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mercoledì 28 FEBBRAIO 1979

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(1)

R es o c o n ti PaTla.menta.ri 335 A s s e m b le a R e g io n a le S icilian o

V i l i Legislatura CCC SED U TA 28 Febbraio 1979

C C C S E D U T A

(Antimeridiana)

2 ‘rZ

m e r c o l e d ì 28 FEBBRAIO 1979

Presidenza del Presidente DE PASQUALE indi

del Vice Presidente D’ALIA

I N D I C E

Commissioni legislative:

(Comunicazione di richieste di parere) . (Comunicazione di parere reso)

Dichiarazióni del Presidente della Regione in ordine al « Piano economico triennale 1979- 1981»:

FR3ESIDENTE . ...

MATTARELLA * , Presidente della Regione F E D E ...

Disegni di legge;

(Annunzio di presentazione) . . . .

Interrogazioni;

( A n n u n z i o ) ... ... .

Interpellanze:

( A n n u n z i o ) ...

(Per lo svolgimento urgente):

PRESIDENTE ...

Me s s i n a ... ...

MATTARELLA, Presidente della Regione .

(*) Intervento corretto dall’oratore.

Pag.

335 336

340 340 340

La seduta è aperta alle ore 10,45.

DI CARO, segretario ff., dà lettura del processo verbale della seduta precedente, che, non sorgendo osservazioni si intende appro~

vaio.

Annunzio di presentazione di disegni di legge.

PRESIDENTE. Comunico che in data 23 febbraio 1979 sono stati presentati i seguenti disegni di legge:

— « Norme per la prevenzione e la cura delle malattie da gozzo » (566), dal Presi­

dente della Regione (Mattarella) su proposta dell’Assessore per la sanità (Piacenti);

— « Norme in tema di riorganizzazione dell’assistenza psichiatrica nella Regione si­

ciliana » (567), dal Presidente della Regione (Mattarella) su proposta dell’Assessore per la sanità (Piacenti).

Comunicazioni di richieste di pareri da parte del Governo alle Commissioni legislative.

PRESIDENTE. Comunico che sono perve­

nute le seguenti richieste di parere da parte del Governo assegnate alle competenti com­

missioni legislative:

« Questioni istituzionali, organizzazione am ­ ministrativa, enti locali territoriali e isti­

tuzionali »

— Schema di statuto della Comunità Mon­

tana Zona « E » con sede in Mistretta. (67/1) Pervenuta in data 26 febbraio 1979 e tra­

smessa in data 27 febbraio 1979.

« Igiene e sanità, assistenza sociale » -— Nuova destinazione dell’Ospedale psi­

chiatrico di Messina in costruzione in con-

Resoconti, f. 49 (500)

(2)

R e s o c o n ti P a r la m e n ta r i 336 A s s e m b le a R e g io n a le S icilia n a

V i l i Legislatura CCC SED U TA 28 Febbraio 1979

trada Papardo. Richiesta di parere ai sensi della legge regionale 3 giugno 1975, nu­

mero 27. (66/VII). Pervenuta in data 26 febbraio 1979 e trasmessa in data 28 feb­

braio 1979.

Comunicazione di parere reso da Commissione legislativa.

PRESIDENTE. Comunico che, nella riu­

nione del 21 febbraio 1979, è stato reso dalla competente commissione legislativa « Pub­

blica istruzione, beni culturali, ecologia, la­

voro e cooperazione » il seguente parere:

— Piano straordinario di formazione pro­

fessionale e programmi di cui agli articoli 18, 19, 20 e 25 della legge regionale 18 agosto 1978, numero 37, sull’occupazione gio­

vanile (48/VI).

Annunzio di interrogazioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segreta­

rio a dare lettura delle interrogazioni pre­

sentate.

DI CARO, segretario ff.:

« All’Assessore agli enti locali, all’Asses­

sore alla sanità e aH’Assessore ai lavori pub­

blici perché intervengano, in relazione all’

esposto-denunzia avanzato dai Consiglieri comunali del Comune di Motta d’Affermo (Messina), signori dottor Antonino Noto, dottor Francesco Catanzaro e architetto Giuseppe Battaglia.

Nel detto esposto-denunzia veniva fatto presente che parte delle somme, assegnata a quel Comune in base alla legge numero 34 del 1978, erano state utilizzate dal Consi­

glio comunale, col voto di maggioranza, per opere diverse da quelle igienico-sanitarie e previa dichiarazione che questi problemi era­

no risolvibili con un finanziamento della Cassa per il Mezzogiorno.

L ’interrogante chiede se non intendano intervenire onde accertare quanto dettaglia­

tamente è stato evidenziato dai Consiglieri di minoranza ed al fine di impegnare le som­

me stanziate nella citata legge numero 34 per risolvere i gravi problemi igienico-sani- tari che debbono trovare assoluta priorità,

anche per l’aleatorietà del finanziamento da parte della Cassa per il Mezzogiorno che, peraltro, riguarda anche la borgata di Torre- muzza » (729).

Messin a.

« A ir Assessore al territorio e all’ambiente per sapere quali provvedimenti intende adottare nei confronti del Piano di lottizza­

zione, approvato dal Comune di Paterno (Catania), relativo a terreni ricadenti in contrada Serra La Nave e chiaramente il­

legittimo.

Tale Piano di lottizzazione, infatti, oltre a violare le leggi vigenti pregiudica grave­

mente i peculiari valori ambientali del ter­

ritorio interessato e rischia di compromettere il funzionamento della vicina sede stellare dell’Osservatorio Astrofisico di Catania » (730).

Laudani - Bua - Lam icela - Toscano.

« All’Assessore agli enti locali e all’Asses­

sore ai lavori pubblici, per sapere se risulta loro che:

— ai lavori di trasformazione della strada agricola di allacciamento della frazione Ar- tale all’abitato di Furci Siculo (Messina) non si è proceduto in conformità al progetto;

— per non procedere alla demolizione della vasca di un privato cittadino situata sul tracciato della strada, ne è stata realiz­

zata la copertura non facendo figurare nella dimensione progettuale la esistenza della stessa vasca al fine di carpire l’approvazione dell’Assessorato ai lavori pubblici;

— anche in forza della copertura sono stati costruiti muri di sostegno che raggiun­

gono Tdltezza di otto metri che, invece di valorizzare, hanno gravemente danneggiato i poderi agricoli e le abitazioni adiacenti;

— di conseguenza per tutelare interessi privati sono stati sperperati ingenti fondi dell’erario.

L ’interrogante, pertanto, chiede di sapere, se risultano fondati i suddetti motivi, quali provvedimenti intendano adottare le auto­

rità regionali competenti » (731) {L ’interro- qante chiede la risposta scritta).

Fede.

(3)

R es o c o n ti P a r la m en ta ri 337 A s sem b le a R eg io n a le S icilian a

V i l i Legislatura CCC SEDUTA 28 Febbraio 1979

« Al Presidente della Regione e all’Asses­

sore alla sanità per sapere quali interventi siano previsti dairAmministrazione regionale per il completamento e l ’entrata in funzione dell’ospedale di Naso (Messina).

