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TAVOLE STATISTICHE1.Dati e indicatori nazionaliTavola 1.1-La mortalità in Italia per grandi gruppi di cause , età e sesso: anni 1991, 1994,1997. Decessi in numero assoluto e tassi standardizzati.

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INDICE

Introduzione... 7

1. Mortalità secondo la causa, la classe di età ed il sesso... 11

2. Quali le cause di decesso più frequenti? Analisi della mortalità a livello regionale.... 13

2.1 Le principali cause di mortalità maschile: analisi temporale e per area geografica. Anni 1991, 1994, 1997 (Tutte le età)... 13 2.2 Le tendenze e la geografia della mortalità per causa nelle donne italiane nell’ultimo decennio (Tutte le età)……….. 14

2.3 Le cause di decesso più frequenti nelle età più giovani. Anni 1991, 1994, 1997 (0-54 anni)……….. 15

Appendice A: Nota metodologica... 16

Appendice B: La causa iniziale di morte e la codifica in Istat... 18

Appendice C: Le cause di morte e la classificazione internazionale delle malattie... 19

Per saperne di più... 20

GRAFICI Grafico 1 - La mortalità complessiva in Italia per regione e sesso negli anni 1991 e 1997. (tassi standardizzati x 10.000 - tutte le età)... 9

Grafico 2 - La mortalità complessiva in Italia per regione e sesso negli anni 1991 e 1997. (tassi standardizzati x 10.000 - 0-54 anni)... 10 Grafico 3 - La mortalità in Italia per regione: le principali cause di decesso. Maschi -1997. (tassi standardizzati x 10.000 - tutte le età)... 21

Grafico 4 - La mortalità in Italia per regione: le principali cause di decesso. Femmine -1997. (tassi standardizzati x 10.000 - tutte le età)... 24

Grafico 5 - La mortalità in Italia per regione: le principali cause di decesso. Maschi -1997. (tassi standardizzati x 10.000 - 0-54 anni)... 27 Grafico 6 - La mortalità in Italia per regione: le principali cause di decesso. Femmine -1997. (tassi standardizzati x 10.000 - 0-54 anni)... …. 30 TAVOLE STATISTICHE 1. Dati e indicatori nazionali Tavola 1.1 - La mortalità in Italia per grandi gruppi di cause , età e sesso: anni 1991, 1994, 1997. Decessi in numero assoluto e tassi standardizzati. (Tutte le età - tassi standardizzati x 10.000)... 33

Tavola 1.2 - La mortalità in Italia per grandi gruppi di cause , età e sesso: anni 1991, 1994, 1997. Decessi in numero assoluto e tassi standardizzati. (0-54 anni - tassi standardizzati x 10.000)... 34 Tavola 1.3 - La mortalità in Italia per grandi gruppi di cause , età e sesso: anni 1991, 1994,

1997. Decessi in numero assoluto e tassi standardizzati. (55-74 anni -

(2)

tassi standardizzati x 10.000)... 35 Tavola 1.4 - La mortalità in Italia per grandi gruppi di cause , età e sesso: anni 1991, 1994,

1997. Decessi in numero assoluto e tassi standardizzati. (75 anni e oltre -

tassi standardizzati x

10.000)... 36

2. Dati e indicatori per regione e ripartizione

Tavola 2.1 - La mortalità in Italia per regione, ripartizione di residenza e sesso: anni 1991,

1994, 1997. (tassi standardizzati x

10.000)... 37

Tavola 2.2 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Maschi - 1991. (tassi standardizzati x 10.000 - tutte le età)... 39 Tavola 2.3 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Maschi – 1994. (tassi standardizzati x 10.000 - tutte le età)... 40 Tavola 2.4 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Maschi – 1997. (tassi standardizzati x 10.000 - tutte le età)... 41 Tavola 2.5 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Femmine – 1991.(tassi standardizzati x 10.000 - tutte le

età)... 42 Tavola 2.6 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Femmine – 1994. (tassi standardizzati x 10.000 - tutte le

età)... 43 Tavola 2.7 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Femmine - 1997. (tassi standardizzati x 10.000 - tutte le

età)...…….. 44 Tavola 2.8 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Totale - 1991. (tassi standardizzati x 10.000 - tutte le età)...

…. 45

Tavola 2.9 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause di decesso. Totale - 1994. (tassi standardizzati x 10.000 - tutte le

età)... 46 Tavola 2.10 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Totale - 1997. (tassi standardizzati x 10.000 - tutte le

età)... 47 Tavola 2.11 La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Maschi - 1991. (tassi standardizzati x 10.000 - 0-54 anni)... 48 Tavola 2.12 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Maschi - 1994. (tassi standardizzati x 10.000 - 0-54 anni)... 49 Tavola 2.13 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Maschi - 1997. (tassi standardizzati x 10.000 - 0-54 anni)... 50 Tavola 2.14 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Femmine - 1991. (tassi standardizzati x 10.000 - 0-54

anni)... 51 Tavola 2.15 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Femmine - 1994. (tassi standardizzati x 10.000 - 0-54

anni)... 52 Tavola 2.16 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Femmine - 1997. (tassi standardizzati x 10.000 - 0-54

anni)... 53 Tavola 2.17 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Totale - 1991. (tassi standardizzati x 10.000 - 0-54

anni)... 54 Tavola 2.18 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Totale - 1994. (tassi standardizzati x 10.000 - 0-54

anni)... 55 Tavola 2.19 - La mortalità in Italia per regione e ripartizione di residenza: le principali cause

di decesso. Totale - 1997. (tassi standardizzati x 10.000 - 0-54

anni)... 56

(3)
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Introduzione

*

L'evoluzione della mortalità nel nostro paese ha mostrato negli ultimi anni un andamento in linea con quello degli altri paesi Occidentali, caratterizzato sia dall'incremento del numero dei decessi che da una diminuzione dei tassi standardizzati di mortalità. Tale apparente contraddizione può essere spiegata dal fenomeno dell'invecchiamento della popolazione: una vita media sempre più lunga combinata con il declino della fecondità porta ad un progressivo aumento del numero di individui nelle classi di età più anziane.

Tra il 1991 ed il 1997 il numero assoluto di decessi è aumentato passando da 553.833 casi a 561.207 casi. Tale aumento tuttavia è dovuto esclusivamente ad un progressivo invecchiamento della popolazione e non ad un aumento dei rischi di morte, che al contrario hanno subìto significative riduzioni. Nel periodo in esame sebbene il tasso grezzo di mortalità

1

sia rimasto pressoché invariato, e pari a circa il 10,3-10,4 ‰ per gli uomini e a 9-9,2 ‰ per le donne, si osserva una rilevante diminuzione del tasso standardizzato

2

pari al -13,2% per i maschi e al -12,9% per le femmine, passando da 127,1 a 110,3 per i primi e da 75,9 a 66,1 per le seconde.

La riduzione dei livelli di mortalità si è avuta in tutte le età della vita, sebbene con modalità diversificate.

