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L’infanzia è una fase del ciclo di vita in cui si affrontano numerosi compiti

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Academic year: 2021

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Conclusioni

Il lavoro di educatrice di asilo nido mi porta ogni giorno a contatto con la situazione della famiglia ed in particolare dei genitori in cerca di sostegno alle loro difficoltà ed incertezze di carattere educativo, relazionale, comunicativo nei confronti dei loro bambini. Il sistema familiare è in costante trasformazione, e la sua caratteristica principale è il tema del cambiamento: numerose variabili influenzano il percorso evolutivo di una famiglia, provenienti sia dall’interno che dal contesto esterno in cui si colloca - la relazione coniugale, la rete sociale, la situazione lavorativa ed economica. Partendo da un approccio all’individuo e alla famiglia in termini evolutivi e sistemici, lo sviluppo familiare viene considerato in termini di processi di adattamento che implicano la capacità di affrontare con successo i compiti specifici di ogni periodo della vita e le difficoltà transitorie che si presentano. Gli eventi critici che caratterizzano il suo percorso evolutivo, prospettano nuovi compiti e richiedono soluzioni alternative. Si può trattare di eventi prevedibili, come la nascita di un figlio, i passaggi scolastici, la sua adolescenza, l’emancipazione dal nucleo di origine, e altri, non previsti, che interrompono il ciclo vitale della famiglia e possono creare disequilibrio:

malattie croniche, perdite premature, disabilità, separazioni conflittuali, gravi problemi economici e lavorativi. In questi momenti di crisi assumono la massima importanza le abilità adattive del sistema familiare e delle persone che lo compongono: maggiore è la rigidità strutturale del nucleo, e meno la famiglia sarà in grado di attuare il processo di cambiamento necessario a superare il momento critico e a condurre tutto il sistema verso una evoluzione creativa e un equilibrio più funzionale. Ogni tappa del ciclo vitale che rimette in discussione aspetti dell’equilibrio familiare e propone alla famiglia e ai suoi singoli componenti nuovi compiti evolutivi, potenzialmente rappresenta anche un arricchimento ed una importante occasione per acquisire nuove competenze necessarie ad affrontare il proseguo della propria vita.

L’infanzia è una fase del ciclo di vita in cui si affrontano numerosi compiti

evolutivi e cambiamenti necessari allo sviluppo cognitivo, affettivo e

comportamentale. I bambini sono impegnati ad acquisire autonomia, a divenire

capaci di separarsi dalle proprie figure di riferimento, ad identificarsi e

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differenziarsi rispetto a queste, passando, inevitabilmente, per la paura della separazione e del fallimento. Di fronte a questi cambiamenti è determinante il modo in cui vengono affrontati, quali risposte adattive il bambino e il contesto in cui si trova inserito sarà in grado di fornire.

In una prospettiva ecologica, secondo le parole di U. Bronfenbrenner (1979) 1 , emerge l’importanza per lo sviluppo umano dell’interazione tra un organismo umano attivo in evoluzione e le persone, gli oggetti e i simboli che si trovano nel suo ambiente circostante; in questa ottica, l’ambiente familiare rappresenta lo spazio nel quale il bambino farà esperienze, che saranno di fondamentale importanza per il suo sviluppo cognitivo e affettivo.

Quando si parla delll’infanzia, non si può non parlare della genitorialità, e del suo sostegno, dal momento che il modo in cui si assume la funzione genitoriale ha ripercussioni sullo sviluppo del bambino sotto ogni profilo, psichico, fisico ed emotivo, così come le peculiari caratteristiche di personalità del figlio hanno effetti sulle modalità di assunzione delle funzioni genitoriali.

Un sano ed equilibrato sviluppo del bambino dipende in gran parte dalle interazioni e dal clima emotivo che il bambino stabilisce con l’ambiente familiare nel corso della sua crescita, così come le premesse per uno sviluppo affettivo problematico, possono essere rintracciate nelle caratteristiche del legame affettivo con la madre e con tutto il nucleo familiare.

