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Il telescopio VLT dell’ESO

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Academic year: 2021

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Il telescopio VLT dell’ESO

Un fantastico strumento osservativo per l’astronomia europea

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Ma prima due parole sull’ESO…

L’ESO, sigla inglese per European Southern Observatory, Osservatorio Europeo dell’Emisfero Sud, è stata fondata nel 1962, con lo scopo di aiutare la crescita e la collaborazione in campo astronomico.

E l’Italia ne è parte integrante!

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Il primo sito osservativo è stato quello di La Silla…

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A La Silla è anche installato l’ultimo nato in casa ESO…

Un piccolo telescopio italiano, dedicato allo studio dei Lampi di Luce Gamma. Un gioiello tecnologico completamente automatico: REM!

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Ma noi oggi vogliamo parlare di uno strumento di dimensioni veramente spettacolari…

Il complesso dei telescopi che formano il VLT, Very

Large Telescope!

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L’impresa tecnologica che ha portato alla costruzione del VLT è veramente degna di nota.

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Più che ai dettagli tecnici, affascinanti per altro, noi vogliamo dedicare la nostra attenzione alla scienza!

Cominciamo quindi il nostro viaggio alla scoperta delle grandi scoperte che i VLT in

questi anni hanno permesso!

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Questo “viaggio” ci permetterà di affrontare anche alcuni fra i tempi più dibattuti della moderna astrofisica.

Ed, allo stesso tempo, rendersi conto di come alcune recenti scoperte sono nate e sviluppate.

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Non bisogna tuttavia pensare che queste nuove strumentazioni siano dedicate esclusivamente allo studio di oggetti del “profondo cielo”.

NN Serpentis è una variabile ad eclisse osservata dal VLT allo scopo di determinarne i parametri fisici ed orbitali (R. Häfner)

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Tornando invece nella nostra Galassia alcuni astronomi (J.G.

Cuby) sono riusciti a studiare la composizione chimica di un’elusiva nana bruna.

Il tema è di grande rilievo in quanto è fortemente legato al problema della massa oscura nelle galassie.

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Naturalmente la tecnologia avanzata dei VLT trova le sue maggiori applicazioni dove sono necessarie immagini di grandi qualità.

E’ il caso dello studio di sistemi stellari multipli con membri molto poco brillanti (R. Neuhaeuser ).

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Un grande telescopio può essere però anche un orologio.

Dallo studio dell’abbondanza di alcuni elementi è possibile risalire all’età dell’universo (R. Cayrel).

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Fra gli obiettivi di VLT c’è stat anche quella che probabilmente è la stella più massiccia della nostra Galassia: Eta Carinae.

Un autentico “mostro” del cielo di 100 masse solari (R. van Boekel).

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Una delle prime campagn osservative del VLT, quando era ancora in fase di test, fu dedicata allo studio degli ammassi globulari (G. De Marchi).

Questi oggetti, di età comparabile a quelle delle galassie più vecchie, sono anche dei fantastici laboratori naturali di astrofisica.

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E passando dagli oggetti più giovani a quelli più vecchi ecco che con VLT si ottiene il primo spettro di qualità di una nana bianca in un ammasso globulare (S. Moheler).

In questo modo si può studiare la composizione chimica quando l’universo era giovanissimo.

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I VLT sono in grado di osservare sia in ottico che in infrarosso potendo quindi studiare le zone più occultate da polveri.

Tipicamente le zone di formazione stellare come NGC3603 (B.

Brandl) sono un obiettivo importante per un telescopio di questa classe.

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I VLT sono stati usati anche per esplorare le zone più elusive all’osservazione.

Si tratta di nubi oscure dove è in corso un’intensa formazione stellare (J.F. Alves)

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La nascita di una nuova stella è spesso accompagnata da fenomeni turbolenti.

Tramite osservazioni infrarosse si è stati in grado (K. Lehtinen) di rivelare sbuffi di materia emessa da stelle in formazione.

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E, per concludere l’argomento

“formazione stellare”, vediamo qualche bella immagine dei VLT.

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I VLT, naturalmente, sono gli strumenti ideali per studi su alcuni degli oggetti più esotici della moderna astrofisica: le stelle di neutroni ed i buchi neri.

In questo caso si è studiata l’interazione di una stella di neutroni con l’ambiente circostante (M. van Kerkwijk).

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Si tratta di osservazioni che pongono seri vincoli a tutte le teorie di formazione galattica.

I VLT hanno anche permesso di identificare la galassia a spirale più massiva nota fino ad ora (D.

Rigopoulou).

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Ma, naturalmente, i VLT hanno avuto tempo anche di prendere belle immagini di galassie “più normali”…

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Un tema sempre molto affascinante è la ricerca di buchi neri.

Uno degli ambienti dove si pensa che i buchi neri più massicci alberghino è nei nuclei delle galassie (E. Schreier) come Centaurus A.

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Per trovare evidenze della presenza di buchi neri massicci può essere sufficiente guardare nel nucleo della nostra Galassia.

Alcuni scienziati (R. Genzel) sono stati in grado di “vedere” gli ultimi istanti di vista di un oggetti in caduta in un buco nero.

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Naturalmente non possiamo certo dimenticare di mostrare una bella immagine di uno dei più famosi siti di oggetti compatti vicini al Sole: la nebulosa del Granchio!

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Spendiamo qualche parola sulle capacità dei VLT di ottenere immagini di grande qualità.

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Anche negli ammassi di galassie la ricerca dei membri meno brillanti ci può fornire preziose informazioni sull’origine di queste strutture (H. Jerjen).

Ottenendo informazioni sulla distribuzione in massa delle galassie si può stimare la massa totale dell’universo.

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Nella moderna astronomia è sempre più comune avere osservazioni a più lunghezze d’onda.

In questo caso si sono osservate galassie in formazione rivelate dal satellite a raggi X Chandra (E.

Giallongo).

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Lo studio della distribuzione di massa nell’universo è alla base della moderna cosmologia.

In un enorme lavoro si è derivata la massa di quasi 80.000 galassie diverse (Y. Mellier).

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Talvolta è difficile pensare ad un grande telescopio come ad un

“termometro”…

I VLT, in effetti, misurando l’abbondanza del carbonio nello spettro di una quasar lontano (R.

Srianand) hanno potuto determinare la temperatura dell’universo 12 miliardi di anni fa’.

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Anche l’osservazione di eventi transitori ha sempre rivestito grande importanza in astrofisica.

Non fa eccezione il caso della più lontana stella “Nova” mai osservata (M. Della Valle), in una galassi nell’ammasso della Fornace.

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Uno degli argomenti più caldi degli ultimi anni è senza dubbio quello dei lampi di luce gamma, i GRB.

Un gruppo di astronomi italiani, guidato da chi vi parla, rivelò per la prima volta emissione polarizzata da questi oggetti …

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Ma torniamo ai lampi di luce gamma, i gamma-ray burst. I VLT hanno permesso di trovare l’evento fino ad ora a distanze maggiori da noi: ad un redshift maggiore di 4 (M. Andersen).

I GRB, sia pure per breve tempo, sono gli oggetti più brillanti

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I VLT detengono anche il record dell’oggetto più lontano in assoluto.

Una galassia a z=10 scoperta attraverso l’effetto di una lente gravitazionale (R. Pellò).

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Ed il futuro?

Di sicuro alcuni dei campi che vedranno il maggiore sviluppo sono quelli che usufruiranno dell’interferometria ottica.

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Vi ringrazio per l’attenzione!

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