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YOTAM OTTOLENGHI PLENTY

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Academic year: 2022

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YOTAM OTTOLENGHI PLENTY

Published in 2010 by Ebury Press, an imprint of Ebury Publishing, a Random House Group Company

Text © Yotam Ottolenghi 2010

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Fotografia by Jonathan Lovekin

Yotam Ottolenghi has asserted his right to be identified as the author of this Work in accordance with the Copyright, Designs and Patents Act 1988

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di quest’opera può essere riprodotta, conservata in un sistema di archiviazione, o trasmessa in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, di fotocopia, registrazione o altro, senza la previa autorizzazione degli aventi diritto.

Design: Two Associates Fotografo: Jonathan Lovekin Traduzione di Giancarlo Buzzi Realizzazione editoriale Compos90 ISBN 978-88-58-76935-5

© 2014 Bompiani/RCS Libri S.p.A.

Via Angelo Rizzoli, 8 20132 Milano

Prima edizione digitale 2014 da edizione Bompiani novembre 2014

Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore.

È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.

YOTAM OTTOLENGHI

PLENTY

traduzione di Giancarlo Buzzi

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Sommario

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Introduzione Radici e tuberi

Verdure baby in camicia con maionese di capperi Insalata di carote marocchina con spezie

Insalata di barbabietole, arance e olive nere

Pastinache e patate dolci al forno con vinaigrette di capperi Vindaloo con due tipi di patate

Barbabietole, yogurt e salsa a base di conserva di limone Insalata di patate Jersey Royal

Torta tatin a sorpresa

Topinambur con formaggio manouri e olio al basilico Spicchi di patate dolci con crème fraîche alla citronella Gnocchi di pastinaca in brodo

Tempura di stagione Frittelle di patate dolci Strane cipolle

Frittelle di porri

Torta di aglio caramellato Cipolle ripiene

Frittura di porri Tofu al pepe nero

Zuppa di aglio e harissa Funghi

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Ragù di funghi con uova di anatra affogate Bánh xèo

Funghi portobello ripieni con taleggio fuso Funghi marinati con noci e yogurt tahini Lasagne ai funghi

Funghi selvatici al cartoccio Zucche e zucchine

Soufflé di Halloween

Zucca violina al forno con spezie dolci, lime e peperoncino verde Grigliata mista con olio al prezzemolo

Zucchine ripiene

Insalata di zucchine e nocciole

Fette di zucca in crosta con panna acida La ratatouille di Tamara

Peperoni

Paella di molte verdure

Insalata di peperoni marinati con pecorino Una torta strapiena

Uova di anatra strapazzate con chipotles su fette di pane a lievitazione naturale

Shakshuka Cavoli e broccoli

Torta di broccoli e gorgonzola

Insalata di broccoletti e sesamo dolce

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Cavolo ripieno Frittata affumicata

Broccoletti viola con spaghetti di riso

Insalata di cavolo cappuccio bianco e cavolo rapa Insalata dolce di cavolo invernale

Zuppa di cavolo verza e crosta di parmigiano Cavolini di Bruxelles e tofu

Cavolfiore allo zafferano

La possente melanzana

Melanzane con salsa al buttermilk Soba noodle con melanzane e mango Melanzane a tre (e più) colori

Zuppa di verdure grigliate

Lenticchie con melanzane grigliate Crocchette di melanzane

Melanzane alla fiamma con tahini

Pomodori

Marinata di mozzarella di bufala e pomodoro

Insalata di quinoa e pane a lievitazione naturale grigliato Minestra di pomodoro, semolino e coriandolo

Pomodoro party Quesadillas

Pomodori con ripieno di erbe aromatiche

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Foglie cotte e crude

Uova al forno con yogurt e peperoncino Omelette con bietole e zafferano

Insalata di lattuga

Stufato di bietole, ceci e tamarindo

Frittelle di bietole con salsa all’acetosella Pancake verdi con burro aromatizzato al lime Insalata di crescione pistacchi e fiori d’arancio Pizza con uovo, spinaci e pecorino

Indivia caramellata con groviera

Torta di foglie di vite, erbe aromatiche e yogurt Indivia con abbondanza di noci e roquefort Insalata dolceamara

Altre cose verdi

Insalata di cetrioli con aglio pestato e zenzero Carciofi al limone

Asparagi, finocchi e barbabietole all’agresto Finocchi caramellati con cagliata di capra Carciofi con fave schiacciate

Carciofi gratinati

Gombi con pomodoro, limone e coriandolo Gazpacho verde

Asparagi mimosa

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Asparagi grigliati

Vichyssoise di asparagi Mee goreng

Soba noodle con wakame Fagiolini

Fagioli misti con molte spezie e levistico Medaglioni di fave

Gado-gado

Insalata di fagiolini con semi di senape e dragoncello Spaghetti caldi di soia e edamame

Zuppa calda di yogurt e fave Legumi

Sfogliatine con lenticchie di Puy Hummus con ful

Sauté di ceci con yogurt greco

Fagioli bianchi di Lima fritti con feta, acetosella e sommacco Sedano rapa e lenticchie con nocciole e menta

Zuppa di ceci, pomodori e pane

Lenticchie verdi, asparagi e crescione

Lenticchie rosse speziate con yogurt al cetriolo

Lenticchie di Castelluccio con pomodori e gorgonzola Socca

Cereali

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Insalata di avocado, quinoa e fave

Riso al latte di cocco con salsa sambal e gombo Risotto al limone e alle melanzane

Insalata di farro e peperoni arrosto

Riso al vapore con erbe aromatiche (o meglio, erbe aromatiche con riso) Focaccine allo yogurt con orzo e funghi

Insalata di orzo e melagrana Kisir

Riso al cardamomo con uova affogate e yogurt Pilaf di freekeh

Pilaf di bulgur di Itamar

Insalata di riso con mango e cocco

Insalata di quinoa con lime iraniano secco Pasta, polenta, cuscus

Ravioli con limone e formaggio di capra Pappardelle croccanti

Insalata di pasta e zucchine fritte Cuscus verde

Tagliatelle allo zafferano con burro speziato Il non plus ultra dei cuscus invernali

Polenta con funghi ed erbe aromatiche Polenta di mais dolce

Frutta e formaggio

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Fichi con basilico, cagliata di capra e vinaigrette alla melagrana Soufflé di formaggio di capra con pesche alla vaniglia

Insalata di mele cotogne e dolcelatte Crostoni alle pere

Datteri e formaggio di pecora turco Anguria e feta

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Introduzione

Partiamo da qualcosa di semplice e senza pretese come il riso. Quando cerco di pensare a tutti gli usi di questo cereale, vengo colto da una specie di capogiro di fronte alle innumerevoli possibilità che offre – nell’ambito di ogni cultura e nell’interazione fra culture diverse, abbinato ad altri ingredienti, per le molteplici varietà esistenti, per i metodi di cucinarlo e i modi di servirlo, per la sua variabile consistenza, i diversi gradi di lavorazione, le svariate preparazioni casalinghe, i numerosi usi commerciali. Penso alla paella, all’insalata di riso selvatico, alle

tagliatelle di riso cinesi (ho fun noodles). Mi vengono in mente gli arancini, con la loro crosta di pangrattato dorato, il riso iraniano allo zafferano con patate, il riso fritto cinese, il riso al latte, il semplice riso al vapore che mia madre mi preparava quando avevo mal di pancia, con appena un po’ di burro aggiunto alla fine per condirlo.

