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(1)

Francesco Bonsante e Giuseppe Da Prato

31 Maggio 2007

(2)

1 Numeri reali 1

1.1 Insiemi di numeri razionali . . . . 1

1.1.1 Estremo superiore e estremo inferiore . . . . 1

1.2 Numeri reali (costruzione di Dedekind) . . . . 2

1.2.1 Immersione naturale di Q in R . . . . 2

1.2.2 Relazione d’ordine . . . . 3

1.2.3 Somma e prodotto . . . . 3

1.3 Estremo superiore e inferiore . . . . 4

1.4 Radici e logaritmi . . . . 5

2 Successioni di numeri reali 9 2.1 Definizione di limite . . . . 9

2.2 Successioni limitate e monotone . . . . 12

2.3 Operazioni con i limiti . . . . 13

2.4 Punti limite di una successione limitata. Limiti superiore e inferiore . . . . 13

2.5 Criterio di Cauchy . . . . 17

2.5.1 Il numero e . . . . 18

2.6 Successioni illimitate . . . . 20

2.6.1 Successioni monotone . . . . 21

2.6.2 Operazioni con i limiti . . . . 21

2.6.3 Punti limite di una successione qualunque. Limi- ti superiore e inferiore . . . . 23

3 Serie 25 3.1 Definizioni . . . . 25

3.2 Criteri di convergenza di una serie . . . . 27

3.2.1 Criterio del rapporto . . . . 27

i

(3)

3.2.2 Criterio della radice . . . . 28

3.2.3 Serie a termini positivi . . . . 29

3.2.4 Serie a segni alterni . . . . 30

3.3 Convergenza di medie . . . . 31

4 Funzioni reali di una variabile reale. Limiti e continuit` a 33 4.1 Limiti . . . . 34

4.1.1 Limiti infiniti . . . . 37

4.1.2 Limiti per x → ±∞ . . . . 38

4.2 Funzioni continue . . . . 39

5 Funzioni reali continue in un intervallo 43 5.1 Continuit` a uniforme . . . . 43

5.2 Massimi e minimi . . . . 47

5.3 Esistenza degli zeri . . . . 49

5.4 Funzioni monotone . . . . 50

5.5 Funzioni convesse . . . . 52

6 Derivate 55 6.1 Definizione di derivata . . . . 55

6.1.1 Derivata di alcune funzioni elementari . . . . 56

6.2 Regole di derivazione . . . . 57

6.2.1 Derivazione della funzione inversa . . . . 58

6.2.2 Derivazione di funzioni composte . . . . 61

6.3 Propriet` a locali di una funzione (prima parte) . . . . 62

6.3.1 Forme indeterminate . . . . 63

6.4 Propriet` a globali (Prima parte) . . . . 64

6.4.1 Funzioni convesse derivabili . . . . 66

6.5 Derivata seconda . . . . 69

6.6 Propriet` a locali di una funzione (seconda parte) . . . . 70

6.7 Propriet` a globali (Seconda parte) . . . . 72

6.8 Derivate di ordine n . . . . 73

7 Integrazione 75 7.1 Definizione dell’integrale . . . . 75

7.2 Propriet` a dell’integrale . . . . 78

7.2.1 Linearit` a . . . . 78

7.2.2 Additivit` a . . . . 80

(4)

7.2.3 Positivit` a . . . . 81

7.2.4 Teorema del valor medio . . . . 82

7.3 Integrale come funzione di un estremo di integrazione . . . . . 82

7.4 Formula di integrazione per parti . . . . 86

7.5 Cambiamento di variabili in un integrale . . . . 87

8 Successioni e serie di funzioni 89 8.1 Convergenza di una successione di funzioni . . . . 89

8.1.1 Successioni di Cauchy . . . . 92

8.2 Approssimazione di funzioni continue con polinomi . . . . 92

8.3 Passaggio al limite sotto il segno di integrale . . . . 94

8.4 Teorema di derivazione . . . . 95

8.5 Serie di funzioni . . . . 95

8.5.1 Integrazione e derivazione per serie . . . . 96

8.5.2 Serie di Taylor . . . . 97

9 Spazi metrici 99 9.1 Prime definizioni . . . . 99

9.2 Insiemi aperti e chiusi . . . 101

9.3 Limiti di successioni, spazi metrici completi . . . 102

9.4 Applicazioni fra spazi metrici . . . 104

9.5 Compattezza . . . 106

9.5.1 Intersezione di famiglie di compatti . . . 110

9.6 Caratterizzazione dei compatti di C[0, 1]) . . . 113

9.7 Argomento di categoria di Baire . . . 116

9.8 Principio delle contrazioni . . . 117

9.9 Connessione . . . 118

9.9.1 Distanza indotta su un sottoinsieme . . . 118

9.9.2 Spazi metrici connessi . . . 119

9.9.3 Sottoinsiemi connessi di R . . . 120

9.9.4 Componenti connesse di un insieme . . . 121

9.9.5 Connessione per archi . . . 123

9.9.6 Una semplice applicazione . . . 126

10 Calcolo differenziale in R n 127 10.1 Notazioni e richiami . . . 127

10.1.1 Richiami di algebra lineare . . . 127

10.1.2 La metrica euclidea . . . 128

(5)

10.1.3 Funzionali lineari . . . 130

10.1.4 Forme bilineari . . . 130

10.2 Definizione di derivata . . . 130

10.2.1 Derivate parziali e derivate direzionali . . . 132

10.3 Derivazione di funzioni composte . . . 136

10.4 Derivazione della funzione inversa . . . 138

10.5 Esempi . . . 139

10.5.1 Applicazioni di R in R n . . . 139

10.5.2 Applicazioni di R n in R . . . 140

10.5.3 Campi di vettori . . . 142

10.6 Derivate seconde . . . 143

10.7 Formula di Taylor . . . 146

10.7.1 Massimi e minimi locali e globali . . . 147

11 Teoremi di inversione locale 151 11.1 Principio delle contrazioni locale . . . 151

11.1.1 Contrazioni in R n . . . 151

11.1.2 Contrazioni locali . . . 152

11.2 Inversione locale . . . 154

11.3 Principio delle contrazioni dipendenti da un parametro . . . . 156

11.4 Teorema della funzione implicita . . . 157

11.5 Alcune applicazioni . . . 162

11.5.1 Sistemi dipendenti da parametri . . . 162

11.5.2 Una dimostrazione del Teorema fondamentale dell’algebra164 11.6 Sottoinsiemi lisci e spazio tangente . . . 166

11.6.1 Spazio tangente . . . 168

11.6.2 Metodo dei moltiplicatori di Lagrange . . . 171

12 Equazioni differenziali 177 12.1 Introduzione . . . 177

12.1.1 Equazioni a variabili separabili . . . 178

12.1.2 Equazioni di ordine superiore . . . 181

12.2 Problema di Cauchy in R n . . . 182

12.2.1 Introduzione . . . 182

12.3 Caso in cui f ` e Lipschitziana . . . 184

12.3.1 La legge di semigruppo . . . 186

12.3.2 Caso non autonomo . . . 187

12.4 f localmente Lipschitziana . . . 187

(6)

12.5 Equazioni differenziali lineari . . . 194

12.5.1 Problema di Cauchy . . . 194

12.5.2 Sottospazio vettoriale delle soluzioni di u 0 (t) = Au(t) . 196

12.5.3 Problema di Cauchy con forza esterna . . . 199

12.6 Equazioni lineari non autonome . . . 199

12.6.1 Sottospazio vettoriale delle soluzioni di u 0 (t) = A(t)u(t) 201

12.6.2 Caso in cui le matrici A(t) commutano . . . 206

12.6.3 Problema di Cauchy con forza esterna . . . 207

12.7 Equazioni differenziali con dati continui . . . 208

12.7.1 Connessione e compattezza dell’insieme delle soluzioni . 210

(7)

Numeri reali

1.1 Insiemi di numeri razionali

Riteniamo noti i numeri interi naturali N = {1, 2, 3, ....}, i numeri interi relativi Z = {0, ±1, ±2, ..., }, i numeri razionali relativi Q con le loro propriet`a fondamentali.

