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(1)È portentoso quello che succede E c’è dell’oro credo, in questo tempo Strano

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Academic year: 2022

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È portentoso quello che succede E c’è dell’oro credo, in questo tempo Strano.

Forse ci sono doni.

Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo.

C’è un molto forte richiamo

La specie ora e come specie adesso deve pensarsi ognuno. Un comune destino.

Ci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene.

O tutti quanti o nessuno.

Mariangela Gualtieri, versi dalla poesia ‘Venti Marzo Duemilaventi’

Inaugurazione Anno Giudiziario 2021

Sabato 30 gennaio 2021, Corte di Appello di Brescia Intervento del Consigliere Alessandra Dal Moro Componente del Consiglio Superiore della Magistratura

Rivolgo a Lei Signor Presidente della Corte, al Signor Procuratore Generale, al Signor Presidente dell’Ordine degli Avvocati, alle Autorità civili, religiose e militari, ai Colleghi magistrati il saluto cordiale del Consiglio Superiore della Magistratura

Prendo la parola in un Distretto che è stato quello più drammaticamente investito, specie nella sua prima fase, dalla terribile pandemia che ancora è in atto, e che soprattutto qui ha lasciato una scia dolorosa di malati e di morti, che resterà nella memoria del paese.

Il virus ha cambiato le nostre abitudini di vita e di lavoro. Ha drasticamente ridotto le relazioni sociali, reso più incerte e fragili le prospettive dei giovani di cui, soprattutto, ha interrotto il presente e frenato l’entusiasmo del futuro; che ha complicato persino le relazioni familiari.

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L’amministrazione della giustizia, ha cercato di non fermarsi, ricorrendo, a fronte di un’inedita emergenza, allo spirito di iniziativa, alla fantasia ed al sacrificio di tutti i suoi operatori.

I risultati dell’attività in questo distretto, che il Presidente della Corte ha illustrato nella sua completa ed approfondita relazione, ne danno chiara contezza.

Il Consiglio Superiore ha cercato di offrire supporto nella riorganizzazione del lavoro con le nuove modalità a distanza, raccomandando ed offrendo protocolli per l’utilizzo degli strumenti necessari alla remotizzazione dell’attività ove possibile, concertando questo sforzo con il Ministero della Giustizia, la Scuola Superiore della Magistratura e il Consiglio Nazionale Forense, all’insegna di una imprescindibile coesione d’intenti.

Ma oggi, e soprattutto qui, il Consiglio Superiore della Magistratura, che in questa sede ho l’onore di rappresentare, intende solo rivolgere un doveroso ringraziamento per l’impegno ed anche il sacrificio personale con cui i magistrati, togati ed onorari, il personale amministrativo e l’avvocatura, hanno permesso fosse garantito un servizio essenziale ai cittadini e contribuito, così, a mantenere salda la fiducia nelle istituzioni. Con un pensiero particolare a quegli Uffici, come il Tribunale per i Minorenni ed il Tribunale di Sorveglianza, che non potendo interrompere l’attività in quanto riguardante diritti essenziali delle persone, e, tra queste, di quelle più fragili, i minori ed i detenuti, hanno compiuto ogni sforzo perché la risposta alle istanze di tutela non venisse meno.

I flussi del lavoro in questo distretto, notoriamente elevati, concausa, ragionevolmente, di una persistente situazione di scopertura dei posti in organico (specie di alcuni uffici), hanno portato ad un incremento della Pianta Organica di 3 unità (1 posto giudicante per il Tribunale di Bergamo, 2 post giudicanti per il Tribunale di Brescia) benchè il Consiglio, nel proprio parere, avesse richiesto un maggiore ampliamento (8 unità aggiuntive,7 giudicanti ed 1 requirente).

Posso, però, annunciare che la VII commissione referente proporrà al prossimo Plenum l’ampliamento della pianta organica del Tribunale di Brescia con l’aumento di un giudice del lavoro.

In attesa della pubblicazione dei posti vacanti di primo e secondo grado sono stati, intanto destinati 2 MOT al tribunale i Brescia 1 a Bergamo, Mantova e Cremona.

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Il percorso compiuto dal Consiglio e le prospettive future.

E’ questo il tempo della sobrietà: lo dobbiamo a chi si è ammalato, a chi lotta contro la malattia, a chi ha perso il lavoro, a chi ha paura per il futuro.

Anche questa cerimonia - secondo le intenzioni del CSM- deve essere improntata alla massima sobrietà.

Ma non è possibile prendere la parola senza affrontare il tema della crisi del governo autonomo che già l’anno scorso, altri consiglieri ed io, abbiamo menzionato nei nostri interventi dopo i fatti “dell’hotel Champagne” oggetto della nota indagine perugina. Quel che è apparso successivamente, dall’ulteriore materiale giunto al Consiglio dalla Procura di Perugia, consente di percepire l’ampia diffusione della grave distorsione che ha caratterizzato in diversi contesti l’attivita’ del governo autonomo della Magistratura.