Possiamo poi passare a un altro cereale, il frumento, e a tutto ciò che facciamo con la farina – gnocchi, pasta, tipi di pane, sfoglie e dolci – o per fare esempi di lavorazioni meno sofisticate, il bulgur e la farina integrale. La mia fantasia vola poi verso le lenticchie, i fagioli secchi, i fagiolini, i piselli. Ci sono erbe, foglie, semi, fiori, radici, bulbi, frutti, funghi – tutti appartenenti a piccoli universi distinti, ognuno con un milione di varietà e varianti al suo interno.

Quello che voglio dire è quanto siamo fortunati (certo, non tutti, purtroppo) a vivere e cucinare in un mondo che offre una tale moltitudine di ingredienti e tante

tradizioni gastronomiche a cui attingere. È questo che mi dà la carica – il numero enorme di ingredienti cucinati e trattati da tanta gente, in tanti modi e con tanta varietà di intenti.

Il nuovo vegetariano

Anni fa, nel 2006, quando il Guardian mi contattò per propormi di tenere una rubrica sul cibo vegetariano nel loro inserto Weekend, rimasi alquanto perplesso. In fin dei conti vegetariano non ero, il tema non mi stava a cuore e non vi avevo mai dedicato molta attenzione. Tuttavia compresi il ragionamento che stava dietro alla proposta del giornale. Ottolenghi era diventato famoso per le preparazioni a base di cereali e di verdure, per la freschezza e l’originalità delle sue insalate, e aveva quindi

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decisamente senso chiedermi di condividere tutto questo con quei lettori che erano, appunto, vegetariani.

Mi ci volle comunque un po’ di tempo per familiarizzare con la mia rubrica, The New Vegetarian, e procurò grandissima amarezza ad alcuni lettori del Guardian

l’apprendere che il nuovo vegetariano, vegetariano non lo era affatto. Mi sono rimasti impressi nella memoria un paio di lettere rabbiose indirizzate alla redazione del giornale e un incidente in cui incorsi suggerendo di servire un’insalata con cotolette di agnello alla griglia. Sfortuna volle che neanche la redazione se ne fosse accorta.

Con l’andare del tempo, però, tutto divenne più facile. L’immagine di un Ottolenghi vegetariano era giustamente basata sul fatto che sia io sia Sami Tamimi – l’altra energia creativa dell’azienda e coautore del manuale di Ottolenghi: The Cookbook – eravamo cresciuti in Israele e in Palestina e avevamo familiarità con l’enorme

quantità di verdure, legumi e cereali che sono il vanto delle varie cucine mediorientali.

Il cibo con cui ero cresciuto era una grande mescolanza di varie culture culinarie – europea in famiglia, mediorientale in tutte le altre occasioni – con un’abbondanza di ingredienti freschi di facile reperimento. Il fruttivendolo da cui si serviva mia madre nel vicino villaggio arabo me lo ricorda sempre. Nella sua bottega ha una quantità fantastica di frutta e verdura fresca locale e di stagione: prodotti con un aspetto verace, un sapore autentico e coltivati da persone reali, cioè agricoltori arabi o ebrei, non da aziende anonime di chissà quali parti del mondo. Vende cetrioli, cavoli rapa, fichi, melagrane, albicocche, mandorle e pistacchi e poi erbe aromatiche della zona, il dolce mediorientale halva, olio d’oliva e molti altri prodotti. I miei genitori usavano tutte queste buone cose quotidianamente, per cucinare piatti autentici con autentici prodotti della terra, la loro terra.

Questa quantità di ingredienti e i molteplici modi per ottenere risultati culinari miracolosi si sono rivelati strumenti perfetti per creare piatti e farne delle ricette. È anche la ragione per cui la cucina vegetariana non mi è mai sembrata una seccatura.

A me piacciono la carne e il pesce, ma posso cucinare facendone tranquillamente a meno. Le zucchine di mia nonna marinate nell’aceto o i fichi maturi con il formaggio

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pecorino che pappavamo prima di pranzo li considero sostanziali e basilari quanto qualunque pezzo di carne.

Il vegetarianismo

Tuttavia non sono vegetariano e ci tengo a dirlo. Nelle introduzioni alle mie ricette può succedere che io faccia riferimento a carne e a pesce che riaffiorano dai meandri della memoria, ma sono due elementi di cui non sento la mancanza. In questo libro presento decine di piatti corposi, equilibrati e nutrienti dai quali pesci e carni sono esclusi.

E dunque, perché il mio vegetarianismo? Qual è il motivo che mi ha indotto a fare a meno della carne e del pesce? Perché la gente dovrebbe provare interesse per questa raccolta di ricette vegetariane?

Primo: questa è una raccolta dei miei testi degli ultimi quattro anni per il Guardian.

Lettori che si sono stufati di mettere da parte ritagli di giornale sgualciti mi hanno spesso chiesto di raccoglierli in un unico volume. Molti di questi brandelli di carta si ritrovano adesso qui, insieme a una quantità di nuove ricette inedite.

Ma ben più significativo per la mia decisione è che le motivazioni della gente a mettere in pratica ricette vegetariane sono molto diverse. C’è chi

inequivocabilmente decide di escludere la carne dalla sua alimentazione, fra i quali molti per ragioni morali o di altro genere, che capisco e rispetto. Costoro possono trovare molesti i miei riferimenti a ingredienti non vegetariani, altri non gradire l’ampio uso che faccio di uova e di prodotti caseari, parecchi potrebbero respingere le mie raccomandazioni di usare il parmigiano e altri formaggi continentali per la cui fabbricazione si adopera il caglio. Ho un’unica risposta a queste obiezioni: io non posso che essere fedele a me stesso e cucinare ciò che mi piace mangiare. Credo che moltissimi vegetariani di lungo corso sappiano quali elementi di un libro fare propri e quali scartare, quali siano compatibili e quali no con il loro tipo di vegetarianismo.

