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Academic year: 2021

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Status Quaestionis

1.1 L’ iconografia monetale di Kaulonia: storia degli studi.

Sul significato del tipi monetali principali degli incusi cauloniati, come anticipato in premessa, sono state proposte molte interpretazioni, diverse e contrastanti1, senza giungere mai a una vera preferenza e convergenza della maggioranza degli studiosi su una ipotesi in particolare [Tabb. 1 e 2].

La prima interpretazione sulla figura principale delle prime emissioni cittadine è stata tentata dal Barrio, allorquando nel 1571 la definì come “Cresum Cauloniatam” recante in mano un ramo d’olivo2.

La numismatica, come disciplina scientifica a se stante, è intesa però nascere veramente solo in seguito alla pubblicazione della Doctrina Numorum Veterum di J. Eckhel3 che, come ha notato anche Attianese, non avanzò ipotesi precise sull’argomento4.

1 Per una sintesi cfr. N. PARISE, Monete delle colonie achee d’occidente, in Gli Achei e l’identità etnica degli Achei d’Occidente (Paestum 2001), Paestum-Atene 2002, pp. 389 sgg.

2 G. BARRIUS, De antiquitate et situ Calabriae, Romae 1738 (1571), p. 184 sgg. Trad. in Antichità e luoghi della Calabria, Cosenza 1972.

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Tuttavia, gli studi successivi ad essa, proposero diverse altre supposizioni sulla figura maschile principale, con braccio proteso differentemente interpretata come Apollon, Herakles, una divinità locale o fluviale, o l’eroe eponimo Kaulos5.

Per primo, nel 1835, Müller intese il personaggio come Apollon seguito da Oreste6, e una medesima identificazione venne proposta dal De Luynes nell’anno successivo7.

Nel 1838, F. Streber propose di interpretare il tipo principale come Herakles, rappresentato durante la caccia alla cerva Cerinite, che una volta catturata si sarebbe rivolta verso l’eroe (momento finale dell’impresa); la figura secondaria, invece, come uno dei Cercopi che derubò il semidio dopo averlo addormentato in una valle (aulon)8.

Pochi anni dopo il Cavedoni tornò sulla possibilità che il nostro tipo raffigurasse un Apollon “persecutore”, associato ad Hermes, o un Apollon Agnimos, o Katharmos, accompagnato dalla personificazione della lustrazione (nella figurina corrente9).

5 Sulla base di Serv. Aen., 3,550: alii a Caulo Clitae Amazonis filio conditum (scil. Caulonem) tradunt.

6 Cfr. Eum. 282-283; H. SARIAN, in LIMC VII,1, Switzerladn 1994, pp. 68-70, s.v. Orestes, a p. 68;

Müller (1835), p. 516 in G. ADORNATO, XAPAKTHP. Note iconografiche sugli stateri di Kaulonia, in Kaulonia, Caulonia, Stilida (e oltre). Contributi, storici, archeologici e topografici

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rappresentazione si legasse ad una qualche tradizione locale rimasta a noi sconosciuta10.

T. Panofka, nel 1843, riconobbe a sua volta nella figura principale l’eponimo ed ecista cittadino Kaulos (o Kaulon), figlio, secondo una fonte11, dell’Amazzone Kleite, per la presenza di un ramo (kaulòs) nelle mani della stessa divinità12.

Nel 1848, W. Lloyd avanzò l’ipotesi, destinata ad esser ripresa anche successivamente, che si trattasse di Apollon Katharsios (purificatore), e che il piccolo personaggio indicasse il vento, di cui il dio si servì per liberare la regione dalle pestilenze del monte Aulon13.

Nella sua monografia sulle monete dell’Italia antica, R. Garrucci assimilò poi la figura stante a un non meglio precisato “dio locale” del promontorio Cocinto che, con l’aiuto di Zefiro, recante, insieme a lui, frasche forse d’alloro, avrebbe allontanato - come pensato da Lloyd per Apollon - una pestilenza dalla valle dell’Aulon14.

9 C. CAVEDONI, Cerva torquata in monete di Caulonia, <<Bull. Inst.>> XII, 1840, pp. 169-171.

10 J. MILLINGEN, Considérations sur la numismatique de l'ancienne Italie principalement sous le rapport de monumens historiques et philologiques, Florence 1984, p. 28.

11 Serv. III, 553.

12 T. PANOFKA, Über die Munztypen von Kaulonia <<Archäol Ztg>> I, 1843, pp. 165-175.

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Nel 1863, L. Sambon datando genericamente la prima moneta cittadina al VI secolo a.C. e non sbilanciandosi troppo sull’identità del suo tipo principale, propose per esso tutta una serie di possibili identificazioni: Zeus, Bacchus, Herakles, Apollon, Oreste, o ancora il giovane Ilas15.

Un ventennio dopo Gardner tornò a definire il tipo principale come Apollon Katharsios, ritenendo la figura corrente la personificazione dell’ira di Apollon Xolos16.

Nel 1911, Head ripropose per la figura dominante la soluzione già suggerita dal Panofka, che aveva riconosciuto in essa l’ecista Kaulon, proponendo per la secondaria un’identificazione con Agon o, come già per Cavedoni, Hermes (Dromios o Agonios)17.

Mezzo secolo dopo, S. P. Noe, nel suo corpus sulla monetazione di Caulonia18, fatta una serrata critica alle argomentazioni di Head, intese l’immagine principale come Apollon nella sua qualità di Archegetas, in quanto fondatore della città, notando come nulla mostrasse nel suo gesto un chiaro riferimento alla purificazione da pestilenze e che la subordinazione della figura più piccola, che riconobbe in qualche conio come alata ai piedi, impedisse di intenderla come Hermes, cosicché, pur ventilando l’ipotesi di interpretarla come l’ecista Typhon

15 L. SAMBON, Recherches sur les anciennes monnaies de l'Italie méridionale, 1863, p. 188.

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identificabilità.

Quasi contemporaneamente, L. Lacroix identificava l’immagine come Apollon Delphinios e la figurina corrente come un giovane messaggero nell’atto di annunciare il suo ritorno dagli Iperborei19.

Nel 1963, G. Giannelli20 interpretava invece il tipo principale con il fiume Sagras e il secondario con l’ecista Kaulos o Kaulon, perché dotato di un ramo (kaulos).

P. R Franke21, in un’opera essenzialmente fotografica, realizzata in collaborazione con M. Hirmer, rifacendosi all’interpretazione del Lloyd, intanto tornava a definire il tipo come Apollon Katharsios.

Contemporaneamente a questi, Robinson proponeva di intendere la figura virile principale, più singolarmente e genericamente, come personificazione della fertilità, senza spiegare i motivi di tale ipotesi22, forse dovuta alla presenza del ramoscello.

