• Non ci sono risultati.

Analisi spaziale sugli insediamenti

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Analisi spaziale sugli insediamenti"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

Analisi spaziale sugli insediamenti

Abitato sparso, abitato accentrato ed elementi di attrazione

Se le differenze tra abitato sparso e abitato accentrato sono importanti sotto un punto di vista prettamente numerico, inserendo la componente spaziale si riescono a cogliere altri importanti indizi di differenziazione. Come abbiamo visto nel capitolo precedente, la continuità di vita espressa in secoli mostra come i villaggi romani vivono più a lungo (oltre 3 secoli) rispetto a case e fattorie che non arrivano a 2,5 secoli. Anche gli abbandoni hanno evidenziato una maggiore resistenza degli insediamenti accentrati rispetto a quelli sparsi. Le curve degli insediamenti in vita hanno due andamenti diversi, considerato che il picco massimo degli abitati accentrati è nel X secolo, mentre quello delle fattorie è nel I secolo: nonostante ciò, osservando le percentuali si vede un comportamento abbastanza affine delle curve, con il picco minimo nel VII secolo. Le case e le fattorie arriveranno addirittura sotto il 5% del picco massimo, mentre i villaggi a poco meno del 10%.

Per comprendere la continuità di bacino dei due macrotipi insediativi abbiamo deciso di isolare le case attestate nel I secolo, creare una bufferzone di 500 metri intorno ai siti e osservare quante case di II secolo ricadono all’interno del poligono. Il procedimento è stato poi ripetuto per le fattorie di III secolo sui buffer di quelle di II, ecc. La stessa cosa è stata fatta per gli agglomerati accentrati. In media, le due tipologie insediative hanno una identica continuità di bacino (intorno al 67%), ma gli insediamenti accentrati risentono fortemente della grande crescita in termini assoluti che si registra nell’altomedievo. Analizzando solo i dati per i secoli I-VI si osserva invece che c’è una differenza media del 5% (80,45% accentrati - 75,61% sparsi) e soprattutto che in corrispondenza del calo numerico delle case e delle fattorie nel III secolo si osserva anche uno spostamento spaziale. Da un punto di vista prettamente teorico, in corrispondenza di un calo quantitativo dei siti, si dovrebbe avere una discreta continuità di bacino (i siti vincenti continuano a vivere); invece in questo caso, nel passaggio dal III al IV secolo la percentuale di continuità è solo del 48%, contro l’82% del secolo precedente e il 95% del secolo successivo.

La crisi del III secolo nelle campagne toscane non incide fortemente solo sull’abbandono di gran parte delle fattorie, ma si determina anche un cambiamento nella disposizione spaziale di quelle che sopravvivono.

(2)

Grafico riguardante le variazioni percentuali per secoli dell’abitato sparso e accentrato

Per gli agglomerati accentrati il picco minimo si registra nel passaggio dal VII all’VIII secolo. Come osservato precedentemente questo dato potrebbe risentire del trend positivo numerico che si registra nell’altomedioevo; nonostante questa dovuta precisazione, il motivo potrebbe essere il riassetto dell’organizzazione delle campagne longobarde, con lo spostamento dei villaggi in località diverse rispetto alle fasi romane, per far fronte a delle necessità di strategia economica diverse1. Per

comprendere se all’interno di questa traslazione spaziale esistesse una relazione con una qualche forma di insediamento/risorsa/infrastruttura abbiamo realizzato una analisi delle bufferzone di 1 km di ville, insediamenti accentrati, fiumi, città, linea di costa, strade, suoli più adatti all’agricoltura rispetto all’abitato sparso. Le fattorie che superano il III secolo (o che vengono fondate ex novo nel IV) non sembrano subire l’attrazione né delle ville né degli insediamenti accentrati in genere2. Non

sembra quindi una tendenza generalizzata (e quindi non modellizzabile) il fatto che con la crisi delle

