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Processi di sostenibilità  nei complessi universitari: responsabilità  ambientale, sociale e economica nell'alta formazione : una proposta di protocollo e possibili applicazioni per l'ateneo Roma Tre

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Processi di sostenibilità nei complessi

universitari:

responsabilità

ambientale,

sociale e economica nell’Alta Formazione

.

UNA PROPOSTA DI PROTOCOLLO E POSSIBILI APPLICAZIONI PER L’ATENEO ROMA TRE

Scuola Dottorale: Culture e trasformazioni della città e

del territorio

Sezione: Progetto Urbano Sostenibile - ciclo XXVII Coordinatore del Dottorato: Prof. Arch. Lucia Martincigh Dottoranda: Marina Di Guida

(2)

Cambiare il mondo non basta. Lo facciamo comunque.

E, in larga misura, questo cambiamento avviene persino senza la nostra collaborazione.

Nostro compito è anche interpretarlo.

E ciò, precisamente, per cambiare il cambiamento. Affinché il mondo non continui a cambiare senza di noi.

E, alla fine, non si cambi un mondo senza di noi.

Gunther Anders, L'uomo è antiquato, vol.II (1980)

In copertina:

L’immagine, tratta dall’articolo “È davvero sostenibile?” pubblicato sulla rivista Domus 967/ marzo 2013, è uno dei dipinti frutto del lavoro a quattro mani del pittore Robert Suermondt e del collettivo Rotor, esposti al centro per l'arte Stuk di Leuven nel corso della mostra "Leuven, 2012"

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INDICE

Introduzione

Struttura della ricerca

PARTE PRIMA

1. La necessità di parlare di sostenibilità 1.1. Premessa

1.2. Le varie declinazioni del termine sostenibilità

1.3. Evoluzione storica: le tappe fondamentali dalla Conferenza di Stoccolma a RIO+20

1.4. Il contributo della Comunità Europea al consolidamento delle politiche di sostenibilità

1.5. L’Italia e gli impegni di Kyoto 1.6. Sostenibilità forte e debole

1.7. Sostenibilità fra sviluppo e decrescita 2. Architettura e sostenibilità

2.1. La sostenibilità in architettura

2.2. Edifici ecosostenibili, bioedilizia e green building: i termini e l’evoluzione della sostenibilità nell’ambito della costruzione

2.3. Applicazione del concetto di sostenibilità al settore delle costruzioni: standard e normativa

3. Università e sostenibilità

3.1. Parlare di sostenibilità a partire dalle Università: le motivazioni del tema 3.1.1. Caratterizzazione architettonica degli edifici universitari

3.2. Il ruolo e l’impatto dell’alta formazione nello sviluppo sostenibile 3.3. Il ruolo e l’impatto dello sviluppo sostenibile nei programmi dell’Alta

Formazione

3.3.1. Le politiche ministeriali europee volte ad integrare lo sviluppo sostenibile nei programmi di insegnamento dell’alta formazione

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3.3.2. La strategia nazionale italiana: il protocollo intesa tra Ministero dell’Ambiente e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per l’ Educazione allo Sviluppo Sostenibile (ESS)

3.4. Il ruolo e l’impatto dello sviluppo sostenibile negli edifici universitari

PARTE SECONDA

4. Misurare la sostenibilità: indicatori e protocolli 4.1. Misurazione e valutazione della sostenibilità

4.2. Caratteristiche degli indicatori per la descrizione dei livelli di sostenibilità economica, sociale, ambientale

4.3. Protocolli di certificazione di sostenibilità ambientale nelle costruzioni 4.3.1. Criteri, caratteristiche e livello di diffusione

4.3.1.01 Il Protocollo Itaca 4.3.1.02 Il metodo BREEAM 4.3.1.03 Il Protocollo LEED

4.3.1.04 Il Protocollo CasaClima Nature 4.3.1.05 Il Protocollo DNGB

4.3.1.06 Il Protocollo HQE

4.3.1.07 Il Protocollo SWAN Ecolabelling 4.3.1.08 Il Protocollo CASBEE

4.3.1.09 Il metodo NABERS

4.3.2. La complessità delle valutazioni di sostenibilità ambientale: una lettura critica

4.4. Sistemi di gestione e controllo ambientale e energetico 4.4.1. Lo standard ISO 14001

4.4.2. Lo standard ISO 50001 4.4.3. La procedura EMAS

5. Procedure di Post Occupancy Evaluation: l’utente al centro del processo, da fruitore ad attore

5.1 Pratiche di Post Occupancy Evaluation: definizione e disamina delle metodologie esistenti

5.2 EBD (evidence based design) e DEM (design evidence method): progettare a partire dalle risposte degli utenti

5.3 Coinvolgimento dell’utente e miglioramento continuo della gestione: coniugare procedure di valutazione POE con monitoraggio in tempo reale

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5.4 Applicazione e utilizzo di pratiche di POE negli edifici universitari: esperienze effettuate e sperimentazioni in corso

6. Atenei sostenibili: protocolli di sostenibilità

6.1 L’importanza dei processi di valutazione e di classificazione per migliorare la qualità delle università

6.2 Protocolli di sostenibilità per gli edifici universitari:

6.2.1 Protocolli di classificazione e valutazione della sostenibilità 6.2.1.01 UI GREEN METRIC World University Ranking

6.2.1.02 STARS - Sustainability Tracking, Assessment & Rating System 6.2.1.03 COLLEGE SUSTAINABILITY REPORT CARD

6.2.1.04 AISHE - Auditing Instrument for Sustainability in Higher Education

6.2.1.05 LiFE - Learning in Future Environments 6.2.2 Associazioni e reti di atenei e campus sostenibili

6.2.2.01 ISCN-GULF International Sustainable Campus Network

6.2.2.02 GUPES - Global Universities Partnership on Environment and Sustainability

6.2.2.03 RUS - Rete delle Università per la Sostenibilità

6.2.2.04 The COPERNICUS Alliance (CA) - European Network of Higher Education for Sustainable Development

7. Buone pratiche in atenei sostenibili

7.1. Pratiche di sostenibilità esistenti nei complessi universitari 7.2. Analisi di casi di studio virtuosi

7.2.1 Metodologia di analisi: definizione dei criteri di selezione 7.2.2 Casi di studio

7.2.2.01 Università di Nottingham (UK) 7.2.2.02 Università di Alcalà – Madrid (ES) 7.2.2.03 Università di Copenhagen (DK) 7.2.2.04 Università CàFoscari – Venezia (IT

7.2.2.05 Politecnico di Milano e Università di Milano - Progetto Campus sostenibile (IT)

7.2.2.06 Università di Torino (IT)

7.2.2.07 Università della California - Berkeley (USA) 7.2.2.08 Università di Ottawa (CDN)

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7.2.3 Dalla comparazione dei dati alla definizione delle azioni ricorrenti: lettura sincronica dei casi di studio

PARTE TERZA

8. Elaborazione di un protocollo di sostenibilità per le Università italiane

8.1 Metodologia di costruzione del protocollo 8.1.1 Confronto tra i protocolli esistenti 8.2 La definizione della struttura del protocollo

8.2.1 Il protocollo breve 8.2.2 Il protocollo esteso

8.2.3 Prime conclusioni sugli indicatori 8.2.4 Aspetti della valutazione

8.2.5 Disamina e definizione degli indicatori: le schede descrittive (SD) 9. L’elaborazione delle strategie: piano di azioni per una politica

