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Academic year: 2021

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Il fenomeno degli incendi nella Provincia di Pisa

1.1. Il fenomeno incendi nella Provincia di Pisa: aspetti ambientali

La Provincia di Pisa, situata nella Toscana occidentale, si estende per circa 2450 Km2 su un territorio prevalentemente collinare articolato in tre principali regioni naturali illustrate nella figura 1.1.

A Nord Ovest si trova la piana alluvionale che si affaccia sul mar Tirreno con una trentina di chilometri di costa bassa, rettilinea e sabbiosa.

A Est l’area di pianura si stempera nel Valdarno inferiore, regione corrispondente alla media – bassa valle dell’Arno ed alle colline circostanti.

La terza regione occupa la percentuale maggiore del territorio provinciale, ed è costituita da una larga fascia collinare che dalla valle dell’Arno s’incunea profondamente verso Sud fino a raggiungere i rilievi delle Colline Metallifere.

La Provincia di Pisa ha una natura prevalentemente collinare, infatti, quasi due terzi del territorio supera 100 m di quota sul livello del mare, mentre la parte restante (circa il 34%) si trova ad un’altezza inferiore a tale soglia.

Le cime più alte si ritrovano nel complesso dei Monti Pisani situati tra i Comuni di San Giuliano Terme, Calci, Buti e alcuni Comuni della confinante Provincia di Lucca. Tra queste si distinguono per altezza: il Faeta (831 m), lo Spuntone di S. Allago (870 m), il Serra (917 m), il Pruno (876 m), ed il Verruca (537 m).

I Monti Pisani occupano un territorio di forma vagamente ovale e allungata, si estendono da Sud Est a Nord Ovest, per una lunghezza di 20 Km, con una larghezza di 10 Km.

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Nella Provincia di Pisa si possono distinguere le seguenti formazioni pedologiche principali:

• i terreni alluvionali leggeri, pesanti e antichi • i terreni dunali

• i terreni su rocce carbonatiche e metamorfiche

• i terreni collinari di tipo sabbioso, argilloso e ghiaioso • i terreni argillosi pesanti

Le piane alluvionali sono molto estese nella bassa valle del Serchio, nella media – bassa valle dell’Arno, e nelle valli dei loro affluenti e dei corsi d’acqua minori come il Cecina e il Tora. Si tratta di terreni composti da sabbia, limo e argilla in quantità ottimali dal punto di vista agronomico, infatti vengono sfruttati per le colture orto-frutticole e floricole.

Il Parco Naturale Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli, occupando tutta la fascia costiera della Provincia, si sviluppa su terreni dunali sabbiosi dalla caratteristica morfologia leggermente ondulata che da il nome di «tomboli» a queste formazioni pedologiche.

I suoli dei Monti Pisani derivano perlopiù da rocce acalcaree (metamorfiche) di varia origine e composizione, anche se in alcuni punti si trovano terreni originati da rocce calcaree. Laddove il residuo è scarso, per il basso grado d’alterabilità della roccia madre e/o per la pendenza dei fianchi, può essere rimosso lasciando le rocce affioranti come accade, ad esempio, sul versante dei Monti Pisani che si affaccia su S. Giuliano Terme.

I terreni collinari costituiscono una buona parte del territorio Provinciale, sono formati da argille plioceniche trasformate dagli agenti atmosferici in una serie di colline rotondeggianti, in mezzo alle quali le acque hanno progressivamente scavato il loro letto per defluire verso il Tirreno. Alcune delle zone caratterizzate da tali formazioni sono quelle di Santa Luce, Orciano, Cascina Terme, Terricciola, Laiatico, Pomarance e Volterra.

I terreni argillosi e brecciosi occupano la restante porzione di territorio della Provincia di Pisa e ricorrono in particolar modo sulle Colline Metallifere che circondano l’alta valle dell’Era e del Cecina. Tale categoria di suoli ha caratteristiche alquanto diverse, anche se fondamentalmente possono essere inquadrati come terreni argillosi, brecciosi e poco profondi.

