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Academic year: 2021

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I

INDICE

INTRODUZIONE ... III

CAPITOLO 1: LA NON FICTION TRA INFANZIA E ADOLESCENZA .. VI 1.1 Tipologie di libri di divulgazione per ragazzi ... VII 1.1.1 La tassonomia di Margaret Mallett ... VII 1.1.2 La tassonomia di Miriam Stival ... IX 1.2 Il concetto di Popularization ... X 1.2.1 Popularization come riformulazione ... XI 1.2.2 Popularization come ricontestualizzazione ... XI 1.2.3 Strategie linguistiche della popularization ... XII 1.2.3.1 Spiegazione ... XII 1.2.3.2 Denominazione ... XIII 1.2.3.3 Esemplificazione ... XIII 1.2.3.4 Generalizzazione ... XIII 1.2.3.5 Uso di metafore e similitudini ... XIV 1.2.3.6 Engagement markers ... XIV 1.3 Il codice visivo ... XV 1.4 La valutazione e la scelta del libro di divulgazione per ragazzi ... XVII 1.5 Modalità di lettura e ruolo dell’adulto ... XIX 1.6 L’importanza degli information books per lo sviluppo linguistico e

cognitivo ... XX

CAPITOLO 2: L’ECOLOGIA SPIEGATA AI RAGAZZI: LA

DIVULGAZIONE IN ITALIA E IN AMERICA ... XXIII 2.1 Che cos’è l’ecologia? ... XXIII 2.2 Educare all’ecosostenibilità attraverso i libri: uno sguardo all’Italia e

all’America ... XXIV 2.3 Temi degli information books sull’ecologia per bambini e ragazzi ... XXX 2.3.1 L’ecoturismo: un tema in via di sviluppo ... XXXI 2.4 Case studies: i testi presi in esame e tre case studies italiani ... XXXIV 2.4.1 The Adventures of a Plastic Bottle: A Story about Recycling ... XXXV

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2.4.2 The Everything Kids’ Environment Book ... XXXVII 2.4.3 Generation Green: The Ultimate Teen Guide to Living an Eco-Friendly Life ... XXXVIII 2.4.4 Tre case studies italiani ... XXXIX

CAPITOLO 3: COMMENTO ALLA TRADUZIONE ... LI 3.1 Diversi tipi di lettori ... LII 3.2 Il Layout e le figure ... LV 3.3 La traduzione dei titoli... LVI 3.4 L’allocuzione e gli engagement markers ... LVI 3.5 Il piano fonologico ... LVII 3.6 La morfo-sintassi e la testualità ... LIX 3.7 Il lessico ... LXIV 3.9 Il registro ... LXXI 3.10 Giochi di parole e espressioni idiomatiche ... LXXIX

CONCLUSIONI ... LXXXII

BIBLIOGRAFIA ... LXXXV

TRADUZIONE

Le avventure di una bottiglia di plastica………..1 Il grande libro dell'ambiente per bambini………8 Generazione Green: guida completa per teenager alla vita eco-sostenibile……..39

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III

INTRODUZIONE

Lo scopo del mio lavoro di tesi è l’analisi e la traduzione (parziale) di tre testi appartenenti al genere della divulgazione scientifica per bambini e ragazzi che si propongono di insegnare l’ecologia.

L’ingrediente principale di un saggio divulgativo è la capacità di trasmettere informazioni utilizzando un linguaggio comprensibile per il lettore. In un testo per bambini, l’autore e il traduttore devono anche necessariamente introdurre elementi che possano catturare l’attenzione del fanciullo o del ragazzino, che lo facciano divertire e che stimolino il suo interesse. Tali espedienti possono essere illustrazioni colorate, giochi, attività, racconti (il mix tra facts e fiction è una strategia ampiamente utilizzata), un linguaggio particolare ecc.

Ho scelto il tema dell’ecologia per due motivi fondamentali: innanzitutto per l’interesse che, gradualmente, dagli anni Settanta in poi, le persone comuni (e non più solo gli intellettuali) hanno manifestato per questo argomento. Da quel momento, probabilmente a causa dell’eccessiva industrializzazione, la gente ha iniziato a voler conoscere il funzionamento del pianeta Terra così da ridurre al minimo l’impatto ambientale. Oggi, il tema dell’ecosostenibilità (termine relazionato, come vedremo, con l’ecologia) è all’ordine del giorno, come testimoniano la nascita di magazine online (uno su tutti “GreenMe”), la pubblicazione di libri, l’apertura di negozi d’abbigliamento di seconda mano (soprattutto all’estero) e di arredamento sostenibile, la diffusione di nuovi tour operator, la promozione di giornate ecologiche e iniziative di sensibilizzazione. In secondo luogo, ho scelto di concentrarmi su questo argomento perché, nonostante l’attualità del tema, mentre all’estero (soprattutto negli Stati Uniti), dagli anni Novanta in poi ci sono state moltissime pubblicazioni di information books per bambini tese ad approfondire l’ecologia, il mercato italiano è molto meno ricco di libri di questo genere.

I tre libri che ho, in parte, tradotto e analizzato (The Adventures of a Plastic Bottle: A Story about Recycling di Alison Inches, del 2009, The Everything Kids’ Environment Book di Sheri Amsel, del 2007 e Generation Green: The Ultimate Teen Guide to Living an Eco-Friendly Life di Linda e Tosh Sivertsen, del 2008)

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sono indirizzati a tre fasce d’età diverse e, di conseguenza, il tema dell’ecologia è trattato in tre modi differenti, sia per quanto riguarda il contenuto sia per il linguaggio utilizzato. Ho scelto, appunto, questi tre testi perché mostrano chiaramente le strategie di divulgazione di un argomento così complesso a seconda del tipo di pubblico a cui l’autore si rivolge. The Adventures of a Plastic Bottle, per bambini in età pre-scolare, come vedremo, fa uso della narrazione, del tessuto fonetico e delle illustrazioni a tutta pagina per veicolare il contenuto informativo; The Everything Kids’ Environment Book, per middle grade readers (dai 7/8 anni ai 12 anni) utilizza un’articolata organizzazione in paragrafi, sotto paragrafi e box e include giochi, attività ed esperimenti e, infine, Generation Green, per adolescenti, impiega il teen talk. Ai diversi espedienti che gli autori scelgono per trasmettere le informazioni al loro pubblico target, il traduttore deve far corrispondere strategie che mantengano l’intenzione dell’originale. Ecco così che non si può parlare di un solo processo di traduzione, ma di tre attività diverse, a seconda del lettore a cui il traduttore si rivolge. Nella traduzione di un libro per bambini piccoli ciò che si deve prediligere è il suono (perché il testo verrà sicuramente letto ad alta voce da un adulto), il mantenimento della relazione originale tra testo e immagini e l’attenzione a non innalzare né a banalizzare il linguaggio. Nei testi per middle grade readers e per adolescenti il traduttore deve introdurre, nel testo target, gli ingredienti che rendevano interessante l’originale agli occhi del ragazzo; quindi deve mantenere un linguaggio accattivante, colloquiale ma non banale, giochi di parole, riferimenti all’attualità e alla quotidianità, ecc.

Il primo capitolo di questa tesi introduce la divulgazione tra infanzia e adolescenza individuandone le caratteristiche specifiche e le suddivisioni interne al genere. In particolare, per la classificazione dei vari information books ho fatto riferimento ai testi e alle classificazioni di Mallett (2004) e Stival (1995). Ho affrontato, poi, i due elementi fondamentali della saggistica per l’infanzia: la popularization con le sue strategie a livello microtestuale per rendere un discorso specialistico comprensibile anche da un pubblico di non esperti, e il codice visivo, importante sia per rendere il libro accattivante, sia per facilitare la comprensione degli argomenti e fornire una chiave di lettura. A seguire, servendomi della griglia di Whittaker (1982) e degli studi di Mallett (2003), ho enumerato gli elementi di

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cui si deve tenere conto al momento di scegliere un saggio divulgativo per bambini e, infine, mi sono soffermata sulla modalità di lettura e sul valore pedagogico della non-fiction.