1 I dati sulla continuità di bacino per gli insediamenti accentrati sono i seguenti: nel II secolo abbiamo il 96,42% degli insediamenti nel buffer di I secolo, nel III secolo abbiamo il 94,73% degli insediamenti nel buffer di II secolo, nel IV secolo abbiamo l’85% degli insediamenti nel buffer di III secolo, nel V secolo abbiamo il 61,11% degli

insediamenti nel buffer di IV secolo, nel VI secolo abbiamo il 65% degli insediamenti nel buffer di V secolo, nel VII secolo abbiamo il 78,94% degli insediamenti nel buffer di VI secolo, nell’VIII secolo abbiamo il 32,5% degli insediamenti nel buffer di VII secolo, nel IX secolo abbiamo il 54,16% degli insediamenti nel buffer di VIII secolo, nel X secolo abbiamo il 35,23% degli insediamenti nel buffer di IX secolo. Per quanto riguarda gli insediamenti sparsi invece:nel II secolo abbiamo il 96,02% degli insediamenti nel buffer di I secolo, nel III secolo abbiamo il 82,4% degli insediamenti nel buffer di II secolo, nel IV secolo abbiamo il 48,17% degli insediamenti nel buffer di III secolo, nel V secolo abbiamo il 95,03% degli insediamenti nel buffer di IV secolo, nel VI secolo abbiamo il 56,41% degli insediamenti nel buffer di V secolo, nel VII secolo abbiamo il 76,47% degli insediamenti nel buffer di VI secolo, nell’VIII secolo abbiamo il 36,84% degli insediamenti nel buffer di VII secolo, nel IX secolo abbiamo il 65,38% degli insediamenti nel buffer di VIII secolo, nel X secolo abbiamo il 54,05% degli insediamenti nel buffer di IX secolo.

2 In entrambi i casi nel corso del IV secolo si assiste ad un calo della percentuale di case/fattorie interne ai buffer di 1 km delle ville e degli insediamenti accentrati in vita nello stesso secolo.

II sec III sec IV sec V sec VI sec VII sec VIII sec IX sec X sec 0,00% 10,00% 20,00% 30,00% 40,00% 50,00% 60,00% 70,00% 80,00% 90,00% 100,00% Continuità di bacino

Abitato sparso e abitato accentrato

Fattorie Ab. acc.

(3)

campagne italiane i contadini si avvicinano a centri economicamente vantaggiosi come potevano essere le ville o i vici. Nonostante sia unanimemente riconosciuto il fatto che nel IV secolo persistevano alte percentuali di schiavi nella popolazione3, in questa fase inizia a svilupparsi una

nuova forma di lavoro subordinato dell’agricoltura, con la comparsa del colono: una figura di stato non servile, ma con una condizione economica che lo renderà incapace di staccare la propria famiglia dalla situazione di profonda dipendenza. L’assenza di case coloniche nel bacino topografico della villa lascia intendere che i contadini di stato semi-libero abitassero all’interno della pars rustica della villa, avvicinando sempre di più la figura del colono a quella dello schiavo4,

in una forma di controllo della produzione agricola e artigianale da parte del padrone, molto simile, per certi aspetti, all’accentramento che si produce dalla fine dell’VIII secolo con l’azienda curtense. Oltre all’assenza di relazioni con ville e insediamenti accentrati rurali, non sembrano esserci significative anomalie statistiche nei rapporti tra le fattorie di IV secolo e fiumi, città, linea di costa, strade, suoli più adatti all’agricoltura5 (figg. 1, 2, 3 e 4).

È indicativo il fatto che l’abitato sparso è una delle tipologie insediative che meno ha regole spaziali di attrazione.

Toscana6 Fiumi Strade Costa Suoli agricoli città Miniere

Villaggi altomedievali 34,01% 27,01% 3,11% 30,52% 0,64% 7,14%

Fattorie romane 25,46% 27,01% 3,71% 29,72% 2,05% 1,18%

Fattorie altomedievali 24,02% 14,38% 1,18% 30,17% 1,23% 9,04%

Curtis 30,23% 16,8% 1,42% 28,4% 0,49% 8,12%

Castelli 23,61% 15,68% 0,98% 25,42% 0,41% 6,76%

Ins. Acc. romani 24,94% 31,55% 17,64% 33,13% 2,28 4,21%

Ville 21,55% 25,29% 16,12% 34,59% 3,97% 4,03%

Mansiones 27,21% 47,9% 26,17% 43,67% 3,01% 2,78%

Edifici cristiani 27,83% 22% 1,59% 28,48% 4,54%

Dai dati del territorio regionale si evince infatti che le fattorie romane subiscono l’attrazione delle strade e delle città: nonostante ciò non si rintracciano delle differenze nella diacronia.