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La Provincia di Pisa è caratterizzata da un clima prevalentemente temperato caldo nell’area pianeggiante costiera, e nella bassa valle dell’Arno, dove si risente dell’effetto mitigante del mare.

Nell’entroterra dei bacini dell’Era e del Cecina, per effetto della maggiore elevazione e della lontananza dal mare rispetto alle zone di cui sopra, il clima acquista limitati caratteri di continentalità.

I valori medi di temperatura, piovosità e ventosità, riportati di seguito, sono stati elaborati dalla sezione: “Sistema Clima” del Piano Strutturale del Comune di Pisa del Settembre 1997.

I dati, rilevati dalla stazione meteorologica dell’aeroporto militare di San Giusto, sono relativi al quarantennio che va dal 1951 al 1991.

La scelta di una serie temporale che coprisse un arco di tempo sufficientemente lungo, trova giustificazione nell’esigenza di produrre un’analisi di massima del clima della Provincia di Pisa. Il capitolo 3 di questa tesi sarà in parte dedicato all’approfondimento degli aspetti climatici menzionati in questo paragrafo introduttivo.

I mesi più caldi e generalmente anche quelli meno piovosi sono Luglio e Agosto, con temperature massime di quasi 29 °C, e valori delle precipitazioni normalmente compresi tra 30 e 50 mm.

I periodi più ventosi si verificano nei mesi estivi, nelle ore centrali della giornata (tra le 12 e le 18), il valore più alto della velocità media del vento è pari a circa 4 Km/h, tele picco viene solitamente raggiunto intorno alle ore 15 dei mesi di Luglio e Agosto.

Il periodo tra il primo Luglio e il trentuno Agosto è stato definito, nel Piano Operativo Antincendio Boschivo (AIB) 2004 – 2006, predisposto dall’amministrazione Provincia di Pisa, come “Periodo di Rischio” a causa delle condizioni climatiche particolarmente favorevoli all’innesco e alla propagazione degli incendi.

L’amministrazione si riserva tuttavia il diritto di modificare la data di inizio e di fine di suddetto intervallo di rispetto, a seconda che si prevedano o meno particolari condizioni climatiche di siccità che possono agevolare l’innesco e la propagazione delle fiamme.

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I complessi forestali più importanti della Provincia di Pisa sono ubicati: lungo la fascia litoranea compresa tra Torre del Lago e Calambrone, sul Monte Pisano, in corrispondenza delle colline delle Cerbaie, nella Val di Cecina, sulle colline litoranee e lungo la fascia collinare della valle dell’Arno.

La fascia litoranea, comprendente le località di Tirrenia, San Rossore, Migliarino (facenti parte dei Comuni di: Pisa, San Giuliano Terme e Vecchiano) è caratterizzata dalla presenza di estese pinete di pini mediterranei, tra cui prevale il pino marittimo (Pinus pinaster), spesso accompagnati da un denso sottobosco di specie arboree ed arbustive sempreverdi caratteristiche della macchia mediterranea.

La struttura densa e stratificata, e la composizione specifica, fanno sì che queste formazioni siano contraddistinte da un alto grado di infiammabilità e di rischio di propagazione delle fiamme anche al piano delle chiome arboree.

I boschi suddetti, particolarmente apprezzati dal punto di vista naturalistico, storico e ricreativo, ricadono per la maggior parte nel territorio del Parco Naturale di Migliarino San Rossore, Massaciuccoli.

Dall’anno 2001, è in fase di realizzazione, nelle aree boscate tra Marina di Pisa e Calambrone, un programma di interventi forestali, attuati dalla Provincia di Pisa in accordo con il Parco di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli, volti a creare un sistema di fasce e viali parafuoco a difesa della zona.

