἐλάσαι διὰ τοῦ ἀέρος ἐπὶ δρακόντων ὑποπτέρων ἢ Πᾶνα ἥκειν ἐξ Ἀρκαδίας σύμμαχον εἰς Μαραθῶνα ἢ Ὠρείθυιαν 'ὑπὸ τοῦ Βορέου ἁρπασθῆναι, ἀσεβὴς οὗτός γε καὶ ἀνόητος αὐτοῖς ἔδοξεν οὕτω προδήλοις καὶ ἀληθέσι πράγμασιν ἀπιστῶν εἰς τοσοῦτον ἐπικρατεῖ τὸ ψεῦδος. FILOKLHS ἀλλ᾽ οἱ μὲν ποιηταί, ὦ Τυχιάδη, καὶ αἱ πόλεις δὲ συγγνώμης εἰκότως τυγχάνοιεν ἄν, οἱ μὲν τὸ ἐκ τοῦ μύθου τερπνὸν ἐπαγωγότατον ὂν ἐγκαταμιγνύντες τῇ γραφῇ, οὗπερ μάλιστα δέονται πρὸς τοὺς ἀκροατάς, Ἀθηναῖοι δὲ καὶ Θηβαῖοι. καὶ εἴ τινες ἄλλοι σεμνοτέρας ἀποφαίνοντες τὰς πατρίδας ἐκ τῶν τοιούτων. εἰ γοῦν τις ἀφέλοι τὰ μυθώδη ταῦτα ἐκ τῆς Ἑλλάδος, οὐδὲν ἂν κωλύσειε λιμῷ τοὺς περιηγητὰς αὐτῶν διαφθαρῆναι μηδὲ ἀμισθὶ τῶν ξένων τἀληθὲς ἀκούειν ἐθελησάντων. οἱ δὲ μηδεμιᾶς ἕνεκα αἰτίας τοιαύτης ὅμως χαίροντες τῷ ψεύσματι παγγέλοιοι εἰκότως δοκοῖεν ἄν.

Chissà cosa Luciano avrebbe detto delle pietre dall'odore di pelle umana dei Panopei! I ben più illustri Ateniesi e Tebani (e gli altri) raccontano queste storie σεμνοτέρας ἀποφαίνοντες τὰς πατρίδας ἐκ τῶν τοιούτων, perché gli stranieri non amano sentire la verità: è facilissimo pensare ai “turisti” colti come Pausania, o ancora ai facoltosi romani appassionati di antiquitates greche nel loro Gran Tour nella provincia di Achaia. Luciano non risparmia una pointe ironica contro i "periegeti" (che morirebbero di fame, non fosse per tutte queste fandonie con cui possono incantare i visitatori), il che ci testimonia in primo luogo ancora una volta del “fascino” – anche maniaco e ridicolo – delle classi colte – e ricche – del tempo per i miti delle origini e dall'altro la “professionalità” di una categoria di “guide turistiche a pagamento” – o mosse da spirito patriottico? – bollata da Luciano come turba di ciarlatani e petulanti, fiorita dalla necessità di somministrare agli

(11)

stranieri in visita le favole che essi si aspettano di udire25.

Nel caso di Panopeo la voce della comunità stessa si fa sentire qua e là come guida del nostro periegeta in difesa dei vanti locali e delle proprie tradizioni, per quanto modeste esse siano.

In conclusione non si può dire, per come lo possiamo percepire dalla pagina di Pausania, che alla comunità dei Panopei mancasse, ormai nel II secolo d.C., da un lato uno spiccato, per usare le parole di Susan Alcock, sense of communal origin and genealogy26 né dall'altro la volontà di esibire

i propri mirabilia di fronte ad uno straniero.

Va inoltre considerato, che, per quanto rudimentale nell'architettura dell'edificio, Panopeo possiede almeno un santuario (di Asclepio o Prometeo) ed ospita dunque un culto tra le mura cittadine, sebbene non propriamente vivace; è inserita poi tramite la pratica delle danze rituali nella festa processionale dionisiaca delle Tiadi e inoltre è connessa alla rete mitica comune dell'ethnos focese (in “positivo” tramite Panopeo figlio di Foco, e “in negativo” tramite i Flegei), al ciclo delfico (“in negativo” tramite Titio e i Flegei), al ciclo troiano (tramite Schedio re dei Focesi), al ciclo di Teseo (tramite Egle), al ciclo di Eracle (tramite Harpalykos) e al mito di Prometeo27, cioè è connessa alla grande rete del mito greco in più punti.

