MEMORIE
D I
MATEMATICA E DI FISICA.
SULL’ ESOFAGO, SULLE INTESTINA E SOPRA ALCUNE VALVULE DEL TUBO ALIMENTARE
DISSERTAZIONE PATOLOGICA E ANATOMICA
Di Vincshzo Malacarne
Ricevuta il dì i Agosto 1801. (1) INTRODUZIONE.
■A
Chirurghi è necessario un libro, dove sian registrate le cose da non farsi nell’ Arte nostra, quantunque ne sembri manifesta, palpabilissima V indicazione , se si desidera, che da noi si schivi il pericolo; pur troppo frequente d’intrapren¬der operazioni, d’aver eseguite le quali, ancorché con tutta Tomo X. A l’esat-
<2, Sull’ Esofago ec.
l’ esattezza possibile, abbiamo poi motivo di pentirci , ma inutilmente . Se però fossevi mai chi pretendesse di pome in dubbio la necessità sia qui citato al tribunale dell’ es'pe- jj i rienza , e siamo sicuri * che cangierà d’ opinióne e per lo , | bene dell’ umanità languente inculcherà egli stesso che ven¬
ga compilato , e ammonirà tutti i Chirurghi pratici amici
'i
suoi ad arricchir tal libro con generosa schiettezza, e render sovente partecipe il Pubblico delle osservazioni relative per ; ;]
mezzo delta stampa-
10 tengo non già il libro stampato ; ma uno zibaldone, ij di questa qualità , che vo accrescendo da trenta, e più anni a questa parte, nè mi contento di rileggerlo sovente; son ,, disposto ( sebben contro il mio stesso amor proprio) di comuni- car a chicchessia tutte le osservazioni di tal genere» che vi si contengono : anzi perchè ognuno giudichi la purità della mia intenzione, per provar come tali osservazioni mettono in | chiaro maravigliosamente il teorema suddetto, presento qui duè storie tratte a sorte dal mio zibaldone-, checché sia per * ridondarne a mia confusione. In quéste si narrano due gua-.;|
rigioni felici operate dalla natura benefica nell’ atto eh’ io stava già per fare operazioni di somma delicatezza, per le quali non. si avrebbe al certo ottenuto . nè così pronto , nè così pieno effetto, se pur non sarebbono stati minati gli in¬
fermi , de’ quali si tratta , irreparabilmente . Sono.poi molto singolari per la varietà e l’importanza de’ fenomeni, che pre¬
sentano, degne perciò dell’attenzione de’pràtici, non meno=|
che de’ principianti : per la qual cosa ne prenderemo anche | molto volentieri argomento d’offerir loro il risultato de’ no-J stri lavori anatomici , già accennati all’ Accademia di Pado-I va nel 1793 , su gli organi, che dalle malattie, oggetti delle presenti osservazioni , furono più gravemente intaccati. • !
11 maninconico , il tetro della’ narrazion de’ mali si dis¬
siperà nel momento che s’intenderà, la natura avergli quasi da se sola superati, e ci sentiremo ristorare dalla rallegrante idea della multiplicità degli ajuti; che quest’amorosa madre
Di Vincenzo Malacarne . 3 ga metter in opera non di rado quando il caso sembra più disperato, e già stanno in pronto arruotati gli strumenti delia chirurgia . Tal idea consolante farà, che il numero migliore de' nostri Colleghi accoglierà con aggradimento T es¬
posizione d’ alcuna tra quelle innumerabili cose , che per la maestria della composizione loro, semplice insieme e adattata agli usi a cui son destinate, si, conciliano appresso- di molti eziandio assai meno filosofi, concetto e ammirazione . Farà pure , che al proseguimento in tali fatiche , in grazia della sublimità dell’ argomento , e dalla cortese loro approvazipne Veniamo, incoraggiati.
La prima delle osservazioni patologiche prescelta a tema del discordi presente s’ aggira sull’ infiammazione gangrenosa dell’ esofago, e della trachea in una Donna padovana.
La seconda sulla gangrena d’un intestino cicatrizzato, che due anni dopo si riprodusse per la presenza d’ un cor¬
po straniero , \a un Fanciullo .
Con le anatomiche metteremo in chiara luce la vera struttura della tunica detta carnosa, o musculare tanto dell’
esofago , quanto delle intestina, in primo luogo ; In secondo luogo esporremo il numero, il sito , e la struttura d’ alcune valvule non ancora state descritte , che da noi s’incontrarono in due cercopitechi, in una cinocefala, e in una foca.
OSSERVAZIONE PRIMA PATOLOGICA DELLA ESOFAGO - TRACHEITIDE GANGRENOSA.
TOGNINA SCÀNFERLA d’ anni trentaquattro circa, moglie dell' industrioso scultore in legno , che abita alle Boccalerie vecchie in questa, città di Padova, pochi passi distante dalla mia casa, mi fece chiamare a se li 15 ottobre dell’ anno 1795, supponendo d’avere già da due giorni un osso piantato nella gola , per espellere o inghiottir il quale , avea già tentato e fatto tentar da altro Chirurgo diversi mezzi senza sollievo. La trovai col viso gonfio, acceso, con A a gli
4 Sull’ Esofago ec.
gli occhi prominenti , lagrimosi , convulsi, con le palpebre inferiori, e la sommità delle guancie , livide, fredde-, col collo tumido ad ogni contatto doloroso, caldo, ma pallido come edematoso , con la respirazione affannosa, stestorosa j calda , fetente , con polsi affatto irregolari.
Premeva in quel momento più d’ ogni altro esame quel delle fauci, e della faringe ; nè mi riesci malagevole a veder tumide, livide in gola le tonsille; pendula , gonfia, sporca P ugola ; fecciose , ineguali, irritatissime le pareti della fa¬
ringe , in fondo alla quale penetrando con 1’ occhio , e più basso ancora col dito avvezzo a tali esplorazioni, non incon¬
trai fuorché scabre fessure ulcerose , ed afte sordide : laon¬
de non è da stupire se l’inferma lagnavasi di serì’sazion mo¬
lesta in quelle parti come"sè' vi fosse fitto un corpo stranie?
ro e ne impedisse la deglutizione .
Essa m’indicava, come il sito dov’era piantato un osso, la parte sinistra dell’ esofago corrispondente alla cartilagine criooidea , sotto il margine inferior sinistro dello scudo car¬
tilaginoso detto ne’ maschi Pomo di Adamo. Spinsi per¬
tanto^ fin laggiù 1’ indice destro, e con diligenza esamink- to anche al di fuori quel lato del collo, restai convinto ch’ivi non s’era fìtto corpo duro veruno; fatte conseguènte?' mente le debite interrogazioni, ed esaminato a varie riprese il polso , che andava cangiando di tenore a misura che mi riesciva d’ incoraggiar la donna assicurandola che -non sa¬
rebbe morta soffocata dall’ osso , che assolutamente non v’ era , e trovandolo teso , duro , pieno , con carni calde ; vampe, e confusioni al capo, assoluta impossibilità d’ in¬
ghiottire senza raccapriccio e frèmito universale convulsi¬
vo ; e la donna allattando , benché in istato di salute così deplorabile, un bambino grasso e ben nutrito , d’ un anno e più , consigliai che s’ astenesse immediatamente dall’ allat¬
tamento ; e siccome 1’applieazion delle sanguisughe al collo incontrava ripugnanza invincibile nell’ inferma , prescrissi to¬
sto un salasso dalla mano , che recò pronto sollievo , tanto nell5
Di Vincenzo malacarne . 5 nell’ universale quanto nel locale, e in ispecie rendendo men
tormentoso 1’ inghiottire . Fu però di breve durata , e nel termine di dodici ore si dovette aprir la vena del piede se si volle recare qualche calma al dolor insoffribile, che si era risvegliato giù nelle fauci, che si stendea per tutto ih collo crudelissimarnente, all’orecchia e al mento di quel Iapa, ogni volta che la saliva, o qualche cuechiarin di miei rosato stemperato nel brodo insulso , o nell’ acqua d’ orzo , si' volea mandar giù .
Sicché riescivano impraticabili larghe bevande, è conve¬
nia contentarsi di eolutorj , e gargarismi i più innocenti ; far che 1’ inferma --tenesse in bocca midolla di pane immollata nell’ acqua d’orzo suddetta con latte, e sciroppo diamoron., e raccomandarle, che spremendola con la lingua s’industrias¬
se di farne scorrer giù insensibilmente quel che potea, poco importando se ciò riescisse meglio a caldo o a freddo . La
•incoraggiai però a lavarsi sovente il palato con acqua d’ or¬
zo e ossimiele animato eòn alcune goccie di spirito di ve¬
triolo, dal che trasse ricreazione e vantaggio . Al collo feci applicar più volte al dì un cataplasma di pane e cipolle cotte a ptrtrilàgine nel latte .
Dopo il breve lucido intervallo di sédici ore dall’ultimo salasso, in cui l’inferma , per nostro consiglio, ricorse agli ajuti spirituali somministrati dalla pietà della nostra santa Religione, successe una sera torbidissima, e una notte in cui tutto si esacerbò crudelmente e con tal pertinacia , che dopo quarantott’ ore d’assoluto digiuno ( se non possono teners’ in conto di nutrimento i clisteri d’ acqua d’ orzo e brodo im¬
posti tre volte al dì ) , di smanie, di veglia , d’ ansietà, e d’ atrocissimo dolore specialmente al sito già sopra indicato dell’ esofago , e della trachèa, poi a tutto il collo, all’ orec¬
chio , alla faccia , la donna perdette affatto la voce ; e 1’ ar- ticolazion delle parole non era che un fremito roco, profon¬
do, spiacevole . L’ anelito era sibilante. Si vedea continuo spurgo d’acerrima sanie dalle fauci per la bocca, e dalla tra-
b Sull’ Esofago ec.
chèa ( però senza tosse, che forse non si sarebbe sofferta senza convulsioni ) che portandosi alle labbra scorticò e palato e ' lingua, e fin le labbra stesse , menando un fetor pestilente*, 1’ orrida séusazion del quale anche dalla infelice ammalata si esprimea càn fremiti , scuotimenti convulsivi del capo , di tutt’ i musculi della faccia , e con cenni tali delle mani, e divincolamenti di tutto il corpo, che muoveano a pietà.