3 A proposito si veda ARCURI 2011, p. 327, nota 7

4 Si veda MAZZARINO 1951, p. 313, il quale aveva osservato per il IV secolo una certa somiglianza, almeno sul piano economico-produttivo, il colono e lo schiavo.

5 Nel IV secolo, se confrontato con i secoli precedenti, non si osservano trend positivi di una certa significatività. Ma anzi, in quasi tutti i casi osservati, si nota un trend negativo. Per i buffer stradali abbiamo utilizzato come base dati la ricostruzione proposta da Sheperd (SHEPHERD 1911, pp. 26-27)

6 Le percentuali della tabella sono ponderate sulla grandezza delle bufferzone (e quindi sono confrontabili tra loro). I valori in verde sono le tipologie al di sopra della media dell’attrattore, rappresentando un’anomalia statistica. Quelli in grassetto e sottolineati sono le tipologie al di sopra della somma della media e della deviazione standard

(4)

Considerato l’inesistenza di un rapporto con queste variabili nel IV secolo, le ipotesi che si possono formulare sono di due tipi:

- Esiste comunque uno (o più) elementi di attrazione che noi non riusciamo ad individuare. Sulla base di questo (o questi) attrattori, l’abitato sparso di IV secolo si è modellato sul paesaggio.

- Non esiste un vero e proprio elemento di attrazione e la disposizione delle fattorie è di ordine casuale.

Nonostante si debba considerare la possibilità che sia vera la prima ipotesi, riteniamo che la seconda sia più verosimile, anche da un punto di vista storiografico: è un fatto abbastanza accertato che la piccola proprietà contadina nella tarda antichità non sia rilevante per la comprensione della storia delle campagne, avendo un ruolo completamente marginale nelle macro-dinamiche di mercato e di produzione agricola, e che la grande proprietà, che si manifesta attraverso il latifondo, sia invece il vero e proprio motore strutturale dell’economia7. È forse ipotizzabile che con l’accentramento della

grande proprietà ai liberi contadini non sia rimasto altro che terre periferiche, lontane dai grandi commerci e poco produttive, rimanendo quindi relegati in un’economia fondamentalmente di sussistenza.

Osservando le anomalie statistiche della tabella riguardante il territorio regionale si possono evincere interessanti spunti a proposito dell’insediamento altomedievale: tutte le tipologie che si sviluppano tra VII e X-XI, ovvero fattorie, villaggi, curtis, castelli, sono attratti dalle risorse minerarie.

7 A proposito si veda: WICKHAM 2009, p. 776 “… la domanda aristocratica rimane la base più importante per qualunque complessità economica.”

Vill. altom. Fatt. rom. Fatt. altom. Curtis Castelli Ins. Acc. rom. Ville Mansiones Chiese

0,00% 10,00% 20,00% 30,00% 40,00% 50,00% 60,00% 70,00% 80,00% 90,00% 100,00%

Tipologie insediative e attrattività

(5)

All’interno della categoria “villaggi altomedievali” sono raggruppati sia le nuove fondazioni sia i villaggi che continuano a vivere dall’età romana: da questo fatto si evince che i siti antichi influenzeranno profondamente la statistica sui fiumi e sulle strade romane. Si deduce quindi che le risorse minerarie sono l’unico elemento di attrazione di tutto l’insediamento altomedievale8.

Lo sfruttamento delle risorse minerarie è uno dei temi storiografici maggiormente studiati nel panorama della letteratura archeologica sui villaggi medievali della Toscana. A partire dalla fondazione di Miranduolo nel corso del VII secolo, finalizzato esclusivamente allo sfruttamento delle miniere individuate direttamente nel sito e nel territorio circostante9, passando per i comuni di

Massa Marittima e Monterotondo Marittimo dove, verso la fine del VII secolo, inizia a costituirsi una maglia insediativa che occupa aree nei pressi di zone mineralizzate10. Alla fine del IX secolo il

villaggio di Rocchette Pannocchieschi andrà incontro ad una trasformazione funzionale, concentrando le attività produttive degli abitanti in ambito artigianale-metallurgico11 e tra VIII e X

secolo le prime frequentazioni minerarie del sito di Cugnano12.

Gli insediamenti accentrati romani sono la tipologia insediativa che, nella diacronia, sembra avere una grande progettualità insediativa rispetto ai grandi elementi di attrazione: sono al di sopra delle medie i valori percentuali di attrazione rispetto a strade romane, linea di costa, migliori suoli agricoli e città. Per quanto riguarda la vicinanza al mare, il valore è addirittura più alto della media più la deviazione standard.