Nella famiglia di oggi, modificata profondamente da trasformazioni sociali e culturali, il cui modello investe una pluralità di modi di stare insieme (coppie di fatto, legalizzate, single, genitori biologici e non, coppie ricostituite, famiglie ricostituite, ecc.) entrambi i genitori svolgono un ruolo attivo nell’educazione dei figli e la comunicazione familiare, il dialogo, l’ascolto, l’attenzione sono divenuti gli elementi fondamentali per la crescita e la maturità dei figli e in generale per la sanità di tutto il sistema famiglia. Una modalità di comunicazione efficace, basata sull’ascolto e sulla condivisione deve essere sviluppata quotidianamente cominciando dai primissimi scambi verbali e non verbali, costruendo uno spazio

“potenziale” comune a bambini ed adulti. In questo senso il gioco può essere

1

U.Bronfenbrenner, The ecology of human development, Harvard University Press, 1979.

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identificato come contesto comune di relazione e comunicazione dove è possibile esprimere la creatività personale creando situazioni fantastiche e sviluppando linguaggi condivisi. Ma i genitori di oggi sembrano essere oppressi dall’ansia di essere inadeguati, dalla preoccupazione di non possedere gli strumenti per educare al meglio il proprio figlio, per la presenza di modelli educativi appresi e ora non più appropriati a causa del rapido mutare dei costumi, dalla paura di non aver saputo fare abbastanza, di non saper affrontare i problemi, parlarne, trovare soluzioni. Questi dolorosi stati d’animo possono indurre a porsi su posizioni difensive e portare alla chiusura della comunicazione con se stesso, con il figlio ed anche con tuttti gli ambiti sociali coinvolti nella relazione problematica. Alla luce di queste considerazioni il percorso di sostegno alla genitorialità si propone di facilitare l’acquisizione di una maggiore consapevolezza di sé, dei propri schemi di risposta allo stress e alle sollecitazioni emotive esterne; offrire l’opportunità di acquisire elementi nuovi di conoscenza in merito al momento evolutivo che il bambino e il nucleo familiare sta attraversando e nuovi strumenti creativi di gestione dello stress e delle emozioni. Si propone inoltre di promuovere nei genitori una maggiore consapevolezza della loro efficacia educativa e di attivare un processo di maggior comprensione del “problema figlio”.

La genitorialità e la necessità di un suo sostegno sono problematiche ormai conosciute, studiate, dibattute ed all’ordine del giorno a tutti i livelli istituzionali, da quello internazionale a quello locale. La Legge 285/1997 (Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza) ha determinato un preciso orientamento politico: per la prima volta in ambito nazionale attraverso il legislatore si focalizzano sugli Enti Locali, i “Diritti umani universali”, soprattutto il “Diritto soggettivo all’educazione” (codificato nella

“Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia” del 1989). Ai Comuni viene attribuita una responsabilità diretta, prima esclusiva della famiglia che diventa

“soggetto di pubblica tutela”, riguardo “la qualità della vita, lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dell’infanzia e dell’adolescenza” (L.

285/ Art. 1). Sono previsti progetti finalizzati alla “realizzazione di servizi di

preparazione e sostegno alla relazione genitori-figli”. Importante è soffermarsi

sulla concezione sistemica della famiglia, rispetto all’interazione con il sistema

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sociale: l ’obiettivo di promuovere condizioni di crescita positiva per i minori deve passare attraverso l’unità primaria delle relazioni umane e cioè la famiglia.