Questi muovimenti ne agitavan orrendamente i labbri e le ale del naso , che in breve tempo si caricaron pure di pu- stule gangrenose .
-Oserò dire, che tali muoviménti veramente convulsivi,?
ad ogni tentativo d’inghiottire non erano punto diversi da | que’ degli idrofobi per la morsura di can rabbioso ; e siccòiiffil erano.frequentissimi, così sembrava che ad 'ogni momento!
dovessero con istrozzar 1’ ammalata por fine a sì tormentosa ; tragedia.
Al mattino del quarto giorno dalla mia prima visita tro¬
vai meno irregolari , men depressi ri polsi, dopo che mi era riescito di far inghiottire tre pillole argentate , composte i d’estratto di china, d’ oppio del Beaumé, e di confezione- ' alchermes , a notte avanzata , e tre altre all’alba : e se il freddo delle estremità, il: torbido, l’appannato degli occhi, il livido della cute al viso, accompagnato da palpabile enfisema, da cui era pur occupato il collo, dalla nuca alla scapula si¬
nistra e dalle palpebre inferiori alle clavicule , mi dovean i recar inquietudine e spavento , manifestando non solamente I la corruzion delle materie, che faceano la cagione congiunti del tumore al collo, ma eziandio la screpolatura gangreno^à’ f delle parti molli della trachèa, onde potersi spander 1’ aria respirata universalmente per tutta la cellulosa del corpo : da altro canto mi lasciava concepir qualche speranza un senso di mollezza profondamente spongiosa accompagnata da dolor sempre più acuto , e pungente nel sito mentovato del còllo 1 Questo dolore e questo senso di mollezza spugnosa mi era stato insegnato dalla sperienza di sei lustri doversi in si-
Di Vincenzo Malacarne . 7 mili circostanze prendere per indizio di suppurazione anche intorno a. isole di sostanza veramente gangrenosa : qui però s’ avea ragion di temere che o la gangrena , o la suppura- zion natavi dintorno, scavando più profondamente, corrodes¬
se l’ esofago e là trachèa, nella quale prorompendo soffo¬
casse 1’ ammalata .
Tutte queste riflessioni mi tentavano di far in quel sito immediatamente col gamautte un apertura per dar almeno .ancor qualche ora di respiro alla moribonda, se non per sal¬
varne la vita . Però la profondità a cui s’ avria dovuto far penetrare lo strumento fra parti di tanta importanza e deli¬
catezza , e il sospetto ragionevole, che il cattivo esito, pur troppo probabile della mia operazione in tanta debolezza , .saria stato attribuito a me solo, mi determinò a cercar d’ at- traere maggiormente le marcie alla superficie , e assicurato¬
mi dell’ esistenza, e quantità delle medesime, fare un taglio più cauto , ohe, dasse luogo a evacuazione se non più van¬
taggiosa, almen più evidente ed atta a favorir la mia giusti¬
ficazione.
,i Pqcq^ tempo restava a perdere In ritardi ; per la qual co¬
sa applicai un largo pezzo, di lardo ..rancido sul sito predetto del collo , , eh’ era veramente il fuoco del morbo ; cuoprii tutta la region vicina del collo boi cataplasma suddetto , ag¬
giungendovi lo zafferano ; questo fu rinnovato ott’ore dopo . Per bevanda, o dirò meglio per collutorio, ordinammo il sie¬
ro di latte, e un tuorlo d’uovo fresco battuto con Io zucche¬
ro , e cotto nell- ottimo vin di cipro come si fa lo zambajò- ìie , per lambitivo ,
Con questi mezzi sperava, io la mattina prossima di fare quella oncotomìa , e avendo meco tutto P apparecchio in pronto, levai via il cataplasma per esaminar meglio con le dita lo stato del centro, e de’contorni del tumore , il che facendo , sentimmo Uno scroscio, e l’inferma dando indizi d’ un ribrezzo, d’ un orrore inesprimibile, costretta a spur¬
garsi cacciò con tosse fuori della trachèa per la bocca mol ta
g Sull’ Esofago ec.
Sanie calda , corrosiva , fetidissima, indi alcuni cucchiari di sierosità con piccioli fiocchi di materia giallognola, anche non insistendo la tosse. Per questa evacuazione venne meno ]? ondeggiante elasticità del tumore alla sommità lateral sini¬
stra esteriore del collo.
Rinnovai la compressione col pollice sulla parte del tu¬
more , che si era depressa e ammollita, e nuova sierosità purulenta saniosa fioccosa^jpntinuò a scaturir dalla trachea, e a spurgarsi per la bocca, non senza notabile sollievo suc¬
cessivo dell’ ammalata : per la qual cosa desistei dalla preme¬
ditata incisione, da etti il meno che si avesse a paventare si era una fistula schifosa da durar chi sa fin a quando, per la quale i liquidi e i solidi trangugiati avrebbono sgorgato ; e forse peggio sarebbe accaduto , posta la penetrazion della fistula nella medesima trachèa .
A buon conto le materie avevan apèrto quell’altra stra¬
da o buona o cattiva ; ed io facendo provare alla Scanferlat' . d’inghiottire alcuni cucchiari di siero tiepido di latte inter¬
polatamente, ebbi la consolazion di Vederne i due primi sorsi veramente inghiottiti ; ma il terzo disceso nell’ esofago di là penetrò nel vacuo dell’ ascesso, che se ne gonfiò, donde gorgogliando sotto la pression delle mie dita passò nella tra¬
chèa , cagionò irritazione e tosse , finalmente regurgitò in bocca, e ne fu sputato traendo seco diversi fiocchi di mace¬
ra membrana .
Confesso che questi fenomeni punto non mi tranquil¬
lizzarono sull’avvenire dell’ammalata, che anzi mi presenta¬
rono all’ animo inquieto molte cose, delle quali se ne avessf io eseguito alcuna , forse per lo mio zelo sarebbe perita. La debolezza estrema in cui 1’ avea ridotta il mal gravissimo , é la lunga astinenza , fece che non mutai nulla in ordine a’
medicamenti e alle applicazioni topiche ; prescrissi quatti onde di gelatina tremula con brodo di pollo consumato, e le pillole sovraccennate , e il solito clistere .
Alla sera, l’ardor delle fauci, le ambasce, il senso di
Di Vincenzo Malacarne . 9 soffocazione, il fetor del fiato si accrebbero alquanto con polsi minuti, irregolarissimi e frequenti orripilazioni : la fac¬
cia divenne più livida * il collo più tumido, più elastico;
cose che mi fecero temer imminente uno scomponimento gangrenoso, e dal medesimo effetti i più funesti . Feci tosto far la tintura acquosa della corteccia peruviana, e giacché era disceso nel ventricolo il siero di latte, ch’era grandemente amato e desiderato dall’ inferma , lo mescolai con quella tin¬
tura tiepida, e la feci mandar giù e lavarsene sovente le fauci e la bocca affin di portarne via parte del lezzo , che ammorbava chi le stava in faccia . Non furono fraudate le nostre speranze , e la deglutizion ebbe luogo : allora sgom¬
brai con le solite compressioni dalle marcie fetide corrosive il seno, che si votò poi anche della bollitura di china con gorgoglio dalla trachèa : riadattai col cataplasma il lardo sul collo , e mi allontanai da quella meschina col batticuore e V inquietudine la più ragionevole .
Al mattino seguente mai non comparendo alcuno, che mi annunziasse la morte dell’ inferma passai tremando alla sua stanza e la vidi seder sul letto in aria lieta che a cenni mi fece portar davanti le fetidissime sostanze sputate la not¬
te, che abbondanti, fioccose., più bianche, aveano in mez¬
zo due grossi viluppi di escara gangrenosa , eh’ ella co’ gesti mi significò esserle stati cagion di tormenti , e qnasi di mor¬
te al distaccarsi, e allo sboccar dalla trachèa, levandole ogni respiro e ogni forza ; però cacciati fuori si trovò miracolo¬
samente libera da ogni angoscia , il che indicava levando le mani e le braccia lagrimando verso il cielo. Gli esaminai di¬
stintamente , e nel più largo , che era accartocciato , quan¬
do fu disteso riconobbi la tessitura fibrosa e membranosa dell’
esofago , della grandezza d’ un quarto di ducato , reticolare , intrecciata , e a’ lembi filamentosa . L’ altro più spesso mi sembrò il folicolo d’ una gianduia fradicia , attorniato di scommuzzoli di vasi, e di fibrille , come d’ altrettante bar¬
be , e radici.
Tomo X. B I Poi-
io Sun/ Esofago ec.