Il Presidente Mattarella, al quale va il mio deferente ringraziamento per la vigile attenzione a tutte le questioni afferenti all’autonomia ed indipendenza della magistratura, ci ha invitato, all’indomani dello svelamento dei fatti che investirono il Consiglio, a voltare pagina “Dimostrando la capacità di reagire con fermezza contro ogni forma di degenerazione”.

Spetta ancora a noi, a ciascuno di noi, scrivere queste nuove pagine Lucidità e franchezza impongono di riconoscere che i gravi fatti emersi non possono essere liquidati come degenerazioni eccezionali, ma come l’esito delle progressive modificazioni, in termini di caduta della tensione morale, prodottesi nel corso degli anni all’interno del corpo della magistratura e della sua rappresentanza al Consiglio.

E’necessario, poi, riflettere con grande attenzione sulla ossessione per la carriera che ha pervaso i magistrati; sulla insoddisfazione diffusa per il lavoro giudiziario quotidiano, spesso indotta dalla pressione del suo enorme carico.

E soprattutto sull’oblio di una norma bellissima, felice intuizione dei costituenti, l’art. 107 della costituzione, quella secondo la quale i magistrati si differenziano solo per funzioni

Come ha ricordato il Presidente della Repubblica anche nel discorso di fine d’anno, ora è il tempo dei costruttori.

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Per quanto concerne il Consiglio la ricostruzione della credibilità ed autorevolezza del governo autonomo e della magistratura passa, in primo luogo, attraverso la riflessione critica su quanto accaduto, e la capacità di affrontarne, con misura ma fermezza, le conseguenze .

Il Consiglio sta vagliando attentamente il materiale proveniente dalla Procura di Perugia, onde tenerne conto laddove dallo stesso emergano elementi che incidano sulle diverse valutazioni di competenza:

sia ai fini del trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale sia ai fini delle valutazioni di professionalità e di nomina o conferma dei dirigenti. E ciò in assenza di qualsiasi interesse per l’appartenenza territoriale o associativa dei magistrati coinvolti ed all’insegna della trasparenza delle decisioni

Ma se vogliamo davvero affrancarci dal correntismo deteriore e dal carrierismo che lo ha alimentato, non possiamo limitarci a

“sanzionare” i singoli casi, e dobbiamo riconoscere che quanto emerso è stato alimentato da evidenti distorsioni che hanno interessato tutti i gruppi associativi, chiamando in causa, da un lato, le responsabilità di chi gestisce i ruoli istituzionali e, dall’altro, le aspettative individuali di coloro che ai primi si rivolgono.

In questa prospettiva il Consiglio ha avviato un percorso di ricostruzione di una idea della magistratura e degli uffici giudiziari nuovamente ancorata al precetto costituzionale che ho poc’anzi ricordato. Una magistratura di uguali. Un modello organizzativo orizzontale e non verticistico. Un ufficio giudiziario ove la dirigenza è servizio, e non potere.

Tutto ciò per ribadire che la “carriera” non esiste, e che, invece, va valorizzato l’esercizio delle funzioni giudiziarie, con professionalità, onore e disciplina.

Il primo passo di questo percorso è stato la complessa ed articolata rivisitazione della circolare n. 13778 del 24 luglio 2014 sui tramutamenti nella parte relativa all’accesso al Massimario, alla D.N.A.A. e agli uffici di legittimità.

Lo scopo della riforma è l’individuazione di criteri selettivi, trasparenti e verificabili, che valorizzino l’esperienza del magistrato formatasi nello svolgimento dell’attività giudiziaria, che è stato perseguito, tra l’altro:

a) introducendo l’acquisizione di provvedimenti estratti a campione, da

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b) prevedendo punteggi di merito parametrati agli anni di effettivo e positivo svolgimento di funzioni di merito;

c) prevedendo un punteggio aggiuntivo per l’esercizio recente ed attuale delle funzioni giudiziari;

d) eliminando l’equiparazione all’esercizio delle funzioni di merito delle funzioni svolte dai magistrati applicati alla Corte Costituzionale e dai magistrati in servizio presso il C.S.M., in qualità di componenti, di addetti alla Segreteria e all’Ufficio Studi.

Un secondo passo è stato l’adozione della nuova circolare sulle Tabelle degli Uffici giudicanti per il triennio 2020-2022.

La diffusione della “cultura tabellare” e la promozione di una gestione partecipata degli Uffici giudiziari sono condizioni essenziali per garantire l’assetto democratico del sistema giudiziario.

La riforma approvata è finalizzata a garantire la massima trasparenza delle decisioni del dirigente sugli assetti organizzativi dell’ufficio e, soprattutto, sui percorsi professionali dei magistrati, contrastando la ricerca e l’offerta di “incarichi”

interni agli uffici sovrapponibili ai compiti spettanti ai dirigenti e ai presidenti di sezione e, perciò, funzionali alla costruzione di “carriere”.

