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AGOSTO MESE DEDICATO ALLA MADONNA GRANDE

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Academic year: 2022

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AGOSTO MESE DEDICATO ALLA

MADONNA GRANDE

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MONTECILFONE CON TRE C

PILLOLE DI

CUCINA

- ARIA DI COLLINA - PROFUMO DI CANTINA MONTECILFONE è un paese collinare, è una terrazza sull’Adriatico, a 18 km dal mare con una strada

a scorrimento veloce e appena a 30 km dalla Maiella e da Campitello Matese, immerso nel profumo e nel fascino del Bosco di Corundoli.

MONTECILFONE è un paese idealeper unavacanza relax, buona cucina, cantine doc,

collina, mare, bosco e montagna: il meglio per pianificare la proprie vacanze nelle bellissime strutture ricettive presenti in paese e in campagna.

Montecilfone offre un piacevole soggiorno sia a chi ama il mare sia a chi ama la montagna e dispone di un’offerta diversa di vacanza, alternando, nell’ospitalità della campagna, un tuffo nelle azzurre acque dell’Adriatico a passeggiate tra le fresche frasche del Bosco di Corundoli.

Montecilfone è pronto per un turismo di qualità, sconosciuto al turismo di massa, ma molto apprezzato da chi ama una vacanza

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conseguenza è un paese ideale per soggiornare in un agriturismo di alta classe come la Grande Masseria e propone una vasta gamma di B&B, case Vacanze e molte altre strutture ricettive con prezzi economici.

MONTECILFONE

Offre

Pillole di Cantina ­ Pillole di Cucina – Pillole di collina

MONTECILFONE

“MONTI E VALLI, MARE: PARLATEMI DI DIO”

Estate, ferie, vacanze, silenzio, montagne, colline molisane possono farci pervenire con maggiore intensità la voce di Dio.

“Parlami di Dio, dissi al mandorlo. E il mandorlo fiorì.” E’ solo un brandello di poesia, del poeta Mikos Kazantzakis (1882-1957) che però illustra una grande verità: nella bellezza della natura si cela il mistero di Dio.

E Gesù, che possedeva il senso del bello, parlava così di Dio Padre: “Guardate gli uccelli del cielo, non seminano, né mietono, eppure il Padre vostro celeste li nutre.

“Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.”

(Mt. 6,25. 28-29).

Per molti questo è il “tempo delle ferie”. Momento importante nella vita perché permette di fare una sosta nel

lavoro quotidiano per “ritemprare le forze” in vista di nuovi impegni.

C’è però un altro aspetto che dobbiamo sottolineare: questo è anche un tempo propizio per riscoprire Dio.

Nella Bibbia i monti sono presenti ovunque.

Il salmo 121 canta: “levo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra”.

E i monti, come interpreti efficaci dell’opera del creato, affermano: il mondo come Dio lo ha creato è bello; nel mondo l’uomo occupa un posto tutto speciale per aver ricevuto l’incarico di farsi responsabile del creato.

“I monti invitano a salire l’erta faticosa che allontana l’uomo dalla nebbia della paura, fa ritrovare il mistero del cielo e soprattutto aiutano l’uomo a riscoprire se stesso.

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E’ necessario creare il distacco del cuore, della mente e dell’anima dalle cose e dal mondo, purificarsi nel silenzio salendo sulle vette dello Spirito.

Le vette ci fanno balenare altre vette che sconfinano nei cieli dell’eterno e dell’infinito.

I monti sono come indici puntati verso il mistero di Dio.

Ci invitano alle ascensioni verso l’alto, al respiro più puro, alla forza, al sacrificio, al realismo ed anche alla delicatezza e all’osservazione attenta della natura.

I monti li visitiamo ma per guardare oltre, li contempliamo per scoprire il

finito e l’infinito, per conoscere la diversità ed accettarla. I monti sono una ricchezza. E lo stesso possiamo fare del mare e dire: Mare…parlami di Dio.

Più di 1500 versetti dell’Antico Testamento parlano delle acque e per ben 367 volte il mare dilaga.