Panopeo dunque , nel suo faccia a faccia con Pausania, ben rappresenta il piccolo centro di modesta fortuna che risponde alla tendenza generale dell'epoca nei confronti dell'imponente tradizione mitica, storica e religiosa greca.

Ma oltre a un patrimonio mitico omerico, ad un'identità etnica comune con tanto di mito di fondazione e a un santuario, Pausania riconosce ai Panopei un'identità più propriamente “politico-istituzionale”: Panopeo possiede confini ben stabiliti con le poleis vicine28 e manda i propri rappresentanti all'Assemblea del Koinon dei Focesi.

La menzione degli ὅροι di Panopeo merita una contestualizzazione più ampia. E' uno dei tanti

25 Vero è che in altri casi sappiamo di guide ben diversamente connotate, “not low people, but respectable local

antiquarians, not always as knowledgeable as the learned visitors they accompanied but able to hold their own in the company of the educated” in JONES 2001 p 39; in generale JONES 2001 per le “guide” in Pausania e nelle testimonianze

epigrafiche e letterarie di età imperiale. 26 ALCOCK 1995, p 326

27 MACINERNEY 1999, p 128-9 per le varie connessioni col mito greco; in particolare la mia espressione “Panopeo è

connessa alla rete mitica comune dell'ethnos focese (in “positivo” tramite Panopeo figlio di Foco, e “in negativo” tramite i Flegei)” si rifà all'analisi di McInerney, secondo il quale è pattern comune per le componenti dell'ethnos focese la tendenza da un lato a creare un collegamento con l'ethnos (nel caso di Panopeo la discendenza dall'eroe Phokos, comune a molti altri eroi eponimi della Focide) e dall'altro un elemento di distinzione l'interno dello stesso (nel nostro caso la discendenza etnica non focese); sempre McInerney nota che “il sistema mitico” panopeo è orientato all'ostilità nei confronti del santuario di Delfi (Titio e i Flegei), di qui la mia espressione “Panopeo... è connessa... al ciclo delfico (“in negativo” tramite Titio e i Flegei)”.

28 Curioso il fatto che uno dei più importanti rinvenimenti effettuati in prossimità del sito di Agios Vlasios e relativi alla polis di Panopeo è proprio un blocco con inciso un arbitrato della città Elide su una contesa territoriale (per la definizione di una frontiera) tra i Panopei e la vicina Stiris (SEG 42.479.4b). Si tratta di un testo databile al III secolo a.C.(solo su base epigrafica, dato che il testo così come ci è giunto non contiene nessun elemento di datazione) Riporto il testo e la traduzione dell'editio princeps ROUSSET- KATZOUROS1992 (cfr anche MAGNETTO 1997):

Tavde e[krinan oiJ gaodivkai oiJ ajpostalevn|te" ajpo; ta'" povlio" tw'n jAleivwn |Fanotevoi" Steirivoi" peri; ta'"

cwvra" | a|" ajntevlegon: Fanotevwn ei\nai kata; ta; o{|ria tavde: to;n Fwkiw'na: ejk tou' Fwkiw'no" ejn vacat |to;n

Kaludw'na: ejk tou' Kaludw'no" ejn ta;n diovdion:|ejk ta'" diodivou ejpi; to;n Pevtracon to;n poti; mevson aJmev|ra"

tou' lavkkou: ejk tou' Petravcou ejpi; ta;n kolouavda |ta;n eujdeivelon: ejk ta'" koluavdo" ejpi; ta;n skopiªa;nº |ªtºa;n

poti; mevson aJmevra" ta'" ª.ºª.ºONWLEª.ºª...º

Jugement rendu par les arbitres envoyés de la cité d’Élis aux Phanotéens et aux Stiriens au sujet de la région qu’il se disputaient. Que la région appartienne aux Phanotéens selon les limites que voici: le Phokion; du Phokion vers le Kalydon; du Kalydon vers le passage; du passage jusq’au Petrachos qui est au midi du réservoir; du Petrachos jusq’à la colline tronquée bien visible; de la colline tronquée jusq’à la guette qui est au midi de [---]

(12)

passi della Perigesi29 in cui Pausania si mostra particolarmente attento al rapporto tra la città e il suo territorio, ma è anche forse il più interessante di questi perché la menzione non è neutra (informativa) bensì ha a che fare col giudizio che si dà di Panopeo: possedere dei confini con le poleis vicine sembra considerato da Pausania uno degli elementi che avallano la definizione di Panopeo come polis. Ora, Pausania non è l'unica fonte per l'Alto impero che dimostra la persistenza di un forte interessamento della polis per la definizione della propria chora: abbiamo corrispondenti testimonianze epigrafiche di arbitrati su questioni di frontiera per il I e il II secolo d.C 30.

