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Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva

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Vangelo del 7/3/2021

3°domenica del Tempo di Quaresima - anno B - Gv 2,13-25

Trascrizione del video-commento del biblista p. Fernando Armellini non rivista dall’autore

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che

vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».

Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.

Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

Il brano evangelico di questa terza domenica di Quaresima, ci pone di fronte a una scena piuttosto imbarazzante, soprattutto per le persone più devote che sono abituate a immaginarsi Gesù

sempre tenero, dolce e affettuoso e oggi invece se lo trovano di fronte indignato, con una frusta in mano che caccia fuori dal tempio venditori e compratori, poi prende a pedate i tavoli dei

cambiavaluta… insomma, una scena piuttosto sgradevole per le persone pie.

È una scena invece che piace al mondo laico, che ama richiamarla ai cristiani per dire che anche oggi Gesù dovrebbe intervenire con la frusta per sanare certe situazioni poco evangeliche dell’istituzione ecclesiale e anche una certa commistione denaro/fede.

I cristiani, poi a loro volta, rispondono che Gesù dovrebbe entrare con la frusta nei loro templi laici, dove si adora il dio denaro, dovrebbe entrare nelle banche, nei templi della finanza dove vengono dettate le leggi crudeli del mercato che affamano i popoli.

Sono posizioni polemiche che nascono da una interpretazione riduttiva, anzi dall'incomprensione del significato più profondo che Gesù ha voluto dare a questo gesto, un gesto tanto importante da essere riferito da tutti e quattro gli evangelisti con una differenza, che l'evangelista Giovanni lo colloca all'inizio della vita pubblica di Gesù e gli altri evangelisti alla fine… chi ha ragione?

Credo Giovanni.

Questo episodio è accaduto all'inizio, nella prima delle tre feste di Pasqua che Gesù ha trascorso a Gerusalemme; è solo l'evangelista Giovanni che parla di tre feste di Pasqua trascorse da Gesù durante la vita pubblica ed è proprio da questo dettaglio che noi possiamo concludere che la vita pubblica di Gesù è durata tre anni.

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Gli altri evangelisti parlano soltanto di una festa di Pasqua che Gesù ha trascorso a Gerusalemme e questa è proprio l'ultima, quella che ha portato poi alla condanna a morte di Gesù; chiaramente, siccome parlano di un'unica Pasqua, gli evangelisti sinottici collocano questo episodio, alla fine.

Che significato intendeva dare Giovanni a questa presentazione del gesto di Gesù all'inizio del suo Vangelo?

Voleva dirci che in questo gesto è presente il programma di tutta la missione che Gesù svolgerà e sarà quella di mostrare che un certo rapporto con Dio è giunto alla fine, adesso Lui è venuto a instaurare un rapporto completamente nuovo con il Padre del cielo.

I Vangeli sinottici, presentandoci alla fine questo gesto di Gesù, un gesto che sarà quello che farà traboccare il vaso e porterà poi alla condanna a morte di Gesù, ce lo presentano per dirci che Gesù ha realizzato la sua missione, missione che ha toccato la religione giudaica difesa dalle guide spirituali che naturalmente non erano disposte a fare un passo indietro e ad accogliere la novità portata da Gesù.

Sarà proprio la missione che Gesù ha svolto che lo porterà poi alla condanna a morte.

Noi cercheremo di fare un'analisi accurata di questo testo perché vogliamo cogliere quel

significato profondo cui accennavo prima e poi naturalmente, ricavare un messaggio per la nostra vita spirituale di oggi. Sentiamo che cosa è accaduto:

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.

Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».

I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.

Il gesto compiuto da Gesù è introdotto dall'evangelista con un'indicazione di tempo.

Erano i giorni in cui a Gerusalemme ci si stava preparando per la festa di Pasqua, immaginiamo quindi il brulicare di pellegrini in città.

Gerusalemme normalmente aveva sui 40.000 abitanti, ma per la Pasqua arrivava a 120.000, perchè giungevano pellegrini non solo da Israele, ma da tutto il mondo.

Ogni israelita doveva, almeno una volta nella vita, andare al tempio del Signore, quindi questi giudei che vivevano in qualche città dell'impero romano spesso sceglievano proprio la Pasqua per andare a Gerusalemme.