‘verde’ di ateneo

9.1. Le azioni derivanti dall’analisi dei casi di studio e dall’applicazione degli indicatori

9.2. Impostazione della strategia per una politica sostenibile

9.3. Applicazione del protocollo breve ad un’università che si avvia verso una politica di sostenibilità

9.3.1 L’Università Roma Tre: introduzione

9.3.2 Il Dipartimento di Architettura: la sede dell’ex Mattatoio a Testaccio 9.3.3 L’applicazione del protocollo breve

9.4. Sviluppi futuri

Appendice A

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Introduzione

“In pratica tutti facciamo partire la nostra ricerca là dove si sono fermati i nostri predecessori, vale a dire non partiamo pressoché mai da zero. Ovviamente, per poterci porre un problema, dovremmo prima di tutto riconoscere un insieme distinto di fenomeni coerenti come oggetto meritevole del nostro sforzo analitico. In altre parole, lo sforzo analitico è necessariamente

preceduto da un atto cognitivo preanalitico che fornisce materia per lo sforzo analitico stesso. […] È interessante notare come una visione di questo tipo non solo deve precedere storicamente l’emergere dello sforzo analitico ma può entrare nuovamente nella storia di una qualunque scienza costituita

ogniqualvolta qualcuno ci insegna a vedere le cose in una luce la cui fonte è rintracciabile nei fatti, metodi e risultati dello stato preesistente di tale scienza”

J. A. Schumpeter, Storia dell’analisi economica, 1954

Premessa

Il messaggio comune che arriva da tutto il mondo è che lo sviluppo deve rispondere a criteri di sostenibilità e, dunque, gli stili di vita, di produzione e di consumo devono orientarsi verso la conservazione delle risorse e la diminuzione delle fonti di inquinamento.

Il concetto di sviluppo sostenibile, definito originariamente nel Rapporto Brundtland1, ha subito, negli anni recenti, un’evoluzione interpretativa, che ha portato a concepire la sostenibilità come il risultato di una serie di azioni sinergiche e complesse, le quali fanno riferimento all’ambito economico, a quello sociale e a quello ambientale. In quest’ottica c’è una nuova consapevolezza dell’interconnessione tra parametri fisici e variabili socio-economiche che si traduce nel tentativo di raggiungere obiettivi di sviluppo economico analoghi a quelli attuali, mediante strategie produttive alternative, basate su un minore consumo di risorse materiche ed energetiche e una più bassa produzione di rifiuti e di emissioni nocive in tutto il ciclo di vita.

1 Rapporto dal titolo “Our common future”, noto anche come rapporto Brundtland, prodotto

dalla Commissione Mondiale delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo (WCED) delle Nazioni Unite e pubblicato nel 1987

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Il settore delle costruzioni rappresenta il comparto produttivo in cui pesano, in maniera sempre meno sopportabile dagli Stati, la produzione di elevate quantità di energia, il consumo indiscriminato di risorse naturali e l’ingente produzione di agenti inquinanti e di rifiuti. L’impatto ambientale delle attività di progettazione, costruzione ed esercizio degli edifici è enorme: in Europa gli edifici sono responsabili, direttamente o indirettamente, di più del 40% del consumo di energia primaria complessiva. Il mondo delle costruzioni non può, quindi, esimersi dal porsi questi interrogativi e cercare di trovare risposte reali che inquadrino il problema in tutta la sua complessità.

Da sempre le università sono luoghi privilegiati di sperimentazione culturale, di innovazione e di formazione. Un ateneo universitario, consapevole del ruolo che come istituzione ha nella formazione delle future generazioni e nella diffusione della conoscenza all’interno della società, deve far proprio il concetto di “sostenibilità”. Ha, quindi, il compito di identificarla come un processo attraverso il quale perseguire la tutela ambientale, il benessere della comunità, l’equità sociale e lo sviluppo economico, prestando particolare attenzione alla formazione responsabile degli studenti, i cui comportamenti e decisioni future saranno influenzati anche dagli insegnamenti acquisiti durante la loro esperienza universitaria. Inoltre, aldilà della funzione educativa e formativa, un’università ha il compito di porsi essa stessa come esempio di sostenibilità, attraverso la progettazione di nuovi edifici e la gestione e la riqualificazione di quelli esistenti, attraverso strategie di mobilità alternative, mediante la pianificazione di minor impiego di materie prime (uso di energie rinnovabili, sistemi di risparmio energetico e idrico) e soprattutto garantendo ai propri utenti una migliore vivibilità a livello di qualità degli spazi e di comfort interno ed esterno. Duplice è, dunque, la sua responsabilità verso la società: sia nell’incorporare il concetto di sviluppo sostenibile nelle proprie attività (di formazione, di ricerca ma anche gestionali) sia nel diffondere il concetto di sostenibilità attraverso l’esperienza quotidiana delle persone che la vivono e la usano: quest’esperienza porta ad una consapevolezza da parte degli utenti che molto probabilmente la indurrà a compiere scelte analoghe anche nella vita al di fuori dell’Università2.

2 Numerosi studi hanno indagato questa interrelazione tra comportamenti sul luogo di lavoro (o

di studio) e comportamenti nella vita quotidiana al di fuori: una ricerca a cui si fa riferimento è quella messa in atto dall’Università Cattolica del Sacro Cuore nella primavera 2013, dove è stato svolto un sondaggio, effettuato mediante la somministrazione di questionari a studenti di ogni tipologia di corso di studi, personale docente e personale tecnico amministrativo della Sede di Piacenza, sul livello di sostenibilità presente nell’ateneo, focalizzato soprattutto proprio sull’incidenza dei comportamenti individuali e quotidiani adottati dagli utenti e sulle ricadute al di fuori del contesto universitario.

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Ambito

La ricerca pur collocandosi principalmente nell’ambito disciplinare della progettazione architettonica, accoglie suggerimenti e contributi dalla progettazione ambientale, inserita nella sfera della cultura tecnologica della progettazione, delle scienze sociali e della psicologia ambientale: infatti, si pone in un ambito necessariamente inter-disciplinare in quanto deve tener conto delle interrelazioni tra aspetti ambientali, economici e sociali. Gli obiettivi degli approcci che prevedono l’interazione di diverse discipline mirano a risolvere problemi reali e complessi, offrire diverse prospettive ai problemi, porre domande di ricerca di tipo comprensivo. In questo senso se l’approccio multi-disciplinare raccoglie conoscenze da discipline diverse, ciascuna permanendo nell’ambito dei propri confini disciplinari, quello inter-disciplinare analizza, sintetizza ed armonizza i collegamenti tra le discipline in un insieme coerente e coordinato. Ancora di più, lo sviluppo sostenibile richiede un approccio trans-disciplinare, che consenta di trascendere i tradizionali confini delle singole discipline per produrre nuova conoscenza, muovendosi, quindi, da un elemento additivo a uno interattivo fino ad un approccio di tipo olistico.

Tema

L’educazione e la formazione giocano un ruolo fondamentale nel processo di transizione verso la sostenibilità. Già nei primi anni ’90 la Dichiarazione di Talloires3 - sottoscritta da più di 400 università e seguita da altri importanti atti e documenti ufficiali4 - e poi il Capitolo 36 dell’Agenda 21 istituita nel corso del “Summit globale Rio 1992” hanno consolidato e reso istituzionale il concetto che l’Alta Formazione è un aspetto cruciale per lo sviluppo sostenibile. Da allora tanti sforzi sono stati effettuati e sono culminati nella Decade dell’Educazione dello Sviluppo sostenibile delle Nazioni unite (Decade of Education for Sustainable Development - DESD 2005-2014), conclusa nel 2014, in cui l’UNESCO si è impegnata a monitorare le strategie, i processi di insegnamento e gli esiti dell’educazione per lo sviluppo sostenibile. Numerose sono, inoltre, le associazioni e le reti di atenei virtuosi che vedono l’università del futuro come un vero e proprio Living Lab, un laboratorio in trasformazione, dove oltre all’aspetto educativo l’Alta Formazione è tenuta a mettere in atto le politiche di

3 Talloires Declaration of University Leaders for a Sustainable Future, Ottobre 1990

4 Halifax Action Plan for Universities of the conference on "Creating a Common Future,"

Dicembre 1991; Swansea Declaration of the Association of Commonwealth Universities, Agosto 1993; Copernicus University Charter for Sustainable Development of the Conference of European Rectors, Autunno 1993.