Vogliamo definire i numeri reali usando la costruzione di Dedekind. Per questo cominciamo con dare alcuni concetti sugli insiemi di numeri razionali.

Sia Γ un sottoinsieme non vuoto di Q.

• Si dice che Γ `e limitato superiormente (risp. limitato inferiormente) se esiste λ ∈ Q tale che p ≤ λ per ogni p ∈ Γ (risp. p ≥ λ per ogni p ∈ Γ).

Se Γ ` e limitato superiormente e inferiormente si dice che ` e limitato.

• Ogni λ ∈ Q tale che p ≤ λ (risp. p ≥ λ) per ogni p ∈ Γ `e detto un maggiorante (risp. minorante) di Γ.

• Se esiste M ∈ Γ (risp. m ∈ Γ) tale che p ≤ M (risp. p ≥ m) per ogni p ∈ Γ, si dice che M (risp m) ` e il massimo (resp. il minimo di Γ).

Ad esempio se Γ = {p ∈ Q : p ≤ 1}, 1 ` e il massimo di M mentre l’insieme Γ = {p ∈ Q : p < 1} non ha massimo.

1.1.1 Estremo superiore e estremo inferiore

Un concetto pi` u debole di quello di massimo ` e il concetto di estremo superiore.

Sia Γ un sottoinsieme non vuoto di Q e sia G l’insieme dei suoi maggioranti.

1

(8)

G ` e ovviamente limitato inferiormente e non vuoto. Se G ha minimo (risp.

massimo) λ, si dice che λ ` e l’ estremo superiore (resp. estremo inferiore) di Γ. L’estremo superiore (risp. inferiore) di Γ (se esiste) si indica con sup Γ (risp. inf Γ ).

In altri termini l’estremo superiore di Γ ` e il minimo (se esiste) dei suoi maggioranti e l’ estremo inferiore di Γ ` e il massimo (se esiste) dei suoi mino- ranti.

Esercizio 1.1 Provare che l’insieme Γ

Γ = {p ∈ Q : p 2 < 2}.

non ha estremo superiore.

Il fatto che gli insiemi limitati superiormente di Q non hanno in generale estremo superiore conduce alla definizione di numero reale.

1.2 Numeri reali (costruzione di Dedekind)

Definizione 1.2 Unnumero reale α ` e un sottoinsieme non vuoto di Q tale che:

(i) α ` e limitato superiormente.

(ii) α non ha massimo.

(iii) p, q ∈ Q, p ∈ α, q ≤ p ⇒ q ∈ α.

Si dice anche che α ` e una sezione di Q. Indichiamo con R l’insieme dei numeri reali.

1.2.1 Immersione naturale di Q in R

Ad ogni p ∈ Q facciamo corrispondere la sezione γ p definita da γ p = {q ∈ Q : q < p}.

E facile vedere che questa applicazione ` ` e iniettiva. Nel seguito, se non vi ` e possibilit` a di confusione, identificheremo γ p con p. Ad esempio scriveremo:

0 = {p ∈ Q : p < 0}.

(9)

1.2.2 Relazione d’ordine

Definiamo in R una relazione d’ordine. Per questo cominciamo con l’osservare che dati α, β ∈ R si verifica soltanto uno dei casi seguenti:

(i) α ⊂ β.

(ii) α ⊃ β.

Infatti, dato che:

α ∪ β = (α \ β) ∪ (α ∩ β) ∪ (β \ α), (1.1) se non valesse n´ e (i) n´ e (ii), i tre insiemi in (1.1) sarebbero disgiunti e non vuoti. Quindi esisterebbe p ∈ α\β e q ∈ β \α. Se fosse p < q si avrebbe p ∈ β per la propriet` a (ii) della Definizione 1.2 il che ` e assurdo. Analogamente se fosse q < p si avrebbe q ∈ α il che ` e assurdo per lo stesso motivo.

Dati α, β ∈ R scriveremo α ≤ β se α ⊂ β, α < β se α `e un sottoinsieme proprio di β, α ≥ β se α ⊃ β, α > β se β ` e un sottoinsieme proprio di α.

1.2.3 Somma e prodotto

Estendiamo la definizione di somma a coppie α, β di elementi di R ponendo:

α + β = {p + q : p ∈ α, q ∈ β}.

Inoltre poniamo 0 = γ 0 = {p ∈ Q : p < 0},

−α = {p ∈ Q : p ≤ 0, −p / ∈ α}, ∀ α > 0, e

−α = {p ∈ Q : p ≤ 0} ∪ {p ∈ Q : p ≥ 0, −p / ∈ α}, ∀ α < 0.

Definiamo ora il prodotto di due numeri reali positivi α, β ponendo αβ = {pq : p ∈ α, q ∈ β}.

Infine si definisce il prodotto di due numeri reali di segno qualunque con le regole usuali dei segni e la potenza x n , n ∈ N, di un numero reale x. Si pu` o poi verificare facilmente che le note propriet` a delle operazioni sui numeri razionali si estendono ai numeri reali. (1)

(1) Per dettagli vedi W. Rudin, Principles of Mathematical Analysis, Mac Graw, Inter-

national Student Edition, 1976.

(10)

1.3 Estremo superiore e inferiore

Si estendono in modo ovvio le nozioni di insieme limitato (superiormente e inferiormente), di maggiorante, di minorante di estremo superiore e inferiore ai sottoinsiemi di R.

Il teorema seguente ` e di importanza fondamentale.

Teorema 1.3 Sia K ⊂ R un insieme limitato superiormente (risp. inferi- ormente). Allora esiste l’estremo superiore (risp. inferiore) di K.

Dimostrazione. Sia λ il sottoinsieme di Q ottenuto prendendo l’unione di tutte le sezioni corrispondenti agli elementi di K. Verifichiamo che λ ` e una sezione.

(i) λ ` e non vuoto e limitato superiormente. Infatti per ipotesi esiste un maggiorante µ di K ed ` e chiaro che λ ⊂ µ.

(ii) Se p ∈ λ e q ≤ p si ha q ∈ λ. Infatti se p ∈ λ allora p appartiene a una sezione α di K e quindi q ∈ α ⊂ λ.

(iii) λ non ha massimo. Infatti supponiamo per assurdo che p 0 ∈ Q sia il massimo di λ. Allora esiste α ∈ K tale che p 0 ` e un massimo di α il che ` e assurdo.

Possiamo ora concludere la dimostrazione provando che λ ` e il minimo maggiorante di K. ` E chiaro che λ ` e un maggiorante di K. Supponiamo per assurdo che non sia il minimo cio` e che esista µ ∈ R tale che α ≤ µ per ogni α ∈ K. Allora si ha λ ≤ µ il che ` e assurdo. 

Osservazione 1.4 L’estremo superiore λ di un sottoinsinsieme K di R lim- itato superiormente ` e caratterizzato dalle due propriet` a seguenti:

(i) Se z > λ si ha x < λ per ogni x ∈ K.

(ii) Se z < λ esiste x ∈ K tale che x > λ.

L’estremo inferiore λ di un sottoinsinsieme di R limitato inferiormente `e caratterizzato dalle due propriet` a seguenti:

(i) Se z < λ si ha x > λ per ogni x ∈ K.

