C.d.L. Triennale in
Ingegneria Biomedica
A.A. 2013/2014
Corso di Analisi Matematica 2 – 6 CFU
Dr. G. Autuori
Prova scritta del 5 Giugno 2014
Esercizio 1. Data la funzione
f (x, y) =
x
2sin y − y sin
2x
xy , xy 6= 0,
0, xy = 0,
studiarne la continuit` a, la derivabilit` a e la differenziabilit` a in R
2. Esercizio 2. Stabilire se la funzione
f (x, y) =
2|y|(x
2+ 4y
2)
|x|
3cos x
24 + y
2, x 6= 0,
0, x = 0,
`
e integrabile in D = n
(x, y) ∈ R
2: x
2+ 4y
2≤ 4, 2|y| ≤ √ 3|x| o
e, in caso affermativo, calcolare I =
Z Z
D
f (x, y) dxdy.
Esercizio 3. Si consideri il campo vettoriale F (x, y, z) =
z log |x|
y
, − xz
y , −x log y
.
a) Determinare il dominio D di F , specificando se si tratta di un insieme connesso e/o semplicemente connesso;
b) stabilire se F ` e irrotazionale e/o solenoidale in D;
c) stabilire se F ` e conservativo in D e, in caso affermativo, determinarne un potenziale;
d) calcolare il lavoro compiuto dal campo lungo un qualsiasi arco di curva semplice, regolare a tratti, interamente contenuto nella regione {(x, y, z) ∈ R
3: ey = 1, x = 1}.
Esercizio 4. Si consideri una lamina piana di densit` a unitaria, assimi- labile all’insieme A = {(x, y) ∈ R
2: x
2+ y
2≤ R
2, x
2− xR + y
2≥ 0}, con R > 0 fissato. Sia E il solido ottenuto dalla rotazione di A di 180
◦attorno all’asse x.
a) Determinare, attraverso i teoremi di Guldino, il volume di E e l’area della superficie S che racchiude E.
b) Calcolare il flusso uscente del campo F (x, y, z) = (0, y, x
2z) attra-
verso S.
Risoluzione
Esercizio 1. (9 punti) Continuit` a. Sia Q = R
2\ {(x, y) ∈ R
2: xy = 0} l’insieme dei punti del piano che non appartengono agli assi coordinati. La funzione assegnata f ` e evidentemente continua in Q, essendo composizione di funzioni continue. Restano da studiare i punti degli assi coordinati, ove cambia le legge di definizione di f .
Per quanto riguarda i punti dell’asse x, esclusa l’origine, si vede che f non ammette limite, e di conseguenza non ` e continua, in tali punti.
Infatti, fissato un punto del tipo (x, 0) con x 6= 0, ci si pu` o avvicinare ad esso con l’operazione di limite, o muovendosi lungo l’asse x (y = 0), oppure lungo una qualunque altra direzione. Nel primo caso si ha
lim
(x,y)→(x,0) x6=0, y=0
f (x, y) = lim
(x,y)→(x,0) x6=0
f (x, 0) = lim
(x,y)→(x,0) x6=0
0 = 0 = f (0, x).
D’altra parte, se ci si avvicina allo stesso punto, lungo una qualunque altra direzione, risulta
lim
(x,y)→(x,0) xy6=0
f (x, y) = lim
(x,y)→(x,0) xy6=0
x sin y
y − sin
2x x
= x − sin
2x x . Per i punti dell’asse y, esclusa l’origine, si ragiona in maniera analoga, e si vede che la f ` e continua in tali punti. Infatti, muovendosi lungo l’asse y (x = 0), si ottiene
lim
(x,y)→(0,y) x=0, y6=0
f (x, y) = lim
(x,y)→(0,y)
f (0, y) = lim
(x,y)→(0,y)
0 = 0 = f (0, y).
Per le altre direzioni si ha lim
(x,y)→(0,y) xy6=0
f (x, y) = lim
(x,y)→(0,y) xy6=0
x sin y
y − sin
2x x
= 0 = f (0, y).
Infine, f ` e continua nell’origine. Infatti, muovendosi lungo gli assi coordinati si ha
lim
(x,y)→(0,0) xy=0
f (x, y) = lim
(x,y)→(0,0)
0 = 0 = f (0, 0).
D’altra parte lim
(x,y)→(0,0) xy6=0
f (x, y) = lim
(x,y)→(0,0) xy6=0
x sin y
y − sin
2x x
= 0 = f (0, 0).
In conclusione f ` e continua nell’insieme
{(x, y) ∈ R
2: y 6= 0} ∪ {(0, 0)},
ossia in tutti i punti di R
2, esclusi quelli dell’asse x diversi dall’origine.