Risulta all’interrogante che da tempo è stata stanziata la somma di un miliardo e sessanta milioni che pare sia rimasta bloc­

cata alla Corte dei conti.

L ’interrogante chiede inoltre di conoscere se le strutture edilizie del suddetto noso­

comio, abbandonate per tanto tempo, risul­

tano ancora valide e se la Regione ha un programma di classificazione dei servizi non­

ché un programma di assunzione di perso­

nale » (732).

Fed e.

« Al Presidente della Regione e all’Asses­

sore ai lavori pubblici per sapere quale in­

terpretazione deve essere data alla circolare 8 febbraio 1979 avente per oggetto la legge regionale numero 38 "Attuazione delle prov­

videnze disposte dal decreto legge 26 mag­

gio 1978, numero 225, convertito in legge 27 luglio 1978, numero 394, a favore delle popolazioni della provincia di Messina col­

pite dal terremoto dell’aprile 1978”.

Essa infatti ha destato perplessità ed al­

larme sia tra i destinatari dei soccorsi che tra gli amministratori, soprattutto perché si è voluta riservare la competenza, circa 1’

espletamento delle pratiche, a strutture sta­

tali che, già più volte in occasioni analoghe, si sono dimostrate inadeguate a risolvere tempestivamente problemi di immediato in­

tervento » (733).

Fede. PRESIDENTE. Delle interrogazioni testé annunziate, quella con richiesta di risposta scritta è già stata inviata al Governo, quelle con richiesta di risposta orale saranno iscritte all’ordine del giorno per essere svolte al loro turno.

Annunzio di interpellanze.

PRESIDENTE. Invito il deputato segreta­

rio a dare lettura delle interpellanze pre­

sentate.

DI CARO, segretario ff.:

« All’Assessore al territorio e aU’ambiente e all’Assessore ai beni culturali e ambientali e alla pubblica istruzione;

— per sapere se è a loro conoscenza che in contrada Capotine (Comune di Vittoria) la media vallata dell’Ippari è permanente- mente aggredita da irrazionali e massivi la­

vori di scavo, che stanno compromettendo, in modo definitivo, Tarmonia estetico-am­

bientale di un’ampia zona caratterizzata da una originale sequenza di pendii collinari.

Tale sistematica aggressione dell’ambiente naturale del territorio comporta, a breve scadenza, un serio pericolo di frane oltre che la liquidazione di un notevole patrimo­

nio archeologico, caratterizzato dalla presen­

za di sepolture preistoriche' del primo pe­

riodo bronzeo;

— per conoscere quali interventi imme­

diati e quali provvedimenti s’intendano adot­

tare per evitare — intanto -— lo scempio ambientale suddetto » (471).

Cagnes.

« All’Assessore ai beni culturali e ambien­

tali e alla pubblica istruzione per conoscere l’esito dell’intervento presso il Ministero del­

la pubblica istruzione inteso ad ottenere i ne­

cessari pro'wedimenti di legge per l’incor­

porazione dell’ex Convitto Dante Alighieri nel patrimonio del Comune di Messina, on­

de utilizzarlo per scopi culturali e sociali di interesse collettivo.

L’interpellante ricorda che tale impegno è stato assunto in Aula dal Governo nella seduta del 7 giugno 1978 ed è conseguente alla approvazione della mozione numero 75 e fa presente l’urgenza della risposta stante che, dalle notizie riportate dalla stampa, è prossima la vendita giudiziaria dello stabile dell’ex Convitto con il rischio di far per­

dere una valida struttura culturale e di consegnare il tutto alla speculazione edili­

zia. Di ciò avrebbe grave responsabilità an­

che il Governo della Regione per non avere fatto quanto dovuto e necessario per una positiva soluzione » (472).

Messina.

« Al Presidente della Regione, all’Asses­

sore ai lavori pubblici per sapere se non intendano modificare con urgenza la circo­

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R e s o c o n ti P a r la m e n ta r i 338 — A s s e m b le a R e g io n a le S icilia n a

V i l i Legislatura CCC SED U TA 28 Febbraio 1979

lare 8 febbraio 1979, per le parti in cui è in contrasto con la legge 18 agosto 1978, numero 38, recante provvidenze per i co­

muni del messinese danneggiati dal terre­

moto del 16 aprile 1978.

La predetta circolare, tra l’altro, in con­

trasto con la legge, non considera prima unità abitativa la casa data in locazione, im­

pone che i progetti siano approvati anche dal Genio civile e dalla Sovrintendenza (cosa che farebbe perdere anni di tempo...), detta indicazioni erronee sia per la ricostru­

zione sulla stessa area che su area diversa, eccetera.

Inoltre non vengono fornite indicazioni sul prezziario che le commissioni dovranno adottare in maniera uniforme, sulle spese per il trasporto del materiale in siti distanti dal­

le strade rotabili, eccetera.

L’interpellante, peraltro, sottolinea il fatto che le istruzioni esplicative sono state ema­

nate con circa sei mesi di ritardo e che an­

cora ai comuni non sono state accreditate le somme sulla base del dettato della legge, cose queste che danno la sensazione di un com­

portamento sabotatorio del Governo volto a vanificare i poteri decentrati previsti dalla legge regionale e a mettere in difficoltà le amministrazioni comunali » (473) {L ’in ter­

pellante ch ied e lo svolgim ento con urgenza).

Messina.

« Al Presidente della Regione per sapere se non intenda modificare con urgenza la circolare del 6 febbraio 1979, per le parti in cui è in contrasto con la legge 2 gennaio 1979, numero 1, che attribuisce ai comuni funzioni amministrative regionali.

Particolarmente la modifica si impone in ordine ai seguenti punti;

1) nella attribuzione ai Comuni delle fun­

zioni degli enti comunali di assistenza van­

no comprese anche quelle relative alla ge­

stione degli enti di assistenza e beneficenza, delle opere pie, eccetera che, sia pure in via provvisoria, si vogliono attribuire all’Asses­

sorato per gli enti locali (una nuova e grave forma di accentramento);

2) il Comune deve avere diritto a facoltà, unitamente agli altri organi statali e regio­

nali, a vigilare sugli istituti di ricovero per l’infanzia e per gli anziani, anche nella pro­

spettiva di espletare tale compito istituzio­

nale;

3) non vi è alcuna ragione perché i co­

muni, singoli o associati, subordinino la isti­

tuzione di colonie e campeggi alla preven­

tiva autorizzazione dell’Assessorato per gli enti locali, in quanto ciò è affidato alla li­

bera determinazione dei consigli comunali.

Gli interpellanti, peraltro, nel sottolineare il ritardo nella ripartizione e assegnazione ai comuni delle somme stanziate per i ser­

vizi sociali e le opere pubbliche, chiedono di sapere se si intendono emanare i prov­

vedimenti che consentano ai Consigli comu­

nali l’impiego tempestivo, programmato e ra­

zionale delle disponibilità e se il Governo intende intervenire presso il Ministero della pubblica istruzione perché gli insegnanti di­

staccati in posizione di comando presso i Pa­

tronati scolastici e loro consorzi rimangano nella stessa posizione presso i comuni, onde consentire il prosieguo della loro attività » (474) {Gli interpellanti chiedono lo svolgi­

m ento con urgenza).