Più recentemente, il filologo I. Cazzaniga, pur non citando lo studio di Streber, ne ha riproposto l’identificazione con Herakles, specificando tuttavia che

19 L. LACROIX, L’Apollon de Caulonia <<Revue belge de numismatique et de sigillographie>>, CV, 1959, pp. 5-24.

20 G. GIANNELLI, Culti e miti della Magna Grecia, Firenze 1963, p. 181.

21 P. R. FRANKE- M. HIRMER, Die griechische Münze, München 1964, p.76.

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questi sarebbe stato raffigurato oltre che al termine dell’impresa (figura stante), anche durante l’inseguimento alla cerva (cui alluderebbe la figurina in corsa)23. Il collezionista P. Attianese, nella sua monografia sulle monete dell’attuale Calabria24, ha poi invitato a non cercare di riconoscere Apollon sulle monete di Kaulonia, accordandosi col Giannelli nell’assimilare la figura principale al fiume Sagras. Il ramoscello da essa tenuto nella mano destra, richiamerebbe, inoltre, la rappresentazione stante del fiume Selinus, rappresentato sui tetradrammi selinuntini. Viceversa, la figurina corrente, che pure impugna due ramoscelli, è stata identificata col genio locale Kaulos.

G. Gorini nel suo trattato sulla monetazione incusa, riassumendo brevemente le ipotesi precedenti, non ha proposto specificatamente una propria interpretazione ma, nel solo catalogo, si è chiesto se il tipo principale non fosse Apollo25.

C. M. Kraay, nell’ambito di una trattazione sistematica delle monetazioni arcaiche e classiche, un anno dopo, lo ha pure identificato con l’Apollon Delphinios, che, preso possesso di Delphi uccidendo il serpente Python, si purificò nella valle di Tempe incoronandosi con l’alloro (indicato dal ramo nella mano destra)26; la figurina, invece, sarebbe un messaggero che annuncia il ritorno

23 I. CAZZANIGA, Il dio e la cerva nella monetazione di Caulonia in <<RIN>> LXXI, 1969, pp. 9- 24.

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santuario. La fondatezza di tale ipotesi sarebbe confermata dal nome originario della città, Aulonìa, collegabile al termine aulon che potrebbe indicare una valle o gola della Tessaglia27, in cui il dio era particolarmente venerato.

Nel 1978, Holloway, descrivendo lo stile del tipo principale, vi ha riconosciuto Apollon, associabile, per la postura degli arti, al Poseidon di Poseidonia28.

Agli inizi degli anni ‘80, A. Stazio in una breve trattazione sulle monete magnogreche, ha interpretato la figura principale in relazione alla figurina corrente, riconducendola ad un possibile culto locale determinato dal sincretismo tra divinità greca, Apollon o Herakles, ed elementi indigeni29.

Nella Sylloge Nummorum Graecorum di Milano accanto alla divinità, indicata dalla curatrice (N. Vismara), ancora una volta come Apollon, la piccola figura viene descritta, senza identificazione, dal punto di vista stilistico, così come anche la cerva, “a silhouette30”.

27 G. DE SENSI SESTITO, Il paesaggio di Caulonia tra mito, storia e culti in Kaulonìa, Caulonia, Stilida (e oltre)… cit., pp. 317-332, a p. 318. La valle di Tempe era una gola a nord della Tessaglia, al centro della quale scorreva il fiume Peneo. A destra di questo, vi era un tempio dedicato ad Apollo, vicino al quale veniva raccolto l’alloro per incoronare i vincitori dei giochi Pitici.

28 R. R. HOLLOWAY, Art and Coinage in Magna Graecia, Bellinzona 1978, p. 48.

29 A. STAZIO, Moneta e scambi in Megale Hellas. Storia e civiltà della Magna Grecia, Milano

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Nel 1980, l’Attianese, in un aggiornamento della sua opera, distaccandosi dalla sua prima interpretazione, ha segnalato la figura principale di alcune monete di Kaulonia, rinvenute negli anni ’70, come Apollon Katharsios31.

In una voce del Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae (LIMC), M. Caccamo Caltabiano, ha poi identificato il personaggio principale con Apollon Daphnephoros (portatore d’alloro o di rami d’alloro), mentre ha considerato incerta la figurina corrente sul braccio32.

F. Catalli, nel suo trattato sulle monete dell’Italia antica33, si è associato all’interpretazione di Apollon, riconoscendo nel tipo secondario un piccolo daimon.

Anche N. K. Rutter34, nel 1997, rifacendosi all’ipotesi del Kraay, ha individuato nel tipo principale Apollon che, col ramo d’alloro in mano, fugge nella Valle di Tempe per purificarsi dall’uccisione del serpente Python.

Nel 2001, tornando sull’argomento, nel suo rifacimento dell’Historia Numorum, il medesimo autore35, nel mettere in luce l’incertezza persistente sulle possibili identificazioni della divinità rappresentata con Apollon o altresì con

31 P. ATTIANESE, Calabria greca, III (aggiornamento), Santa Severina 1980, pp. 269 e 271.

32 M. CACCAMO CALTABIANO, in LIMC V-1, Zürich München 1990, s.v. Kaulos , pp. 973-974.

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messaggero pronto ad annunciare il suo arrivo nella valle di Tempe.

Nel 2006, Franzoni ha assimilato per la prima volta entrambe le figure ad Apollon e in particolare la figura corrente alla personificazione dell’eidolon, vale a dire della potenza purificatrice del dio36, al contrario di G. Adornato che ha respinto tale possibilità, dopo una sintesi ed un vaglio accurato delle principali proposte interpretative pubblicate in precedenza37.

In una più recente pubblicazione, B. Carroccio, occupandosi di uno dei simboli accessori presenti talvolta sugli stateri cauloniati, ha colto l’occasione per proporre un’interpretazione del personaggio sul braccio di un Apollon insieme daphnephoros e delfico con l’ecista Typhon, mandato dal dio ad annunciare il suo responso favorevole alla colonizzazione38, con l’assenso di Artemis, simboleggiata dal motivo secondario della cerva, e probabilmente venerata nell’area della futura città39.

36 C. FRANZONI, Tirannia dello sguardo. Corpo, gesto, espressione nell’arte greca, Torino 2006, pp.

55-56.

37 G. ADORNATO, XAPAKTHP. Note iconografiche sugli stateri di Kaulonia, in Kaulonia, Caulonia, Stilitida (e oltre)… cit., p. 333-347.

38 Paus. VI, 3,12.

39 B. CARROCCIO, Sulla valenza simbolica dei trampolieri nelle monetazioni antiche, in

<<MiscStudStorUniCal>> XV, 2008, pp. 7-24, a p. 16. Sul legame Artemis-cerva e sui culti del

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TAB. 1) FORTUNADELLEDIVERSEPROPOSTEINTERPRETATIVESULLICONOGRAFIACAULONIATE.

