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La vacanza si chiude in clausura

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11CUL01A1108 ZALLCALL 12 19:54:58 08/10/99

l’Unità 17 Mercoledì 11 agosto 1999

Milano, cambia dimora la Pietà Rondanini IBIO PAOLUCCI

P otrebbe sembrare una di quelle roman- ticherie che tanto piacevano ai nostri bisnonni nell’Ottocento e invece Mi- chelangelo morì proprio come, forse, avrebbe desiderato, praticamente con lo scal- pello in mano, il 18 febbraio del 1564, a ottan- tanove anni, nella sua casa romana. E la statua non finita, che stava scalpellando e riscalpel- lando, mai soddisfatto, da circa dodici anni, era la «Pietà Rondanini», un’opera d’inquie- tante bellezza, che è più di un capolavoro per essere un continuo, sofferto colloquio con i grandi temi dell’esistenza umana, della vita e della morte. Da quasi mezzo secolo questo su-

blime gruppo scultoreo si trova a Milano, nel CastelloSforzesco,inunaspecieditana,taglia- ta fuori dai normali percorsi del visitatore. Chi l’ha progettata deveaverpensatochecosìripa- rata la statua può essere meglio goduta, dotan- do la postazione anche di una quelle panchi- ne, che si trovano solitamente nei giardini pubblici.

Ma Michelangelo merita ben altra sistema- zioneche sarà suggerita da sei architetti di fa- ma internazionale, che si riuniranno a Milano il 5, il 6 e il 7 ottobre prossimi: Alvaro Siza, Um- berto Riva, Hans Hollein, Enric Miralles, Sver- re Fehn, Gabetti & Isola. Saranno loro a fornire

l’indicazione del luogo migliore, un’idea che saràpoivagliataediscussanelterzogiornodel- l’incontro,inunpubblicodibattito,conlapar- tecipazione di Gae Aulenti, Emilio Tadini e Ar- naldoPomodoro.

Che Michelangelo abbia lavorato fino alla vigilia della morte a quest’opera è Daniele da Volterra, quello che mise le mutande ai perso- naggi che popolano il «Giudizio Universale»,a dirlo in due lettere scritte a Leonardo, nipote dell’artista, e al Vasari, nel giugno del 1564. A quale modello di perfezione volesse pervenire Michelangelo, invece, non è dato sapere. Nel- l’inventario della sua casa di Roma, la scultura

risulta così descritta: «Un’altra statua princi- piata per un Cristo et un’altra figura di sopra, attaccate insieme, sbozzate e non finite». La storia della statua è presto detta: donata dallo stesso Michelangelo ad Antonio del Francese, era ancora nella sua casa al momento della morte. Un secolo dopo fu vista da Pietro da Cortona in una bottega romana.Da quiproba- bilmente venne portata nel Palazzo Rondani- ni, nel cui cortile rimase per centinaia di anni.

Passata ai conti Vimercati-Sanseverino, venne acquistata, nel 1952, dal comune di Milano, che la destinò al museo del Castello Sforzesco.

Rimasto incompiuto, il gruppo si presenta for-

matodaparticondotteatermineenondistrut- teorielaborate,comeilbracciodestrodiCristo staccato dal corpo e da parti in corso di nuove mutazioni, come il voltodellaVergine.Aduna prima versione, ne fece seguito una seconda e forse una terza. Tutt’altro che semplice, dun- que, trovare un’ideale sistemazione a quest’o- pera di una modernità sconvolgente, a questa

«Pietà» così diversa dalle precedenti, così asso- luta nella sua inarrivabile bellezza, proiettata ben oltre il suo tempo, come lo sono gli ultimi quartettidiBeethoven,capolavorochenonha l’eguale neppure nella pur vasta produzione delgrandemaestro.

CONVENTI ■ 2400 LUOGHI RELIGIOSI IN ITALIA E VISITATORI IN CRESCITA COSTANTE

La vacanza si chiude

in clausura 11CUL01AF01 2.50

29.0

Crea imbarazzo la beatificazione dell’eretico

Savonarola?

C’è un giallo dietro l’avvio del processo di beatifica- zionediGirolamoSavonarola,ilfratepredicatoredo- menicano arso sul rogo a Firenze il 23 maggio 1498?

Forse una polemica sotterranea, che opporrebbe Ge- suiti eDomenicani, e lacuiecosarebbegiuntafinoal- la Segreteria di Stato vaticana. Così qualcuno spiega lo slittamento dell’inizio della causa canonica, ri- mandato genericamente al 2000-2001. L’Ordine dei domenicanistalavorando da almenocinqueannial- l’elaborazione della domanda formale da inoltrare alla Diocesi di Firenze, competente territorialmente per istruire il processo. La guerra non dichiarata tra i due ordini religiosi è iniziata l’inverno scorso, quan- do su «Civiltà Cattolica» apparve una sorta di richie- sta di stop alla beatificazione. Padre Giovanni Sale, storico della Chiesa, definì sulla rivista dei Gesuiti

«inopportuna» l’elevazione agli onori dell’altare di Savonarola, scomunicato dal Papa Alessandro VI per eresia. Quella presa di posizione non venne apprez- zata dai vertici dei Domenicani, che si sarebbero ri- voltiamonsignorGiovanniBattistaRe,sostitutodel- la Segreteria di Stato vaticana, per chiedere se quel- l’attacco andasse inteso come uno stop ufficioso del Vaticano alla loro richiesta di beatificazione.«Quella presa diposizione èstata sopravvalutata -afferma pa- dreMicheleSimone,vicedirettoredi«CiviltàCattoli- ca -. Non c’era nessuna intenzione di nuocere al pro- cessodi beatificazione enonc’èneppureadesso».Ma dallo scorso inverno i lavori delle commissioni stori- ca e teologica non si sono più riunite per completare l’opera istruttoria. L’obiettivo dell’indagine è quello di fugare ogni dubbio sull’eventuale presenza di

«proposizioni ereticali» nei testi savonaroliani. E senza questo via libera la causa non può iniziare. Il domenicano padre Tito Centi, biografo ufficiale di Savonarola, conferma:«Èvero,damesinonciriunia- mo più». Il motivo? «Non saprei. Sono completa- mente all’oscuro di quali decisioni siano state prese a livello vaticano». E aggiungechel’articolodi«Civiltà Cattolica» non è stato determinante nel creare la si- tuazione di stallo. Polemica vera o fasulla, sta di fatto che l’Ordine dei Domenicani, tramite padre Inno- cenzo Vecchi, continua imperterrito nella stesura della redazione del cosidetto «libellus postulato- rius», cioè l’atto con il quale verrà inoltrata la richie- staufficialedelprocessodibeatificazione.

MATILDE PASSA

S e vacanza, etimologica- mente parlando, deriva da

«vacare», fare il «vacum», il vuoto, allora perché meravigliar- si che tante persone, da alcuni anni a questa parte scelgano i conventi come luoghi dove tra- scorrere il loro tempo? Sarà an- che una moda, l’esito un poco snob di vacanze che sono dive- nute sempre più faticose, piene degli stessi meccanismi che in città rendono la vita così stressa- ta, dove ogni piccolo oggetto, la scarpa, la sciarpa, l’abito, la mac- china giusta, sembrano assoluta- mente indispensabili e il correre convulsamente da una mostra a un film, da una presentazione a un concerto (come non hai an- cora visto l’ultimo film del tal dei tali, e il concerto del tal altro, od- dio che sballo di serata alla danza latino americana...e via ansi- mando sennò ti tagli fuori da quelle estenuate conversazioni serali nella calura estiva...). E al mare la disco-

teca, la fila per il traghetto, oppure i patti- ni a rotelle per ingozzarsi di più musei pos- sibilinellacittà meta del viag- gio, insomma tutti ormai co- nosciamo qua- le inferno pos- sano diventare

le vacanze estive all’insegna del consumo, dell’apparenza, del- l’abbuffataculturale.

