IL VAPORE ACQUEO NELL'ARIA
Benchè in quantità minima è il protagonista dei più importanti fenomeni meteorologici
Quel miscuglio di gas che chiamiamo aria è formato al 78 per cento di azoto, al 21 per cento di ossigeno e all'uno per cento di altri gas. Il vapore acqueo non viene generalmente nominato, sebbene sia sempre presente in quantità variabile, modesta, ma tutt'altro che trascurabile, se si considera che, dal punto di vista meteorologico, è il più importante e significativo componente dell'atmosfera. Senza il vapore acqueo, infatti, non si verificherebbero i più comuni fenomeni meteorologici: nebbie, nubi e precipitazioni. Gli altri gas, invece, hanno una funzione del tutto passiva nelle vicende del tempo e costituiscono solamente il supporto e il vettore del vapore acqueo. In altre parole, l'aria può essere considerata una “soluzione” di vapore acqueo, che non è visibile neppure in condizioni di saturazione, ossia quando è presente nella massima quantità compatibile con la temperatura dell'aria in quel momento.
L'acqua, parente stretta del vapore, è sostanza comunissima e abbondante in natura, non solo, ma è dotata di proprietà fisiche molto singolari. La più interessante è costituita dalla possibilità di cambiare il proprio stato fisico entro il campo di escursioni termiche, relativamente modeste, che avvengono normalmente nell'atmosfera nel corso della stessa giornata. Infatti è possibile trovare l'acqua, nello stesso luogo, nel medesimo momento e a temperature normali, nelle sue tre forme, o “fasi”: solida, liquida e gassosa. Dopo la pioggia, per esempio, una pozza d'acqua può gelare durante la notte. Il mattino successivo, con l'aumento della temperatura, il ghiaccio sarà in parte sciolto in acqua, mentre l'aria contiene del vapore acqueo, non visibile, ma del quale è possibile constatare la presenza mediante un igrometro. Siamo quindi in presenza delle tre fasi, anche con una temperatura che non ha nulla di eccezionale.
Le trasformazioni da ghiaccio (altro parente un pò più lontano del vapore acqueo) ad acqua e da acqua a vapore, avvengono quando la temperatura dell'aria aumenta, e si ha un trasferimento di energia, sotto forma di calore, dall'aria alla sostanza. Le trasformazioni in senso opposto, da vapore ad acqua (condensazione) e da acqua a ghiaccio, avvengono quando la temperatura dell'aria diminuisce, e si ha un trasferimento di energia termica dalla sostanza all'aria. Quando il vapore si condensa in microscopiche goccioline o sublima in cristalli di ghiaccio, ci appare per quello che è: la materia prima necessaria per la formazione delle nebbie e delle nubi. Queste ultime, in determinate condizioni, possono dar luogo alle precipitazioni: pioviggine, pioggia, neve, grandine.
Il vapore acqueo, per presentarsi sotto forma di goccioline o cristalli di ghiaccio, ha bisogno di punti d'appoggio e questi sono offerti dai nuclei di condensazione e di sublimazione, costituiti dai numerosi corpuscoli, generalmente igroscopici, presenti nell'atmosfera. Quando la pressione è alta, l'aria ha la tendenza a ristagnare in prossimità della superficie terrestre. Il raffreddamento notturno, notevole nella stagione invernale, determina la condensazione del vapore e la formazione della nebbia. Invece quando la pressione è bassa l'aria sale, trova in quota una pressione minore, si espande e si raffredda: il vapore acqueo raggiunge la saturazione, condensa e si ha la formazione di nubi ed eventualmente la caduta di precipitazioni. Il vapore acqueo è veramente un fattore decisivo: trasportato dai moti dell'aria, trasferisce a sua volta acqua ed energia da un luogo a un altro, contribuendo al mantenimento dell'equilibrio idrico e termico sulla Terra.
FANCHIOTTI SERGIO (Tratto da Tuttoscienze - La Stampa)