Posto che il legame tra la città e il suo territorio che riconosciamo vitale per l'età classica31 non si è immediatamente sciolto all'atto stesso della conquista romana con uno stacco traumatico32, la questione più spinosa rimane stabilire fino a che punto (e fino a che altezza cronologica, o anche limitatamente a quali casi33) questa “unità territoriale” tra città e campagna sia una realtà economica e sociale persistente, viva, in atto sotto la dominazione romana o quanto invece sia un “relitto” che si perpetra nel ricordo nostalgico e ideologico del passato34 e che tende invece ad obliterare i cambiamenti imposti dal presente dell'inclusione comune all'interno della provincia35. Ma non è mia intenzione risolvere qui una questione che meriterebbe di per sé una discussione amplissima; in questo contesto mi limito ad osservare che, perlomeno a livello ideologico, come ci dimostrano il testo di Pausania e i documenti epigrafici, questo legame è, ancora nel II secolo, avvertito come importante per l'identità stessa di una polis e dunque auspicabile.

Per quanto riguarda la partecipazione al Koinon dei Focesi, l'istituzione ci è nota per questo periodo dallo stesso Pausania e da un'iscrizione di età adrianea36. Un caso parallelo è ancora quello di Naryka in Locride: anche qui Adriano (o gli stessi Narykaioi) porta come prova a sostegno dello status di polis della comunità il fatto che essi partecipano a una serie di organismi sovracittadini:

29 Pausania frequentemente segnala la presenza di confini vigenti marcati da luoghi di culto: a titolo esemplificativo rimando ai passi 2.35.2 – 2.38.7 – 1.44.10 – 7.17.5 – 8.11.1 – 8.25.1 (in quest'ultimo caso con riferimento ad una antica stele iscritta: τρίτα δέ ἐστιν ἀρχαῖα ἐν στήλῃ γράμματα, “ὅροι Ψωφιδίοις πρὸς τὴν Θελπουσίαν χώραν).

In un caso ci viene riportata una “disputa” di confine: 8.26.3-4 : τῇ δὲ Ἡραίᾳ ὅροι πρὸς τὴν Ἠλείαν λόγῳ μὲν τῷ Ἀρκάδων ἐστὶν ὁ Ἐρύμανθος, Ἠλεῖοι δὲ τὸν Κοροίβου τάφον φασὶ τὴν χώραν σφίσιν ὁρίζειν.

30 ROUSSET 2004, p 382

31 HANSEN 1997, p 17 -20

32 ALCOCK 1993, p 117-8

33 ROUSSET 2004, p 375: “Devenue province tardivement par rapport aux autres régions de l'Orient, l'Achaie demeura

plus que toute autre composée de communautés de statuts fort divers par rapport au pouvoir romain (cités alliées, libres, stipendiaires, colonies)”.

34 Al pari, ad esempio delle rivalità storiche e mitiche del passato (cfr Elsner su Pausania (in ALCOCK 1993, p 120):

“The very conflicts of the hellenika as tirelessly repeated in the myths and histories of internecine war become a cohesive factor, a shared myth that brings them together against the Other of non-Greece, which is to say Rome. The divisions of Greece themselves become the definition of a unified identity, a past when it was possible to be divided before the present of integration within a larger and more dominant whole.”).

35 Mi riferisco ad eventuali cambiamenti sociali ed economici (nella gestione della proprietà, negli scambi tra città e campagna, negli insediamenti rurali ecc ecc), ma anche a quelli, forse più evidenti, derivati dal contrasto tra la sovranità territoriale della polis col potere di Roma: riduzione delle lotte tra confinanti a procedure diplomatiche, subordinazione all'autorità imperiale, “permeabilità” dei confini all'interno dell'unità amministrativa della provincia ecc ecc...