C’è un secondo gruppo, in aumento: i vegetariani pragmatici. È gente che ha in parte eliminato la carne o il pesce dalla propria alimentazione e a questo gruppo

appartengono persone preoccupate delle implicazioni salutistiche del consumo di carne. Ma anche individui che vorrebbero ridurre o eliminare il loro consumo di carne e pesce per ragioni ecologiche: infastiditi dagli effetti dell’allevamento su vasta

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scala sugli ambienti terrestre e marino e dal contributo che esso dà alle emissioni di gas serra e al surriscaldamento del pianeta. Molti rimpiangono i tempi in cui la carne era un bene prezioso, un elemento per festeggiare anziché un prodotto a buon mercato come oggi, i tempi in cui l’allevamento degli animali era un’attività che godeva di alta considerazione e la loro macellazione si faceva secondo criteri più assennati.

Recenti campagne per ridurre il consumo di carne hanno evidenziato quanto sia dannoso soddisfare il nostro fabbisogno di calorie ricorrendo alla carne anziché alle verdure, ai legumi, ai cereali. Queste considerazioni e la generale percezione degli eccessi degli ultimi decenni hanno convinto molti a diminuire la quantità di carne nella propria dieta, così che tornasse a essere qualcosa di speciale e di qualità.

Questo, insieme a una maggiore disponibilità di vecchie e nuove verdure e alla

conoscenza dei modi etici di coltivarle o procurarsele, è il più importante elemento di forza che sta dietro l’aumento di interesse per l’alimentazione vegetariana.

Il libro

Ho diviso questo libro in capitoli, senza seguire un criterio particolare, se non il mio modo di lavorare e di pensare quando redigo una ricetta. L’elemento centrale di ogni piatto, quando comincio a pensarlo, è un unico ingrediente – non uno qualsiasi, ma uno dei miei favoriti. Parto da questo elemento e cerco di lavorarci sopra, di

potenziarlo, di farlo emergere in modo nuovo pur mantenendolo al centro, nel cuore del piatto finale.

La suddivisione in capitoli rispecchia il mio modo di procedere. Mette l’accento su alcuni ingredienti, trascurandone altri e li raggruppa secondo una logica del tutto personale. Ci sono ingredienti così importanti nella mia cucina – fra questi

naturalmente le melanzane – da indurmi a dedicare loro un capitolo speciale. Ci sono poi alcune categorie botaniche – come i cavoli – alquanto scientifiche ma che hanno per me un valore pratico: comprendono verdure, semplici e robuste ma fresche, che mi viene naturale associare fra loro. Infine, mi sono ispirato a libere associazioni personali e al modo di configurare i miei menù.

Molte delle ricette pubblicate in precedenza, specialmente sul Guardian, hanno subito modifiche, alcune più sostanziali. Non sempre riesco a rendere conto del

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motivo di questi cambiamenti. Il mio stile culinario e il mio modo di scrivere sono cambiati nel corso degli anni e cose che sembravano avere un senso in un certo momento (per esempio le patate in un gratin di carciofi) adesso non lo hanno più.

Ma in linea di massima, ogni volta che ci accostiamo a un piatto – perlomeno per me è così – ci appare un po’ diverso: sembra richiedere una piccola alterazione,

l’aggiunta o l’eliminazione di qualche cosa. Io cerco di farci attenzione e credo che l’autenticità dei piatti consista in questo.

Yotam Ottolenghi

Radici e tuberi

Verdure baby in camicia con maionese di capperi

La cottura in camicia o “affogata” è tornata di moda, e a buon diritto. Le verdure cucinate in questa maniera non riescono necessariamente insipide e insignificanti.

Basta non scuocerle e riveleranno le loro proprietà naturali, avranno un sapore fresco e leggero che non riuscireste a ottenere friggendole o facendole al forno.

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Per realizzare questa ricetta, procuratevi delle belle verdure di stagione, di evidente freschezza e che promettano di essere saporite. Andranno bene anche piccole rape o pannocchie di mais, potete anche aggiungere fave fresche, piselli e fagiolini. Abbiate soltanto cura di manipolare le verdure giusto il minimo indispensabile, evitate di tagliuzzarle e di sottoporle a una lunga cottura. Servitele sia calde sia fredde.

Per quattro

200 g di piccole carote raschiate 100 g di piccoli finocchi

150 g di asparagi sottili 100 g di piccole zucchine 150 g di piccoli porri

2 cucchiai di aneto sminuzzato per servire Brodo di cottura

600 ml di vino bianco 200 ml di olio d’oliva 150 ml di succo di limone 2 foglie di alloro

cipolla

2 gambi di sedano tagliati a listarelle 1 cucchiaino di sale

Maionese

spicchio d’aglio pestato

1 tuorlo d’uovo di gallina ruspante 1 cucchiaino di aceto bianco

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cucchiaino di senape di Digione cucchiaino di sale

scorza grattugiata e succo di limone 75 ml di olio di semi

2 cucchiai di capperi ben scolati e finemente sminuzzati

Cominciate con la maionese. Mettete in un robot da cucina l’aglio, il tuorlo d’uovo, l’aceto, la senape, il sale, il succo di limone. Per prima cosa miscelateli e poi fateci sgocciolare l’olio fino a ottenere una maionese densa. Aggiungete i capperi e la scorza di limone e mettete da parte.

Lavate le verdure ma senza tagliare via troppo: devono conservare parte dei gambi o delle foglie. Tagliatele nel senso della lunghezza in metà o quarti – a seconda delle dimensioni – cercando di ottenere pezzi di dimensioni simili. Verdure molto sottili come gli asparagi non devono essere tagliate.

Mettete in una capiente pentola il vino e bollitelo per 2-3 minuti. Aggiungete gli altri ingredienti del brodo di cottura e portate a bollore leggero. Avviate la cottura

affogata introducendo nella pentola le carote e il finocchio, dopo 3 minuti

aggiungete gli asparagi, le zucchine, i porri e cuocete per altri 3-4 minuti. A questo punto le verdure dovrebbero essere cotte ma ancora croccanti.

Con una pinza da cucina toglietele dal liquido e mettetele in quattro piatti fondi. Se volete, versateci intorno qualche cucchiaiata di brodo a piacimento. Prima di servire, coprite ogni porzione con una cucchiaiata di maionese e spargete aneto. Potete tenere in frigo il rimanente del brodo per un’altra volta.