I polsi più elevati , meno irregolari , le estremità tiepi¬
de , il caler della cute meno ardente * il viso meno gonfio s | men livido, l’occhio più brillante, ma quieto, l’alito per la bocca e per le narici meno fetente , in somma la vita ri- acquistata ci consolarono : mi affrettai d’ esaminare il collo | dove cominciai a scuoprire qualche traccia de’ muscoli sotto la pelle men tumida, meno abbeverata; vi si distinguea pure i al lato destro la laringe : a sinistra benché il tumore fosse5, anche diminuito e cedènte, rigonfiava però e gorgogliava | ogni volta che la donna inghiottia qualche cosa, o parlava j ;j anzi era costretta di respirare con , somma lentezza e riguaw i do se non volea provare nel sito dell’ antico dolore all’ eso- fago un senso di lacerazion tormentoso, che riferivasi con I freddo alla nuca, alle vertebre cervicali, e sopra tutto ne ’ molestava 1’ orecchio sinistro .
La compressione fece sprizzar dalla trachèa e dalle fau¬
ci altre marcie, e un pò del liquido alla mia presenza in¬
ghiottito : nella qual circostanza osservai, che sé inghiottia mentre ch’io tenea Compresso il fondo--esterior del seno col ; pollice, non penetrava niente nel seno, e nulla passava a gorgogliar nella trachèa : osservazione , che' ripetuta a vicenni da m’indusse-a mutar.-registro i tanto più, che le mie com3 pressioni più non producean molestia considerabile .
Applicai dunque al collo corrispondentemente al seno due spessi pimacciuoli di morbida stoppa intrisi nel biancd j d’uovo sbattuto, gli avvalorai con due coscinetti graduati., che sostenni con opportuna fasciatura. Feci inghiottir la,tm*
tura di china, e l’inferma non s’.avvide che fosse nato ve¬
runa alterazione al collo ; le raccomandai sopra tutto di ta¬
cere , e di premersi con una mano il sito offeso : ogni volta che le occorresse d’ inghiottire ; regolai le dosi della tintura ; ' del siero della gelatina, dello zambajòne pel rimanente della giornata e per la notte seguente .
Rinnovossi la stèssa medirazion esterna e interna il gior¬
no dopo, e le cose continuarono a migliorar nell’ universalei,
Di Vincenzo Malacarne . 1 1 ma di tant’ in tanto si risvegliava ancora irritazion molestis¬
sima alla trachèa, alla glotide, necessità inquietante di spur¬
gar le fauci, dal che furon eccitati nuovi dolori alla nuca , all’orecchia sinistra , e qualche momentaneo senso di soffo¬
cazione ; tornò a farsi puzzolente-il fiato e stettoroso . L’in¬
ferrila ,• e il marito credevano quésto effetto di fiacchezza con¬
vulsivo per difetto di bastante nutrimento ; io però temeva di qualche rimasuglio del nocciuolo del tumor antico , e di¬
fatto al collo era nato nuovo inarcamento . Ad ogni -modo accordai un pò più di gelatina, tuorli d’ uovo smaltiti nel brodo, e pan trito , senza permettere che si dimenticasse la tintura di china.
La notte fu inquieta ; all’ aurora però dopo la dose del¬
la tintura tiepida con gli sputi vischiosi, e alquanto di mar¬
cia bianca fioccosa .cacciò fuori un altro viluppo gangrenoso con minore difficultà de’due precedenti, un pò men largo de’ medesimi, però più saldo di fibre e di filamenti che mi sembrò appartenere alla parte posteriore della trachèa . A questa espulsione succèdette quasi subito intiera calma , è la Donna.si mostrò contentissima d’ aver cacciato fuori quellò che dicesi da’ Padovani eoo del male.
Si ristabilì la deglutizione, si rese innocente la respira¬
zione , si rischiarò la voce, eh’ era stata fin qui o nulla o rauchissima e stertorosa ; questa però, volendo la Donna par¬
lar molto c alzarne il tuono, continuò per tre mesi e più dopo la guerigion perfetta a farsi cupa, e a nascerne stira¬
menti dolorosi alla nuca e scrosci nella orecchia sinistra . Diciamola schietta . Sarebbe guerita la Scanferla ? sareh- besi ristabilita cosi presto e così bene questa madre di fami¬
glia s’io mi fossi affrettato d’ aprirne il tumore al collo col ferro o col caustico , come pareva indicato? Prescindiamo dalla cicatrice sempre disgustosa alle donne sopra tutto ai collo o al viso, che cosa di fistuloso, o d’ enfisematico non sarebbesi prodotto ? Disturbata dalle sue mire la natura chi sa se non avria rivolto le sue forze a danno dell’ inferma?
iì Sull’'Esofago tcj
chi sa se le mie operazioni, o irritando parti già tormentosis¬
sime non avrebbon eccitato in-fiammazion funesta, o eva¬
cuando umori utili, e debilitando i solidi, l’energia de’qua¬
li era necessaria per promuover le .separazioni, che seguiro¬
no, chi sa se la gangrena non sì sarebbe inoltrata a segna d’ uccidere la donna ? Senz’ alcun dubbio poi l’aria , le mar¬
de gli alimenti avrebbono preso, la via dell’ ascesso , che avremmo reso fìstuloso col taglio al collo , nel qual caso citi mai avrebbe potuto nulla promettere circa la di lei gueiVJ gione? -liti Concluderemo dunque in caso di questa natura il mi- glior partito essere non far operazione cerusica veruna sebben possa sembrar indicata ; e questa esser appunto degna d’aver luogo nel Librò delle cose- da non farsi in Chirurgia*
OSSERVAZIONE PATOLOGICA SECONDA DELLA ENTERITIDE GANGRENOSA RINOVATÀSI
PER LA PRESENZA DI UN CORPO STRANIERO;
A un ragazzo di nobil casato, d’età di nove anni s’ era gangrenata all’ anguinaja un’ ernia intestinale portata dalle fascie , e la buona sorte mi avea secondato1 a segno di ve-»
dermelo guarito perfettamente dòpo- che con le materie in¬
testinali n’ erano usciti vari Lumbrici dalla screpolatura : nè alla perfezion della cicatrice s’ era opposto l’ impossibilità di tenerlo nella dieta convenevole ; perciocché la condiscenden¬
za importuna e crudele d’ una vecchia zia gli accordava ad Ogni gemito, ad ogni contorsione, pane, frutta d’ogni sorteci dolci, confetti, ed altri alimenti di simil sorte. L’ età, la buona costituzion del fanciullo superarono, con questo gravis¬
simo , ogni altr’ ostacolo, ma non poterono far sì, che l’an¬
gustiato calibro dell’intestino riacquistasse nel sito della ci*
catnce l’ampiezza a cui ne giungevano con l’età le parti vicine. >
Avvenne perciò, che due anni dopa il giovinetto si co- min-
Di Vincenzo Malacarne. i3 linciò a sentire svogliato , perdette 1* appetito., F allegria , il
sonno , e nel termine di due giorni fu sorpreso da còlica orribile . All’ incrudelir di questa gonfiò l’abdomine , e s’in¬
durì stranamente ; scoppiaron vomiti di materie porririe , e intestinali considerate vulgarmente come fecali t si chiuse T ano ostinatamente ; sopravvenne il singhiozzo ; poche orine s’ evacuarono , prima biliose , poi laterizie , anzi rosse : s’ac¬
cese febbre gagliarda con durezza, frequenza, concentramen¬
to de’ polsi i vaneggiamenti, e finalmente vero smanioso de-
Stette così due giorni fra le mani delle donne , che da prima con unture, con fornente j con beveroni lo martoria*
zarorio j e quando Dio volle, credendo che il fanciullo fos¬
se stato avvelenato ricorsero a uno aio , eh’ era medico , il quale inquieto , imbrogliatissimo anclr’ esso , vedendo la gra¬
vezza e 1’ostinazion della malattia, chiamò in consulto i suoi colleghi, che ordinarono diverse cose-, cristieri e bagni sen¬
za prò . Intanto- si era svegliato un dolor pungitivo al sito dell’ antica piaga all’ anguinaja destra, e vi s’ era elevato un tumor durissimo con grave infiammazione interna : per la qual cosa fui dal Medico suddetto richiesto d’esaminar e de¬
cidere qual fosse la natura di malo così recondito e com¬
plicato .
Mai più non me- ne saria caduto in sospetto la vera ca¬
gione . Dopo un esame serio dissi che v’ era una bubonoce- le immobile incapace allora di dar luogo a nissuna operazio¬
ne, perchè l’infiammazion era già troppo inoltrata . Restrinsi conseguentemente la medicatura locale a fornente di malva e camomilla , e ad untura d’olio rosato omfacino tiepido su tutto il ventre.