(ii) Se z > λ esiste x ∈ K tale che x < λ.

(11)

Esercizio 1.5 Sia α ∈ R. Provare che:

α = sup{γ p : p ∈ α}.

Provare inoltre che se α e β sono numeri reali con α < β esiste p ∈ Q tale che α < γ p < β.

Esercizio 1.6 (Propriet` a archimedea di R) Siano x > 0, y > 0. Provare che esiste n ∈ N tale che nx > y. Dedurne che se x > 1, y > 0 esiste n ∈ N tale che x n > y.

1.4 Radici e logaritmi

D’ora in poi identificheremo p e γ p per ogni p ∈ Q. In questa sezione vogliamo applicare il concetto di estremo superiore alla definizione della radice e del logaritmo di un numero reale positivo.

Proposizione 1.7 Sia y > 0 e n ∈ N. Esiste un’unica soluzione x > 0 dell’equazione:

x n = y. (1.2)

x ` e detto la radice n-ma di y ed ` e denotato con y 1/n . Dimostrazione. Poniamo:

D = {x > 0 : x n < y}.

Osserviamo che D ` e non vuoto. Infatti x = 1+y y ∈ D dato che x n < x < y.

Inoltre D ` e limitato superiormente; ad esempio y + 1 ` e un maggiorante di D dato che se x > 1 + y si ha x n > x > y.

Poniamo ora λ = sup D e proviamo che non risulta n´ e λ n < y n´ e λ n > y cosicch` e λ n = y e λ ` e soluzione di (1.2).

Se fosse λ n < y esisterebbe  ∈ R con 0 <  < 1 tale che (λ + ) n < y il che contraddirebbe la definizione di estremo superiore. Per vedere che un tale  esiste poniamo a = y − λ n . Allora a > 0 e, dato che

(λ + ) n ≤ λ n + 

n−1

X

k=0

n k



λ k = y − a + ((λ + 1) n − λ n ),

(12)

basta scegliere  tale che

((λ + 1) n − λ n ) < a.

Se fosse λ n > y esisterebbe  con 0 <  < 1 tale che (λ − ) n > y il che contraddirebbe la definizione di estremo superiore. Per vedere che un tale  esiste poniamo a = λ n − y. Allora a > 0 e dato che

(λ − ) n ≥ λ n − 

n−1

X

k=0

n k



λ k = y + a − ((λ + 1) n − λ n ),

basta scegliere  tale che

((λ + 1) n − λ n ) < a.

Si ` e quindi provato che esiste una soluzione di (1.2). Infine l’unicit` a segue dal fatto che (la cui semplice verifica ` e lasciata al lettore):

x < x 1 ⇒ x n < x n 1 .



Per ogni numero razionale positivo q = m n e per ogni y ∈ R + definiamo y q = (y 1/n ) m .

Si verifica facilmente che

y p+q = y p y q per ogni y > 0, p, q ∈ R + .

Esercizio 1.8 Sia x, y > 0. Posto:

K = {q > 0, q ∈ Q : x q < y},

provare che K ` e non vuoto e limitato superiormente. Definire x y = sup K.

Provare che se z > 0 risulta:

x y x z = x y+z .

(13)

Passiamo ora alla definizione del logaritmo.

Proposizione 1.9 Sia y > 0 e a > 1 (risp. 0 < a < 1). Esiste un’unica soluzione x > 0 dell’equazione:

a x = y. (1.3)

x ` e detto il logaritmo di y in base a ed ` e denotato con log a y.

Dimostrazione. Poniamo:

E = {x ∈ R : a x < y}.

E ` e non vuoto dato che esiste n ∈ N tale che a −n < y; inoltre E ` e limitato superiormente dato che esiste n ∈ N tale che a n > y (vedi Esercizio 1.6).

Poniamo ora λ = sup E e proviamo che non risulta n´ e a λ < y n´ e a λ > y cosicch` e a λ = y e λ ` e soluzione di (1.3).

Se fosse a λ < y esisterebbe n ∈ N tale che a λ+1/n < y il che contraddirebbe la definizione di estremo superiore. Per vedere che un tale n esiste poniamo a λ = κy. Allora 0 < κ < 1 e, per ogni n ∈ N risulta

a λ+1/n = a λ a 1/n = yκa 1/n . Basta quindi scegliere n in modo che a 1/n < κ 1 .

Se fosse a λ > y esisterebbe n ∈ N tale che a λ+1/n < y il che contraddirebbe la definizione di estremo superiore. Per vedere che un tale n esiste poniamo a λ = κy. Allora 0 < κ < 1 e, per ogni n ∈ N risulta

a λ+1/n = a λ a 1/n = yκa 1/n . Basta quindi scegliere n in modo che a 1/n < κ 1 .

L’unicit` a segue dall’implicazione (la cui semplice verifica ` e lasciata al lettore):

x 1 < x 2 ⇒ a x

1

< a x

2

.



Si verifica facimente che per ogni y, z ∈ R + si ha:

log a (yz) = log a y + log a z.

(14)
(15)

Successioni di numeri reali

2.1 Definizione di limite

Una successione (di numeri reali) ` e un’applicazione:

N → R, n 7→ a n ;

la indicheremo con il simbolo (a n ) n∈N o pi` u brevemente con (a n ).

Data una successione (a n ) siamo interessati al comportamento di a n quando n diventa sempre pi` u grande (n → ∞). Un primo caso importante si ha quando a n si “avvicina” sempre pi` u a un numero l al crescere di n. Pi` u precisamente diamo la seguente definizione.

Definizione 2.1 Sia (a n ) una successione e sia l ∈ R. Si dice che (a n ) tende (o converge) a l e si scrive

n→∞ lim a n = l, oppure a n → l, se per ogni  > 0 esiste n  ∈ N tale che

|a n − l| <  per ogni n > n  , (2.1) Si dice anche che l ` e il limite di (a n ).

Evidentemente la (2.1) equivale a

l −  < a n < l +  per ogni n > n  .

9

(16)

Data una successione (a n ) useremo la convenzione seguente: diremo che una propiet` a π vale definitivamente per (a n ) se esiste n 0 ∈ N tale che π vale per tutti gli n ∈ N maggiori di n 0 .

Con questa convenzione a n → l se e solo se per ogni  > 0 risulta defini- tivamente |a n − l| < .

Esempio 2.2 Sia a n = n+1 n , n ∈ N. Si ha allora:

n→∞ lim a n = 1.

Infatti, dato  > 0, essendo

|a n − 1| =

n n + 1 − 1

= 1 n ,

risulta |a n − 1| <  se n > 1  . Quindi basta scegliere per n  il pi` u piccolo intero maggiore di 1  .

Proviamo ora l’unicit` a del limite.

Proposizione 2.3 Una successione (a n ) ha al pi` u un limite.

Dimostrazione. Supponiamo che

n→∞ lim a n = l, lim

n→∞ a n = l 1 .

Vogliamo provare che l = l 1 . Dato  > 0 esiste n  ∈ N tale che

|a n − l| <  per ogni n > n  e n 0  ∈ N tale che

|a n − l 1 | <  per ogni n > n 0  . Poniamo

n 00  = max{n  , n 0  }.

Allora se n > n 00  si ha per la disuguaglianza triangolare

|l − l 1 | ≤ |a n − l| + |a n − l 1 | < 2.

Quindi l = l 1 per l’arbitrariet` a di . 

(17)

Esempio 2.4 Per ogni α > 0 risulta:

n→∞ lim n −α = 0.

Infatti, dato  > 0 la condizione n −α <  equivale a n <  1

α

quindi basta scegliere n  >  1

α

.

Esempio 2.5 Per ogni x > 0 si ha:

n→∞ lim x 1/n = 1.