Messina - Russo Michelan­

gelo - VizziNi - Lam icela - Motta.

« Al Presidente della Regione, per cono­

scere quale giudizio dà sullo stato di attua­

zione in Sicilia della legge numero 285 del 1977 e successive modifiche e, segnatamente, se non ritiene che in questo settore si siano manifestati, da parte deirAmministrazione regionale, lentezze e ritardi evidenti e tanto più gravi in quanto sembrano rivelare una grave sottovalutazione del grado di dram­

maticità cui è giunto in Sicilia il fenomeno della disoccupazione giovanile.

Per sapere se ritiene che il Governo della Regione debba continuare ad avere un at­

teggiamento di inerzia assoluta nell’orienta­

mento del mercato del lavoro in Sicilia; se ritiene di poter continuare ad assistere da spettatore al fatto che oltre 4.000 lavoratori siano stati negli ultimi mesi avviati al lavoro mediante assunzioni dalle liste ordinarie, a fronte dei poco più di 100 giovani avviati al lavoro mediante assunzione dalle liste spe­

ciali; se non ritiene di dover richiedere alla Sicindustria il mantenimento deH’impegno già da tempo assunto, di procedere alla sti­

pula di 6.000 contratti di formazione.

(5)

fìe s o c o n ti P a r la m en ta ri 339 A s sem b le a R eg io n a le S icilian a

V i l i Legislatura CCC SEDUTA 28 Febbraio 1979

Per conoscere quali sono i motivi per cui il programma annuale regionale per la for­

mazione professionale previsto dall’articolo 2 del decreto-legge numero 351 del 1978, che doveva essere redatto entro e non oltre il 30 settembre 1978, non è stato finora redatto;

quali sono i motivi per cui la commissione per la mobilità della manodopera prevista dall’articolo 22 della legge numero 675 del 1977 non è stata alla data odierna ancora istituita.

Per sapere, relativamente agli otto pro­

getti specifici elaborati dalla Regione ed ap­

provati dal Cipe:

1) se è a sua conoscenza che la forma­

zione professionale dei giovani finora assunti è risultata largamente insoddisfacente e tal­

volta inesistente;

2) se risponde a verità, e in questo caso quali iniziative intenda assumere il Governo della Regione per fare rispettare la legge, che i giovani assunti per la realizzazione dei vari progetti specifici, vengano abbandonati a se stessi, senza direttive di lavoro, in qual­

che caso assolutamente disoccupati e che in vari cornimi tali giovani vengano, in modo assolutamente arbitrario, utilizzati come dat­

tilografi o archivisti;

3) quanti mesi dovranno ancora trascor­

rere prima che vengano attuati i progetti specifici 5, 6, 7 e 8.

E ancora per sapere se è a conoscenza del fatto che le graduatorie dei giovani iscritti nelle liste speciali sono state redatte, in generale in aperto contrasto con quanto prescrive l ’articolo 5 del decreto-legge nu­

mero 351 del 1978, che prevede di tener conto del reddito familiare e personale degli interessati: e, in questo caso, quali inizia­

tive intende assumere per fare rispettare pienamente la legge.

Per quanto attiene più direttamente agli adempimenti relativi all’attuazione della leg­

ge regionale numero 37 del 1978 sull’occu­

pazione giovanile, sembra assolutamente evi­

dente che la legge stessa non ha fin qui prodotto, e dopo vari mesi dalla sua appro­

vazione, nessuno degli effetti positivi che era ed è in grado di produrre, ove applicata puntualmente e correttamente.

Anche qui sembra agli interpellanti che, nonostante uno strumento legislativo che,

seppur parzialmente, consentiva pur sempre di dare una risposta politica non assisten­

ziale alla richiesta di lavoro delle giovani generazioni, l’Amministrazione regionale non sia stata in grado di attuare questa politica, non intervenendo per rimuovere gli ostacoli, allorché questi si sono manifestati e, anzi, frapponendone essa stessa di altri.

Segnatamente gli interpellanti chiedono di conoscere:

1) quali e quanti comuni siciliani hanno redatto gli elenchi di terreni demaniali e patrimoniali di cui all’articolo 4 della legge numero 37 del 1978; quali iniziative ha assunto rAmministrazione regionale per ri­

chiedere ai comuni inadempienti il rispetto pieno della legge;

2) per quali motivi non è stato ancora pubblicato, dopo oltre due mesi dalla sca­

denza prevista dalla legge, l’elenco delle terre demaniali e patrimoniali della Regione;

3) se è vero che l’Esa e l’Afdrs hanno dichiarato di non voler mettere a disposi­

zione delle cooperative agricole giovanili ter­

reni di cui hanno la disponibilità e, in que­

sto caso, se ritiene di poter consentire con tale grave decisione;

4) i motivi per i quali non sono state ancora erogate nonostante le molte ricliieste avanzate già da mesi dalle cooperative gio­

vanili le provvidenze previste dal terzo com­

ma dell’articolo 8 della legge numero 37 del 1978;

5) se ha avviato contatti con le Associa­

zioni degli artigiani siciliani per favorire il ricorso da parte delle aziende artigiane agli incentivi previsti dall’articolo 16 per ogni giovane assunto tramite le liste speciali;

6) quanti e quali comuni siciliani hanno fin qui utilizzato i fondi di cui all’articolo 22 per stipulare convenzioni con cooperative di giovani e quali iniziative ha assunto il Governo della Regione per mettere in grado i comuni siciliani di potere concretamente utilizzare le provvidenze previste dal citato articolo 22;

7) per quali motivi i programmi di assi­

stenza finanziaria e tecnica alle cooperative giovanili, previsti dall’articolo 26 della legge

(6)

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V ili Legislatura

cec

SED U TA 28 Febbraio 1979

numero 37, non siano stati ancora redatti dalla Presidenza della Regione;

8) quali iniziative siano state messe in atto per fare in modo che i pareri dei vari Assessorati regionali o degli Ispettorati pro­

vinciali dell’agricoltura sui progetti predi­

sposti dalle varie cooperative, ai sensi della legge numero 37, venissero dati entro i ter­

mini di legge e con criteri tra di loro non difformi;

9) quanti progetti di sviluppo siano in atto depositati presso gli Ispettorati provin­

ciali dell’agricoltura e su quanti sia stato già espresso un parere;

10) quanti progetti siano giacenti presso i vari Assessorati regionali e su quanti sia già stato espresso un parere.

Sembra infine evidente che se la legge regionale numero 37 del 1978 ha prodotto un fiorire notevole di iniziative giovanili nel campo della cooperazione agricola, turistica, socio-sanitaria e dei servizi m genere, ha d’altro verso incontrato forti resistenze poli­

tiche che ne hanno ostacolato, in molti modi e spesso strumentalmente, il cammino; da­

vanti a questo dato di fatto incontroverti­

bile gli interpellanti chiedono di conoscere quali iniziative il Governo della Regione in­

tenda assumere per rimuovere tutti gli osta­

coli e favorire la piena attuazione della legge » (475) (Gli interpellanti chiedono lo svolgim ento con urgenza).