Derivabilit` a e differenziabilit` a. Si consideri l’insieme Q. Risulta
∂f (x, y)
∂x = sin y
y − sin 2x − sin
2x
x
2∈ C(Q)
e
∂f (x, y)
∂x = x(y cos y − sin y)
y
2∈ C(Q).
Pertanto f ` e derivabile parzialmente con continuit` a in Q, e dunque ` e ivi differenziabile.
Si considerino ora i punti del tipo (x, 0) con x 6= 0 (asse x, esclusa l’origine). Si ha
∂f (x, 0)
∂x = 0, mentre
∂f (x, 0)
∂y = lim
h→0
f (x, h) − f (x, 0)
h = lim
h→0
1 h
x sin h
h − sin
2h h
. L’ultimo limite scritto non esiste, potendo assumere valori diversi per h → 0
+e h → 0
−. Ne deduciamo che nei punti dell’asse x, esclusa l’origine, f ` e derivabile parzialmente rispetto a x, ma non rispetto a y.
Per i punti del tipo (0, y) con y 6= 0 (asse y, esclusa l’origine) si vede che f ` e derivabile parzialmente con
∇f (0, y) = sin y y − 1, 0
.
Le derivate parziali in tali punti sono continue, dunque f ` e ivi differen- ziabile.
Resta da studiare l’origine. Dal punto precedente si deduce immedia- tamente che f ` e derivabile in (0, 0) con gradiente nullo. Se f fosse anche differenziabile nell’origine, per il Teorema del gradiente, si avrebbe
D
vf (0, 0) = h∇f (0, 0), vi = 0 per ogni v ∈ R
2,
dove D
vf (0, 0) indica la derivata direzionale di f nell’origine, lungo la direzione individuata da v = (v
1, v
2) ∈ R
2. Esplicitando l’espressione di tale derivata per (v
1, v
2) 6= (0, 0) si vede che
D
vf (0, 0) = lim
t→0
f ((0, 0) + t(v
1, v
2)) − f (0, 0)
t = lim
t→0
f (tv
1, tv
2) t
= lim
t→0
sin(tv
2)
tv
1v
2− sin
2(tv
1) t
2v
1= lim
t→0
1
v
1· sin(tv
2)
tv
2− v
1sin
2(tv
1) (tv
1)
2= 1 v
1− v
1.
Pertanto si ha D
vf (0, 0) = 0 ⇐⇒ v
1= ±1. Se ne deduce che f non ` e differenziabile nell’origine.
Riassumendo: f ` e differenzianile, e dunque anche derivabile (e con-
tinua, come si ` e visto prima!) in tutti i punti del piano tranne l’asse
x. Inoltre f ` e derivabile parzialmente rispetto a y ma non rispetto a
x nei punti dell’asse y, esclusa l’origine. Infine f ` e derivabile ma non
differenziabile nell’origine.
Esercizio 2. (6 punti) La funzione assegnata ` e integrabile in D, es- sendo ben definita e continua in D tranne un insieme di misura nulla (il segmento dato dall’intersezione tra D e l’asse y).
La geometria del dominio suggerisce l’utilizzo delle coordinate ellittiche.
Inoltre, data la simmetria di f , ` e conveniente integrare solo nel primo quadrante e moltiplicare il risultato ottenuto per quattro. L’insieme D ∩ {(x, y) ∈ R
2: x, y > 0} si rappresenta in coordinate ellittiche nel modo seguente
( x = 2% cos ϑ, y = % sin ϑ,
% ∈ [0, 1], ϑ ∈ [0, ϑ
P],
|detJ| = 2%,
dove ϑ
P= arctan(2y
p/x
p) = π/3 e P = (x
P, y
P) = (1, √
3) ` e il punto ottenuto dall’intersezione dell’ellisse di equazione x
2+ 4y
2= 4 con la retta di equazione y = √
3x/2. Dunque I
4 = Z
10
Z
π/3 02% sin ϑ · 4%
2· cos %
2· 2%
8%
3cos
3ϑ dϑd%
= Z
10
2% cos %
2d%
Z
π/3 0sin ϑ
cos
3ϑ dϑ = sin %
21 01
2 cos
2ϑ
π/3 0= 3 2 sin 1
=⇒ I = Z Z
D
f (x, y) dxdy = 6 sin 1.
Esercizio 3. (6 punti) Parte a). Il dominio di F ` e D = {(x, y, z) ∈ R
3: x 6= 0, y > 0}.
L’insieme D non ` e connesso n´ e semplicemente connesso.