Il secondo capitolo tratta, più specificamente, dei testi divulgativi che hanno l’obiettivo di insegnare l’ecologia a bambini e ragazzi. Dopo il tentativo di definire il termine “ecologia” e la presentazione delle due accezioni del termine, si mostrano le modalità con cui questo tema entra nella letteratura, e, in particolare, nella saggistica italiana. Ho anche tracciato, attraverso un’indagine condotta sui portali italiano e statunitense di Amazon, la situazione della non-fiction per bambini in Italia e in USA (paese in cui i tre libri analizzati e tradotti sono stati pubblicati), ponendo l’accento sulle tematiche principali affrontate da questi testi di ecologia. Successivamente, in seguito alla presentazione dei tre information books statunitensi scelti per la traduzione, ho proposto un confronto con tre libri italiani di ecologia, indirizzati, più o meno, alle stesse fasce di pubblico. Per fare questo paragone mi sono soffermata sulle tematiche, il layout, le strategie di popularization e il linguaggio utilizzato (in termini di tecnicismi e di registro).

Il terzo e ultimo capitolo presenta le problematiche riscontrate durante il processo traduttivo in tutti i livelli della lingua (fonologia, morfo-sintassi, testualità, lessico, registro) e le strategie adottate nella resa dall’inglese all’italiano. Si riflette anche sulle diverse fasce di pubblico a cui le tre traduzioni si rivolgono, individuando, grazie a vari studi teorici, le capacità cognitive, linguistiche e gli interessi di ciascuno di questi gruppi di lettori.

La tesi si conclude con la proposta di traduzione di tre estratti appartenenti ai tre testi statunitensi presi in esame.

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VI

CAPITOLO 1: LA NON FICTION TRA INFANZIA E

ADOLESCENZA

La non fiction o divulgazione per ragazzi include un’immensa varietà di testi (dai primi word books a saggi riguardanti fisica, biologia, storia, matematica, a biografie di personaggi famosi) e si indirizza a un pubblico di lettori/ascoltatori molto ampio, dai 3 anni (ma nel caso di alcuni wordless books anche da 6 mesi) ai 18 anni.

Per quanto riguarda la denominazione di libro di divulgazione, Cristini (2014) nota che in ambito anglosassone si utilizzano i termini information children’s book e non fiction children’s book. La prima espressione si sofferma sull’uso del libro per divulgare informazioni mentre la seconda mette l’accento sul genere, sul suo non essere fiction, ovvero narrativa. In Italia si usa prevalentemente l’etichetta libro di divulgazione per ragazzi o l’inglese non fiction book per bambini o ragazzi. Qualsiasi denominazione si decida di utilizzare, i libri appartenenti a questo genere sono testi la cui intenzione primaria è la trasmissione di informazioni (Mallett, 2004).

Una prima suddivisione della non fiction per l’infanzia la possiamo fare tra “letture obbligatorie” e “letture facoltative” dove le prime sono testi scolastici, di fruizione collettiva in contesti istituzionali mentre le seconde vengono lette dai o ai bambini nel tempo libero per puro piacere personale. Nel presente lavoro mi occuperò di quest’ultimo tipo di testi, che rappresenta una forma di educazione meno autoritaria di quella scolastica tradizionale e che, come afferma Cristini (2014) deve essere accattivante e di qualità, sia nel contenuto che nelle illustrazioni così da permettere ai ragazzini di accedere all’universo delle informazioni e di imparare. Questo tipo di testi quindi, non solo deve essere istruttivo, ma deve anche interessare e intrattenere il bambino che sarà così portato a scegliere queste letture nel suo tempo libero. L’unione di questi due obiettivi (trasmettere conoscenze e divertire il bambino) si chiama, nel mondo anglosassone edutainment che è un blend di education e entertainment.

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VII

1.1 Tipologie di libri di divulgazione per ragazzi

1.1.1 La tassonomia di Margaret Mallett

Mallett (2003), in un saggio sugli information books per bambini suddivide tali testi in due grandi gruppi: narrative non-fiction e non narrative non-fiction. I testi appartenenti al primo gruppo hanno un’organizzazione cronologica e includono narrazioni; possono raccontare storie di viaggi, di situazioni quotidiane oppure, come accade spesso, si basano sul ciclo vitale di una creatura, vivente o non vivente personificata (questo è il caso di The Adventures of a Plastic Bottle di cui presenterò la traduzione nell’ultima parte del lavoro). Gli information books non narrativi sono testi che non utilizzano la narrazione come strategia per trasmettere la conoscenza, ma fanno uso di altri espedienti come immagini, giochi e attività nonché di un’organizzata suddivisione in paragrafi e sotto paragrafi.

In un altro saggio del 2004, Mallett suddivide i vari testi di divulgazione a seconda dell’età del giovane lettore (o ascoltatore se si tratta di un bambino che ancora non sa leggere), della finalità e del formato. In particolare, individua quattro gruppi di testi: early non-fiction, reference texts, topic books e media texts.

a) Early non-fiction: della early non fiction non narrativa fanno parte gli abbecedari, i libri dei numeri e dei colori, pensati per bambini fino a 5 anni. Sono spesso presentati sotto forma di board books, di plastic bath books e di cloth books, con copertina e pagine rigide o di stoffa, generalmente pop-up o touch and feel. Il linguaggio è semplice, sintetico e informale e si indirizzano direttamente al bambino attraverso l’uso della seconda persona singolare. Della early non fiction narrativa fanno parte, invece, picture books informativi che raccontano storie di viaggi, eventi quotidiani (come la gita in un parco, un giorno alla scuola materna ecc.) o cicli di vita di esseri viventi o non viventi personificati.

b) Reference texts: i reference texts sono tutti testi non narrativi. Sono infatti i dizionari, i tesori, gli atlanti e le enciclopedie appositamente pensati per bambini. Essi offrono ai piccoli lettori la possibilità di cercare le informazioni

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indipendentemente attraverso un linguaggio chiaro e un layout accattivante e facile da utilizzare. Sono indirizzati a bambini da 6 anni in su.

c) Topic books: i topic books sono libri che trattano un argomento in particolare come la scienza, la storia, la biologia, la geografia, l’ecologia ecc. Anch’essi, come i primi testi di divulgazione, possono essere sia narrativi che non narrativi. I topic books non narrativi sono i tipici information books per ragazzini (Mallett, 2003), ovvero libri illustrati, incentrati sulla spiegazione di un argomento particolare, che organizzano l’informazione facendo uso di titoli e sottotitoli per dare coerenza ai diversi aspetti del soggetto in questione. Sia per trasferire l’informazione che per essere più accattivanti agli occhi dei giovani lettori, questi libri inseriscono spesso diagrammi, fotografie (se si tratta di geografia o scienza) e documenti, interviste, linee del tempo (se si tratta di storia). Pappas (1986) in uno studio condotto presso l’Università di Chicago individua tre elementi obbligatori di questo tipo di testi: presentazione dell’argomento, rappresentazione degli attributi (descrizione delle diverse parti dell’argomento) e eventi tipici (mostra delle caratteristiche principali dell’argomento. Ad esempio, in un libro sugli animali gli eventi tipici includono i luoghi in cui vivono, cosa mangiano, i loro comportamenti ecc.). La studiosa considera la presenza di queste tre componenti obbligatorie importantissima poiché permette ai bambini di crearsi delle aspettative e riuscire così a collegare le nuove informazioni a quelle già conosciute. Ci sono anche topic books narrativi come autobiografie, biografie o historical fiction. Alcuni esempi di topic books famosi nel mondo anglosassone sono la serie Horrible Histories, che insegna la storia in modo umoristico e sovversivo, e George’s Secret Key to the Universe, di Lucy e Stephen Hawkins. Per quanto riguarda l’Italia, possiamo citare il successo internazionale di Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli di Elena Favilli e Francesca Cavallo, libro costituito da una serie di biografie di donne che appartengono a diverse epoche e hanno ricoperto diversi ruoli nella società, ma ognuna delle quali ha contribuito a scrivere una pagina di storia. Si tratta di donne come Marie Curie, premio Nobel per la fisica, la campionessa di tennis Serena Williams, Rita Levi Montalcini e Maria Montessori. L’esempio di queste figure di

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donna serve a ricordare alle bambine di tutto il mondo che le donne possono, e devono, avere un ruolo attivo nella società.

d) Media texts: i media texts sono testi creati grazie alla tecnologia che si possono leggere su apparecchi elettronici sotto forma di CD-ROM o di e-book. Tali programmi multimediali differiscono dai libri stampati per il loro utilizzo simultaneo di suono, testo e video. In questo modo, concetti come il ciclo dell’acqua, le migrazioni e le eruzioni vulcaniche vengono mostrati attraverso la realtà virtuale.