Per questo la riforma ha previsto:

a) la drastica riduzione della possibilità per il dirigente di attribuire incarichi di coordinamento e di collaborazione, che vanno primariamente attribuiti ai presidenti di sezione;

b) la necessità che in ogni caso tali incarichi siano attribuiti previo interpello e attraverso una procedura comparativa controllabile da parte del Consiglio Giudiziario e del CSM;

c) la esclusione della possibilità di prevedere esoneri dal lavoro giudiziario per tali incarichi.

Il terzo passo è stata la revisione della Circolare sull’organizzazione degli Uffici di Procura.

Valorizzando il proprio ruolo di vertice organizzativo dell’Ordine giudiziario, deputato ad esercitare poteri di indirizzo allorquando sono in gioco attribuzioni che concorrono ad assicurare il rispetto delle garanzie costituzionali, il Consiglio ha proseguito nel cammino intrapreso - già con le delibere quadro del 2007 e del 2009 - verso un’interpretazione costituzionalmente orientata della riforma del 2006, che, in vista di un’impronta unitaria di direzione degli uffici requirenti nell’esercizio

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Sempre allo scopo di valorizzare l’art. 107 della Costituzione e il consolidato orientamento per cui il potere giudiziario, anche requirente, è comunque un potere diffuso a salvaguardia della terzietà ed indipendenza del giudice, in questa opera

‘conformativa’ il Consiglio – in linea con la precedente Circolare - ha anzitutto valorizzato il metodo condiviso dell’adozione del progetto organizzativo. Questa deve avvenire all’esito di momenti partecipativi che costituiscono anche per i sostituti un obbligo funzionale; di modo che l’agire nel rispetto del progetto e dei criteri in esso indicati dal procuratore della Repubblica non sia un atto di sottoposizione gerarchica ma un agire consapevole all’interno di una cornice di valori discussi partecipati e condivisi. Ha, quindi, valorizzato la responsabilità del procuratore quale contrappeso del potere esclusivo che la legge gli conferisce, soprattutto ampliando i doveri di motivazione delle scelte organizzative, essendo la motivazione non solo strumento di trasparenza ma anche di verifica della rispondenza dell’esercizio del potere alle sue finalità.

Anche in questo caso lo spirito della riforma è stato quello di garantire la massima trasparenza delle scelte del dirigente, attraverso:

a) la previsione del criterio automatico di assegnazione degli affari come criterio preferibile;

b) la previsione dell’obbligo di motivazione per tutti i casi di auto- assegnazione, co-assegnazione e assegnazione in deroga al criterio automatico;

c) la previsione della conservazione da parte del Procuratore dei provvedimenti di deroga al criterio automatico e la possibilità di controllo degli stessi da parte del Consiglio;

d) la previsione dell’obbligo di interpello e sulla base di criteri predeterminati di valutazione per l’assegnazione dei magistrati ai gruppi di lavoro, per l’assegnazione degli incarichi di coordinamento ai Procuratori aggiunti e per gli incarichi di collaborazione, onde assicurare competenza e al contempo tutela dell’indipendenza e della pari dignità dei magistrati;

e) la previsione della natura eccezionale e temporanea dell’attribuzione di funzioni proprie dei semidirettivi a sostituti procuratori, in presenza di procuratori aggiunti, anche affinchè le prerogative del Consiglio in punto selezione della dirigenza non siano eluse con l’attribuzione per via gerarchica di “titoli” privi di reali giustificazioni di natura organizzativa e funzionale.

Tutti passi verso la valorizzazione della esperienza giudiziaria affinchè i magistrati italiani siano consapevoli che esercitano un Potere dello Stato qualunque funzione svolgano. E nel sentirne l’onore e la responsabilità, rifuggano dall’ansia di programmare carriere o ricercare notorietà.

I magistrati potrebbero così trovare un modello nel “piccolo giudice”

tratteggiato nel romanzo “Porte aperte” di Leonardo Sciascia, il cui centenario della

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comune che avrebbe voluto la condanna capitale per un pluriomicida, sfida la propaganda fascista delle “porte aperte” (da qui, il nome del romanzo, pubblicato nel 1987 ed ambientato negli anni’30). Sciascia non descrive mai il giudice (se non definendolo “piccolo”) ed addirittura non ne dice il nome; eppure lo immaginiamo tutti, forse quale immagine in negativo del Presidente della Corte di Assise, a latere del quale sedeva; lo conosciamo condividendo il suo travaglio interiore sul processo, sulla pena e sul contesto politico di quegli anni.

Un giudice, seppure privo di nome e volto, che assume dignità morale ed intellettuale perché svolge il suo lavoro, scrupoloso, coraggioso e determinato nel resistere alle lusinghe ed alle minacce del Procuratore Generale e della opinione pubblica.

Su questo modello di giudice deve essere costruita la legittimazione della magistratura e del suo governo autonomo

A Lei signor Presidente della Corte d’Appello e a tutti gli operatori del diritto del distretto il mio più sincero augurio di buon lavoro per il nuovo anno giudiziario.

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