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sostenibilità oggetto dei programmi didattici e di ricerca e a compiere essa stessa scelte in tal senso nella gestione dei suoi edifici, degli spazi aperti e delle risorse da impiegare.

La transizione può essere possibile solo se filosofia educativa e architettura delle strutture universitarie sono partecipi della stessa missione e se il concetto di sostenibilità diventa parte integrante del percorso educativo e della gestione dei luoghi fisici dell’ateneo, sia nel coordinamento degli interventi da attuare che nelle modalità di fruizione da parte degli utenti, con la finalità di portare cambiamenti nei valori e nelle attitudini e creare competenze, comportamenti e stili di vita coerenti con lo sviluppo sostenibile.

Strumenti

La presente ricerca di dottorato parte dall’interesse e dalle conoscenze maturate nell’ambito del progetto di Internazionalizzazione “Dal progetto alla gestione: un processo di ‘benchmarking’ per definire come intervenire per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici”, promosso nel 2011-2012 dall’Ateneo Roma Tre5 insieme alla UCL – University College of London6 e allo studio di progettazione AEDAS7; si pone, inoltre, in continuità con il progetto di ricerca del Dipartimento di Architettura del 2013 “Utenti, management e soluzioni tecniche: un’integrazione fondamentale per gli edifici a bassa emissione di CO2. Il caso dell’Università Roma Tre”, a cui i dottorandi del XXVII ciclo hanno partecipato nel corso del loro triennio di dottorato. Attraverso questi lavori di ricerca è stata realizzata una versione prova di una piattaforma informatica di raccolta, monitoraggio e confronto delle prestazioni energetiche degli edifici, in fase di progetto e d’uso, che ha la finalità di costruire un database di dati organizzati e confrontabili; in particolare sono stati raccolti i primi dati riferiti a sei edifici campione dell’Ateneo Roma Tre. Alcuni temi sono stati poi sviluppati e approfonditi nell’ambito di studi di dottorato con la guida di alcuni docenti (Prof. Arch. Lucia Martincigh e Prof. Arch. Francesco Bianchi); alcune metodologie appropriate allo scopo sono state applicate sperimentalmente. In questo modo è stato possibile trattare i temi della Post-Occupancy Evaluation e del monitoraggio delle prestazioni degli edifici, effettuando valutazioni quantitative strumentali e qualitative sulle percezioni delle persone, mediante il coinvolgimento strutturato degli utenti. Gli esiti delle ricerche e di questi ultimi

5 Dipartimento di Architettura: Prof. arch. Paola Marrone, responsabile, Prof. arch. Lucia

Martincigh, Prof. ing. Lucia Fontana; Dottorato di ricerca in progetto urbano sostenibile, XXVII ciclo; Dipartimento di Ingegneria e Automazione: Prof. ing. Luca Cabibbo.

6 Faculty of Built Environment, Bartlett School of Graduate Studies: Prof. ing. Dejan Mumovic 7 Research and Design: arch. Judith Kimpian

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studi sperimentali sono stati presentati a numerosi convegni nazionali e internazionali. Essi sono stati pubblicati come atti dei convegni8,9,10,11, capitoli in saggi scientifici12 e come articoli in riviste specializzate13.

Tesi

La presente tesi di dottorato, dunque, si propone di indagare le tematiche sopra descritte in riferimento alle nuove prospettive di politiche sostenibili attuate dagli atenei universitari: ciò che già è in corso di attuazione e le azioni che è necessario compiere per passare realmente dal progettare sostenibile all’abitare sostenibile. Un approccio architettonico a queste tematiche, che sono come detto trans-disciplinari, può avere gli strumenti per raccontare e definire quelle che sono le strategie più idonee a restituire una dimensione progettuale a categorie come lo sviluppo sostenibile e la qualità della vita, rendendole azioni concrete.

Obiettivi

8 Marrone, P., Mumovic, D., Martincigh, L., Kimpian, J., Di Guida, M., Robertson, C. (2013). An

Evidence Based Online Design Platform: Challenges and Limitations. Proceedings of the 19th

CIB World Building Congress, Brisbane 2013: Construction and Society, Queensland University of Technology, pp. 1-14

9 Martincigh, L., Marrone, P., Kimpian, J., Di Guida, M. (2013). User's behaviours,

management, technical solutions: a fundamental integration for low carbon buildings. The case of Roma Tre University. in: Garcia Mira, R. and Dumitru, A., edited by, "Sustainable

environments in a changing global context. Identifying opportunities for innovative spaces and practices in contexts of crisis", Book of Abstracts, IAPS Network Symposium, Instituto de Estudios e Investigacion Psicosocial "Xoan Vicente Viqueira", A Coruña, pp.45-46

10 Martincigh, L., Marrone, P., Di Guida, M. (2013). The evaluation of building performance in

relation to users’ behaviour: overcoming the division between objective parameters and subjective perceptions, in: Voyatzaki, M., editor, “Architectural Education and the Reality of the

Ideal: Environmental design for innovation in the post-crisis world”, Proceedings of ENHSA International Conference, Napoli, pp. 705-716.

11 Martincigh, L., Di Guida, M., Perrucci G. (2014). The occupants’ perspective as catalyst for

less energy intensive buildings. In: Dr Eva Vaništa Lazarević, Dr Aleksandra Krstić-Furundžić,

Dr Aleksandra Đukić and Dr Milena Vukmirović - Università di Belgrado . International Accademic Conference PLACES & TECHNOLOGIES 2014: Keeping up with technologies to improve places. Book of Proceedings. Pp.597-604

12 Martincigh, L., Marrone, P., Kimpian, J., Di Guida, M. Users’ behaviours, management and

technical solutions: a fundamental integration for low carbon buildings. The case of Roma Tre University. In: URBAN SUSTAINABILITY. Innovative spaces, vulnerabilities and

opportunities a cura di: García Mira R., Dumitru A. (2014) Ricardo García Mira & Adina

Dumitru Editors - Institute of Psychosocial Studies and Research “Xoan Vicente Viqueira” - ISBN: 978-84-9812-243-5.

13 Kimpian, J., Marrone, P., Martincigh, L., Mumovic, D. (2013) Dal progetto alla gestione: un

processo di benchmarking per l’efficienza energetica degli edifici - From design to management: a benchmarking process for the energy efficiency of buildings. TECHNE-Journal of Technology

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Nello specifico ci si è posti l’obiettivo - a valle dell’analisi dei più importanti protocolli di certificazione di sostenibilità nelle costruzioni in generale e negli edifici universitari in particolari e dell’individuazione di casi di studio virtuosi che hanno già attuato e consolidato pratiche di sostenibilità – di elaborare per le università italiane una proposta di protocollo atto a controllare e valutare i livelli di sostenibilità in essere e di conseguenza a suggerire l’elaborazione di un possibile quadro di azioni per migliorare tale livello; questo può essere costituito da un programma che segue le classiche regole del ciclo di Deming (pianificare/fare/verificare/attuare), e che, essendo mirato mirato da un lato alla riduzione dei consumi e dell’impatto ambientale e dall’altro alla promozione di stili di vita più responsabili, mette al centro del processol’utente in qualità sia di fruitore che di attore.

Metodo

Il metodo utilizzato parte dallo studio dello stato dell’arte sui temi della sostenibilità, facendo un restringimento di campo sull’architettura e sulla destinazione d’uso universitaria in particolare. La difficoltà metodologica incontrata è quella di spiegare la complessità insita nella quantificazione della sostenibilità e renderla un concetto comunicabile, misurabile, trasparente: da qui la necessità di costruire e definire un insieme di indicatori, capaci di restituire un concreto quadro di valutazione nei monitoraggi. Questo ha comportato la disamina delle norme per la sostenibilità nelle costruzioni, in corso di elaborazione nei tavoli di lavoro della Comunità Europea, dei principali protocolli di certificazione di sostenibilità e l’approfondimento delle metodologie proprie della Post-Occupancy Evaluation, che prevede, attraverso il coinvolgimento dell’utente, una valutazione periodica delle prestazioni in uso degli edifici utile alla gestione degli stessi, nonché a fornire un importante feedback per la progettazione dei nuovi edifici. Detti approfondimenti hanno condotto al riconoscimento (e quindi alla scelta) di invarianti propedeutiche all’elaborazione di un nuovo protocollo di matrice italiana.