1.1.2 La tassonomia di Miriam Stival

Un altro studio approfondito sulle diverse tipologie di libri di divulgazione per ragazzi era già stato compiuto da Miriam Stival, dell’Università di Padova, negli anni Novanta. La studiosa, in un articolo del 1995 distingue sei moduli divulgativi a seconda del contenuto e della forma utilizzata per veicolare l’informazione.

a) Sistematico: il modulo sistematico offre al lettore una trattazione organizzata e articolata della materia, con un linguaggio rigorosamente scientifico e specialistico.

b) Narrativo: il modulo narrativo presenta i dati scientifici all’interno di una storia che può essere realistica (utilizzando un io parlante umano, generalmente bambino, per favorire l’immedesimazione) o fantastica (in cui animali, piante, particelle del corpo umano ecc. sono dotati di parola).

c) Rappresentativo: il modulo rappresentativo consiste in un resoconto osservativo in un contesto reale o tipico. Il testo è sempre accompagnato da un apparato iconografico realistico.

d) Operativo-sperimentale: il modulo operativo-sperimentale favorisce l’interazione tra libro e lettore che, seguendo le indicazioni del testo, deve mettersi

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alla prova con ricerche, giochi e esperimenti. Questi tipi di testi rappresentano il metodo scientifico al massimo grado.

e) Poetico: il modulo poetico presenta le informazioni sotto forma di poesia. Il caso più eclatante è sicuramente il De rerum natura di Lucrezio, scritto non per bambini, ma per adulti, poema in versi in cui l’autore spiegava i principi della fisica epicurea. Ancora oggi, seppur in rari casi, alcuni libri divulgativi per bambini utilizzano le filastrocche per veicolare contenuti scientifici.

f) Fumettistico: il modulo fumettistico utilizza le tecniche espressive del fumetto. Ricorre infatti all’uso della vignetta, del balloon e delle didascalie, per trasmettere informazioni scientifiche.

1.2 Il concetto di Popularization

La non fiction indirizzata a un pubblico di non esperti è una forma di popularization (divulgazione). Calsamiglia & Van Dijk (2004: 370) definiscono tale attività come “a vast class of various types of communicative events or genres that involve the transformation of specialized knowledge into ‘everyday’ or ‘lay’ knowledge”. Ciò sta a indicare che un testo di divulgazione deve essere formulato in modo che i lettori non specialisti possano comprendere e assimilare l’informazione tecnica, specifica di un particolare campo del sapere e integrarla con le loro conoscenze previe. Tra autore e destinatario di tali testi divulgativi c’è un’asimmetria cognitiva in quanto gli scrittori sono esperti del settore mentre il pubblico lettore è composto da persone più o meno istruite che sono interessate all’argomento. Per questo, i saggi divulgativi cercano di sanare più possibile lo scarto conoscitivo tra specialisti e lettori. Nel caso di un giovane pubblico, il divario sarà ancora più grande perché, ovviamente, i bambini possiedono una conoscenza del mondo più limitata dell’adulto, che è però inversamente proporzionale alla curiosità di conoscere tutto ciò che li circonda. Gotti (2014) descrive la popularization come un processo di riformulazione e di ricontestualizzazione.

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XI 1.2.1 Popularization come riformulazione

Il concetto di popularization, come afferma Gotti (2014), è stato spesso descritto come un processo di riformulazione, ovvero un tipo di rielaborazione che mantiene intatto il contenuto di un discorso alterando però il linguaggio utilizzato, che viene adattato alle abilità cognitive di un determinato pubblico. Nella riformulazione, l’informazione viene trasferita linguisticamente sotto forma di una parafrasi del concetto scientifico. La modifica del linguaggio ha come scopo principale la comprensione del discorso da parte del lettore: la lingua deve essere semplice e il tono colloquiale. Un esempio di riformulazione nella vita quotidiana può essere, secondo Gotti (2014), un processo in tribunale, poiché al suo interno vi sono momenti in cui sia il giudice che gli avvocati spiegano ai testimoni e alla giuria alcune procedure legali. Come sostiene Rossi (2012), però, un buon saggio divulgativo deve anche stimolare e coinvolgere il lettore trasformando i dati tecnico-scientifici oggettivi e impersonali in informazioni non soltanto comprensibili ma anche interessanti e accattivanti. Per questo, è vero che il linguaggio deve essere semplificato, ma l’autore deve stare attento a non cadere nella oversimplification, che renderebbe il testo poco stimolante. Nella non fiction per bambini e ragazzi il coinvolgimento è ancora più importante, tanto che la trasmissione della conoscenza e l’aspetto ricreativo vanno quasi di pari passo ed è a questo proposito che entra in gioco la ricontestualizzazione.

1.2.2 Popularization come ricontestualizzazione

La ricontestualizzazione è una rielaborazione creativa che va al di là della modifica del linguaggio tipica della riformulazione; è un vero e proprio adattamento del discorso al tipo di pubblico a cui si rivolge e al mezzo utilizzato per veicolare l’informazione. Attraverso la ricontestualizzazione si ottiene così un nuovo testo, con diversa struttura e funzione comunicativa e con un registro differente. Il processo di ricontestualizzazione crea uno scenario particolare che suscita l’interesse del pubblico che lo riconosce come quotidiano e, in questo modo, i fatti spiegati facendo ricorso a un contesto riconoscibile vengono capiti più facilmente dai lettori. Per creare uno scenario particolare, accattivante e comprensibile ai

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ragazzi, si possono utilizzare diverse strategie a seconda della fascia d’età a cui i testi si indirizzano. Nel caso di bambini fino agli 8 anni, il mezzo più efficace è il racconto (esistono infatti numerosissimi saggi in cui facts e fiction si intersecano creando un genere ibrido) mentre, per i ragazzi, la riformulazione avviene spesso attraverso l’uso del teen speak, un linguaggio che imita il gergo degli adolescenti e che cerca di dare un tono colloquiale al discorso, come se anche l’autore fosse un teenager. Tipico della ricontestualizzazione è anche l’uso del linguaggio figurato, in particolare di metafore e similitudini che utilizzano termini della vita quotidiana così da rendere concreti dati astratti e situazioni distanti.

1.2.3 Strategie linguistiche della popularization

Prendendo in esame gli studi di Calsamiglia & Van Dijk (2004) e di Gotti (2014), possiamo individuare varie strategie linguistiche di cui la divulgazione fa uso a livello microtestuale per raggiungere un pubblico ampio. Queste sono: la spiegazione, la denominazione, l’esemplificazione, la generalizzazione e la ricontestualizzazione attraverso l’uso di metafore e similitudini. Inoltre, gli information books utilizzano anche engagement markers (Hyland, 2005).

1.2.3.1 Spiegazione

La spiegazione viene comunemente usata per definire parole tecniche, spesso facendo ricorso alla giustapposizione, processo in cui il termine specialistico viene fatto seguire dalla sua parafrasi. Il termine e la sua parafrasi sono separati da una virgola, da una lineetta, da una parentesi, o dalla congiunzione disgiuntiva “o”. Nell’esempio seguente, tratto dal libro Generation Green: The Ultimate Teen Guide to Living an Eco-Friendly Life di Linda e Tosh Sivertsen (2008), il termine “deforestazione” viene spiegato attraverso l’aggiunta di una definizione/parafrasi separata dal termine tecnico con l’ausilio di una lineetta:

(1) Deforestation ˗ the deliberate cutting down of trees to be used as lumber for buildings, pulp for paper, or fuel for burning – is another related international crisis. (Sivertsen, 2008:20).

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La spiegazione spesso avviene anche attraverso una riformulazione della definizione così da renderla più semplice e comprensibile. In questo caso tale definizione può contenere elementi metalinguistici come “una sorta di”, “tipo” ecc. che mostrano come l’autore sia consapevole e dichiari apertamente l’approssimazione semantica di certe perifrasi.

1.2.3.2 Denominazione

La denominazione è l’utilizzo del termine tecnico per presentare un concetto nuovo per il destinatario. Ѐ importante chiamare determinati fenomeni con il loro nome scientifico così da permettere al lettore di connettere l’informazione appena acquisita al suo background cognitivo. Un esempio di denominazione lo possiamo trovare in The Everything Kids’ Environment Book di Sheri Amsel (2011):

(2) Over the last 250 million years the continents have broken up and drifted to where they are today. Scientists call this Continental drift. (Amsel, 2011: 7).

1.2.3.3 Esemplificazione

L’esemplificazione è la presentazione di esempi specifici di fenomeni generali. Spesso, i casi particolari hanno un impatto maggiore sul lettore rispetto a considerazioni generiche e si ricordano più facilmente, per questo vengono spesso utilizzati nella divulgazione e nella didattica. Possiamo trovare questa strategia anche in The Everything Kids Environment Book di Amsel (2011: 32):

(3) An example of habitat loss affecting a species is the giant panda. (Amsel, 2011: 32).