Alcock (in ALCOCK 1993 , p 120 e 126-7): “However successful individual cities may have appeared in their pursuit of

continued independence, such quest was now essentially fruitless, as polis units were linked together, first within the provincial structure of Achaia and then within the empire as a whole... The polis as a territorial and political entity endured in the early imperial period, if subject to new tensions and pressures. Certain phenomena however make clear that boundaries- however well-marked and internally defended- on one level had become illusory, easily overridden by outside authority.”

36Paus. 10.5.1 ἐς δὲ τὴν ἐπὶ Δελφῶν εὐθεῖαν ἀναστρέψαντι ἐκ Δαυλίδος καὶ ἰόντι ἐπὶ τὸ πρόσω, ἔστιν οἰκοδόμημα ἐν ἀριστερᾷ τῆς ὁδοῦ καλούμενον Φωκικόν, ἐς ὃ ἀπὸ ἑκάστης πόλεως συνίασιν οἱ Φωκεῖς.; IG VII 2497 Αὐτοκράτορα Καίσαρα | Τραϊανὸν Ἁδριανὸν | Σεβαστὸν Ὀλύμπιον, | σωτῆρα τῆς οἰκουμέ- | νης, τὸ κοινὸν Φωκέων.

(13)

ll. 9-13 ...ὀπότε καὶ εἰς τὸ κοινὸν τῶν Ἀμφικτυόνων συντελεῖ-τε καὶ εἰς τὸ κοινὸν τῶν Βοιωτῶν καὶ βοιω-τάρχην παρέχετε καὶ Πανέλληνα αἱρεῖσθε καὶ θεηκόλον πέμπετε...

Qui ci interessa soprattutto la partecipazione della cittadina al koinon dei Beoti, che fa da parallelo esatto alla partecipazione di Panopeo al koinon dei Focesi a livello di un altro koinon regionale e se si tiene conto del fatto che, mentre Panopeo è una polis che geograficamente appartiene alla Focide, Naryka è una città della Locride Opunzia che ha aderito al koinon dei Beoti oltre che, probabilmente al koinon dei Locresi. Più in generale possiamo notare che una serie di riconoscimenti all'interno di organizzazioni sovracittadine poteva garantire il riconoscimento dello status di polis a una comunità tanto agli occhi del potere romano (almeno come testimonianza accessoria, se vogliamo pensare che quello che veramente contò, perché un buon amministratore come Adriano desse una risposta positiva ai Narykaioi, fu in realtà il loro inquadramento nella

formula provinciae come città stipendiaria) quanto agli occhi di un greco d'Asia Minore come

Pausania.

Tornando al caso specifico, vediamo dunque che Pausania applica, giudicando Panopeo, un criterio di tipo istituzionale (mentre per le considerazioni fatte nel paragrafo precedente potremmo parlare di un implicito criterio tradizionale): i Panopei alla fine sono polis anche in quanto sono comunità riconosciuta come entità politico-giuridica autonoma e sovrana nel proprio territorio da altre poleis e da un organo sovracittadino in cui essi compaiono come uno dei membri.37

Si potrebbe dunque pensare, sulla scia del caso di Panopeo e del caso di Naryka, che un senso di discendenza comune (con mito di fondazione, eroe eponimo etc etc) e un'identità politica autonoma riconosciuta da organismi sovracittadini possano essere condizioni sufficienti per cui si parli di una polis; ma occorre tenere in considerazione un altro passo della Periegesi che riguarda ancora una “polis” focese, Ledon:

Paus. 10.33.1-2 ἑτέρα δὲ ἐκ Τιθορέας ὁδὸς ἡ ἐπὶ Λέδοντά ἐστιν: πόλις δέ ποτε ἐνομίζετο καὶ αὕτη, κατ᾽ ἐμὲ δὲ ὑπὸ ἀσθενείας ἐξελελοίπεσαν οἱ Λεδόντιοι τὴν πόλιν, καὶ ἄνθρωποι περὶ ἑβδομήκοντα οἱ οἰκοῦντες ἦσαν ἐπὶ τῷ Κηφισῷ: Λέδων δ᾽ οὖν ὄνομα ταῖς οἰκήσεσίν ἐστιν αὐτῶν, καὶ ἐς τὸν Φωκέων σύλλογον κοινὸν τελεῖν ἠξίωνται καὶ οὗτοι, καθάπερ γε καὶ οἱ Πανοπεῖς. τῶν δὲ ἀνθρώπων οἳ οἰκοῦσιν ἐπὶ τῷ Κηφισῷ τεσσαράκοντά ἐστιν ἀνωτέρω σταδίοις Λέδοντος τῆς ἀρχαίας τὰ ἐρείπια, καὶ τὸ ὄνομα ἀπὸ ἀνδρὸς λαβεῖν τὴν πόλιν φασὶν αὐτόχθονος... καὶ δὴ καὶ Λεδοντίοις Φιλόμηλος ἀσέβειαν τὴν ἑαυτοῦ δημοσίᾳ παρέσχε σφίσιν ἀναμάξασθαι.