E allora la quiete del chiostro diventa un’oasi e ti attrae anche se sei stato sempre lontano dal mondo della fede. Ma, e qui na- sce l’equivoco, forse sei lontano delmondodellafede,maanchea teèstatorubatoiltempo.

In un bel saggio pubblicato proprio in questo periodo da Garzanti, Abraham Joshuoa He- schel, uno dei massimi pensatori dell’ebraismo contemporaneo, riflette sui significati del Sabato ebraico («Il Sabato»,155 pagg. li- re 25.000) sottolineando come

«la civiltà tecnica è la conquista dello spazio da parte dell’uomo.

È untrionfo al qualespessosiper- viene sacrificando un elemento

essenziale dell’esistenza, cioè il tempo. Ma esiste un regno del tempo in cui la meta non è l’ave- re ma l’essere, non l’essere in cre- dito ma il dare, non il controllare ma il condividere, non il sotto- mettere ma l’essere in armonia».

Questo tempo barattato per gli oggetti è precisamente quel che andiamo ricercando, quando, al posto di Parigi, decidiamo di riti- rarci, che so, nel monastero diVi- torchiano dove le monache trap- piste osservano la clausurae ilvo- todelsilenzio.

All’ospite non viene richiesto (purtroppo per chi scrive) il voto del silenzio, in quanto la foreste- ria è separata dal monastero pro- priamente detto, ma certamente il silenzio degli altri è capace di creare una densità strana, che si riflette anche nei modi e nei comportamenti dei visitatori.

Anche Vitorchiano, adagiato nella campagna del viterbese, è divenuto meta di visite costanti come gli oltre 2.400 luoghi reli- giosi censiti nel 1995, nel volu- me «Itinerario della fede, della cultura, della vacanza». Si va dal piccolissimo eremo all’antico monastero, alle case del pellegri- no, spesso simili a palazzoni ano- nimi, ma sempre collocati tra bo- schiecolline.

L’afflusso di visitatori è in pe- renne crescita, da almeno venti anni a questa parte, conferma don Rocca,che si occupa degli

«Istituti di perfezione», anche se indagini vere e proprie non sono ancora state fatte. I visitatori ap- partengono alle categorie più di- verse, alle età più diverse. Se un tempo erano in prevalenza an- ziani soli, oggi si vedono sempre più spesso giovani, incoppiao da soli, single di mezza età in fuga dai parossismi quotidiani. Gente di fede, ma anche agnostici, in- tellettuali che cercano la solitu- dinediluoghidovetalvoltaèper- fino difficile comunicare per te- lefono. Anche se l’invasione dei cellulari ha reso questi isolamen- timoltorelativi.

Non si va in convento solo in cerca di silenzio, come i seguaci delle religioni orientali spesso auspicano, ma anche per incon- trare persone che condividono un desiderio di cambiamento profondo. Magari per farsi affa- scinare dalla vita semplice di chi ha scelto la cella al posto del con-

dominio. Oppure per studiare in un’atmosfera più placata, più spaziosa, dove i conflitti ci sono, eccome! ma trovano il modo di espandersi e di non confliggere.

Esemplari, eormai celebrialpun- to che per trovare un posto biso- gna prenotarsi con largo antici- po, sono l’eremo di Camaldoli, da decenni centro di appunta- menti per politici e studiosi di tutti i tipi, affogato nel verde compatto del bosco casentinese, oppure l’eremo di Montegiove nelle Marche, dove i benedettini organizzano incontri di studio.

O la comunità di Bose, fondata daEnzoBianchinel1965epunto di ritrovo per 12 mila persone l’anno. Ma questi sono ancora luoghi famosi, cheun’élitecultu- rale e politica ha scelto per lavo- rare in un modo diverso da quel- lo vissuto nell’assillo quotidia-

no.

Ci sono, invece, eremi dove è possibile condividere l’esperien- za religiosa apparentemente più ostica, come la Fraternità mona- stica Santa Maria dei Servi ad Ar- co, in provincia di Trento, che permette di sperimentare la clau- sura e una vita monastica nel se- gno dell’ascetismo. Qui la «va- canza» torna alla sua origine eti- mologica, e ci si spoglia di tutto ciò che appartiene alla vita nor- male. Esperienze forti, talvolta intollerabili, talvolta illuminan- ti. Ci si «ricarica» come ha osser-

vato lo stesso Papa durante il di- scorso dell’Angelus? Verrebbe voglia di rispondere: no, non ci dobbiamo ricaricare per poi tor- nare a compiere gli stessi gesti compulsivi, a riempire ogni an- golo della vita, ma per vivere nel quotidiano quel frammento di eternità, la montaliana «ora di là dal tempo» che gli orologi non ci concedono. Perché se è solo una ricerca di relax quella che spinge il vacanziero conventuale, allora il rischio è che non sia tanto il convento a cambiare l’ospite quantol’ospitea cambiareil con-

vento. Cosicché tra un cellulare e un computer anche questi ba- luardi di una vita apparentemen- te lontana dalla vita, rischiano di scomparire. Come i silenzi della vetta del MonteBianco franano nel cigolìo degli ski lift che ripor- tano su gli sciatori estivi e le grida e l’abbaiare dei cani da slitta. Per cui, umilmente, rivolgiamo un appello alle monache e ai mona- ci: per cortesia, siate duri, resiste- te, non fate sconti all’austerità della vita conventuale. Altri- menti per «vacare» saremo co- strettiatornareaRimini.

I conventi, gli eremi: luoghi religiosi dove ci si spoglia di tutto ciò che appartiene alla vita normale Ma tra cellulari e computer non sarà solo il relax ciò che vuole il vacanziero conventuale? In questo caso la vita monastica non trasforma chi vi approda stanco e stressato ma, invece, è il cittadino a cambiare il volto dei conventi

11CUL01AF02 3.0

11.0

GIUBILEO

Al Quirinale tre Pietà di Michelangelo

■ ASCETISMO E SILENZIO Da Vitorchiano all’eremo di Camaldoli a Montegiove cosa cercano i numerosi ospiti

FIRENZE Il Quirinale progetta di esporre tre delle quattro Pietà di Michelangelo nel palazzo presiden- ziale della capitale. Se l’intenzione è stata conferma- ta, non è stato però interpellato chi è responsabile di almenodiunodeigruppiscultorei,ilsoprintendente ai beni artistici e storici di Firenze Antonio Paolucci.