All’interno di questo macro gruppo si riesce ad isolare la sotto tipologia delle mansiones, che più di tutti sembra rispettare delle precise regole spaziali. Le stazioni di posta romane sono (in media) molto vicine alle strade romane, fatto questo di per sé abbastanza ovvio, ai fiumi, ai migliori suoli agricoli, alle città, alla costa. Sopra la media più deviazione standard si registrano gli attrattori strade, costa, suoli.

Nell’analisi degli elementi di attrazione del paesaggio è interessante notare che le strutture ecclesiastiche cristiane, analizzando il campione in senso tipologico e non diacronico, non hanno una relazione statisticamente notevole con le strade romane13. Questo dato non significa che non

esista una relazione spaziale tra i due elementi, ma che tale relazione non è statisticamente rilevante.

8 L’unica eccezione sono le curtis, che subiscono attrazione anche dai fiumi. 9 FRONZA et alii 2012

10 DALLAI et alii 2009, p. 41 11 FICHERA-GRASSI 2013, p. 45 12 BRUTTINI et alii 2010

13 Il paradigma strade-chiese è entrato nella letteratura archeologica e viene spesso utilizzato per spiegare l’evoluzione della cristianizzazione nelle campagne italiane, che sarebbe avvenuto lungo le principali arterie stradali del cursus publicus. Sono moltissimi, in effetti, i casi in cui un luogo di culto insiste sugli spazi precedentemente occupati da una stazione di posta romana. Si vedano, a titolo di esempi, le chiese di S. Massimo in località Ad Quintum

(CROSETTO 2003, pp. 119-130), Capo Don nella mansio di Costa Balenae e San Vincent in Valle d’Aosta (CORSI 2000, p. 159, p. 165) e altri casi come S. Maria de Viconovo nella mansio di Ad Novas sulla Salaria, San Giovanni Battista di Nurachi nella mansio di Ad Nuragas, Barletta (CANTINO WATAGHIN et alii 2007, p. 98).

(6)

Nel caso delle chiese, pievi, monasteri ecc., bisogna comunque rilevare che la schedatura non è stata sistematica (tralasciando tutte le evidenze urbane) e che le Ricerche archeologiche sulla Toscana cristiana hanno subito un’incremento quantitativo e qualitativo soltanto negli ultimi due decenni. La statistica proposta quindi potrebbe risentire dell’assenza di alcuni dati importanti. Dividendo la regione in quattro areali cerchiamo di vedere se sussistono delle differenze in base al cambiamento di paesaggio: le quattro zone sono la val di Chiana14, la val d’Arno15, il senese16 e la

costa17.

Val di Chiana Fiumi Strade Costa Suoli agricoli città Miniere

Villaggi altomedievali 0% 20,11% 17,68% 0% 0%

Fattorie romane 5,83% 8,94% 23,57% 3,67% 0%

Fattorie altomedievali 8,74% 26,82% 39,28% 0% 0%

Curtis 28,23% 18,57% 25,38% 0% 0%

Castelli 24,73% 21,41% 25,66% 0% 0,8%

Ins. Acc. romani 12,10% 37,13% 43,51% 0% 0%

Ville 16,09% 21,94% 14,46% 6,76% 0%

Mansiones 19,66% 60,34% 61,86% 0% 0%

Edifici cristiani 19,66% 23,66% 25,47% 0,73%

14 Gli ambiti paesaggistici di riferimento sono: Casentino e val Tiberina, val d’Arno di sopra, Piana di Arezzo e val di Chiana

15 Gli ambiti paesaggistici di riferimento sono: Garfagnana e val di Lima, Lucchesia, Val di Nievole e val d’Arno di sotto, Firenze-Prato-Pistoia, Mugello

16 Gli ambiti paesaggistici di riferimento sono: Chianti, Val d’Elsa, Colline di Siena, val d’Orcia e Val d’Asso, Amiata 17 Gli ambiti paesaggistici di riferimento sono: Lunigiana, Versilia e costa apuana, Piana Livorno-Pisa-Pontedera, Val

di Cecina, Elba e colline metallifere, Maremma grossetana, Bassa Maremma e ripiani tufacei