La cosa ` e ovvia se x = 1. Supponiamo x > 1 e poniamo y n = x 1/n − 1.

Si ha y n > 0 e inoltre:

x = (1 + y n ) n ≥ 1 + ny n . Ne segue

y n ≤ x − 1 n , cosicch´ e:

|x 1/n − 1| < , ∀ n > n > n  , pur di prendere n  > x−1  .

Il caso x < 1 si tratta analogamente.

Esempio 2.6 Si ha:

n→∞ lim n 1/n = 1.

Poniamo infatti

x n = n 1/n − 1 che implica

n = (1 + x n ) n ≥ n(n − 1) 2 x 2 n , da cui

x n

r 2

n − 1 → 0.

Quindi si ha:

|n 1/n − 1| < , ∀ n > n > n  ,

se n > n  > 1 +  2

2

.

(18)

2.2 Successioni limitate e monotone

Si dice che (a n ) ` e limitata inferiormente o superiormente o che ` e limitata se tale ` e l’insieme

{a n : n ∈ N}.

Proposizione 2.7 Sia (a n ) una successione convergente. Allora (a n ) ` e limi- tata.

Dimostrazione. Sia a n → l e sia n 1 ∈ N tale che l − 1 < a n < l + 1 per ogni n > n 1 . Si ha allora

a n < max{a 1 , a 2 , ..., a n

1

, l + 1}, a n > min{a 1 , a 2 , ..., a n

1

, l − 1}.

Quindi (a n ) ` e limitata. 

Si dice che (a n ) ` e crescente (risp. decrescente) se a n ≤ a n+1 (risp. a n ≥ a n+1 ) per ogni n ∈ N. Se poi a n < a n+1 (risp. a n > a n+1 ) per ogni n ∈ N si dice che (a n ) n∈N ` e strettamente crescente (risp. strettamente decre- scente). Una successione crescente o decrescente ` e detta monotona.

Proposizione 2.8 Sia (a n ) una successione crescente (risp. decrescente) e limitata superiormente (risp. inferiormente). Allora risulta:

n→∞ lim a n = sup

n∈N

a n (risp. lim

n→∞ a n = inf

n∈N a n ).

Dimostrazione. Supponiamo che (a n ) sia crescente e limitata superior- mente e sia

l := sup

n∈N

a n .

Per definizione di estremo superiore per ogni  > 0 esiste n  ∈ N tale che a n



> l − . Dato che la successione (a n ) ` e crescente ne segue che

a n > l −  per ogni n > n  . Ci` o implica

|a n − l| <  per ogni n > n  , essendo ovviamente

a n < l +  per ogni n ∈ N.



(19)

2.3 Operazioni con i limiti

Proposizione 2.9 Sia a n → l, b n → m. Allora (i) a n + b n → l + m.

(ii) a n b n → lm.

Dimostrazione. Per ogni  > 0 esistono n  , n 0  ∈ N tali che

|a n − l| < /2 per ogni n > n  , |b n − l| < /2 per ogni n > n 0  . Sia n 00  = max{n  , n 0  } allora per la disuguaglianza triangolare si ha:

|a n + b n − l − m| ≤ |a n − l| + |b n − m| <  per ogni n > n 00  .

Quindi a n + b n → l + m e (i) `e provata. Proviamo (ii). Cominciamo con l’osservare che grazie alla Proposizione 2.7 esiste M > 0 tale che

|a n | + |b n | ≤ M, per ogni n ∈ N.

Se n > n 00  si ha quindi:

|a n b n − lm| ≤ |a n b n − lb n | + |lb n − lm| = |b n ||a n − l| + |l||b n − m| ≤ (M + |l|), da cui (ii). 

Esercizio 2.10 Sia a n → l, b n → m, b n 6= 0 per ogni n ∈ N e m 6= 0.

Provare che a b

n

n

m l .

Esercizio 2.11 Sia a n → l e sia K ∈ R tale che a n < K. Provare che l ≤ K.

2.4 Punti limite di una successione limitata.

Limiti superiore e inferiore

Sia (a n ) una successione limitata. Per studiarne il comportarmento asin- totico, per n → ∞ (anche quando la successione non ha limite) ` e opportuno introdurre i concetti di punto limite e sottosuccessione di (a n ).

Diremo che λ ∈ R `e un punto limite di (a n ) se per ogni  > 0 esistono infiniti indici n ∈ N tali che

|a n − λ| < .

(20)

Sia λ un punto limite di (a n ). Allora per ogni k ∈ N esiste n k ∈ N tale che a n

k

< a n

k+1

e

|a n

k

− λ| < 1 k .

La successione (a n

k

) k∈N ` e detta una sottosuccessione di (a n ) n∈N (1) . Ne segue che

lim

k→∞ a n

k

= λ.

In generale λ ` e un punto limite di (a n ) se e solo se esiste una sottosuccessione di (a n ) convergente a λ. Ne segue in particolare che se a n → l allora l `e l’unico punto limite di (a n ).

Esempio 2.12 Sia (2) :

a n = sin

 nπ 2



, n ∈ N.

Si ha allora:

a 2k = sin(kπ) = 0, k ∈ N, a 4k+1 = sin 

2kπ + π 2



= 1, k ∈ N

a 4k−1 = sin 

2kπ − π 2



= −1, k ∈ N.

Quindi 0, 1, −1 sono punti limite di (a n ).

Fissiamo ora una successione limitata (a n ). Indichiamo con Σ l’insieme dei suoi punti limite. Vogliamo provare che Σ ` e non vuoto e dotato di massimo e minimo.

Per questo ` e utile introdurre i concetti di limite superiore e inferiore.

Cominciamo con la definizione del limite superiore. Poniamo:

b 1 = sup

n≥1

a n , b 2 = sup

n≥2

a n , ..., b k = sup

n≥k

a n , ...

(1) In generale una sottosuccessione di (a n ) n∈N ` e una successione (a n

k

) k∈N tale che (n k ) k∈N

` e una successione di numeri naturali strettamente crescente.

(2) In effetti non abbiamo ancora definito il seno di un numero reale. Ci` o sar` a fatto in

seguito nel capitolo sulle serie di funzioni.

(21)

E chiaro che (b ` n ) ` e una successione decrescente. Quindi dalla Proposizione 2.8 segue che esiste il limite

lim

k→∞ b k =: l 00 .

l 00 ` e detto il limite superiore di (a n ) ed ` e indicato con lim sup

n→∞

a n . Si ha quindi:

l 00 = lim sup

n→∞

a n = inf

k≥1 sup

n≥k

a n .

Esercizio 2.13 Provare che se a n → l risulta l = l 00 . Studiamo ora alcune propriet` a dell’estremo superiore.

Proposizione 2.14 Sia (a n ) limitata e sia l 00 = lim sup

n→∞

a n . Allora valgono le propiet` a seguenti.

(i) Se λ > l 00 allora (a n ) ` e definitivamente minore di λ, cio` e esiste n λ ∈ N tale che a n < λ per ogni n > n λ .

(ii) Se λ < l 00 allora (a n ) non ` e definitivamente minore di λ, cio` e per ogni k ∈ N esiste p k ∈ N tale che a p

k

≥ λ.

(iii) l 00 ` e il massimo punto limite di (a n ).

Dimostrazione. (i) Sia λ > l 00 = inf k≥1 b k . Per definizione di estremo inferiore esiste k ∈ N tale che b k < λ. Ci` o implica sup n≥k a n < λ, cio` e a n < λ per ogni n > k.