Mentre il Vaticano esclude traslochi per la Pietà in

San Pietro, è la Galleria dell’Accademia di Firenze a

esporre e custodire la Pietà di Palestrina, gruppo in-

compiutod’incertaattribuzione:vieneassegnatoda-

gli studiosi al Buonarroti, ma con ampi margini di

dubbio e in assenza di prove documentarie (fatto in-

solito per le opere di Michelangelo). Fino al 1940 la

scultura si trovava nella chiesa di Santa Rosalia a Ro-

ma, proprietà dei principi Barberini. L’Accademia

con il David, sempre del Buonarroti, al pari degli altri

musei statali è sotto la giurisdizione della Soprinten-

denza ai beni artistici. Sul trasloco provvisorio ed

eventuale per la mostra romana Paolucci dice sem-

plicemente: «Non ne so niente». Se l’opera sia tra-

sportabile o meno, la sua risposta è altrettanto laco-

nica: «Tutto è trasportabile. Vedremo». Se il ministe-

ro per i beni culturali ordina il trasloco, è presumibile

che il trasloco si farà. Resta da dimostrare quanto sia

opportuna una mostra del genere, solo perché nel

2000 c’è il Giubileo. Che comunque pare non inte-

ressare la sicura Pietà michelangiolesca conservata a

Firenze: è la Pietà detta Bandini, e si trova al museo

dell’Opera del Duomo, sebbene per questaestatei tu-

risti non possano vederla se non in fotografia nei ca-

taloghi oin cartolinaperchéilmuseoèchiusofinoad

autunno per lavori diristrutturazione. Ste. Mi.

(2)

11ECO01A1108 ZALLCALL 11 23:22:33 08/10/99

Mercoledì 11 agosto 1999 2 LA P OLITICA l’Unità

Eurostat sforna i dati sui senza lavoro a giugno del ‘99: nei paesi

Euro sono 13 milioni, stabili al 10,3%

L’Italia è al primo posto nella classifica dei giovani senza impiego col 32,1%

In Sardegna si arriva al 56%

Intanto prosegue il dibattito sulle aziende che fanno alti profitti ma non innovano I pareri di Galli (Confindustria) e Viesti

Disoccupazione giovanile a livelli record

E l’industria, che fa utili ma investe poco e non assume, si difende dalle accuse

ROMA Sono 13,3 milioni i disoccupati dei paesi Euro ma il tasso di disoccupazione negli 11 Paesi della moneta unicaè stabile: era al 10,3% a maggio e ha conservato uguale per- centuale a giugno. A diffondere i dati è Eurostat, l’Ufficio statistico della Comunità europea, secondo il quale l’Italia è fanalino di coda tra i paesi Euro per l’occupazione giova- nile, con il 32,1% delle persone sotto i 25 anni senza un la- voro. Sono 16,1 milioni, invece, i disoccupati dei 15 Paesi Ue, con untasso didisoccupazione che a giugno hatoccato quota 9,4%. L’Italia resta ferma a quota 12%. A guidare la classifica dei paesi dove c’è minor disoccupazione è il Lus- semburgo, con un esiguo 2,8% di senza lavoro. Seguono Olanda, con un 3,3% di disoccupati e poi Austria (4,3%), Danimarca (4,5%) e Portogallo (4,6%). Eurostat non man- ca di fare un raffronto con i principali concorrenti della moneta europea, Stati Uniti e Giappone: il primo al 4,3%,e il secondo al 4,8%. La Spagna guida invece la classifica dei paesi a più alto tasso di disoccupazione con una quota del 16,1%, anche se ha fatto registrare il migliorsalto diqualità inzonaEurorispettoagiugno‘98,quandoeraaquota19%.

Nei 15 Paesi Ue è soprattutto la donna adessere penalizzata dalla mancanza di lavoro, con una percentuale che a giu- gno è statadell’11,3%a fronte dell’8% rilevato tra gli uomi- ni. Nella disoccupazionegiovanile,invece, l’Italia,primeg- gia con il 32,1% di senza lavoro ad aprile ‘99 e supera perfi- no la Spagna, che lo stesso mese aveva una percentuale del 29,6%.Illavorodunquerestamerceraraperigiovaniitalia- ni. Lo ammettono da tempo anche vari istituti italiani (Svi- mez, Isfol), e la stessa Banca d’Italia che, anzi, nel suo rap- porto sugli andamenti delle economie regionali, pone l’ac- cento, per la Sardegna, proprio sul dato dei giovani senza lavoro: nell’isola, afferma, nonostante il numero degli oc- cupati sia cresciuto dello 0,4%, il tasso di disoccupazione giovanile è salito al 56,2%. Come a dire che un giovane su due è senza lavoro. Part-time, lavoro in affitto, contratti di formazione al lavoro e quant’altro ideato negli ultimi tem- pi sul fronte dell’occupazione, non sono riusciti ad argina- rel’aumento,tragliunder29,deisenzalavoro.

11ECO01AF01 2.33

18.50

5,7

Locri, la Diocesi crea 100

nuovi posti

■ La Comunitàdi Liberazione haresonoto irisultati rag- giunti dal progetto«Creala- voro»nellaDiocesidi Locri.

La Comunità, sotto l’impulso del vescovo mons. Breganti- ni, starealizzando un proget- todi lottaalla disoccupazione chemira apromuoverelana- scita di imprese, soprattutto cooperative, edi lavoroauto- nomonella Locride. Il proget- tohaanchepromossolana- scitadellaprimaBancadel tempo che mira adorganizza- re scambi gratuiti di servizi trai cittadini. Iniziatonel maggiodell’anno scorso, il progettoavrà termine allafi- ne del1999.Con datiriferiti al31maggio scorsosono sta- ti creati cento nuovi posti di lavoro, con 51domande di prestito d’onoredicuil’80%

ammesse, creazionediuna decinadi cooperativee di un pacchetto turisticodellaLo- cride. Realizzato anche un consorziodigaranziafidi.

Operaio al lavoro in un’ industria produttrice di macchine per legno

L’INTERVISTA

Galli: «È colpa del mercato debole

Ma il clima è cambiato, ora la ripresa c’è»

ROMA «Col calo dei tassi d’inte- resse ci aspettavamo che le im- prese investissero di più. Non l’hanno fatto perché hanno po- ca fiducia. Il motivo? I consumi crescono poco e di conseguenza le imprese non investono in macchinari. È una crisi di fidu- cia,piùchedidomanda».

L’economista, Gianfranco Viesti vede così la situazione, ma ha qualcosa da dire anche al governo: «L’occupazionecresce in quei servizi, come le tlc, dove c’è concorrenza. Il governo de- ve dunque esserepiùcoraggioso nella liberalizzazione dei settori dell’energia e del trasporto ae- reo. Inoltre vedo che la ripresa si sta pian piano rafforzando, ma non è detto che dia più occupa- zione. Anche qui servono poli- tiche più flessibili del lavoro, ci vuolepiùcoraggio».

Le imprese fanno più profitti ma l’occupazione non cresce. Come mai?

«Si è indubbiamente creato un sistema che non funziona. C’è qualcosa che non va. Da una parte c’è un aspetto fisiologico da considerare e dall’altra un aspettopatologico».

Cominciamo dall’aspetto fisiolo-

gico...

«Consiste nel fatto che la gran- de industria decentra una parte della sua produzione, affidando all’esterno, ai piccoli dell’indot- to, una serie di cose che prima faceva al suo interno. Questo non è né un bene, né un male, è un processo fisiolo-

gico di cambiamen- to che sposta l’occu- pazione dalla gran- de industria all’in- dotto».

E quali sono invece gli aspetti patologi- ci?

«Per esempio il fatto che le telecomuni- cazioni, un settore dove c’è una forte innovazione e che si è aperto alla concor- renza, creano molta

occupazione. Il lavoro del futu- ro non verrà da imprese tipo la Fiat,madaiservizi,comeletlc».