TABELLA 2) SINTESIDELLEPRINCIPALIINTERPRETAZIONIDEITIPICAULONIATI40

Autore Pubblicazione Fugura A Figura B

Barrius 1571 Cresum Cauloniatam

Mϋller 1835 Apollon Oreste

De Luynes 1836/7 Apollon Aristeo

Streber 1838 Herakles Cercope

Cavedani 1840 Apollon persecutore Hermes

Apollon Agnismos o Personificazione della

Apollon 53%

Cresum 3%

Culto locale 6%

Herakles 6%

Identificazione incerta

14%

Ilas 3%

Kaulos 6%

Sagras 6%

Bacchus 3%

Apollon Bacchus Cresum Culto locale Herakles

Identificazione incerta Ilas

Kaulos Sagras

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Birch 1845 Apollon persecutore Hermes

Llyod 1848 Apollon Katharsios Vento liberatore

Garrucci 1855

Divinità locale di Cocinto

Zefiro

Minervini 1856 Bacchus flagellifero

Sambon 1863 Zeus, Bacchus, Herakes,

Apollon, Oreste o Ilas.

Gardner 1885 Apollon Katharsios L'ira di Apollon Xolos

Head 19112 Kaulon Agon o Hermes Dromios

o Agonios

Robinson 1946 Personificazione della

fertilità

Noe 1958 Apollon Archagetas

Lacroix 1959 Apollon Delphinios Messaggero

Giannelli 19632 Sagras Kaulos o Kaulon

Franke-Hirmer 1964 Apollon Katharsios

Cazzaniga 1969 Herakles Herakles

Attianese 1974 Sagras Kaulos

Gorini 1975 Apollon (?)

Kraay 1976 Apollon Delphinios Messaggero

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SNG Milano 1979/1981 Apollon Figura a silhouette

Attianese 1980 Apollon Katharsios

Stazio 1983 Apollon o Herakles? Elemento indigeno

Caltabiano 1990 Apollon Daphnephoros

Franzoni 2006 Apollon Eidolon di Apollon

Adornato 2007 Apollon Eidolon di Apollon

Carroccio 2008 Apollon Typhon

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Catalogo

2.1 La monetazione di Kaulonia tra il VI e il V secolo a.C.

Il principio metodologico adottato nella seguente catalogazione, selettiva rispetto a un gran numero di immagini disponibili, è consistito nell’individuazione e descrizione delle diverse varianti iconografiche riscontrabili, ritenute tutte utili allo sviluppo delle finalità del presente lavoro. Le serie sono state ordinate sia secondo il criterio cronologico, disponendo le monete entro quattro fasi successive, corrispondenti agli archi temporali iniziatisi, rispettivamente nel 530 circa a.C., nel 475 a.C., 440 a.C. e 425 a.C.; e secondo il surricordato criterio iconografico, evidenziando i tipi secondari posti al diritto e al rovescio di esse, discussi più diffusamente nell’ultima parte della ricerca.

POST 530 A.C.

1) AR, Statere; 7,63 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata e figurina corrente con rami sull’avambraccio proteso; cervo retrospiciente e leggenda ΚΑVΛ (ο ΚΑVΛΟ) . Intorno, fascia decorativa.

R/ Stesso tipo del diritto a s. (tecnica incusa). Intorno, fascia decorativa diversa da quella al D/.

NOE (1958), A 8; RUTTER (2001), Tav. 34, n. 2037.

(14)

2) AR, Statere; 7,92 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata e figurina corrente con rami sull’avambraccio proteso; cervo retrospiciente ed airone in volo; leggenda ΚΑVΛO. Intorno, fascia decorativa

R/ Stesso tipo del diritto a s. (tecnica incusa). Intorno, fascia decorativa diversa da quella al D/.

NOE (1958), C 44; GORINI (1975), pp. 190-191.

POST 475 A.C.

3) AR, Statere; 7,63 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata e figurina corrente con rami sull’avambraccio proteso; cervo retrospiciente e leggenda ΚΑV. Intorno, bordatura perlinata.

(15)

D/ Figura stante a d. con ramo nella mano sollevata e figurina corrente con rami sull’avambraccio proteso; cervo retrospiciente e leggenda ΚΑV. Intorno, fascia decorativa.

R/ Cervo stante a d. Intorno, bordatura perlinata NOE (1958), E 67a.

5) AR, Statere; 7,94 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata e figurina corrente con rami sull’avambraccio proteso; cervo retrospiciente e leggenda ΚΑVΛΟΝΙ (?). Intorno, fascia decorativa.

R/ Cervo stante a d.; leggenda KΑVΛΟΝΙΑ. Intorno, bordatura perlinata.

NOE (1958), F 101.

(16)

6) AR, Statere; 7,35 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata e figurina corrente con rami sull’avambraccio proteso; cervo retrospiciente e leggenda ΚΑV. Intorno, fascia decorativa.

R/ Cervo stante a d. con nastro intorno al collo.

NOE (1958), E 69d; .ATTIANESE (1974), p. 107, n. 168.

7) AR, Statere; 7,73 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata e figurina corrente con rami sull’avambraccio proteso; cervo retrospiciente e leggenda ΚΑVΛ. Intorno, fascia decorativa.

R/ Cervo stante a d.; leggenda ΚΑV e pianta a un ramo. Intorno, bordatura perlinata.

N (1958), F 83.

(17)

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata e figurina corrente con rami sull’avambraccio proteso; cervo retrospiciente e leggenda ΚΑVΛ.

R/ Cervo stante a d.; leggenda ΚΑV e pianta a due rami. Intorno, bordatura perlinata NOE (1958), F 91.

9) AR, Statere; 7,95 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata e figurina corrente con rami sull’avambraccio proteso; cervo retrospiciente e leggenda ΚΑVΛ. Intorno, bordatura perlinata.

R/ Cervo stante a d.; leggenda ΚΑV e pianta a tre rami. Intorno, bordatura perlinata.

NOE (1958), F 96.

(18)

10) AR, Statere; 7,80 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata e figurina corrente con rami sull’avambraccio proteso; cervo retrospiciente e leggenda ΚΑVΛ, entro bordatura.

R/ Cervo stante a d.; leggenda ΚΑV e foglia. Intorno, bordatura perlinata.

NOE (1958), F 78.

11) AR, Statere; 7,35 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata ed infule sull’avambraccio proteso; civetta a s. Bordatura lineare

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D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata e figurina corrente con rami sull’avambraccio proteso; bucranio entro corona e cervo retrospiciente su ara. Intorno, bordatura perlinata.

R/ Cervo stante a d.

NOE (1958), G 108.

13) AR, Statere; 7,45 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sinistra e figurina corrente con rami sull’avambraccio destro; alberello a s. e cervo retrospiciente su ara a d.