1.2.3.4 Generalizzazione

La strategia della generalizzazione è il processo contrario all’esemplificazione in quanto trae conclusioni generali da casi particolari. Un esempio lo possiamo trovare in Generation Green (2008) nel paragrafo dedicato alla riserva d’acqua nel mondo.

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Dopo aver spiegato che la maggior parte dell’acqua si trova negli oceani, gli autori concludono dicendo:

(4) Since most of the world’s water is saline […] that leaves only 3 percent in freshwater form. (Sivertsen, 2008: 15).

1.2.3.5 Uso di metafore e similitudini

L’impiego di metafore e similitudini è, come afferma Gotti (2014), tipico del discorso divulgativo come ricontestualizzazione, in quanto stabilisce una connessione tra due domini dell’esperienza. Queste figure retoriche, infatti, fanno ricorso a termini della vita quotidiana così da rendere concreti dati astratti e situazioni distanti. Un esempio di similitudine che crea uno scenario riconoscibile dal lettore come quotidiano lo possiamo trovare in Generation Green (2008) quando l’autrice vuole spiegare le conseguenze del riscaldamento globale causato dalle emissioni di gas serra come anidride carbonica:

(5) Living on Earth will feel like being forced to stay under the heaviest down comforter while wearing flannel pajamas and wool socks on the hottest summer night. (Sivertsen 2008:5).

1.2.3.6 Engagement markers

Gli Engagement markers (Hyland, 2005) sono elementi linguistici che coinvolgono attivamente il lettore e servono sia per mantenere alta la sua attenzione attraverso l’interattività, sia per comunicare l’informazione più chiaramente. Tali marcatori sono ad esempio i pronomi di seconda persona, domande, imperativi, riferimenti alle conoscenze comuni, l’uso della prima persona plurale inclusiva, cioè elementi che rendono il testo sia informativo che interattivo. Hyland (2005) evidenzia due ragioni che spiegano l’importanza di utilizzare EMs:

1. Ѐ essenziale che l’autore scriva in modo da non deludere le aspettative di inclusione del lettore.

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2. Ѐ necessario che l’autore trascini il lettore dentro al testo in particolari momenti critici, tramite domande e/o imperativi così da anticipare possibili obiezioni.

Hyland (2000) afferma inoltre che, se vogliamo trasformare un testo difficile e impersonale in una prosa coerente e reader-friendly, dobbiamo necessariamente utilizzare gli EMs. La divulgazione per bambini e ragazzi, quindi, dati i suoi scopi principali (educare e intrattenere), fa largo uso di engagement markers.

1.3 Il codice visivo

La divulgazione per bambini e ragazzi unisce, quindi, la volontà di trasmettere le informazioni in modo chiaro affinché il bambino possa acquisire le conoscenze, e la volontà di intrattenere il giovane lettore. Come afferma Whittaker (1982), gli autori di opere divulgative per bambini, oltre che proporre e veicolare precise informazioni, dovrebbero poter suscitare entusiasmo ed emozioni positive. Il codice visivo, è, di conseguenza, importantissimo in questo tipo di testi sia perché contribuisce alla costruzione del significato (Lemke, 1998) veicolando informazioni che non potrebbero essere comprese a pieno se espresse unicamente attraverso il codice linguistico, sia perché, come sostiene Lathey (2016), un layout colorato e ricco di figure cattura l’attenzione di un giovane lettore e suscita in lui emozioni. Ecco, quindi, il doppio scopo del codice visivo: veicolare informazioni in modo più chiaro o rinforzando ciò che è espresso dal codice verbale, e intrattenere.

Per quanto riguarda i libri per bambini in generale, non solo la divulgazione ma anche la fiction, Lathey (2016) distingue gli illustrated books dai picture books. Nei primi il testo è preponderante sulle immagini le quali sono puramente ornamentali mentre i secondi sono testi polisemiotici in cui le parole e le immagini si intrecciano creando una relazione tale che nessuno dei due elementi avrebbe senso se preso singolarmente. Nikolajeva e Scott (2001) analizzano diversi tipi di picture books e identificano tre possibili relazioni tra testo e elementi visivi: una relazione simmetrica (le immagini riflettono perfettamente il contenuto del testo), una relazione complementare (le immagini aggiungono informazioni alle parole), una

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relazione contraddittoria (immagini e testo raccontano due storie diverse). La relazione simmetrica è la strategia più usata negli albi illustrati per bambini in età pre-scolare in quanto, mentre la mamma (o l’adulto in genere) legge la storia ad alta voce, il piccolo può capire ciò che accade con l’aiuto delle figure. Al contrario, la relazione contraddittoria presuppone un’abilità cognitiva tale da permettere al bambino di comprendere che le immagini non riflettono ciò che è scritto nel testo ma raccontano un’altra storia, o meglio, spesso la stessa ma da un punto di vista diverso. I lettori target a cui vengono indirizzati questi albi illustrati, quindi, sono bambini delle elementari, capaci, come vedremo, di introspezione, pensiero reversibile e comprensione di una pluralità di punti di vista. Nel caso specifico dei libri divulgativi per bambini e ragazzi, i picture books sono indirizzati generalmente a piccoli in età pre-scolare e la relazione tra testo e immagini è per lo più simmetrica (con alcuni passaggi in cui diventa complementare) cosicché l’informazione possa essere trasmessa in modo chiaro e comprensibile.

Non è un caso che il primo albo illustrato per l’infanzia sia un testo divulgativo. Si tratta dell’enciclopedia Orbis Pictus di Iohannes Amos Comenius, un sussidiario rivolto ai bambini che presentava varie figure con le relative didascalie in latino e in volgare. Pubblicata per la prima volta a Norimberga nel 1658 e ripubblicata in moltissimi paesi durante tutto l’Ottocento, aveva come scopo quello di insegnare il latino ai bambini attraverso immagini e semplici didascalie.

A mano a mano che il lettore cresce, l’utilizzo delle immagini diminuisce e il codice verbale diventa sempre più preponderante. Nel caso specifico dei libri di divulgazione per ragazzi però, la multimodalità (ovvero l’utilizzo di vari modi per trasmettere le informazioni) rimane comunque una caratteristica saliente. Come afferma Lemke (1998), infatti, i testi informativi, soprattutto quelli di argomento scientifico, spesso non possono trasmettere le conoscenze solo attraverso il linguaggio, ma devono fare uso di grafici, tavole, espressioni matematiche, cartine, fotografie in quanto “no verbal text can construct the same meaning as a picture” (Lemke, 1998:102).

Il codice visivo ha a che fare anche con l’organizzazione dei contenuti, di primaria importanza in un libro divulgativo per ragazzi. Alcune parti di testo possono essere posizionate in dei riquadri, o alcune pagine possono avere lo sfondo

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di un colore diverso: ciò sta a significare la non appartenenza di queste sezioni al corpo centrale. Ad esempio in The Everything Kids Environment Book, di cui proporrò la traduzione alla fine del lavoro, ci sono riquadri dagli angoli stondati di colore grigio chiaro che presentano attività e esperimenti, riquadri di colore bianco in cui sono inserite definizioni di termini tecnici e box rotondi contenenti curiosità. In Generation Green alla fine di ogni capitolo ci sono delle pagine dallo sfondo verde in cui vengono inserite interviste a giovani ambientalisti. L’organizzazione del testo in diverse sezioni e la separazione di alcune porzioni dal corpo centrale dà al lettore una guida che lo orienta nella lettura.

1.4 La valutazione e la scelta del libro di divulgazione per ragazzi

Nel 1982 uscì in Gran Bretagna l’opera Systematic Evaluation: Methods and Sources for Assigning Books del bibliotecario Kenneth Whittacker con lo scopo di sviluppare le competenze nella valutazione dei libri. Questo strumento non solo prendeva in esame i contenuti dei libri, ma anche il contenitore, ovvero la sua materialità, ciò che si tocca, si guarda e si sfoglia. Secondo Whittacker (1982) un buon testo di divulgazione per ragazzi deve avere come caratteristica base la leggibilità (readability), ovvero lo stile deve essere appropriato e comprensibile per il lettore target. La leggibilità si valuta dalla scelta del vocabolario, dalla lunghezza e complessità delle frasi, ma anche dai concetti introdotti e dal grado di astrazione. Inoltre, un altro elemento importante che un buon libro deve contenere è l’entusiasmo:

The author should reveal such insight into the child’s mind that the child feels personally involved with the subject he is reading about, and the author should show such enthusiasm in his writing that he stimulates similar enthusiasm in the child (Whittacker, 1982:91).