Amata - Russo Michelangelo

- VizziNi - Cagnes - Ficarra - Laudani - Toscano - Am m a-

VU TA - Carpi'.

PRESIDENTE. Trascorsi tre giorni dall’

odierno annunzio senza che il Governo ab­

bia dichiarato che respinge le interpellanze o abbia fatto conoscere il giorno in cui intende trattarle, le interpellanze stesse sa­

ranno iscritte aH’ordine del giorno per essere svolte al loro turno.

Per lo svolgimento urgente di interpellanza.

MESSINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MESSINA. E ’ stata annunziata la presen­

tazione di una mia interpellanza relativa agli adempimenti che il Governo si era impe­

gnato a compiere per il convitto Dante Ali- gheri di Messina.

Chiedo che questa interpellanza sia trat­

tata con assoluta urgenza dato che gli im­

pegni assunti dal Governo risalgono a ben sei mesi fa e che la situazione a Messina sta precipitando.

PRESIDENTE. L ’ onorevole Messina ha chiesto lo svolgimento urgente della inter­

pellanza numero 472 relativa a « Iniziative per realizzare Tincorporamento dell’ex con­

vitto Dante Aligheri nel patrimonio del Co­

mune di Messina ».

Questo argomento è stato già affrontato dall’Assemblea attraverso la discussione di una mozione a seguito della quale il Go­

verno s’era impegnato ad intervenire; adesso, invece, si sta per espletare la vendita all’

asta di questo edificio pubblico.

Il Governo ha da rendere qualche dichia­

razione?

MATTARELLA, Presidente della Regione.

Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTARELLA, Presidente della Regione.

Onorevole Presidente, non c’è nessuna obie­

zione a svolgere questa interpellanza in tempi ravvicinati, ma solo l’esigenza di per­

mettermi un raccordo con l’Assessore com­

petente al ramo.

Mi riservo pertanto di comunicare la data di svolgimento della interpellanza in que­

stione nel corso della prossima settimana.

PRESIDENTE. Non sorgendo osservazioni, rimane cosi stabilito.

Dichiarazioni del Presidente della Regione in ordine al « Piano economico triennale 1979- 1981».

PRESIDENTE. Si passa al punto secondo delFordine del giorno: Dichiarazioni del Pre­

sidente della Regione in ordine al « Piano economico triennale 1979-81 ».

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R eso co n ti P a r la m en ta ri 341 A s s e m b le a R eg io n a le S icilian a

V i l i Legislatura CCC SEDUTA 28 Febbraio 1979

Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.

MATTARELLA, Presidente della Regione.

Onorevole Presidente, onorevoli colleglli, il 31 agosto dello scorso anno venne presen­

tato il documento Pandolfi destinato ad inci­

dere profondamente nel processo di sviluppo del Paese e quindi subito oggetto di un acceso dibattito fra le forze politiche, sociali e culturali. Da parte della Regione si è avviato da quella data un dibattito appro­

fondito di esame e di valutazione del nuovo processo di programmazione che quel docu­

mento avviava.

Tale processo si è articolato in due dire­

zioni, runa interna alla Regione, l’altra ester­

na, entrambe indirizzate ad un’azione poli­

tica generale e coordinata nell’interesse della Sicilia.

Sul piano interno si è dato vita, sulla base di dichiarazioni da me rese dinanzi a questa Assemblea nella seduta del 12 otto­

bre 1978, ad un dibattito conclusosi con 1’

approvazione di un ordine del giorno che costituisce la base della posizione siciliana sul documento.

Da quella data è seguito un confronto serrato tra le forze politiche siciliane, ed in particolare tra le forze della maggioranza, che sono pervenute ad una valutazione uni­

taria di questo problema cosi significativo ed importante, valutazione che costituisce la base di queste mie dichiarazioni.

Tale posizione può essere riassunta bre­

vemente in un positivo giudizio di metodo riferito soprattutto alla scelta della pro­

grammazione, intesa, come dichiarò a suo tempo lo stesso ministro Pandolfi, come su­

peramento di una gestione inerziale della economia limitata agli aspetti meramente congiunturali per passare ad una gestione attiva di tipo programmatico che facesse ri­

ferimento a modifiche strutturali, prima fra tutte quella dell’assetto produttivo del Paese.

A questo proposito era necessario però te­

nere ben presente che caratteristiche tipiche di tale assetto produttivo sono i gravi squi­

libri territoriali e settoriali e un insufficien­

te grado di avanzamento tecnologico: a que­

sti fattori non sembra che nella stesura del documento e dello stesso Programma trien­

nale si sia fatto riferimento con la neces­

saria incisività.

L ’ordine del giorno allora approvato dall’

Assemblea regionale siciliana formulava poi una serie di modifiche, integrazioni e veri­

fiche da compiere sulla proposta Pandolfi prima di arrivare alla stesura del Program­

ma triennale ’79 - ’81: con il che la Sicilia tendeva a riproporre con forza una propria autonoma e vivace capacità propositiva, in positivo, piuttosto che limitarsi stancamente a riproporre i temi ormai frusti di una vec­

chia concezione della battaglia meridiona­

lista.

Sul piano esterno si è dato luogo, a par­

tire dallo stesso mese di ottobre, ad un dia­

logo politico con la rappresentanza parla­

mentare nazionale eletta in Sicilia, alla qua­

le con una serie di comunicazioni e di in­

contri si è fornita puntuale e continua in­

formazione ed occasione di diretto confronto sulle posizioni della Regione.

Nel corso di tali contatti si è tenuto conto non solo nel documento Pandolfi e del pro­

gramma triennale ma anche di una serie di gravi problemi che via via venivano a ma­

turazione e nei quali erano coinvolti rile­

vanti interessi della comunità regionale: fra questi in primo luogo i piani di settore ai sensi della legge numero 675, il piano della cantieristica, quello agricolo-alimentare, i problemi dell’agricoltura e della difesa del territorio, quello della metanizzazione del Mezzogiorno, quello del riequilibrio delle zone interne.

Quest’ultima azione ha riscosso e riscuote rilevanti consensi soprattutto sul piano del metodo che tende a raccordare opportuna­

mente la linea politica regionale e nazio­

nale in difesa della Sicilia e della sua realtà produttiva ed occupazionale, e fa scorrere un utile flusso di informazioni da e per la Si­

cilia.

Questo processo di esame, di valutazione attenta ed infine di giudizio sul documento Pandolfi prima e sul programma triennale poi non si è arrestato ed anzi procede per far si che la pausa destinata alla ricerca di una soluzione della crisi politica nazio­

nale venga messa a frutto nella nostra Re­

gione affinché al momento della auspicabile costituzione del nuovo Governo, che non po­

trà non avere al centro della propria azione il programma triennale, la Sicilia si trovi pronta con una serie di proposte costruttive nell’interesse del proprio sviluppo mai di-

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Resoconti P a r la m e n ta r i 342 A s s e m b le a R e g io n a le S icilian a

V i l i Legislatura CCC SED U TA 28 Febbraio 1979

Sgiunto però daU’interesse dell’intera area meridionale la cui ottica complessiva rimane a base delle valutazioni compiute dalla Re­

gione.