Parte b). Indicate con F
1, F
2e F
3le tre componenti del campo, e con (x, y, z) un generico punto di D, si ha
∂F
1(x, y, z)
∂y = − z
y = ∂F
2(x, y, z)
∂x , ∂F
2(x, y, z)
∂z = − x
y = ∂F
3(x, y, z)
∂y ,
∂F
1(x, y, z)
∂z = log |x|
y
6= log 1 y
= ∂F
3(x, y, z)
∂x .
Pertanto F non ` e irrotazionale in D. Inoltre divF =
3
X
i=1
∂F
i(x, y, z)
∂x
i= z x + xz
y
2+ 0 = z(x
2+ y
2)
xy
2,
da cui si deduce che F non ` e solenoidale in D.
Parte c). Il campo F potrebbe essere localmente conservativo, os- sia conservativo nelle componenti connesse di D. Cerchiamo un even- tuale potenziale U (x, y, z) tale che ∇U = F . Imponendo ∂U
∂z = F
3=
−x log y e integrando rispetto a z si ricava
U (x, y, z) = −xz log y + k(x, y).
Ora, richidendo ∂U
∂x = F
1, si ottiene ∂U
∂x = −z log y+ ∂k
∂x = z log |x|
y
, da cui
∂k
∂x = z log |x| ⇒ k(x, y)=
Z
z log |x| dx + c(y) = z {x(log |x|−1)} + c(y)
=⇒ U (x, y, z) = xz
log |x|
y
− 1
+ c(y).
Infine, imponendo ∂U
∂y = F
2= − xz
y , si ricava
∂U
∂y = − xz
y + c
0(y) ⇒ c(y) = Const., localmente.
In conclusione
U (x, y, z) =
xz h
log
|x|y
− 1 i
+ c
1, x > 0, xz h
log
|x|y
− 1 i
+ c
2, x < 0.
Il campo scalare trovato U ` e effettivamente un potenziale locale per F , ossia verifica la condizione ∇U = F se e solo se |x| = 1, ossia nei punti di D che rendono F irrotazionale! In altre parole, F ` e localmente conservativo nei semipiani appartenenti alle componenti connesse di D di equazioni x = 1 e x = −1.
Parte d) Il lavoro richiesto ` e nullo, in quanto la curva assegnata giace
in una regione equipotenziale (ossia a potenziale costante) per F .
Esercizio 4. (9 punti) Parte a). Il solido E si pu` o ottenere attraverso
la rotazione di 360
◦, attorno all’asse x, del dominio piano A = A
1∪ A
2,
con A
1e A
2come in figura.
Indicando con G
A= (x
A, y
A) il baricentro di A, con d
Ala sua distanza dall’asse x e con |A| la misura (area) di A, per il Teorema di Guldino si ha
Vol(E) = 2πd
A|A|.
Chiaramente d
A= y
A= 1
|A|
Z Z
A
y dxdy = 1
|A|
Z Z
A1
y dxdy + Z Z
A2
y dxdy
. Per integrare su A
1conviene utilizzare le coordinate polari
( x = % cos ϑ, y = % sin ϑ,
% ∈ [0, R], ϑ ∈ h π 2 , π i
,
|detJ| = %.
Si ottiene Z Z
A1
y dxdy = Z
ππ/2
Z
R 0%
2sin ϑd%dϑ = Z
R0
%
2d%
Z
π π/2sin ϑdϑ
= %
33
R 0· [− cos ϑ]
ππ/2= R
33
.
D’altra parte
A
2= (x, y) ∈ R
2: 0 ≤ x ≤ R, g
1(x) ≤ y ≤ g
2(x) , dove g
1(x) =
s R
24 −
x − R
2
2e g
2(x) = √
R
2− x
2. Pertanto Z Z
A2
y dxdy = Z
R0
Z
g2(x) g1(x)y dy
!
dx = 1 2
Z
R 0y
2g2(x) g1(x)dx
= 1 2
Z
R 0(R
2− Rx) dx = 1 2
R
2x − R x
22
R 0= R
34 . Ne consegue che d
A= 1
|A|
R
33 + R
34
e in conclusione
Vol(E) = 2π · 1
|A|
R
33 + R
34
· |A| = 7 6 πR
3.
Per il calcolo dell’area di E, sempre in riferimento alla figura, indicando Γ = ∪
3i=1Γ
i, con G
Γ= (x
Γ, y
Γ) il baricentro di Γ, con d
Γla sua distanza dall’asse x e con `(Γ) la lunghezza di Γ, per il Teorema di Guldino si ha
|E| = 2πd
Γ`(Γ).