R/ Cervo stante d.; leggenda ΚΑVΛΩΝΙΑΤΑΜ (?).Intorno, bordatura perlinata NOE (1958), G 107.

(20)

14) AR, Statere; 7,91 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sinistra e figurina corrente con rami sull’avambraccio destro.

R/ Cervo in corsa d.; leggenda ΚΑVΛΩΝΙΑΤΑΜ (?).

NOE (1958), G 110.

15) AR, Statere; 7,97 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sinistra; corona a sin. e cervo su ara a d..

R/ Cervo saltante a d.; leggenda [Κ]ΑV (?).

NOE (1958), G 112.

(21)

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sinistra e figurina corrente con rami sull’avambraccio destro; airone in volo a sin. e cervo su ara a d..

R/ Cervo saltante a d.

NOE (1958), G 113.

17) AR, Statere; 7,83 g.

D/ Figura incedente a d. con  tra le gambe e ramo nella mano sollevata; ai lati due delfini.

bordatura lineare.

R/ Cervo a d.; leggenda ΚΑVΛ− ΟΝΙΑΤΑΣ e in basso lettera A (o E).

NOE (1958), J 173.

(22)

18) AR, Statere; 6,92 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata e figurina corrente sull’avambraccio proteso; mosca a sin. e cervo a d.

R/ Cervo stante a d.; stelo con tre foglie a sin. e leggenda ΚΑVΛ, a caratteri piccoli, sulla testa dell'animale.

NOE (1958), G 123.

19) AR, Statere; 7,89 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata; leggenda ΚΑVΛΟΝΙΑΤΑΜ a sin. e cervo a d. su ara.

R/ Cervo stante a s.; davanti, foglia.

NOE (1958), H 133.

(23)

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata; ara senza cervo a d. e leggenda ΚΑVΛ. a sin.

R/ Cervo stante a s. e fontana con airone in volo a d. ; in basso ΘΕ.

NOE (1958), I 155.

21) AR, Statere; 7,53 g.

D/ Figura incedente a d. con Θ tra le gambe e ramo nella mano sollevata ed infule sul braccio proteso.

R/ Cervo stante a d.; sopra, foglia di edera, a d. polipo. Sotto la pancia, φ.

NOE (1958), I 150a.

(24)

22) AR, Statere; 7,74 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata e braccio proteso in avanti.

R/ Cervo saltante a d.; leggenda ΚΑVΛΟ.

NOE (1958), 9; .SNG Lockett Coll. 592.

23) AR, Statere; 7,42 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata e braccio proteso in avanti. A d., cervo stante a d.

R/ Cervo stante a d.; tra le gambe, astro a 8 raggi.

NOE (1958), J 166.

(25)

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata ed infule sul braccio proteso; a sin., arco con freccia o monogramma (?) . Bordatura perlinata

R/ Cervo stante a d.; leggenda ΚΑVΛΩΝ−ΙΑΤΑΣ.

NOE (1958), J 178.

POST 440 A.C.

25) AR, Terzo statere; Terzo nomos/drammo; 2,16 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata ed infule sul braccio proteso; a d. cervo; a sin. leggenda ΚΑV.

R/ Cervo stante a d.; kantharos in alto, φ in basso e leggenda ΚΑVΛΟΝΙΑΤΑΣ a s.

NOE (1958), 216.

(26)

POST 425 A.C.

26) AR, Nomos; 7,87 g.

D/ Figura incedente a d. con ramo nella mano sollevata; a sin. polipo, leggenda ΚΑVΛΟΝΙΑ (?) e a d. cervo retrospiciente.

R/ Cervo stante a d.; a d. foglia

NOE (1958), I 141a.

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Discussione

3.1 Considerazioni sulle ipotesi sinora avanzate.

L’immagine centrale degli incusi di Kaulonia è costituita da una figura virile nuda, incedente a destra, con ramoscello in una mano e figurina in corsa sull’altro braccio proteso in avanti; in basso, a destra, la presenza di un cervo posto su un piano differente sembra quasi suggerire una dimensione di profondità dell’intera rappresentazione, intorno alla quale, inoltre, si delinea un contorno decorato41, tipico della monetazione incusa.

Le ipotesi avanzate sull’identità del tipo principale, come delineato nel § 1, sono state numerose, vertendo per un’alta percentuale sulla possibilità che il personaggio rappresentato possa esser stato Apollon, seppur contraddistinto, nelle varie interpretazioni, con epiteti differenti.

Se alcuni lo hanno inteso, infatti, come Archegetas, in qualità di iniziatore della città, per l’importanza rivestita dall’oracolo di Delphi nelle fondazioni cittadine, altri lo hanno definito Delphinios per lo stretto legame della divinità con quella città, o coi delfini che lo accompagnarono ai lidi di Crisa prima di

41 Si tratta di una fascia decorativa di gusto tipicamente ionico, utilizzata a Mileto, Rodi, Samo, Melos e Cipro: M. CACCAMO CALTABIANO, Monetazione e circolazione monetaria, in Magna Grecia

(28)

prenderne possesso42. Frequente è stato l’appellativo di Katharsios, legato al momento di catarsi dall’uccisione del serpente Python o alla liberazione della regione dalla pestilenza con l’aiuto del vento purificatore. In realtà, tale appellativo è d’incerta validità, poiché non risulta citato nelle fonti, né tanto meno nei grandi repertori moderni43, se non come epiteto di Zeus44.

Un ultimo aggettivo conferito ad Apollon, in questo contesto, è quello di Daphnephoros, che letteralmente significa “portatore d’alloro”45, e quindi di quella pianta che avrebbe raccolto (e non colla quale si sarebbe incoronato) nella valle di Tempe prima di impadronirsi dell’oracolo.

In realtà, le definizioni non sono poi così a se stanti, poiché di fatto portano tutte a un’interpretazione della figura cauloniate con un Apollon che porta con sé l’alloro purificatorio46, per redimersi dal peccato e poi fondare la città di Delphi, raggiungendo i lidi di Crisa nelle sembianze di un delfino.

42 Hymn. III, vv. 399-421.

43 Come Schwartz in RE, II,1 Stuttgart 1965, cc. 2-111, s. v. Apollon, a cc. 41-72.

44 A. FERRARI, Dizionario di mitologia greca e Latina, Torino 1999, s. v. Catarsio, p. 150.

45 Esch. Suppl. 706.

46 Va però notata anche l’interpretazione dell’alloro come più generica allusione al ruolo di propiziatore della fecondità vegetale, svolto da Apollon come anche da Zeus in quanto phytioi, proposta, sulla base di una glossa di Esichio, da M. CACCAMO CALTABIANO, Immagini/parola,

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principale con Herakles, rappresentato durante o al termine di una delle sue fatiche, così come indicato dal cervo stante e retrospiciente alla sua destra, o ancora a Kaulos, figlio dell’amazzone Kleite, per la presenza del ramo (kaulos) nelle mani della divinità. Meno accreditata e spiegata la possibilità che la figura possa essere identificata con Ilas, Bacchus, Cresum o Sagras.