Prospetto 1 - Tassi standardizzati di mortalità e variazioni percentuali per grandi classi di età e sesso

Tassi standardizzati x 10.000 Variazione percentuale nel periodo

Classi di età Sesso 1991 1994 1997 1994-91 1997-94 1997-91

Tutte le età Maschi 127,1 118,6 110,3 -6,7 -7,0 -13,2

Femmine 75,9 70,7 66,1 -6,9 -6,5 -12,9

Totale 97,6 91,0 84,8 -6,8 -6,8 -13,1

0-54 anni Maschi 18,7 17,2 15,2 -7,5 -11,6 -18,3

Femmine 8,9 8,3 7,6 -6,7 -8,4 -14,6

Totale 13,7 12,7 11,4 -7,3 -10,2 -16,8

55-74 anni Maschi 213,3 197,4 181,1 -7,5 -8,3 -15,1

Femmine 98,3 92,0 84,2 -6,4 -8,5 -14,3

Totale 150,2 139,8 128,4 -6,9 -8,2 -14,5

75 anni e più Maschi 1045,3 983,2 930,3 -5,9 -5,4 -11,0

Femmine 738,4 685,8 647,5 -7,1 -5,6 -12,3

Totale 850,4 795,0 751,6 -6,5 -5,5 -11,6

Le età che hanno maggiormente beneficiato del declino della mortalità sono quelle comprese tra 0 e 54 anni ed in maniera più evidente gli uomini. In soli 6 anni, tra il 1991 ed il 1997, la riduzione è stata del 18,6% nei maschi e del 13,7% nelle femmine. Anche per le età successive (55-74 anni) sono ancora gli uomini a far registrare la riduzione maggiore (-15,1% negli uomini e -14,3% nelle donne). La situazione è inversa nel caso delle età più avanzate della vita (oltre i 75 anni) dove le donne mostrano una riduzione più intensa rispetto a quella registrata per gli uomini (-11% negli uomini e -12,3% nelle donne). Nell’ultimo triennio (1994-1997) tuttavia anche per queste età si osserva un graduale recupero da parte del sesso maschile. Il quadro che emerge dall’analisi della recente evoluzione della mortalità è quindi molto favorevole. Tuttavia, sebbene il declino della mortalità sia ampiamente generalizzato esistono delle significative differenze a livello territoriale. In particolare è l’area settentrionale del nostro paese quella che ha maggiormente beneficiato del declino della mortalità sia per gli uomini che per le donne (-14,6%), viceversa il Sud è l’area che ha fatto registrare le riduzioni minori (-11,3%). Negli uomini si assiste nel tempo ad una progressiva

1* Questo capitolo è da attribuire a Silvia Bruzzone

l tasso grezzo si ottiene rapportando i decessi assoluti all’ammontare complessivo della popolazione.

2Il tasso standardizzato permette di analizzare i livelli di mortalità al netto della struttura per età di una popolazione (cfr. Appendice A)

(5)

riduzione dei differenziali territoriali per effetto di un declino della mortalità più elevato in quelle aree che presentano nel 1991 i livelli più elevati. Viceversa, nelle donne, si mantiene nel tempo la stessa geografia della mortalità che vede il Sud più svantaggiato, sia in termini di livelli (mortalità più elevata) che in termini di variazioni temporali (minore riduzione).

Prospetto 2 - Tassi standardizzati di mortalità e variazioni percentuali per sesso e ripartizione geografica. Tassi standardizzati x 10000

Maschi Femmine Totale

1991 1997 Variazione% 1991 1997 Variazione% 1991 1997 Variazione%

Nord Ovest 133,7 113,1 -15,4 75,1 64,6 -14,0 98,8 84,4 -14,6

Nord Est 127,2 107,7 -15,3 71,0 60,7 -14,5 94,0 80,2 -14,7

Centro 121,0 105,0 -13,2 73,0 63,9 -12,5 93,5 81,5 -12,8

Sud e Isole 123,8 111,1 -10,3 82,1 72,2 -12,1 100,7 89,4 -11,2

ITALIA 127,1 110,3 -13,2 75,9 66,1 -12,9 97,6 84,8 -13,1

Le regioni che hanno nel 1991 una mortalità maschile più elevata della media nazionale sono nell’ordine Lombardia, Campania, Friuli Venezia Giulia, la provincia autonoma di Trento, Valle d’Aosta, Veneto, Trentino Alto Adige, Piemonte e Liguria. Sei anni dopo, la Lombardia occupa il 4°

posto (anziché il primo), la provincia autonoma di Trento, il Trentino Alto Adige ed il Veneto

scendono, seppur di poco, sotto il valore medio nazionale, mentre fa ingresso tra le regioni a più alta

mortalità la Sicilia. Nelle donne, la geografia è molto più sbilanciata a sfavore del Sud e delle Isole. In

particolare nel 1991 le regioni che fanno registrare un tasso più elevato di quello italiano sono

Campania, Sicilia, Calabria, Basilicata, Lazio, Valle d’Aosta, Piemonte e Puglia. Nel 1997 Valle

d’Aosta e Piemonte mostrano valori inferiori alla media nazionale, viceversa il Molise presenta valori

superiori. Si conferma infine nel tempo la posizione molto favorevole delle Marche, regione

caratterizzata da bassi livelli di mortalità per entrambi i sessi. Le differenze regionali dei livelli di

mortalità sono accompagnate da una ‘geografia della mortalità per causa’ che vede in generale una

maggiore diffusione dei tumori al Nord, e soprattutto per il sesso femminile una mortalità più elevata

nel Meridione per malattie del sistema circolatorio. Per descrivere meglio questi aspetti sono stati

calcolati i tassi standardizzati per grandi gruppi di cause e per le cause di morte più frequenti negli

anni 1991, 1994, 1997. L’ampia mole di dati, disponibile anche su supporto informatico, viene di

seguito analizzata e vengono commentati i risultati più significativi.

(6)

Grafico 1 - La mortalità complessiva in Italia per regione e sesso negli anni 1991 e 1997.

(Tassi standardizzati x 10.000 - tutte le età).

MASCHI

FEMMINE

1997

99,98 100,81

101,66 102,88 103,56 103,73 104,23 104,41 104,83 105,63 106,91 109,31 109,54 109,56 110,32 111,43 111,61 112,63 114,16 114,79

122,53 128,34

0 20 40 60 80 100 120 140

Marche Umbria Basilicata Toscana Molise Abruzzo Emilia-Romagna Bolzano-Bozen Puglia Calabria Sardegna Lazio Trento Veneto ITALIA Piemonte Liguria Sicilia Lombardia Friuli-Venezia Giulia Campania Valle d'Aosta

1991

111,32 112,42 113,75 116,81 116,92 117,53 118,64 119,54 120,82 121,34 123,72

125,07 125,70 127,08 128,11 129,40 133,94 134,54 134,66 136,95

131,15 137,57

0 20 40 60 80 100 120 140

Basilicata Marche Molise Abruzzo Puglia Calabria Umbria Toscana Sardegna Emilia-Romagna Bolzano-Bozen Sicilia Lazio ITALIA Liguria Piemonte Veneto Valle d'Aosta Trento Friuli-Venezia Giulia Campania Lombardia

1997

56,35 58,08

59,68 60,36 60,63 60,96 62,42 62,96 63,30 63,41 64,40 64,43 64,82 65,70 66,09 66,74 67,11 67,81 67,93 67,96

76,73 79,64

0 20 40 60 80 100 120 140

Bolzano-Bozen Marche Trento Emilia-Romagna Veneto Umbria Toscana Abruzzo Liguria Valle d'Aosta Friuli-Venezia Giulia Lombardia Sardegna Piemonte ITALIA Basilicata Molise Calabria Lazio Puglia Sicilia Campania

1991

67,82 68,73 70,39 70,57 70,60 70,67 70,73 71,03 72,57 72,69 73,32 74,38 74,71 75,95 76,49 76,59 76,89 77,30 78,27 78,35 86,69

91,08

0 20 40 60 80 100 120 140

Bolzano-Bozen Marche Toscana Molise Veneto Emilia-Romagna Trento Umbria Abruzzo Sardegna Liguria Friuli-Venezia Giulia Lombardia ITALIA Puglia Piemonte Valle d'Aosta Lazio Basilicata Calabria Sicilia Campania

(7)

Grafico 2 - La mortalità complessiva in Italia per regione e sesso negli anni 1991 e 1997.