Per ogni i ∈ {1, 2, 3} sia ϕ
ila parametrizzazione della curva Γ
i. Si ha ϕ
1:
( x = R cos ϑ, y = R sin ϑ, ϑ ∈ [0, π],
ϕ
2:
( x = t, y = 0, t ∈ [−R, 0],
ϕ
3:
( x = R/2 + R cos(ϑ)/2, y = R sin(ϑ)/2,
ϑ ∈ [0, π].
D’altra parte, se ϕ ` e una opportuna parametrizzazione di Γ si ha
d
Γ= y
Γ= 1
`(Γ) Z
γ
ydϕ = 1
`(Γ)
3
X
i=1
Z
Γi
ydϕ
i.
Ora, ϕ
01(ϑ) = (−R sin ϑ, R cos ϑ) e kϕ
01(ϑ)k = R. Pertanto Z
Γ1
ydϕ
1= Z
π0
y(ϑ)kϕ
01(ϑ)kdϑ = Z
π0
R
2sin ϑdϑ = −R
2[cos ϑ]
π0= 2R
2.
Per il secondo integrale, essendo y(t) = 0 per ogni t ∈ [−R, 0], si deduce immediatamente che
Z
Γ2
ydϕ
2= 0.
Analogamente, ϕ
03(ϑ) = (−R sin(ϑ)/2, R cos(ϑ)/2) e kϕ
03(ϑ)k = R/2, e Z
Γ3
ydϕ
3= Z
π0
y(ϑ)kϕ
03(ϑ)kdϑ = Z
π0
R
24 sin ϑdϑ = − R
24 [cos ϑ]
π0= R
22 .
Di conseguenza d
Γ= 2R
2+ R
2/2
`(Γ) e dunque
|E| = 2π · 2R
2+ R
2/2
`(Γ) · `(Γ) = 5πR
2.
Si osservi che i valori ottenuti per Vol(E) e |E| coincidono (come deve essere!) con quelli che si ricaverebbero dall’utilizzo di semplici formule della geometria euclidea dei solidi regolari.
Parte b). La superficie S ` e composta da due sfere contenute una nell’altra, la pi` u grande S
1centrata in (0,0,0) e di raggio R e la pi` u piccola S
2centrata in (R/2, 0, 0) e raggio R/2.
Per calcolare il flusso di F = (0, y, x
2z) uscente da S, il metodo pi` u conveniente ` e quello di sottrarre al flusso uscente dalla sfera grande il flusso uscente da quella piccola. Entrambi questi due flussi si possono calcolare con il Teorema della divergenza, attraverso la formula
Φ
SiF = Z Z Z
Bi
divF (x, y, z)dxdydz,
dove B
iindica la palla in R
3racchiusa da S
i, i = 1, 2.
Innanzitutto vediamo che divF = 1 + x
2. Per il calcolo dei due integrali usiamo le coordinate sferiche. Si ha
B
1:
x = % sin ψ cos ϑ, y = % sin ψ sin ϑ, z = % cos ψ,
% ∈ [0, R], ψ ∈ [0, π], ϑ ∈ [0, 2π],
|detJ| = %
2sin ψ.
Pertanto Z Z Z
B1
divF (x, y, z)dxdydz = Z Z Z
B1
(1 + x
2)dxdydz
= Z
R0
Z
π 0Z
2π 01 + %
2sin
2ψ cos
2ϑ %
2sin ψdϑdψd%
π Z
R0
%
2d%
Z
π 0sin ψdψ + Z
R0
%
4d%
Z
π 0sin
3ψdψ Z
2π0
cos
2ϑdϑ
= 2πR
33 [− cos ψ]
π0+ R
55
cos
3ψ
3 − cos ψ
π 0· ϑ + sin ϑ cos ϑ 2
2π 0= 4πR
33
1 + R
55
. Per il secondo integrale si ha
B
2:
x =
R2+ % sin ψ cos ϑ, y = % sin ψ sin ϑ, z = % cos ψ,
% ∈
0, R
2
, ψ ∈ [0, π], ϑ ∈ [0, 2π],
|detJ| = %
2sin ψ.
In maniera analoga si trova Z Z Z
B2
divF (x, y, z)dxdydz = Z Z Z
B2
(1 + x
2)dxdydz
= Z
R/20
Z
π 0Z
2π 0"
1 + R
2 + % sin ψ cos ϑ
2#
%
2sin ψdϑdψd%
=
1 + R
24
2π
Z
R/2 0%
2d%
Z
π 0sin ψdψ
+ Z
R/20
%
4d%
Z
π 0sin
3ψdψ Z
2π0
cos
2ϑdϑ + R
Z
R/2 0%
3d%
Z
π 0sin
2ψdψ Z
2π0