E perché gli altri servizi non crea- noaltrettantaoccupazione?

«Perché, a differenza delle tlc, non operano in un mercato concorrenziale. Penso in parti- colare all’energia e al trasporto aereo. Per dirla più chiaramen-

te: c’è un pezzo di sistema politi- co che difende l’Enel e l’Alitalia così come sono, e un altro pezzo di sistema politico che vorrebbe liberalizzare questi due settori per creare più occupazione. Io sono d’accordo con questa se- conda posizione e penso che ci vorrebbe più corag- gio da parte del go- verno».

Ma non pensa che c’è poca occupazio- ne anche perché le aziende, pur facen- do profitti, investo- nopoco?

«Indubbiamente ci siaspettavache,con l’ingresso nell’euro e il calo dei tassi di interesse, le imprese investissero di più.

Così non è stato per- chéc’èunclimadisfiducia».

Gli industriali dicono che manca ladomanda.

«È il gatto che si morde la coda:

la domanda la creano i cittadini coi consumi e le imprese con gli investimenti. Non c’è dubbio che i consumi crescono lenta- mente e, di conseguenza, le im- prese non si fidano e investono

poco. Un tempo, in questi casi, interveniva la spesa pubblica, adesso dovrebbe pensarci il mercato a far ripartire l’econo- mia, ma la crisi internazionale ha sicuramente penalizzato le nostreimprese».

E allora come si sblocca la situa- zione?

«A livello strutturale il governo dovrebbe avere più coraggio, li- beralizzando energia e traspor- to aereo, a livello congiunturale le imprese dovrebbero investire di più. Da questo punto di vista gli indicatori del secondo seme- stre sono buoni,mailverointer- rogativo è se la ripresa produrrà omenonuovaoccupazione».

Trova che ci sia troppa rigidità nelmercatodellavoro?

«Si potrebbe fare molto di più.

Penso in particolare al piano sull’occupazione varato dal go- verno, in cui si puntasulSud,sui servizi, sul part time, sul lavoro interinale, sul collocamento privato».

Vaavantitroppolentamente?

«Sì, bisogna imboccare con più decisione la strada del rinnova- mento. Ma anche qui vedo che la maggioranza, soprattutto a li- vello parlamentare, non è tutta convinta di questa strategia. E invece per creare nuove occa- sioni di occupazione bisogna andare avanti senza troppi freni e agire con più coraggio e con più determinazione per trasfor- mareilmercatodellavoro».

Al G.

L’INTERVISTA

Viesti: «Le imprese hanno troppa sfiducia E il governo deve essere più coraggioso»

ALESSANDRO GALIANI

ROMA «Le imprese hanno fatto più utili nel ‘98 grazie al calo dei tassi d’interesse. Ma hanno creato poca occupazione perché la do- manda interna e internazionale è stata modesta. Ora

però la situazione è cambiata, le aspetta- tive e gli ordini sono buoni. La ripresa è in atto». Giampaolo Galli, direttore del centro studi di Con- findustria, replica co- sì a chi, dopo l’inchie- sta di Mediobanca, accusa gli industriali di aver intascato alti profitti e aver assunto poconel‘98.

La disoccupazione,

specie quella giovanile, in Italia tocca ancora livelli altissimi. Co- memai?

«Sì, da noi la disoccupazione è molto elevata e si concentra al Sud, tra i giovani e tra le donne. Di fatto sono i nuovi entrati a non trovare posto nel mondo del lavo- roearestarepenalizzati».

Perqualemotivo?

«La ragione è che in Italia c’è meno mobilità e meno turn over che nel resto d’Europa. Da noi chi ha il posto lo mantiene e i nuovi arrivati fanno fatica ad entrare. Il nostro è un mercato del lavoro troppo rigido. Anche la Spagna, dopo il franchismo, era così. An- che lì prevaleva il cor- porativismo. Maoraè cambiata, ha un siste- ma più liberalizzato e i risultati si vedono: le cosevannomeglio».

Ma come spiega che le imprese italiane nel ‘98 hanno fatto buoni profitti e hannopagatomeno tasse, ma poi hanno investito poco e non assumono?

«L’aumento dei pro- fitti è legato alla dimi- nuzione dei tassi d’interesse: è il dividendo di Maastricht. Ma la ge- stione industriale delle imprese nel ‘98 è stata difficile. È mancata la domanda, tant’è che il fatturato dell’industria è sceso dell’1% in termini reali. Questo ha spinto le imprese a contenere i costi e a ri- durre l’occupazione. Poi c’è stato un miglioramento della situazio-

ne finanziaria, che ha creato le condizioni per investire di più.

Ma, nell’immediato, non è suffi- cientepercreareoccupazione».

Eppure,grazieall’Irap,molteim- prese hanno anche pagato meno tasse...

«L’aliquota media è scesa dal 52,9 al 50%. Ma il 50% rimane un livel- lo straordinariamente alto: il cari- co fiscale resta elevatissimo. E poi l’Irap favorisce chi fa alti profitti e non chi s’indebita.Allafineperciò metà ci ha guadagnato, specie le grandi imprese, e metà ci ha per- so».

Come sta andando la produzione industriale?

«Il dato di giugno è stato inferiore alle aspettative. Ci attendevamo una crescita su maggio dell’1,9% e invece l’aumento della produzio- ne è stato dell’1,1%. Ma si tratta pur sempre di un avvio di ripresa.

E poi gli ordini e le aspettative so- no buoni. la situazione sta miglio- rando».

Dunqueèottimista?

«Le impresi esistenti cominciano ad andar meglio. Quello che mi preoccupa è che, telecomunica- zioni a parte, siamo ancora troppo lenti a creare nuove imprese e nuovimestieri».

Il calo dei tassi fa investire di più ma non dà subito più occupazione

E il ‘98 è stato difficile

I consumi crescono poco e non si investe

Ma l’esecutivo deve liberalizzare

di più i servizi

Cresce la spesa per l’attività di ricerca e sviluppo

I dati Istat mettono in risalto una positiva inversione di tendenza rispetto al ’91-’95

VITA IN CITTÀ

A Trieste le infrastrutture migliori Caltanissetta ultima in classifica

ROMA L’attività di Ricerca e Svi- luppo (R&S) in Italia mostra nel periodo 1996-98 evidenti se- gnali di recupero, dopo le dina- miche negative registrate nel quinquennio 1991-95. È quan- to segnala l’Istat, rilevando co- munque che in rapporto al Pil, i livelli raggiunti nel 1996, 1997e 1998 (rispettivamente 1,02%, 1,08% e 1,11%) siano ancora lontani dal livello raggiunto nel 1991 (1,24%). La rilevazione Istat conferma, inoltre, che an- che nel 1996, oltre la metà del- l’attività di R&S in Italia (54%) è stata svolta dalle imprese. Il re- stante 46% della spesa perRicer- ca e Sviluppo è stata effettuata dal settore pubblico, suddiviso

tra Università e istituti di ricerca aggregati.

Tuttavia, nel 1996, dei10.247 miliardi spesi per R&S dalle im- prese,il12,9%è stato finanziato dalle amministrazioni pubbli- che mediante forme diverse di incentivazione, contributi e commesse. Nel complesso, quindi le imprese italiane con- tribuiscono solo per il 43% al to- tale degli investimenti naziona- li in R&S, dato che caratterizza l’Italia, in ambito Ocse, come un paese in cui la ricerca è forte- mente sostenuta dal settore pubblico.