(ii) Sia λ < l 00 = inf k≥1 b k . Allora si ha b k > λ per ogni k ∈ N. Quindi sup n≥k a n > λ per ogni k ∈ N cosicch´e per ogni k ∈ N esiste p k ∈ N tale che a p

k

> λ.

(iii) Cominciamo con il provare che l 00 ` e un punto limite di (a n ). Dato

 > 0 sappiamo da (i) che esiste n  ∈ N tale che a n < l 00 +  per ogni n > n  . D’altra parte in virt` u di (ii) possiamo trovare un indice p n > n  tale che a p

n

> l 00 − . Quindi:

|l 00 − a p

n

| < .

(22)

Resta da dimostrare che l 00 ` e il massimo di Σ cio` e che se µ ` e un punto limite di (a n ) risulta µ ≤ l 00 . Dato che µ ` e un punto limite esiste una sottosuccessione (a n

k

) tale che a n

k

→ µ. Quindi per ogni  > 0 si ha che a n

k

> µ −  definitivamente. D’altra parte da (i) segue che a n

k

< l 00 +  definitivamente.

Quindi risulta µ −  < l 00 +  cio` e µ < l 00 + 2. Ci` o implica µ ≤ l 00 per l’arbitrariet` a di . 

Passiamo ora alla definizione del limite inferiore. Poniamo:

c 1 = inf

n≥1 a n , c 2 = inf

n≥2 a n , ..., c k = inf

n≥k a n , ...

E chiaro che (c ` n ) ` e una successione crescente. Quindi dalla Proposizione 2.8 segue che esiste il limite

lim

k→∞ c k =: l 0 .

l 00 ` e detto il limite inferiore di (a n ) ed ` e indicato con lim inf

n→∞ a n . Si ha quindi:

l 0 = lim inf

n→∞ a n = sup

k≥1

inf

n≥k a n . Esercizio 2.15 Provare che se a n → l risulta l = l 0 . Studiamo ora alcune propriet` a dell’estremo inferiore.

Proposizione 2.16 Sia (a n ) limitata e sia l 0 = lim inf

n→∞ a n . Allora valgono le propiet` a seguenti.

(i) Se λ < l 0 allora (a n ) ` e definitivamente maggiore di λ, cio` e esiste n λ ∈ N tale che a n > λ per ogni n > n λ .

(ii) Se λ > l 00 allora (a n ) non ` e definitivamente maggiore di λ, cio` e per ogni k ∈ N esiste p k ∈ N tale che a p

k

< λ.

(iii) l 0 ` e il minimo punto limite di (a n ).

Dimostrazione.

(i) Sia λ < l 0 = sup k≥1 c k . Per definizione di estremo superiore esiste k ∈ N tale che c k > λ. Ci` o implica inf n≥k a n > λ, cio` e a n > λ per ogni n > k.

(ii) Sia λ > l 0 = sup k≥1 c k . Allora si ha c k < λ per ogni k ∈ N. Quindi

inf n≥k a n < λ per ogni k ∈ N cosicch´e per ogni k ∈ N esiste p k ∈ N tale che

a p

k

< λ.

(23)

(iii) Cominciamo con il provare che l 0 ` e un punto limite di (a n ). Dato

 > 0 sappiamo da (i) che esiste n  ∈ N tale che a n > l 0 −  per ogni n > n  . D’altra parte in virt` u di (ii) possiamo trovare un indice p n > n  tale che a p

n

< l 0 + . Quindi:

|l 0 − a p

n

| < .

Resta da dimostrare che l 0 ` e il minimo di Σ cio` e che se µ ` e un punto limite di (a n ) risulta µ ≥ l 0 . Dato che µ ` e un punto limite esiste una sottosuccessione (a n

k

) tale che a n

k

→ µ. Quindi per ogni  > 0 si ha che a n

k

< µ +  definitivamente. D’altra parte da (i) segue che a n

k

> l 0 −  definitivamente.

Quindi risulta l 0 −  < µ +  cio`e µ > l 0 − 2. Ci` o implica µ ≥ l 0 per l’arbitrariet` a di . 

Corollario 2.17 Sia (a n ) una successione limitata in R. Allora a n → l se e solo se:

l = lim inf

n→∞ a n = lim sup

n→∞

a n .

Il corollario seguente ` e conseguenza immediata delle Proposizioni 2.14, 2.16.

Giocher` a un ruolo impostante nel seguito.

Corollario 2.18 Ogni successione limitata ha almeno un punto limite e quindi possiede una sottosuccessione convergente.

2.5 Criterio di Cauchy

Negli esempi visti in precedenza abbiamo dimostrato che certe successioni sono convergenti ad un limite che conoscevamo in anticipo. Vi sono tuttavia situazioni in cui non ` e possibile individuare il limite. In questo caso ` e utile il critero di Cauchy seguente.

Definizione 2.19 Si dice che una successione (a n ) in R `e di Cauchy se per ogni  > 0 esiste n  ∈ N tale che:

n, m ∈ N, n > n  , m > n  =⇒ |a n − a m | < . (2.2)

(24)

E chiaro che se a ` n → l allora (a n ) ` e di Cauchy. Infatti, dato  > 0 sia n  ∈ N tale che:

|a n − l| < , ∀ n > n  . Allora se n, m > n  si ha:

|a n − a m | ≤ |a n − l| + |a m − l| < 2, cosicch´ e (a n ) ` e di Cauchy.

Esercizio 2.20 Sia (a n ) una successione. Provare che se (a n ) ` e di Cauchy allora ` e limitata.

Teorema 2.21 Ogni successione di Cauchy ` e convergente.

Dimostrazione. Sia (a n ) una successione di Cauchy. Dall’Esercizio 2.20 sappiamo che (a n ) ` e limitata. Siano l 00 and l 0 i limiti superiore e inferiore di (a n ). Basta provare che l 0 = l 00 (per il Corollario 2.17). Dato  > 0 sia n  ∈ N tale che valga (2.2). Dalle Proposizioni 2.14 e 2.16 sappiamo che esistono n 1 , n 2 maggiori di n  tali che

|a n

1

− l 0 | < , |a n

2

− l 00 | < .

Ne segue

l 00 − l 0 ≤ |a n

1

− l 0 | + |a n

1

− a n

2

| + |a n

2

− l 00 | < 3, il che implica l 0 = l 00 per l’arbitrariet` a di . 

2.5.1 Il numero e

Consideriamo la successione (s n ) definita da:

s n =

n

X

k=0

1

k! , n ∈ N.

Verifichiamo che (s n ) ` e di Cauchy. Si ha infatti se n > m:

s n − s m =

n

X

k=m+1

1

k! < 1 (m + 1)!

n−m−1

X

k=0

1 (m + 1) k

< 1 (m + 1)!

1

1 − m+1 1 = 1 mm! ,

(2.3)

(25)

avendo usato il fatto che per ogni b tale che 0 < b < 1 e ogni h ∈ N risulta:

1 + b + · · · + b h−1 = 1 − b h

1 − b < 1 1 − b .

Dalla (2.3) segue (s n ) ` e di Cauchy; basta prendere n  > 1  . Il limite di (s n ) per n → ∞ sar` a indicato con e. e ` e detta la costante di Neper.

Proviamo che e ` e irrazionale. Ragionando come per la (2.3) si vede che 0 < e − s m < 1

mm! . (2.4)

Supponiamo per assurdo che e = p q con p, q ∈ N e poniamo in (2.4) m = q.

Si ottiene allora:

0 < (q − 1)! p − q! s q < 1 q .

Ci` o ` e assurdo dato q!s q ` e ovviamente intero, cosicch´ e (q − 1)! p − q! s q ` e intero e positivo.

Proposizione 2.22 Risulta:

n→∞ lim

 1 + 1

n

 n

= e.