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Insalata di carote marocchina con spezie

Ci sono innumerevoli varianti di questa ghiotta insalata, tutte contenenti spezie dolci, fresche erbe aromatiche e un vago gusto di limone. La versione che ne do io è

intensa e si inserisce perfettamente in un pasto a base di insalate mediorientali oppure come semplice accompagnamento di pesce fritto. Potete servirla calda o fredda, per esempio con pilaf di freekeh (vedere qui).

Per quattro 1 kg di carote

80 ml di olio d’oliva e un extra per guarnire 1 cipolla media tritata

1 cucchiaino di zucchero extrafine 3 spicchi d’aglio pestati

2 peperoncini verdi medi tritati 1 cipollotto tritato

di cucchiaino di chiodi di garofano macinato di cucchiaino di zenzero macinato

cucchiaino di coriandolo macinato di cucchiaino di cannella macinata 1 cucchiaino di paprika dolce

1 cucchiaino di cumino macinato 1 cucchiaio di aceto bianco

1 cucchiaio di scorza di limone in conserva

40 g di coriandolo fresco tritato e un extra per guarnire 120 ml di yogurt greco ben freddo

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sale

Pelate le carote e tagliatele secondo la loro misura in cilindri o semicerchi di 1 cm di spessore (i pezzi devono essere pressappoco della stessa misura). Mettetele in una grossa casseruola e copritele con acqua salata. Portate a bollore e poi abbassate la fiamma in modo che sobbollano per circa 10 minuti o fino a diventare tenere ma ancora croccanti. Scolatele e lasciatele asciugare.

Scaldate l’olio in una capiente padella e rosolate la cipolla per 12 minuti fino a che diventa tenera e leggermente dorata. Aggiungete le carote e poi gli altri ingredienti, tranne il coriandolo fresco e lo yogurt. Togliete dal fuoco, salate generosamente e lasciate raffreddare.

Prima di servire aggiungete il coriandolo rimestando e se necessario aggiustate il condimento. Servite in ciotole individuali con una cucchiaiata di yogurt e qualche goccia di olio e guarnite con altro coriandolo.

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Insalata di barbabietole, arance e olive nere

La dolcezza delle barbabietole fa da sfondo ideale all’acre intensità delle arance e al gusto salato delle olive, consentendo la creazione di un’insalata insolita e tuttavia deliziosa. Usate le olive nere greche della varietà asciutta e rugosa. Grazie alla loro più lunga maturazione sulla pianta, hanno un gusto più salato e robusto. Se volete un’insalata più dolce e fresca, quella proposta è buonissima anche senza le olive.

Servite con riso cotto a vapore con erbe aromatiche (vedi qui) per realizzare un pasto leggero e salutare.

Per due, porzioni abbondanti 400 g di barbabietole

2 arance dolci

1 indivia rossa (cicoria rossa) cipolla rossa piccola tagliata fine 3 cucchiai di prezzemolo tritato

40 g di olive nere rugose snocciolate e tagliate a metà 3 cucchiai di olio di colza

1 cucchiaino di acqua di fiori d’arancia 1 cucchiaio di aceto di vino rosso sale e pepe nero

Mettete le barbabietole in una pentola, copritele con acqua fredda e portate a

bollore. Cuocetele per 1-2 ore o fino a che diventano tenere – un coltellino dovrebbe penetrarle senza sforzo. Lasciatele a raffreddare nell’acqua. Una volta raffreddate, tiratele fuori e pelatele. Tagliatele a metà e ogni metà tagliatela a spicchi di 1 cm di spessore alla base. Mettetele in una ciotola.

Prendete le arance e con un coltellino affilato asportate le calotte superiori e

inferiori. Eseguite un taglio lungo la curva naturale di entrambi i frutti per toglierne la scorza e l’albedo. Sopra una piccola ciotola estraete gli spicchi incidendo tra le

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membrane che li separano. Mettete gli spicchi e il succo nella ciotola con le barbabietole e, le membrane, buttatele via.

Tagliate verticalmente l’indivia a fette spesse 2 cm e, separandone le foglie, aggiungetela all’insalata.

Da ultimo, aggiungete gli ingredienti rimasti e rimestate con garbo. Assaggiate e aggiustate il condimento, poi servite.

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Pastinache e patate dolci al forno con vinaigrette di capperi

Usate questa ricetta come modello per un numero infinito di piatti di verdure al forno. Il problema qui è di alleggerire le verdure di lunga cottura aggiungendo qualcosa di croccante e fresco. Potete usare una qualunque delle vostre verdure preferite – navoni, patate, carote, salsefiche, barbabietole, cavolfiori – con molte combinazioni rinfrescanti: erbe aromatiche sminuzzate, come basilico o menta, scorza di limone grattugiata, pasta di harissa, aglio pestato, aceto dolce.

Per quattro

4 pastinache (700 g in tutto) 4 cipolle rosse medie

150 ml di olio d’oliva 4 rametti di timo 2 rametti di rosmarino

1 testa d’aglio tagliata a metà orizzontalmente 2 patate dolci medie (600 g in tutto)

30 pomodori ciliegini dimezzati 2 cucchiai di succo di limone

4 cucchiai di piccoli capperi (tagliuzzati se grossi) cucchiaio di sciroppo d’acero

cucchiaino di senape di Digione

1 cucchiaio di semi di sesamo tostati (facoltativo) sale e pepe nero

Preriscaldate il forno a 190 gradi/Forno a gas ventilato livello 5. Sbucciate le

pastinache e tagliatele in due o tre pezzi a seconda di quanto sono lunghe. Tagliate poi ogni pezzo nel senso della lunghezza in due o in quattro parti per ottenere dei

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segmenti approssimativamente di 5 cm di lunghezza e di 1,5 cm di larghezza.

Sbucciate le cipolle e tagliate ciascuna in sei spicchi.

Mettete pastinache e cipolle in una capiente ciotola e aggiungete 120 ml di olio d’oliva, il timo, il rosmarino, l’aglio, un cucchiaino di sale e un po’ di pepe. Mescolate bene e disponete in una grossa teglia. Infornate per 20 minuti.

Mentre le pastinache stanno cuocendo, eliminate le estremità delle patate dolci.

Tagliatele (senza sbucciarle) a metà nel senso della larghezza e poi ogni metà in sei spicchi. Mettete anche le patate nella teglia con le pastinache e le cipolle e rimestate bene. Tornate a infornare per altri 40-50 minuti.

Quando tutte le verdure sono cotte e hanno assunto un bel colore dorato,

mischiateci i pomodori tagliati a metà. Rimettete in forno per ulteriori 10 minuti. Nel frattempo mescolate il succo di limone, i capperi, lo sciroppo d’acero, la senape, i 2 cucchiai di olio residui e cucchiaino di sale.