Nel 1996, comunque, la spesa per R&S effettuata da imprese e enti pubblici al proprio interno

(intra muros) è stata pari a 19.156 miliardi di lire, con un incremento del 7,2% rispetto al

’95(+2,1%aprezzicostanti).

Negli anni 1997 e 1998, in ba- se a dati ancora provvisori, la crescita della spesa per R&S in- tra muros è stata più consisten- te, sia in termini monetari (con tassi annui di crescita del 10,4%

nel ‘97 e del 6,4% nel ‘98) sia a prezzi costanti (+7,6% e +3,6%).

In rapporto al Pil, gli investi- menti in Ricerca e Sviluppo pongono l’Italia al 20 0 posto trai paesi Ocse, mentre in termini di valore assoluto l’Italia è al 7 0 po- sto, dopo Usa, Giappone, Ger- mania, Francia, Regno unito e Corea.

11ECO01AF02 2.0

9.50

■ Spetta aTrieste la «palmad’oro» perlacittà con piùinfrastrutture eco- nomichee sociali, mentreall’ultimo posto(per la precisione, il 95esi- mo)c’èCaltanissetta. Lo rilevaloSvimezchehastilato una classifica sulla base di un indicemolto complesso che, inpratica,misura la quali- tà dellavità.Sitiene conto,infatti, di 25 infrastruttureeconomiche (re- lativea quattro categorie principali: trasporti,comunicazioni, energia, approvvigionamentoidrico) edi 23 sociali(su5 categorie:istruzione, sanità, infrastrutturesociali insenso stretto,sport ecultura).Fatta 100 lamedia italianaa Trieste spettano quasi 175punti, seguitadaBo- lognacon 155,Genovacon143,Ravennacon 140, Parma con138.Al- l’ultimo postoCaltanissettaconpocopiù di 28punti,dietro ad Agrigen- to(41), Caserta (43,7) eCatanzaro(46).

Inquesta classificadello Svimezfra le grandicittà Milanoe Roma si col- locano,rispettivamente, alsesto esettimoposto,entrambe con135 puntimailcapoluogomeneghinosuperalaCapitale permaggiori infra- struttureeconomiche,anche selaCittà eternagodedimigliori infra- strutture sociali. Per quanto riguardal’analisispostataa livello regio- nale, il primato spettaall’Emilia Romagna, seguita da Liguria,FriuliVe- nezia Giulia eLazio. All’ultimoposto la Calabria, preceduta da Campa- nia,Molise, Pugliae Sicilia.

Il porto di Cagliari Vittorio La Verde/ Agf

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11EST01A1108 ZALLCALL 12 00:28:04 08/11/99

Mercoledì 11 agosto 1999 10 NEL M ONDO l’Unità

Tensione altissima tra i due paesi Espulso un diplomatico indiano accusato di attività di spionaggio

«È un vile attacco, reagiremo»

La preoccupazione di Kofi Annan Gli Usa invitano alla prudenza

11EST01AF01 2.0

11.50

SEGUE DALLA PRIMA

CAPITALISMO SENZA CORAGGIO

Scintille di guerra in India Abbattuto aereo pakistano

Islamabad: «16 persone uccise a sangue freddo»

il difetto di domanda l’ostacolo princi- pale al loro sviluppo. Qualche esem- pio. L’enorme incremento della do- manda italiana di telefonini è stato soddisfatto quasi interamente da pro- duzione estera, anche se esistevano da noi i capitali e i mezzi tecnici per pro- fittare della domanda interna allo sco- po di sfondare sui mercati internazio- nali. La quota di mercato italiano della Fiat è diminuita moltissimo, mentre la Fiat veleggia verso ottimi risultati aziendali. La chimica italiana è stata risanata, dopo i disastri degli ultimi trent’anni, ma le importazioni chimi- che non sono mai state così alte. Le so- cietà edili non sono riuscite a sostitui- re il difficile mercato interno - dopo Tangentopoli - con il mercato interna- zionale, e sono tutte piccole, nazionali e finanziariamente a posto.

Una parte della spiegazione sta nella natura familiare della proprietà delle nostre imprese, argomento ben noto ma trattato come una pittoresca tradi- zione nazionale, anziché come un for- te svantaggio strutturale. Un proprie- tario d’azienda, se non vuole perdere il controllo non potrà mai raccogliere capitali esterni in misura superiore alle sue disponibilità e, per quanto ricco sia, non sarà in grado di finanziare progetti di sviluppo a scala mondiale.

Si potrebbe ancora mantenere il con- trollo, se il sistema bancario e le Fami- glie si unissero su iniziative di grande respiro (è stata la funzione storica di Mediobanca), ma in genere il timore delle scalate è più forte, per le Fami- glie, della loro voglia di rischiare. Sen- za dire che, con un mercato di capitali così sterminato, nemmeno le modeste banche d’affari italiane sono in grado di impegnarsi su progetti di grande scala. Un vero trust bancario-indu- striale sarebbe poi la rappresentazione più lampante del conflitto di interessi e, anche se Fossa non lo ha ricordato, il conflitto di interessi nel mercato mondiale ha le gambe corte: chi colla- borerebbe lealmente con quegli im- prenditori che si fanno ricchi sulle ba- se del conflitto di interessi (e della ren- dita che ne deriva)? Non abbiamo bi- sogno di conflitto di interessi. Abbia- mo invece bisogno di conflitto orga- nizzativo, e il mercato - un mercato or- ganizzato, non somma di rendite - è il luogo più adatto per rappresentarlo. Il riformismo della sinistra andrebbe ora orientato più dal lato del capitale che del lavoro, e le privatizzazioni non do- vrebbero più fruttare soltanto cassa, ma assicurare lo sviluppo di imprese non familiari (vecchie o nuove fami- glie che siano). Se la politica industria- le si limita agli aiuti di Stato, che han- no un’efficacia molto modesta e in molti casi finiscono per finanziare la disoccupazione o la fuga di capitali, non riuscirà ad evitare il declino delle grandi imprese. Penso che il governo debba porsi il tema della concertazio- ne tra banche e imprese. Si tratterebbe di una concertazione conflittuale: co- me gli interessi di sindacato e imprese vengono composti nel patto per lo svi- luppo, pur restando ciascuna parte in conflitto con l’altra, così nel campo del finanziamento occorre mettere in atto un patto del genere. In questo, co- me nel caso precedente, abbiamo biso- gno di regole, e lo Stato, nel formular- ne, dovrà misurarne l’efficacia per l’e- conomia nel suo complesso, non per la salvaguardia di proprietari rassegna- ti all’impotenza.

PAOLO LEON I resti dell’aereo pakistano abbattuto dalla contraerea indiana

LA CRISI ASIATICA

Sullo sfondo

il rischio nucleare

NEW DELHI I Mig dell’aeronautica indiana hanno abbattuto un aereo della marina pachistana con sedici persone a bordo: nessun sopravvis- suto tra l’equipaggio. Il gravissimo episodio riporta la tensione tra i due paesi a livelli altissimi, a breve distanza dall’ultima crisi sul Kashi- mir, che aveva tenuto tutti con il fiato sospeso perché sembrava de- stinata a sfociare in un altro con- flitto. E come sempre, è iniziato il fuoco di fila delle reciproche accu- se, New Delhi ha affermato che l’aereo - un Breguet Atlantic difab- bricazione francese - era 10 chilo- metri all’interno del territorio in- diano quando è stato colpito con un missile, precipitando nella zo- na paludosa di Kori Creek affaccia- ta sul mare Arabico: Islamabad so- stiene invece che il velivolo era in- territorio pachistano ed è caduto a tre chilometri dal confine,vicino a Badin, 300 chilometri a nord est di Karachi.