(tassi standardizzati x 10.000 - 0-54 anni).

FEMMINE

MASCHI 1997

12,88 13,01 13,15 13,38 13,72 13,85 13,87 14,04 14,31 14,37 14,78 14,83 15,24 15,33 15,71 15,71 16,21 16,24 16,43 16,46 17,68

21,16

0 5 10 15 20 25 30

Abruzzo Umbria Marche Toscana Puglia Bolzano-Bozen Sicilia Basilicata Trento Calabria Veneto Lazio ITALIA Emilia-Romagna Lombardia Molise Liguria Friuli-Venezia Giulia Piemonte Campania Sardegna Valle d'Aosta

1991

14,97 15,71 15,89 15,97 16,82 17,00 17,19 17,40 17,55 17,67 18,14

18,42 18,66 18,90 19,28 19,38 19,74 20,01 20,07 20,14 20,70

25,57

0 5 10 15 20 25 30

Marche Toscana Umbria Abruzzo Basilicata Puglia Lazio Sicilia Veneto Emilia-Romagna Trento Calabria ITALIA Liguria Piemonte Molise Friuli-Venezia Giulia Sardegna Campania Lombardia Bolzano-Bozen Valle d'Aosta

1997

6,37 6,42 6,84 6,89 6,93 6,97 7,01 7,02 7,07 7,24 7,41 7,47 7,47 7,59 7,62 7,63 7,78 7,99 8,05 8,09 8,11 8,20

0 5 10 15 20 25 30

Bolzano-Bozen Trento Molise Abruzzo Puglia Valle d'Aosta Calabria Basilicata Veneto Marche Lazio Umbria Sicilia Sardegna Lombardia ITALIA Toscana Emilia-Romagna Campania Friuli-Venezia Giulia Piemonte Liguria

1991

7,28 7,55 7,60 7,76 7,79 7,87 7,96 8,05 8,29 8,38 8,51 8,73 8,85 8,91 8,92 9,07 9,14 9,15 9,19 9,32 9,48 9,74

0 5 10 15 20 25 30

Abruzzo Umbria Bolzano-Bozen Basilicata Marche Molise Puglia Toscana Calabria Veneto Sardegna Trento ITALIA Lombardia Lazio Sicilia Piemonte Emilia-Romagna Liguria Friuli-Venezia Giulia Campania Valle d'Aosta

(8)

1. Mortalità secondo la causa, la classe di età ed il sesso

*

Il panorama della mortalità per causa negli ultimi anni

3

è caratterizzato senza dubbio dalla consistente diminuzione dei decessi per malattie del sistema circolatorio, in particolare le malattie ischemiche del cuore e le malattie cerebrovascolari, e dalla riduzione della mortalità per tumori maligni soprattutto nelle fasce di età critiche, prima dei 55 anni, per le quali probabilmente ha avuto un’influenza positiva la sempre più diffusa attività di prevenzione.

Un altro aspetto di rilievo è stata la forte diminuzione della mortalità nel primo anno di vita. Il tasso di mortalità infantile si è infatti ridotto in soli sei anni (tra il 1991 ed il 1997) di oltre il 30%, passando da 8,9 a 5,9 per 1000 nati vivi di sesso maschile e da 7,3 a 5,1 per 1000 nate vive. Tale notevole riduzione è in gran parte attribuibile al calo della mortalità legata a malformazioni congenite e a condizioni morbose di origine perinatale.

Per fornire qualche elemento di valutazione, sono stati calcolati tassi standardizzati per grandi gruppi di cause e per tre anni rappresentativi del decennio considerato (1991, 1994, 1997), separatamente per i due sessi ed operando la standardizzazione oltre che per tutte le età anche isolatamente per le tre ampie classi 0-54 anni, 55-74 anni, 75 ed oltre (Cfr. Tavole 1.1, 1.2, 1.3, 1.4).

Dall’analisi della mortalità per causa nel periodo preso in esame, si può osservare come, indipendentemente dal gruppo di età considerato, sia evidente un calo dei tassi standardizzati di mortalità per le malattie del sistema circolatorio. Il tasso passa infatti da 42,5 per 10.000 nel 1991 a 35,7 nel 1997, e in particolare negli uomini il tasso diminuisce dal 52,0 a 43,6 e nelle donne dal 35,6 a 29,8.

Alcune significative variazioni si possono osservare anche se si prendono separatamente in considerazione le classi di età 0-54 anni, 55-74 anni e 75 ed oltre (all’interno delle quali è stata effettuata la standardizzazione).

Il gruppo di età per il quale si rilevano i tassi di mortalità più consistenti risulta, com’è noto, quello delle età più anziane con tassi che presentano variazioni da valori dell’ordine di grandezza di 458 per 10.000 nel 1991 a 387 per 10.000 nel 1997. Il tasso è passato da 521,3 a 440,3 e da 420,9 a 354,9 per 10.000, rispettivamente per gli uomini e per le donne.

Variazioni analoghe e particolarmente significative si osservano per il sottogruppo delle “malattie ischemiche del cuore.

Per quanto riguarda i tumori maligni è possibile ravvisare finalmente un lieve calo dei tassi di mortalità (per tutte le età e per entrambi i sessi il tasso è passato da 26,6 per 10.000 a 24,7 per 10.000). In particolare sono le generazioni più giovani per le quali si può notare un calo più significativo: nella classe 0-54 anni il tasso di mortalità è infatti passato tra il 1991 ed il 1997 da 4,2 per 10.000 a 3,6 per 10.000.

Di estrema rilevanza è la riduzione negli uomini della mortalità (classi di età 0-54 e 55-74 anni) legata al tumore del polmone. Purtroppo, parallelamente al calo negli uomini, si registra un aumento della mortalità per questa causa per le donne (pur mantenendosi su livelli molto inferiori rispetto a quelli rilevati per il sesso maschile). Tale circostanza, ravvisabile in tutte le età ed in particolare nelle classi 55-74 anni e 75 e più, potrebbe essere legata alla sempre più diffusa abitudine al fumo nelle donne

4

. In tali gruppi si riscontra infatti per gli uomini una diminuzione del livello di mortalità dal 1991 al 1997, mentre per le donne, il tasso tende ad aumentare anche se in maniera contenuta.