3.2 Tipo principale e figura secondaria: possibili interpretazioni.

Le ipotesi avanzate sul tipo A (tipo principale) e di riflesso su quello B (figurina corrente), sono dunque innumerevoli, molte delle quali, tuttavia, prive di fondatezza poiché non aventi corrispondenza in alcun documento storico. A questo proposito si è cercato di procedere ad un’accurata analisi delle singole iconografie accessorie, escludendo quelle congetture che non sembrano trovare riscontro nelle arti figurative o nelle fonti.

Il metodo adottato è quello del Lexicon Iconographicum Numismaticae (LIN) che, con obiettivo metodo d’indagine, si propone di analizzare il linguaggio iconografico con modalità interpretative simili a quelle usate per il linguaggio grammaticale, con cui presenterebbe diverse analogie, in quanto modalità di comunicazione di concetti, considerando in particolare i tipi principali analogamente ai sostantivi, e quelli secondari come qualificativi dei primi, alla maniera degli aggettivi, così da avere una visione più completa ed esaustiva dell’intera rappresentazione, comunque “storicizzata” cogliendo i significati di cui poteva farsi concretamente portatrice nel contesto politico e religioso-culturale

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che l’ha prodotta47. L’immagine, dunque, deve essere intesa come ”parola” ed è proprio lasciando la parola ad essa, giustificando qualsiasi possibile conclusione, che possa però reggere l’urto di un’acuta verifica contestuale, che si può cercare di stabilire cosa le iconografie possano o non possano aver veramente “detto” ai loro fruitori.

L’operazione che si è più normalmente portati ad effettuare a seguito dell’osservazione del tipo A è quella di associare la sua postura ad esempi di scultura greca. La posizione del busto e degli arti, la divisione simmetrica dei capelli sulle spalle e i rigidi tratti somatici rimandano infatti ai tipici canoni dell’età arcaica.

Il confronto con alcune statue, in particolare con lo Zeus di Ugento [Figg.

1-4], si è rivelato di notevole importanza, perché ha permesso di confutare quelle comuni descrizioni per le quali il tipo cauloniate sarebbe stato ritratto di schiena e non frontalmente. Ciò è opinabile anche in alcune monete successive di Kaulonia, che, seppur stilizzate, mettono in luce i pettorali e non le spalle del personaggio.

47Su questo progetto e metodo, elaborati da un gruppo interuniversitario guidato da M. Caccamo Caltabiano (Univ. Di Messina), cfr. M. CACCAMO CALTABIANO, Immagini/parola, grammatica e sintassi… cit., pp. 57-74; M. CACCAMO CALTABIANO, Comunicare per immagini: Grammatica e Sintassi di un Lexicon Iconographicum Monetale, in L’immaginario e il potere nell’iconografia monetale. Dossier di lavoro del seminario di studi, Milano 11 Marzo 2004, a cura di L. TRAVAINI E A. B , pp. 21-35; M. C C - D. C - M. P , La tradizione iconica

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nonostante una plausibilità derivata da un possibile riferimento a un episodio della saga dell’eroe [Fig. 5], non può essere considerata valida, per l’assenza degli elementi connotativi del personaggio stesso: la clava e la leonté, presenti non solo in vari esempi di pittura e di scultura greco-romana, ma anche in altre monetazioni, non solo magnogreche [Figg. 6-8]48.

Per quanto riguarda l’interpretazione della figura B, posta sull’avambraccio del tipo principale, una proposta da respingere è sicuramente quella che induce a riconoscervi la personificazione di Hermes che, rappresentato in subordinazione ad Apollo, risulterebbe privato del ruolo paritario con Apollo e gli altri grandi dei testimoniato da fonti letterarie e iconografiche49.

La presenza dei calzari alati, inoltre, è rintracciabile per essa solo su tre dei 33 conii di diritto degli incusi catalogati dal Noe (due dei quali non esplicitati come dotati di questa caratteristica50) [Tab. 3]. In realtà, se si è oggi certi che la figura non porta ali sulla schiena, ma è dotata di un himation sulle spalle simile a quello portato da Poseidon negli incusi di Poseidonia, non si è nemmeno certi che porti dei calzari, dal momento che la protuberanza che si distacca dalle gambe della figurina non è legata alla rappresentazione di sandali ma a quella dei piedi nudi della figura stessa, il che potrebbe indurre a pensare, sul piano teorico, che possa trattarsi di un difetto di coniazione determinato da una microfrattura del conio. Gli esemplari su mercato ed i calchi in gesso pubblicati, tra l’altro, non

48 Filippo II, LE RIDER (1977), 85.3, 359-336 a.C.

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sono dotati di una risoluzione grafica tale consentire un migliore esame dell’immagine, per cui le osservazioni eventualmente formulabili in proposito, al momento, non sembrano poter assurgere a un rango diverso da quello delle semplici supposizioni.

Ad escludere la possibilità che possa trattarsi del messaggero degli dei, è l’assenza anche di una singola occorrenza del caduceo, simbolo connotativo di Hermes, normalmente mai omesso nei documenti della pittura greca e della statuaria romano-imperiale [Figg. 9-10].

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TAB. 3) SEQUENZADEI CONIIIN NOE (1958), A 11-15; A 16.

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Un’ulteriore proposta avanzata è stata quella di identificare l’immagine con Daphne inseguita da Apollon (tipo A) e trasformata in alloro per sfuggire alle sue lusinghe51. Tale interpretazione consentirebbe solo di giustificare lo schema della corsa della figurina che potrebbe alludere alla fuga di un’amante dal suo spasimante52.

In realtà la possibilità che si tratti di Daphne è da escludere dal momento che ci troviamo di fronte ad un personaggio chiaramente maschile e non femminile, a meno che non vi si legga Eros, simbolo dell’animo innamorato della divinità53. Questo tipo di rapporto tra Daphne e Apollon, tuttavia, non trova riscontro nemmeno nelle arti figurative, dove la relazione tra i due personaggi è rappresentata con notevoli differenze.

Nell’opera del Bernini, per quel che può valere un confronto con l’arte barocca, ad esempio, l’atteggiamento della divinità nei confronti della ninfa differisce totalmente da quello proposto nella raffigurazione in questione [Figg.

11-12]. Se, nella moneta, infatti, la divinità porge il braccio in avanti, quasi a voler far strada alla figurina corrente, nella scultura sembrerebbe trattenere la donna da un fianco per arrestarne la fuga; la figurina cauloniate, inoltre, reca visibilmente un ramoscello nella mano destra, a differenza della statua, in cui l’arto non trasporta, ma subisce la nota trasformazione in alloro. Da non trascurare, infine, la posizione della mano destra del tipo A, che, invece di essere

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un atteggiamento d’epifania54 o d’invio55.