Versate il condimento sulle verdure subito dopo averle tolte dal forno. Rimestate con cura, poi assaggiate e aggiustate il gusto. Se volete, spargeteci i semi di sedano e servite portando a tavola la teglia.

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Vindaloo con due tipi di patate

Ecco una ricetta grandiosa che si presta a essere prodotta su vasta scala da

conservare per qualche giorno (diventerà addirittura più gustosa). Come sempre, lo yogurt freddo e denso funge da ottimo condimento.

Per quattro

8 baccelli di cardamomo 1 cucchiaio di semi di cumino 1 cucchiaio di semi di coriandolo

cucchiaino di chiodi di garofano di cucchiaino di curcuma macinata 1 cucchiaino di paprika dolce

1 cucchiaino di cannella macinata 2 cucchiai di olio di semi

12 scalogni tagliati fini (300 g in tutto) cucchiaino di semi di senape bruna cucchiaino di semi di trigonella 25 foglie di curry

2 cucchiai di radice fresca di zenzero tagliata fine 1 peperoncino rosso fresco tagliato fine

3 pomodori maturi sbucciati e a pezzi 50 ml di aceto di sidro

400 ml di acqua

1 cucchiaio di zucchero extrafine

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400 g di patate gialle sbucciate e tagliate a dadi da 2,5 cm 2 piccoli peperoni rossi tagliati a dadi da 2 cm

400 g di patate dolci sbucciate e tagliate a dadi da 2,5 cm sale

foglie di menta o coriandolo per servire

Cominciate preparando il mix di spezie. Arrostite in pochissimo grasso i baccelli di cardamomo e i semi di cumino e di coriandolo, in una piccola padella fino a che cominciano a scoppiare. Trasferiteli in un mortaio e aggiungete i chiodi di garofano.

Pestateli fino a ottenere una polvere sottile, togliendo e buttando via i baccelli di cardamomo dopo che ne sono usciti i semi. Aggiungete la curcuma, la paprika e la cannella e mettete da parte.

Scaldate l’olio in una grossa casseruola con base pesante. Aggiungete gli scalogni con la senape e i semi di trigonella e fate saltare su fiamma medio-bassa per 8 minuti o fino a che gli scalogni risultano dorati. Rimestando mettete nel mix di spezie le foglie di curry, lo zenzero e il peperoncino e cuocete per altri 3 minuti. Da ultimo

aggiungete i pomodori, l’aceto, l’acqua, lo zucchero e un po’ di sale. Portate a bollore e poi lasciate sobbollire con il coperchio per 20 minuti.

Aggiungete le patate a pasta gialla e i peperoni rossi, e sobbollite per altri 20 minuti.

Ultima aggiunta, le patate dolci. Assicuratevi che tutte le verdure siano immerse nella salsa (aggiungete acqua se necessario) e continuate a cuocere con il coperchio per circa 40 minuti o fino a quando le patate sono tenere.

Togliete il coperchio e continuate a cuocere per circa 10 minuti affinché la salsa si riduca e si ispessisca. Servite molto caldo con riso bianco e guarnite con erbe aromatiche.

Barbabietole, yogurt e salsa a base di conserva di limone

Nei mesi estivi le barbabietole che ci sono in vendita sono bellissime: bulbi piccoli e sodi, con gambi e foglie. Non buttate via le foglie. Usatele per fare insalate o fatele saltare con un pochino di olio d’oliva, aglio e semi di cumino e servitele calde con una

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cucchiaiata di crème fraîche. Se vi procurerete barbabietole giovani, vi verrà magari voglia di farle al forno, avvolte in stagnola, anziché di bollirle come indicato qui sotto.

In questo modo riescono più saporite.

La salsa fatta con conserva di limone può essere usata in un sacco di altri contesti.

Provate a mescolarla a un’insalata di patate o ad accompagnare un piatto di pesce azzurro.

Per quattro

900 g di barbabietole

4 grosse cucchiaiate di aneto sminuzzato 1 piccola cipolla rossa a fettine sottilissime 160 g di yogurt greco

Salsa

2 peperoni gialli

3 cucchiai di olio d’oliva

1 cucchiaino di semi di coriandolo

400 g di pomodori pelati in scatola (polpa e sugo) 2 spicchi d’aglio pestati

1 cucchiaino di zucchero

3 cucchiai di scorza di limone in conserva tagliata fine 2 cucchiai di prezzemolo sminuzzato

2 cucchiai di coriandolo sminuzzato sale e pepe nero

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Cominciate facendo cuocere le barbabietole in abbondante acqua per 1-2 ore o fino a che sono tenere (verificatelo con un coltellino). Prima di pelarle lasciate che si raffreddino completamente, poi tagliatele a pezzetti.

Mentre stanno cuocendo, preparate la salsa. Preriscaldate il forno ad alta

temperatura. Con un coltellino incidete tutt’intorno alla base i gambi dei peperoni, che estraete delicatamente e buttate via con i semi. Disponete i peperoni su una teglia da forno rivestita con un foglio di alluminio e teneteceli per un massimo di 30 minuti o fino a che sono cotti internamente e anneriti all’esterno (durante la cottura rivoltateli una sola volta). Ripiegate i bordi del foglio di alluminio in modo che i peperoni vi restino ben chiusi. Lasciateli raffreddare, pelateli e tagliateli a strisce.

Versate l’olio in una padella di dimensione media, scaldatelo e friggeteci i semi di coriandolo per 30 secondi. Aggiungete i pomodori, l’aglio, lo zucchero, un po’ di sale e pepe e fate sobbollire per un quarto d’ora. Mettete la scorza di limone in conserva e proseguite la sobbollitura per 10 minuti. Togliete dal fornello, versate nel

recipiente gli odori e i peperoni a strisce. Lasciate che si raffreddino completamente.

Quando siete pronti a servire l’insalata, trasferite le barbabietole raffreddate in una ciotola insieme alla salsa, l’aneto, la cipolla rossa, il sale e il pepe. Rimescolate bene, assaggiate per verificare il condimento. Appena prima di servire aggiungete lo yogurt distribuendolo con garbo, senza esagerare, per ottenere un effetto marmorizzato bianco e rosso anziché un rosa uniforme.

Insalata di patate Jersey Royal

Il periodo di massima produzione e consumo di queste patate è in primavera e all’inizio dell’estate, il che è perfetto perché sono ideali per una stupefacente insalata da picnic. Si tratta di una versione nobilitata di quella comune di patate rosse ed è altrettanto soddisfacente.