L’uomo biblico sentiva la realtà del mare quasi come un segno di morte, da cui poteva strapparlo solo Dio.

Noi invece ci tuffiamo nelle grandi acque come in una specie di grembo materno.

Spesso il lavoro non è solo ciò che ci occupa per molte ore ogni giorno, ma è qualcosa che assorbe tutta la nostra vita.

Siamo come divorati dalle cosa da fare.

Occorre però anche

"saper riposare", cioè prendere un po' le distanze e interrogarci sul rapporto tra noi e il lavoro. "Vacare"

è il verbo latino all'origine della parola "vacanza".

Significa smettere, distaccarsi dal ritmo quotidiano per ritrovare il senso di ciò che facciamo

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Occorre avere occhi per contemplare la bellezza delle cose “fatte non da mani d’uomo".

Per il credente il creato è il frutto di un atto trascendente che dal nulla ha tratto ogni essere alla vita: il

salmo 19 canta

"I cieli narrano la gloria di Dio” ed il libro della Sapienza afferma “dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l’ autore: Dio!".

Ma la bellezza si manifesta anche nella genialità delle creazioni dell’uomo: nell’incontro con l’arte, la musica, la poesia…

La “fruizione estetica”, come qualcuno la definisce, è elevazione dello spirito: è godere di tutto ciò che è bello, vero, sano, di tutto ciò che fa dilatare il cuore.

Le vacanze sono un tempo favorevole per la cura della nostra interiorità.

Ciascuno di noi deve dedicare del tempo a salvaguardare la propria interiorità. Un antico filosofo, Platone, diceva “Non conduce una vita umana chi non interroga se stesso".

Uomini liberi sono coloro che hanno una profonda vita interiore: capaci di pensare, di riflettere, di sviluppare capacità critica.

Interiorità per il credente significa preghiera, silenzio, ascolto della Parola di Dio.

Le vacanze sono un tempo favorevole per la cura delle nostre Relazioni con Dio, con gli altri e con se stessi.

Penso alla famiglia, agli amici, alle persone che incontriamo. Diciamo spesso che non abbiamo tempo e viviamo le relazioni in modo affrettato.

Non dobbiamo scambiare l'amicizia con il semplice stare insieme:

l'amicizia si nutre innanzitutto di una conversazione ricca di interiorità.

Ricordo una frase del “Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupery,

“Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici”.

Gli amici sono tesori da scoprire e non da comprare già confezionati. Il tempo della vacanza,dunque, è davvero un'occasione preziosa per ripensare alle nostre relazioni con le persone: quelle che solitamente frequentiamo (troppo spesso le diamo per scontate) e quelle nuove che incontreremo. Infine non diamo per scontata la relazione con Dio. In vacanza diamo più tempo alla preghiera: è la prima e più grande relazione di amicizia della nostra vita, dalla quale dipende la qualità umana e l'autenticità di tutte le nostre relazioni.

Buon cammino estivo a tutti per una ripresa più puntuale dell'anno pastorale che inizierà il prossimo settembre.

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Questo è il messaggio che rivolgo alle famiglie della parrocchia in vista della riapertura delleattivita pastorali alla luce delle indicazioni regionali riguardo al Covid-19.

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Sarà un'estate diversa dalle precedenti, con nuove sfide daaffrontare, ma con il consueto desiderio di vivere insieme a famiglie e giovani ogni momento che ci è concesso.

Nonostante le misure di sicurezza imposte dalla pandemia, anche quest'anno le spiagge della nostra provincia e le strutture alberghiere si sono attrezzate per ricevere al meglio le tante persone che si stanno riversando verso l'aria aperta e il sole.

Dopo la forzata chiusura nelle nostre case e la limitazione alla libera circolazione, dal 14 giugno siamo in “libertà condizionata” e chi a luglio e chi ad agosto, tantissimi sono già in vacanza e tanti lo saranno in questo periodo.

Mai come quest'anno

sentiamo tutti, dico tutti,

l'esigenza di muoverci, viaggiare,

volare,

ballare…insomma di

riprendere la vita che

il Covid19 aveva cercato di toglierci.