Dimostrazione. Per ogni n ∈ N poniamo:

s n = 1 + 1 1! + 1

2! + · · · + 1 n!

e

t n =

 1 + 1

n

 n

.

Cominciamo con l’osservare che (t n ) ` e crescente. Per questo basta sviluppare t n con la formula del binomio di Newton scrivendo:

t n = P n k=0

n k

 1

n

n−k

= 1 + n 1  1

n + n 2  1

n

2

+ · · · + n n  1

n

n

= 1 + 1 + n(n−1) 2!n

2

+ n(n−1)(n−2)

3!n

3

+ · · · + n(n−1)···1 n

!

n

n

1 + 1 + 2! 1 1 − n 1  + 3! 1 1 − n 1 

1 − 2 n  + · · · + n! 1 

1 − 1 n  · · · 1 − n−1 n  .

(26)

Infatti ` e chiaro che i primi n termini nell’analoga espressione di t n+1 sono maggiori dei corrispondenti termini di t n . ` E inoltre ovvio che risulta t n < s n per ogni n ∈ N, cosicch´e t := lim n→∞ t n ≤ e.

Resta da provare che t ≥ e. Per questo fissiamo m ∈ N, si ha allora, sempre dalla stessa espressione di t n

t n ≥ 1 + 1 + 2! 1 1 − 1 n  + 3! 1 1 − n 1 

1 − 2 n  + · · · + m! 1 

1 − n 1  · · · 1 − m−1 n  . Per n → ∞ (con m fissato) si ottiene

t n ≥ 1 + 1 + 2! 1 + 3! 1 + m! 1 = s m .

Quindi t ≥ s m per ogni m e per m → ∞ si trova t ≥ e come richiesto. 

2.6 Successioni illimitate

Useremo la seguente convenzione. Se K ` e un sottoinsieme di R non limitato superiormente (risp. inferiormente) diremo che l’estremo superiore (risp.

inferiore) di K ` e +∞ (risp. −∞) e scriveremo

sup K = +∞, (risp. inf K = −∞).

Definizione 2.23 Si dice che una successione (a n ) tende a +∞ e si scrive

n→∞ lim a n = +∞, oppure a n → +∞, se per ogni M > 0 esiste n M ∈ N tale che

a n > M per ogni n > n M . (2.5) In tal caso si dice anche che il limite di (a n ) ` e +∞.

Si dice che una successione (a n ) tende a −∞ e si scrive

n→∞ lim a n = −∞, oppure a n → −∞, se per ogni M > 0 esiste n M ∈ N tale che

a n < −M per ogni n > n M , (2.6)

In tal caso si dice che il limite di (a n ) ` e −∞.

(27)

Esempio 2.24 Si ha:

n→∞ lim n 2

n − 1 = +∞.

Infatti

n 2

n − 1 ≥ n > M se n > M .

2.6.1 Successioni monotone

D’ora in poi useremo la notazione seguente. Se (a n ) ` e una successione non limitata superiormente poniamo:

sup

n∈N

a n = +∞.

Se (a n ) non ` e limitata inferiormente poniamo:

inf

n∈N a n = −∞.

Esercizio 2.25 Provare che se (a n ) ` e crescente (risp. decrescente) e non limitata superiormente (resp. inferiormente) risulta:

n→∞ lim a n = +∞, lim

n→∞ a n = −∞.

2.6.2 Operazioni con i limiti

Proposizione 2.26 Sia a n → +∞, b n → +∞. Allora a n + b n → +∞.

Sia a n → −∞, b n → −∞. Allora a n + b n → −∞.

Dimostrazione. Proviamo la prima affermazione. Per ipotesi per ogni M > 0 esiste n M ∈ N tale che:

a n > M, b n > M, ∀ n > n M . Quindi:

a n + b n > M, ∀ n > n M ,

da cui la tesi. 

(28)

Osservazione 2.27 (Forma indeterminata ∞ − ∞) Sia a n → +∞, b n

−∞. Allora non si possono dare informazioni in generale sul comportamento di (a n + b n ) per n → ∞. Consideriamo infatti gli esempi seguenti.

1) Sia a n = n 3 , b n = −n 2 . Allora risulta a n → +∞, b n → −∞ e a n + b n = n 2 (n − 1) ≥ n 2 .

Quindi a n + b n → +∞.

2) Sia a n = n, b n = − √

n 2 + 1. Allora risulta a n → +∞, b n → −∞ e a n + b n = n − √

n 2 + 1 = − 1 n + √

n 2 + 1 . Quindi a n + b n → 0.

Proposizione 2.28 Sia a n → ±∞, b n → ±∞. Allora a n b n → +∞.

Sia a n → ±∞, b n → ∓∞. Allora a n b n → −∞.

Dimostrazione. Proviamo la prima affermazione. Per ipotesi per ogni M > 0 esiste n M ∈ N tale che:

a n > M, b n > M, ∀ n > n M . Quindi:

a n b n > M 2 , ∀ n > n M , da cui la tesi. 

Proposizione 2.29 Sia l > 0, a n → l, b n → ±∞. Allora a n b n → ±∞.

Dimostrazione. Supponiamo che b n → +∞. Per ipotesi per ogni M > 0 esiste n M ∈ N tale che per ogni n > n M risulti:

a n > l/2, b n > M, ∀ n > n M . Quindi:

a n b n > lM, ∀ n > n M , da cui la tesi. 

Osservazione 2.30 (Forma indeterminata 0 × ∞) Sia a n → 0, b n

±∞. Allora non si possono dare informazioni sul comportamento di (a n b n ) per n → ∞ in generale.

Considerazioni analoghe si posssono fare per il comportamento del limite del quoziente a b

n

n

e per le forme indeterminate e 0 0 .

(29)

2.6.3 Punti limite di una successione qualunque. Limi- ti superiore e inferiore

Sia (a n ) una successione di numeri reali. Se (a n ) non ` e limitata superiormente (risp. inferiormente) si ha, secondo la convenzione fatta all’inizio della sezione 2.6

lim sup

n→∞

a n = +∞, resp. lim sup

n→∞

a n = −∞.

Procedendo come nel caso delle successioni limitate si dice che λ ∈ R `e un punto limite di (a n ) se per ogni  > 0 esistono infiniti indici n ∈ N tali che

|a n − λ| < . λ `e un punto limite di (a n ) se esiste una sottosuccessione di (a n ) convergente a λ.

Se (a n ) ` e limitata superiormente definiamo il limite superiore di (a n ) po- nendo:

lim sup

n→∞

a n = inf

k≥1 sup

n≥k

a n .

Se (a n ) ` e limitata inferiormente definiamo il limite inferiore di (a n ) ponendo:

lim sup

n→∞

a n = inf

k≥1 sup

n≥k

a n . Esempio 2.31 Sia:

a n = n sin  nπ 2



, n ∈ N.

Si ha allora:

a 2k = 2k sin(kπ) = 0, k ∈ N, a 4k+1 = (4k + 1) sin



2kπ + π 2



= (4k + 1), k ∈ N

a 4k−1 = (4k − 1) sin 

2kπ − π 2



= −(4k − 1), k ∈ N.

Quindi 0 ` e un punto limite di (a n ) e risulta:

lim sup

n→∞

a n = +∞, lim inf

n→∞ a n = −∞.

(30)
(31)

Serie

3.1 Definizioni

Data una successione (a n ) in R poniamo:

s n = a 1 + a 2 + · · · + a n :=

n

X

k=1

a k , ∀ n ∈ N.

Se la successione (s n ) converge a un numero reale s scriveremo:

s =

X

k=1

a k

e diremo che la serie

X

k=1

a k

`

e convergente. Se (s n ) non ` e convergente diremo che la serie ` e divergente. La successione (s n ) ` e detta la successione delle somme parziali della serie.