Risultati raggiunti e possibili destinatari

I risultati raggiunti sono collocati su più livelli; alcuni possono essere considerati parziali rispetto alla ricerca nel suo complesso: in particolare l’approfondimento di uno stato dell’arte relativo a tematiche non molto note e trattate nella ricerca italiana, come quelle relative ai protocolli di sostenibilità negli edifici universitari e le interferenze con i processi di Post-Occupancy Evaluation; altri risultati sono rappresentati dalla costruzione di una base di

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dati sistematica che raccoglie le esperienze recenti di sostenibilità nell’ambito universitario sia a livello nazionale che internazionale (europeo e non).

Si configura come risultato globale l’elaborazione di un protocollo, utilizzabile nelle Università italiane, “a doppia velocità”: diversi livelli di approfondimento hanno portato ad avere due strumenti che hanno la stessa struttura, uno semplificato (breve, adoperabile per un’indagine iniziale di massima) e l’altro più approfondito (esteso, utilizzabile a valle di un’analisi approfondita di tipo investigativo) da impiegare in diversi momenti di avanzamento dell’assunzione di politiche di sostenibilità da parte dell’ateneo. Un altro risultato globale è la definizione di strategie da attuare per intraprendere una politica di sostenibilità, elaborate a partire dalle azioni necessarie al soddisfacimento degli indicatori (secondo le norme nazionali o i risultati di ricerche validate) e dalle iniziative intraprese già nella realtà di atenei virtuosi, individuate come “buone pratiche”. Un risultato locale, infine, è l’applicazione del protocollo breve semplificato all’Università Roma Tre, ed in particolare al Dipartimento di Architettura.

La tesi di dottorato si pone come una ricerca che fa ricerca per migliorare se stessa: i possibili destinatari non possono che essere, dunque, la comunità accademica delle università italiane e i suoi stakeholder, che con essa devono necessariamente interagire al fine di poter compiere un reale sviluppo sostenibile, tanto materiale che culturale, della società e del territorio in cui i complessi universitari si ergono.

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Struttura della ricerca

Quadro d’insieme delle parti e dei capitoli Parte I

Nella prima parte della ricerca si è affrontato il tema della sostenibilità tout court, vista nelle sue diverse sfaccettature e poi in riferimento specifico all’architettura e alla destinazione d’uso che si è scelta di indagare, ossia i complessi universitari.

Nello specifico, nel capitolo 1 è stata effettuata una disamina delle principali tappe nella storia della sostenibilità, delle ricadute che essa ha avuto nelle politiche ambientali e del ruolo determinante che questo diverso approccio culturale ha avuto negli ultimi 50 anni. In particolare, sono state analizzate le diverse “anime” della sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) e le differenti accezioni del pensiero sostenibile (“forte” e “debole”), le azioni messe in atto dall’Unione Europea e dall’Italia, ai fini del raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto e delle grandi sfide internazionali e, nel contempo, le contraddizioni interne al concetto stesso di sviluppo sostenibile. Nel capitolo 2 è stato compiuto un restringimento di campo, focalizzando lo sguardo sul rapporto tra sostenibilità e architettura: sono state approfondite le trasformazioni del progetto architettonico nel diventare sostenibile e sono state descritte brevemente le linee evolutive del pensiero ecologico che l’architettura ha messo in campo per rispondere a questo importante punto di svolta14 mediante l'aggiornamento e l’innovazione delle tecniche e nel rispetto delle esigenze di comfort, fruibilità e sicurezza.

E’ stata, inoltre, effettuata una disanima di quella che è la terminologia utilizzata per definire l’architettura sostenibile (“green building”, “bioedilizia”, “bioarchitettura” etc.) e delle disposizioni a livello nazionale e internazionale che hanno applicato al settore delle costruzioni il concetto di sostenibilità; infatti, numerose sono state le norme tecniche che si sono poste l’obiettivo di esplicitare i processi di standardizzazione nella definizione e nella valutazione delle prestazioni ambientali degli edifici e delle conseguenti ricadute dal punto di vista sociale e economico (ISO 15392:200815, UNI 11277:200816, UNI EN

14 Capra, F. (1984). Il punto di svolta – Scienza, società e cultura emergente. Milano: Feltrinelli

Editore

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15643 parte 117-218-319-420). Tali standard descrivono la metodologia condivisa per la valutazione delle prestazioni ambientali degli edifici e dei prodotti edilizi, per la valutazione del costo economico nel ciclo di vita, includendovi gli elementi che misurano il livello della salute, del comfort e della qualità dell’abitare. Queste norme tecniche rappresentano per gli edifici pubblici, in particolare, un importante punto di riferimento nella gestione della sostenibilità e delle prestazioni ambientali; la Direttiva Europea EPBD 2010/31/UE ha fissato, infatti, il termine perentorio del 2018 come data a partire dal quale tutti gli edifici pubblici di nuova costruzione devono essere edifici ad energia quasi zero; inoltre, nel 2012 è stata emanato un ulteriore provvedimento (Direttiva 2012/27/UE) che mette al centro proprio l’efficientemento energetico del patrimonio esistente sottolineando l’importanza della gestione e delle modalità di fruizione da parte degli utenti. Progettare ex novo e l’esistente in modo sostenibile significa, dunque, costruire comunità sostenibili.

Il capitolo 3 approfondisce la destinazione d’uso universitaria, mettendo in evidenza la necessità di un approccio alla sostenibilità per questi particolari “contenitori” caratterizzati da un grande numero di funzioni differenti, da tipologie costruttive ed edilizie spesso molto diverse, da un numero significativo di utenti/occupanti appartenenti a diverse fasce di età, genere, livelli culturali e sociali. Dopo una breve dissertazione sulla caratterizzazione architettonica degli atenei, sui modelli di organizzazione e sulla tipologia in base al rapporto con il contesto e all’organizzazione degli spazi, è stato indagato lo stretto rapporto tra pratica educativa e spazi fisici della formazione e l’importanza chiave che, istituzionalmente e storicamente, è stata data agli enti di formazione nello sviluppo di politiche a basso impatto ambientale; è stato posto l’accento sulla centralità, nell’ambito della scienza della sostenibilità, delle istituzioni di alta formazione e sul loro ruolo nella società, non solo per il loro compito fondamentale di ricerca e formazione ma anche per la capacità di coinvolgimento della società civile, di divulgazione e diffusione di nuovi approcci ai temi sociali ed ambientali, di innovazione sociale, rivolti verso un

16 UNI 11277:2008 - “Sostenibilità in edilizia” della Commissione “Prodotti, processi e sistemi

per l’organismo edilizio” applicabile ai progetti di edifici residenziali e a uffici o assimilabili, di nuova costruzione o oggetto di ristrutturazione.