Fondamentale affinché un information book sia di qualità è anche il materiale visivo: esso deve essere attraente e utile per la lettura e la comprensione. Infine, l’autore dovrebbe incorporare all’interno del libro elementi che permettano al

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lettore di ampliare le conoscenze acquisite grazie a quel determinato testo. Tali elementi possono essere consigli di altre letture, siti web, ma anche esperimenti e attività pratiche.

Più recentemente, anche Mallett (2003), a partire da riviste e siti web che recensiscono libri di divulgazione per bambini (Books for keeps, The School Librarian, English 4 – 11, The Times Educational Supplement and Language

Matters, National Grid for Learning: www.ngfl.gov.uk, The Booktrust:

www.booktrust.org.uk), riassume alcune delle qualità che sembrano più importanti al momento di scegliere un testo divulgativo per ragazzi. Le caratteristiche ricercate in un testo di non fiction narrativa sono:

• Una struttura globale forte e ben organizzata

• Un linguaggio vivace, che spieghi gli argomenti in maniera appropriata • Una voce autoriale che riesca a tenere alto l’interesse del bambino senza

risultare autoritaria

• Una sezione dedicata alla spiegazione del vocabolario tecnico

• Illustrazioni utili e accattivanti, sia che si tratti di fotografie o disegni, che integrino o spieghino meglio il testo

• Una nota di originalità per affascinare e coinvolgere i giovani lettori e incoraggiarli al dibattito

Le caratteristiche ricercate in un testo di non fiction non narrativa sono:

• Una struttura globale coerente (il testo deve essere suddiviso in sezioni tramite titoli e sottotitoli)

• Un format che appassioni e inviti alla lettura (ad esempio il font non può essere troppo piccolo se il libro è indirizzato a bambini in età pre-scolare o che frequentano i primi anni di scuola)

• Contenuto chiaro, accurato, con la giusta quantità di informazioni. Ai giovani lettori ne devono essere offerte di nuove, ma devono essere ben collegate al background cognitivo dei destinatari

• Un linguaggio vivace, che spieghi gli argomenti in maniera appropriata • Una voce autoriale che coinvolga i giovani lettori e che comunichi con loro • Un testo coeso, con rimandi interni espliciti, dal significato chiaro

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XIX • Vocabolario tecnico ben contestualizzato

• Illustrazioni utili e accattivanti, sia che si tratti di fotografie, disegni, diagrammi o cartine, propriamente commentate, che abbiano un obiettivo ben chiaro e che si integrino con il testo

• Una nota di originalità e la capacità di affascinare e coinvolgere il giovane lettore, incoraggiandolo a volerne sapere di più.

Per quanto riguarda il caso specifico dei reference texts (dizionari, tesori, atlanti e enciclopedie), Mallett (2003) individua tre caratteristiche che un buon testo di questo tipo deve necessariamente avere:

• Design chiaro e attraente in quanto i bambini sono attratti principalmente dal layout e dalle immagini

• Un nucleo di voci appropriato a seconda dell’età a cui il reference text si rivolge: devono essere presenti sia parole che i bambini incontrano nella vita di tutti i giorni, sia alcuni termini nuovi e interessanti

• Linguaggio semplice ma non banale 1.5 Modalità di lettura e ruolo dell’adulto

Come afferma Cristini (2014), i libri divulgativi offrono al lettore diverse possibilità di lettura: possono infatti essere compresi solo mediante un percorso obbligato (nel caso dei libri a modulo narrativo, poetico e fumettistico), possono permettere l’organizzazione della lettura mediante isole tematiche (come per esempio opere suddivise in sezioni in cui ciascuna sezione tratta un argomento diverso, anche se relazionato con le altre), e, infine, possono essere considerati come dei labirinti a grafo in cui il lettore è completamente libero di muoversi e ricavare informazioni. In molti casi, sono proposte anche delle attività da fare all’interno o al di fuori del testo come esercizi, esperimenti e ricerche.

Nella lettura di un testo di divulgazione può essere molto utile l’intervento di un adulto, sia come vero e proprio performer nel caso i destinatari siano in età pre-scolare, sia come mediatore in libri per ragazzi. Nel primo caso l’adulto/lettore deve scandire le parole e suscitare l’interesse da parte del bambino che seguirà, con lo

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sguardo o con il dito, le immagini relazionate con il testo. Come sostiene Filograsso (2012), la lettura ad alta voce a bambini piccoli è, oltre che un modo per stimolare la costruzione dell’emergent literacy, un’occasione per creare situazioni piacevoli, per sollecitare motivazioni, per affinare competenze in una visione globale in cui aspetti emozionali e cognitivi sono uniti insieme. Un momento importante, insomma, sia per l’istruzione del bambino sia per lo sviluppo della sua personalità. Per quanto riguarda il caso della divulgazione per bambini delle elementari o ragazzi, l’adulto ha un ruolo altrettanto indispensabile perché, secondo Filograsso (2012), deve alimentare il dibattito generato dal libro. Per Mallett (2004) un buon libro di divulgazione deve far nascere curiosità e domande nei ragazzi e l’adulto deve “saziare”, per quanto possibile, la fame di conoscenza dei bambini. Sempre Mallett (2003) sostiene che il momento successivo alla lettura del testo informativo è importante quanto il processo di lettura stesso, perché la discussione intorno alle idee presentate nel libro permette al ragazzino di collegare le conoscenze apprese con la sua esperienza. Ci possono essere casi in cui al bambino si presenta un controsenso tra ciò che legge e ciò che sa dall’esperienza, ed è qui che l’adulto deve entrare in gioco e insegnargli ad essere un lettore critico. Mallett (2003) cita, a questo proposito, l’esperienza di un’insegnante di scienze che lesse ad una classe di alunni di prima elementare un information book sulle lumache, dopo aver creato in aula un vivaio di lumache stesse. Nel libro c’era scritto che questi animali preferivano le foglie di lattuga o di cavolo ma i bambini osservarono che le lumache del loro vivaio sceglievano sempre le carote. Ciò fece nascere, grazie al dibattito tra alunni e insegnante, una discussione utilissima su quello che può essere appreso dai libri e quello che si può conoscere dall’esperienza.

1.6 L’importanza degli information books per lo sviluppo linguistico e cognitivo

L’utilizzo di testi divulgativi a tutte le età è importante per lo sviluppo linguistico e cognitivo. Inizialmente, ai bambini dai 6 mesi in poi, vengono generalmente proposti libri di sole figure che possono essere board books, bath books, cloth books e libri touch and feel, semplici da sfogliare e che stimolano il senso della vista e del tatto. Dall’età di 3 anni i testi più appropriati sono i word books ovvero libri colorati

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che contengono figure di oggetti facilmente individuabili nella vita quotidiana, denominati in modo chiaro. Questi testi offrono l’opportunità ai bambini di sentire il nome di tali oggetti e riconoscerli successivamente nella vita reale, ampliando, in questo modo, il loro vocabolario. Successivamente, dall’età di 3-4 anni circa compaiono i primi picture books in cui testo e immagini sono strettamente collegati e l’adulto legge le parole mentre il piccolo segue le figure. Come abbiamo visto, una caratteristica chiave dei libri divulgativi è la presenza di un vocabolario specializzato che cambia, in qualità e quantità, da testo a testo ma che comunque è sempre presente nella saggistica. Numerosi studi tra cui Elley (1989) sostengono che i bambini riescono ad acquisire una grande quantità di parole dai testi, soprattutto da quelli che vengono letti loro ad alta voce. Inoltre, altri studi come Hart & Risley (1995) e Rowe (2008) affermano che vi è una relazione stretta tra la quantità di Child-Directed Speech (CDS)1 che l’adulto indirizza al bambino (quindi quanto l’adulto interagisce con il bambino), la qualità e la varietà del vocabolario utilizzato nel CDS stesso e lo sviluppo linguistico e cognitivo del piccolo. Per questo gli information books, che hanno lo scopo di insegnare, che sono organizzati e che presentano, generalmente, un vocabolario vario costituito anche da termini tecnici, sono perfetti per aiutare il bambino ad acquisire un vocabolario ampio.