La sera poi, essendo io mera occupato nella novità degli oggetti e nella dignità d’ una consulta formale, rimosso il fomento emolliente mi accorsi delta cicatrice antica , chr era lividastra e splendente, ne richiamai alla memoria la cagio¬
ne , e cominciai a dubitare , che in quell’ angustia del bu*
del-
f 4 Dell’ Enteritide ec.
dello si Fossero arrestate insensìbilmente materie alimentari fibrose , terrestri , e ammucchiate a segno, che al fin aves- ser otturato il canale . Otturamento , che non avendo potuto vincersi co’ rimedi fin allor adoprati, non ci lasciava luogo a sperar molto circa alla vita del fanciullo *
M’ andava io per verità immaginando una screpolatura, o spontanea, come più di sedici volte-mi era già accadute d’ osservare D), « fatta da me, cui mediante fosse per otte*
nersi il riaprimento del tubo intestinale «quando se ne foss*
'evacuato la cagione congiunta dell’ otturazione è del turno*
re. Pensava a stabilirvi un arco artificiale sospettando che tutta 1’ antica cicatrice gangrenata, e felicemente separatasi, non si- fosse più potuta rigenerar intieramente , e'ricordava già pezzi di spugna preparata muniti di filo per introdurgli^
senza rischio che si smarrissero nella fistula, nelle bocche del canale per dilatarle abbastanza. Già lutto il resto rie- sciva in apparenza inutile , e al quarto giorno il 'fanciullo ebbe un insulto di spasmo dr convulsion sì feroce, che a mezza mattina ritornando a visitarlo, tutti credemmo di peri , derlo . Il polso era minutissimo, frequentissimo, intermittefri te, il vomito continuo anche senza-sforzi ; dopa la convul¬
sione cadeva in. estrema languidezza , in deliquj con sudori freddi sparsi a gocciolette ; gli occhi, la faccia, il color del¬
le labbra, il tumor livido del ventre , lo squallor di tutto il corpo indicavano un cadavero-, se di tratt’ in tratto a mo*
strar ancor vivo l’infermo non si fossero mosse violente scosse 1 di singhiozzo, e non se ne fosser udite le strida e i gemiti;';
Die- ’ 5
(i) In quattordici anni passati al- infermi guariti, -si può dir,dàlla na-' Io Spedai maggiore -di San Giovan- tura, di simili screpolature d'ernie; 1 ri in Torino, mi c accaduto di ve- fu singoiar il caso d’un folle, che*
derne buon numero, delle quali nel breve termine di due anni, ebbe tengo le stòrie, é le aperture de’ screpolata dalla gangrena dell' ime-I cadaveri registrate in un' operetta, stino amendue le anguinaie, e ne che potrà forse un dì vedere la In- guarì perfettamente, ce .Dirò qui intanto, che fra gli
Di Vincenzo Malacarne . l5 Diedi un’occhiata all’anguinaja, e trovai molto più inar¬
cato il tumore, su cui facendo, strisciar quanto più soavemen¬
te poteva il dito, v’ incontrai una punta solida molto acuta, il leggier urto contro la quale fece alzar un grido acutissimo , e piegar convulsivamente al fanciullo le coscio e le gambe.
Ciò non ostante volli ritoccar que -.to , e assicurarmi dell’
esistenza di tal corpo ; anzi vi guidai sopra il dito- del proto¬
medico , e dello zio, e del padre^stesso dell’ infermo Convinto ognuno di tal cosa fecimo- avvicinar un lume , per favor del quale veddimo, intorno alla punterella suddetta non affatto immobile un cerchio, biancastro- e molle, dal centro di cui a’ fianchi del corpo- solido , che sentiasi pro¬
fondamente incastrato nel centro- del tumore ,, scaturiva non so che di purulento ..
Tal corpo, fu giudicato una- squama -d* osso inghiottito dal ragazzo , ed io più non riflettendo al pessimo stato dell’
infermo, tutto mi rallegrai , e proposi con gran fiducia co¬
me unico ripara alla morte imminente F estrazioni di quel corpo straniero, o morboso-j, mediante: la dìlatazion del fo- rellino fatto dalla punta del medesimo. Io ne avea già l’ as¬
senso del Medico- della cura , e i congiunti animavano; il pa¬
dre titubante a permetter F operazione,. per cui erano già pronti gli istrumenti, e allestito F apparecchio „ quando la zia sgridando il padre , e noi ,, si pose tra me e il ragazzo, protestando che mai non F avrebbero- separata dal nipote già troppo- tormentato senza che lo facessimo soffrir di più co’
ferri, accelerandogli barbaramente la morte Io penso positivamente , che queste opposizioni insupe¬
rabili della zia furono, la salute dell’inférmo, perchè' qualun¬
que taglio su quel tumore avrebbe recato maggior danno sciogliendo quelle aderenze dell’ intestino col peritonèo , eh’
erano state fabbricate dalla natura- benefica ; o ne sarebber almeno state disturbate quelle nuove conglutinazioni ormai più necessarie, posto chei parte delle antiche contrattesi eziandio con le sostanze contigue, si dovean distruggere per
is Deli/ Enteiutid'e ec.
lasciar libero il varco all’ uscita dal ventre di ciò , che s’era presentato all’ anguinàia . Ma quando si è principiante , sen¬
za quel fondo di sperienza , di riflessione , di pratica , di prudenza , eh’ è indispensabile a chi vuole con altrui van¬
taggio e propria laude esercitar la clururgia, molte volte ne’ casi ambigui si va pur troppo con soverchia franchezza :i fretta, e temerità , nè si cura il parer de’ più sperimentati ; a e per orgoglio riprensibile ci crediam abbastanza istrutti e capaci per cavarci da noi soli di qualunque imbroglio . Cosi , sarebbe avvenuto a me, che ora avrei forse da rimproverar¬
mi la morte di quel giovinetto, se il padre, che molto in me Confidava, intimorito tuttavia, e persuaso da’ clamori della parente non cangiava di parere, e non cedeva a quell’ istin¬
to , a quel muovimento naturale di pietà , di compassione' 1 che ci fa aborrire e schivar tutto quel che può recar dolore ;|
a’ nostri congiunti, e metter in più grave rischio la vita ló¬
ro : tanto più poi se trattasi de’ propri figli.
Quel cerchietto purulento s’ accrebbe , il' forellino si di¬
latò spontaneamente; e la sera del quinto giorno quel corpo acuto si vedea piramidale uscirne per lo tratto di due lineéfM di modo che se prima a ógni minimo toccarne la punta il fanciullo dava in ispasmo terribile, allora potei farlo vacillar e muovere in guisa da comprendere , che la massa n’ era as¬
sai voluminosa, e che si stendea obbliquamente dal centro della cicatrice antica verso 1’ anello inguinale del muscoló fi) obbhquo esterno in alto, e in dentro .
Procurai con le mollette di ghermirlo , ma le morse t loro per farlo s’ avrebbono dovuto dilatar tanto, che non fu permesso di spingerle abbastanza, atteso il gran dolore, che risvegliavano : nè si poteva comprendere ancora che cosa fos¬
se , pereti’era involto in fiocchi di cellulosa fradiccia , e co- perto di mucosità purulenta fetente. L’ infermo non potea soffrirvi sopra nè cataplasma , nè pannilini inzuppati in de- cozioni mollitive, che fosser pesanti ; sicché v’ applicai due fiddelline sottili spalmate in balsamo dell’ Arcèo, e tuorlól
Di Vincenzo Malacarne • 5 7 La sera del sesto giorno i dolori, le smanie7erano all*
eccesso, e parea che il meschinello s’avesse da lacerar l’an- guinaja con le ugne . Al tentativo che si fece con 1’ estremi¬
tà più acuta della spatula di smuovere quel corpo su cui chi diceva una cosa, chi un’ altra senza che veruno abbiane in¬
dovinato la vera natura, l’infermo diede involontariamente in un tal premito fortemente gemendo, che lo fece sbucar fuori lanciandovi dietro una quantità prodigiosa di materie di varia consistenza, di color filiginoso , rossigno, marcia, argento vi¬
vo, grummi fetidi d’escrementi, senza una stilla di sangue.
A tale sbocco, dal quale fumino tutti sorpresi improvvi¬
samente, cadde il fanciullo in fredda sincope, a scanso de’fu- nesti effetti della quale, il mezzo più pronto , che mi sovven¬
ne, fu otturar con un viluppo de’ cenci eh’ io avea in ma¬
no l’apertura all’ anguinaja , onde frenar l’impetuoso sgorgo del rimanente , di cui era pieno il ventre , ed impedir così 1’ inanizione . Nè lo riaprii salvo dopò che furono ricuperati i sensi , al che contribuirono alcune cucchiarate della mistu¬
ra consistente in acqua di ciriegie nere e confezion giacin¬
tina , gli spruzzi d’ acqua nel viso , i vapori d’ acque odoro¬
se , e dell’ aceto alle narici , e altri simili ajuti sovente dal¬
le donne impiegati con' sollecitudime. maggiore di quel che
Gessato il premito convulsivo domato dalla sincope, ri¬
mossi adagio il turacciolo, e non arrestai più lo sfogo delle materie scaturienti dalla piaga . Fino alle due della notte fummo occupati a deviarle col mezzo d’ un canale di taroc¬
chi verso un catino . Allora essendo maravigliosamente dimi¬
nuito il tumor dell’ abdomine , avendo cessato lo sgorgo , si cuòprì tutta 1’anguinaja con faldelle intrise in un linimento composto di miei rosato , un terzo d’ olio d’ ipericon , e un sesto d’ olio di trementina ; si continuò a fomentar 1’ abdo¬
mine con pannilini tiepidi inzuppati nell’ olio rosato omfa-
Mentre da me s’ avea la dovuta cura del fanciullo lan- ij'omo X. C guen-
j8 Dell’ Enteriti de ec.
guente , altri ugualmente solleciti che avrei potuto esserlo io | stesso, diedersi a esaminare il corpo cagion di tanti mali, e fa generale lo stupore allo scuoprir che questo era un nocciolo assai grosso di pesca stato dal fanciullo inghiottito diciotto giorni prima, senza che mai ne avesse fatto parola per timo¬
re d’ essere per 1’ avvenire privato di tali frutti. Era tutto investito di materia purulenta, e quando fu pulito dalle immondezze, che ne riempivano gli anfratti, si vide che | non aveva sofferto veruna alterazione da’ sughi digestivi. .
Quella notte 1? infermo dormi pochissimo ; tuttavia il .J|
dì seguente fu quasi senza, febbre, ma languidissimo; e\ itm jX molte orine ; si senti appetito, e gli si dieder oltre a r..q ' cucehiari di gelatina alcuni sorsi di pan trito , che si ripete¬
rono la sera desiderati avidissimaaiente dall’ infermo , a cui s’imposero pure due piccioli cristieri ordinar] .
