JACOPO RAGAZZI
(*)LA CACCIA NEL MEDIOEVO
FDC 156.7
L'Autore ripercorre le tecniche venatorie del Medioevo, incentrando l'analisi sul rapporto uomo-natura, sulla concezione che si aveva della foresta e sull'uso della stessa da parte dell'uomo di allora. Attraverso il dispiegarsi delle tecniche di caccia dei nobili f i o ad approdare alla sponda della caccia dei poveri e di coloro che molto spesso vivevano ai margini della società. Studiare la nobile arte della falconeria osservando il valore simboli- co che assumeva agli occhi di chi la praticava. Vedere l'uso che ne faceva il nobile e le raf- finate tecniche di cattura e addestramento del falcone. Tramite l'approfondimento del discorso sulla natura, victa come creazione di Dio ma al tempo stesso nascondiglio per esseri infernali, cercare di capire come l'uomo medievale viveva il suo continuo contatto con un ambiente cosi ricco di risorse ma anche di pericoli che vanno al di là dell'umana comnprensione. U n viaggio a caccia delle antiche tecniche venatorie e alla scoperta di un altro universo naturale, lontano da noi molti secoli ma estremamente vicino per le emo- zioni che ancora oggi ci trasmette.
1. BROCELANDIA: UNA FORESTA PER TUTTE
È bello ritrovare se stessi camminando in boschi dall'aspetto fatato e quasi magico. È rilassante farsi avvolgere e stordire dai profumi dolci e intensi dei fiori o dal pungente odore di resina fresca. Camminare come in un altro mondo, trascinati con forza dalla moltitudine di colori e suoni di cui il bosco è prezioso scrigno.
Ma quali erano le sensazioni di chi viveva circondato, seppure abitando in città, da questa natura ricca di doni ma altrettanto generosa di insidie?
La foresta era nel Medioevo il più naturale degli scenari in cui viveva l'uomo europeo. (C
ARDINI, 1999). Ma al tempo stesso era anche il più arca-
(*) Collaboratore esterno aila Cattedra di Utiiizzazione faunistica e zootecnica dei sistemi agro- silvo forestali deli'IJnivenità degli Studi di Firenze.
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LEM.
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