Tale postura la si riscontra, seppur con le dovute varianti, su monetazioni riconducibili non solo a contesti occidentali [Fig. 14]56 ma anche orientali [Figg.

15-16]57.

In Occidente, in particolare, è da notare come tale tipo di iconografia, posta al D/, sia associato sempre un animale al R/, variabile a seconda della zecca d’emissione (il tordo a Sybaris II, il delfino a Messana, il toro a Poseidonia) [Figg. 17-18-19]58.

Un altro tipo, certo fondamentale, per un corretto scioglimento dell’interpretazione dell’iconografia cauloniate, è il cervo, che dal 475 circa a.C., passa da tipo secondario del D/ a tipo principale del R/, divenendo, secondo la De Sensi, parasemon della città così come lo era stato il toro per Sibarys, il tripode per Kroton e la spiga per Metapontion59.

54 E. MONTANI PERTOSA, L'Apollo degli incusi di Caulonia: un'eco della grande bronzistica arcaica?, <<Xenia Antiqua>> 2, Roma 1993, p. 5.

55 Vedi supra no. 19.

56 Cfr. Poseidonia, tipo RUTTER (2001), 1107, post 530 a.C.

57 Cfr. Lycia, SNG Von Aul., II,4252, 380-360 a.C.; Aspendos- Pamphilia, SNG BN 84, Post 380 a.C.

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Sebbene molti studiosi abbiano interpretato l’animale come una cerva perché riconducibile, come già ricordato, alla saga di Herakles, la rappresentazione delle lunghe corna e, in alcuni casi, degli organi genitali maschili inducono a pensare che si tratti di un cervo.

Simbolo di velocità, di fecondità, di ritmi di crescita e di rinascita, nonché nemico e persecutore dei serpenti60, nell’antica Grecia il cervo rivestiva un’importanza straordinaria, poiché sacro ad Artemis [Fig. 20].

Lo stretto legame tra l’animale e la divinità è testimoniato da antichi documenti monetali dell’Asia Minore, in particolare da una nota moneta in elettro, d’età arcaica, sulla quale è rappresentato un cervo pascente e recante l’iscrizione Phaneos/Phaenos emi sema, “Sono il segno di Fanes” o “Sono il segno della Splendente” [Fig. 21]. Secondo la prima interpretazione Phaneos indicherebbe l’emittente della moneta stessa, un privato o il detentore di un potere pubblico, mentre la seconda potrebbe essere riferito ad Artemis, in qualità di divinità lunare.

Da non sottovalutare, in questo contesto, il termine sema, che, com’è noto, in età arcaica si fa carico di significati simbolici e sacrali non indifferenti61. Sema, indica, infatti, un segno del cielo, un segnale carismatico di comando e di riconoscimento, per cui può sì riferirsi ad una divinità di cui l’animale è referente,

60 J. CHEVALIER – A. GHEERBRANT, Dizionario dei simboli, trad. it., Milano 1989, Vol. I, pp. 252-255

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qualche secolo, il cervo apparirà (stante, pascente o retrospiciente) associato ad Artemis anche in altre zone, e in particolare ad Efeso, dove vi era un celebre santuario consacrato alla dea63[Fig. 22].

Tra le varie ipotesi è stata vagliata anche la possibilità che l’animale possa essere identificato con un capriolo, dalle corna piccole e poco ramose, collegato da alcuni ad un ambiente naturale e in particolare all’entroterra silano, nella sua accezione antica di entroterra montano dell’intero bruzio, descritto minuziosamente da Strabone64, di cui Kaulonia rivestiva la parte iniziale65.

In realtà è proprio la forma delle corna, che nel capriolo sono rivolte all’interno, e di ridotta lunghezza, a lasciare pensare che non possa essere considerato tale.

L’animale, tuttavia, indipendentemente dalla sua identificazione precisa, rappresenta comunque una componente importante nell’iconografia cauloniate, per la possibilità che sia comunque associabile alla foresta e alle attività

62 M. CACCAMO CALTABIANO, Immagini/parola, grammatica e sintassi… cit., p. 63.

63 Ibidem, pp. 62- 63.

64 Strabo 6, 1, 9.

65 Dion. Hal. 20,15; Thuc. 7,25, 1-2. Questa zona è come una foresta ricca di alberi (pioppi, pini,

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soprattutto cultuali che potrebbero essersi svolte in accordo coll’orografia del territorio66 come indizi fondamentali per una miglior comprensione dello stesso.

3.3 Tipi secondari: possibili interpretazioni.

L’eterogeneità dei tipi secondari, fino ad oggi mai presi in considerazione, ha sollevato il problema della loro interpretazione in relazione al tipo principale, e di conseguenza alla figurina corrente.

In questo contesto analizzeremo quelli che sembrano rivestire particolari significati simbolici e che possono risultare, dunque, indicativi per lo scioglimento dell’intera rappresentazione.

Tra i tipi raffigurati al rovescio, associati dunque al probabile cervo, appaiono elementi vegetali (la foglia67 o la pianta68, d’alloro o d’edera), faunistici (il polipo69 o il trampoliere70), oggetti o simboli (il kantharos71, la fonte72 o l’astro73).

66 G. ADORNATO, XAPAKTHP. Note iconografiche sugli stateri di Kaulonia… cit., p. 343.

67 NOE (1958), F 78 (foglia d’alloro); NOE (1958), H 133, I 150 ed I 141a (foglia d’edera).

68 NOE (1958), F 83, F 91 e F 96 (piñata d’alloro); NOE (1958), G 123 (pianta d’edera).

69 NOE (1958), I 150a

70 NOE (1958), I 155.

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monetale: simbolo di fecondità, di fertilità, di ciclicità e di rinascita, può fungere da attributo non solo del dio solare phytios74, che ha il compito di presiedere alla crescita delle piante e alla fecondità della terra, ma anche di Asklepios, dio medico della rinascita e dell’auspicata rigenerazione vitale75. La sua immagine, in alcuni casi76, viene, inoltre, associata all’apene, la biga di mule, con la quale arricchisce i suoi originari significati simbolici, essendo quest’ultima utilizzata, negli antichi rituali, per propiziare la fecondità della terra, per la celebrazione di matrimoni o per il trasporto dei defunti all’estrema dimora77 [Figg. 23-24-25]. In ogni caso, era, perciò, simbolo di un qualche cambiamento, o semplice passaggio di stato. Se a Selinunte la biga appare, dopo il 430 a.C., guidata da Artemis ed Apollon78 (perfetto binomio di divinità solare e lunare), a Rhegion e a Messana compare subito dopo il 460 a.C., associandosi, non a caso, ad una lepre saltante, positiva e notoriamente feconda79. Nella visione della Caltabiano80, infatti, la lepre è un antico motivo d’origine o influenza egiziana, che negli antichi geroglifici

74 Cfr. supra, nota 46 e M. CACCAMO CALTABIANO, Il simbolismo del “lepre”. Influenze idelogico- religiose dell’Egitto sull’area dello Stretto riflesse sui documenti monetali, in L’Egitto in Italia.