I Ragazzi sono presto in tuono , e il passo dalle fauci _ ■ della morte a uno stato plausibile per essi è brevissimo, fa¬
cilissimo : il tumore del ventre svanì presto affatto , conti¬
nuando a colare' per l’< anguinaja materie fecciose e sciolte 1 fino al ventesimo terzo giorno : intanto si riacquistarono 1?
forze , e 11; umor ga]o. Non si dimenticaron le minestre di semolina , le polentine tenere, la gelatina : al diciottesimo dì 1 si riaprirono per l’ano l’uscita feceie figurate non compre*? § Je altre , che venian fuori con i due ciistieri che si usavano ,1 ogni di , uno di brodo e tuorli d’ uovo , e uno emolliente.. J La piaga fistolosa in capo al mese si trovò chiusa affai-; j to senz’ altro rimedio che il mescuglio accennato , a cui si surrogò prima il balsamo dell’ Arcèo , poi 1’ unguento di ce-, russa 1’ empìastro diapalma, e le. compresse inzuppate nel vino acoiajato : nè mai più , ch’ io sappia, quel giovine si lagnò in quella parte d’ incomodo veruno.
Dunque 1’ intestino può rimaner angusto dove si è fatto | aderente per 1’ ernia inguinale gangrenata, e per certe altre cagioni simili da noi osservate, nè possono insorgere i sinto¬
mi orribili} che abbiamo descritto ,, se pur non ne muojono |X
■ Su
1
Di Vincenzo Malacarne . 19 gli Infermi, come accennarono, il mio maestro AMBROGIO BERTRANDI Archiatro di Torino nel suo Trattato de’ Tu¬
mori, e il DE-LA-PEYRONIE nel Tomo I dell5 Accade¬
mia Chirurgica di Parigi, oltre a ciò , che la pratica pur troppo frequentemente ci dimostra . Per verità qualunque materia s’ arresta nel luogo di tali stringimenti di cali¬
bro , ancorché fossero flati, distese le parti contigue , gli spasmi, che si produrranno , e gli sforzi, che per passar ol¬
tre le materie stesse ognor .vie più accumulatesi faranno, che tutto concorrerà a distender 1’ intestino di modo , che sendo assai più deboli alla fine si straccieranno dalla gangrena ma¬
cerate e corrotte .
Di questo pericolo si debbon avvinare gli infermi affin¬
chè schivili ogn’ intemperanza , non abusino di cibi flatnlen- ti, duri, ligamentosi, tendinosi, nè difficili ad esser mace¬
rati e digeriti , se non voglion esporsi alle miserie pur ora descritte , e alla più tormentosa morte .
, Da questa osservazione altresì, lo ridico d’ ottimo gra¬
do , avvisati esser dobbiamo noi cerusici di rifletter ben be¬
ne a tutte le circostanze anatomiche e fisiologiche delle pari ti prima di ceder agli inviti di qualsivoglia indicazione anche più manifesta, non già per diventar paurosi e timidi, ma per esser cauti e circospetti nelle nostre operazioni sulle intestina ( e-su qualunque viscere ed organo' cavo ) in tal guisa alterate, dove ogni deviazion delle forze della natura è per riescir fatale all’ infermo, dovendo, o suolendo la me¬
desima impiegarle tutte con parca attività sorprendente all’
espulsione de’ corpi tanto stranieri, quanto morbosi accumu¬
latisi nella porzion del canale confinante con quel sito, che n’ è , o strozzato , o solamente otturato •
La sperienza insegnerà altrui, come à insegnato molte vplte a me, che tal accumulazione di materie intestinali, ali-, mentari, medicamentose, in tutte le ernie strozzate, a dispet¬
to della più rigorosa dieta, arriva a distender la porzion del canale superiore alla strozzatura assai più di quello, che ba-
.20 Dell’ Entebitide éc. :
sterebbe per contener quattro , sei , e fin dieci libbre d’ ac¬
qua nello spazio d’ un piede, e poco più di lunghezza, co¬
me ò potuto in alcuni cadaveri dimostrare •
Non è questo il luogo da spiegare come tali distensioni j delle tuniche degli intestini s’ oppongono alla riduzione dell’
ernie antiche, incallite sotto e sopra il sito della strozzatura j- sia che s’ abbia impiegato il taglio , o soltanto le mani, per¬
chè mi preme di non ritardar più oltre la breve esposizione fa di quanto la Notomia più diligente di vaij esofagi e intesti. 1 ni sì naturali, che morbosi , o macerati a bello studio, mi à manifestato intorno alla costante loro struttura .
OSSERVAZIONI ANATOMICHE SULLA STRUTTURA DELLA TUNICA MUSCULARE DELL'
ESOFAGO, E DELLE INTESTINA DEGLI UOMINI, | E D’ ALTRI ANIMALI -
Nelle opere più insigni degli Anatomici antichi , e mo¬
derni che per diligenza e accuratézza si acquistarono a burnì M diritto pregio e credito maggiore , dovunque si tratta d'i que’ visceri , ed Organi cavi, che per la rrmltiplicità delle membrane, a tuniche concorrenti a formargli , Vengon detti membranosi, si vede coti molte figure in rame rappresenta¬
to , e si legge ripetuto con molta serietà, con molta costan¬
za ed uniformità d’ espressioni, che sono composti di quat¬
tro tuniche, delle quali
La esterna dicono comune, cellulare, ;o membranosa: 'i La seconda vasculare, nella quale certuni fan pur entra¬
re uno strato di glandule, e la dicono perciò tunica glandiM Iosa , o glandulare : t i La terza musculare ; e questa la troviamo nelle stessei opere quà e là distinta ora in due soli, ora irt più strati, o piani di fibre, V- esterior de’ quali descritto dagli uni come' longitudinale in risguardo alla direzion che suppongono nelle fibre di cui pretendono , eh’ è composto , e 1’ interiore cir¬
co-
Di Vincenzo Malacarne .. all colare , gli altri al contrario tengono come circolare 1’ ester¬
no , e come longitudinale 1’ interiore. E quegli che s’ im¬
maginarono in questa tunica altri strati, gli pretendono qua¬
le obbliquo discendente, e quale ascendente, altri ne sup¬
pongono uno spirale -
La quarto, tunica la dieono nen osa, schietta e pura ap¬
presso alcuni ; appresso altri fornita di glandule e di vasi;
appresso molti poi tappezzata al di dentro d’ una sostanza detta villosa, O vellutata, della quale non manca chi à fat¬
to una quinta tunica , e chi ne à costituito la quarta , corte siderando -}a nervea come un accessorio, estrinseco della vel¬
lutata e viceversa _
Tutte le mentovate tuniche poi ce le rappresentano co¬
me incollate, penetrate, e in ogni loro porzioncell» rivestite d’ un tessuto cellulare finissimo, arrendevole, abbondante.
Tali sono, secondò il parer comune, le arterie, le vene, tali le pelvi de’ reni, gli ureteri, e la véscica ; tali la cistifel¬
lea, e i.condotti epatico, cistico, e coledoco; tali finalmen¬
te 1’ esofago, il ventricolo, le intestina .
À questo riguardo è- facile dimostrare con 1’ esperienza», che in fatto d? anatomia non è mai gettato il tempo, che s’ impiega a verificar le cose date per incontrastabili dalia maggior parte de’ Trattatisti, perciocché sendom’ io appli¬
cato all’ esame della struttura-: prima
Della Dura-madre , e della Pia-madre, del cervello , « del cervelletto , in oecasron eh’ ebbi a trattare ora con- feli¬
ce ora con infausto esito ferite al capo, idrocefali-.,, encefà- litrdi e pareneefalitidi, letarghi, e simili ; successivamente . Delle arterie, delle vene, de’vasi linfatici, dopo un cu¬
rri me , varici, idatidi, emorragie , flussi , ocrèe : Del cuore, delle orecchiette, e delle valvole auricula- li, e arteriali, dopo- palpitazioni, sincopi-, asftxie , ee:
Degli organi uropoietici, parenchiosatosi e membranosi , cioè de’ reni , delle pèlvi, degli ureteri, della vescica , deli’
uretra, della prostata ec.
De-
22 Sulla"STRUTTURA DELLA tunica ec.
Degli organi genitali femminini, dopo le multiplici malat-
~tie alle quali vanno soggetti ; mi lusingo, che sia nota al Pubblico la differenza da me trovata dal detto al fatto del¬
le prime nella JEncefalotomia, e nella Neurencefalotomia, ne’ Tentativi su i gozzi e sulla stupidità, cioè sul cretinis¬
mo ; delle seconde nella Litiasi'delle Valvule del cuore, e nel Trattato delle osservazioni in Chirurgia, specialmente nel secondo volume j delle altre, nelle Memorie della nostri Società , Italiana delle Scienze, ne’ Commentar] del BRERA, dove ne ò trattato diffusamente . La stessa diligenza adoprando intorno alla matrice , alle trombe Lai oppiane, alla vagina , diedi notizia dell’ osservatovi, differente da ciò che vulgarmente se ne scrivea , nel libretto della Esplorazione . Intorno alle parti cartilaginose , e membranose della Trachèa più e più volte da me notomizzata in Animali di specie diversa non che negli Uomini, dissi 1’ occorrente nel Voi. IV. delle ci¬
tate Memorie della nostra Società. Ora mi rivolgo di nuovo, giacché le due malattie descritte me ne presentan favorevo¬
le 1’ occasione , alla disamina dell’ esofago , e degli intestini!
tanto degli uomini, quanto de’ buoi , de’ capretti , de’ cani J e di vaij grossi uccelli, e trovo (come ò detto del 179S all’
Accademia Padovana d’ aver trovato anche prima di quell’
epoca ) nella porzion delle tuniche loro evidentemente fibro¬
sa la medesima disposizione, la stessa tessitura eh’ era stata da me ravvisata, e ripetutamente dimostrata in cadaun or¬
gano , anzi in cadauna porzione dell’ organo medesimo , in diversi individui della medesima specie.