Per quanto riguarda la lettura di testi divulgativi da parte di bambini delle scuole elementari, come spiega Wixson (2009), è stato dimostrato da parte dell’educatrice Duke che i bambini a cui è stato proposto di leggere information books hanno mostrato un notevole miglioramento nella lettura e nella scrittura e hanno manifestato interesse ad approfondire gli argomenti proposti nei libri. In particolare, la ricercatrice Duke, ha selezionato le classi di prima elementare di trenta scuole del Michigan frequentate principalmente dai figli di famiglie della classe operaia e le ha assegnate a tre gruppi diversi. Nel gruppo 1, il gruppo sperimentale, è stato chiesto alle insegnanti di includere nel programma di studio una vasta gamma di saggi divulgativi dai temi più variegati. Alle insegnanti del gruppo 2 è stata data la stessa quantità di denaro da spendere in libri che andassero ad arricchire il

1 Il Child-Directed Speech (CDS) è il linguaggio che viene generalmente utilizzato dai genitori e dagli educatori per rivolgersi agli infanti. Come afferma Clark (2009), il CDS presenta alcune caratteristiche fondamentali: intonazione elevata; frasi brevi, pronunciate lentamente, allungando le sillabe toniche e facendo una pausa alla fine di ogni enunciato; uso di ripetizioni.

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programma senza, però, richiedere esplicitamente di comprare information books. Infine, alle maestre del gruppo 3 è stato chiesto di non modificare il materiale utilizzato normalmente durante le lezioni. Il risultato è stato eclatante: oltre ad aver manifestato un grande interesse per gli argomenti trattati dai saggi divulgativi, i bambini del gruppo sperimentale, alla fine dell’anno, hanno mostrato anche un notevole miglioramento nella lettura, nella scrittura e nelle capacità di apprendimento di tutte le materie. Hanno anche manifestato di aver assimilato la maggior parte dei termini tecnici presenti nei libri arricchendo, così, il loro vocabolario. Lo studio di Duke, spiegato in Wixson (2009), mostra, quindi, l’importanza di avvicinare i bambini alla lettura di information books, utili per il loro sviluppo intellettivo e per stimolare l’interesse, già insito in loro, per tutto ciò che li circonda.

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CAPITOLO 2: L’ECOLOGIA SPIEGATA AI RAGAZZI: LA

DIVULGAZIONE IN ITALIA E IN AMERICA

2.1 Che cos’è l’ecologia?

Il termine “ecologia” fu coniato nel 1866 dal biologo tedesco Ernst Haeckel. La parola ha origine greca, da oikos (‘casa’ ma anche ‘ambiente’) e logos (‘discorso’) e indica la disciplina di studio della biosfera, l’insieme delle zone del pianeta Terra che permettono lo sviluppo della vita. Nella sua accezione originaria, l’ecologia è la branca della biologia che si occupa delle relazioni complesse tra organismi o gruppi di organismi e il loro ambiente naturale circostante, inteso come l’insieme di fattori chimico-fisici (clima, tipo di suolo, luce, nutrimento ecc.) e biologici (parassitismo, simbiosi, competizione ecc.). L’ecologia è stata quindi definita come scienza in sintesi in quanto per comprenderla è necessaria una conoscenza multidisciplinare (botanica, zoologia, chimica, fisica, genetica ecc.). Per Haeckel, quindi, l’ecologia è una disciplina descrittiva, tesa a indagare e studiare il mondo naturale e si suddivide in numerose branche: ecologia agraria (si occupa della relazione tra il clima e lo sviluppo degli organismi vegetali), ecologia del paesaggio (studia la struttura e le trasformazioni dei diversi paesaggi nel corso del tempo), ecologia delle acque interne (si occupa degli ecosistemi di acque dolci), ecologia delle comunità (ha come oggetto le interazioni tra le varie popolazioni) e molte altre.

Tuttavia, a partire dagli anni ‘70 nacquero i primi movimenti ambientalisti (il primo Partito Verde della storia venne fondato in Australia nel 1972), che portarono alla ribalta il termine “ecologia”, utilizzandolo per indicare la disciplina “guida” per le relazioni dell’uomo con il proprio ambiente. Questa seconda accezione, secondo cui l’ecologia ha a che fare con il corretto stile di vita volto a eliminare quanto può turbare l’equilibrio dell’ambiente naturale, anche se impropriamente, è diventata di uso comune. Dalle due accezioni di ecologia si crea anche la distinzione tra ecologi (studiosi dell’ecologia) e ecologisti (ambientalisti). Un termine importante legato a questa seconda accezione è ecosostenibilità, l’attività umana che regola la propria pratica secondo assunti ecologisti e che ha come obiettivo la conservazione delle risorse naturali.

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I libri di divulgazione che hanno come tema l’ecologia si occupano sia di ecologia propriamente detta, attraverso la descrizione dei vari ecosistemi terrestri, che di ambientalismo o ecosostenibilità, ovvero educano il lettore a una vita a basso impatto ambientale. I saggi divulgativi migliori, a mio avviso, sono quelli che inseriscono al loro interno entrambi questi aspetti in quanto, se si vuole proteggere l’ambiente, non è sufficiente promuovere azioni a favore della natura o tutelare animali in via d’estinzione, ma bisogna comprendere e conservare anche il sistema di cui fanno parte.

2.2 Educare all’ecosostenibilità attraverso i libri: uno sguardo all’Italia e all’America

Nel 1876 Antonio Stoppani scrisse Il bel paese, in cui affermava che, nonostante la bellezza del paesaggio italiano, erano poche le pubblicazioni autoctone di libri che trattavano della natura e del territorio; per la maggior parte in Italia erano traduzioni. Già alla fine dell’Ottocento quindi, i libri italiani di argomento ambientale erano insignificanti in confronto al panorama straniero, tendenza che, come vedremo, è valida ancora oggi. Il bel paese può essere considerato il primo (e per più di 50 anni l’unico) saggio divulgativo italiano che ha come tema l’ambiente. Certo, è evidente che l’intenzione di Stoppani era far conoscere agli italiani la bellezza del territorio naturale della penisola, determinazione abbastanza lontana da un’idea di ecologia come la intendiamo oggi, anche se Haeckel aveva già coniato il termine. Tuttavia, si può considerare questo testo precursore della divulgazione che ha come tema l’ecologia per due motivi principali: innanzitutto per l’argomento che, seppur lontano dalla definizione di ecologia, vuole comunque informare i lettori riguardo il paesaggio e educarli ad apprezzarlo; in secondo luogo per la strategia stilistica utilizzata, quella del racconto. Stoppani, geologo e scienziato, docente del politecnico di Milano durante il Risorgimento, infatti, adotta la strategia divulgativa del racconto serale dei suoi viaggi per trasmettere informazioni legate alla geografia, all’ecologia e all’etnografia. Lo scrittore, in qualità di personaggio narrante, immagina di raccontare le storie dei suoi viaggi a tutta la sua famiglia composta da uomini, donne e bambini, che spesso interrompono i suoi racconti con domande e sottolineature. Ne Il bel paese ci sono, quindi, già tutti gli ingredienti

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della popularization: ricontestualizzazione attraverso l’uso della fiction per rendere la lettura piacevole, riformulazione del discorso, spiegazione di termini specialistici legati alla geografia e alla scienza naturale e engagement markers.

Per far sì che l’ecologia entri di nuovo nella letteratura e nella saggistica bisognerà aspettare gli anni Sessanta, momento in cui, a causa degli effetti inquinanti dello sviluppo industriale, nacquero i primi dibattiti ambientalisti, che si rifletterono anche nella produzione letteraria. Ѐ nella letteratura, intesa come narrativa o fiction (contrapposta alla non fiction) che inizialmente compaiono le tematiche scientifiche e ambientali. Il testo che dà avvio all’ambientalismo scientifico in letteratura è sicuramente Silent Spring (1962) della scrittrice americana Rachel Carson, la quale evidenzia gli impatti irreversibili di pesticidi e insetticidi agricoli sulle specie animali e vegetali. Anche in Italia le nuove idee ambientaliste pervadono la produzione letteraria: lo si può notare, ad esempio, dalla pubblicazione, negli anni Settanta, di tre libri per bambini che fanno riflettere i giovani lettori su gravi problematiche ambientali. Questi sono: L’isola di Giulia Niccolai (1974), Clorofilla dal cielo blu di Bianca Pitzorno (1975) e Una lepre con la faccia da bambina di Laura Conti (1978). Il primo è un picture book, ovvero un albo illustrato, che ha come tema lo sfruttamento delle risorse di un territorio. Racconta della scoperta dell’Isola Felice da parte di una società potente che inizia a costruire in quel luogo fabbriche e megalopoli distruggendo tutte le risorse. Come in tutti i picture books, le immagini giocano un ruolo fondamentale e qui, in particolare, veicolano un importante significato: la rappresentazione curva della superficie dell’Isola Felice suggerisce che la storia non si riferisce solo a quel luogo sperduto ma ha a che fare con ogni parte del mondo. Clorofilla è un classico della letteratura ambientale per ragazzi che tratta dell’inquinamento dell’aria. Il vero scopo del libro è quello di mostrare i due lati della scienza: la scienza distruttiva che rilascia sostanze inquinanti e una scienza consapevole, “ecosostenibile”, che sa come fermarsi prima che accada l’irreparabile. Infine Una lepre con la faccia da bambina ambienta la vicenda di due ragazzini in Brianza durante il disastro di Seveso2.