Per quattro/sei 15 uova di quaglia

150 g di pisellini surgelati

800 g di patate Jersey Royal (o novelle) lavate ma senza raspare via la buccia

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20 g di foglie di basilico

20 g di foglie di prezzemolo e un extra tritato per guarnire 60 g di pinoli

60 g di parmigiano grattugiato 2 spicchi d’aglio pestato

200 ml di olio d’oliva

cucchiaino di aceto bianco

1 mazzetto di foglie di acetosella (o di menta) finemente sminuzzate sale e pepe nero

Mettete in una casseruola le uova di quaglia in acqua fredda e portate a bollore.

Sobbollite per un tempo che va da 30 secondi a 2 minuti, a seconda che vogliate le uova semicotte o completamente sode, come più vi piace. Raffreddatele in acqua e sgusciatele.

Scottate i piselli per 30 secondi in acqua bollente, scolateli, raffreddateli e metteteli da parte.

In un’altra casseruola cuocete le patate per 20-30 minuti, fino a che diventano tenere ma senza sfaldarsi.

Mentre le patate stanno cuocendo mettete il basilico, il prezzemolo, i pinoli, il

parmigiano e l’aglio in un robot e ricavatene un composto cremoso. Aggiungete l’olio e sbattete fino a ottenere un pesto fluido. Mettete in una ciotola capiente.

Scolate le patate e appena possibile tagliatele in due (se sono calde assorbono più sapori). Trasferitele nella ciotola e buttateci il pesto, l’acetosella, l’aceto e i piselli.

Mescolate bene, schiacciando anche un tantino le patate perché tutti i sapori si mescolino. Assaggiate e aggiustate il condimento. Abbondate con il pepe.

Tagliate a metà le uova e inseritele con delicatezza nell’insalata. Guarnite con prezzemolo sminuzzato.

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Torta tatin a sorpresa

Una torta piena di patate è una vera festa per gli amanti di questo tubero. Servitela con un’insalata verde e non avrete bisogno di molto altro. Potete usare i pomodori semi-secchi conservati sott’olio che si trovano in commercio, risparmiandovi la fatica di prepararli voi in forno.

Per quattro

200 g di pomodori ciliegini

2 cucchiai di olio d’oliva e un extra per i pomodori e la tortiera 500 g di patate novelle con la buccia

1 grossa cipolla a tagliata fine 40 g di zucchero

10 g di burro

3 rametti di origano

150 g di formaggio duro di capra a fette 1 sfoglia sottile

sale e pepe nero

Preriscaldate il forno a 130 gradi/Forno a gas ventilato livello . Tagliate i pomodori a metà e disponeteli su una teglia. Spargete olio d’oliva, sale e pepe. Mettete a seccare in forno per 45 minuti.

Nel frattempo cuocete per 25 minuti le patate in acqua salata, scolatele e lasciatele raffreddare. Eliminate le due calottine alle estremità e tagliate a rondelle di 2 cm di spessore.

Fate rosolare la cipolla in olio e sale fino a doratura. Una volta preparate tutte le verdure, spennellate di olio una tortiera da forno 22 cm e ricoprite il fondo con carta da forno. In un pentolino cuocete ad alta temperatura burro e zucchero, rimestando di continuo con un cucchiaio di legno per ottenere un caramello semiscuro. Versatelo

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con cura nella tortiera, tenendola inclinata affinché si sparga uniformemente.

Distribuite le foglie di origano sminuzzate sul caramello.

Disponete le fette di patata, vicine tra loro sul fondo della tortiera. Negli spazi vuoti inserite delicatamente la cipolla e i pomodori e sul tutto spargete generosamente sale e pepe. Distribuite uniformemente sulle patate le fettine di formaggio caprino.

Tagliate un disco di sfoglia di un diametro maggiore di 3 cm rispetto a quello della tortiera, disponetelo sulla torta e con cura ripiegatene il bordo intorno alle patate. A questo punto potrete lasciare la torta a raffreddare anche per 24 ore.

Preriscaldate il forno a 200 gradi/Forno a gas ventilato livello 6. Infornate per 25 minuti, poi riducete la temperatura a 180 gradi/Forno a gas ventilato livello 4 e continuate la cottura per 15 minuti o fino a che l’impasto sia completamente cotto.

Togliete la torta dal forno e lasciatela riposare solo per 2 minuti. Appoggiate un piatto rovesciato sulla tortiera e con attenzione, ma in modo deciso, capovolgete tortiera e piatto insieme. Sollevate a questo punto la tortiera e servite la torta calda o tiepida.

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Topinambur con formaggio manouri e olio al basilico

Ecco un’insalata complessa che può fare tranquillamente da piatto unico

soddisfacente. L’ingrediente principale è il manouri, un formaggio greco di pecora dal sapore forte che io uso spesso. Se non riuscite a procurarvelo, usate l’halloumi

oppure un altro pecorino piuttosto molle.

Per quattro

500 g di topinambur succo di 2 piccoli limoni 4 rametti di timo

3 cucchiai di acqua

120 ml circa di olio d’oliva 400 g di pomodori ciliegini

400 g di formaggio manouri (o halloumi) a fette spesse 1 cm 1 indivia rossa o bianca in foglie separate

sale e pepe nero Olio al basilico

50 g di basilico (foglie e gambi) 20 g di prezzemolo (foglie e gambi) 1 spicchio d’aglio sbucciato

140 ml di olio d’oliva

Preriscaldate il forno a 220 gradi/Forno a gas ventilato livello 7. Cominciate con i topinambur. Spremete un limone in una terrina di media dimensione e aggiungeteci circa 500 ml di acqua. Pelate i topinambur con un pelaverdure, tagliateli per il lungo in fette da 1 cm di spessore e buttateli senza indugio nell’acqua acidulata per evitare che ingialliscano.

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Trasferiteli dall’acqua a una pirofila. Aggiungete il timo, il succo del secondo limone, l’acqua, un cucchiaio di olio d’oliva, sale e pepe. Mescolate il tutto e disponetevi sopra le fette di topinambur. Coprite con un foglio di alluminio e mettete in forno per 40-45 minuti o fino a quando i topinambur sono diventati teneri. Toglieteli dal forno e teneteli da parte in caldo.

Mentre i topinambur stanno cuocendo, preparate l’olio al basilico e i pomodori.

Mettete in un robot il basilico, il prezzemolo, l’aglio e avviate la macchina. Fateci colare adagio l’olio fino a incorporarlo completamente ottenendo un composto molto fluido.

