UNIVEHSITA
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DI PADOVA1)
L'Orlando furioso
e laGerusalemme liberata
rappresentano due modelli di poesia narrativa diversi se non contrapposti, sia sul piano della forma che in ordine alla poetica o ideologia letteraria che ne sono il presupposto. Il candidato illustri gli aspetti più importanti di questa divergenza, con attenzione insieme alle ragioni interne e autonome del testo e a quelle della cultura letteraria e dell'epoca storica in cui sono collocati i due capolavori.2) Continuità e discontinuità tematiche e formali nelle diverse fasi dei
Canti
di Leopardi.3) Forme e vicende della letteratura italiana dal
1891
(prima edizione delleMyricae
di Pascoli) al1925
(prima edizione degliOssi di seppia
di Montale). Il candidato, riferendosi ai testi e agli autori maggiori, illustri la dialettica fra continuità e rinnovamento, tradizione e rivoluzione formale che caratterizza la crisi del cosiddetto «decadentismo» italiano.4) Analisi metrico-stilistica e interpretazione critica di uno dei seguenti testi:
a) Francesco Petrarca,
Rerum vulgarium fragmenta
CXXVIChiare, fresche et dolci acque, Tempo verrà anchor forse
ove le belle membra ch'a l'usato soggiorno
pose colei che sola a me par donna; torni la fera bella et mansUeta, gentil ramo ove piacque 30 et là 'v'ella mi scorse
5 (con sospir' mi rimembra) nel benedetto giorno,
a lei di fare al bel fiancho colonna; volga la vista dis'losa et lieta, herba et fior' che la gonna cercandomi; et, o pietà!,
leggiadra ricoverse già terra in fra le pietre
co l'angelico seno; 35 vedendo, Amor ('inspiri
lO aere sacro, sereno, in guisa che sospiri
ove Amor co' begli occhi il COl' m'aperse: si dolcemente che mercé m'impetre,
date udIenza insieme et faccia forza al cielo,
a le dolenti mie parole extreme. asciugandosi gli occhi col bel velo.
S'egli è pur mio destino 40 Da' be' rami scendea
[5 e 'l cielo in ciò s'adopra, (dolce ne la memoria)
ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda, una pioggia di fior' sovra 'l suo grembo;
qualchegratia i l meschino et ella si sedea
corpo fra voi ricopra, humile in tanta gloria,
et torni l'alma al proprio albergo ignuda. 45 coverta già de ['amoroso nembo.
20 La morte fìa men cruda Qual fior cadea sul lembo,
se questa spene pOliO qual su le treccie bionde,
a quel dubbioso passo: ch'oro forbito et perle
ché lo spirito lasso era n quel di a vederle;
non poria mai in piu riposato pOliO 50 qual si posava in terra, et qual su l'onde;
25 né in piu tranquilla fossa qual con un vago errore
fuggir la carne travagliata et l'ossa. girando parea dir: - Qui regna Amore. -
UNIVEHSITÀ DEGLI STUlH D( P;\[)OVA
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Quante volte
allor di spavento:
per fermo nacque in paradiso.
carco d'oblio il divin portamento
e 'I volto e le parole
e'I dolce riso et SI diviso
vera,
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come venn'IO, o quando?;
credendo d'esser in non là dov'era.
Da indi in qua mi
questa si, ch'altrove non ò Se tu avessi ornamenti quant'ài voglia,
la gente,
b) Giuseppe Parini, Il Mattino, vv. l
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lO
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in compagnia dell'alba di poi
Su ['estremo orizzonte a render lieti Gli animali e le piante e i campi e l'onde.
Allora il buon villan sorge dal caro Letto la moglie e i minori Suoi figlioletti intiepidìr la notte:
sul dorso portando i arnesi Che prima ritrovò Cerere o Pale Move seguendo
ibovi, e scote
il picciol da
irami rugiada che di gemme al paro La nascente sol luce
Allora sorge il fabbro, e la sonante Officina e all'opre torna L'altro dì non perfette; o se di chiave
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Ardua e ferrati all'inquieto l'arche assecura; o se E d'oro incider vuoi gioielli e vasi Per ornamento a nova sposa o a mense.
Ma inorridisci e mostri in capo Qual istrice
Irtit
AI suon di mie parole? Ah il tuo questo non
è.Tu cadente Sol non a parca cena, e al lume Dell'incetto crepuscolo non gisti Ieri a posar qual tugurj suoi Entro a rigide il vulgo A voi prole a voi Almo di altro concesse
c) Eugenio Montale, Ossi di seppia, il male
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il di ho incontrato:
era il rivo strozzato gorgoglia, era l'incartocciarsi foglia riarsa, era il cavallo stramazzato.
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era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto
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