“Un tempo anche questa (sc. Ledon) era ritenuta una polis, ma al mio tempo i Ledontioi hanno abbandonato la loro polis per via della loro debolezza e c'erano circa settanta abitanti vicino al fiume Cefiso. Ledon è dunque il nome del loro abitato e anche loro, come i Panopei, sono ritenuti degni di prender parte all'assemblea dei Focesi. Le rovine dell'antica Ledon si trovano quaranta stadi più in alto rispetto alle abitazioni di questi uomini presso il Cefiso. Dicono che la polis prese in nome da un autoctono. Altre città sono incorse nella sventura a causa delle colpe dei propri cittadini... anche in questo caso Filomelo fece scontare la sua propria empietà alla comunità dei Ledontioi.”

Ledon era un tempo una polis, ma l'antico sito è ora abbandonato e al tempo di Pausania non restano che poche abitazioni (οἰκήσεις) più a valle, che non meritano nemmeno il titolo di kome (che in Pausania è il livello inferiore a cui scendono talvolta le poleis decadute38) e che raccolgono un piccolo gruppo di uomini. La ragione per cui la comunità di Ledon è ora così ridotta è la sua

37 HUTTON 2005 p 130, 132 mette bene in luce questo aspetto e l'importanza che Pausania sembra attribuirvi.

(14)

ἀσθενεία, che Pausania vede chiaramente come una conseguenza delle azioni empie del cittadino Filomelo, il comandante delle forze focesi che si macchiarono del furto del tesoro di Delfi nel 35639. Anche se i Ledontioi conservano tuttora il loro etnico, un mito di fondazione (a differenza dei Panopei il loro mito pone l'accento sull'autoctonia della comunità) e il diritto a partecipare all'assemblea dei Focesi, Pausania lo dice esplicitamente, come i Panopei, viene loro negato dall'autore il diritto di fregiarsi ancora del titolo di polis.40 Si può pensare che la ragione sia che essi stessi vi hanno ormai rinunciato insieme con l'abbandono della loro antica sede (mentre i Panopei lo difendono con forza ) e non partecipano più attivamente alla Lega dei Focesi: infatti i Panopei καὶ ἐς τὸν σύλλογον συνέδρους καὶ οὗτοι πέμπουσι τὸν Φωκικόν , cioè esercitano attivamente il loro diritto a sedere nell'assemblea comune, mentre per i Ledontioi l'espressione di Pausania è diversa (καὶ ἐς τὸν Φωκέων σύλλογον κοινὸν τελεῖν ἠξίωνται καὶ οὗτοι) e potrebbe in qualche modo sottintendere che la loro partecipazione è ormai, come si dice, lettera morta.41 Una delle ragioni potrebbe anche essere che, mentre Panopeo e Naryka hanno un buon patrimonio mitico alle spalle, e altre città della Focide potevano contare una menzione nella storiografia relativa alle guerre persiane perché erano state in quell'occasione distrutte, Ledon era una città "oscura" fino a un'età molto recente, fino a che non divenne vittima del dioikismos di Filippo:

Paus. 10.3.1 αἱ δὲ ἄλλαι πλήν γε δὴ Ἐλατείας τὰ πρότερα οὐκ ἐπιφανεῖς ἦσαν, Τραχίς τε ἡ Φωκικὴ καὶ Μεδεὼν ὁ Φωκικὸς καὶ Ἐχεδάμεια καὶ Ἄμβροσσος καὶ Λέδων καὶ Φλυγόνιον ἔτι καὶ Στῖρις....