Prescinderò qui dall’ esposizione di quanto vidi costante- mente nelle altre tuniche de’ canali, di cui prendo a descri¬
vere soltanto la fibrosa, o carnosa , o muscolare , eh’ altrui piaccia di nominarla , supponendo universalmente noto quel, che circa alle fibre, agli stami, alle lamine, alle cellule ec.
di tutte le sostanze organiche del corpo degli animali abbiam pubblicato nelle Prime linee della Chirurgia .
Di Vincenzo Malacarne • 2.3
OSSERVAZIONI ANATOMICHE
SEZIONE I.
SULLO ESOFAGO UMANO.
1. L’ esofago spogliato delle sue membrane » ò tuniche esteriori presenta all’occhio dell’Anatomico un. largo e lun¬
go tubo composto dì fascj di fibre obbliquamente longitudi¬
nali rosse » apparentemente carnose » che dal termine infe- rior dell’ imbuto musculare detto Faringe, si stende giù pel torace fino al diaframma, sotto il quale si continua con la sostanza del ventricolo » in cui si apre concorrendo a formar¬
ne l’orifizio sinistro detto il Cardia „
2. Nessun fàscio però delle suddette fibre arriva al terzo della lunghezza del tubo » o sia esofago intiero » e tanto me¬
no veruna delle fibre » o nastri di fibre musculari : ciò nulla ostante il piano di que’ fasci» che forma lo strato esteriore della tunica musculare» non resta difettoso» nè mancante , poiché dove cominciamo due fasci , due nastri a impicciolir¬
si i a scostarsi, a divergere , ivi compare un altro fascio fra que’due » che ingrossando per le fibre, i nastrolini» le fila che va' ricevendo da quelli, e da altri vicini, gli immedesi¬
ma in sestesso » e vicendevolmente ne somministra de’ suoi da ogni lato ad altri e vicini» e lontani, dal che deriva con una sottigliezza comodissima la saldezza maggiore dell’ in¬
treccio . \
3. Considerandone la faccia esteriore sì vede ogni fascio a forza di gettar fibre». rami, barbe , o altri fasciolini in al¬
to al basso» da’lati, e indentro, fatto qualche tragitto pro¬
porzionato in estensione longitudinale alla statura dell’ ani¬
male , si attenua» si assottiglia, si appiattisce» e dando for¬
za e grossezza ad . altri fasci col proprio distruggimento , sva:
Bisce.
4
-a4 Sollo Esofago omaso •
4. Gli altri fascj della stessa superficie subiscono la me- desima sorte senza che v’abbia necessità in uno d’ esser si- j nule in direzion , nè in nùmero delle proprie radici, delle gl proprie diramazioni, nè in estension, nè in ispessezza a veru-
5. -Così nascendo fascj e fibre dagli interstizj delle altre ; fibre , degli altri fascj, si forma una tunica d’ un pianò con- j tinuo , connesso, cadauna porzion della quale si trova con- ';
riessa , intrecciata , innestata con le altre porzioni dello stesi-
•so piano , o strato superióri, laterali, inferiori , sovrapposti sottoposte , per un numero indefinito di fila e di fibre , che se ne spiccano nella stessa maniera che ne riceve per ogni -verso da fascj aggiacenti, la maggior massa de’quali serba la direzione obbliquamente longitudinale il che vien dimó-i strato anche dalle rugosità di tutto il tubo, che conservano visibilmente la detta direzione.
6. In tal guisa con ammirabile semplicità di mezzo, per ' Ir rete, che ne risulta, vien dato passaggio alla eèltalòstf a’ vasi, a’ nervi , a condotti di specie diversa , pèr gli inter-1 .stizj risultanti dagli andamenti svariati , e dall’ intreccio da quelle fibre, di que’fasciolini subalterni; ognun de’quali di- , vien anche fascio talvolta allargandosi e ingrossando per l’in¬
tervento d’altre fibre, d’altri fascetti ; e gettando anch’ esso alle vicine parti barbe, fila, rami , lastre ramose , filameli- tose , con uniformità stupenda nella propria varietà tenace¬
mente vi si congiunge.
7. Nel cardia , eh’è l’orificio superiore del ventricolo, ! e il termine inferior dell’esofago, tutto ciò che v’à di fi- braso apparentemente nuisculare si confonde , s’intreccia più intimamente, più inestricabilmente, appena qualche lastra j fibrosa , filamentosa fuggendo alla confusion comune per espandersi a foggia di ventaglio , o di zampa d’ oca, o dellej dita della mano allargata, sulle vicine parti del ventricoloi Le altre ivi si nascondono in densa cellulosa fra nervi , va- | si, e glandule, non meno che fra altre lastre qui musculariy
là 1
Di Vincenzo Malacarne. a-5 là quasi ligamentose , altrove tendinose , specialmente quel¬
le , che vi fornisce lo stesso diaframma .
8. Con un .taglio longitudinale fatto destramente dalla faringe al cardia, si scuopre una lastra di bianca cellulosa , che separa lo strato fibroso sin ora descritto da un altro pia¬
nò pur fibroso , e musculare, o carnoso anch’ esso detto da¬
gli Anatomici strato circolare a cagione dell’ andamento, che parve loro di ravvisare, nelle fibre che lo compongono .
g. Qui parimente tutto consiste in alcune brevi lische traverse , che ramose , e barbate a’ lati, in alto , in basso , indentro , s’intrecciano con le vicine , ora gettandosi nelle più prossime > ora procedendo più oltre quà sotto , là sopra di queste ,. per innestarsi in altre più lontane , o immedesi¬
marsi negli strati più interni .
10. Ivi, siccome alcune propagini delle. più superficiali passan obbliquamente a dar principio ad altre lisché traver¬
se ramose ancor esse ; cosi a vicenda la superficie ne riceve dì quelle, che provengono dalle più profonde e dalle.interiori.
11. Quest’irregolare alternativa è pur anco visibile quà, e là nel piano longitudinale , meno però frequente .
ia. Non . mi è stato mai possibile di svolgere e separar netto e schietto senza dover tagliare , =o lacerar nulla per la lunghezza dell’esofago un fasciò largo due linee, lungo l’equi¬
valente a un quarto della suddetta lunghezza ; tanto meno ciò riesce possibile trattandosi d’ una fibra, e tanto meno ancora se se ne volesse svolger un filo- di otto linee .
13. Lo stesso debbo dire del piano traversale, dove, ben lungi da incontrare un sol filo, che faccia il giro del tubo, mai non ne ò veduto, che si stenda circolarmente per un quarto solo della sezione traversa.del tubo.
14. Dunque tanto lo strato longitudinale , quanto il tra¬
verso della tunica detta musculare dell’ esofago, sono in¬
trecci maravigliosamente costrutti d’ espansioni , di rami , di nesti reciprochi e vicendevoli , che formali reti, e maglie sovraposte le une all’ altre , attissime a produrre gli elfetti Tomo X. D del-
a5 Sullo Esofago umano .
della deglutizione degli alimenti , a regger agli urti de’ corpi solidi, e alle distensioni possibili di quell’ importantissimo canale , di cui mi pare che avrò detto abbastanza se aggiun- gerò , che , 15. Alcuni Anatomici avendo rovesciato l’esofago d ani- mali piccioli, e avendone veduto il tubo fatto dalle tuniche- sottoposte alla musculare , e ad. esse molto lassamente con¬
giunto per mezzo di cèllulosa arrendevolissima , tutto eleva¬
zioni , e solchi longitudinali, anche queste elevazioni presero, per uno strato di fibre longitudinali.
OSSERVAZIONE SOPRA UNA MARTORE .
16. Mentre io trascrivo questo paragrafo, ò sotto gli occhi 1’ esofago , il ventricolo , e tutto P intestin duodeno , d’ una di quelle martore che olezzano il muschio , i quali tubi, ed organi sono spaccati per la lunghezza loro •, e gli osservo Ricchissimi di così fatte elevazioni , e solchi parafi¬
li , longitudinali , continui dalla sommità dell’esofago, perÀ lo cardia nel ventricolo, e continue ma assai più grosse le elevazioni e più rilevate dal ventricolo per lo piloro giù
"nell’ intestin duodeno , dove si tornano a assottigliare : ma scorgo che queste eminenze son fatte veramente dalla tunica vellutata, dalla nervea , e da un tessuto simile alla cute umana macerata, incollata allo strato muscular interiore per cellulosa rilassata , anche là dove si forman due cerchi ten- dineòligamentosi, uno al cardia, e uno al piloro, da’seli strati confusissimi della musculosa e dalla tunica esteriof comune de’canali medesimi, struttura più volte incontrata1!
ne’ quadrupedi più voraci e avidi di cibo animale .
OS-
Di Vincenzo Malacarne. 37
OSSERVAZIONI ANATOMICHE
SEZIONE IL
SULLA STRUTTURA DELLA TUNICA MUSCOLARE DEL¬
LE INTESTINA, DELLE VALVULE LORO E DI QUELLE DEL VENTRICOLO DEGLI UOMINI
E DI ALTRI ANIMALI.
