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La prima macrotematica analizzata, quale componente di un ipotetico “sacrificio etico”, è stata quella relativa ai costi effettivamente connessi all’investimento in fondi SRI

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Academic year: 2021

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Conclusioni

Come il lettore avrà avuto modo di evincere, quello dei Fondi SRI è certamente un argomento suscettibile di accogliere nella propria sfera gravitazionale una vasta ed articolata gamma di tematiche differenti e classificabili all’interno di svariati ambiti di studio, talora anche apparentemente distanti tra loro. Se infatti il legame tra etica e finanza ha mostrato e continua a mostrare importanti segnali ed effettive possibilità di congiunzione, molte sono ancora le perplessità che l’investimento socialmente responsabile suscita nei vari attori, soprattutto quelli istituzionali, che operano sui mercati finanziari.

A tal proposito, per quanto attiene alla dimensione più strettamente etica o sociale del fenomeno in parola, non vi è dubbio che, soprattutto a seguito dei recenti scandali finanziari che hanno condotto alla crisi economica ancora in atto, vi sia stata una generale messa in discussione dei principi propri di una finanza finalizzata alla sola massimizzazione del profitto, sempre più lontana da ogni tipo di considerazione in merito alle conseguenze in termini di responsabilità sociale del proprio operato.

Se dunque non vi è alcun dubbio circa il contributo dato alla crescita del mercato SRI dal rinnovato e accresciuto interesse verso le tematiche di natura sociale, etica, ambientale e più recentemente anche di quelle relative alla qualità dei sistemi di governance adottati, a rimanere aperta è la questione relativa all’esistenza o meno di reali opportunità di profitto all’interno di questa particolare nicchia di mercato.

L’investitore che decida di veicolare le proprie risorse all’interno di uno SRI Fund, è dunque necessariamente spinto solo dalla condivisione dei valori etici, sociali e ambientali posti alla base delle strategie di investimento da esso attuate, o deve al contrario attendersi anche un ritorno finanziario in linea con quello che potrebbe ottenere investendo in prodotti di natura diversa?

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Punto focale della questione è dunque l’esistenza o meno di quello che in letteratura è stato più volte identificato come “sacrificio etico”, come quel prezzo cioè che l’investitore “etico”si accingerebbe a pagare in termini di maggiori costi connessi alla gestione dei fondi SRI, o di minori rendimenti conseguibili dagli stessi.

A fronte di ciò, lo scopo cui si è cercato di pervenire in questa sede, è stato quello di individuare in primo luogo quali fossero le macrotematiche attorno alle quali si snoda la questione dell’esistenza o meno di un tale “sacrificio”, per poi tentare di delineare un quadro globale del fenomeno SRI funds, che fosse in grado di fornire ad un tale interrogativo risposte oggettive, in termini sia quantitativi che qualitativi.

A tale scopo, partendo da quelli che sono i dettami della teoria finanziaria ortodossa, è stata posta in essere un’analisi articolata un duplice livello che, presa in esame in primo luogo la vasta gamma di contributi a carattere empirico presenti in letteratura, si muovesse successivamente nella direzione di verificare l’effettiva applicabilità dei principali risultati ottenuti in relazione alle varie tematiche, al caso concreto Etica Sgr.

La prima macrotematica analizzata, quale componente di un ipotetico “sacrificio etico”, è stata quella relativa ai costi effettivamente connessi all’investimento in fondi SRI.

Se da un lato infatti sono in molti a riconoscere la valenza, anche strategica, dei risultati scaturenti dall’analisi ESG attuata dai fondi SRI, rimane opinione diffusa quella per cui, proprio in ragione dei processi di raccolta delle informazioni aggiuntive necessarie al fine di implementare le strategie di gestione extra finanziaria, tali fondi sarebbero gravati da oneri aggiuntivi, da imputarsi essenzialmente a commissioni di gestione di maggiore entità.