Il complesso del Monte Pisano (Comuni di: Calci, Buti, San Giuliano Terme e Vicopisano) presenta caratteristiche morfologiche e vegetazionali variegate che spesso risultano essere molto pericolose per l’innesco e la propagazione degli incendi di bosco. Numerosi, infatti, sono i versanti caratterizzati da forti pendenze e da vegetazione arbustiva con specie tipiche della macchia mediterranea, o da dense pinete di pino marittimo che, alle quote più alte, lasciano il posto a castagneti da frutto e cedui a prevalenza di quercia.

L’inclinazione dei versanti gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo delle fiamme, perché l’aria calda sviluppata dal rogo sale di quota rendendo sempre più asciutta, e quindi più facilmente incendiabile, la vegetazione sovrastante.

Nell’area del Monte Pisano, il Comune di Calci, sta realizzando una rete di opere antincendio (viali parafuoco, invasi etc.) per potenziare gli interventi di prevenzione e di estinzione degli incendi di bosco.

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La zona denominata delle “Colline delle Cerbaie” ricade nel territorio dei Comuni di Bientina, Calcinaia, Castelfranco di Sotto, Santa Croce e Santa Maria a Monte.

L’area di cui sopra, caratterizzata da un sistema di basse colline alternate a pianure, ospita estesi popolamenti di pino marittimo solitamente soggetti a notevoli incendi. Spesso, sotto la copertura delle chiome dei pini, cresce un bosco ceduo di latifoglie derivante da particolari pratiche selvicolturali attuate fino ad un recente passato (Piano Operativo AIB, 2004 – 2006).

Nelle colline della valle dell’Arno (Comuni di San Miniato, Palaia, Montopoli, Terricciola Peccioli, Chianni, Lajatico e Lari), il problema degli incendi boschivi risulta meno diffuso in quanto l’insieme dei campi e dei boschi si presenta ancora estensivamente coltivato e, quindi, attivamente controllato dagli abitanti. Spesso, inoltre, gli appezzamenti boscati presenti sono frequentemente intervallati da colture agricole, in prevalenza oliveti e vigneti, che ne riducono di gran lunga l’estensione effettiva. Sono comunque presenti diverse cenosi forestali quali: querceti cedui misti a prevalenza di roverella (Quercus pubescens), boschi di latifoglie sempreverdi a dominanza di leccio (Quercus ilex), pinete di pino marittimo derivanti da interventi di rimboschimento e alcuni pregiati popolamenti a prevalenza di cipresso (Cupressus sempervirens).

Nella Val di Cecina (Comuni di Volterra, Monteverdi Marittimo, Pomarance, Castelnuovo Val di Cecina e Montecatini Val di Cecina) sono presenti i più estesi complessi forestali della Provincia.

La vegetazione arborea, in questo caso, è composta prevalentemente da latifoglie quali: cerro (Quercus cerris), roverella, leccio e castagno (Castanea sativa).

Le zone della Val di Cecina risultano essere poco interessate dal fenomeno degli incendi di bosco sia per le caratteristiche della vegetazione prevalente (latifoglie), sia perché ancora scarsamente antropizzate. Il fenomeno degli incendi si presenta, solitamente, in forma minore anche se, talvolta, taluni eventi interessano rilevanti superfici.

Esaminando da ultimo l’area denominata delle colline litoranee, si deve rilevare che, se nei territori dei Comuni di Lorenzana, Orciano Pisano e Fauglia, l’intensa attività agricola ha reso frammentaria la presenza del bosco semplificandone la composizione (querceto a prevalenza di cerro), nei comuni di Santa Luce, Riparbella, Castellina Marittima, Montescudaio, Casale Marittimo e Guardistallo i popolamenti

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forestali sono molto più estesi e variegati: querceti misti a roverella e boschi di latifoglie sempreverdi con dominanza del leccio.

1.2. Raccolta e analisi dei dati relativi agli incendi

I dati sugli incendi avvenuti nella Provincia di Pisa, così come quelli provenienti dalle altre Province toscane, vengono raccolti a livello regionale e gestiti dal Coordinamento del Corpo Forestale dello Stato.