Gli effetti positivi delle massicce campagne di prevenzione su tutto il territorio sono invece ravvisabili osservando la riduzione dei livelli di mortalità per tumore della mammella della donna, fatta eccezione per le classi di età molto anziane in cui si rileva un leggero aumento tra il 1994 ed il 1997.

3* Questo capitolo e da attribuire a Silvia Bruzzone

Nell’analisi della mortalità per causa bisogna tener conto del nuovo sistema automatico per la codifica delle cause di morte introdotto dall’Istat a partire dai decessi del 1995. La diversa lavorazione del dato di mortalità ha infatti introdotto una lieve discontinuità nei dati sulla causa di morte tra i dati antecedenti al 1995 e quelli successivi (cfr. Appendice B).

4Cfr. Istat-Iss (s.d.) La mortalità in Italia nel periodo: 1970-1992: evoluzione e geografia.

(9)

Altre patologie, che rappresentano un campanello d’allarme per la nostra società, quali i disturbi psichici e le malattie del sistema nervoso sono, nel periodo 1991-1997, in costante aumento per entrambi i sessi. Per tali cause di morte, nella classe di età ‘oltre 75 anni’, il tasso ha subìto una variazione passando nei due gruppi rispettivamente da 8,2 a 14,0 per 10.000 e da 15,5 a 17,1 per 10.000. Occorre tuttavia tenere presente che tale aumento potrebbe essere dovuto all’incremento del numero dei decessi per stati psicotici organici senili e presenili comprensivi anche di demenza senile di tipo depressivo ed arteriosclerotica e per degenerazioni cerebrali tra cui la malattia di Alzheimer ed il morbo di Parkinson.

Nel caso delle donne, la percentuale di decessi per stati psicotici, senili e presenili sul totale è aumentata, nella classe di età più anziana, dallo 0,7% all’1,5% dal 1991 al 1997 e per il morbo di Alzheimer dallo 0,5% allo 0,8%, mentre le variazioni, in termini di numero di decessi annuo, risultano più contenute per il morbo di Parkinson.

Un leggero aumento tra il 1994 ed il 1997 si riscontra anche in corrispondenza della mortalità per diabete nelle classi di età senili.

Una nota estremamente positiva nel panorama della mortalità per causa è rappresentata dalla diminuzione dei decessi per AIDS nelle età giovanili. L’aumento repentino dei decessi per AIDS verificatosi nella prima metà degli anni ’90 è stato arginato, consentendo una evidente flessione dei tassi di mortalità soprattutto per gli uomini nelle fasce di età più giovani. Tale effetto positivo è dovuto probabilmente all’introduzione di nuove terapie più efficaci per combattere la malattia ed alla sempre maggiore diffusione dell’informazione per la prevenzione tra i giovani. Purtroppo la diminuzione dei casi di decesso per AIDS non è sufficiente per sostenere che si è in dirittura di arrivo verso la sconfitta del male. Benché animati da una vena di ottimismo e fiduciosi negli sviluppi della ricerca scientifica, è assodato che i casi di insorgenza della malattia continuano ad essere ancora numerosi anche tra gli eterosessuali.

Malgrado la cronaca sembri smentire tale tendenza, anche i decessi per incidenti stradali da veicolo a motore sono in diminuzione. Occorre fare attenzione, infatti, a distinguere la reale portata del fenomeno dalla sensazione che si avverte quando, in alcuni particolari periodi dell’anno, gli eventi, per dovere di informazione, vengono amplificati, generalmente in coincidenza con i grandi “esodi”

estivi o invernali. Il tasso standardizzato ha subìto, comunque, una flessione da 1,7 a 1,4 per 10.000 nei 7 anni considerati.

Una variazione degna di nota riguarda, infine, la mortalità per suicidio. Il tasso è aumentato tra il

1994 ed 1997 nella fascia di età 55-74 anni, e in modo più consistente per gli uomini. Un leggero

aumento, sempre nello stesso periodo si è riscontrato, infine, anche per le donne nelle età più

giovani.

(10)

2. Quali le cause di decesso più frequenti? Analisi della mortalità a livello regionale

*

Livelli di mortalità complessiva più elevati si trovano nelle aree del Nord Ovest per gli uomini, e del Sud per le donne, soprattutto nelle Isole. In particolare, nel 1991, le regioni per le quali si registra la mortalità più alta sono la, Lombardia, la Campania, la Valle d'Aosta ed il Friuli Venezia Giulia per gli uomini, e Campania, Sicilia, Calabria e Basilicata per le donne. Viceversa, le regioni con i tassi di mortalità più bassi e con una salda posizione nella graduatoria regionale che ne conferma il vantaggio storico sono le Marche, l’Umbria, la Basilicata ed il Molise e, solo per il sesso femminile, anche il Trentino Alto Adige. Le regioni del Centro hanno un comportamento abbastanza vicino a quello rilevato per le Marche fatta eccezione per il Lazio che, soprattutto per le donne rappresenta nel 1997 la quarta regione d’Italia nella quale si muore di più, preceduta da Campania, Sicilia e Puglia (Cfr.

Tavole 2.1).

Passando all’analisi della mortalità per causa

5

e considerando il totale della popolazione, è possibile affermare che le prime cause di decesso in Italia sono senza dubbio le malattie del sistema circolatorio, in particolare le malattie cerebrovascolari, più diffuse al Sud, seguite dalle malattie ischemiche del cuore che presentano tassi di mortalità più elevati al Nord.

Una posizione di rilievo nella graduatoria occupano anche i tumori del polmone e delle vie respiratorie, dello stomaco, il diabete e la cirrosi epatica. (Cfr. Tavole 2.2, 2.3, 2.4, 2.5, 2.6, 2.7, 2.8, 2.9, 2.10).

Un’analisi più dettagliata e corretta può essere effettuata trattando separatamente le “graduatorie”

per i due sessi e delineando profili di mortalità per grandi aree sul territorio.

2.1 Le principali cause di mortalità maschile: analisi temporale e per area geografica. Anni 1991, 1994, 1997 (Tutte le età)

L’area del Nord sia Orientale che Occidentale è caratterizzata, per quanto riguarda gli uomini, da una elevata mortalità per tumori maligni della trachea, bronchi e polmoni. Tali tumori, anche se in diminuzione nel tempo, risultano essere le prime cause di morte in tutto il periodo considerato (Cfr.

Tavole 2.2, 2.3, 2.4).

Le regioni per le quali la mortalità legata ai tumori maligni della trachea, dei bronchi e dei polmoni è più elevata della media nazionale sono la Lombardia, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, la Campania, la Liguria, il Piemonte, il Lazio e. l’Emilia Romagna. Nel 1991 i tassi di mortalità sono compresi tra un minimo di 5,7 per 10.000 (Basilicata) e un massimo di 13,3 per 10.000 (Veneto), mentre nel 1997 dall’intervallo varia tra 6,1 (Molise) e 11,4 (Lombardia).