A questo punto voglio accennare al denaro che circolava nella città durante la Pasqua.

Giuseppe Flavio, storico, che era anche un sacerdote del tempio e quindi conosceva molto bene l'ambiente, dice che venivano immolati fra i 18 e i 20.000 agnelli, che naturalmente aumentavano di prezzo in occasione della Pasqua.

Immaginiamo il guadagno che avevano coloro che avevano la licenza per poter vendere questi agnelli.

Poi c'erano le offerte nel tempio, nell'atrio delle donne che tra poco mostrerò, c'erano 13 casse in cui ognuno era invitato a porre le offerte che nel tempo di Pasqua erano abbondanti, libere.

Poi c'erano i guadagni dei cambiavalute perché chi voleva fare queste offerte non poteva introdurre nel tempio le monete che circolavano nei mercati della città.

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Queste monete avevano l'effigie di Tiberio e di sua madre Livia, non potevano quindi essere introdotte nel tempio, bisognava cambiare queste monete e si ricevevano i prutot che erano le monete che avevano proprio questa funzione di circolare nel tempio per l'offerta, ma poi venivano cambiate con le monete con cui si potevano acquistare i prodotti nella città.

È chiaro che i cambiamonete avevano la loro commissione, il loro vantaggio; anche costoro non è che potevano mettere un banchetto liberamente per potere cambiare le monete, no!

Dovevano avere la licenza per fare questo lavoro e, diciamolo subito, tutte queste licenze

dipendevano dalla famiglia di Anna e Caifa, erano loro che gestivano tutto questo flusso di denaro.

Per la Pasqua venivano portati a Gerusalemme quei contributi, quelle monete che ogni israelita doveva pagare per il tempio, per il servizio che veniva svolto nel tempio, era mezzo siclo che ognuno doveva pagare; veniva raccolto in tutte le città dell'impero romano dove c'erano dei giudei e per la Pasqua veniva portato a Gerusalemme.

In quel tempo, il tempio era considerato la più grande banca di tutto l'antico Medioriente.

Il Secondo Libro dei Maccabei al capitolo terzo dice che “il tesoro di Gerusalemme era colmo di ricchezze immense, tanto che l'ammontare delle somme era incalcolabile”.

Questo quindi è il tempo in cui Gesù ha compiuto il suo gesto.

Vediamo adesso il luogo: è il tempio, lo vedete alle mie spalle.

Quando si dice tempio dobbiamo introdurre un chiarimento, per tempio si intende tutta quella spianata, iros in greco, gli evangelisti sono molto attenti nell'uso dei termini.

Quella spianata è enorme, non si ha l'idea di quanto sia grande, ma i calcoli dicono che corrisponde all'estensione di 22 campi di calcio regolamentari.

In questa spianata poteva circolare chiunque, potevano entrare anche i pagani, vi invito ad osservare quella costruzione che voi vedete nella parte sud del tempio.

Il tempio era rivolto verso oriente, dove sorge il sole e quello che voi vedete è importante, è il portico regio, è lì che Gesù ha compiuto il suo gesto. Cos'era il portico regio?

Era il luogo dove si svolgeva l'attività più redditizia perché lì si potevano acquistare gli agnelli migliori, le colombe, vedremo tra poco che il mercato che circolava attorno al tempio era molto grande, molto esteso, ma il centro dove si comperava il materiale chic per il culto era lì, nel portico regio. Al centro del tempio, quindi di questa spianata, c'era il “Santuario”.

Distinguiamo bene “tempio” da “Santuario” perché così capiamo meglio poi il significato di ciò che Gesù ha fatto.

Vi mostro adesso sullo sfondo questo santuario, notate… tutto il tempio era un susseguirsi di barriere perché si volevano scremare le persone finché rimaneva proprio l’élite delle persone più pure, le uniche che potevano poi avere accesso al santuario dove abitava la gloria del Signore.

Osservate questo Santuario, al centro è isolato da una balaustra che vi viene indicata, era alta un mt. e mezzo e portava 13 iscrizioni in greco, diceva questa iscrizione:

“Da qui in avanti possono entrare solo gli israeliti, se qualche pagano oltrepassa questa barriera verrà ucciso”

Potevano entrare solo gli israeliti, sia uomini che donne… prima scrematura, quindi gli impuri dovevano rimanere fuori, non accostarsi al Santuario.