Le informazioni relative al periodo di osservazione scelto in questa tesi (2001 – 2004), quali: le date di accadimento degli incendi, le località colpite e l’estensione delle superfici coperte da boschi bruciati, sono state fornite dall’Ufficio Agroalimentare e Forestazione dell’Amministrazione Provinciale di Pisa.

In questo paragrafo verranno analizzati e discussi brevemente i principali dati statistici tratti dal Piano Operativo Antincendio Boschivo (AIB) predisposto dalla Provincia per il periodo 2004 – 2006. Tale documento ha la finalità di concertare tutti gli enti coinvolti a norma di legge (definiti dalla Legge Regionale n.39 del 2000), nella prevenzione ed estinzione degli incendi di bosco.

La figura 1.2 mostra la ripartizione della superficie della Provincia di Pisa in base al tipo di utilizzo del suolo, si noti che le formazioni forestali coprono più di un terzo (quasi 860 Km2) dell’estensione totale pari a circa 2448 Km2.

Le colture erbacee, arboree e i pascoli, pur interessando più della metà del territorio Provinciale, non assumono importanza rilevante quanto a superfici complessivamente percorse dal fuoco, poiché attivamente controllate dagli agricoltori che le coltivano. 8,95% 35,16% 10,02% 6,55% 0,69% 2,11% 36,52 % Colture erbacee Colture arboree Formazioni forestali Pascoli Aree urbanizzate Aree denudate Altre superfici Figura 1.2: il territorio della Provincia di Pisa secondo l’utilizzazione del suolo.

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La figura 1.3 riporta le principali tipologie di boschi presenti sul territorio provinciale e le relative estensioni.

I boschi di pino domestico, pino marittimo, pino nero e quelli misti di conifere e latifoglie costituiscono circa il 22% della superficie Provinciale forestata, pari a circa 860 Km2 (vedi figura 1.2). 1.232 256 10.416 3.072 3.920 5.952 32 8.912 17.502 320 0 3000 6000 9000 12000 15000 18000 B os ch i a p rev al en za d i ca st ag no B os ch i a p rev al en za d i ro verel la B os ch i a p rev al en za d i cerro B os ch i a p rev al en za d i l ecci o P ine te p ino d om es ti co P ine te p ino m ar it ti m o P ine te p ino ne ro B os ch i m is ti d i co ni fere e la ti fo gl ie Bo sc hi la ti fo glie v ar ie B os ch i co ni fere v ari e Es te ns io ne ( ha )

Figura 1.3: estensione in ettari dei principali tipi di formazioni boschive presenti nella Provincia.

Le conifere, a cui appartengono le varie specie di pini sopra menzionate, sono piante che trasudano spontaneamente dal fusto, o dai rami, composti resinosi.

In caso di incendio, le resine possono dar luogo a fenomeni di combustione violenta, che spesso facilitano la propagazione delle fiamme da una cima a quella vicina, dando luogo al cosiddetto fuoco di cima.

Nel capitolo 7 di questa tesi verranno discusse le caratteristiche del fuoco di cima comparandole agli altri tipi di fuoco che si possono sviluppare nel corso di un incendio boschivo.

La figura 1.4 rappresenta la distribuzione annuale del numero di incendi avvenuti nella Provincia di Pisa dal 1997, fino al 2003, distinti per aree omogenee.

La Comunità Montana della Val di Cecina, i Monti Pisani e le Cerbaie sono state considerate, nel Piano Operativo Provinciale AIB 2004 – 2006, aree omogenee dal

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punto di vista della morfologia del territorio e della composizione vegetale. La restante parte del territorio della Provincia di Pisa, considerata come un’unica area omogenea a se stante, viene inclusa nel grafico 1.4 all’interno della voce: “Altre”.

Gli istogrammi relativi al periodo dal 1984 al 1995, sono stati ottenuti facendo una media annuale dei dati raccolti dall’Amministrazione per ciascuna area omogenea.