Ma la ritrovata libertà non deve

farci dimenticare che la prudenza non sarà mai troppa,specialmente quando ci ritroveremo a stretto contatto con gli amici o con le persone di cui non conosciamo la storia.

Oggi più che mai, in assenza di adeguati comportamenti, il rischio che si accendano nuovi focolai di contagio, è altissimo.

Finchè non arriverà l'ausilio del vaccino, non dimentichiamo che saremo sempre esposti al contagio.

Detto questo, pensiamo alle valigie per una nuova avventura estiva.

Mare, monti, campagna, montagna, località turistiche ci aspettano, ma prima di buttarci nella mischia, vale la pena ad esempio ricordare le numerose vittime del Covid19, e le molte persone che vivono in virtù della nostra solidarietà di donatori Avis.

L’ESPERIENZA DELLA PANDEMIA, DEL CORONAVIRUS

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LA CARITÀ NEL TEMPO DELLA FRAGILITÀ

L’esperienza della fragilità, della paura, della malattia ha condizionato i nostri percorsi di questi ultimi mesi e ha condizionato le nostre scelte:

abbiamo sospeso e annullato tutto, perfino le celebrazioni della Pasqua, l’accompagnamento degli ammalati, la visita pastorale, la formazione dei più giovani, i funerali: tutto!

Quest’esperienza si è presentata come male, malattia, morte, lockdown ma, guidati dallo Spirito, l’abbiamo affrontata e abbiamo tentato di ricavarne il bene.

Vincere il male con il bene è un’indicazione evangelica (cf. Rm 12,21), così come cercare di vedere il bene anche in mezzo al male: noi, cultori del bene per vocazione, ci siamo sentiti mandati in questa missione che però non è terminata, anzi. Il cammino esistenziale che ha coinvolto tutti, bambini e anziani, uomini e donne.

Così, nell’impossibilità di muoverci, di convocarci in assemblea, abbiamo riscoperto il dono e la dignità del Battesimo e la sua grandezza:

l’abilitazione alla preghiera a tu per tu con il Padre, la sacralità della nostra casa e della nostra vita, la missione e la testimonianza affidate ad ogni cristiano chiamato ad annunciare Gesù e il suo Vangelo, partendo dai propri figli. Non nasce a tavolino – anche se tavoli di lavoro e di confronto ne ha attraversati tanti e da ciascuno ha raccolto un contributo -; nasce dall’urgenza di dare una risposta alle persone fragili, quelle che già sono in difficoltà e quelle che prevediamo cadranno vittime delle conseguenze del coronavirus sul piano economico e sociale. È un’urgenza che non

possiamo non vedere.

I poveri non ci chiedono però una nuova organizzazione o delle strutture ma domandano prima di tutto comprensione, ascolto, vicinanza, tenerezza: non un dono materiale e individuale ma spirituale e collettivo, uno stile comunitario.

I poveri ci chiedono calore umano e amore, speranze e Speranza.

Di questi doni dobbiamo fare provvista alla scuola del Vangelo.

Sento crescere dunque questa domanda dei poveri e con tutto il cuore la presento alle comunità cristiane:

Dove possiamo trovare questi beni, questo pane?

È il pane dell’amore, dell’amicizia, della fraternità!

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Quando qualcuno di noi, umiliato e bastonato, avrà bisogno di sostegno, dove potrà raccontare le sue amarezze, la sua disperazione e trovare comprensione?

Per favore, non dite «vai dal parroco» oppure «vai alla Caritas!».

E se avessimo la grazia di aver avuto in dono un cuore attento al fratello bisognoso, che cosa abbiamo da offrire?

E anche qui, per favore, non diciamo pasta o vestiti o soldi!

Tutti coloro che busseranno alle porte delle nostre comunità devono trovare un fratello e una sorella che sa stare accanto a loro, che li ascolti, li incoraggi e li sostenga… con il cuore innanzitutto, cioè con amore, con l’Amore, con il “pane buono”.