Adesso entrano nell'atrio delle donne, vi viene indicato, lì le donne si dovevano fermare, non potevano andare oltre; era lì che c'erano quelle casse per le offerte cui accennavo prima.

Poi vedete che viene indicata una piccola gradinata molto bella, che portava alla porta di Nicanore, che era la più bella del tempio, porta dorata, si diceva addirittura che l’oro era spesso come una moneta su quella porta.

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Solo gli uomini potevano oltrepassarla e si entrava nel luogo accanto al Santuario.

Di fronte al Santuario, lo vedete, c'era l'altare per le offerte, per i sacrifici, gli olocausti che venivano bruciati, quindi immaginate il fumo che saliva al cielo.

Il Santuario era costituito da quella parte centrale che era composta di tre parti: c'era un Atrio, poi c'era il Santo e finalmente il Santo dei Santi dove poteva entrare solo il sommo sacerdote.

Nel Santo potevano entrare anche gli altri sacerdoti, ma solo il sommo sacerdote poteva entrare, solo una volta all'anno, nel Santo dei Santi dove risiedeva la gloria di Dio.

A questo punto voglio indicare anche gli altri luoghi dove c'era questo mercato.

Sullo sfondo vi viene presentata una ricostruzione di questo tempio, vedete tutta la spianata, anzitutto notate di nuovo il portico regio dove Gesù ha compiuto il suo gesto, da questo portico esce una gradinata maestosa, dalla porta di Nicanore che era la più bella; nella parte occidentale di questa spianata del tempio, vi viene indicata una strada, la strada Erodiana, era larga 8 mt. e mezzo e, su ambedue i lati, c'erano negozi dove si vendevano tutti gli oggetti e gli animali necessari per il culto del tempio… era tutta un negozio quella strada!

L'evangelista Giovanni ci dice che Gesù ha cacciato dal tempio le pecore, i buoi e poi ha parlato con quelli che vendevano colombe. I buoi non c'erano nel portico regio anche perché delle otto porte, non so quale potesse essere adatta per introdurre dei buoi.

L'evangelista Giovanni dice che Gesù ha condannato questo culto che voleva dare qualcosa a Dio con degli animali, in realtà i buoi venivano venduti in una piazza del mercato, com'era chiamata, che si trovava sulle pendici del Monte degli olivi e i buoi erano venduti anche, giù nel torrente Cedron, lo potete localizzare perché si trova fra il Monte degli olivi e il muro orientale della spianata del tempio, là dove sorgeva il portico di Salomone.

Ecco, nella festa di Pasqua, questo era il mercato attorno al tempio del Signore perché erano questi i doni che loro volevano offrire a Dio. Adesso l'interrogativo: ma Dio vuole qualcosa di tutto questo?

Gesù è venuto proprio per dire basta con questo modo di rapportarsi con il Signore perché adesso c'è una relazione nuova che Lui è venuto a instaurare con il Padre del cielo.

Vi mostro ancora, sullo sfondo, una ricostruzione di quella che doveva essere la costruzione del portico regio, era lunga 185 mt. occupava quindi tutta la parte sud della spianata, c'erano 4 file di colonne alte 10 mt. più il capitello di 1,80 mt., un capitello corinzio meraviglioso!

4 file di colonne di 40 colonne ogni fila, quindi 160 colonne meravigliose che sostenevano questa costruzione del portico regio. È lì sotto che Gesù ha compiuto il suo gesto, ma la condanna naturalmente era anche per i buoi che in realtà non erano lì sotto, chiusa parentesi.

Vediamo adesso che cosa Lui ha fatto: ha fatto una sferza di cordicelle, soltanto l'evangelista Giovanni dice che ha preso in mano la sferza di cordicelle.

Nel tempio non potevano essere introdotti bastoni o armi, Gesù quindi deve avere impiegato quei giunchi che servivano per tener fermi gli animali.