Ma quello che sembra avere più peso nel giudizio di Pausania è il fatto che i Ledontioi hanno abbandonato il sito fisico della loro vecchia città, per ridursi a un piccolo gruppo di abitazioni. Secondo una felice espressione di Hutton “there is a certain expectation of visible, tangible

substantiality that goes along with the concept of polis”42.

Questo ci riporta infine al famoso incipit del nostro passo: alla comunità politica dei Panopei fa da contrappunto una realtà fisica del centro abitato che lascia molto a desiderare agli occhi del nostro periegeta: mancano del tutto edifici e spazi pubblici (teatro, ginnasio, archeia, agorà) e quella che modernamente chiameremmo una rete idrica (condotte per l'acqua, fontane); l'edilizia privata non spicca di più: i Panopei vivono in abitazioni che sono poco più che capanne inerpicate sul ciglio di un dirupo, quasi fossero dei selvaggi. Il disappunto di Pausania è chiaro segno che questo stato di cose ai suoi occhi non si addice ad una polis: dopo un criterio tradizionale e uno politico-istituzionale vediamo che al giudizio su Panopeo concorre anche un criterio più propriamente

urbanistico.

Stranamente Pausania sembra non prestare troppa attenzione (e quasi non tenerne conto nel suo piccolo elenco pro/con per la “concessione” dello status di polis a Panopeo) a quella che per noi oggi è l'evidenza archeologica più imponente del sito43, la cinta muraria di IV secolo che si può

39 Ledon è tra le città focesi che furono colpite dal dioikismos del 346 in Paus. X,3,2; il riferimento al ruolo del sacrilegio nella rovina di Ledon potrebbe implicare che appunto il dioikismos sia stato l'evento che ne ha precipitato la fine; ma può anche trattarsi di una fase di declino molto più lenta, dettata appunto da semplice povertà di mezzi, cfr MACKIL 2004, p 502.

40 HUTTON 2005, p 130-1

41 RUBINSTEIN 1995, p 216

42 HUTTON 2005, p 131

43 CAMP et al 1997, 261: “the most impressive remains of the city, standing eight to ten courses high, with well

preserved gates and towers”. Il complesso (faccio riferimento alla pianta di TYPALDOU FAKIRIS 2004, p170) consiste in

una cinta che racchiudeva la sommità dell'altura da tutti i lati, eccetto i punti in cui le rocce costituivano un baluardo naturale; il lato Sud è particolarmente ben conservato. Un muro trasversale c-d collegava le cortine Nord e Sud e isolava così a Est un' acropoli (TYPALDOU-FAKIRIS 2004, p 178; FOSSEY 1986, p 63). Si riconoscono le tracce di tre accessi: uno

su un tratto di mura tra le rocce del lato Nord (C), uno, sul lato Ovest (B) e un ultimo sul lato Sud (A). In tutto si contano otto torri (numerate da I a VIII) tra le quali spicca la torre quadrata nell’angolo di Sud-Ovest (VI). Al tempo di

Riferimenti

Documenti correlati

Nelle more del rilascio dell'attestato da parte delle predette Commissioni, le Sedi potranno ritenere valida, per le aziende aventi caratteristiche e dimensioni riconducibili a

Vi sono SPDC, penso alla mia esperienza di Mantova, che pur costituiti sulla spinta della critica antiistituzionale e nella pratica del superamento del manicomio, hanno

Una volta compilato, copia del questionario deve essere inviata (per fax, se possibile, e quindi anche per posta ordinaria) al Centro di Referenza Nazionale per le

32-bis delle NTA vigenti in Comune di Sannicandro di Bari deve considerarsi illegittimo e può essere pertanto disapplicato nella misura in cui consente di realizzare nuovi edifici

Macro-aspetto: Localizzare e individuare informazioni all’interno del testo Descrizione della domanda: Allo studente si chiede di localizzare un’informazione puntuale

Pasta alla Norma: caposaldo della cucina in città.. D’altra parte non si può ripartire se non ci si è fatti tentare dalla vera specialità della città: la pasta

I migranti, con l’Associazione Ingegneri Africani, hanno partecipato con ENEA agli interventi indicati, al fine di rafforzare le competenze locali con attività di

Per i datori di lavoro che hanno presentato richiesta di assunzione al lavoro domestico (attraverso il decreto flussi nel dicembre 2007) e sono ancora in