Dall’antichità al Medioevo, Roma 1998, p. 44.

75 A. FERRARI, op. cit., s.v. Asclepio, pp. 83-84.

76 A Rhegion, Messana e Selinos.

77 Vd. M. CACCAMO CALTABIANO, Immagini/parola…cit., p. 65.

78 SNG ANS 691.

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s’identifica con Osiris Unnefer, il dio solare che, morto e gettato nelle acque del Nilo, rinasce, assicurando la rigenerazione periodica81. L’animale, per questo motivo e secondo questa visione, sarebbe dunque il simbolo del rinnovamento, dell’abbondanza e della natura che germoglia, con una valenza compatibile in alcuni casi all’associazione con una corona d’alloro82.

Un altro elemento secondario da non sottovalutare è la foglia d’edera, simbolo di vitalità e di forza vegetativa legata al culto di Dionysos. In una epiclesi il dio è, infatti, definito come kissòs, “edera”, pianta dal forte simbolismo, poiché, pur rigenerandosi nelle stagioni, resta legata alla terra e ai supporti cui si abbarbica. Per questo motivo è paragonabile alla vite, parimenti rampicante e con foglie simili83.

Maggiormente legato a Dionysos, per la sua origine beotica84, è inoltre il kantharos, antico vaso con alte anse destinato, contrariamente a quanto viene

81 Vedi supra no. 51; P. LE PAGE RENOUF, The Mith of Osiris Unnefer, Transactions of the Society of Biblical Archaeology IX, 1893, pp. 281-294; Cfr. anche M. LURKER, Dizionario delle immagini e dei simboli biblici, s. v. Lepre, trad. III ediz. tedesca Munchen 1987, a cura di M. R. LIMIROLI, Cinisello Balsamo (Milano), 1990, p. 110. Negli scritti dei padre della Chiesa le lepri vengono assimilate ai peccatori che trovano rifugio in Cristo e nella tradizione simbolica cristiana, in riferimento alla trasformazione nella risurrezione finale promessa in 1 Cor. 15,51, Ambrogio interpreta l’animale come simbolo di resurrezione.

82 M. SPINELLI, Per un Lexicon Iconographicum Numismaticae: le stephanophoroi di età classica,

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piuttosto che potorio. Lo si può trovare in relazione al dio o come tipo a sé in serie di Naxos85, Taras86 e Metapontion87 dove lo stesso Dioniso era particolarmente venerato88.

L’edera ed il kantharos, dunque, sono simboli di Dionysos che rimandano in modo evidente al grappolo d’uva [Fig. 26], che, in contesti così ricchi di simbolismo, non è semplice indice d’una produzione vinaria, ma dell’esaltazione delle funzioni di un dio in grado di far risvegliare la natura, come il vitale Apollo Phytios - dotato come lui dell’attributo delle foglie d’alloro89 - con cui è venerato in Delfi.

Ancora una volta, dunque, si ritorna ai temi della ciclicità della natura e alla sua rinascita periodica, che potrebbero alludere, nel caso di Kaulonia, ad un nuovo periodo iniziato, probabilmente, con la sua fondazione.

Con la medesima chiave di lettura devono essere definiti i tipi faunistici, in particolare il polpo e il trampoliere, posti accanto al cervo come elementi connotativi di esso.

85 NICOLET-PIERRE, (2002), I 38b.

86 SNG ANS 1017.

87 RUTTER (2001), 1621.

88 B. CARROCCIO, Why Dionysus and wine found on the coins of Magna Graecia and Sicily?, in Wine Universe through Science, Culture and Economy, a cura di N. RUSSO- G. LILLO ODOARDI,

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Il polpo, la cui valenza, come indicato da M. Puglisi90, è da interpretare in relazione al contesto e alle associazioni con altri soggetti, è posto sia al rovescio di uno statere a doppio rilievo (post 475 a.C.), non a caso in associazione a una foglia d’edera91, sia al diritto di un altro nomos di simile fattura, databile allo stesso periodo della moneta precedente, come motivo isolato, accanto alla figura principale e al cervo92.

Come tramandato dalle fonti, esso è simbolo d’astuzia, di saggezza, e più genericamente della caparbietà umana di superare le avversità per la sua versatilità93. Le sue capacità mimetiche94, legate alla produzione, quando costretto, di una nuvola di liquido nero inchiostro e alla rigenerazione dei tentacoli, infatti, lo rendono in grado di ingannare il nemico e dunque di spalancare un nuovo cammino, attraverso l’apertura di un passaggio95. Considerato, inoltre, come accompagnatore nel viaggio ultraterreno96, per la sua

90 M. PUGLISI, Il simbolismo del polpo, in La tradizione iconica come fonte storica… cit., pp. 159- 170, a p. 159.

91 Vd. supra no. 65.

92 NOE (1958), I 141a.

93 La versatilità del polipo è associata alla figura di Odisseo, l’uomo saggio ed astuto per eccellenza, che sa districarsi grazie alla sua intelligenza e alla sua polimorfia. Cfr. Od. 432-435: I versi riportano una prima associazione tra il mollusco e l’eroe: come il polpo, infatti, resta attaccato con le ventose alla roccia, Odisseo si avvinghia allo scoglio.

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minoica), potrebbe così giustificarsi in questa prospettiva richiamando l’idea del viaggio, del passaggio, delle trasformazioni che ricorrono nell’esistenza umana, compresa la sopravvivenza dopo la morte.

Il trampoliere, allo stesso modo del polpo, è un elemento che compare sia al diritto che al rovescio delle monete di Kaulonia: stante o nell’atto di liberarsi in volo in alcuni tra gli ultimi incusi della città e in due tarde serie a doppio rilievo (affiancandosi, in due casi97, alla figura principale, alla figurina corrente e al cervo al D/; in un altro, al cervo e a una fonte al R/98). Secondo B. Carroccio, se si associa l’animale a un radicato e originario culto di Artemide, praticato anche dagli indigeni locali e dotato, come l’Apollon delfico e l’Iporboreo, di legami col pitagorismo99, è possibile interpretare la scena come allusiva al mito di fondazione: l’Apollon delfico che manda non un demone ma l’ecista Thyphon, forse confondibile, come suggerito dal Noe, con un vento in grado di spingere le navi, con fronde vitali e ben auguranti a compiere la sua missione nelle terre e con l’approvazione di Artemis in virtù del lieto annunzio oracolare simboleggiato dal trampoliere100.