Vill. altom. Fatt. rom. Fatt. altom. Curtis Castelli Ins. Acc. rom. Ville Mansiones Chiese

0,00% 10,00% 20,00% 30,00% 40,00% 50,00% 60,00% 70,00% 80,00% 90,00% 100,00%

Tipologie insediative e attrattività - Val di Chiana

(7)

Val d’Arno Fiumi Strade Costa Suoli agricoli città Miniere Villaggi altomedievali 30,36% 4,62% 10,67% 0% 2,7% Fattorie romane 25,72% 9,79% 27,11% 0% 0% Fattorie altomedievali 29,15% 0% 15,36% 0% 0% Curtis 26,5% 11,35% 34,91% 0% 4,42% Castelli 27,08% 16,94% 14,27% 0% 1,72%

Ins. Acc. romani 26,85% 35,05% 40,43% 5,21% 0%

Ville 20,4% 46,61% 70,67% 0% 0%

Mansiones 31,23% 59,46% 54,86% 14,15% 0%

Edifici cristiani 25,35% 19,91% 23,38% 2,12%

Vill. altom. Fatt. rom. Fatt. altom. Curtis Castelli Ins. Acc. rom. Ville Mansiones Chiese

0,00% 10,00% 20,00% 30,00% 40,00% 50,00% 60,00% 70,00% 80,00% 90,00% 100,00%

Tipologie insediative e attrattività - Val d'Arno

(8)

Senese Fiumi Strade Costa Suoli agricoli città Miniere Villaggi altomedievali 22,31% 28,64% 28,08% 0% 6,79% Fattorie romane 19,87% 21,48% 14,41% 0% 0,85% Fattorie altomedievali 23,17% 8,26% 19,19% 0% 7,05% Curtis 27,74% 15,83% 28,36% 0% 7,23% Castelli 17,44% 10,85% 31,93% 0% 2,89%

Ins. Acc. romani 22,59% 25,78% 17,96% 0% 0%

Ville 17,21% 7,37% 22,81% 0% 7,85%

Mansiones 25,1% 57,29% 26,61% 0% 0%

Edifici cristiani 21,42% 20,74% 25,8% 7,11%

Vill. altom. Fatt. rom. Fatt. altom. Curtis Castelli Ins. Acc. rom. Ville Mansiones Chiese

0,00% 10,00% 20,00% 30,00% 40,00% 50,00% 60,00% 70,00% 80,00% 90,00% 100,00%

Tipologie insediative e attrattività - Il Senese

(9)

Costa Fiumi Strade Costa Suoli agricoli città Miniere Villaggi altomedievali 39,77% 36,31% 35,61% 1,14% 8,82% Fattorie romane 38,81% 43,82% 43,72% 5,39% 1,98% Fattorie altomedievali 34,36% 33,25% 33,05% 6,62% 22,73% Curtis 32,56% 17,58% 24,43% 0,95% 11,48% Castelli 23,91% 12,71% 22,5% 1,26% 16,29%

Ins. Acc. romani 29,45% 30,87% 33,64% 2,84% 9,74%

Ville 24,71% 26,19% 36,5% 4,76% 4,67%

Mansiones 29,45% 33,25% 37,18% 0% 5,68%

Edifici cristiani 42,07% 22,56% 30,1% 7,31%

In linea generale si osserva una discreta differenziazione anche all’interno della stessa tipologia insediativa: il tipo più regolare nello spazio è quello delle mansiones, considerato che è al di sopra delle medie per strade e migliori suoli agricoli in tutti gli areali, per i fiumi in tre su quattro (tranne la costa, ma la presenza di viabilità acquatica è comunque garantita dalla presenza del mare), e per nessuno degli areali per le miniere. L’unico elemento atipico è la vicinanza delle città: in linea generale avevamo osservato una vicinanza delle mansiones alle città, ma questo dato è vero soltanto per la val d’Arno.

Il secondo tipo più regolare è quello degli insediamenti accentrati romani, mentre per tutti gli altri si notano delle differenze. Ad esempio, la val di Chiana è caratterizzata da un’assenza quasi totale di

Vill. altom. Fatt. rom. Fatt. altom. Curtis Castelli Ins. Acc. rom. Ville Mansiones Chiese

0,00% 10,00% 20,00% 30,00% 40,00% 50,00% 60,00% 70,00% 80,00% 90,00% 100,00%

Tipologie insediative e attrattività - La costa

(10)

miniere di ferro, oro, argento, rame e piombo; nelle poche aree dove si trova presenza di questi giacimenti non si concentrano insediamenti, indicando quindi una specializzazione funzionale degli insediamenti in base al contesto geografico.