Si tratta anche per la Regione di offrire al dibattito politico nazionale una serie di indicazioni che possano fornire un contri­

buto alla identificazione della strada giusta in direzione di uno sviluppo finalmente equilibrato. Un contributo quindi al dibattito politico intorno ai tempi del Programma triennale, di vitale interesse per l ’aw enire del Paese. Un contributo attivo e vivace per la completezza e per il tentativo stesso che pone in essere, di recare cioè da una Re­

gione come la Sicilia una chiave interpreta­

tiva del programma che non sia sterilmente limitata alla salvaguardia di interessi regio­

nali ma che guardi ad esso con la necessa­

ria attenzione nella piena consapevolezza che proprio perché si tratta di un momento im­

portante di riavvio della programmazione nazionale, esso abbisogna di un consenso quanto più vasto e articolato, frutto anche

— ed è questo il nostro caso — di un dibat­

tito che pur svolto in sede regionale non perda mai di vista la visione unitaria della realtà deU’intero Mezzogiorno e del ruolo che in essa giocano le Regioni, tutte le Re­

gioni, quelle del Sud non meno di quelle del Nord, impegnate in questa difficile fase della vita del Paese.

Non può farsi a meno tuttavia di osser­

vare che taluni elementi di incertezza, al­

cuni di carattere internazionale altri di ca­

rattere interno, mettono a repentaglio non solo le ipotesi quantitative del Piano ma la sua stessa realizzazione.

Tra i primi sono da indicare il problema del prezzo del petrolio e della sua disponibi­

lità.

, A questo proposito c’è un dato riferito dal Ministro deH’industria Prodi secondo cui all’Italia verrebbe a mancare nel corso del 1979 il 7 per cento circa del quantitativo stimato necessario per lo sviluppo dell’indu­

stria. Si renderanno necessari quindi ulte­

riori risparmi energetici e non è da esclu­

dere che essi possano essere ottenuti me­

diante inasprimenti delle tariffe.

Ciò tuttavia non deve costituire alibi

— come pure va affiorando in questi gior­

ni — per bloccare la espansione della base produttiva industriale e per indicare ancora

una volta edilizia ed agricoltura come pos­

sibili settori rifugio ai quali affidare uno sviluppo di stampo congiunturale, tempora­

neo e, in definitiva, fittizio.

Comunque molte delle ipotesi quantita­

tive poste a base del Programma vanno ri­

viste tenuto conto che le nostre importazioni ci verranno a costare di più mentre i rin­

cari del greggio potrebbero sottoporci a nuo­

ve tensioni inflazionistiche. Tensioni del re­

sto già registrate dagli osservatori congiun­

turali più aggiornati, con l’aumento deU’in- dice dei prezzi al consumo verificatosi in gennaio (più 1,9 per cento), anche se con tutta probabilità attribuibile, almeno per un buon 50 per cento circa, agli effetti della

applicazione dell’equo canone.

Non mancano però a questo riguardo in­

dicazioni di segno opposto come ad esempio l’incremento della produzione industriale e, collegato a questa, quello di oltre il 40 per cento deH’indice generale degli ordinativi dei settori industriali che lavorano su commessa, verificatosi nel settembre 1978 rispetto al settembre del 1977.

Vi è poi il rischio della tenuta del dol­

laro e di suoi eventuali indebolimenti, non­

ché i dubbi sugli effetti ancora ignoti dell’

avvio, frattando ancora ritardato, dello Sme.

Sono da ricordare poi l’incerta soluzione della crisi politica alla quale si è già fatto cenno e l’andamento delle trattative sul rin­

novo dei contratti di lavoro, primo fra tutti quello dei metalmeccanici.

Per quel che concerne in particolare ta­

lune specifiche ipotesi quantitative del pro­

gramma va precisato che a specificazione deH’effetto occupazionale, il documento, dopo aver cifrato in 550-600 mila i posti di lavoro che sarebbe possibile creare con l’attuazione delle azioni previste, precisa esplicitamente che il saldo algebrico dei mo­

vimenti occupazionali sarà assai modesto in quanto la creazione « a nuovo », pur som­

mata all’ipotizzato riassorbimento di quote eccedentarie presenti nei settori industria ed agricoltura, dovrà controbilanciare l ’ingresso sul mercato del lavoro di circa 500 mila nuove unità.

A questo riguardo è da tenere presente che secondo recenti dati vi sono nel Mez­

zogiorno ben 870.000 disoccupati (dati 1978) mentre è calcolato in 165.000 unità in più, nel triennio ’79 - ’81, l’incremento delle for­

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ze di lavoro residenti in assenza di movi­

menti migratori.

Non è forse inutile ricordare taluni dati sulla occupazione in Sicilia nel ’78. Gli oc­

cupati sono stati nell’anno trascorso 1.413.000 mentre i disoccupati ammontano a 145.000 unità, pari al 10 per cento circa, contro un tasso di disoccupazione nell’intero Paese in­

feriore di ben tre punti a quello registrato in Sicilia. La media mensile degli iscritti agli uffici di collocamento, nei mesi da gen­

naio ad agosto del 1978, è aumentata, ri­

spetto a quella registrata nel 1977, passando a 184.000 iscritti rispetto ai 176.000 regi­

strati nell’anno precedente.

Le scelte strategiche del Programma trien­

nale partono da un discorso di fondo che è quello della produttività del sistema recupe­

rata più attraverso un confronto tra l ’area industrializzata del Paese e l’Europa (e quin­

di attraverso l’aumento delle esportazioni nei settori produttivi che, nel contesto di questo confronto, lo consentano) che non at­

traverso la identificazione di vocazioni pro­

duttive del Paese nel suo complesso e quin­

di partendo dall’analisi di tutte le sue risorse e nel contesto di un confronto con l’Europa allargata all’area mediterranea.

In tal modo si finisce col dare al Mezzo­

giorno, in termini di ruolo e di risorse fi­

nanziarie, quello che resta dell’operazione di recupero dell’esistente.

Risulta altresì' disorientante la prospettiva appiattita in cui vengono presentati gli in­

terventi operativi senza distinzione dello sta­

dio di avanzamento progettuale, in cui ognu­

no di essi si trova al momento della pre­

visione: tale annotazione va fatta in paral­

lelo con la constatazione che le cifrature quantitative il più delle volte non distin­

guono sufficientemente fra stanziamenti, im­

pegni, spese: il che rende impossibile anche in via d’ipotesi la costruzione attendibile di una successione temporale degli effetti.