Ebbene, dai risultati delle analisi effettuate, è emerso al contrario che i fondi SRI non risulterebbero nel complesso più onerosi rispetto ai propri competitors

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tradizionali, mostrando sia per gli indicatori sintetici di costo, sia per le commissioni annue di gestione, valori essenzialmente in linea, se non addirittura inferiori rispetto a quelli Non-SRI. A tale evidenza, aggiungasi il fatto che, sempre nell’ambito del confronto espletato sui campioni di fondi SRI e dei relativi competitors tradizionali, è apparsa nettamente superiore tra i primi la percentuale di fondi cd “No Load”, cioè privi delle commissioni di ingresso e di uscita tra gli oneri posti direttamente a carico dei sottoscrittori.

Questo tipo di risultato è stato poi confermato anche in relazione al caso di studio Etica Sgr, la cui commissione di gestione è risultata essenzialmente in linea con la media di quelle relative ai fondi tradizionali, anche grazie alla decisione dell’azienda in parola, di sobbarcarsi eventuali oneri aggiuntivi che dovessero scaturire dai processi costitutivi dell’iter di analisi ESG. Inoltre, anche con riguardo all’analisi degli oneri direttamente a carico dei sottoscrittori, è stata rilevata l’assenza di commissioni di ingresso e di uscita in corrispondenza di tutti i fondi del Sistema Valori Responsabili.

La seconda macrotematica oggetto di indagine è stata poi quella relativa alla duplice dimensione di performance che caratterizza i fondi SRI.

Di ampia diffusione è infatti la questione circa la capacità di questi fondi di generare una performance finanziaria in grado, quantomeno, di equiparare quella dei propri competitors tradizionali, andando dunque nuovamente a congetturare un’ipotetica necessaria rinuncia da parte dell’investitore “etico”, alle proprie legittime aspettative circa un ritorno finanziario soddisfacente con riguardo ai fondi nei quali decida di veicolare le proprie risorse .

A tal proposito, la literature review espletata sull’ampia gamma di contributi presenti in letteratura, ha evidenziato che non solo non vi sarebbero in linea generale differenziali di performance statisticamente significativi tra i campioni di fondi SRI e quelli dei fondi Non-SRI, ma che i primi tenderebbero addirittura a sovraperformare i secondi in corrispondenza di congiunture negative dei mercati.

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Anche in questo caso poi, l’analisi effettuata a livello globale, sembra trovare conferma nella prassi concreta, evidenziando un andamento del fondo Etica Azionario di Etica Sgr in linea con il benchmark di riferimento, con performance particolarmente brillanti proprio negli anni immediatamente successivi allo scoppio della crisi finanziaria del 2007.

A tal proposito, interrogandoci sulle cause dalle quali un tale risultato potrebbe scaturire, ne abbiamo rinvenuto l’origine in due fenomeni identificati come Effetto Indennizzo ed Effetto Supporto, i quali si muoverebbero nella direzione di giustificare non solo il buon andamento in termini di performance dei fondi SRI durante le fasi di crisi, ma di legittimarne al contempo, la maggior diffusione conosciuta tra gli investitori nel medesimo periodo. In relazione al primo scopo, è stato rilevato come la capacità dei fondi SRI di dar luogo ad un Effetto Supporto mediante limitazione del down side risk, risiederebbe non tanto nell’applicazione delle strategie di exclusion, quanto piuttosto nell’utilizzo di strategie di positive screening basate su criteri di selezione ambientale, sociale e di corporate governance delle emittenti (ESG).

Proprio in questo singolare contributo infatti, risiederebbe l’indennizzo che l’investitore etico si troverebbe in grado di “monetizzare”godendo della maggior stabilità dei propri investimenti.

Nell’attenzione posta dagli investitori su questi particolari meccanismi, risiederebbe pertanto la ragione principale della popolarità raggiunta dai fondi SRI nella recente congiuntura economica, ipotesi suffragata anche da studi di natura comportamentale che pongono in evidenza come in realtà, gli stessi investitori siano maggiormente sensibili all’impatto negativo generato da una potenziale perdita, piuttosto che a quello positivo associato ad un ipotetico guadagno della medesima entità.

