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“(…) Premessa indispensabile per la definizione di specifiche politiche e degli strumenti con cui attuarle consiste nella definizione, delimitazione e differenziazione della ruralità (…)” ( De Blasi et al., 2005).

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INTRODUZIONE

Lo sviluppo delle aree rurali sta assumendo in questi ultimi anni un’importanza crescente nello scenario europeo, soprattutto dopo l’ultimo processo di allargamento, i bisogni legati ai temi dell’inclusione e della coesione sociale, dell’occupazione, e della salvaguardia delle risorse ambientali si sono fatti rapidamente più stringenti rendendo di conseguenza necessaria la predisposizione di risposte rapide ed efficaci a problemi quanto mai complessi e tra loro strettamente interrelati. Tuttavia, appare evidente che l’implementazione di politiche adeguate richieda innanzitutto una chiara definizione dell’oggetto a cui tali provvedimenti sono destinati, ed è appunto su tale argomento che è incentrato tutto il primo capitolo. Dopo una breve parte introduttiva, infatti, nella quale viene preso in esame il tema dello sviluppo rurale nel suo complesso, tale espressione viene quindi separata nelle sue due componenti lessicali mettendo in rilievo le loro rispettive peculiarità e come, nel corso degli anni, questi due termini si siano evoluti ed arricchiti di nuovi significati. In particolare, poi, al tema della definizione delle zone rurali è dedicato un paragrafo supplementare sui criteri che sono stati adottati a livello comunitario per l’individuazione di queste aree, una questione questa che peraltro è stata ed è tuttora motivo di accese discussioni sia tra gli studiosi che tra gli stessi policy makers 1 . A conclusione del primo capitolo viene infine affrontato l’argomento della multifunzionalità in agricoltura, poiché, se è vero che sia un ovvietà affermare che l’attività agricola ha costituito, almeno sino ad ora, una delle risorse di maggiore rilievo per queste aree, è altrettanto vero che valorizzando l’idea di multifunzionalità sia possibile risolvere i numerosi problemi che affliggono non solo queste aree ma anche lo stesso settore primario. Una volta messo a fuoco se non altro nelle sue caratteristiche principali il tema dello sviluppo rurale, nel secondo e terzo capitolo, invece, tale questione è stata presa in esame dal punto di vista delle politiche andando a ripercorrere l’evoluzione delle problematiche

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“(…) Premessa indispensabile per la definizione di specifiche politiche e degli strumenti con cui attuarle consiste nella definizione, delimitazione e differenziazione della ruralità (…)” ( De Blasi et al., 2005).

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legate a questo tipo di politica comunitaria, dalla loro lenta affermazione negli anni sessanta e settanta sino ai più recenti sviluppi che segnalano la costituzione di un vero e proprio fondo unicamente destinato ad affrontare le questioni relative allo sviluppo rurale. In particolare nel secondo capitolo, dopo aver brevemente riportato alcuni provvedimenti dei primi anni di vita della Comunità europea, nei quali peraltro questo tipo di sviluppo figura solo quale elemento marginale delle politiche strutturali, a dispetto delle forti differenze di carattere strutturale che tuttavia negli anni cinquanta contraddistinguevano le diverse regioni europee; si prende poi quale punto di riferimento l’importante documento di fine anni ottanta “Il futuro del mondo rurale 2 ” che in un certo senso rappresenta il nuovo orientamento strategico, o per meglio dire, la genesi della politica di sviluppo rurale. Da questo punto in poi viene quindi descritto il tortuoso percorso che segue questo tipo di politica “pendolando tra Scilla e Cariddi” ossia tra coloro che chiedevano il decollo di una vera politica di sviluppo rurale e chi invece voleva utilizzarla per continuare ad usufruire dei sempre meno difendibili interventi “a pioggia” che caratterizzavano la Pac dando vita, con la riforma di Agenda 2000, ad un fantomatico secondo pilastro dietro al quale in realtà si celava solo molta retorica. Contrariamente a tutto il resto del capitolo dedicato appunto all’evoluzione della politica di sviluppo rurale europea l’ultimo paragrafo è stato invece riservato alla descrizione dello strumento delle cosiddette Iniziative Comunitarie ed, in particolare, dell’Iniziativa LEADER che in ragione di quel suo “carattere pilota” incentrato su approcci innovativi quali sono quelli dell’approccio territoriale e partecipato ha rappresentato un elemento d’ispirazione molto importante per le successive politiche di sviluppo rurale. Nel terzo capitolo, infine, vengono analizzati tutti gli avvenimenti più rilevanti del nuovo millennio che si sono succeduti nel contesto europeo per la politica di sviluppo rurale, partendo dall’importante Riforma di Medio Termine del 2003, per approdare poi alla questione dell’importante processo di allargamento,e giungendo infine ad affrontare il tema della recente riforma delle politiche di

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“(…) un documento di riflessione di ampio respiro, in cui la Commissione tracciava le linee di fondo di una nuova politica di sviluppo rurale decisamente ispirata ad una logica territoriale (…)” (Gaudio G., Pesce A., 1997).

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sviluppo rurale approvata nella seconda metà del 2005.

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