17 UNI EN 15643-1:2010 - Sostenibilità delle costruzioni - Valutazione della sostenibilità degli

edifici - Parte1: Quadro di riferimento generale

18 UNI EN 15643-2:2011 - Sostenibilità delle costruzioni - Valutazione degli edifici - Parte 2:

Quadro di riferimento per la valutazione della prestazione ambientale

19 UNI EN 15643-3:2012 - Sostenibilità delle costruzioni - Valutazione degli edifici - Parte 3:

Quadro di riferimento per la valutazione delle prestazioni sociali

20 UNI EN 15643-4:2012 - Sostenibilità delle costruzioni - Valutazione degli edifici - Parte 4:

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modello di “Università civica”. E’ stato, infine, approfondito il ruolo dello sviluppo sostenibile nel cambiamento dei programmi per l’alta formazione e nelle relative politiche di gestione e strutturazione degli edifici a livello istituzionale, riportando le principali esperienze ministeriali europee, in rapporto anche alla strategia italiana.21

Parte II

La seconda parte della ricerca, insieme alla successiva, è il vero fulcro del lavoro di tesi, poiché è stata dedicata all’elaborazione di una metodologia che consenta di misurare e rendere valutabile la sostenibilità precedentemente descritta; il fine è costruire un insieme di indicatori basati su solide argomentazioni teoriche, derivanti da protocolli consolidati e validati, che siano capaci di restituire un concreto quadro di valutazione e, quindi, siano efficaci nell'orientare i processi decisionali; infatti, dalla loro messa a punto dipende la definizione operativa del concetto stesso di sostenibilità.

Il capitolo 4 è strutturato in una prima parte relativa alle modalità di misurazione della sostenibilità: infatti, non solo la sostenibilità non appare sempre facilmente misurabile ma non si è ancora trovato un accordo a livello internazionale e europeo sui suoi indicatori, sulle sue "unità di misura", ovvero sui criteri e metodi per il suo monitoraggio, per la sua valutazione e per l'adempimento dei necessari bilanci. Tuttavia, in questo ultimo decennio il monitoraggio ambientale e le crescenti attività di "Reporting ambientale", effettuato a livello delle singole aziende e organizzazioni, hanno prodotto moltissimo, con l’esito di aver elaborato, ormai, un vastissimo patrimonio di indicatori ambientali.

La disamina degli indicatori di sostenibilità e dei protocolli parte innanzitutto dalla descrizione delle caratteristiche proprie di un indicatore e dai diversi modelli che, dagli anni settanta in poi, sono stati sviluppati per istituzionalizzarne l’utilizzo, portando alla definizione di indicatori di sostenibilità a livello europeo (ICE-Indicatori comuni europei22, CSD Work Programme23). Si è proceduto poi ad un’ attenta disamina dei protocolli esistenti di certificazione della sostenibilità ambientale nelle costruzioni, approfondendo le aree tematiche, le specificità, gli ambiti di applicazione e il

21 Protocollo di intesa tra Ministero dell’Ambiente e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e

della Ricerca per l’ Educazione allo Sviluppo Sostenibile (ESS)

22 “Towards a Local Sustainable Profile – European Common Indicators” della Comunità

Europea (1999).

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sistema di valutazione con i relativi criteri e pesi, per i metodi cosiddetti qualitativi24, visto che quelli quantitativi25 sono poco utilizzati nella pratica comune26. Successivamente si è ritenuto opportuno analizzare i principali sistemi di gestione e controllo ambientale ed energetico, istituiti come standard volontari certificabili a livello europeo per l’autocertificazione delle prestazioni ambientali ed energetiche delle aziende, incluse le pubbliche amministrazioni (ISO 1400127, ISO 5000128, procedura EMAS29). Questi sistemi non attestano una particolare prestazione ambientale (come le certificazioni sopra descritte), ma piuttosto dimostrano che l'organizzazione certificata ha un sistema di gestione adeguato a tenere sotto controllo gli impatti ambientali delle proprie attività, e che ricerca sistematicamente il miglioramento del proprio sistema interno in modo coerente, efficace e soprattutto sostenibile.

Nel capitolo 5 sono state analizzate le procedure di Post-Occupancy Evaluation (POE) utilizzate come approccio al controllo delle prestazioni in uso ed è stato indagato come coniugare il coinvolgimento dell’utente con le operazioni di “monitoraggio e controllo continuo”. In generale esiste, infatti, un netto divario tra le prestazioni di un edificio stimate in fase di progetto e quelle effettivamente ottenute in uso. Vari studi hanno dimostrato come la causa del gap tra valori delle prestazioni stimate e quelle misurate in fase di utilizzo sia da ricercare principalmente in una serie di consumi considerati “non regolati”; tali consumi sono dovuti principalmente all’uso di strumentazione e impiantistica non calcolata e non sempre monitorata (sistemi di allarme, server, computer, ascensori, prese speciali), al livello intermittente di ore di occupazione e di

24 Protocollo Itaca, protocollo LEED, protocollo BREEAM, protocollo HQE, protocollo DGNB,

protocollo CASBEE, protocollo CasaClima Nature, Protocollo SWAN Ecolabelling, metodo NABERS. Il termine “qualitativo” qui utilizzato è da non confondere con l’aggettivo che è utilizzato nelle scienze sociali e nella psicologia ambientale come rappresentativo della qualità della vita e dell’aspetto percettivo; esso qui è da intendersi strettamente legato al fatto che le valutazioni effettuate attraverso detti protocolli sono ottenute mediante l’assegnamento di pesi a discrezione del tecnico che sta effettuando la valutazione ambientale.

25 Analisi LCA – Life Cycle Assessment (analisi del ciclo di vita) che, a differenza dei protocolli di

tipo qualitativo, è teso ad effettuare un bilancio ambientale rigoroso dell’intero processo edilizio compresa la gestione e la fine vita dell’edificio.

26 Infatti, l’assenza di un data base italiano per l’analisi LCA e la lunga durata della vita media

degli edifici, rendono ancora di difficile applicazione l’intera analisi LCA nella pratica comune.

27 UNI EN ISO 14001:2004 – “Sistema di gestione ambientale (SGA)”, istituito dall’ ISO/TC 207;

dal 2012 in corso di revisione.

28 UNI CEI EN ISO 50001:2011 "Sistemi di gestione dell'energia - Requisiti e linee guida per

l'uso"; la norma, valida a livello mondiale, ha sostituito la UNI CEI EN 16001, di derivazione europea.

29 Regolamento “European Eco-Management and Audit Scheme”; rientra tra gli strumenti

volontari attivati nell’ambito del V Programma d’azione a favore dell’ambiente (previsto dal regolamento CEE numero 1836 del 1993); l’ultima versione risale al 2009.

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numero di occupanti e soprattutto alla superficialità della gestione e dei comportamenti degli utenti. Un approccio maggiormente attento a rappresentare e valutare la complessità dei dati reali prevede che l’analisi oggettiva - strumentale dei parametri fisici e ambientali sia combinata con il mettersi in ascolto delle valutazioni soggettive che gli occupanti e i fruitori stessi degli edifici compiono; questo consentirebbe di ottenere dei feedback reali sui consumi (sostenibilità economica), sulle condizioni di benessere e sulla qualità dello stare e del vivere gli spazi (sostenibilità sociale) nonché sulle emissioni di CO2 nell’atmosfera, sia nel caso di retrofit del patrimonio esistente che di costruzione del nuovo (sostenibilità ambientale). Il capitolo approfondisce poi brevemente le ricadute di questo tipo di approccio (Post-Occupancy Evaluation e coinvolgimento degli utenti) in rapporto a nuove metodologie progettuali come l’Evidence Based Design (EBD) e il Design Evidence Method (DEM) che pongono alla base della progettazione i dati empirici ricavati dalle esperienze costruttive e progettuali già effettuate e dal costante confronto con l’utenza. Questo tipo di approccio progettuale si coniuga con procedure impiantistiche e gestionali tipiche della cosiddetta diagnostica di secondo livello che utilizza sistemi BMS (Building Management Systems) per effettuare il controllo “intelligente” degli edifici in tempo reale. L’ultima parte del capitolo è dedicata all’utilizzo dei protocolli POE nelle università, ad alcune esperienze svolte, soprattutto nelle realtà americane ed anglosassoni e quali possono essere i margini per introdurre l’applicazione di tali procedure anche nella realtà dell’università italiana.