Osserviamo che ogni successione (b n ) si pu` o scrivere come una serie po- nendo:

a 1 = b 1 , a 2 = b 2 − b 1 , ..., a n = b n − b n−1 , n ∈ N.

Quindi il concetto di serie ` e equivalente a quello di successione anche se certe successioni si presentano naturalmente sotto forma di serie.

Possiamo ora applicare tutti i risultati provati nel capitolo precedente alla successione (s n ). In particolare dal Teorema 2.21 segue il criterio di Cauchy.

25

(32)

Proposizione 3.1 La serie P ∞

k=1 a k ` e convergente se e solo se per ogni  > 0 esiste n  ∈ N tale che

|s n − s m | =

n

X

k=m+1

a k

<  per ogni n, m > n  . (3.1)

Dimostrazione. Infatti l’ipotesi equivale a dire che la successione (s n ) ` e di Cauchy. 

Corollario 3.2 Se la serie P ∞

k=1 a k ` e convergente risulta a k → 0.

Dimostrazione. Infatti, posto n = m + 1 in (3.1) si ha che per ogni  > 0 esiste n  ∈ N tale che |a m | <  per ogni m > n  . 

Osserviamo che la condizione a k → 0 non `e sufficiente per la convergenza della serie (vedi Proposizione 3.13).

Si dice che la serie P ∞

k=1 a k ` e assolutamente convergente se la serie dei valori assoluti P ∞

k=1 |a k | `e convergente. ` E chiaro che una serie assolutamente convergente ` e convergente metre il viceversa non vale in generale.

Esercizio 3.3 Sia (a n ) una successione tale che:

|a n+1 − a n | ≤ c n , ∀ n ∈ N, dove la serie P ∞

k=1 c n ` e convergente. Provare che la successione (a n ) ` e con- vergente.

Esempio 3.4 (Serie geometrica) Sia x > 0. Consideriamo la serie geo- metrica

X

k=1

x k−1 .

Se x ≥ 1 la serie ` e ovviamente divergente. Supponiamo 0 < x < 1. Si ha allora:

s n = 1 + x + · · · + x n−1 = 1 − x n

1 − x , n ∈ N.

Quindi la serie ` e convergente e si ha:

X

k=1

x k = 1

1 − x .

(33)

3.2 Criteri di convergenza di una serie

3.2.1 Criterio del rapporto

Consideriamo la serie P ∞ k=1 a k .

Proposizione 3.5 Supponiamo che |a n | > 0 per ogni n ∈ N.

(i) Se lim sup

n→∞

|a n+1 |

|a n | < 1 la serie

X

k=1

a k ` e assolutamente convergente.

(ii) Se esiste n 0 ∈ N tale che |a n+1 |

|a n | ≥ 1 per ogni n ≥ n 0 , la serie

X

k=1

a k

`

e divergente.

Dimostrazione. (i) Supponiamo che lim sup

n→∞

|a n+1 |

|a n | < κ < 1. Allora esiste n 0 ∈ N tale che

|a n+1 | < κ|a n | per ogni n ≥ n 0 . Ne segue

|a n+n

0

| < |a n

0

n per ogni n ∈ N.

Quindi se n > m > n 0 si ha:

|s n − s m | ≤

n

X

h=m+1

|a h | ≤ |a n

0

| κ n

0

n

X

h=m+1

κ h , da cui la tesi per la convergenza della serie geometrica.

(ii) Si ha |a n

0

+1 | ≥ |a n

0

| e quindi |a n | ≥ |a n

0

| per ogni n ≥ n 0 cosicch´ e non pu` o essere a n → 0. 

Esempio 3.6 Sia x ∈ R e a n = (n−1)! x

n−1

. Si ha allora se x 6= 0:

|a n+1 |

|a n | = |x|

n , n ∈ N.

Quindi la serie

X

k+1

x k−1

(k − 1)! ` e convergente.

(34)

Osservazione 3.7 Se risulta lim sup

n→∞

|a n+1 |

|a n | > 1 non si pu` o trarre nessuna conseguenza generale sulla divergenza della serie.

Il criterio del rapporto non d` a informazioni sulla convergenza o divergenza di una serie se lim sup

n→∞

|a n+1 |

|a n | = 1 e |a n+1 | < |a n | definitivamente. Ci` o accade in particolare per le serie

X

n=1

1 n ,

X

n=1

1 n 2 . Infatti nel primo caso si ha:

|a n+1 |

|a n | = n

n + 1 → 1, n

n + 1 < 1, ∀ n ∈ N e nel secondo

|a n+1 |

|a n | = n 2

(n + 1) 2 → 1, n 2

(n + 1) 2 < 1, ∀ n ∈ N,

mentre la prima seria ` e divergente e la seconda convergente come vedremo.

3.2.2 Criterio della radice

Consideriamo la serie P ∞ k=1 a k . Proposizione 3.8 (i) Se lim sup

n→∞

|a n | 1/n < 1 la serie P ∞

k=1 a k ` e assoluta- mente convergente.

(ii) Se lim sup

n→∞

|a n | 1/n > 1 la serie P ∞

k=1 a k ` e divergente.

Dimostrazione. Supponiamo che lim sup

n→∞

|a n | 1/n < κ < 1. Allora |a n | 1/n ` e definitivamente minore di κ, quindi esiste n 0 ∈ N tale che

|a n | ≤ k n per ogni n ≥ n 0 .

Proviamo ora che la successione (s n ) delle somme parziali ` e di Cauchy. Si ha infatti se n > m > n 0

|s n − s m | ≤

n

X

h=m+1

|a h | ≤

n

X

h=m+1

κ h

(35)

da cui la tesi per la convergenza della serie geometrica.

Sia ora lim sup

n→∞

|a n | 1/n > 1. Allora esistono infiniti interi n i tali che |a n

i

|

`

e maggiore di 1, quindi non risulta a n → 0. 

Osservazione 3.9 Anche il criterio della radice non d` a informazioni sulla convergenza delle serie

X

n=1

1 n ,

X

n=1

1 n 2 .

3.2.3 Serie a termini positivi

In questa sezione consideriamo la serie:

X

k=1

a k

con a k > 0 per ogni k ∈ N. In questo caso la successione delle somme parziali

`

e strettamente crescente quindi la serie ` e convergente se e solo se ` e limitata.

Vale inoltre il seguente criterio del confronto, la cui semplice dimostrazione

`

e lasciata al lettore.

Proposizione 3.10 Siano P ∞

k=1 a k e P ∞

k=1 b k serie a termini positivi e sia a k ≤ b k per ogni k ∈ N. Se la serie P ∞

k=1 b k ` e convergente allora la se- rie P ∞

k=1 a k ` e convergente. Se la serie P ∞

k=1 a k ` e divergente allora la serie P ∞

k=1 b k ` e divergente.

Consideriamo ora il caso in cui la successione (a n ) ` e decrescente. Vale allora il seguente criterio dovuto a Cauchy.

Proposizione 3.11 La serie P ∞

k=1 a k ` e convergente (risp. divergente) se e solo se la serie P ∞

k=1 2 k−1 a 2

k−1

` e convergente (risp. divergente).

Dimostrazione. Poniamo per ogni n ∈ N

s n =

n

X

k=1

a k , t n =

n

X

k=1

2 k−1 a 2

k−1

.

(36)

Supponiamo che P ∞

k=1 2 k−1 a 2

k−1

sia convergente a t ∈ R. Si ha allora per ogni n ∈ N:

s n ≤ a 1 + (a 2 + a 3 ) + (a 4 + a 5 + a 6 + a 7 ) + · · · ≤ a 1 + 2a 2 + 4a 4 + . . . ≤ t cosicch` e la serie P ∞

k=1 a k ` e anch’essa convergente.