Mettete una grande padella su una fiamma alta e lasciate che si scaldi bene,

versateci un cucchiaio di olio e i pomodori, date loro una cottura veloce agitando la padella affinché il colorito sia uniforme. Dopo 3-4 minuti dovrebbero essersi

leggermente scuriti conservando però la loro forma. Cospargeteli di sale, toglieteli dalla padella e metteteli insieme ai topinambur che nel frattempo si saranno cotti.

Quando siete pronti a servire, pulite la padella e versateci uno strato di olio d’oliva di 5 mm. Mettete la padella su una fiamma media e quando è ben calda friggete le fette di formaggio su entrambi i lati per 2 minuti circa o fino a che risultano ben colorite. Trasferitele su carta da cucina.

Disponete delle foglie di indivia sui piatti da portata e sistemateci sopra formaggio, topinambur, pomodori ciliegini e altre foglie. Guarnite con qualche goccia di olio al basilico. Servite subito.

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Spicchi di patate dolci con crème fraîche alla citronella

Il mio braccio destro nella redazione di questo libro è stata Claudine Boulstridge. Ha sperimentato diligentemente tutte le ricette, esprimendo critiche, dandomi idee, facendomi osservazioni di carattere generale ispirate dal buon senso. È una persona delicata, ma ho potuto sempre fare assegnamento sulla sua franchezza: quando qualche mia idea le sembrava assolutamente improponibile, me lo diceva. Per

giunta, Claudine è molto creativa: quella che segue è una ricetta sua, ed è stupenda.

Per quattro

3 patate dolci medie (in tutto 900 g) 4 cucchiai di olio d’oliva

1 cucchiaino di coriandolo macinato di cucchiaino di sale marino fine 1 peperoncino rosso fresco sminuzzato 15 g di foglie di coriandolo

Salsa

gambo di citronella 200 g di crème fraîche

scorza grattugiata e succo di 2 lime

50 g di radice fresca di zenzero pelata e grattugiata cucchiaino di sale marino fino

Preriscaldate il forno a 210 gradi/Forno a gas ventilato livello 6 . Lavate le patate dolci e non pelatele, tagliatele verticalmente a metà e poi dimezzatele altre due volte fino ad ottenere otto spicchi.

Mettete gli spicchi di patata in una teglia su carta da forno e spennellateli

leggermente con olio d’oliva. Spargeteci un misto di coriandolo macinato e sale.

Infornate per circa 25 minuti, fino a che le patate risultano tenere e dorate.

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Toglietele dal forno e lasciate che si raffreddino un po’ (si possono mangiare calde o a temperatura ambiente).

Mentre si raffreddano, preparate la salsa. Tagliate sottilmente la citronella o macinatela in un macinaspezie. Mescolatela con gli altri ingredienti per la salsa e mettete il tutto da parte.

Quando siete pronti a servire, sistemate gli spicchi su un grande piatto da portata, spargete il peperoncino e il coriandolo e servite la salsa a parte.

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Gnocchi di pastinaca in brodo

Ossi Burger, una cara amica famosa per la sua cucina sontuosa, escogita sempre soluzioni ingegnose per la sola vegetariana del gruppo, sua figlia Noa. Recentemente mi ha rivelato il suo trucco per ottenere un brodo vegetariano saporitissimo: ci mette delle prugne. Funziona, ve lo dico io! Potete tenere le verdure che vi avanzano dalla preparazione del brodo e servirle fritte oppure così come sono, con maionese o aioli (vedi qui)

Per quattro Brodo

3 cucchiai di olio d’oliva

3 carote sbucciate e tagliate a listarelle 5 gambi di sedano tagliati a pezzetti 1 grossa cipolla in quarti

sedano rapa pelato e tagliato a pezzi grossi 7 spicchi d’aglio sbucciati

5 rametti di timo

2 mazzettini di prezzemolo e un extra tritato per guarnire 10 grani di pepe

3 foglie di alloro 8 prugne

Gnocchi

1 piccola patata farinosa (200 g) sbucciata e tagliata a dadini 200 g di pastinache sbucciate e tagliate a dadini

1 spicchio d’aglio sbucciato

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30 g di burro

60 g di farina autolievitante 50 g di semolino

1 uovo di gallina ruspante sale e pepe bianco

Per preparare il brodo, scaldate l’olio d’oliva in una grossa pentola, metteteci tutte le verdure con l’aglio e rosolatele per qualche minuto fino a che risultano leggermente dorate. Aggiungete le erbe aromatiche, le spezie e le prugne e coprite con acqua fredda. Sobbollite per massimo 90 minuti, schiumando e aggiungendo se necessario altra acqua, in maniera che a fine cottura rimaniate con abbastanza liquido per quattro porzioni.

Travasate il brodo in un’altra pentola servendovi di un fine setaccio. Aggiungete, volendo, qualche carota, del sedano o del sedano rapa. Mettete da parte tenendovi pronti a riscaldare.

Per gli gnocchi, cuocete la patata, le pastinache e l’aglio in abbondante acqua salata fino a che si inteneriscono e scolateli. Svuotate e asciugate la pentola in cui avete cotto le verdure e rimettetecele. Mettete il burro e rosolate su fiamma media per qualche minuto, in modo da eliminare l’eccesso di umido. Quando le verdure sono calde, schiacciatele con uno schiacciapatate. Aggiungete la farina, il semolino, l’uovo, sale e pepe e mescolate in modo che gli ingredienti si amalghimino bene. Coprite con una pellicola trasparente e raffreddate per 30-60 minuti.

Riscaldate il brodo e assaggiate per controllare il condimento. In un’altra pentola portate dell’acqua salata a lieve bollore. Bagnate un cucchiaino nell’acqua e servitevene per immergere gli gnocchi. Quando vengono in superficie, lasciateli sobbollire per 30 secondi e poi tirateli fuori con una schiumarola.

Versate il brodo in quattro piatti fondi, metteteci gli gnocchi, guarnite con prezzemolo e servite immediatamente.

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Tempura di stagione

È la soluzione perfetta per tutte le verdure. Una cosa deliziosa, da mozzare il fiato (vedi qui).

Per quattro

1,2 kg (al netto) di verdure appena preparate (topinambur, broccoli, patate, patate dolci, carote, cavolfiori, sedani rapa, porri, pastinache, cavoli rapa, salsefiche, rape)

80 g di maizena e un extra per infarinare le verdure 80 g di farina autolievitante

210 g di acqua frizzante 2 cucchiaini di olio di colza

di cucchiaino di sale

semi di nigella e fiocchi di peperoncino per insaporire 700 ml di olio di girasole

Salsa intingolo

6 baccelli di cardamomo

scorza grattugiata e succo di 4 lime (circa 80 ml) 1 peperoncino verde fresco

50 g di coriandolo (foglie e steli) 1 cucchiaio di zucchero extrafine 4 cucchiai di olio di girasole

cucchiaino di sale 2 cucchiai di acqua

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Partite con la salsa. Pestate i baccelli di cardamomo in un mortaio e trasferite i semi in un robot. Buttate via i baccelli. Aggiungete gli altri ingredienti e mescolate in modo da ottenere una salsa omogenea e fluida.