Non è vero forse che, se fossimo più poveri, sapremmo capire meglio e forse saremmo più ricchi di umanità?

Il “pane buono” è il pane che unisce ascolto e azione e va ben oltre quanto possiamo trovare presso gli sportelli dell’assistenza pubblica o privata e dei servizi sociali.

È pane di fraternità, di cammino condiviso, di giustizia cercata insieme.

Il “pane buono” di cui i poveri hanno bisogno è pane semplice, di cui tutti possono disporre, anche i poveri stessi.

Le nostre Liturgie ci offrono ogni Domenica la Parola del Signore Risorto, ci nutrono con il Pane eucaristico, cioè la vita divina di Gesù, perché noi stessi diventiamo “pane buono” per i nostri fratelli e sorelle e sappiamo amare in memoria di Lui.

Da lì troviamo forza per stare insieme, per ospitare, per lenire le sofferenza, per guardare al futuro con speranza.

Era anche tutto questo che ci è mancato in questi mesi?

A partire dall’urgente appello dei poveri, siamo chiamati a ripensarci, a ringiovanirci nel cuore, a ritentare di edificare quelle comunità del Vangelo che parlano del Signore con la vita.

È una grande opportunità per le nostre comunità per darsi un volto credibile e accogliente.

Queste comunità che nascono dalla fragilità umana, con l’aiuto dello Spirito del Risorto, sanno testimoniare e vivere la Carità, il

“pane buono”! Ne siamo certi: il Signore è la nostra forza!

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1-2 agosto

SOLENNITÀ DEL PERDONO D'ASSISI.

Il Perdono d'Assisi è un'indulgenza plenaria che, nella Chiesa cattolica, può essere ottenuta dai propri fedeli dal mezzogiorno del 1º agosto alla mezzanotte del 2 agosto di ogni anno.

Questa indulgenza venne concessa nel1216dapapa Onorio IIIa tutti i fedeli, su richiesta disan Francesco d'Assisi.

Secondo il racconto tradizionale, in una notte di luglio del 1216, mentre Francesco d'Assisi era in preghiera nella chiesa dellaPorziuncola, ebbe una visione diGesùe dellaMadonna circondati da una schiera di Angeli. Gli fu chiesto quale grazia desiderasse, avendo egli tanto pregato per i peccatori. Francesco rispose domandando che fosse concesso il perdono completo di tutte le colpe a coloro che,confessatie pentiti, visitassero la chiesa.

La richiesta, con l'intercessione della Madonna, fu esaudita a patto che egli si rivolgesse al papa, comevicario di Cristoin terra, per richiedere l'istituzione di taleindulgenza.

Il mattino seguente Francesco, insieme al confratelloMasseo da Marignano, si recò aPerugiaper incontrare Onorio III, eletto pontefice in quei giorni da unconclavedi 19cardinaliriuniti proprio a Perugia, dov'era morto il suo predecessore Innocenzo III.

Francesco e Masseo furono ammessi alla sua presenza e gli esposero la richiesta di un'indulgenza senza l'obbligo del pagamento di unoboloo il compimento di un grandepellegrinaggiopenitenziale (com'era invece consuetudine allora). Le argomentazioni di Francesco ebbero la meglio sui dubbi e le perplessità del papa e dei cardinali, che tuttavia ridussero

l'applicazione dell'indulgenza a un solo giorno all'anno (il 2 agosto), pur concedendo che essa liberasse «dalla colpa e dalla pena in cielo e in terra, dal giorno del battesimo al giorno e all'ora dell'entrata in questa chiesa».

Inizialmente riservata esclusivamente alla chiesa della

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Porziuncola, nel corso del tempo l'indulgenza fu estesa prima a tutte le chiese francescane e successivamente a tutte le chiese parrocchiali, restandone comunque immutata la data e la denominazione.

NondimenoAssisie laBasilica di Santa Maria degli Angeli(che è stata edificata attorno all'originaria chiesetta della Porziuncola) sono rimaste le mete privilegiate dei pellegrinaggi per lucrare l'indulgenza del 2 agosto e la ricorrenza religiosa vi è celebrata ogni anno.