Che cosa ha fatto? Ha cacciato fuori tutti dal tempio pecore, buoi e poi ha preso a pedate i tavoli dei cambiavalute…

Vediamo di cogliere il significato di questo gesto. Il richiamo più immediato ed evidente è

certamente la condanna della commistione religione/denaro, è un messaggio che è sempre stato attuale anche per la Chiesa, sappiamo le pagine buie che sono state scritte nella storia della Chiesa riguardanti proprio questa commistione denaro/culto… ma non è questo il messaggio più

importante, quello più sconvolgente è un altro.

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Notiamo cosa Gesù ha fatto… ha cacciato tutti gli animali che servivano per i sacrifici perchè Dio non vuole più saperne di questa religione! Cosa significa? Che non gli piacevano gli animali?

Sappiamo che tutti i popoli dell'antichità offrivano questo culto ai loro dei, offrivano gli animali perché pensavano di dare un qualcosa a Dio che poi avrebbe compensato questi loro sacrifici con benedizioni e con favori.

Israele si comportava come tutti gli altri popoli e offriva questi animali al suo Dio.

Cos'è che Gesù ha inteso fare con il suo gesto? Dire semplicemente che Dio non voleva i sacrifici di animali ma voleva altri sacrifici? Questo è il punto!

È che Dio non vuole alcun sacrificio perché i suoi favori non possono essere comprati, non possiamo dare nulla a Dio perché i suoi favori sono completamente gratuiti.

Questa cosa di offrire qualcosa a Dio per ottenere le sue benedizioni è una compravendita che Dio non sopporta, è un rapporto commerciale che va contro la sua stessa natura, Lui dona

gratuitamente il suo amore e quando noi lo accogliamo siamo felici.

Non abbiamo nulla da dare a Dio, pensiamo allora ad una certa spiritualità che ci ha inculcato che dobbiamo fare sacrifici perché i nostri sacrifici possono ottenere forse la salvezza di peccatori e tante altre cose. Gesù non ha mai parlato di sacrifici da offrire a Dio, quando ne ha parlato ha detto “voglio opere di amore io, non sacrifici”.

Le nostre liturgie, noi pensiamo che con i nostri canti, con le nostre devozioni, noi diamo qualcosa a Dio che poi avrà uno sguardo di benevolenza nei nostri confronti… basta!

Le nostre liturgie e i nostri canti sono una manifestazione della nostra gioia di stare con Lui, della nostra gratitudine per l'amore che ha manifestato nei nostri confronti ma non danno nulla a Dio.

Anche le nostre opere buone, noi pensiamo che dandole a Dio poi Lui conserverà un tesoro per noi con i meriti che ci siamo acquistati.

A volte abbiamo sentito dire “fai il bravo così Dio ti vuol bene, ti benedice”… no!

Dio ti benedice e ti ama comunque, tu sarai felice solo se ti lasci avvolgere da questo amore e se ti lasci coinvolgere in questa dinamica di amore gratuito, Lui ti ha donato la sua stessa vita, è questa vita che porta a fare del bene, ad amare, a donarti in modo gratuito si deve adesso manifestare nella tua vita.

Quando questo amore si manifesta tu sei felice perché assomigli al Padre del cielo, non è perché dai qualcosa a Lui, le opere di amore che noi compiamo sono la manifestazione della vita divina che abbiamo ricevuto e quindi le opere di amore ci rendono belli, fanno brillare sul nostro volto la somiglianza con il Padre del cielo. Basta pensare che possiamo dare qualcosa a Dio!

Questa religione dei sacrifici da offrire a Dio va abbandonata perché Gesù ha cacciato tutte le offerte che venivano fatte.

E c'è un terzo aspetto… chi è che caccia fuori con quella frusta? Non caccia fuori soltanto gli animali, caccia fuori i venditori e anche i compratori.

Giovanni dice che ha cacciato fuori tutti, ma l’evangelista Matteo e anche Marco, specificano che ha cacciato fuori i venditori ma anche i compratori, perché anche loro aderivano a questa forma religiosa, caccia fuori queste persone che sono i buoni quindi, quelli che si rapportavano con Dio con i sacrifici… no! Basta!

Teniamo presente… chi veniva cacciato dal tempio? Alle porte, 8 porte della spianata del tempio, c'erano i leviti, che erano i sacristi di quel tempo e che cosa facevano?