Il ministro degli Esteri, Sartaj Aziz nel denunciare l’episodio co- me «un atto di aggressione contro un aereo disarmato, del tutto gra-

tuito» ha minacciato di rispondere in modo adeguato a quella che ha definito un’azione vile. E la prima contromisura è stata quella di espellere un diplomatico indiano accusandolo di spionaggio. L’aereo era disarmato e impegnato in un volo di addestramento, normale routine, dicono a Islamabad; se- condo New Delhi invece l’Atlantic, prima di essere abbattuto si era in- filtrato in profondità nel territorio indiano. Intercettato è stato invi- tato ad atterrare, avvertimento che il pilota avrebbe ignorato, anzi se- condo le autorità indiane il velivo- lo avrebbe dimostrato intenzioni ostili puntando contro i Mig. «A questo punto non abbiamo avuto altra scelta che sparagli» ha detto un portavoce del ministero della Difesa indiano secondo il quale l’aereo era in missione di spionag- gio.

Sull’incidente di ieri è interve- nuta anche la Casa Bianca che per bocca del consigliere per la sicurez- za nazionale David Leavy ha invi- tato i due paesi a non interrompe- re il processo di normalizzazione

avviato in febbraio. Lo scorso 4 lu- glio il premier pachistano Nawaz Sharif aveva incontrato a Washin- gton il presidente americano Bill Clinton che si era impegnato a far scendere la tensione nella regione.

Gli esperimenti nucleari hanno di- mostrato che entrambi i paesi so- no in possesso di armi atomiche e il timore di un nuovo conflitto tra i due è motivo di enorme preoccu- pazione per la comunità interna- zionale. Preoccupazione espressa anche dal segretario generale de- l’Onu Kofi Annan, che ha dichia- rato il suo rincrescimento per le vittime dell’aereo abbattuto e per gli incidenti che si verificano sem- pre più frequentemente tra i due paesi.

In un comunicato diffuso dal Pa- lazzo di Vetro di New York, An- nan, ha sollecitato i due paesi ad

«esercitare la massima moderazio- ne» e in mattinata prima di riceve- re il nuovo ambasciatore pachista- no all’Onu, aveva espresso la spe- ranza che la situazione non dege- neri ulteriormente. La preoccupa- zione è che non si verifichino

scontri tali da generare un’escala- tion dell’annoso confronto legato alla disputa sulla sovranità del Ka- shimir.

Dal 1947, anno della loro indi- pendenza e spartizione, India e Pa- kistan hanno combattuto tre guer- re e l’ultimo conflitto è stato quel- lo scoppiato nel Kashmir conteso tra le due potenze e durato due mesi, da maggio a luglio scorsi. So- stanzialmente l’India accusa i pa- chistani di fomentare la decennale guerriglia islamica separatista e di aver contribuito ad innescare le re- centi battaglie con una massiccia infiltrazione di guerriglieri che hanno provocato un migliaio di morti.

Da qui il rifiuto a riprendere qualsiasi dialogo con il Pakistan finché questi non cesserà di soste- nere il «terrorismo» a cui si aggiun- ge l’accusa a Islamabad di istigare attentati separatisti anche nello stato nord-orientale dell’Assam, dove negli ultimi giorni ferrovie e vie di comunicazione sono state prese di mira da una serie di atten- tati.

JOLANDA BUFALINI

10 agosto, cinquantaduesimo anniversario dell’insedia- mento della Assemblea costituente del Pakistan. Ma ad Islamabad c’èstato pocoda festeggiare,ieri. La condanna che perseguita India e Pakistan, di ricordare l’indipen- denza ed insieme piangere la tragedia del conflitto co- minciato con essa, si è rinnovata con l’episodio dell’ab- battimento dell’Atlantique. Il brutto è che ci sono poche speranze che le relazioni fra i due paesi volgano al miglio- ramento nel prossimo futuro. Il gigante indiano è in una profonda crisi politica, il paese spaccato è chiamato a vo- tare fra un paio di mesi e il nazionalismo anti-musulma- noèun’armavecchiamasempreefficace.

La campagna militare in Kashmir, per quanto discuti- bile, ha suscitato in India solo flebili critiche dell’opposi- zione. Scopo dichiarato dell’iniziativa indiana era re- spingere oltre il confine del Kashmir indiano i guerriglie- ri islamici che,secondoNewDehli,sonosostenutidalPa- kistan. Ma la guerra, con il suo corredo di distruzioni ed incendi nei villaggi ha, probabilmente, aumentato anzi- ché ridurre le simpatie delle popolazioni verso i separati- sti che vorrebbero un referendum sull’autodetermina- zione. Eppure il consenso verso i nazionalisti del Bjp a ca- po del governo di coalizione in India, sull’onda dei com- battimenti iniziti il 28maggio, èaumentato. Edè possibi- le che la situazione non migliori, dopo le elezioni, se si ri- peterà la spaccatura che ha portato alla formazione di un governosostenutoda18partiti.

Diversalasituazione inPakistan. Ilpremier Sharifèsta- tosubissatodicriticheperaveraderitoallerichiestediBill Clinton e fatto appello alle formazioni della guerriglia perché si ritirassero. Sharif ha il sostegno dei militari e una larga maggioranza parlamentare ma, ora che in Ka- shmir c’è, almeno formalmente, il cessate il fuoco, spet- trebbe all’India fare un passo indietro e, soprtattutto, da- regaranzieallepopolazionimusulmanedelKashmir.

Tanto più che sullosfondoc’èlacorsaalriarmonuclea- recherendel’Asiailcontinentepiùarischio.

India e Pakistan hanno rifiutano entrambi di firmare il Trattato di non proliferazione nucleare, anche se dallo scorso autunno sono state avviate delle trattative con gli Stati Uniti. Risalgono al maggio dello scorso anno i test nucleari che hanno minacciosamente contrapposto In- dia e Pakistan. Il missile a medio raggio pakistano, che ha fatto perdere all’India la superirità militare, si chiama Ghauri, come il condottiero islamico del XII secolo che conquistòl’India.

E il subcontinente non è la sola parte del mondo dove le testate nucleari sono tornate d’attualità: la Corea del Nord ha annunciato l’intensione di sperimentare un nuovo missile a lunga gittata, la Cina fa esperimenti che allarmano Taiwan, il Giappone (che ha ripristinato il simbolo del Sol Levante) annuncia con gli Stati Uniti un nuovo programma di difesa comune che prevede la pro- duzionediun nuovo missile nucleare.Se allacorsa al riar- mo si aggiunge l’instabilità determinata dai conflitti del- l’Asia centrale (Afghanistan, Tadjkistan, Daghestan) si vedechelamiscelapotrebbeessereveramenteesplosiva.

Los Angeles, spari al centro ebraico per l’infanzia

Un uomo irrompe e apre il fuoco: cinque feriti in gravi condizioni

BELGRADO

Gli studenti «eclissano»

l’astro Milosevic

LOS ANGELES Ancora follia omi- cida negli Stati Uniti. Un uomo sui quarant’anni di razza bianca ha fatto irruzione nel centro per l’infanzia di una comunità ebrai- ca nella zona di Los Angeles, si è messo a sparare all’impazzata e poièfuggito.