Si noti che il numero degli eventi accaduti nell’anno 2003 è relativamente più elevato rispetto all’andamento degli anni precedenti. Tale osservazione può trovare giustificazione nell’eccezionale anomalia termica che si è verificata in Italia tra la Primavera e l’Estate 2003. 75 54 47 24 22 34 27 113 0 20 40 60 80 100 120 1984 -1995 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Anni Nu m er o in ce nd i

Comunità Montana della Val di Cecina Monte Pisano Cerbaie Altre Totale

Figura 1.4: numero annuale di incendi raggruppati per aree omogenee (vedi testo).

In Toscana, nella fase più acuta della lunga ondata di calore, tra il Giugno e l’Agosto 2003, la temperatura è arrivata a superare di tre gradi la media del periodo (Meneguzzo, 2003).

Il 2003 è stato anche un anno, per la Toscana, particolarmente secco nel periodo tra fine inverno e inizio autunno, mentre a Novembre si sono verificate precipitazioni al di sopra della media.

L’andamento mensile della piovosità rispetto alla media di riferimento, calcolata per il periodo 1986 – 2002, viene mostrato nella figura 1.5 (Meneguzzo, 2003).

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La temperatura più alta e la carenza di precipitazioni hanno fatto si che la vegetazione si trovasse costantemente in uno stato di stress idrico, tale condizione ha esasperato il grado di infiammabilità della massa vegetale, favorendo, considerata la notevole presenza di vento in molte località regionali e la scarsa umidità notturna, lo sviluppo e la propagazione del fuoco (Piano Operativo 2004 – 2006).

Figura 1.5: anomalie percentuali delle precipitazioni mensili nel 2003, rispetto al periodo

1986-2002, sulla Toscana (Meneguzzo, 2003).

L’istogramma della figura 1.6 riguarda le superfici della Provincia di Pisa percorse dal fuoco, in particolare vengono poste a confronto le estensioni, in ettari, dei boschi che sono stati incendiati ogni anno a partire dal 1997, fino al 2004.

In questo arco di tempo sono andati bruciati complessivamente 833 ha di foreste. Nella stessa figura 1.6 sono rappresentati anche una media degli ettari bruciati tra il 1984 e il 1995, e quelli che nel 2001 sono andati distrutti nel rogo delle Cerbaie: uno dei due incendi di riferimento scelti nel capitolo 4.

Si noti che se venisse escluso proprio quest’ultimo evento, si passerebbe dai complessivi 220 ha stimati dal Corpo Forestale dello Stato a un valore significativamente inferiore, pari a circa 50 ha.

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181,82 187,23 79,25 104,16 48,58 170 220,16 25,02 103,67 65 0 50 100 150 200 250 19 84 199 5 1997 1998 1999 2000 200 1 C er ba ie 2001 2002 2003 2004 anni Su pe rf ic ie ( ha )

Figura 1.6: superfici boscate percorse dal fuoco nei periodi 1984 – 1995 e 1997 – 2004.

L’elaborazione di indici di pericolosità per lo sviluppo degli incendi boschivi è fondamentale per poter individuare le aree ed i periodi a rischio, nonché per poter attivare tutte le misure di prevenzione ed estinzione. Ciò comporta l’analisi di molti fattori che influenzano, in modo diretto od indiretto, la possibilità di innesco di un fuoco. Questi fattori non sempre sono facilmente individuabili e quantificabili, anche per l’assenza di specifiche banche dati.

Allo stato attuale non esiste in Toscana un indice studiato appositamente per il suo territorio, tuttavia nel Piano Operativo Anti Incendi Boschivi 2004 – 2006 della Regione Toscana sono stati pubblicati gli indici di rischio di incendio per i singoli Comuni di ogni Provincia toscana. Tali indici vengono elencati nella tabella 1.1.