Secondo ilManuale delle indulgenzedella Chiesa cattolica, per ottenere l'indulgenza plenaria un fedele, completamente distaccato dal peccato anche veniale, deve:

1. Confessarsi, per ottenere il perdono dei peccati; partecipare alla Santa Messa e ricevere lacomunione eucaristica, per essere

spiritualmente unito a Cristo;

2. pregare secondo le intenzioni del Papa, per rafforzare il legame con la Chiesa, recitando almeno un Padre nostro, Ave Maria e Gloriaal Padre;

3. recitare il Credo e il Padre nostro;

4. visitare la chiesa della Porziuncola o una chiesa francescana o una qualsiasi chiesa parrocchiale.

5. Confessione e comunione possono essere fatte anche alcuni giorni prima o dopo le date previste (nell'arco di una o due settimane).

La visita e la preghiera è opportuno che siano fatte lo stesso giorno.

L'indulgenza plenaria può essere richiesta, una volta al giorno, per sé o per i defunti.

Vivremo il mese di agosto rivolgendo la nostra preghiera, la nostra lode e ilnostro pensiero alla

Madonna Grande

.

Infatti cominceremo il 1° agosto la Quindicina in suo onore con rosario alle ore 18.00 e S. Messa alle ore 18.30. Durante questo breve cammino spirituale di 15 giorni la Madonna ci invita a mettere in pratica tre “A”:

9 ACCOGLIERE tutti

9 ACCETTARE ognuno come è 9 AMARE tutti come Gesù

Non serve andare a piedi a Saccione per dimostrare amore e venerazione alla nostra Madonna Grande, se non si fa questo cammino umano e

cristiano cominciando nella propria famiglia e nella propria comunità civile e parrocchiale.

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Facciamo insieme questo pellegrinaggio di 15 giorni, da casa in chiesa e poi dalla chiesa a casa con il cuore pieno di Dio e degli insegnamenti della Vergine Santissima che, accettando di diventare Madre di Cristo, è diventata anche la nostra Corredentrice.

Il 15 celebreremo la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria e il 16 (domenica) – come da tradizione – festeggeremo la nostra Madonna Grande.

Parteciperà anche una rappresentanza della comunità di Fresagrandinara e Lentella, con la quale abbiamo stretto un gemellaggio spirituale.

Non potremo onorare la Madonna Grande come di consueto, con processione, banda fuochi pirotecnici e festa esteriore, ma solo con la S.

Messa solenne, sempre a causa del Covid-19.

Stringiamoci intorno alla Madonna Grande, onoriamola con la nostra partecipazione alla sua festa.

Chiediamo a Lei, la Madre, che in questo periodo estivo riempia con la Sua presenza in modo del tutto particolare la solitudine di tanti anziani e malati costretti a non uscire di casa.

Intervista a Monsignor Derio Olivero Vescovo di Pinerolo -TO

“Vivo per Miracolo”

La sua esperienza umana e spirituale dopo i giorni d’Ospedale per Covid-19: la morte sfiorata e il ritorno alla

vita

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Il Vescovo Mons. Derio Olivero è stato in rianimazione per 40 giorni a causa del Covid- 19:

“Mentre sfioravo la fine della vita, mi sembrava che tutto evaporasse. Restavano solo la fiducia in Dio e I volti delle persone care”.

Dopo la tempesta della pandemia la riscoperta delle Relazioni e di parole essenziali

come Dio, Fiducia, Famiglia e Comunità

Quasi cinquanta giorni d’ospedale per Covid­19, la morte sfiorata e il ritorno la vita.

Tra i numeri tragici dei bollettini quotidiani deicontagiati, il 19 marzo è comparso anche il suo nome: Derio Olivero, vescovo di Pinerolo.

Trasportato d’urgenza all’ospedale di Pinerolo ha attraversato tutto il percorso più pesante di cure. Decine di migliaia di persone hanno pregato per lui, hanno sperato nella guarigione.

E questo don Derio lo ha sentito. «Sono vivo per miracolo», confessa.