L’infarto miocardico acuto rappresenta la seconda causa di morte nell’Italia Settentrionale, i tassi di mortalità risultano infatti in genere più elevati al Nord e superiori al valore medio nazionale. Nel 1997 Valle d'Aosta, Veneto, Campania, Lazio, Lombardia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna sono le regioni con i livelli di mortalità più alti, Molise, Umbria, Sardegna e Liguria più vicini alla media italiana. Le altre malattie del sistema circolatorio, cerebrovascolari e cardiopatie, pur avendo un ruolo fondamentale nella connotazione del profilo di mortalità nell’area del Nord, assumono valori più elevati nel Meridione e nelle Isole.

Sembra opportuno precisare che, se si considera l’insieme delle malattie ischemiche del cuore, comprensivo non solo dei codici relativi all’infarto ma anche dell’angina pectoris e delle altre forme di

5* Questo capitolo è da attribuire a Silvia Bruzzone

L’analisi dei profili di mortalità regionali e per grandi ripartizioni è stata effettuata operando una selezione delle cause di decesso più frequenti ed evidenziando le prime 10 cause che a livello nazionale presentavano i tassi di mortalità più elevati. Le dieci patologie sono state scelte su base nazionale ordinando in maniera decrescente i tassi di mortalità standardizzati relativi alle cause di decesso più diffuse; in un secondo tempo sono stati calcolati i corrispondenti tassi per ogni singola regione italiana e per le grandi ripartizioni territoriali.

Naturalmente essendo le cause di decesso ordinate sulla base della “graduatoria nazionale”, è possibile che in alcuni casi le regioni presentino una posizione delle patologie leggermente variata rispetto a quella italiana.

(11)

ischemia cardiaca cronica, tale gruppo di patologie risulta essere la principale causa di mortalità nella maggior parte delle regioni italiane.

Infine, in tutto il periodo considerato, i livelli di mortalità per tumori dello stomaco e della prostata risultano più elevati al Nord piuttosto che al Sud, anche se è il Centro ad avere il “primato nazionale”.

Molto elevati, anche se decrescenti nel tempo, sono i tassi per le malattie del sistema circolatorio ed in particolare, nel Lazio, per “altre forme di ischemia cardiaca cronica”.

Abbastanza significativi e senza dubbio più elevati rispetto alle altre ripartizioni, sono i livelli di mortalità per tumori dello stomaco nelle regioni del Centro: Toscana, Umbria e Marche le regioni più colpite. Abbastanza elevati anche i tassi rilevati in Lombardia. Tale patologia, comunque, è tra le prime dieci cause più frequenti sia nel 1991 che nel 1994.

Le regioni del Sud a differenza di quelle del Centro-Nord sono caratterizzate da una più diffusa mortalità tra gli uomini per malattie del sistema circolatorio ed in particolare per “disturbi circolatori cerebrali acuti”. In tutto il periodo considerato Sicilia e Campania hanno il più alto tasso di mortalità per queste cause. La Campania, inoltre, ha anche un tasso di mortalità per tumore del polmone molto più elevato di quello delle altre regioni del Sud, simile ai livelli riscontrati nelle regioni dell’Italia Settentrionale.

Contrariamente alla tendenza manifestata nelle altre ripartizioni la bronchite cronica rappresenta in genere la quinta causa di morte nel Sud. Negli anni considerati Campania e Puglia sono le regioni con i livelli di mortalità più alti d’Italia.

L’analisi dei livelli di mortalità maschile per cirrosi epatica rivela che è ancora il Sud a detenere il primato. La Campania è, ancora una volta, la regione a mortalità più elevata, seguono a poca distanza Basilicata Molise e Puglia. Trentino Alto Adige, Lombardia e Friuli Venezia Giulia sono le regioni del Nord con valori, nel periodo considerato, mediamente più elevati della media nazionale.

L’analisi temporale conferma, infine, non solo una riduzione dei livelli di mortalità ma anche una progressiva diminuzione del peso proporzionale di questa causa sul totale dei decessi.

2.2 Le tendenze e la geografia della mortalità per causa nelle donne italiane nell’ultimo decennio (Tutte le età)

A differenza di quanto rilevato per gli uomini, il profilo della mortalità femminile è caratterizzato, in tutte le regioni italiane, dalla predominanza delle malattie del sistema circolatorio. Nel 1997 tra le dieci cause di morte più diffuse, ben 8 appartengono a questo gruppo (se si include anche il diabete). Le prime quattro cause di morte

6

più frequenti nelle donne sono i disturbi circolatori cerebrali acuti, altre forme di ischemia cardiaca cronica, forme e complicazioni di cardiopatie e infarto miocardico acuto. I disturbi circolatori cerebrali acuti sono più frequenti nelle regioni del Sud, in particolare Campania e Sicilia, ed anche nelle regioni del Centro. Contrariamente a quanto osservato per gli uomini, si scorge per le donne una maggiore variabilità nel tempo delle cause di morte, incluse tra le prime dieci più diffuse, soprattutto nella parte finale della graduatoria, mentre le prime cause rimangono invariate (Cfr. Tavole 2.5, 2.6, 2.7).

La quinta causa di morte più frequente è dovuta al tumore della mammella, maggiormente diffuso nell’area settentrionale del Paese. Nel 1997, il tasso calcolato su tutte le età varia da un massimo di 3,9 nel Friuli Venezia Giulia ad un minino di 1,8 in Basilicata. L’andamento nel tempo è in diminuzione in tutte le aree geografiche, il valore medio nazionale è passato in soli sei anni da 3,5 decessi per 10.000 donne a 3,2.

Un’altra particolarità che conferma, però, alcune tendenze già verificate in altri lavori, è la presenza nel 1997 dei tumori del polmone e delle vie respiratorie come una delle primarie cause di decesso per le donne; tale circostanza potrebbe essere dovuta, come già detto in precedenza, alla sempre più diffusa abitudine al fumo tra le donne. Le regioni più colpite sono quelle del Nord, in particolare Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lombardia, ma anche nel Lazio si osservano tassi di mortalità particolarmente elevati e sicuramente più alti di quelli osservati negli anni precedenti.

6Categorie della CIM, codice alla III cifra.

(12)

Per connotare meglio le diverse ripartizioni geografiche possiamo sottolineare che nell'ultimo anno considerato, l’area settentrionale e quella centrale sono caratterizzate da un’elevata mortalità per altre forme di ischemia cardiaca cronica.

Al Sud accanto agli alti valori dei tassi di mortalità per malattie del sistema circolatorio, possiamo notare come il diabete assuma un ruolo determinante, specialmente in Sicilia e Campania.

2.3 Le cause di decesso più frequenti nelle età più giovani. Anni 1991, 1994, 1997(0-54 anni).

Focalizzando la nostra attenzione esclusivamente sulle classi di età più giovani (età inferiore ai 55 anni) è possibile individuare una differente geografia e natura della mortalità per causa rispetto alle tendenze generali evidenziate per la totalità della popolazione.

Accanto alle principali cause di decesso come tumore della trachea, bronchi e polmoni o infarto e altre malattie ischemiche del cuore (cause, come visto, diffuse anche in corrispondenza delle età più anziane), fanno il loro ingresso nella graduatoria delle prime 10 cause più frequenti l’AIDS, la farmacodipendenza ed i traumatismi, (Cfr. Tavole 2.11, 2.12, 2.13, 2.14, 2.15, 2.16, 2.17, 2.18, 2.19).