1. O’ sciolto dalla tunica esteriore diversi pezzi d’ inte¬
stini umani tanto sottili, quanto crassi, e il colon dalle tre fascie ligamentose, che Timbriglian tutto per la sua lunghezza;
così spogliati gli ò sottomessi a macerazione ora più lunga ora più breve, quando nell’acqua fredda, quando nella bollente, or nella poscà , or nell’aceto ; e fui convinto, che la bolli¬
tura in questi ultimi liquori dà loro solidità maggiore , ne rende più facile a distinguerla tessitura della tunica fibro¬
sa , massimamente se si fa in posca carica e austera . а. Alcune preparazioni mi riesciron meglio,, eie osser¬
vazioni. relative più appaganti , facendole sull’intestin duo¬
deno , perchè, l’immersione de’ canali colèdoco^, e pancrea¬
tico fra le tuniche del medesimo, obbìiqua com’è , ne ren-, de più manifesta la disposizion delle fibre che vi sono più cospicue e numerose , e ne agevola lo svolgimento .
3. L’ileon in poca distanza dal cieco mi diede anche maggior agevolezza a scuoprirle .
4' Non così il cieco, nè per così lunghi tratti il colon quantunque spogliati de’ ligamenti suddetti, del che rendiam.
ragione a suo luogo .
5. Sul retto non diciam nulla adesso, perchè le particola¬
rità osservatevi fan l’argoménto d’altro lavoro diretto a fin diverso dal presente, e non meno utile e nuovo.
б. Non v’è fibra per notabile tratto longitudinale, in tutte le intestina tenui , che separar si possa dallo strato D a vul-
aS Sulla struttura della tunica ec.
volgarmente detto traversale , come si separano I’ un dall’ al-' ! tro nel modo indicato da noi nell' esofago (oss. preced. 5. 8.) : ,;j|
anzi se qualche lisca sottile, o breve fascio diretto per lun- ■ go mai vi si ravvisasse (ne eccettuo F intestin retto, e il ' colon ne’suoi ligamenti) questi son così tenui e incostanti, che non danno luogo -neppur a conghietturare di potervegli. , scuoprire con 1’ ajuto delle lenti e de’ microscopi .
7. Nè punto favoriscono la supposizione di tale strato' i'm longitudinale quelle rughe longitudinali, che abbiam notato àfl nell’ intestin duodeno spaccato della martorella ( oss. prec. fi ) e negli intestini intieri d’altri animali subito 'Uccisisi ancor caldi e dotati del moto peristaltico , posto eh’6 ve- ; duto più volte che rovesciandone subito un lungo pezzo, eÉHH lasciandolo in libertà mentre che dura tuttavìa il moto. sud- -t®
detto , diventa anche questo rugoso per la sua lunghezza : :;JH eppure nessuno oggimai sarà per dire, che sotto lo strato:•■■91®
circolare nascosto sotto il longitudinale , ve n’à un altro pur 1 | longitudinale.
8. Distrugge, poi totalmente opinion così fatta F esserci vare che , rimossa la tunica esteriore comune, o membrano-|
sa , produzione del peritoneo , o del mesenterio , non occor-jl re mai di levar via nulla di musculare, affinchè si renda vi- I sitile in tutta la sua estensione lo strato traversale, cheJi sebben è molto sottile, pure si discerne , e si conosce age- ó volmente costrutto , e ordito nella stessa maniera che quello di dell’esofago ( oss. preced. ) .
9. S’ aggiunga, che gonfiando col fiato il pezzo d’ inteJl stirió , di cui si vuol dimostrare la tunica musculare, <* fat- »*
to il taglio superficiale per lungo, opportuno a liberarlo dal- ' la tunica comune , si sogliono bensì lasciare1 striscie travet- sali sulla superficie interiore della tunica comune , ma noh'i*!
vi se n’ incontra giammai ombra di longitudinali. vj.Jj 10. La stessa cosa si vede nello spogliar della vellutata e della nervea V intestino gonfiato dopo d' averlo rovesciato,tó;
e impiegandovi attorno il metodo suddetto. f]9
D-i Vincenzo Malacarne • *9 u. L’infiammazion degli intestini siccome rende più ap¬
parente la struttura , e l’intreccio di tutte le -tùniche loro così fa della musculare ; in fatti svela egregiamente quello dello strato traverso ; conseguentemente svelerebbe pur quel¬
lo del longitudinale se vi fosse davvero : e che vuol dire , che questo non vi si è manifestato mai ns’dieci cadaveri di strozzati da coliche , da ernie gangrenatesi, da ferite d’inte¬
stini, ne’quali 6 avuto la comodità di ricercarlo con tutta la diligenza possibile ?
ia. Sei di questi aveano in se tutti gli effetti funesti della strozzatura dell’ ernia, e tutto 1’ abdomine teso presen¬
tava i’ enteritide a diversi gradi d’intensità per tratti assai lunghi del canale , anche lontano dallo strangolamento . In tutti però il risultato delle nostre osservazioni fu uniforme in tutti gli intestini a quello , che mi diedero le fatte sull’
esofago per ciò , che spetta al piano traversale sia che si esaminasse di fuori indentro, cioè sull’ intestino collocato na¬
turalmente , o di dentro in ^jjori, vale a dire sull’ intestino rovesciato di modo che presentasse la tunica vellutata .
»3. Avendo trovato più volte qualche; difficoltà nello svolgere le membrane componenti il tubo intestinale tanto tenue, quanto crasso de’ buoi, delle capre , delle pecore, de’ grossi cani appena uccisi, senz’ai tra preparazione, m’in¬
dussi a cuocerne lunghi pezzi nell’ acqua ora pura , o mesco¬
lata col vino , o con 1’ aceto. Quantunque diventassero più cariacei, più tegnenti , più duri i pezzi cotti, questo mezzo mi agevolò T esame dandomi bell’ agio a tome via la tuni¬
ca esteriore, e a rilevar le particolarità della disposizion del¬
le fibre della mnsculare, purché mi affrettassi a farlo mentre i pezzi erano ancor umidi : perciocché, allora meno untuosi ubbidivan meglio alle dita, alle mollette anatomiche , e alla punta della lancetta, che soglio adoperare più volontieri che non gli scalpelli anatomici, che non sono molto sottili , in simili delicate preparazioni.
i4- Sempre trovai poche, o nissuna lastra considerabile
3o. Sulla struttura della tunica ec.
di fibre longitudinali , anche brevissime ; nessuna affatto lun¬
ga un pollice . . , ■ 'cfj j 15. Niun fascio, niuna lastra fibrosa; anzi niun filo tra¬
versale mai ò potuto separare dalle altre lastre per quattro linee sole senza tagliarne, o stracciarne altre , o qualche propagine loro . Anche nel bue qgn’ una di queste è molto sottile e minuta ; e scorrendo in traverso getta quà e là fi- luzzi, fibrille tenuissime , solite di cacciarsi tra le vicine;
d’ innestarvisi intanto che se ne distrugge, se ne perde il ceppo.
16. Buon numero di fili ramosi radunati insieme quà ® là , rappresenta una lastra, un fasciò cospicuo che scorre ut|j certo spazio in traverso ; ma distendendone noi, allargandoti ne con delicatezza il piano, su cui si trova senza romper, nullai fili, se ne scostano, e lascian vedere fra gli interstìzi, zj loro le barbe, le radici, e quello, che pareva un corpo solo, e lungo, si manifesta come un vero aggregato di filuz- zi- a barbe in mille,guise fra se intrecciati a vicenda, e eoa i filuzzi e le lastre vicine sviatamente congiunti. u
; 17. Scostando un di que’ fasci filamentosi dagli-.'altri,'®
cacciandovi sotto con destrezza la punta , e la spalla della lancetta per un de' lati, riesce, egli è vero , di farvi fare' qualche strada in traverso: ma ben tòsto si sente la resistéd-fl za de’ fili subalterni, de’ ramicelli, delle barbe tanto del fa^ì’l scio scostato , quanto de’ vicini', e de’ sottoposti, onde non'J|
possibile proceder oltre senza distruggerli .
18. Egli è.certo altresì, che distruggendo tutte le dette'
■ barbe, rami, e radici, si potrebbe a spira, o anche in gi«|i ro, separar dalle altre tante lische da farne un cerchio , da averne un anello : in fatti con tal precauzione ottenuto ne ò, più d’uno . Ma ciò nulla ostante, che cosa ne derivò egli per dimostrar la circolarità delle fibre musculari in questi caria- ; li? Nulla. La minima distensione in traverso, da’ lati delle mentovate lische formanti 1’ anello , il minimo scostamento loro in direzione obbliqua, presenta all’ occhio una selva di sco- “fl
Di Vincenzo Malacarne. 3l scòmuzzoli recisi ; e 1’ anello largo quattro linee alla perife¬
rìa vi si ricuce a una peluria,, di cui non v’è esempio, che un filo , non che una fibra, si stenda in traverso, pel tratto di mezzo pollice ..
19. Sebben queste lische sembrino con ogni fascetta di fibre procedere distintamente per la periferìa dell’ anello in traverso , e cohsérvar la direzione come per compiere il cir¬
colo ; tuttavia quando se ne solleva una; porzioncella per se¬
pararla dalle altre concentriche, se ne vedo» le fibre a brevi distanze spiccarsene obbliquamente , inserirsi negli strati ag- giacenti, sollevarsene,. e trarsene; dietro, lastre più ó meno grandi. Cosa indicante , che le prime sono destinate a far¬
ne parte, o à oltrepassarle per impiantarsi in altre piu pro¬
fonde , e lontane..