Per accogliere gli insegnamenti e le provocazioni che la pandemia ha portato nella Chiesa e nella società, monsignor Olivero non si risparmia.

Le sue parole stanno facendo il giro del mondo. Instancabile.

La sua drammatica esperienza di contagio, unita allo sguardo verso il futuro, è raccontata nel libro « Verrà la vita e avrà i suoi occhi» (San Paolo).

Nella prefazione il cardinale Zuppi svela:

«Neisuoi occhi vedo rispecchiata la luce dell’amore per una Chiesa di comunione, di rapporti che diventano presenza di quel Dio che cerca la relazione con ogni uomo, [...] in questo libro c’è tanta sofferenza ma anche tanta luce per il nostro cammino».

Monsignor Olivero dopo la tempesta da pandemia, cos’è la bellezza dell’arcobaleno?

Risposta «Che ci siamo resi conto che possiamo uscirne solo creando una rete. Ciò che è accaduto non riguarda una persona o un gruppo, ma è una questione che coinvolge tutti.

L’arcobaleno, allora, è che in rete si può affrontare qualunque tragedia, forse lo avevamo scordato.

L’arcobaleno è la parola comunità. S’è riscoperto che siamo parte di un tutto, e proprio riconoscendoci parte di una comunità possiamo rinnovarla.

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Possiamo affrontare il dramma che abbiamo vissuto e, quindi, rinnovare la comunità quando sarà finita».

Al risveglio dal coma ha detto che l’hanno salvata le preghiere, e ciò che conta sono solo le relazioni. Che cosa è per lei una relazione?

«Quand’ero prossimo alla morte e tutto evaporava, molti volti mi sono apparsi nella mente. E rimanevano parte di me con la fiducia in Dio, che è un’altra relazione.

Relazione è la capacità di fare spazio a qualcun altro e saper promettere qualcosa ad altri e saperne essere fedeli. Una vera relazione ha queste due grandi dimensioni, vale per gli amori che per le amicizie. L’ho scoperto vivendo questa esperienza. L’ho sempre detto, ma forse in modo un po’ teorico.

Ora l’ho riscoperto: le relazioni sono la parte più vera di noi».

Quante relazioni può avere ciascuno di noi?

«Non abbiamo un cuore infinito, ma abbiamo la possibilità di ospitarne di più di quelle che abbiamo». Se l’hanno salvata le preghiere di tanti uomini e donne,

vuol dire che ancora sappiamo pregare?

«Tantissimi mi hanno affidato con il cuore, con affetto al buon Dio.

Monsignor Derio Olivero appena guarito dal virus, assieme al personale sanitario dell’ospedale.

Questo è pregare. Affidare, confidare, affidarsi. Nutrire la fiducia.

Siamo ancora capaci di saperlo fare.

La preghiera è un allenamento della fede.

Si dice che chi crede deve pregare, in realtà è vero anche l’opposto: chi prega riesce anche a credere».

Mons. Lei ripete che non dobbiamo tornare come prima, anche nella Chiesa. Che cosa non andava bene?

«La cosa essenziale l’ha detta il teologo don Giuliano Zanchi:

“Le parole della Chiesa sono logore”.

Cioè non incidono nella vita e non aprono alla speranza.

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Questa è una delle fragilità della nostra Chiesa. In un’epoca di cambio radicale di paradigma non abbiamo ancora ritrovato parole per dire, in modo nuovo, il cristianesimo.

La Chiesa, troppo spesso, è una buona macchina organizzativa, ma non una comunità di relazioni.

Come afferma il teologo don Ivo Seghedoni: “Abbiamo bisogno non di una Chiesa che va in chiesa, ma di una Chiesa che va a tutti”.Mi piace molto. Il rischio è di non prendere in considerazione i credenti non praticanti.

Ci siamo trovati in una situazione in cui tutti non potevamo praticare, e s’è visto che ci sono anche altre dimensioni che curano la nostra fede e spiritualità. Il valore della messa è centrale, ma non basta».

«Mi è stata concessa un'altra opportunità»

Per lei sono importanti le parole. Quali non dobbiamo mai dimenticare nel nostro quotidiano?