Tra il 1991 ed il 1994 la mortalità per AIDS è andata aumentando tra i giovani (le età maggiormente interessate sono comprese tre 15 e 39 anni), per poi decrescere nuovamente negli anni successivi. Questa tendenza è confermata, più o meno con modalità analoghe, sia per gli uomini che per le donne, anche se per queste ultime i tassi di mortalità sono senza dubbio più contenuti. Per gli uomini si passa dallo 0,9 per 10.000 del 1991 all’1,5 del 1994, anno in cui si registra un picco assoluto per questa patologia, mai rilevato nel corso degli anni ’90. Nel 1997 il tasso di mortalità per AIDS ritorna a livelli più bassi e persino inferiori a quelli osservati all’inizio dello scorso decennio (0,7 per 10.000 nel 1997). Per le donne la variazione del tasso standardizzato è stata da 0,2 a 0,4 per 10.000, dal 1991 al 1994, per poi attestarsi nuovamente sullo 0,2 per 10.000 nel 1997. Per quanto riguarda la geografia della mortalità per AIDS possiamo notare come, nel periodo considerato, i tassi risultino più elevati a Nord ed in particolare nelle regioni del Nord Ovest, prime fra tutti Lombardia e Liguria, e più bassi al Sud.

Un’altra particolarità degna di nota sembra essere l’andamento della mortalità dei tumori della trachea, dei bronchi e dei polmoni nelle donne durante i sette anni considerati; appare infatti sempre più preponderante, nel corso dell’ultimo decennio, il peso di tale patologia tra le cause di decesso per le donne italiane. Analizzando la graduatoria delle prime 10 cause di morte in Italia, considerando isolatamente le età fino ai 55 anni, possiamo osservare come il tumore del polmone avanzi gradualmente e ricopra nel corso del tempo una posizione di sempre maggior rilievo tra le cause più diffuse (8° posto nel 1991, 4° posto nel 1994 e 2° posto nel 1997). (Cfr. Tavole 2.14, 2.15, 2.16. Le aree in cui tale fenomeno sembra più evidente sono, Lazio e Friuli Venezia Giulia per tutto il periodo considerato, mentre la Toscana ha assunto valori più elevati negli anni più recenti.

Malgrado il tasso di mortalità non sia aumentato tra il 1994 ed il 1997 (il valore medio si attesta intorno allo 0,2 per 10.000), nelle donne il peso di tale causa diviene sempre più consistente. Tale circostanza è legata alla contemporanea diminuzione, negli ultimi anni, del tasso di mortalità per tumore della mammella della donna che, pur mantenendo il “primato” nel corso dell’ultimo decennio nella graduatoria delle cause più frequenti, presenta, in questo periodo una netta flessione (-14.8%

dal 1991 al 1997).

Considerando gli individui deceduti nelle fasce di età più giovani, è possibile osservare, infine, come tra le principali cause di decesso siano annoverati alcuni particolari traumatismi come le fratture del cranio e traumatismi intracranici ed interni di altri organi. (Cfr. Tavole 2.11, 2.12, 2.13, 2.14, 2.15, 2.16, 2.17, 2.18, 2.19).

Analizzando i dati sulla natura della lesione congiuntamente con i codici riferiti al mezzo o modo

con cui la lesione è stata provocata (Codici E della CIM IX), si rileva che i traumatismi sopra

menzionati, per entrambi i sessi, sono nella maggior parte dei casi provocati da accidenti stradali da

veicolo a motore, con scontro con altro veicolo a motore o senza scontro, dovuto a perdita di controllo

del veicolo stesso. Solo in alcuni casi le lesioni sono causate da aggressioni con armi da fuoco ed

esplosivi o legate a suicidio o fattori accidentali.

(13)

Appendice A: Nota metodologica

*

Il tasso specifico di mortalità per età

I tassi specifici di mortalità utilizzati per il calcolo dei tassi standardizzati sono stati costruiti, separatamente per i due sessi e per il totale maschi e femmine, rapportando il numero dei decessi per classe di età ai corrispondenti contingenti di popolazione.

Il tasso specifico di mortalità per età è stato calcolato mediante la seguente espressioni:

dove:

rappresentano il numero dei decessi per età (x,x+a)(a=4), ripartizione o regione di residenza (i),

ove considerata tale variabile e causa di morte (j);

rappresentano l’ammontare della popolazione, relativa all’anno di decesso, disaggregata in classi di età quinquennali (x,x+a) (a=4) e regione o ripartizione di residenza (i) ove considerata tale variabile.

Le aggregazioni territoriali utilizzate sono le 20 regioni italiane e le ripartizioni geografiche suddivise in 5 e in 3 grandi aree: Nord Ovest, Nord Est, Centro, Meridione, Isole e Nord, Centro, Sud.

Il tasso di mortalità standardizzato

Per poter confrontare in maniera semplice e corretta i livelli di un fenomeno demografico rispetto a diverse realtà territoriali, eliminando gli effetti non imputabili all’intensità del fenomeno ma in particolare alle differenze nella struttura per età delle popolazioni, sono stati costruiti tassi standardizzati di mortalità.

La standardizzazione dei tassi è stata effettuata con il metodo “diretto” o della “popolazione tipo”.

La popolazione di riferimento utilizzata per il calcolo è quella al Censimento del 1991, distintamente per i maschi e per le femmine. Tale scelta è stata effettuata al fine di permettere confronti con altre fonti già disponibili.

I tassi di mortalità standardizzati sono stati calcolati utilizzando una disaggregazione dei decessi per sesso, regione o ripartizione di residenza, classi di età quinquennali e causa di morte.

La standardizzazione, effettuata per il gruppo comprensivo di tutte le età e separatamente per le classi di età 0-54 anni, 55-74 anni, 75 e più, è stata effettuata utilizzando la seguente espressione:

dove:

*Questo capitolo è da attribuire a Luisa Frova

a x , ix a

x ,

x e P

P

)2(

PS PS*

M M

; PS

PS*

M M

ax, x x

ax, x

91 Censimento ax,

x j,i j,i ax,

x x

ax, x

91 Censimento ax,

x j j

 



 



) 1 ( 000 . 10

* P M D

; 000 . 10

* P M D

a x , ix

a x , x

j a ,i x , xj a ,i

x , x

a x , x a j x ,

jx

 

a x , x,j a i

x ,

xj e D

D

(14)

e nel caso in cui la standardizzazione si effettui su tutte le età;

e 54 nel caso in cui la standardizzazione si effettui sul gruppo 0-54 anni;

55e 74 el caso in cui la standardizzazione si effettui sul gruppo 55-74 anni;

75e  el caso in cui la standardizzazione si effettui sul gruppo 75 anni ed oltre;

e dove:

rappresentano i tassi specifici di mortalità per causa di decesso, classe di età (x, x+a) (a=4), causa di morte (j) e ripartizione o regione di residenza (i) (Cfr. espressione (1)).

rappresenta l’ammontare della popolazione standard per classe di età.