Una stranezza della val di Chiana è che l’abitato altomedievale in genere non sembra essere connotato da nessun macro-attrattore che abbiamo individuato: è possibile che tali aree, caratterizzate da un’area paludosa e da un’area montuosa dedicassero le loro principali attività ad allevamento e pesca, due micro-economie difficilmente definibili da un punto di vista statistico. Tale possibilità è confermata dalle attività medievali che si concentrano intorno all’area paludosa del Clanis; in particolare il toponimo Porto è spesso rintracciabile anche adesso, mostrando quindi una spiccata propensione per la navigazione con piccole barche e quindi la pesca18.

Un altro dato che potrebbe confermare l’avanzata di tali attività (in questo caso l’allevamento) nel complesso economico di questi territori nell’altomedioevo è il fenomeno della risalita degli insediamenti: nel rapporto tra abitati accentrati romani e altomedievali (curtis) si osserva una quota maggiorata di circa 110 metri19.

L’analisi del vicino più prossimo

Questa analisi ha il fine di comprendere la regolarità della distribuzione spaziale di un certo gruppo

18 SALZOTTI 2011

19 In val di Chiana le medie per tipologie sono: Curtis 433 m slm, Castelli 431 m slm, Fattorie romane 415 m slm, Chiese 408 m slm, Villaggi 371 m slm, Ville 366 m slm, Fattorie altomedievali 357 m slm, Insediamenti accentrati romani 324 m slm, Mansiones 292 m slm.

Vill. altom. Fatt. rom. Fatt. altom. Curtis Castelli Ins. Acc. rom. Ville Mansiones Chiese

0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500

Quota slm delle tipologie insediative in Val di Chiana

(11)

di insediamenti20: l’indice R rappresenta la capacità aggregativa di un cluster di punti ed in

particolare non si osservano differenze sostanziali se si dividono gli insediamenti per secoli. Nel dettaglio, il valore massimo si osserva nel VI secolo con 0,59 e il valore minimo nel I secolo con 0,46; una maglia più regolare è presente nel periodo altomedievale piuttosto che in quello romano, ovvero quando si assiste ad un calo prettamente quantitativo dei siti. Anche se le differenze non sono marcate e anche se in tutti i casi la maglia è definibile come aggregata, potremo ipotizzare che la diminuzione dei siti sia iniziata proprio da quelli ridondanti.

Osservando invece l’indice di dispersione R per le varie tipologie si nota che le differenze si fanno molto più marcate, passando da un minimo di 0,38 ad un massimo di 0,95: i valori più bassi sono quelli delle fattorie romane (0,38), poi i villaggi altomedievali (0,53), le fattorie altomedievali (0,59), le ville (0,64), gli insediamenti accentrati romani (0,65), i castelli (0,66), le chiese (0,67), le curtis (0,75) e le mansiones, che con 0,95 si avvicinano ad un tipo di maglia casuale, quindi non accentrata e meglio organizzata nello spazio.

In questa, come in altre analisi statistiche e spaziali, si è osservato che spesso i villaggi altomedievali sono una tipologia di trapasso tra mondo romano e medievale e tra insediamento sparso e accentrato: effettivamente all’interno di questa macro definizione, forse la più generica al pari di Insediamenti accentrati romani, ci sono sia i villaggi che si installano sui ruderi degli insediamenti romani, sia i nascenti siti di altura e soprattutto nel primo caso non siamo sicuri di quanto l’immagine dell’insediamento abbia dei veri e propri connotati “accentrati”.

In generale comunque si osserva una migliore capacità di organizzazione spaziale dei siti accentrati rispetto a quelli sparsi.

(12)

La “risalita degli insediamenti”: verità o mito storiografico?

Per cercare di comprendere se esista veramente una relazione procederemo per step, andando prima a verificare se esiste un trend generalizzato di aumento di quota nella massa generica degli insediamenti, tra età imperiale e medioevo.

Nel I secolo la media è di 234 m slm, nel II 229 m slm, nel III 236 m slm, nel IV 249 m slm, nel V 247 m slm, nel VI 227 m slm, nel VII 250 m slm, nell’VIII 263 m slm, nel IX 258 m slm e nel X 259 m slm.