Con il capitolo 6 si approfondisce e si specifica per la destinazione d’uso universitaria il discorso fatto precedentemente relativo agli indicatori e ai protocolli di certificazione di sostenibilità. Dunque, innanzitutto, è stata analizzata l’importanza della partecipazione degli atenei universitari alle procedure esistenti di valutazione (ranking) e di classificazione (rating) e alle attività di internazionalizzazione come molla per innescare processi di miglioramento dell’ateneo: infatti, fino ad una decina di anni fa le classifiche di valutazione universitarie erano esclusivamente basate su indicatori di tipo bibliometrico e accademico; oggi sono stati introdotte numerose procedure tese a certificare e classificare le strutture universitarie tenendo in considerazione anche i parametri relativi agli edifici che costituiscono l’ateneo e al loro livello di sostenibilità a tutto tondo (gestionale-economica, ambientale, sociale). A tal fine la ricerca ha approfondito le attività in corso dell’EUA (European University Association) e dall’ UNESCO-CEPES (Centro Europeo per l’Educazione

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Superiore dell’UNESCO)30, tese ad elaborare standard, procedure e linee guida sui processi di assicurazione della qualità nell’ambito dell’istruzione superiore in Europa, sulla base di quanto stabilito nel “Processo di Bologna”31 e dei cosiddetti “Principi di Berlino”32. In primo luogo sono stati allora analizzati i sistemi di valutazione e certificazione che negli ultimi anni sono nati per seguire le nuove esigenze di politica “verde” delle università, e che includono gli aspetti della sostenibilità tra gli indicatori del sistema di valutazione e classificazione33, nonché le reti34 create tra gli atenei che hanno sviluppato politiche riconosciute di sostenibilità all’interno dei loro sistemi di gestione.

Nel capitolo 7 è stata riportata l’analisi di nove atenei scelti per l’attuazione di buone pratiche, nazionali e internazionali, e presenti all’interno delle reti e delle classifiche prese in esame, oppure comunque dotati di politiche di sostenibilità già consolidate, sia con azioni istituzionali sia con azioni dal “basso” provenienti dagli utenti. E’ stato costruito uno specifico modello per la schedatura dei casi di studio. L’analisi viene svolta attraverso l’indagine di aspetti peculiari che rendono gli atenei confrontabili tra loro al fine di poter dedurre, gli obiettivi e le azioni messe in atto nella realtà delle strutture universitarie e i relativi risultati conseguiti.

Parte III

Nella terza parte è illustrato l’esito della ricerca: l’elaborazione di un protocollo di sostenibilità per le Università italiane, l’applicazione parziale della ricerca svolta sul caso scelto, il Dipartimento di Architettura dell’Università

30 Si pensi al progetto europeo ‘Rankings in Institutional Strategies and Processes’ (RISP) o

all’attività di supervisione compiuta dall’IREG (International Ranking Expert Group) attraverso l’Observatory on Academic Ranking and Excellence (Osservatorio sulla valutazione e sull’eccellenza academica).

31 Il Processo di Bologna è un processo di riforma del sistema d’istruzione superiore a carattere

internazionale. Costituito nel 1999 presso l'Università di Bologna, si prefiggeva di realizzare entro il 2010 uno Spazio Europeo dell'Istruzione Superiore (SEIS).

32 I principi di Berlino fanno parte di una dichiarazione firmata il 19 settembre 2003 da 33

Ministri dell’Istruzione Superiore di 33 paesi europei; l’aspetto fondamentale espresso da detti principi è l’impegno sottoscritto dai vari paesi a sostenere il rafforzamento dei processi di assicurazione della qualità a livello istituzionale, nazionale ed europeo e la necessità di elaborare a riguardo criteri e metodi ampiamente condivisi.

33 Alcuni dei sistemi analizzati sono: UI GREEN METRIC WORLD UNIVERSITY RANKING,

STARS (Sustainability Tracking, Assessment & Rating System), AISHE (All India Survey on Higher Education)

34 Alcuni delle associazioni analizzate sono: ISCN-GULF - International Sustainable Campus

Network, GUPES (Global Universities Partnership on Environment and Sustainability), SDSN (Sustainable Development Solutions Network)

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Roma Tre, e la proposta finale di un piano di azioni da attuare per raggiungere determinati standard di sostenibilità a tutto tondo negli atenei.

Nel capitolo 8, sulla base di tutte le analisi e gli approfondimenti svolti nei capitoli precedenti in cui sono stati riportati lo stato dell’arte e la metodologia di lavoro, viene proposta la stesura finale di un protocollo di sostenibilità per le università, costituito dagli indicatori ritenuti validi e idonei ad indagare e descrivere il livello di sostenibilità di un ateneo: è stato effettuata una sintesi degli elementi ricorrenti nelle norme europee sulla sostenibilità delle costruzioni (cap.2), nei protocolli di certificazione di sostenibilità nelle costruzioni (cap. 4), nelle procedure di POE (cap. 5), nei protocolli per la classificazione e la valutazione della sostenibilità delle università (cap. 6) ed stata elaborata la proposta di un nuovo strumento per le università, che possa consentire di monitorare e valutare il proprio operato sotto i vari punti di vista della sostenibilità, ma che sia anche valido come dispositivo per confrontare e classificare le varie istituzioni sul territorio italiano.

Dunque, dopo una prima fase di confronto, armonizzazione, selezione, verifiche di congruenza tra i vari indicatori esistenti, è stata elaborata un nuovo elenco di indicatori appropriati alla destinazione d’uso oggetto della ricerca. Successivamente è stata effettuata l’individuazione e la costruzione di possibili valori soglia, che consentono di specificare un metodo di valutazione per ogni indicatore quantitativo e laddove non possibile qualitativo, a partire dalle norme nazionali, da progetti di ricerca oppure calando nella realtà italiana i valori di soglia dei protocolli internazionali.

Il processo seguito per definire gli indicatori ha portato a proporre la possibilità di articolare gli indicatori principali (categorie di indicatori che in questa ricerca sono stati denominati “criteri”) in indicatori più specifici, in modo da avere più livelli di approfondimento utilizzabili nelle diverse fasi di attuazione della politica di sostenibilità dell’università: è stata, dunque, predisposta una proposta “a doppia velocità”, che ha visto l’elaborazione di un protocollo breve, per un’indagine di massima iniziale da utilizzare in una fase in cui ancora non è istituzionalizzato un ufficio dedicato e non tutti i dati e le misurazioni possono essere disponibili; un protocollo esteso, per un’indagine che prevede una valutazione più approfondita, caratterizzato da un numero maggiore di indicatori che valutano le prestazioni più specifiche. La descrizione accurata degli indicatori con i rispettivi metodi di calcolo e valori di soglia è stata demandata alle Schede Descrittive (SD), elaborate per ogni indicatore da cui è possibile anche evincere il punteggio singolo ottenibile per ogni indicatore in base alla scala di prestazione elaborata sui valori di soglia; i singoli punteggi,

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grazie al sistema di pesi previsto, permettono di definire anche un punteggio globale finale del livello di sostenibilità generale del complesso universitario. Il capitolo 9 si pone l’obiettivo di elaborare un piano di strategie da seguire per attuare una politica sostenibile in ambito universitario: esse derivano dalle azioni da compiere per rispondere agli indicatori del protocollo esteso (cap.8), nel rispetto della normativa vigente italiana o di ricerche europee, e da quelle ricavate dall’analisi delle iniziative attuate negli atenei (cap.7) e considerati virtuosi. Infine, si propone l’applicazione del protocollo breve su un caso di studio scelto: il Dipartimento di Architettura dell’ateneo Roma Tre, che rappresenta un esempio di grande interesse di riqualificazione di un complesso di edifici ex-industriali. E’ stata effettuata, dunque, una prima indagine di massima sulla sostenibilità: questo consente di individuare già in questa prima fase quali sono gli ambiti prioritari in cui agire, con l’obiettivo di effettuare poi l’indagine più approfondita successivamente. La ricerca ha approfondito al momento l’applicazione su uno solo dei Dipartimenti dell’ateneo, ma pone le basi per standardizzare la procedura a partire dal caso pilota ed estenderla anche agli altri Dipartimenti.