I dati

Per il calcolo dei tassi di mortalità specifici e standardizzati, per gli anni 1991 e 1994 sono stati utilizzati gli ammontari di popolazione desunti da: "Popolazione e movimento anagrafico dei comuni" (Istat - Anno 1991 e Anno 1994). Per l'anno 1997, è stata utilizzata la "Popolazione regionale, popolazione provinciale e popolazione dei grandi comuni per sesso, età e stato civile"

(Istat - media 1997).

Prospetto A - La distribuzione dei pesi utilizzati per il calcolo dei tassi standardizzati (a)

Classi di età i Tutte le età

(I=0,...,85+) Troncata 0-54

(i=0,...,50-54) Troncata 55-74 (i=55-

59,...,70-74) Troncata 75+ (i=75- 79,...,85+)

0 0,010 0,013

1-4 0,039 0,053

5-9 0,052 0,071

10-14 0,060 0,083

15-19 0,075 0,103

20-24 0,080 0,110

25-29 0,081 0,111

30-34 0,072 0,098

35-39 0,066 0,091

40-44 0,070 0,096

45-49 0,060 0,083

50-54 0,064 0,088

55-59 0,060 0,294

60-64 0,058 0,285

65-69 0,053 0,258

70-74 0,033 0,162

75-79 0,033 0,489

80-84 0,021 0,320

85+ 0,013 0,191

pesi 1 1 1 1

(a) I pesi sono calcolati sulla base della distribuzione per età della popolazione al censimento del 1991.

Appendice B: la causa iniziale di morte e la codifica in Istat

*

*Questo capitolo è da attribuire a Luisa Frova

a x , x,j a i

x , x,j

i e M

M

a x , x

91 Censimento

PS

(15)

Le statistiche di mortalità sono basate convenzionalmente su una singola causa di morte, la cosiddetta causa iniziale la cui definizione è sancita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come segue:

“la malattia o il traumatismo che avvia il concatenamento degli eventi morbosi che conduce direttamente alla morte”, o

“l’insieme delle circostanze dell’accidente o della violenza che hanno provocato la lesione traumatica mortale”.

L’individuazione e la codifica della causa primaria avviene quindi sulla base di opportuni criteri di decisione, in accordo con le regole di codifica fornite dall’OMS, tenendo conto di tutte le informazioni demografiche e sanitarie riportate sulla scheda di morte. Una delle attività più impegnative e delicate del processo di produzione dei dati di mortalità riguarda proprio la selezione e la codifica della causa iniziale del decesso.

Fino all’anno di decesso 1994 la codifica veniva effettuata con un sistema integralmente manuale, ovvero personale specializzato individuava la causa iniziale che maggiormente aveva contribuito al decesso. L’Istat ha introdotto, a partire dai decessi del 1995 e anni successivi, un nuovo sistema di codifica delle cause di morte, si è passati infatti da un sistema di codifica manuale ad un sistema automatico

7

. Per ogni anno di lavorazione il 75-80% dei decessi viene codificato automaticamente attraverso il software MICAR-ACME

8

(sviluppato negli Stati Uniti dal National Centre for Health Statistics) e già utilizzato in diversi paesi (USA, Canada, Scozia, Inghilterra e Galles, Svezia, Olanda, Catalonia). Il restante 20-25% delle schede di morte, per motivi di qualità della codifica, viene codificato esclusivamente con il tradizionale sistema di codifica manuale. Tale percentuale comprende i casi relativi alle schede con un quadro nosologico complesso, ai decessi per cause violente e per Aids per le quali il sistema di codifica automatica presenta problemi di natura operativa e gestionale.

Il sistema di codifica automatico se da un lato ha permesso senza dubbio l’ottimizzazione dell’intero processo di produzione dei dati, ha tuttavia condotto alla creazione di una discontinuità nei dati sulle cause di morte tra il 1994 ed il 1995

9

.

Sebbene la concordanza sia complessivamente elevata si riscontrano differenze, talvolta consistenti, nell’ambito di diversi gruppi di cause.

Per il complesso dei tumori e delle malattie del sistema circolatorio la concordanza tra i due sistemi di codifica assume livelli abbastanza soddisfacenti, mentre per quanto riguarda le altre cause di morte si osserva una maggiore discordanza nei seguenti gruppi: malattie infettive, malattie del sangue, disturbi psichici, sintomi segni e stati morbosi mal definiti. Queste cause costituiscono nel loro insieme poco più del 3% dei casi analizzati. Sembra opportuno sottolineare inoltre la significativa riduzione, con l’introduzione della codifica automatica, del numero dei decessi dovuti a sintomi segni e stati morbosi mal definiti a scapito di un aumento dei casi classificati nel gruppo tumori di comportamento incerto e di natura non specificata.

Nel caso delle malattie infettive è infine importante evidenziare come il passaggio da codifica manuale ad automatica abbia determinato uno spostamento di una quota della mortalità per cirrosi epatica verso l’epatite virale.

7 cfr. Istat, Metodi e Norme, La Nuova Indagine delle Cause di morte. La codifica automatica, il bridge coding e altri elementi innovativi 8 MICAR Mortality Medical Indexing Classification and Retrieval, ACME Automated Classification of Medical Entities

9 Per questo motivo l’Istat ha progettato un esteso “bridge coding” sottoponendo a doppia codifica, manuale ed automatica, i decessi relativi a sette dei dodici mesi del 1995 per un totale di circa 300.000 schede di morte.

(16)

Appendice C: Le cause di morte e la IX classificazione internazionale delle malattie In ordine per codice

001-139 Malattie infettive e parassitarie (a)

di cui

070 Epatite virale

140-239 Tumori

di cui

151 Tumore dello stomaco

153 Tumori maligni del colon 160-165 Tumori delle vie respiratorie 162 Tumore al polmone

174 Tumore della mammella della donna 183 Tumori maligni dell'ovaio

185 Tumore alla prostata 199.1 Tumori maligni

235-239 Tumori dal comportamento incerto e di natura non specificata

240-279(no 279.1) Malattie delle ghiandole endocrine

di cui

250 Diabete

279.1 AIDS

280-289 Malattie del sangue 290-319 Disturbi psichici

di cui

290 Stati psicotici organici senili e presenili

320-389 Malattie del sistema nervoso

di cui

331.0 Malattia di Alzheimer 331.9 Degenerazioni cerebrali

332 morbo di Parkinson

390-459 Malattie del sistema circolatorio

di cui

402 Cardiopatia ipertensiva 410-414 Malattie ischemiche del cuore 410 Infarto miocardico acuto

413 Angina pectoris

414 Altre forme di ischemia cardiaca cronica 390-409

415-459 Altre malattie del sistema circolatorio 427 Disturbi del ritmo cardiaco 429 Forme e complicazioni di cardiopatie

429.9 Cardiopatie

436 Disturbi circolatori cerebrali acuti 437 Altri disturbi circolatori dell'encefalo 437.9 Malattie cerebrovascolari

460-519 Malattie dell’apparato respiratorio

di cui

491 Bronchite cronica

520-579 Malattie dell’apparato digerente

di cui

571 Cirrosi epatica

580-629 Malattie dell’apparato genitourinario 630-676 Complicazioni della gravidanza 680-709 Malattie della pelle