2 Incidente avvenuto il 10 luglio 1976 nell’azienda ICMESA di Meda, in Brianza, che causò la fuoriuscita e la dispersione di una nube di diossina tossica. Il veleno investì vari comuni limitrofi

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Ѐ, appunto, la narrativa che, prima della divulgazione, accoglie il tema dell’ecologia e del rispetto dell’ambiente in quanto, come afferma Laura Conti, la narrazione permette di uscire dalla freddezza dell’informazione scientifica e andare dritta al cuore delle persone. Di fatti, prima degli anni Ottanta, periodo in cui scrive Conti, la divulgazione scientifica si rivolgeva al lettore fornendogli nozioni e conoscenze senza prevedere alcun coinvolgimento attivo (Cristini, 2014). Così gli scrittori, per sensibilizzare la società, e soprattutto i ragazzi, su problemi ecologici, preferivano la fiction.

La non fiction come la intendiamo oggi, all’insegna del piacere della scoperta, con l’obiettivo di educare ma anche di interessare e intrattenere i giovani lettori, si sviluppa in Italia negli anni Ottanta grazie alla rivoluzione dell’editoria per ragazzi. Tuttavia nel mondo anglosassone questo tipo di divulgazione, meno nozionistico e più accattivante, era già presente dagli anni Settanta. Ne è un esempio la collana statunitense Isaac Asimov’s Library of the Universe. Tale collana viene definita sul portale Goodreads3 come una serie che:

forms the basis for a fascinating mixture of science fact and theory combined with his highly readable prose style. The result is a series capable of answering, in an understandable and truly informative way, the multitude of questions children ask.

In Italia la casa editrice triestina Einaudi EL, una tra le case editrici che ha contribuito maggiormente al rinnovamento dell’editoria per ragazzi, pubblica, nel 1985, la prima collana di tascabili non fiction per giovani lettori chiamata Un

libro per sapere.

La collana, presentata come ‘la prima grande enciclopedia per lettori curiosi da sei anni in poi’, assolve a tre importanti funzioni della lettura: ludica,

tra cui, in particolare, Seveso. In seguito al disastro più di 600 persone vennero sfollate dalle loro case e circa 240 vennero colpite da cloroacne, una dermatosi che crea lesioni e cisti.

3 Portale creato nel 2006 dall’imprenditore e sviluppatore di software statunitense Otis Chandler. Gli utenti, dopo la registrazione gratuita, possono valutare i libri tramite commenti, recensioni o votazioni.

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informativa e relazionale. Permette una presa di coscienza della realtà vicina e lontana nello spazio e nel tempo ed un’apertura degli orizzonti intellettuali: aiuta, insomma, il bambino ad orientarsi in quel territorio infinito che è il sapere dell’uomo. (Sossi, 1998:83 in Cristini, 2014:236).

Un'altra casa editrice importante per la pubblicazione di testi divulgativi per l’infanzia italiani e stranieri è Editoriale Scienza, fondata a Trieste nel 1993.

La divulgazione per bambini e ragazzi che ha come tema l’ecologia e l’ecosostenibilità si sviluppa piuttosto recentemente e, soprattutto in Italia, non è ancora pienamente diffusa (Filograsso, 2012). Al contrario, nei paesi anglosassoni, Stati Uniti in primis, la saggistica che ha come scopo informare i ragazzi circa i problemi del Pianeta sta attraversando un periodo estremamente florido. Se sulla pagina italiana di Amazon digitiamo, nella finestra di ricerca rapida, “ecologia bambini”5, dopo aver scelto il filtro “libri”, vediamo che appaiono solo dieci pagine che contengono libri divulgativi “opzionali” italiani ma anche molti manuali scolastici e molte traduzioni. Il più “antico” information book italiano che appare tra i risultati di questa ricerca è Eco Landia, del 2001, di Marco Ramello, una favola per bambini in età pre-scolare suddivisa in brevi episodi intervallati da giochi, attività e canzoncine. Facendo la stessa ricerca su Amazon.com, ovvero la versione statunitense del portale, e digitando “ecology for children” notiamo che si accede a ben 100 pagine ricche di numerosissimi saggi divulgativi di tutti i tipi (con copertina rigida, tascabili, touch and feel ecc.) e indirizzati a ogni fascia d’età. La maggiore ampiezza di testi divulgativi sull’ecologia in America rispetto all’Italia, può essere attribuita a due ragioni principali6. Innanzitutto l’America risulta essere tra i primi paesi che inquinano l’aria, l’acqua e che sprecano le risorse. A dimostrarlo sono alcuni grafici. Il primo è una rielaborazione dei dati del CDIAC (Carbon Dioxide Information Analysis Center) e mostra la quantità di emissioni di CO₂ nell’aria da parte di vari paesi del mondo. Il secondo è un grafico proposto da SIWI (Stockholm International Water Institute) che rileva il consumo d’acqua nel mondo, mentre il terzo è preso da World Bank Data e mostra i paesi che generano più rifiuti. Come

5 Ricerca condotta a ottobre 2018.

6 Premetto che queste conclusioni sono mie personali, avvalorate solo da ricerche sull’argomento e da conoscenze previe.

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possiamo notare, gli Stati Uniti d’America sono sempre ai primi posti e una sensibilizzazione anche attraverso la divulgazione scientifica per bambini e ragazzi sembra d’obbligo.

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(Fig.2)

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Un altro motivo del boom di saggistica per l’infanzia che ha come tema l’ecologia in America negli ultimi anni potrebbe essere dovuto al rifiuto del protocollo di Kyoto7 da parte del presidente George W. Bush 8e dalla maggioranza dei senatori. Essi infatti sostennero che gli scienziati di tutto il mondo erano in errore quando concludevano che la Terra si stava surriscaldando, e tentarono di convincere il pubblico americano che non esisteva alcun problema. In seguito a questa politica, le emissioni di CO₂ degli Stati Uniti aumentarono di oltre il 16 per cento. Ѐ quindi, forse, anche per questo motivo che scrittori e giornalisti hanno iniziato a pubblicare moltissimi information books per bambini su questo tema: vogliono far capire alla popolazione che i problemi ambientali esistono e sono reali e vogliono insegnare, soprattutto alle nuove generazioni, come prendersi cura del pianeta, anche attraverso piccoli gesti quotidiani.

2.3 Temi degli information books sull’ecologia per bambini e ragazzi

Dalla medesima ricerca su Amazon.it e, soprattutto sul corrispettivo americano Amazon.com, molto più ricco, si possono notare gli argomenti più frequenti per i testi divulgativi sull’ecologia a seconda delle fasce d’età. In età pre-scolare, i libri che vanno per la maggiore sono picture books sul riciclaggio, sia narrativi che non narrativi (Why should I recycle? di Jen Green e Mike Gordon, The three Rs: Reuse,

Reduce, Recycle di Nuria Roca, The Adventures of a Plastic Bottle e The Adventures of an Aluminium Can di Alison Inches, Choose to Reuse di Elizabeth Bewley e

Miriam Latimer e molti altri) e picture books che descrivono uno specifico habitat e le specie di animali che ne fanno parte (All about Rain Forests di Christina Mia Gardeski, Rainforest di Julia Groves ecc.). Per i middle grade readers (da 7/8 a 12 anni circa) i contenuti spaziano da un argomento all’altro: dai topic books sull’ecologia in generale, che descrivono gli ecosistemi del pianeta Terra e danno consigli su come preservarlo (Ecology: The study of the Ecosystems di Susan Heinrichs Gray, The Everything Kids’ Environment Book di Sheri Amsel, Start now:

7 Il Protocollo di Kyoto è un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il

surriscaldamento globale redatto l’11 dicembre 1997 nella città giapponese di Kyoto da più di 180 paesi. Il trattato, che prevede l’obbligo di operare una riduzione delle emissioni di elementi inquinanti almeno del 5 per cento, è entrato in vigore il 16 febbraio 2005.