20. Altre poi si sottraggono facilmente alle vicine , e con le tronche Ior estremità danno indizio d’ essere state mozze nel taglio comune traversale ..
. 21. Un altro fenomeno degno, di riflessione presentano i pezzi più gonfi d’ intestino,, ed è, che facendo un, taglio longitudinale per recidere soltanto qualche tenue strato lar¬
go tre linee , e separandolo sia a destra, sia a sinistra da’
concentrici, sottoposti, e da’ laterali a segno, di poterne con le mollette , o con la punta delle dita ghermir tanto, che' ba¬
sta ; se per ottenerne la separazion circolare? tenendo fermo l’intestino , quà stracciandosi le; sole barbe sottoposte, il pez¬
zo si andava allargando in alto , in basso „ e rinforzandosi , e ingrossando a danno degli strati concentrici più profondi, e interiori, di modo che ne rimanean totalmente nude, e sco¬
perte le tuniche interne per lo spazio di setted’otto, e fi¬
no d’ undici linee .
22. Là in vece di proceder in traverso là di vision si fa- cea obbliquamente curva , flessuosa, e serpeggiante ora pri¬
ma in alto , indi in giù , or al contrario : e divenendo fila¬
mentosa , tutto il lembo assottigliatosi, quasi senza che si facesse sforzo , o violenza, si separava .
a3»
Sa Sulla struttura bella tunica ec..
23. Altrove dopo notabilmente allargatosi il lembo, si divideva in due o più code , o corna : e mentre che una di queste se ne ingrossava salendo , o discendendo , si appiatti¬
va, e si profondava , l’altra produceva altre suddivisioni di¬
suguali , irregolari, curve, obblique , serpeggianti anch’ es¬
se , e tutto terminava in cinque, in sei, in più o meno sco- muzzoli attenuatissimi, o ingrossando si cacciava fra gli stra¬
ti vicini di maniera che non potea separarsene senza taglio, nè svolgersi senza molte lacerazioni.
24. Nè si potean evitare queste , a dispetto di tutta la diligenza e la destrezza impiegata; nè mai abbiam’ incon. , trato lastra spessa o sottile , che abbia fatto il giro del cali¬
bro intestinale, e che non abbia presentato i fenomeni fin ora descritti.
a.5. Rovesciati gli intestini, e spogliati delle tuniche in¬
teriori per metter a nudo la faccia interna della fibrosa ( nel che s’ incontra maggior difficoltà che nel separarne le tuni¬
che esteriori ) ripigliando gli stessi metodi, e usando le me¬
desime attenzioni ottenemmo gli stèssi risultati, eccettuata qualche maggior obbliquità notata nel corso delle librai delle lische subalterne , e maggior tenuità ne’ filuzzi , nelle barbe, F -andamento delle quali suol riescire alquanto più serpentino .
26.. Mai non mi sono accorto d’ alcun divario prenden¬
do a separar gli strati concentrici dal basso all’ alto , o vi?
ceversa , dalla destra alla sinistra,’ ó al contrario ; sia che 1’ -intestino fosse nel suo stato naturale, sia che 1’ avessi *|$
Vesciato . 'iSj 27. Qualche volta ò veduto filamentianzi nastri di fi- li, che sembravano paralleli nel corso loro, spiccarsi da un fascio, da una lastra , passare obbliquamente sotto il fascio vicino in avanti , o indietro , in su o in giù, senza contrar¬
re aderenza, e ripassar sopra il terzo fascio successivo per innestarsi o in esso, o nel susseguente anche più lontano dal' la origine de’ fili suddetti ; e quest’ innesto farsi qui al di fuo-
Di Vincenzo Malacakne. 33 fuori, altrove alla faccia interna, là a’ margini della lastra, rimanendo i fili uniti, o separandosi per innestarsi in luoghi separati, e distinti .
a8. Ne’ fasci retrogradi, ne’ filamenti, o fibre che cir¬
condino altri fasci (uniformemente a ciò.che i nervi reccur- renti o retrogradi fanno dall’ arteria aorta, e dalla succla¬
via ) per ritornar nel sito donde sono partiti , o nel primo fascio , non mi si offrirono all’ occhio giammai . Si osserva¬
no bensì quà e là fasci e fibre, che scostandosi danno pas¬
saggio ad altri fili, fibre, e fascetti, poi tornano a congiun¬
gersi con la lastra da cui si erano scostate , come le fibre del musculo perforato del CASSERIÓ , o coraco-bracciale danno passaggio al nervo perforante nel braccio, o come i tendini del musculo sublime sì fendono per dar passaggio a quelli del profondo tanto nelle mani quanto ne’ piedi ee. eo.
29. Non mancano attortigliamenti di varie fila, o fibre simili a que’ degli orli de’ canestri di vimini , de’ cestelli, delle cappelline di paglia, che come altrettanti spaghetti s’ aggirano a spira sopra il medesimo asse ; questo però non si estende per lungo tratto in traverso nelle intestina, sebben nell’ esofago scorre per ispazio più considerabile, e sempre con quelle ramosità, barbe , comunicazioni, ed intrecci, che abbiamo descritto nelle ossérvazioni precedenti sull’ esofago umano ( 35. 3. 4- 5. ) .
30. Nell’ esame dell’ intestino cieco più che vermi al¬
tro ( se prescindiamo da’ casi d’ ernie strozzate ) sottoposto a dilatazioni stravaganti, ostinate , cagioni di sintomi inco¬
modissimi nelle isteriche , e negli ipocondriaci, abbiamo in¬
contrato confusione grandissima di fibre, di fasci , di lastre : fili e ramosità dirette per ogni verso , abbarbicate, e com¬
plicate ne rendono sommamente intricata la tessitura , e in¬
descrivibile la disposizion delle porzioni diverse della tunica fibrosa. Perciocché l’inserzion , e le labbra in quasi tutti gli animali di specie diversa differenti dell’ apertura dell’ ileon in questo sacco, e 1’ emersione del colon ; qui l’appendice Tomo X. E ver-
34 Sulla sMuttùrÌ della tunica ec.
vermiforme ; là' quella specie di lumaca, che ne tiene il , luogo *, in tutti il principio de’tre ligamènti pel Cui mezzó'hF g colon è increspato, e ridotto in cellule e gozzi di varia ca- ; pacità , e di numerò assai grande , tutto nella dissecazione j|
genera contusion , e imbroglio : ma tutto concorre a dimoi strar evidentemente, che non vi sì dà fibra circolare che faccia il giro del sacco e tanto meno fibra longitudinale’ (j che ne misuri tutta L’ altézza .
31. Lo stesso dobbiamo confessare per riguardo al co.
lon , il quale benché spogliato de’ ligamènti suddetti , e di¬
strutta così là quantità delle valvule, delle piegature, de’
gozzi che dall’ abbreviamento di tutto il tratto del canal Ji}
che si è imbrigliato si vedono risultare, ciò non ostante ne|;|
sito; dpv’erano quéste, e i ligamènti, la struttura-della tu-?, nica fibrosa è intrecciata , all’ occhio nostro debil e inferme imbrogliata, affatto lontana da ogni apparenza , che fibra nè|
circolare-, ne spirale, che circondi tutto il tubo per un gito solo, v’ abbia luogo .
3a. Q’ esaminato con tutta la diligenza3possibile diversi j intestini ciechi, c diversi colon :d’ animali di classie di specie diverse , e le porzioni vicine dell’ ileon, dove in di* 1 verse Scimmie, è in una grande Foca ò ravvisato il mecca- msmo particolare'1, di cui la natura1 si vale per trattenére il passaggio troppo rapido delle materie chimacee da questo in quelli, non meno che per impedire il regurgito delle fecali ì;
dal colon, nell’, ileon . I pezzi anatomici preparati di mia ma* -i no gli ò presentati que’ di due Scimmie dissecate da me j con 1’ assistenza de’due celebri naturalisti SPIRITO GIOR- NA matematico , e architétto civile e militare insigne1 pie-5- ili montesé , e GIUSEPPE GIORNA figlio del prelodato , en- i tomologo illustre, l’anno MDCCLXXXYI. nel mese di FeM brajo, e di Maggio in Torino , alla R. Accademia delle Scierà ze< Torinese due anni dopo cioè del MDGCLXXXVIII. (i) i
■ ' 33. ^ (t) Oltre al 1, che negli •*: della R. ^tcc. delle Sciente di '
. Di Vincenzo .Malacarne . 3,5 33. Quelli di due altre Scimmie dissecate con i lodati Giorna e con uri Ufficiale Russo per nome Bacounin appli¬
cato all’ Ambascieria Imperiale della Corte di Pietroburgo a Torino nel mese di Decembre del MDCCLXXXVIII. presen¬
tati con figure , e con le opportune descrizioni alla REG...
CESAREA ACCADEMIA MEDICO-CHIRURGICA GIU¬
SEPPINA DI VIENNA, dalla Reai Cittadella di Torino 5 della quale e della stessa Città io era Chirurgo Maggiore li III. delle Calende di Giugno MDGCLXXX1X. (i) .
. E a del-
Torino si è dato di queste no- „ herato $ inserirlo .ve' volumi Acct- stré osservazioniche però non ‘ „ imiti, con là riserva però di co¬
sano state ancora stampate , e a „ manicare all’ autore il desiderio co- quello, che ne diedero i Compila- „ mane, •che sia da lui carailerioga- tori dei Giornale Scientifico-Letterario „ ta con segni sufficienti la specie di