Né basta; il contributo offerto dall’analisi ESG alla performance finanziaria di un fondo parrebbe infatti non essere circoscritta ai soli meccanismi connessi con le fasi patologiche di mercato, ed è proprio in tale contributo che va ad innestarsi

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quel legame tra strategie ESG e performance, suscettibile di aprire la strada ad una nuova ottica di integrazione tra la sfera finanziaria e quella della responsabilità sociale.

È in questa nuova ottica di integrazione che la terza macro tematica oggetto di indagine, relativa all’universo delle strategie adottate dai fondi SRI, va ad intersecarsi con le argomentazioni afferenti al concetto di performance, ed è proprio in quest’area tematica comune, che si collocano numerosi contributi presenti in letteratura volti a dimostrare l’esistenza di una relazione positiva tra l’applicazione delle strategie di screening ESG e i valori di performance raggiunti dai fondi che le attuano, con particolare evidenza dei contributi offerti dall’utilizzo di criteri di natura ambientale e delle analisi espletate sulle strutture di corporate governance delle emittenti.

Al contrario, preme far menzione del fatto che, dalle analisi effettuate non sono state riscontrate evidenze di particolari contributi offerti alle performance dei fondi dalle strategie di exclusions, le quali pur essendo largamente utilizzate in ragione della maggior facilità di implementazione, andrebbero a porre dei vincoli all’universo investibile del fondo, e dunque al grado di diversificazione dell’investimento, senza apportare per contro contenuti informativi di significativa rilevanza strategica.

Alla luce di questi risultati, sembrerebbe lecito concludere che lo scenario che si prospetta possa verosimilmente sostituire la netta distinzione tra fondi tradizionali e fondi SRI, con un nuovo e più completo concetto di risparmio gestito che vada ad integrare l’analisi finanziaria, che si rende comunque necessaria al fine di pervenire ad un’idonea valutazione degli investimenti, con una serie di informazioni e dati ulteriori relativi alla sfera sociale, ambientale e di corporate governance di una qualsiasi emittente.

È in tale ottica quindi, che le strategie di analisi extra finanziaria, come gli screening ESG, le strategie di Engagement o di azionariato attivo, non si pongono più quale elemento di cesura atto a qualificare il fondo etico da quello

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tradizionale, ma piuttosto come un nuovo key driver per la realizzazione di fondi caratterizzati da una gestione più efficiente, completa ed oculata.

Ad agevolare il raggiungimento di tale obiettivo, è inoltre intervenuta un’ulteriore spinta evolutiva che ha visto il fenomeno SRI funds godere del recente proliferare di tutta una serie di metodologie, strumenti e indicatori, finalizzati alla quantificazione e alla rendicontazione della performance sociale e ambientale (ESG) degli investimenti.

A dimostrazione dell’effettiva potenzialità di questi strumenti, volti a fornire una sorta di scheletro operativo sul quale costruire ed implementare le varie strategie di gestione ed analisi extra finanziaria, allo scopo anche di amplificarne i risultati, si pone l’elaborazione da parte di Etica Sgr di un duplice profilo di applicazione del proprio sistema di reporting della perfromance ESG, che vede la Sgr applicare il medesimo iter di misurazione e di indagine utilizzato nella selezione delle varie emittenti, anche alle proprie strutture e alla propria attività gestoria.

Quest’ultima evidenza, di cui sono state dettagliatamente descritte a titolo esemplificativo la struttura e la concreta applicazione del sistema Global Reporting Initiative (GRI) , si pone dunque come ulteriore strumento di analisi che, andando a colmare le lacune interpretative insite nella non agevole individuazione di una misura univoca ed oggettiva dell’impatto sociale e ambientale generato dagli investimenti, rende ancora più evidente l’effettiva applicabilità e il potenziale contributo dell’analisi extra finanziaria nell’universo dei fondi comuni di investimento.

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