Non può non rilevarsi però che il Program­

ma contiene qualche elemento di novità ri­

spetto alla proposta Pandolfi. E del resto abbiamo avuto occasione di notare taluni passi in avanti rispetto al primo documento già nel dibattito svoltosi in quest’Aula in ot­

tobre, prima del quale era già stata pubbli­

cata la Relazione previsionale e programma­

tica, che conteneva nella parte dedicata al Mezzogiorno alcune indicazioni, soprattutto

in tema di centralità della questione meri­

dionale, che ritroviamo nel Programma trien­

nale. Ma indicammo fin da allora la neces­

sità di integrare le finalità della proposta Pandolfi, dirette alla eliminazione dei nodi strutturali del sistema economico nazionale individuati soltanto nell’aumento spropor­

zionato a quello dei nostri partners euro­

pei del costo del lavoro per unità di pro­

dotto ed all’espandersi della spesa pubblica cui si aggiungeva la attivazione di più va­

sti processi di mobilità della manodopera.

Tali finalità sono rimaste al centro dell’

analisi, ancorché più sofisticata, posta a base del Programma triennale. Ad esse si fa se­

guito però indicando al punto 55 i due obiet­

tivi del programma stesso nell’aumento dei posti di lavoro e nello sviluppo del Mezzo­

giorno, due obiettivi che, come è stato esat­

tamente osservato, si sostanziano poi in uno solo, tenuto conto che la situazione dell’area settentrionale del Paese, ove è carente la ma­

nodopera, consente di riassorbire, anche se gradualmente, eventuali tagli occupazionali conseguenti a processi di ristrutturazione e di razionalizzazione.

Questo tuttavia non appare sufficiente dato che il Mezzogiorno è uno dei nodi struttu­

rali, anzi il più grave di questi accanto a quelli già identificati, del nostro sistema eco­

nomico. Qual è, infatti, in sintesi, il giudi­

zio politico che possiamo dare sul program­

ma? Un giudizio sostanziale di insufficienza e di incoerenza.

Si tratta in definitiva di una grossa ope­

razione di inventario-censimento delle azioni in corso, certo utile sul piano del metodo, comunque apprezzabile per la qualità, ma indubbiamente insufficiente nella misura in cui non riesce ad immaginare con creatività azioni nuove che traducano nei fatti taluni accenni positivi contenuti nella prima parte.

Tra questi ultimi un cenno a parte me­

rita una valutazione della realtà industriale italiana recepita, a parole, nella prima parte del documento. Si tratta di costatare con coraggio che l’area del Nord del Paese è ormai satura e che in essa non è più pos­

sibile reperire manodopera. Occorre dunque dare luogo ad un vasto processo di decen­

tramento produttivo che non può non inte­

ressare l’area meridionale, riservandosi al Nord ogni processo di affinamento tecnolo­

gico di cui pure il nostro sistema industriale

Resoconti, f. 50 (500)

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ha forte bisogno per divenire maggiormente competitivo nei confronti dei suoi partners.

Sulla scorta di tali presupposti la Regione siciliana si è mossa per taluni contatti con la Regione Lombardia dimostratasi disponi­

bile per un costruttivo dialogo che possa dar luogo a progetti di investimenti indu­

striali in Sicilia.

Questo dialogo è proseguito nei giorni scor­

si a Palermo e potrà proseguire ancora con alcuni concreti risultati, anche se di non grande rilievo, di notevole importanza stra­

tegica. Si tratta soprattutto di operare nella fascia della piccola e media industria, oggi la più attiva e la più vivace deU’intero si­

stema produttivo nazionale.

Nei confronti di questi imprenditori oc­

corre vincere non tanto le resistenze all’in- vestimento, comunque reso conveniente da una vasta gamma di agevolazioni cui in Si­

cilia si aggiungono gli incentivi propri of­

ferti dalle leggi della Regione, quanto piut­

tosto certe diffidenze relative sia alle lun­

gaggini burocratiche connesse alla conces­

sione dei crediti agevolati sia a certe datate prevenzioni purtroppo assai radicate in me­

rito all’ambiente.

Segnali positivi tuttavia non mancano ed essi avranno appunto una importanza in pro­

spettiva giacché se si riuscirà a dar vita a qualche concreta iniziativa in questo quadro si sarà dimostrato con i fatti che quelle diffidenze non hanno ragion d’essere.

E ’ da tenere ben presente tuttavia che non è e non può essere questa la strada maestra dello sviluppo in Sicilia che deve invece scaturire da massicci investimenti di mano privata come di mano pubblica decisi in sede di programmazione nazionale. La via percorsa finora nella direzione indicata è una via positiva che ha però carattere aggiun­

tivo, di ulteriori risorse cioè che si tenta con opportuna azione promozionale di con­

vogliare in Sicilia. Non può certo e non deve essere considerata una strada alterna­

tiva e meno che mai esaustiva dello sviluppo industriale dell’Isola che resta obiettivo pri­

mario della Regione nella contrattazione con lo Stato.

Ma per tornare al Programma triennale, è da rilevare che questa tematica non ha trovato concreti sbocchi in azioni e in pro­

poste nuove.

C’è però un fatto avvenuto in questi giorni

che merita qui di essere rilevato. Si tratta dell’awenuta approvazione delle delibere di attuazione della legge numero 675 del 1977, sulla base delle indicazioni più volte fornite dalle Regioni meridionali.

Tali indicazioni sono contenute nel parere complessivo approvato nell’ottobre scorso sui programmi finalizzati di settore, parere del quale fui relatore presso la Commissione in­

terregionale.

Di che si tratta?

Nella delibera generale di impostazione della legge vengono accolti due principi, già oggetto della elaborazione meridionalista di questi anni, fin dalla ormai lontana Con­

ferenza delle regioni meridionali di Catan­

zaro del febbraio 1977: si tratta di localiz­

zare al Sud tutti i processi di riconversione, in pratica convogliando interamente al Mez­

zogiorno quella parte dei fondi della legge, pari ad oltre 1000 miliardi, destinata ap­

punto a finanziare i progetti di riconver­

sione.

L ’altro principio approvato sancisce il di­

vieto di finanziare con gli stessi fondi pro­

cessi di riconversione iniziati prima dell’

inoltro delle relative domande al Ministero.

In pratica si evita che i fondi della ricon­

versione destinati al Mezzogiorno vengano assorbiti per processi di razionalizzazione da tempo iniziati al Nord sui quali da parte di noti gruppi in difficoltà si faceva affida­

mento. Non si tratta di un risultato da poco, ma di rovesciare il pessimistico auspicio che la legge di riconversione non partisse ad evitare ulteriori guai al Mezzogiorno, data la prevalente interpretazione che di essa ve­

niva data fino a ieri.

Oggi si dovrà invece verificare nei fatti che la legge parta e che essa dispieghi i suoi effetti sul Mezzogiorno sulla base delle cerniate direttive contenute nella delibera del Cipi.

E ’ dunque evidente anche da queste brevi notazioni che la battaglia politica che com­

battiamo non è né facile né breve. Essa esige piena consapevolezza del peso comples­

sivo del Mezzogiorno e della Sicilia nel con­

testo della realtà del Paese e al contempo doti di tenacia e di costanza, direi di testar­

daggine. I risultati sono limitati, arrivano tar­

di e tuttavia c’è da chiedersi che cosa suc­

cederebbe se non ci fosse da parte nostra la puntuale determinazione di lottare e di

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andare avanti su questa strada nonostante ritardi e inadempienze.