Cinque i feriti: tre bambini trai 5 e gli8 anni,unadonna di 65an- nieunaragazzadi16.L’anzianae la bambina di 8 anni versano in gravi condizioni. E stazionario ma critico è definito anche lo sta- todelbambinodicinqueanni.

Si ignorano finora i motivi del gesto. La polizia sta passando al setaccio l’area di Granada Hills, nella San Fernando Valley, una cinquantina di chilometri dal centro di Los Angeles, dove è si- tuato il centro ebraico. Appresa la notizia, il vice presidente degli Stati Uniti Al Gore ha offerto al sindaco di Los Angeles, Richard Riordan, l’aiuto della polizia fe- deralepercatturareilgiovane.

«È piombato nella sala d’in- gresso e ha sparato una trentina di colpi con mitra Uzi calibro

9mm di fabbricazione israeliana.

Poi è scappato», ha riferito un portavoce dei vigili del fuoco, SteveRuda.Dopolasparatoriagli altri bambini, spaventatissimi, sono stati accompagnati a picco- li gruppi nel vicino tempio ebrai- co. I ragazzi più grandi, fra i 300 che frequentano normalmente il centro, al momento del fatto era- no in visita al Museo della Tolle- ranza, ignari di quanto stava ac- cadendo.

«Stiamo seguendo la situazio- ne molto da vicino», ha detto an- cora Al Gore, «Non sappiamo molto, oltre al fatto che un quar- tiere e una comunità sono stati scossi dalla violenza». Decine di genitori in ansia sono accorsi sul posto per avere notizie dei loro ragazzi ed è trascorso del tempo prima che la polizia consentisse loro di avvicinarsi. Il North Val- ley Jewish Community Center organizza programmi per bam- bini, servizi di baby-sitting e campeggi.

Il presidente Bill Clinton ha definito la sparatoria «un altro

atto senza senso di violenza ar- mata». In una breve dichiarazio- ne alla Casa Bianca, Clinton ha offerto alle vittime e alle loro fa- miglie le sue preghiere e quelle dell’intero paese. Il presidente si è impegnato a fare tutto il possi- bile per rendere il paese un posto più sicuro, offrendo alle forze dell’ordine a Los Angeles ogni appoggio dapartedelgovernofe- derale.

Ma si è trattato del gesto di un folle? Gli artificieri della polizia di Los Angeles hanno perquisito in serata un furgone rosso par- cheggiato diversi chilometri dal- l’asilo ebraico, trovandovi, se- condo la «Cnn» ordigni esplosivi e una grande quantità di muni- zioni. Il furgone era stato abban- donato da un uomo, forse pro- prio l’autore della sparatoria, che si era trasferito in unaltro veicolo rubato ad un automobilista. Gli agenti hanno perquisito il van in un parcheggio che si trova a Van Nuys, un quartiere che dista sol- tanto cinque o sei chilometri dal luogodellasparatoria.

■ Si chiama «Slobotea Milosevicum»l’astro

cadente dell’universo serbo. Per assistereal-

la sua eclissi, basta appoggiarel’occhiosul

telescopio predisposto daglistudenti delMo-

vimento Resistenzao inforcare un paio di

specialiocchiali, gentilmente offerti ai pas-

santi ierinel centro diBelgrado: l’armadell’i-

ronia controMilosevic, in attesache il regime

si eclissi davvero.«La stella cadente chesiè

conquistatalafama causando disordini nel-

l’ordinecosmicocadrà certamenteentro il

2000. Malgradolasuatraiettoriasia incerta,

dovrebbefinireda qualcheparteintorno alla

cittàolandese dell’Aja»,diceil volantinodi-

stribuito daglistudenti,con un chiaroriferi-

mento all’incriminazione di Milosevic da par-

tedellacorte internazionale perlaexJugo-

slavia. Eanche se lastellapresidenzialenon

siabbandoneràfacilmente allasua parabola

discendente, resta il fattoche, ieri,nessuno

dei passanti belgradesinon haaccettato di

prendereil volantinodeglistudenti.

(4)

11INT01A1108 ZALLCALL 12 19:54:21 08/10/99

l’Unità LE C RONACHE 7 Mercoledì 11 agosto 1999

GENNAIO

3 gennaio: Rottura delle rela- zioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba

10 gennaio: Muore a New York, all’età di 67 anni, lo scrit- tore americano Dashiell Ham- mett

20 gennaio: John F. Kenne- dy, il nuovo presidente degli Stati Uniti, si insedia alla Casa Bianca

FEBBRAIO

15 febbraio: Eclisse totale di sole sull’Italia. La precedente fu nel 1842

20 febbraio: Abrogata in Ita- lia la legge fascista sui divieti di immigrazione e sull’obbligo di residenza nella sede di lavoro

22 febbraio: Luciano Tajoli e Betty Curtis con «Al di là» vin- cono il Festival di Sanremo

MARZO 14 marzo:

In un inciden- te stradale av- venuto in Ca- lifornia perde la vita, a soli 26 anni, l’at- trice Belinda

Lee

15 marzo: Al XXXIV congres- so nazionale del Psi, svoltosi a Milano, prevale la linea auto- nomistica di Nenni tesa a ricer- care l’incontro con la Dc e ad accentuare il distacco dal Pci.

26 marzo: Il Parlamento cele- bra i cent’anni dell’Italia unita

APRILE

11 aprile: De Gaulle ricono- sce pubblicamente il principio della sovranità algerina

12 aprile: Il sovietico Yuri Ga- garin sulla nave spaziale Vostok 1 compie il primo volo orbitale umano intorno alla terra

27 aprile: Il Parlamento italia-

no nomina una commissione d’inchiesta sulla costruzione dell’aeroporto di Fiumicino per sospetti di abusi

MAGGIO

1 0 maggio: Fidel Castro pro- clama Cuba come la prima Re- pubblica democratica socialista d’America

13 maggio: Muore a Holly-

wood, a 60 anni, l’attore Gary Cooper

15 maggio: Nel 70esimo an- niversario della «Rerum nova- rum» di Leone XIII. Giovanni XXIII pubblica l’enciclica «Ma- ter et Magistra» che aggiorna la dottrina sociale della chiesa

GIUGNO

6 giugno: Carl Gustav Jung,

uno dei fondatori della psicoa- nalisi muore a Kusnacht (Zuri- go) all’età di 85 anni

25 giugno: John Kennedy, as- sicura a Fanfani la «prudente simpatia» degli Stati Uniti verso l’apertura ai socialisti in Italia

LUGLIO

1 luglio: Truppe inglesi e sau- dite, chiamate dall’emiro, sbar-

cano nel Kuwait per difenderlo dalle mire irachene

2 luglio: A Ketchum, nell’Ida- ho, lo scrittore americano Er- nest Hemingway, premio Nobel nel 1954 per la letteratura, si to- glie la vita sparandosi una fuci- lata in bocca. Aveva 62 anni

26 luglio: Il Brasile riallaccia le relazioni diplomatiche con l’Unione Sovietica dopo un’in- terruzione di 14 anni

AGOSTO

20 agosto: Il cavo della funi- via del Monte Bianco è trancia- to da un aereo militare. Sei morti e 19 feriti tra i turisti

30 agosto: L’Unione Sovietica annuncia la ripresa degli esperi- menti nucleari nell’atmosfera

SETTEMBRE

10 settembre: In Italia duran- te il Gran Premio automobilisti- co di Monza, la Ferrari di Von Trips vola contro la rete di pro- tezione e rimbalza sulla pista.