In conclusione, è stata delineata una strategia a lungo termine per la definizione del quadro di riferimento sul quale impostare le attività e definire gli obiettivi, finalizzati ad una politica di sostenibilità trasversale che costituisca l’impegno formale nei confronti del miglioramento continuo, dell’adeguatezza della responsabilità sociale e della partecipazione pubblica, nonché della formazione e della ricerca. Tale strategia è stata definita secondo quello che viene definito il ciclo di Deming (pianificare-plan, attuare-do, verificare-check, agire-act) nell’ottica dell’ateneo come “laboratorio di sostenibilità vivente”35: sono state

identificate, dunque, innanzitutto, le azioni preventive da compiere (condivisione degli intenti dagli organi interni e creazione di accordi con gli enti nazionali, regionali e comunali, nonché con le società di global service e di approvvigionamento). Successivamente è stata individuata una metodologia per ricostruire il livello di base da cui partire con le azioni, sulla base della quale identificare le misure di miglioramento a breve, medio e lungo termine e definire un piano di azioni con previsione di cronoprogramma e mediante il

35 Il concetto di Living Lab è stato definito come “un approccio sistemico di innovazione in cui

tutte le parti interessate ad un prodotto, servizio o ad una sua applicazione partecipano direttamente al processo di sviluppo” (Ballon et al., 2005; Feurstein et al., 2008; Vinnova, 2009). Ben si adatta ad essere associato allo sviluppo di un ateneo sostenibile proprio per il fatto che rappresenta “una metodologia utente-centrica di ricerca per il rilevamento, la prototipazione, la convalida e la raffinazione di soluzioni complesse in molteplici ed evoluti sistemi di vita reale” (Eriksson et al., 2005).

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coinvolgimento degli utenti; sono state, dunque, individuate le azioni di comunicazione e informazione che potrebbero essere attuate a seguito della messa in atto del piano strategico come operazione di diffusione e condivisione con la comunità più allargata, ma allo stesso tempo anche di verifica e controllo di quanto svolto da parte degli organi interni. Il piano di azioni si pone l’obiettivo di rappresentare (in modo non esaustivo) la molteplicità di una visione complessa che includa dagli aspetti della governance fino a quelli legati alla ricerca e alla didattica, a quelli della mobilità e del riciclo, a quelli dell’efficienza energetica degli edifici senza dimenticare la qualità dello spazio e della sua appropriatezza in rapporto alla funzione architettonica.

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Articolazione della ricerca

Introduzione alla tesi

Stato dell’arte: contesto di riferimento

La sostenibilità nelle sue diverse declinazioni

La sostenibilità nell’architettura La sostenibilità nelle Università PR IM A FA S E : IN Q U A D R A M E N T O G E N E R A L E DE L L A T E M A T IC A Processo di analisi Indicatori di sviluppo sostenibile Indicatori di sostenibilità ambientale nelle costruzioni Protocolli di valutazione della sostenibilità nelle

università

Procedure di P.O.E. che tengono conto del

ruolo dell’utenza

Casi di studio virtuosi

che hanno attuato politiche di sostenibilità SE C O N D A F A SE : ME T O D O L O G IA D I ST U D IO

Elaborazione di un protocollo breve

e di uno esteso costituito da un elenco di temi, criteri e indicatori

Applicazione del protocollo breve su un'università che non ha una politica di sostenibilità: caso pilota Dipartimento di

Architettura

UNIVERSITÀ’ ROMA TRE

Possibili strategie da attuare per una politica di sostenibilità nelle Università

italiane TE R ZA FA S E : RI SU L T AT I AT T ES I E AP P L ICAZ IO N E SPE R IM E N TA LE Individuazioni di azioni

ricorrenti nelle iniziative in corso nei casi di studio

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Parole chiave

Sostenibilità, Protocolli di Certificazione, Green Policy, Post-Occupancy Evaluation, Università.

Risultati attesi

PARTE I (risultato parziale): STATO DELL’ARTE

PARTE II (risultato parziale): METODOLOGIA DI STUDIO

PARTE III (risultato globale): ELABORAZIONE DI UN PROTOCOLLO COSTITUITO DA UNA GRIGLIA DI INDICATORI

PARTE III (risultato locale): APPLICAZIONE DEL PROTOCOLLO BREVE AL CASO PILOTA: IL DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA DELL’UNIVERSITA’ TRE

PARTE III (risultato globale): STRATEGIE PER UNA POLITICA SOSTENIBILE DI ATENEO derivante dall’attuazione delle azioni per rispondere agli indicatori del protocollo e dalle iniziative in corso negli atenei analizzati come casi di studio

(25)

(26)

1

La necessità di parlare di sostenibilità

"Environment cannot be improved in conditions of poverty. The environmental problems of developing countries are not the side-effects of excessive industrialization but reflect the inadequacy of development. The rich countries may look upon development as the cause of environmental destruction, but to us it is one of the primary means of improving the environment for living, or providing food, water, sanitation and shelter, of making the deserts green and the mountains habitable"

Indira Gandhi

Conferenza di Stoccolma sull'ambiente umano, 1972

1.1 Premessa

Si va sempre più affermando nel mondo occidentale - nei documenti ufficiali e nelle disposizioni di legge, ma anche nell’attenzione crescente dei media e nella percezione diffusa di milioni di persone - l’aspirazione ad un modello di sviluppo equilibrato sotto il profilo economico, sociale ed ambientale. Dal punto di vista dell’ambiente, fenomeni come il Global Warming, le catastrofi naturali, reali o percepite, il disboscamento delle foreste tropicali, l’incessante estinzione di specie naturali, il consumo delle risorse naturali, la pressione esercitata da una popolazione mondiale in continua crescita, creano interrogativi angoscianti sulla sostenibilità di lungo periodo degli attuali meccanismi di sviluppo economico e sulla possibilità di estenderli ai paesi del terzo mondo. Alla radice delle difficoltà di trovare soluzioni soddisfacenti, c’è la constatazione che i problemi dello sviluppo non si fermano alla dimensione ambientale, ma investono la questione della distribuzione delle risorse. Vi è alla base un conflitto per l’appropriazione delle risorse, tra i ricchi e i poveri del mondo, ma anche tra le generazioni esistenti e quelle ancora non nate. La medesima situazione si riflette, su scala diversa e con livelli di drammaticità diversi, all’interno dei confini nazionali. Nel nostro Paese, per esempio, il raggiungimento di livelli elevati di benessere economico, inteso nel senso di diffuse disponibilità in termini di potere di acquisto, non si è accompagnato ad un livello altrettanto elevato di qualità della vita e di mantenimento dello stesso potenziale di crescita per le generazioni future. Gli elevati tassi di industrializzazione del dopoguerra hanno lasciato in eredità un ambiente naturale assai depauperato in molte regioni del Paese; fenomeni di

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urbanizzazione incontrollata hanno danneggiato coste, mari e fiumi; le grandi città, fonti per altri versi di continuo progresso civile, restano assediate da fenomeni di congestione e di inquinamento; errori del passato e insufficienti investimenti hanno generato situazioni di criticità in settori fondamentali come la disponibilità di energia, l’approvvigionamento e la distribuzione dell’acqua, le infrastrutture per i trasporti.

Il messaggio comune che arriva da tutto il mondo è che lo sviluppo deve rispondere a criteri di sostenibilità, dunque gli stili di vita, di produzione e di consumo devono trovare un maggior orientamento verso la conservazione delle risorse e la diminuzione delle fonti di inquinamento. Il grande ecosistema Terra deve essere in grado di restare in equilibrio: da un lato deve integrare e riprodurre le risorse prelevate dall’uomo e dall’altro deve essere in grado di assorbire le conseguenze dell’inquinamento.