Vigilavano che non entrassero delle persone impure, perchè il Libro del Levitico dice che non potevano entrare i ciechi, gli zoppi, chi era sfregiato, chi era deforme, chi era gobbo, chi era nano, i paralitici, i lebbrosi, i peccatori… tutti fuori dal tempio.

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Cacciavano queste persone che non avevano nulla da offrire a Dio se non la propria miseria, la propria debolezza, la propria fragilità, venivano cacciate da tempio.

Gesù non caccia fuori questi, l'evangelista Matteo dopo aver raccontato l'episodio conclude

dicendo che si avvicinavano a Gesù nel tempio, i ciechi e gli storpi… questi Lui li accoglieva e invece ha cacciato fuori quelli che erano puri, quelli che offrivano i loro sacrifici a Dio.

Poi, l’evangelista conclude dicendo che si è rivolto ai venditori di colombe e ha detto “togliete queste cose da qui e non fate della casa del Padre mio una casa di mercato”.

Ma non sta condannando solo il fatto che circolava denaro, sì questo era scandalosa questa

commistione, ma è il mercato nei confronti di Dio che Lui non sopporta, pensare di acquisire meriti davanti a Dio offrendogli qualcosa… questo è mercato che non ha luogo, non può stare nella casa del Padre suo, non è un datore di lavoro, è un Padre con cui ci si rapporta in modo gratuito per amore.

I venditori di colombe sono anche coloro che approfittano della religione per sfruttare i poveri perché le colombe erano il sacrificio offerto dai poveri, anche Giuseppe e Maria hanno offerto due colombe, perché in quel tempo loro non avevano ancora pensato che un giorno Gesù avrebbe posto fine a questa manifestazione di religiosità con la quale anche la famiglia di Nazareth era stata educata.

A questo punto i discepoli si ricordano di un versetto di un Salmo, il Salmo 69 in cui si dice che questo salmista a causa del suo amore per la casa del Signore è stato incompreso e questa passione lo ha divorato, è divenuto estraneo addirittura ai suoi fratelli.

Loro applicano questo versetto del Salmo a ciò che sta facendo Gesù e dicono che questo suo gesto, la posizione che ha preso per amore del tempio del Signore, per la purezza del rapporto con Dio lo divorerà cioè, lo porterà ad essere tolto di mezzo dai custodi di questa religione che Dio non vuole più, ma è la religione che conferisce a chi la gestisce il potere e il denaro.

E ora siamo giunti al messaggio centrale del brano, Gesù che invita a disfare il Santuario, non il tempio… il Santuario dove di incontrava Dio, deve essere disfatto perché Lui ne farà sorgere uno nuovo. Sentiamo:

Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».

Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».

Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».

Ma egli parlava del tempio del suo corpo.

Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Il gesto compiuto da Gesù, non poteva che essere considerato sacrilego dall'autorità religiosa, infatti l'evangelista nota che i giudei si sono rivolti a Gesù e gli hanno detto:

“Compi un prodigio, un miracolo per giustificare come voluto da Dio il gesto che tu hai compiuto”.

Chi sono questi giudei? Non sono gli israeliti tutti, il popolo d'Israele, no!

Nel Vangelo secondo Giovanni, questo termine ricorre 71 volte e rappresenta non tutti i giudei, ma i nemici, gli avversari di Gesù, coloro che rifiutano il suo Vangelo, cioè i capi del popolo, gli scribi, gli anziani, coloro che alla fine poi saranno i responsabili della sua condanna a morte.

Cosa risponde Gesù? “Disfate questo Santuario e in tre giorni io lo farò risorgere”

È una risposta molto enigmatica, “disfate questo Santuario”.

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Il termine greco, il verbo “lúsate ” non vuol dire buttarlo giù, vuol dire “scioglietelo”, non ha più senso questo Santuario perché in tre giorni ve ne presenterò uno autentico, nuovo, definitivo.

Cosa intendeva dire Gesù? Era forse la sua una critica come hanno fatto i profeti, una denuncia della corruzione, degli abusi del tempio?