97 NOE (1958), C 44 e G 113.

98 Vd. supra no. 66.

99 G. DE SENSI SESTITO, La Calabria in età arcaica e classica, in A.A.V.V. Storia della Calabria – La Calabria Antica, I: Età arcaica e classica, S. SETTIS cur., Roma- Reggio Calabria, 1988, pp.

227-303, a p. 246 (cfr. nota 5); F. BARRITTA- B. CARROCCIO, Ritmi di coniazione e storia: elementi

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Il volatile, in una serie a doppio rilievo, viene inoltre rappresentato, in volo, su una fonte101. La presenza di questo nuovo tipo potrebbe rimandare alla figura di Apollon Philesios102, dio dell’amicizia e dell’armonia civica103, aggiungendo così, alle numerose supposizioni enumerate precedentemente, una nuova possibile interpretazione per l’Apollo posto al D/ della moneta.

Nelle arti figurative una rappresentazione di Apollon Philesios con ramo d’alloro e cervo la ritroviamo in una statuina ex-voto, in bronzo, copia di quella posta al Didymaion di Mileto, oggi conservata al Museo Archeologico di Napoli [Fig. 27]104.

Entrambe le rappresentazioni, sebbene la postura sia notevolmente diversa, presentano gli stessi tratti somatici, rigidi e schematici, con una capigliatura cadente sulla schiena, in ordinate ciocche disposte ai lati del volto.

100 B. CARROCCIO, Sulla valenza simbolica dei trampolieri nelle monetazioni antiche, in

<<MiscStudStorUniCal>> XV, 2008, pp. 7-24.

101 Vd. supra no. 66.

102 Il dio, infatti, manifestava il proprio volere attraverso le presenza di una fonte, forse sotterranea, presso un boschetto di allori: cfr. E. LIPPOLIS, M. LIVADIOTTI, G. ROCCO, Architettura greca. Storia e monumenti del mondo della polis dalle origini al V secolo, Milano 2007, p. 738.

103 J. E. FONTENROSE, Didyma: Apollo's Oracle, cult, and companions, London 1988, p. 123.

104 Cfr. anche con la statua di Apollon Philesios, la prima in bronzo, realizzata a Didyma da

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rappresentati rispettivamente nella mano e al lato della figura, quasi in una dimensione di sfondo, nel bronzetto sono raffigurati in entrambe le mani105, nello sforzo, da parte dell’artista, di creare un Apollo “vivente” che potesse rendere più persuasiva l’epifania del dio stesso, soprattutto in considerazione della natura oracolare del santuario che l’ospitava.

Sebbene le analogie siano consistenti, deve essere preso in considerazione il fatto che questa scultura, come già indicato, sembra provenire, nella sua versio- ne originaria, da Mileto, per cui c’è da chiedersi se si possa trovare un qualsiasi indizio di un così stretto rapporto tra tale città e l'achea Kaulonia, che andrebbe anche spiegato. Inoltre, è da valutare se l'epiteto da noi riportato sia esatto per la stessa Mileto, o se in essa non sia stato piuttosto quello di Philios ovvero “aman- te” nel senso di protettore dell'amicizia intensa106. Un’accezione che potrebbe es- sere stata di una qualche utilità in un contesto pitagorico di esaltazione dell'armo- nia fra aristocratici e fra cittadini.

Un ultimo elemento da considerare, posto ancora in associazione al cervo e dunque al rovescio delle monete di Kaulonia, è l’astro.

Simbolo di luce e di una regolarità naturale e misteriosa107, esso è conside- rato un elemento di elevata sacralità per le qualità di trascendenza del cielo, di cui

105 A. GIULIANO, Storia dell'arte greca, Roma 1989, p. 328: conferma la presenza del ramo nella mano della statua.

106 J. E. FONTENROSE, Didyma: Apollo’s Oracle, cult and companions, Berkeley-Los Angeles 1988,

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esso stesso fa parte, ma soprattutto per la sua associazione con Astarte108, la cosid- detta Aphrodite orientale, connessa con i riti di fecondità e di fertilità della terra109. L’astro può essere inteso anche come rappresentazione o segno epifanico di una divinità, o di una Dea Madre, e della sua potenza, che come stella di sal- vezza guida il cammino dell’uomo in una nuova età110.

Per quanto riguarda i tipi secondari posti al diritto della monetazione, assistiamo ad un alternarsi di simboli solari e lunari, quasi sempre di natura animale (civetta111, delfino112, ape113, scalpo leonino114, polipo115 e corona d’alloro116).

La rappresentazione dell’ape in questo contesto non è da sottovalutare se pensiamo che “api” erano dette ad Efeso le sacerdotesse del tempio di Artemis, le

108 M. CACCAMO CALTABIANO, Moneta docet. Syra o dell’astro. in Atti Secondo Colloquio Valori e disvalori simbolici delle monete, Milano 8-2-2006, a cura di L. TRAVAINI, Roma 2009, pp. 79-104, a p. 86.

109 Ibidem, p. 85.

110 M. CACCAMO CALTABIANO, Il Pansicilianesimo e l’annuncio di un’era nuova. Su alcuni tipi monetali di Siracusa ed Erice all’epoca dei maestri firmanti, in Atti IV Giornate Intern. Studi Area Elima. Erice 2000, Pisa 2003, pp. 105-125, a pp. 112-115.

111 NOE (1958), G 106.

112 NOE (1958),j 173.

113 NOE (1958), G 123.

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sembrerebbe nuovamente e chiaramente avvalorato, sulle nostre monete, dalla presenza del cervo, che, come specificato prima, si pone come referente della dea.

Sulle monetazioni efesine, tra l’altro il legame ape/cervo, ape/Artemis è documentato da alcune emissioni monetali che associano tale binomio tra D/ e R/

[Figg. 28-29-30]118.

Un altro tipo faunistico da considerare è la civetta posta su uno statere a doppio rilievo post 475 a.C.119. Simbolo della conoscenza razionale e della perce- zione della luce riflessa, è considerata attributo degli indovini, e in particolare di quella chiaroveggenza che essi esplicano attraverso segni che si offrono alla loro attenzione.

Comunemente associata alla figura di Athena, la civetta, nell’interpretazio- ne degli antropologi J. Chevalier e A. Gheerbrant120, rappresenta inoltre la riflessione che domina le tenebre, le forze dell’inconscio lunare che comandano le acque, la vegetazione e la crescita in generale. Se così fosse, essa potrebbe affiancarsi ad Apollo per le sue qualità di vaticinante e di rigeneratore della natura.

117 J. CHEVALIER – A. GHEERBRANT, op. cit., Vol. I s. v. Ape, pp. 72-74, a p. 73.

118 Cfr. Monete di Ephesus: KLEIN 368 (550-500 a.C.); SNG Cop. 231 (387-295 a.C.); SNG Cop.

256 (325- 275 a.C.).

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