Lo dimostrano proprio i contenuti del Pro­

gramma triennale dove sono riscontrabili carenze e silenzi significativi e tuttavia im­

portanti ai quali pure vorrei brevemente accennare.

E ’ stato detto che il Programma rappre­

senta un contributo al passaggio del nostro Paese da una economia di trasferimenti ad una economia di crescita. Ma se questo è vero è anche vero che mentre è facile chiu­

dere i canali dei trasferimenti, che sono finanziari e quindi facilmente identificabili e regolabili, è assai più diffìcile muoversi verso gli obiettivi della crescita che occorre prima di tutto identificare, individuando un ade­

guato e completo modello di sviluppo che riguardi tutto il Paese e non soltanto ciò che è già in grado di crescere, e poi per­

seguire con tenacia senza dimenticare che si opera pur sempre neH’ambito di una eco­

nomìa di mercato. Tipico è l’esempio, a que­

sto riguardo, della finanza locale per la quale avevamo chiesto un trattamento realmente differenziato fra enti locali del Sud e del Nord assai diverso da quello di recente va­

rato e in cui le differenze minime di per­

centuali fra le due aree del Paese produr­

ranno effetti insignificanti.

I tagli alla spesa pubblica pur necessari ed anzi auspicabili nella misura in cui van­

no ad accrescere la quota del credito totale interno destinata agli investimenti produt­

tivi, vanno però compiuti tenendo conto della diversa realtà del Paese, al Sud e al Nord, e tenendo conto al contempo che, ad esem­

pio, i comuni devono poter fornire a tutti i cittadini un livello unico di servizi che non può invece rimanere infimo per il Sud e a livelli nettamente più elevati al Nord.

Vanno quindi individuati ed applicati oppor­

tuni criteri selettivi della spesa pubblica an­

che per quel che concerne i tagli da com­

piervi.

Questa era ed è una delle richieste della Regione ed è richiesta complessiva del Mez­

zogiorno giacché non è legittimo in questa come in altre materie fare a meno del filtro meridionalista che va invece correttamente applicato a tutte le proiezioni per evitare che la realtà esistente, sempre prevalente | per forza di cose, finisca per pregiudicare j

nei fatti ogni riforma, ogni tentativo di cam­

biare le cose.

A questo riguardo si rende necessario un ulteriore acceleramento della spesa pubblica, sia di quella ordinaria sia di quella relativa all’intervento straordinario, comunque desti­

nata al Mezzogiorno e alla creazione di nuovi posti dì lavoro al Sud.

Le prospettive dell’anno in corso indicano una crescita probabile intorno al 4 - 4,5 per cento. Ma si tratta di una crescita fondata non sugli investimenti, che invece ancora ristagnano, bensì sulla domanda interna ed internazionale. Ciò significa che continuerà a tirare, e bene, il sistema esistente e che il Sud continuerà a funzionare da mercato.

Anche a questo riguardo appare assai signi­

ficativa la scelta operata in sede dì docu­

mento Pandolfì e poi riproposta con il Pro­

gramma, di privilegiare l’esportazione colle­

gando anzi ad essa la creazione di nuovi posti di lavoro; non solo quindi come fat­

tore di riequilibrio del valore della nostra moneta ma come vero e proprio volano di crescita. Questo fatto non può non preoc­

cuparci non solo per le considerazioni che ho fatto ma anche perché inevitabilmente questa scelta non può che favorire la realtà produttiva esistente nel Nord del Paese, 1’

unica in grado di esportare e che per farlo di più e meglio dovrà affrettare, con l’im­

piego di risorse, quel processo di affinamento tecnologico che la può rendere più compe­

titiva. Ed ecco contraddetta nei fatti la linea di politica industriale finalizzata al riequi­

librio tra Nord e Sud a cui ho già fatto cenno.

Vorrei poi ricordare due problemi di ca­

rattere più generale ai quali non è stata data forse sufficiente attenzione.

Mi riferisco al problema del costo del denaro nel Mezzogiorno, che risulta, com’è noto, assai più elevato, di almeno due o tre punti, rispetto al resto del Paese. Si tratta di una grave distorsione ì cui effetti si ri­

percuotono anche sul credito agevolato e sul credito agrario. Occorre pertanto rivedere i meccanismi che inducono le aziende di cre­

dito a praticare tassi diversificati nel Nord e nel Sud e a determinare quindi, proprio in uno dei settori che dovrebbe essere più facilmente controllabile in un regime di eco­

nomia mista come il nostro, una vistosa di­

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ÈiS6iiM2£:

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storsione delle finalità pubbliche di riequili­

brio territoriale fra le due aree del paese.

L ’altro tema è quello della evasione fiscale cui nel piano è dedicata un’ampia parte e che fermo restando il giusto blocco alla ulte­

riore lievitazione delle aliquote, deve dive­

nire uno strumento politico efficace di riac­

corpamento del consenso e insieme di riap­

propriazione di risorse da parte della comu­

nità nazionale.

Unanime è stato finora il giudizio delle parti politiche, a livello regionale e nazio­

nale, in merito alla insufficienza delle azioni programmate contenute nella seconda parte del Piano triennale in relazione all’obiettivo prioritario dell’aumento dell’occupazione e dello sviluppo del Mezzogiorno.

Laddove al punto 10 della seconda parte, a proposito della polìtica industriale, si parla del risanamento delle aree di perdita, era quella l’occasione per applicare con concrete azioni la politica a cui ho già fatto cenno:

nessun salvataggio a carico della collettività nel Nord del Paese; le espansioni industriali e i nuovi insediamenti destinati interamente al Sud ove esìste abbondante la manodopera;

al Nord riservati solo processi di sofistica­

zione e di affinamento tecnologico che ren­

dano il sistema industriale esistente più avan­

zato e sempre più competitivo con quello dei nostri partners europei.

Ai successivi punti 14 e 15 del piano occorreva approfondire, con l’indicazione di azioni concrete, queste linee; azioni che de­

vono far perno non su nuovi provvedimenti legislativi di difficile applicazione, bensf sulla sveltita operatività dei numerosi incentivi già in essere che rendono estremamente conve­

niente rinvestimento al Sud se concessi con ritmi omogenei a quelli della vita econo­

mica delle imprese. Ad essi possono aggiun­

gersi detassazioni di utili e fiscalizzazioni sul tipo di quelli proposti al punto 194 che siano però di applicazione automatica e non lascino spazio a discrezionalità di sorta.