Ricordiamo le critiche che avevano fatto Geremia, Amos, Isaia proprio nel primo capitolo, Dio dice:

“Non ne posso più dei vostri sacrifici, smettetela di presentare offerte inutili.

L'incenso che voi mi offrite mi dà nausea, quando voi alzate le mani in preghiera io giro la testa dall'altra parte, detesto i vostri noviluni, le vostre feste.

Smettetela piuttosto di fare il male, cominciato a fare il bene, fate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova”.

No, non sono critiche come queste quelle che Gesù fa, Lui dice: “disfate, sciogliete, fatela finita con questo Santuario!” Che cos'era il Santuario?

Abbiamo detto di non confonderlo con il tempio che era tutta la spianata, era quella parte centrale, quella costruzione dove gli israeliti erano convinti che fosse presente il Signore.

Chi lo voleva incontrare doveva andare a questo Santuario, i pellegrini che si recavano a Gerusalemme, andavano a incontrare il Signore, a contemplare il suo volto.

Ricordiamo quante volte nei Salmi si dice: “Il tuo volto Signore io cerco”.

Bellissimo il Salmo 84, che inizia dicendo… è il pellegrino che giunge in cima al Monte degli olivi e contempla quella spianata con al centro il Santuario dove dimora il suo amato Signore e dice:

“Come sono amabili le tue dimore - è proprio l’innamorata che quando vede la casa della persona amata dice: che meraviglia la tua casa - l'anima mia anela e brama gli atri del Signore, voglio arrivare al più presto in fondo a questo Monte degli olivi per poter poi entrare nel tempio e incontrare il Signore nel suo Santuario”.

Questa era la concezione che avevano gli israeliti del Santuario. Gesù non fa una critica della corruzione del tempio, degli abusi, dice che questo Santuario non ha più senso, non serve più, ha svolto già la sua funzione.

“Sciogliete questo tempio, lasciatelo perdere, perché ora il Santuario dove Dio si manifesta, dove Dio mostra il suo volto non è più in questo tempio materiale, è nella mia persona.”

È in Gesù che noi vediamo adesso il volto di Dio, è in Gesù che noi incontriamo il Padre del cielo.

Gli rispondono i giudei che equivocano le parole di Gesù: “Questo Santuario è stato costruito in 46 anni e tu in tre giorni lo fai risorgere”.

Annota l'evangelista: “Lui stava parlando del Santuario della sua persona”

È preziosa però questa annotazione storica perché sappiamo che la costruzione del tempio di Gerusalemme è cominciata nel 19 a.C.;

ricordiamo che il re Erode aveva chiamato per quest'opera 10.000 operai, poi aveva scelto 1000 sacerdoti perché imparassero l'arte della muratura, affinchè questi ultimi potessero costruire il Santuario. Nessuna mano profana avrebbe dovuto toccare quelle pietre della costruzione che sarebbe poi diventata la dimora del Signore.

Se noi partiamo da quel 19 e aggiungiamo quei 46 anni di cui parlano i giudei, arriviamo alla Pasqua dell'anno 28, quando Gesù ha 35 anni e da pochi mesi ha iniziato la sua vita pubblica.

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È preziosa quindi questa annotazione storica che soltanto Giovanni ci ha lasciato.

Gesù quindi sta parlando adesso di questo nuovo tempio che è la sua persona, è in questo tempio che noi incontriamo adesso il Signore.

C'è un'annotazione dell'evangelista che i discepoli non hanno capito ciò che Gesù ha detto… hanno capito dopo la Pasqua questa verità del nuovo tempio che è la persona di Gesù.

Vogliamo andare allora a vedere nel Nuovo Testamento, cosa ci dicono di questa loro

comprensione del tempio del Signore, un tempio che è certamente la persona di Gesù, ma unita alla sua persona c'è anche tutta la comunità di coloro che gli hanno dato l'adesione, coloro che hanno accolto il dono del suo Spirito, la sua stessa vita che è presente in tutti coloro che hanno creduto nel suo amore.

Tutti costoro formano il tempio che ha come pietra fondante il Cristo risorto.

Questa verità viene richiamata anzitutto da Paolo nella sua Lettera ai Corinzi, lui si trova di fronte a una comunità divisa, litigiosa, con tanti problemi… che cosa fa Paolo?