Preparate le verdure. Non ci sono regole precise, ma cercate di farle a tocchi e di conservare, quando possibile, un po’ della loro forma originale – per esempio, le verdure rotonde tagliatele a spicchi sottili e quelle lunghe a listarelle o a strisce.

Eccovi alcuni utili suggerimenti. I cavolfiori e i broccoli divideteli in cimette di media dimensione, le barbabietole pelatele e tagliatele a fette o a spicchi di 5 mm di spessore, le patate e le patate dolci lasciatele con la buccia e tagliatele a fette di 8 mm di spessore. Per quanto riguarda topinambur, carote, pastinache, salsefiche, rape, sedani rapa, sbucciateli e tagliateli a listarelle sottili, di 1 cm di spessore, non troppo regolari. Dei porri limitatevi a tagliare le parti verdi.

Prima di iniziare a friggere le verdure, preparate un grande piatto con sul fondo carta da cucina. In un altro piatto mettete un po’ di maizena in cui infarinare le verdure. In una terrina combinate gli ingredienti per la pastella – farina, maizena, acqua

frizzante, olio di colza, sale – e mescolateli bene, per ottenere un miscuglio liscio e fluido. Aggiungete dei semi di nigella per dare colore e sapore e fiocchi di

peperoncino per dare piccantezza.

Versate l’olio per friggere in una padella media che ponete su una fiamma alta.

Quando è ben caldo, abbassate la fiamma a temperatura media. Durante la frittura, l’olio deve essere abbastanza caldo da friggere le verdure senza bruciarle.

Friggete quattro o cinque pezzi di verdura per volta. Passate prima ogni pezzo nella maizena, scuotetelo per eliminarne gli eccessi e poi immergetelo nella pastella, scuotetelo ancora e infine depositatelo delicatamente nell’olio. Rivoltate una volta i pezzi durante la cottura, per assicurarvi che si dorino uniformemente. Verdure tenere come i porri cuociono in un minuto circa, quelle più dure come le

barbabietole in 2 o più. Durante la cottura rimuovete ogni tanto dall’olio i frammenti bruciacchiati. Trasferite i pezzi pronti su carta da cucina e teneteli in caldo.

Una volta che tutte le verdure sono cotte, servitele subito, con la salsa intingolo a parte.

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Frittelle di patate dolci

Quando ero studente a Tel Aviv, nei primi anni Novanta del secolo scorso, abitavo nel centro trendy della città, intorno a Shenkin Street, e avevo l’abitudine di bighellonare nei caffè con gli altri studenti che, proprio come me, parlavano di cose importanti con un’aria di innocente presunzione. Nel cuore di quel quartiere centrale c’era un piccolissimo caffè, di nome Orna & Ella, che compendiava la scena: tutti volevano farsi vedere lì. Il simbolo di Orna & Ella erano le leggendarie frittelle di patate dolci, di cui offro qui una versione modificata.

Per quattro

1 kg di patate dolci sbucciate e tagliate a grossi pezzi 2 cucchiaini di salsa di soia

100 g di farina 1 cucchiaino di sale

cucchiaino di zucchero extrafine 3 cucchiai di cipollotti tritati

cucchiaino di peperoncino rosso fresco tritato (o di più se volete frittelle più piccanti)

burro per friggere Salsa

50 g di yogurt greco 50 g di panna acida 2 cucchiai di olio d’oliva 1 cucchiaio di succo di limone

1 cucchiaio di coriandolo sminuzzato sale e pepe nero

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Cuocete a vapore le patate dolci fino a che si sono ammorbidite, lasciatele in uno scolapasta a scolare per almeno un’ora. Nel frattempo mescolate gli ingredienti per la salsa fino a che risultano bene amalgamati e metteteli da parte.

Quando le patate dolci hanno perso la maggior parte della loro acqua, sistematele in una ciotola e aggiungete gli ingredienti rimasti, tranne il burro. Mescolate il tutto, preferibilmente con le mani, fino a che la mistura sia amalgamata e omogenea. Non esagerate, però. L’impasto deve essere colloso, se fosse troppo fluido aggiungete un po’ di farina.

Sciogliete del burro in una padella antiaderente. Per ogni frittella mettete nella padella un quantitativo pari a una cucchiaiata di impasto. Con il dorso del cucchiaio esercitate una pressione in modo da ottenere un disco di circa 8 cm di diametro e 1 cm di spessore. Friggete, da una parte e dall’altra, per circa 6 minuti o fino a quando si forma una bella crosta dorata. Mettete le frittelle tra due fogli di carta da cucina, per assorbire l’eccesso di burro. Servite calde o tiepide, con la salsa a parte.

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Strane cipolle

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Frittelle di porri

Mia zia, Yona Ashkenazi, fa delle frittelle di porri assolutamente divine, che si ispirano alle origini turche del suo defunto marito, Yaacov. Devo ammettere che sono molti anni che non gusto la sua mirabile cucina, ma queste frittelle e un’altra versione con gli spinaci restano tra le vivide e dolci memorie della mia infanzia.

Credo che le mie frittelle di porri siano molto somiglianti.

Non lasciatevi impressionare dalla lunga lista di ingredienti. È probabile che ne troverete parecchi nella credenza della vostra cucina. Per giunta la salsa non è obbligatoria. Uno spruzzata di limone o di succo di lime basteranno.

Per quattro

3 porri (in tutto 450 g privati del verde) 5 scalogni tritati

150 ml di olio d’oliva

1 peperoncino rosso fresco privato dei semi e sminuzzato 25 g di prezzemolo (foglie e steli fini) tritato

di cucchiaino di coriandolo macinato 1 cucchiaino di cumino macinato

di cucchiaino di curcuma macinata di cucchiaino di cinnamomo macinato 1 cucchiaino di zucchero

cucchiaino di sale

il bianco di 1 uovo di gallina ruspante 120 g di farina autolievitante

1 cucchiaio di lievito in polvere 1 uovo di gallina ruspante

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150 ml di latte

55 g di burro fuso non salato Salsa

100 g di yogurt greco 100 g di panna acida 2 spicchi d’aglio pestati

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