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L’individuazione delle aree a rischio prende in esame la suscettibilità e la potenzialità intrinseca di un territorio ad essere percorso da incendi. Tale possibilità è stata valutata mediante l’analisi di dati statistici relativi al decennio dal 1993 al 2002, considerando:

• numero medio annuo degli incendi

• superficie media annua boscata percorsa da ogni evento

• superficie massima boscata percorsa nel periodo di riferimento

• frequenza di accadimento (percentuale del numero di anni del periodo in cui si sono verificati incendi boschivi)

Ad ogni parametro sono stati poi assegnati valori compresi fra 0 e 5, successivamente cumulati in un unico valore numerico che definisce l’indice storico.

L’indice stazionale – vegetazionale, che esprime la “pericolosità”, ovvero la potenzialità intrinseca di un territorio ad essere interessato da incendi, assume valori tra 0 e 5 a seconda della categoria di bosco. A tale indice sono stati applicati dei fattori di correzione per i parametri “coltura struttura”, ”esposizione prevalente” e “quota”.

Inoltre sono stati utilizzati i dati meteorologici forniti dal servizio agrometeorologico dell’ARSIA, sempre per il periodo dal 1993 al 2002, considerando:

• piovosità media annua,

• numero medio annuo di giorni di pioggia, • periodi di aridità nel decennio,

• numero di giorni annuo per ogni classe di vento della Scala Beaufort.

La somma dell’ indice storico e di quello stazionale – vegetazionale, ha quindi fornito un valore per ogni comune. L’aggregazione di questi valori per fasce di pericolosità ha determinato la classificazione riportata nella tabella 1.1.

In conclusione, la Provincia di Pisa per le sue caratteristiche climatiche e vegetazionali, presenta un grado di rischio di incendi boschivi relativamente elevato, specialmente nei mesi estivi di Luglio e Agosto.

La figura 1.7 rappresenta il rischio di incendi boschivi nel periodo estivo per tutte le province italiane, i dati impiegati per la realizzazione della carta sono relativi al terzo trimestre del 1996 e derivano dal Dipartimento della Protezione Civile.

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Comune Classe Comune Classe 1 BIENTINA ME 21 MONTEVERDI MARITTIMO EL

2 BUTI MX 22 MONTOPOLI VAL D’ARNO EL

3 CALCI MX 23 ORCIANO PISANO NC

4 CALCINAIA ME 24 PALAIA EL

5 CAPANNOLI VAL D’ERA ME 25 PECCIOLI ME

6 CASALE MARITTIMO ME 26 PISA MX

7 CASCIANA TERME BA 27 POMARANCE MX

8 CASCINA NC 28 PONSACCO BA

9 CASTELFRANCO DI SOTTO MX 29 PONTEDERA EL

10 CASTELLINA MARITTIMA EL 30 RIPARBELLA MX

11 CASTELNUOVO VAL DI CECINA MX 31 SAN GIULIANO TERME MX

12 CHIANNI EL 32 SAN MINIATO ME

13 CRESPINA EL 33 SANTA CROCE SULL’ARNO EL

14 FAUGLIA EL 34 SANTA LUCE ME

15 GUARDISTALLO EL 35 SANTA MARIA A MONTE MX

16 LAIATICO BA 36 TERRICCIOLA EL

17 LARI EL 37 VECCHIANO MX

18 LORENZANA EL 38 VICOPISANO MX

19 MONTECATINI VAL DI CECINA EL 39 VOLTERRA EL

20 MONTESCUDAIO EL

Tabella 1.1: gradi di rischio di incendi boschivi nella Provincia di Pisa (Piano Operativo AIB della

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Figura

Figura 1.1: il territorio della Provincia di Pisa (Federici, 2003).
Figura 1.3: estensione in ettari dei principali tipi di formazioni boschive presenti nella Provincia
Figura 1.4: numero annuale di incendi raggruppati per aree omogenee (vedi testo).
Figura 1.5: anomalie percentuali delle precipitazioni mensili nel 2003, rispetto al periodo 1986-
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