La Legge 285/97, osserva: “La qualità della vita di un bambino/a è determinata anzitutto dalla qualità della relazione che lo lega, fin dalla gestazione alla propria madre e al proprio padre ed è per questo molto importante favorire l’acquisizione di una cultura della maternità e paternità libere e responsabili sostenendo concretamente l’esercizio delle responsabilità familiari. Lo sviluppo di buone relazioni familiari deve essere sostenuto da un’adeguata rete di servizi, capaci anche di valorizzare le reti comunitarie, di scambio e aiuto tra le famiglie”. Le politiche di sostegno alle famiglie ed alla genitorialità devono avere l’obiettivo di promuovere e favorire l’autonomia del nucleo nel suo complesso secondo un concetto di “salute” 2 intesa come capacità della persona e del suo gruppo di appartenenza di sapere affrontare i propri compiti di sviluppo . Tali compiti si esercitano non solo con il supporto di una rete di servizi, ma anche con sistemi integrati di una comunità che accoglie e di cui i servizi formali sono solo una parte . Gli Enti locali dovranno essere in grado di pianificare interventi e servizi per l’infanzia, per i genitori e per le famiglie. L’assunzione di responsabilità collettiva dell’infanzia è un concetto portante di questa legge perché il minore diventa “soggetto di pubblica tutela”. Più recentemente, la cosidetta legge Fornero tra le altre modifiche, ha introdotto anche alcune misure sperimentali per il periodo 2012-15, per "sostenere la genitorialità, promuovendo una cultura di maggiore condivisione dei compiti di cura dei figli all'interno della coppia e per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro" applicabili anche ai genitori adottivi ed affidatari. Questi orientamenti mettono in primo piano l’importanza dell’offerta di servizi per l’infanzia di qualità che possano integrare la famiglia come agenzia primaria di formazione. E conseguentemente, assume fondamentale importanza la formazione del personale educativo che concretamente deve operare all’interno di questi servizi gestendo relazioni multiple, potenzialmente problematiche. Gli insegnanti/educatori, grazie ad una formazione continua, devono sviluppare un sistema di saperi articolato in saper essere, per accrescere la consapevolezza sulle proprie modalità relazionali ed il proprio stile educativo;

2

L’ Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito il concetto di salute come: “Quel processo per il quale la gente

incrementa il controllo e la gestione diretta delle proprie condizioni di benessere e/o di disagio”

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saper fare, per accrescere la padronanza delle dinamiche comunicative ed interattive dei contesti educativi; sapere, per accrescere la capacità di collegare teorie e pratiche educative e di progettare l’innovazione; devono padroneggiare tecniche di osservazione che sono alla base di ogni singolo momento trascorso con i bambini e capacità riflessive per poter rivedere ed aggiustare continuamente i propri comportamenti ed interventi. Devono inoltre acquisire modalità relazionali e comunicative che possano stabilire rapporti paritari, simmetrici, avalutativi e non intrusivi.

Da queste premesse, si potrebbe dedurre che la situazione familiare, genitoriale e

la situazione dell’infanzia, sia adeguatamente conosciuto, studiato, sperimentato,

che quindi si stia adeguatamente provvedendo al suo positivo sostegno con

riforme legislative ed amministrative, e in ambito locale, con l’offerta di servizi di

qualità, di personale altamente qualificato, e di progetti ben strutturati e

soprattutto attuati con grande professionalità dal suddetto personale. E questo è

senza dubbio vero in uno scenario virtuale, in cui non influisca una variabile

fondamentale, qual è appunto la variabile culturale. Qualsiasi riforma, qualsiasi

legge, qualsiasi progetto, dovrà, al momento della sua implementazione,

confrontarsi con la componente umana ed in particolare con la componente

culturale che come sappiamo cambia e si evolve più lentamente o perlomeno con

tempi diversi rispetti a quelli necessari per far calare dall’alto una riforma o una

disposizione legislativa. Lo scenario reale risulta così profondamente diverso da

quello virtuale, possibile. Nello scenario reale le riforme vengono recepite da un

personale amministrativo saldamente ancorato al “vecchio” sistema, che non ha

né le capacità, né la volontà di cambiare e di evolvere; l’accurata professionalità

del personale educativo deve giornalmente fare i conti con la scarsità delle risorse

e con una dirigenza autoritaria ehe riesce a distruggere la motivazione e

l’entusiasmo di quella gran parte che è fermamente convinta di essere fortunata a

svolgere unostupendo lavoro socialmente e umanamente utile. Nello scenario

virtuale la nostra società potrebbe e dovrebbe essere quella società vivibile e

vitale, propositiva e creativa come la nostra storia, le nostre capacità, la nostra

intraprendenza sembra suggerirci.

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Nello scenario reale la nostra società si trascina in una crisi generale dalla quale non sembra esserci via di uscita.

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