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you can make the difference di Chelsea Clinton ecc.) a topic books che trattano di

uno specifico habitat (Why, oh why are deserts dry: All about deserts di Tish Rabe,

Wish for a fish: all about sea creatures di Bonnie Worth ecc.), a libri in cui prevale

il modulo operativo-sperimentale (Nel paese di Riciclandia di Rosanna Nassimbeni, Ecology for every kid: easy activities that make learning science fun di Janice VanCleave). I testi rivolti ai giovani adulti (dai 12 ai 18 anni circa) che hanno come tema l’ecologia sono nettamente inferiori rispetto a quelli indirizzati alle fasce d’età precedenti. Comunque, il minimo comune denominatore è la trattazione del tema facendo riferimento all’ambiente e alla biologia ma anche alla politica, all’economia e all’attualità. Due libri che hanno avuto molto successo in America sono World without fish di Mark Kurlansky, testo composito in cui i facts si intrecciano con un graphic novel di dodici pagine, e Generation Green.

2.3.1 L’ecoturismo: un tema in via di sviluppo

Un tema che piano piano sta entrando in tutti i testi divulgativi di ecologia, anche in quelli per bambini (specialmente middle grade readers e adolescenti), è l’ecoturismo.

Il termine “ecoturismo” apparve negli anni Ottanta ma la prima definizione accettata venne data solo negli anni Novanta dall’ International Ecotourism Society che lo descrisse come:

Responsible travel to natural areas that conserves the environment and improves the well-being of local people. (Drumm & Moore, 2005: 15).

Successivamente, nel 1996, la World Conservation Union (IUCN) dette una definizione più precisa, comunemente accettata da tutte le organizzazioni che si occupano di ecoturismo. Tale unione vede questo tipo di turismo come:

Environmentally responsible travel and visitation to natural areas, in order to enjoy and appreciate nature (and any accompanying cultural features, both past and present) that promote conservation, have a low visitor impact and

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provide for beneficially active socio-economic involvement of local people. (Drumm & Moore, 2005: 15).

L’ecoturismo è quindi, per definizione, il viaggio e la permanenza in aree naturali con lo scopo, non solo di non distruggere le risorse ma anche di salvaguardare e promuovere la loro protezione. In un mondo in cui la popolazione aumenta costantemente, e, di conseguenza, si consumano sempre più beni, le aree incontaminate sono difficili da trovare e quelle che esistono sono protette. L’ecoturismo si sviluppa proprio in questi luoghi in cui si possono osservare paesaggi suggestivi e flora e fauna allo stato selvaggio.

L’obiettivo di tale turismo è generare fondi per la gestione di queste aree non solo riducendo al minimo l’impatto ambientale, ma anche educando i viaggiatori a condurre una vita ecosostenibile. Per questo “ecotourism needs protected areas and protected areas need ecotourism” (Drumm & Moore, 2005: 31). In particolare, i benefici dell’ecoturismo sono:

• Rispetto e salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità, con minimizzazione dell’impatto ambientale delle strutture e delle attività legate al turismo.

• Creazione di fondi per la gestione di aree incontaminate attraverso biglietti di ingresso in parchi naturali, donazioni e offerte di vitto e alloggio.

• Creazione di nuovi posti di lavoro per la popolazione locale (guide turistiche, albergatori, guardie ecc.).

• Costruzione di un’economia solida nella zona (se il turismo porta lavoro, i residenti avranno più soldi da spendere e l’economia crescerà).

• Educazione a una vita ecosostenibile e al rispetto per le culture e le tradizioni locali.

Il blog Every Steph. Green & Glamourous elenca le 24 destinazioni ecoturistiche più visitate del 2018. Tra queste ci sono Malesia, Nuova Zelanda, Costa Rica, Jamaica, Panama, Filippine, Nicaragua, Indonesia, i paesi del nord con i loro fiordi (Norvegia, Islanda, Finlandia), India, Ecuador e le isole Galapagos. In particolare, Drumm & Moore (2005) presentano un esempio di un programma di ecoturismo

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stabilito nel 1990 dalla comunità di Capirona, nella regione amazzonica dell’Ecuador. Il territorio di Capirona è composto per tre quarti da foresta tropicale e il restante è sfruttato dalla popolazione locale per l’agricoltura. Gli ospiti che visitano la zona possono alloggiare in capanne, sia dotate di camere matrimoniali, sia di dormitori con tre o più letti, per un totale di trenta posti letto e due bagni in comune. Ci sono anche molti servizi come un piccolo alimentari, un teatro, un ristorante, un campo da tennis e uno da beach volley, una spiaggia riservata e quattro canoe che si possono noleggiare. Il programma ecoturistico include escursioni nella giungla per ammirare i giganteschi alberi colorati di Capirona, una visita notturna delle caverne per osservare gli animali e tempo libero durante il quale i turisti possono fare il bagno nel fiume, giocare a tennis o a pallavolo, rilassarsi sulla spiaggia o unirsi agli abitanti del luogo nelle loro attività. La comunità ospita circa mille visitatori all’anno e ciò genera molte entrate che vengono impiegate per sostenere l’istruzione, la sanità e per migliorare i servizi.

Il World Travel and Tourism Council ha stimato che l’ecoturismo cresce ogni anno di circa il 10-15%. Tale trend va di pari passo con l’aumento dell’interesse da parte della popolazione per i problemi ambientali. Per condurre una vita a basso impatto ambientale, sempre più cittadini cercano di fare scelte “green” e, anche per quanto riguarda le vacanze, vi è una preferenza sempre maggiore per i luoghi incontaminati in cui si può conoscere e salvaguardare la flora e la fauna in via d’estinzione. L’International Ecotourism Society, nel 1998, ha tracciato il profilo dell’ecoturista basandosi su un sondaggio effettuato a viaggiatori nord- americani. Dai dati di questo studio emerge che la maggioranza degli ecoturisti ha un’età compresa tra i 35 e i 54 anni; sono in ugual misura uomini e donne; per quanto riguarda l’istruzione, l’82% sono laureati e ciò indica che questo tipo di turismo si è espanso soprattutto tra gli intellettuali; la maggioranza dei viaggiatori preferisce visitare questi luoghi naturali in coppia, il 15% sceglie di fare l’esperienza con la famiglia e solo il 13% viaggia da solo. La maggioranza degli ecoturisti opta per permanenze piuttosto lunghe (dagli 8 ai 14 giorni) e il budget che si prefigge è tra i 1000 e 15000 dollari. Infine, per quanto riguarda le destinazioni, al primo posto ci sono paesaggi naturali selvaggi con panorami mozzafiato, al secondo gli habitat in

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cui si possono trovare flora e fauna in via d’estinzione e al terzo montagne e sentieri adibiti al trekking.

Dopo aver definito il fenomeno dell’ecoturismo, citato le zone di maggior interesse e tracciato il profilo dell’ecoturista, bisogna fare chiarezza sulla differenza tra ecoturismo e altri tipi di turismo che hanno a che fare con la natura e l’ecosostenibilità. In particolare, altri termini legati all’ecoturismo, che però presentano sfumature leggermente diverse sono:

• Turismo di natura: si basa sulla visita di aree naturali senza necessariamente implicare conservazione di risorse o ecosostenibilità.

• Turismo green o sostenibile: è l’evoluzione dell’industria del turismo e si riferisce all’adozione di misure green. Ad esempio scegliere resort che raccomandano agli ospiti di non sprecare acqua o che utilizzano materiali ecosostenibili per i loro arredi.

• Turismo scientifico o di ricerca: ha un particolare obiettivo come lo studio della flora e la fauna in via d’estinzione.

• Turismo culturale: si basa sull’esperienza della cultura e delle tradizioni del luogo con l’immersione da parte del turista negli usi e costumi della popolazione indigena. Questo tipo di turismo può anche essere visto come un ingrediente dell’ecoturismo.

Nonostante gli obiettivi altamente positivi dell’ecoturismo, questo concetto non manca di destare qualche sospetto tra alcuni studiosi, da un lato per il timore che si riduca ad una nuova moda, dall’altro perché è ancora oggetto di discussione il fatto stesso che il turismo possa realmente coesistere con il rispetto e la conservazione dell’ambiente e delle culture locali. Resta il fatto, comunque, che l’ecoturismo ha almeno il potenziale di ridurre i danni causati dal turismo convenzionale alle aree naturali e di generare fondi per lo sviluppo di tali aree. Ha, tuttavia, bisogno di una pianificazione rigorosa per realizzare questo potenziale.

2.4 Case studies: i testi presi in esame e tre case studies italiani

I testi informativi oggetto di analisi e traduzione di questa tesi sono The Adventures of a Plastic Bottle di Alison Inches, The Everything Kids’ Environment Book di

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