Viceversa supponiamo che la serie P ∞

k=1 a k sia convergente a s ∈ R. Si ha allora per ogni n ∈ N:

t n = a 1 + 2a 2 + 4a 4 + · · · + 2 n−1 a 2

n−1

≤ 2a 1 + 2a 2 + 2(a 3 + a 4 ) + 2(a 5 + a 6 + a 7 + a 8 ) + · · · ≤ 2s cosicch` e la serie P ∞

k=1 2 k−1 a 2

k−1

` e convergente.  Esempio 3.12 Consideriamo la serie P ∞

k=1 1

k . Si ha:

X

k=1

2 k−1 a 2

k−1

=

X

k=1

2 k−1 2 1−k =

X

k=1

1 = +∞.

Quindi la serie P ∞ k=1

1

k ` e divergente.

Consideriamo ora la serie P ∞

k=1 a k = P ∞ k=1

1

k

2

. Si ha:

X

k=1

2 k−1 a 2

k−1

=

X

k=1

2 k−1 2 2−2k = 2

X

k=1

2 −k < +∞.

Quindi la serie P ∞ k=1

1

k

2

` e convergente.

3.2.4 Serie a segni alterni

Sia (a n ) una successione a termini positivi. Poniamo:

s n =

n

X

k=1

(−1) n−1 a n , n ∈ N.

Proposizione 3.13 Se (a n ) ` e decrescente e risulta a n → 0 la serie

X

k=1

(−1) n−1 a n

` e convergente.

(37)

Dimostrazione. Osserviamo che i termini di ordine dispari e le somme parziali della serie sono ≥ 0 mentre i termini di ordine pari sono ≤ 0.

Per ogni n ∈ N si ha:

s 2n+1 = s 2n−1 − a 2n + a 2n+1 ≤ s 2n−1 , (3.2) cosicch´ e la successione (s 2n+1 ) ` e a termini positivi e decrescente. Quindi esiste l ≥ 0 tale che s 2n+1 → l.

Si ha inoltre:

s 2n+2 = s 2n + a 2n+1 − a 2n+2 ≥ s 2n , (3.3) cosicch´ e la successione (s 2n ) ` e a termini positivi e crescente. Si ha inoltre:

s 2n+1 = s 2n + a 2n+1 ≥ s 2n . (3.4) Quindi (s 2n ) ` e limitata superiormente cosicch´ e esiste l 1 ≥ 0 tale che s 2n → l 1 . Infine, passando al limite per n → ∞ in (3.4) e ricordando che a n → 0 segue che l = l 1 , da cui la tesi. 

Ad esempio la serie

X

k=1

(−1) n−1 1 n

`

e convergente.

3.3 Convergenza di medie

Data una una successione (a n ) consideriamo la successione delle medie (p n ) definita da:

p n := 1 n

n

X

k=1

a k , n ∈ N.

Vedremo nella successiva proposizione che se a n → l allora p n → l. Il vice- versa non ` e vero in generale come nel caso a n = (−1) n , n ∈ N. Quindi la convergenza delle medie ` e un concetto pi` u debole di convergenza, detto convergenza secondo Cesaro (1)

(1) La convergenza secondo Cesaro gioca un ruolo importante nello studio delle serie di

Fourier.

(38)

Proposizione 3.14 Sia (a n ) una successione convergente a l. Allora risulta

n→∞ lim 1 n

n

X

k=1

a k = l.

Dimostrazione. Per ogni  > 0 esiste n  ∈ N tale che n > n  =⇒ |a n | < .

Inoltre dalla Proposizione 2.7 segue che esiste K > 0 tale che |a n | ≤ K, ∀ n ∈ N. Si ha allora per ogni n > n 

|p n − l| = 1 n

n

X

k=1

a k − l

≤ 1 n

n

X

k=1

|a k − l|

= 1 n

n



X

k=1

|a k − l| + 1 n

n

X

n



+1

|a k − l|

≤ 2K n 

n + n − n  n .

Per n → ∞ si ottiene

lim sup

n→∞

|p n − l| ≤ .

Data l’arbitrariet` a di  ne segue lim sup

n→∞

|p n − l| = 0, il che implica p n → l. 

Esercizio 3.15 Data una successione (a n ) provare che

n→∞ lim a n

n = lim

n→∞ (a n − a n−1 ), nell’ipotesi che i limiti suddetti esistano.

Suggerimento. Considerare la successione (b n ) definita da b n = a n − a n−1 .



(39)

Funzioni reali di una variabile reale. Limiti e continuit` a

In questo capitolo studiamo applicazioni f definite in un sottoinsieme I di R a valori in R:

f : I ⊂ R → R, x 7→ f (x).

Come insieme I scegliamo un intervallo cio` e un insieme non vuoto, contenente almeno due numeri e tale che se contiene due numeri contiene tutti i numeri intermedi, ovvero tale che:

tx + (1 − t)y ∈ I ∀ x, y ∈ I, 0 ≤ t ≤ 1.

Indichiamo con f (I) = {f (x) : x ∈ I} l’immagine di f . Sia I un intervallo limitato. Poniamo:

inf I = a, sup I = b.

I ha una delle forme seguenti a seconda che a e b siano o no punti di minimo o massimo di I:

• I = {x ∈ R : a ≤ x ≤ b} =: [a, b] intervallo chiuso,

• I = {x ∈ R : a < x < b} =: (a, b), intervallo aperto,

• I = {x ∈ R : a ≤ x < b} =: [a, b), intervallo aperto a destra,

• I = (a, b] = {x ∈ R : a < x ≤ b}, intervallo aperto a sinistra.

33

(40)

Sia ora I non limitato. Se inf I = a ∈ R e sup I = +∞ si ha

• I = {x ∈ R : x ≥ a} =: [a, +∞), intervallo chiuso, oppure

• I = {x ∈ R : x > a} =: (a, +∞), intervallo aperto.

Se inf I = −∞, sup I = b ∈ R si ha

• I = {x ∈ R : x < b} =: [−∞, b), intervallo chiuso, oppure

• I = {x ∈ R : x ≤ b} =: (−∞, b), intervallo aperto.

Infine se inf I = −∞ e sup I = +∞ si ha I = R.

In ogni caso i numeri a e b sono detti estremi dell’intervallo I.

4.1 Limiti

Sia I un intervallo, f : I → R. Sia inoltre x 0 un elemento di I o un suo estremo e l ∈ R (1) .

Si dice che f (x) tende a l per x tendente a x 0 se per ogni  > 0 esiste δ  > 0 tale che

|f (x) − l| <  ∀ x ∈ (x 0 − δ  , x 0 + δ  ) ∩ I diverso da x 0 . In tal caso si scrive

x→x lim

0

f (x) = l

Osservazione 4.1 Il lim x→x

0

f (x) dipende soltanto dal comportamento di f “vicino” a x 0 ma non dal suo comportamento in x 0 (nel caso in cui x 0 ∈ I).

Pi` u precisamente sia J un intervallo contenuto in I tale che x 0 appartiene a J o a un suo estremo e sia f J la restrizione di f a J (2) . ` E chiaro allora che risulta:

x→x lim

0

f (x) = lim

x→x

0

f J (x).

La proposizione seguente riconduce il concetto di limite di una funzione a quello di limite per le successioni.

(1) Come vedremo negli esempi ` e utile considerare il caso in cui x 0 ∈ I ma coincide con / uno degli estremi di I.

(2) f J : J → R `e definita da f J (x) = f (x) per ogni x ∈ J .

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