Ai punti 19 e 22 della seconda parte del piano non vi sono accenni alle critiche ai piani di settore mosse dalle Regioni e dal movimento unitario dalle stesse, ma piutto­

sto l’accettazione passiva di essi come sem­

plici inventari, intesi riduttivamente come uno sforzo conoscitivo dell’esistente, certa­

mente utile ma assai lontano dallo spirito deir articolo 2 della legge numero 675. Si

tratta, come è stato richiesto nel documento dell’Assemblea del 12 ottobre 1978, di ripa­

rare in certo senso con la gestione dei piani stessi agli errori commessi nella loro reda­

zione, ipotizzando, al limite, che la generi­

cità di essi potesse lasciare spazi ad una loro più corretta interpretazione in chiave nettamente meridionalista, destinando, come chiedeva il documento dell’Assemblea regio­

nale siciliana, tutti i processi di riconver­

sione al Sud, in armonia del resto con la recente delibera del Cipi a cui ho già fatto cenno.

Altro punto di grave preoccupazione è quello riguardante le Partecipazioni statali a proposito delle quali nella strategia del Piano fa capolino la logica dei due tempi che cacciata dalla porta al punto 71 della prima parte, ove la si definisce « fattore di inganno sociale distruttivo del consenso », rientra dalla finestra.

La strategia immaginata per l’azione delle Partecipazioni statali nel triennio non pre­

scinde ed anzi è incentrata sul processo di risanamento finanziario degli enti di gestione Iri ed Eni, esigenza in sé e per sé perfet­

tamente legittima ed anzi corretta ma che diviene però nei fatti damiosa per il Mez­

zogiorno.

Infatti, nonostante si ipotizzi un incre­

mento dei fondi di dotazione dei tre mag­

giori enti di gestione di ben 7.000 miliardi nel triennio, gli unici posti di lavoro aggiun­

tivi nel Mezzogiorno sono i 16.000 previsti dai piani di investimento deU’Efim che si proiettano fino al 1982, e che riguardano fra l’altro talune iniziative nel campo aero­

nautico già determinate, localizzate in Puglia e in Campania.

Per gli altri due enti si tratta solo di investimenti di razionalizzazione di realtà esìstenti, fra cui quella di Bagnoli che com­

porta* la perdita di 1.000 posti di lavoro da recuperare appunto mediante nuovi in­

vestimenti nell’area, destinati quindi al rias­

sorbimento di tagli occupazionali. Non ci sono altre concrete prospettive di posti di lavoro, se non assai trascurabili e quindi neppure indicate, nei piani delle Partecipazioni statali per il triennio.

Ecco quindi che la sequenza di risanare prima gli enti di gestione e di avviare poi nuovi investimenti al Sud è la ripetizione pedissequa della famigerata logica dei due

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tempi bollata a fuoco nella prima parte del documento.

Altri giudizi negativi possono formularsi per quel che concerne la programmata atti­

vità della Gepi, la quale è intanto priva della

; necessaria dotazione finanziaria per proce-

; dere alla sua attività che secondo la legge numero 675 deve essere destinata tutta al Mezzogiorno. Dalla emanazione di quella leg­

ge la Gepi, che fino a quel momento aveva dato vita a consistenti operazioni di salva­

taggio nel Nord del Paese e a modestissimi interventi nel Sud, non ha più operato a causa della insufficiente dotazione finanziaria finora non ricostituita.

Il piano nulla dice, al riguardo, di nuovo se non ripetere le parole della legge citata, il che nulla ovviamente aggiunge a quanto già non si sapesse, specie a proposito della norma che impone alla società di operare nelle Regioni a statuto speciale del Sud (Si­

cilia e Sardegna) in collaborazione con gli enti di promozione industriale ivi esistenti;

prospettiva che se applicata offrirebbe alla nostra Regione la possibilità di affrontare concretamente e in modo definitivo il grave e delicato problema delle partecipazioni re­

gionali, tipico esempio di industria sovven­

zionata ed assistita.

Per quel che concerne l’agricoltura il pia­

no si limita, settore per settore, ad indi­

care la dotazione finanziaria, prevista nel triennio, di origine statale (legge numero 984, «Quadrifoglio»), comunitaria o con­

nessa all’intervento straordhiario.

Consistenti programmi di irrigazione e di forestazione sono previsti nei progetti spe­

ciali numero 23 e numero 30 della Cassa del Mezzogiorno, inseriti nel piano dell’apposito capitolo dedicato alla razionalizzazione dell’

intervento straordinario e alla sua accresciu-

■ ta dotazione finanziaria, che ascende nel .triennio a circa 21.000 miliardi. Si tratta tuttavia di programmi già noti che nulla ag­

giungono e che soprattutto non forniscono risposta alla precisa richiesta di program­

mi straordinari di irrigazione e di foresta­

zione contenuti neH’ordine del giorno appro­

vato dall’Assemblea regionale siciliana.

Le disponibilità finanziarie per la realiz­

zazione degli interventi in agricoltura pre­

visti nel triennio derivano per circa il 50 per cento dalle risorse della Cassa per il :Mezzogiorno e ricadono, pertanto, nella lo­

gica deirtntervento straordinario che mal si adatta alle peculiari esigenze della agri­

coltura, che deve viceversa contare su un si­

stema di azioni stabili e di lunga durata ri­

conducibili ad un concetto di ordinarietà dell' intervento, programmato ed attuato a livello regionale.

In particolare in Sicilia, regione a statuto speciale, il ruolo preminente della Cassa per il Mezzogiorno finirebbe per espropriare di fatto la competenza esclusiva in materia di agricoltura, sancita dallo Statuto regionale, vincolando le stesse prerogative decisionali della Regione.

Gli interventi per l ’irrigazione, sulla scorta della legislazione vigente, riguardano preva­

lentemente la realizzazione delle grandi ope­

re infrastrutturali (invasi, canalizzazione principale) rinviando a successivi interventi e ad altre eventuali disponibilità finanzia­

rie le iniziative riguardanti Tattrezzatura del territorio e le trasformazioni fondiarie ne­

cessarie per il passaggio da un’economia agri­

cola asciutta a quella irrigua.

Sarebbe viceversa auspicabile che gli in­

terventi per l’ampliamento delle aree irri­

gue si basino su progetti territoriali integrati che comprendano globalmente i diversi mo­

menti della trasformazione: esecuzione delle infrastrutture, assistenza tecnica alle impre­

se, miglioramento fondiario aziendale, rea­

lizzazione delle strutture serventi connesse alla commercializzazione ed alla trasforma­

zione dei prodotti.

In tal caso il programma dovrebbe es­

sere elaborato ed attuato dall’amministra­

zione regionale.

Alla pesca è dedicato soltanto un periodo, al punto 79, nel quale viene dichiarato il proposito di ridurre il disavanzo della bi­

lancia commerciale e viene annunciato quin­

di un provvedimento per incentivare studi e ricerche nel settore ed agevolare il cre­

dito peschereccio.

E ’ da rilevare che attenzione meriterebbe sicuramente il tema fondamentale della tu­

tela e del ripopolamento del mare e, quello collegato, della riqualificazione della flotta.

La scarsa attenzione per il settore risulta indirettamente confermata dall’assoluta ir­

rilevanza della ipotesi di stanziamento ci­

frato in circa 120 miliardi in dieci anni.

Altro tema, pure oggetto dell’ordine del giorno dell’Assemblea regionale siciliana è

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