«La prima è fiducia.Se c’è un compito delle donne e degli uominiadulti è quello di continuare a credere nella vita per sé e per le nuovegenerazioni. Questo vale ancor di più per i cristiani. Una fiducia cheoccorre mostrare.

L’altra parola è essenzialità.Da tempo siamo consapevoli chedobbiamo essere più essenziali anche rispetto allo sfruttamento della terra».

Mons. Come inizia la sua giornata dopo Covid-19?

«Dopo aver rischiato di morire, mi sono reso conto che mi è stata concessa un’altra opportunità. Ho un senso enorme di gratitudine.

Spesso penso al respiro - ho avuto problemi seri di respirazione -, e immagino che ogni respiro sia un regalo. È una sensazione molto bella, che mi aiuta a guardare il sole che sorge o una persona che incontro come un dono. Ho una carica che spero mi resti nel cuore per i prossimi anni».

Mons. Quale Chiesa sogna?

«Sogno una Chiesa come quella che ci indica Fran- cesco: in uscita.

Che sappia donare voce alla vivacità del cristianesimo e alla trasparenza del Vangelo; che aiuti a pensare con libertà e punti molto sulle relazioni».

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Il 2 luglio 2020presso l’Università degli Studi di Macerata, dopo aver frequentato con successo la facoltà di Lettere moderne si è laureata brillantemente ed ha raggiunto uno dei traguardi più importanti della sua vita:

Discutendo la Tesi

LaRelatrice prof.ssaMaria Ciotti .

Alla neo dottoressa auguri per un avvenire brillante. Le nostre congratulazioni alla mamma Tiziana, al papà Antonio, al fratello Giuseppe, ai nonni paterniGiuseppe e Lucia, ai nonni materni: Giuseppe e Fedorae ai familiari.

Martina è il regalo più bello che potevi

offrire e dedicare al tuoigenitori, orgogliosamente soddisfatti e gratificati per i sacrifici offerti con amore, perche tivogliono bene e tanto desideravano e aspiravano di vedere la loro figlia laureata.

Tutti insieme auguriamo ad Martinadi poter realizzare tutti i progetti e le aspirazioni dei suo cuore e della sua professione.

Rallegramenti ed auguri dal parroco don Francoe dagli amici e amiche di Termoli edi Moritecilfone per il Dottorato.Ad Maiora!

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Per non dimenticare

RICORDIAMOLI NELLA MESSA e NELLA PREGHIERA

Sono tornati alla casa del Padre:

14 Luglio - CIANFAGNA NICOLA anni 69

15 Luglio – IERBS MICHELE anni 86

22 Luglio – D’ANGELO TERESA anni 66

24 Luglio - SENESE ELENA Pesaro anni 76

Ricordati, Signore, dei tuoi defunti che ci hanno preceduto

con il segno della fede e dormono il sonno della pace

La Messa per I nostril Angeli del cielo (Giovani) sarà

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Siamo molto lieti di comunicare che il 29 LUGLIO 2020 presso l’Università degli Studi del G.

D’ANNUNZIO Chieti - Pescara di Campobasso ha raggiunto con tanta prestigioso traguardo della LAUREA il neo

Il neo dDottore ha discusso una brillante di laurea in Economia Aziendale dal titolo:

“La Crisi Economica dei paesi dell’area Euro l’andamento dello spread dei titoli di stato"-

Relatrice: Eugenia Nisssi

Chiar.ma Prof .ssa Giuseppina La gratitudine e le emozioni sono state molto intense sia per Fabio, per la fidanzata Roberta, anch’essa fresca laureata, che per

le persone care: per i genitori papà Giovanni D’Amario e per mamma Maria Cieri, gratificati per i sacrifici donati, per il fratello Antonio e per Valeria, per i nonni Giovanni e Olimpia, gli zii Nicola e Maria Assunta, per i cugini, per i parenti.

Il parroco Don Franco e tutti gli amici di Montecilfone formuliamo i migliori auguri e un brillante futuro.

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