710-739 Malattie del sistema osteomuscolare 740-759 Malformazioni congenite

760-779 Condizioni morbose di origine perinatale 780-799 Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti

di cui

799 Altre cause mal definite e sconosciute di morbosità e mortalità

800-999 Traumatismi ed avvelenamenti

di cui

803 Frattura del cranio

E800-E848 Incidenti stradali

E810-819 Incidenti stradali da veicolo a motore E816 Perdita di controllo del veicolo 851-854 Traumatismi intracranici 869 Traumatismi interni di altri organi E950-E959 Suicidi

E965 Aggressioni con arma da fuoco ed esplosivi 994 Effetti di altre causa esterne

In ordine alfabetico Aggressioni con arma da fuoco ed esplosivi E965 AIDS

Altre cause mal definite e sconosciute di morbosità e mortalità

279.1 799

Altre forme di ischemia cardiaca cronica 414 Altre malattie del sistema circolatorio 390-409

415-459 Altri disturbi circolatori dell'encefalo 437

Angina pectoris 413

Bronchite cronica 491

Cardiopatia ipertensiva 402

Cardiopatie 429.9

Cirrosi epatica 571

Complicazioni della gravidanza 630-676 Condizioni morbose di origine perinatale 760-779

Degenerazioni cerebrali 331.9

Diabete 250

Disturbi circolatori cerebrali acuti 436

Disturbi del ritmo cardiaco 427

Disturbi psichici 290-319

Effetti di altre causa esterne 994

Epatite virale 70

Forme e complicazioni di cardiopatie 429

Frattura del cranio 803

Incidenti stradali E800-E848

Incidenti stradali da veicolo a motore E810-819

Infarto miocardico acuto 410

Malattia di Alzheimer 331.0

Malattie dell’apparato digerente 520-579 Malattie dell’apparato genitourinario 580-629 Malattie dell’apparato respiratorio 460-519

Malattie cerebrovascolari 437.9

Malattie del sangue 280-289

Malattie del sistema osteomuscolare 710-739

Malattie della pelle 680-709

Malattie delle ghiandole endocrine 240-279 (escluso 279.1) Malattie infettive e parassitarie (a) 001-139

Malattie ischemiche del cuore 410-414

Malattie del sistema circolatorio 390-459

Malattie del sistema nervoso 320-389

Malformazioni congenite 740-759

Morbo di Parkinson 332

Perdita di controllo del veicolo E816

Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti 780-799 Stati psicotici organici senili e presenili 290

Suicidi E950-E959

Traumatismi ed avvelenamenti 800-999

Traumatismi interni di altri organi 869

Traumatismi intracranici 851-854

Tumore al polmone 162

Tumore alla prostata 185

Tumore della mammella della donna 174

Tumore dello stomaco 151

Tumori 140-239

Tumori delle vie respiratorie 160-165

Tumori dal comportamento incerto e di natura

non specificata 235-239

Tumori maligni 199.1

Tumori maligni del colon 153

Tumori maligni dell'ovaio 183

(17)

a) Nel caso delle malattie infettive è importante evidenziare che il passaggio da codifica manuale ad automatica ha determinato uno spostamento di una quota della mortalità per cirrosi epatica (cod. ICD IX:

571) verso l’epatite virale (cod. ICD IX: 070). Isolando il codice in questione si può notare un avvicinamento dei due metodi di codifica.

(18)

Per saperne di più

Caselli G., Egidi V., (1980), Le differenze territoriali di mortalità in Italia: tavole di mortalità provinciali (1971-’72), Facoltà di Scienze Statistiche Demografiche ed Attuariali - Università degli studi di Roma

“La Sapienza”. Istituto di Demografia, Roma

Costa G., Cardano M., Demaria M. (1998), Torino. Storie di salute in una grande città, Città di Torino, Ufficio di statistica – Osservatorio socio-economico torinese/2

Egidi V., Verdecchia A., Hanau C., (1988), Cancer morbidity and mortality: current trends and influence on health care and the economy, Università degli studi di Roma “La Sapienza” - Dipartimento di Scienze Demografiche. Materiali di studi e di ricerche n.° 14 - Maggio 1988, Roma Istat-Iss (s.d.) La mortalità in Italia nel periodo 1970-1992: evoluzione e geografia, ISTAT-ISS, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma

Istat, Annuari n. 7 (1994), Cause di morte. Anno 1991, Roma

Istat, Annuari n. 4 (1993), Popolazione e movimento anagrafico dei comuni. Anno 1991 Istat, Annuari n.10 (1997), Cause di morte. Anno 1994, Roma

Istat, Annuari n. 7 (1995), Popolazione e movimento anagrafico dei comuni. Anno 1994 Istat, Annuari (2000), Cause di morte. Anno 1997 (in corso di pubblicazione)

Istat, Metodi e Norme (2000), La nuova indagine sulle cause di morte. La codifica automatica, il

bridge coding ed altri elementi innovativi (in corso di pubblicazione).

(19)

Tumori maligni della trachea, bronchi e polmoni

6,09 6,18 6,42

6,50 7,11

7,62 7,81

8,03 8,06 8,76 8,79 9,23

9,33 9,57

9,70 9,80 10,03 10,06 10,16 10,63

10,80 11,38

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

Molise Basilicata Calabria Bolzano-Bozen Abruzzo Valle d'Aosta Sicilia Marche Umbria Sardegna Puglia Toscana Trento ITALIA Emilia-Romagna Lazio Piemonte Liguria Campania Friuli-Venezia Giulia Veneto Lombardia

Infarto miocardico acuto

6,67 6,77 6,83 6,87 7,17 7,19 7,41

7,90 7,92 8,02 8,07 8,13 8,23 8,24 8,25 8,51 8,60 8,69 8,81 8,95 9,14

11,52

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Toscana

Puglia Marche Basilicata Calabria Abruzzo Piemonte Friuli-Venezia Giulia Sicilia Bolzano-Bozen Molise ITALIA Sardegna Liguria Umbria Emilia-Romagna Trento Lombardia Lazio Campania Veneto Valle d'Aosta

Altre forme di ischemia cardiaca cronica

3,69 5,02

5,71 5,92 5,96 6,10 6,39

6,50 6,62 6,65 6,81

7,07 7,22

7,38 7,83

8,03 8,12 8,17 8,34

8,66 9,49 9,54

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

Valle d'Aosta Sardegna Puglia Trento Piemonte Calabria Abruzzo Liguria Molise Sicilia Basilicata Toscana Veneto ITALIA Bolzano-Bozen Lombardia Marche Emilia-Romagna Campania Lazio Friuli-Venezia Giulia Umbria

Disturbi circolatori cerebrali acuti

3,48 3,53 3,60 4,18

4,34 4,42 4,64 4,66 5,03

5,24 5,58 5,64 5,65 5,67 5,76 6,13

6,84 7,22

7,32 7,45

8,91 9,90

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

Liguria Veneto Bolzano-Bozen Friuli-Venezia Giulia Trento Lombardia Emilia-Romagna Piemonte Lazio Toscana Marche ITALIA Abruzzo Sardegna Umbria Puglia Molise Calabria Valle d'Aosta Basilicata Campania Sicilia

Grafico 3 - La mortalità in Italia per regione: le principali cause di decesso. Maschi - 1997 ( Tassi standardizzati x 10.000 - tutte le età)

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