La constatazione che la depressione dell’attività economica renda meno pressanti i vincoli legati all’uso delle risorse energetiche e al loro impatto ambientale si accompagna, infatti, agli interrogativi sulle azioni più opportune che dovrebbero essere intraprese per mitigare gli effetti della crisi ed avviare un percorso per il suo superamento. La sostenibilità dello sviluppo, infatti, associa all’esigenza della salvaguardia del pianeta l’obiettivo della crescita. Ma come rispondere alla sfida di una domanda sempre crescente di energia? Tiezzi (1999) ci pone a tal proposito un’importante questione sulla quale riflettere: “come può risultare desiderabile una civiltà ecologicamente sostenibile? Come attivare una nuova politica ecologica così ampia e pervasiva se non fondandola su basi scientifiche, etiche, sociali, estetiche e culturali in senso ampio, profondamente diverse da quelle fino ad oggi dominanti?”

1.2 Le varie declinazioni del termine sostenibilità

Sostenibilità e Sviluppo sostenibile sono termini ormai entrati a far parte del linguaggio comune, non solo degli economisti e dei policy maker. Il loro significato è tuttavia molto complesso, pieno di sfaccettature e merita di essere approfondito, nel momento in cui diventano obiettivi, che si decida di perseguire con appropriate azioni concrete.

Gli studiosi interessati al problema hanno prodotto decine di definizioni. Secondo Boadi (2002) il termine sviluppo sostenibile fu coniato, a metà degli anni Settanta, da Barbara Ward, fondatrice dell’IIED (International Institute for Environment and Development). Tuttavia, la popolarità del termine risale al 1987, con la pubblicazione del cosiddetto Rapporto Brundtland della WCED (World Commission on Environment and Development), che si basava su

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quanto affermato nella Relazione sui limiti dello sviluppo (The Limits to Growth), commissionato al MIT dal Club di Roma (Meadows et al., 1972). Nel Rapporto lo sviluppo sostenibile viene definito come “l’equilibrio fra il soddisfacimento delle esigenze presenti senza compromettere la possibilità delle future generazioni di sopperire alle proprie”. Il concetto, dunque, è molto ampio, non solo nella dimensione temporale, con una prospettiva di lungo periodo, che coinvolge le generazioni presenti e quelle future e, dunque, aspetti di equità intra ed intergenerazionale, ma anche dal punto di vista dei possibili campi d’intervento, in quanto l’assunto non fa riferimento solo ai problemi ambientali e alla conservazione delle risorse naturali, ma, evidentemente, anche ad un fattore sociale e di conseguenza economico.

Una rappresentazione efficace del concetto di sviluppo sostenibile la fornisce Munasinghe (2002), che mette bene in evidenza le sue diverse dimensioni e anime: “Sustainable development is an approach that will permit continuing improvements in the quality of life with a lower intensity of resorce use, thereby leaving behind for future generations an undiminished or even enhanced stock of natural resources and other assets36”.

Lo sviluppo sostenibile ha dunque almeno tre dimensioni (World Bank (1987): “Economic growth, the alleviation of poverty and sound environmental management are in many cases mutually consistent objectives” 37 : la dimensione economica, la dimensione sociale, la dimensione ambientale.

Il diagramma a triangolo equilatero esprime graficamente la nozione di sviluppo sostenibile (Fusco Girard e NijKamp, 1993). Da una lettura dello stesso si scorgono le possibilità di raggiungere un solo obiettivo sui vertici, due obiettivi sui lati o tre obiettivi all’interno del triangolo.

36 “Lo sviluppo sostenibile è un approccio che consente il miglioramento continuo della qualità

della vita, prevedendo una minore intensità di utilizzo delle risorse e lasciando così alle generazioni future una grande scorta immutata o addirittura maggiore di risorse naturali e di altri beni.” Traduzione dell’autore della presente ricerca.

37 "La crescita economica, la riduzione della povertà e la sana gestione ambientale sono in molti casi

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Fonte: Fusco Girard e NijKamp, 1993

Il grafico evidenzia tre diversi approcci:

§ economico, interessato alla crescita e al raggiungimento della massima efficienza mediante il ricorso a innovazioni tecnologiche senza compromettere l’occupazione oppure l’afflusso di ricchezza alla comunità; questo approccio punta alla progressiva dematerializzazione del sistema economico, cioè alla riduzione delle quantità di risorse naturali, rinnovabili e non rinnovabili, utilizzate per alimentare l'apparato produttivo e i modelli di consumo attuale;

§ sociologico, orientato all’equità sociale e culturale per la stabilità del sistema e per creare possibilità di confronto, partecipazione e dialogo con rispetto delle identità della comunità; questo approccio punta alla partecipazione consapevole di tutti gli attori coinvolti nella programmazione e nella attuazione dei processi in corso.

§ ambientalista, orientato alla tutela dell’ecosistema naturale e alla qualità dello stesso, evitandone la contaminazione con i prodotti di rifiuto; questo approccio punta alla diminuzione dei rischi connessi a specifiche forme di inquinamento o degrado ambientale, superando la logica dell'emergenza e riportando la preoccupazione ambientale nell'ambito delle scelte strategiche già nelle prime fasi della programmazione.

Promuovere lo sviluppo sostenibile significa, dunque, ricercare un equilibrio dinamico, in quanto continuamente rimesso in discussione, tra queste tre dimensioni in un'ottica che richiede un approccio globale alla pianificazione ed

(30)

alla valutazione dei cambiamenti indotti. Concorre a questa interazione la scelta consapevole e la partecipazione delle società locali, che costituisce il fondamento stesso di ogni pratica di sviluppo sostenibile.

1.3 Evoluzione storica: le tappe fondamentali dalla Conferenza di Stoccolma a RIO+20

Nel 1973 la crisi petrolifera scosse l'economia mondiale, poiché a seguito della guerra fra Israele e Paesi arabi, questi ultimi decisero di diminuire le esportazioni di petrolio verso l'Occidente e di aumentarne il prezzo per fare pressioni sugli Stati Uniti e l'Europa in favore della causa palestinese. Diversi Paesi del mondo si trovarono ad affrontare una grave crisi finanziaria; infatti come conseguenza dell'aumento del costo del petrolio aumentarono i costi dell'energia e quindi l'inflazione. La conseguenza della crisi energetica del '73 fu l'applicazione di politiche di austerità da parte di vari Paesi nel mondo, che presero misure drastiche per limitare il consumo di energia.

La crisi petrolifera rappresentò per l'Occidente un'occasione di riflessione sull'uso delle fonti rinnovabili che vennero per la prima volta prese in considerazione in alternativa ai combustibili fossili come il petrolio. La crisi, dunque, portò i paesi occidentali a interrogarsi per la prima volta riguardo ai fondamenti della civiltà industriale e riguardo alla problematicità del suo rapporto con le risorse limitate del pianeta. Nel 1972, inoltre, era stato pubblicato ad opera di alcuni studiosi del Massachusetts Institute of Technology il rapporto sui Limiti dello sviluppo, commissionato dal Club di Roma. Tale rapporto riportava l'esito di una simulazione al computer delle interazioni fra popolazione mondiale, industrializzazione, inquinamento, produzione alimentare e consumo di risorse nell'ipotesi che queste stessero crescendo esponenzialmente con il tempo. Dalla simulazione veniva messo in evidenza che la crescita produttiva illimitata avrebbe portato al consumo delle risorse energetiche ed ambientali. Il rapporto sosteneva, inoltre, che era possibile giungere ad un tipo di sviluppo che non avrebbe portato al totale consumo delle risorse del pianeta.

Dunque, l'idea di un modello di crescita economica che non consumasse tutte le risorse ambientali e le rendesse disponibili anche per il futuro si fa strada a partire dalla prima metà degli anni settanta, e infatti proprio nel giugno del 1972 si tenne la Conferenza ONU sull'Ambiente Umano. Il convegno ha segnato l’inizio della politica ambientale internazionale. Per la prima volta, infatti, le questioni ambientali furono discusse a livello globale. In seguito, ancora nello stesso anno, fu istituito il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente con

Figura

Tabella rielaborata graficamente dall’autrice

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