I sec II sec III sec IV sec V sec VI sec VII sec VIII sec IX sec X sec 0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7

Indice del vicino prossimo per secoli

Fattorie rom. Villaggi altom. Fattorie altom. Ville Ins. acc. rom. Castelli Chiese Curtis Mansiones

0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1

(13)

Si osserva quindi un leggero innalzamento della quota sul livello del mare, soprattutto tra l’VIII ed il X secolo.

Osservando invece solo le nuove fondazioni, e quindi gli insediamenti che, di secolo in secolo, erano considerati vincenti, si osserva una realtà completamente diversa.

Nel I secolo la media è di 211 m slm, nel II 262 m slm, nel III 319 m slm, nel IV 213 m slm, nel V 221 m slm, nel VI 280 m slm, nel VII 239 m slm, nell’VIII 248 m slm, nel IX 236 m slm e nel X 254 m slm. I secolo II secolo III secolo IV secolo V secolo VI secolo VII secolo VIII secolo IX secolo X secolo 200 210 220 230 240 250 260 270

Media delle quote degli insediamenti per secolo

m slm I secolo II secolo III secolo IV secolo V secolo VI secolo VII secolo VIII secolo IX secolo X secolo 0 50 100 150 200 250 300 350

Media delle quote delle nuove fondazioni per secolo

(14)

Per quanto riguarda la quota, si nota una generalizzata omogeneità delle nuove fondazioni e comunque non si osserva nessun innalzamento procedendo verso l’altomedioevo.

In tal senso è interessante osservare anche come si comportano le varie tipologie insediative: gli insediamenti accentrati romani hanno una quota media di 224 m slm, i villaggi altomedievali 235 m slm, le curtis 221 m slm, i castelli 290 m slm, le fattorie romane 233 m slm, le fattorie altomedievali 306 m slm e le ville 146 m slm.

Intorno ad una uniformità abbastanza generalizzata spiccano castelli e fattorie altomedievali da un lato e le ville dall’altro. Se per i castelli è abbastanza immediato pensare che l’alta quota è dovuta soprattutto (ma non solo) a questioni difensive, per le fattorie altomedievali possiamo ipotizzare che l’alta quota sia dovuta a un’economia mista, composta oltre che da agricoltura anche da caccia (legale o illegale), allevamento, sfruttamento del bosco e lavorando al servizio del Potere Pubblico all’interno delle miniere21. Per quanto riguarda le ville, è opinione diffusa che si localizzassero nelle

aree pianeggianti, sfruttando quindi grandi latifondi per l’agricoltura e/o vicino al mare.

In un’ottica di modellizzazione generale della Toscana non esiste quindi, a parere di chi scrive, un trend generalizzato e chiaro di risalita degli insediamenti, eccezion fatta per alcuni singoli casi che abbiamo osservato.

21 Nel paragrafo “Abitato sparso, abitato accentrato ed elementi di attrazione” avevamo osservato come le fattorie altomedievali subissero una forte influenza attrattiva (al di sopra della media più la deviazione standard) da parte delle aree minerarie.

(15)

Fig. 1: Vista GIS delle fattorie di IV secolo e dei buffer sulla viabilità

Fig. 2: Vista GIS delle fattorie di IV secolo e dei buffer sull’uso del suolo. Sono selezionati i due suoli considerati migliori per le coltivazioni

(16)

Fig. 3: Vista GIS delle fattorie di IV secolo e dei buffer sull’idrografia principale

Riferimenti

Documenti correlati

B.3 Dove si mette in relazione il coefficiente di attrito con la funzione di correlazione della forza casuale: è un esempio del teorema

Algebra e matematica

[r]

Calcolare inoltre la retta di

ESERCIZI su FUNZIONI DERIVABILI, parte 3 Provare di ciascuna delle seguenti a↵ermazioni se `e vera o falsa.. Risolvere gli esercizi 11-25 del libro

[r]

Quale dei seguenti insiemi di numeri può rappresentare le frequenze relative della distribuzione degli studenti della V B rispetto allo sport praticato?.. Ha la stessa unità di

Sapendo che la media del peso dei neonati è 2,5 kg con uno scarto quadratico medio di 0.31 kg e la media dei pesi delle madri è 67 kg con uno scarto quadratico medio di 6.8 kg, in