Richiama loro proprio questa verità, dice:

“Non sapete che voi così litigiosi, dimenticate che siete il Santuario di Dio, dimenticate che lo Spirito di Dio abita in voi, circola in voi la stessa vita divina che c'è in Cristo risorto, siete insieme con Lui il nuovo Santuario e dimenticate che è Santo il tempio di Dio che siete voi.”

Ecco la presa di coscienza di tutta una comunità, di essere il tempio del Signore, il Santuario.

E poi un'altra verità che hanno capito… che mentre nel tempio di Gerusalemme c'erano barriere che scremavano tutte le persone che potevano essere minimamente impure e non potevano andare a incontrare il Signore perché soltanto il sommo sacerdote entrava nel Santo dei Santi, loro sapevano che nella Pasqua il velo del tempio era stato squarciato e quindi tutte le divisioni erano state eliminate, nel nuovo tempio non c'era più la distinzione fra giudei, greci, pagani… no!

Adesso tutti coloro che accolgono lo Spirito di Cristo fanno parte di quest'unico santuario.

Nella Lettera agli Efesini, molto bello, al capitolo secondo:

“Cristo ha abbattuto tutti i muri di separazione e ha edificato tutti, sul fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra angolare Cristo Gesù e su questa pietra tutto l'edificio cresce come Santuario Santo nel Signore”.

Infine, ciò che hanno capito adesso delle offerte che venivano fatte nel tempio… cosa accade nel nuovo tempio? Nella Prima lettera di Pietro, al capitolo secondo si dice:

“avvicinandovi a Lui, Cristo pietra viva rifiutata dagli uomini ma scelta preziosa davanti a Dio, voi adesso siete pietre vive”.

La costruzione non è fatta di pietre materiali, sono le persone le pietre vive che costruiscono questo Santuario Spirituale per un sacerdozio santo, per offrire delle offerte che sono soltanto l'amore che manifesta questa vita divina che Cristo ci ha comunicato.

Allora non sale più il profumo degli incensi che a Dio non interessa, ma il profumo di nardo che è il simbolo dell'amore firmato che è quello di Cristo, amore assolutamente gratuito che giunge fino ad amare, a dare la vita per chi ti fa del male, per il nemico. Sentiamo adesso come Giovanni conclude questo episodio

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Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome.

Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo.

Ci ha forse un po' sorpresi la conclusione di questo episodio, ci siamo chiesti come mai Gesù non accoglie con gioia queste persone che volevano dargli la loro adesione, sembrano ben disposti nei suoi confronti?

Riflettiamo… siamo all'inizio della vita pubblica di Gesù e chiediamoci cosa possono avere capito queste persone della proposta di mondo nuovo che Gesù stava facendo, cosa possono avere capito del rapporto nuovo con Dio che Lui iniziava a proporre… eccolo il pericolo!!!

Dargli la propria adesione senza avere ancora compreso fino in fondo che cosa questo comporta!

Il brano evangelico dice che Gesù conosce il cuore delle persone e deve aver letto nei loro occhi, che sono persone sincere, ma che è presto per accoglierli, farli considerare già dei discepoli e quindi correre il rischio di illudersi di essere già nel mondo nuovo, nel regno di Dio.

Li vede ancora molto legati con il loro cuore alla religione antica, quella che piace tanto in fondo agli uomini, quella religione che ti fa sentire migliore degli altri, perché tu puoi offrire i sacrifici a Dio, delle opere buone, quella religione poi che ti fa aspettare e anche pretendere un premio da Dio perché te lo sei meritato obbedendo i suoi comandi.

Ecco Gesù ha detto basta a questa religione che va demolita ed è una religione che forse ancora oggi coltiviamo anche noi, quindi Gesù non rifiuta queste persone e non rifiuta neanche noi, però ci invita a riflettere su che cosa abbiamo realmente capito della sua proposta per non lasciarci trasportare da fragili entusiasmi.

Allora, a loro e anche a noi, Gesù sembra voler dire “vai con calma, approfondisci bene la mia proposta di mondo nuovo, di rapporto nuovo con il Padre del cielo e prendi coscienza che cosa significa per te appartenere al nuovo Santuario che è la mia persona.

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