Muoiono il pilota e 15 spettato- ri

18 settembre: Lo svedese Dag Hammarskjold, segretario gene- rale dell’Onu, perde la vita in un misterioso incidente aereo nel cielo della Rhodesia mentre si prodigava per la pacificazione del Congo

OTTOBRE

3 ottobre: L’Unione Sovietica fa esplodere una bomba atomi- ca da 50 megatoni

30 ottobre: Muore a 87 anni, per una crisi broncopolmonare, Luigi Einaudi

NOVEMBRE

10 novembre: Stalingrado cambia nome in Volgograd

30 novembre: Kruscev scrive a Giovanni XXIII per fargli gli auguri. Il Papa risponde ricam- biandoli

DICEMBRE

5 dicembre: Distribuzione gratuita in Inghilterra della pil- lola anticoncezionale

17 dicembre: È scandalo nella tv italiana per un’esibizione delle gemelle Kessler. Le due

«osano» danzare con le gambe nude

IL DIARIO

1961, cronaca di un anno segnato dall’eclisse

All’ombra dell’ultimo

11INT01AF01 7.0

18.0

Sole

Tutti col naso all’insù

Ma il tempo incerto rischia di rovinare l’evento

MEZZOGIORNO DI FUOCO

ROMA

■ Arrival’eclissiel’osservatorio astronomicoromanodiMonte- marioregistrail«tuttoesaurito».

Sarannopiùdi500gliappassio- naticheprenderannopartealla giornatadiosservazioneorga- nizzatadell’associazione

«Astris».Gliastrofiliavrannoa disposizionecinquetelescopi amatorialidotatidifiltrispeciali perassicurareunavisionedelfe- nomenosenzarischipergli occhi.

TORINO

■ ÈesplosaancheaTorinolaeclis- si-mania,tantocheaExperi- menta,lamostraallestitaaPar- coMichelotti,dovesaràpossibi- leassisterealfenomenograziea 5telescopiadattaticonfiltriin Mylarecondiversepotenzialità focali,inquattrogiornisonoan- datiesauritii7000occhialiniche gliorganizzatoriavevanopre- paratoperl’evento.AlParcoMi- chelotti,intanto,sonoattesiun migliaiodivisitatori.Qui,all’in- ternodellamostradedicata quest’annoall’energiaeall’am- biente,saràposizionatounme- gaschermosulqualeverranno proiettateindirettaleimmagini dell’eclissi,mentrealcuniastro- nomidell’OsservatoriodiPino Torinesecommenterannoleva- riefasidell’oscuramentoattra- versospiegazionirigorosamen- tescientifiche..

MILANO

■ Nelcapoluogolombardoallesti- tounpuntodiosservazioneal CastelloSforzesco:oltread espertiingradodispiegareilfe- nomenosaràpresenteanchela bandacivicaperun«concerto dell’eclisse».SempreaMilano, però,l’eclisseèoffertadauna agenziaturisticainchiavedigita inpullmannell’OltrepòPavese, perassistereal’eventogustando piattitipici,titolatiinvario modo.

BOLZANO

■ Pergoderedellospettacololon- tanidairumoridellaciviltà,l’A- ziendadisoggiornodiBolzano hapreparatoperl’occasione un’escursioneinaltamontagna, sulCatinaccio,accompagnata daunaespertaguidaalpinache porteràituristiinaltaquotadove potrannoammirareil«buioa mezzogiorno»intuttatranquil- lità.Ancheperquantoriguarda lasalvezzadellaretinaèstatoor- ganizzatotuttoneiminimidet- tagliedipartecipantiallagita avrannoun«pacchetto»com- prendentegliormaimiticiein- trovabiliocchialetti.Perchinon vorràmuoversidallacittà,sem- preaBolzanoèstatoorganizza- toun«Aperitivodell’eclisse»,da consumarsinellesalemedievali diCastelMareccio.

GENOVA

■ Moltigenovesiassisterannoall’

eclissidifinemilleniodallaprima terrazzadellaLanternaacirca80 metrisullivellodelmare.Tuttii posti,però,sonogiàstatipreno- tati.Alle11un’imbarcazione partiràdalPortoanticoetra- sporteràilpubblico(agruppidi 15persone)finoallaLanterna.

Mailfenomenosipotràanche osservaredaivariparchiegiardi- nidellevillegenovesicomeVil- lettaDinegrooilparcodell’Ac- quasola.

FERRARA

■ All’Osservatorioastronomico

«PaoloNatali»nelleVallidi Ostellato,inprovinciadiFerra- ra,tuttoèprontoperl’eclissi che,inquellazona,saràvisibile al92%.NellaprovinciadiFerra- ral’eventopiùattesodell’estate comincieràalle11.15,culmine- ràalle12.39etermineràalle 14.04.L’appuntamentoall’Os- servatorioèfissatoperle10.30 perseguire,conunavisionegui- data,ivarimomentidell’oscura- mento.

ROMA Ci siamo, dunque. Il gior- no dell’eclisse è arrivato con tut- to il suo carico di superstizioni, leggende, riti, magie estive e bu- siness. Tempo permettendo an- che gli italiani potranno godersi lo show del «sole nero». Il Papa, ad esempio, seguirà il black-out dal suo elicottero. Ma tuttoilPae- se è in fermento attraverso inizia- tive, feste, celebrazioni e quan- t’altro. Gli oculisti e il ministero della Sanità continuano, co- munque, ad invitare gli «spetta- tori» ad una visione protetta. Ec- co le regole da seguire assoluta- mente: in primo luogo, evitare di guardare il sole direttamente e a lungo senza protezione, ciò po- trebbe provocare danni perma- nenti agli occhi; utilizzare la pro- tezione dall’inizio alla fine del fe- nomeno, può bastare meno di un secondo per causare danni al- la retina; anche se protetti, non rimanere a osservare il sole per lungo tempo, ma lasciare alla re- tina un po‘ di tempo traun’osser- vazione e un’altra per permetter- le di raffreddarsi.Il ministero del- la Sanità indica poi i metodi rite- nuti sicuri: il più semplice è quel- lo indiretto, legato all’utilizzo della classica scatola di cartone con un forellino; per l’osserva- zione diretta dell’eclisse poi uti- lizzare filtri particolari (capaci di ridurre l’intensità di 100.000 vol- te). Vietato, inoltre, guardare il sole con cannocchiali, binocoli, telescopi se non sono stati appo- sitamente schermati; evitare, in- fine, i normali occhiali da sole, le pellicole fotografiche sovrappo- ste, le pellicole per le lastre usate in radiologia, l’interno dei com- pactdisk edeifloppydisk,ilvetro affumicato, i filtri polarizzati e i filtrisolariperpiccolitelescopi.

Ma siccome la prudenza non è

mai troppa all’ospedale oftalmi- co di Torino,il più grande del Pie- monte, è allarme rosso. «Abbia- mo rinforzato il pronto soccorso - ha spiegato il professor Bruno Bellan, direttore del nosocomio - se qualcuno segue l’eclisse senza protezione agli occhi corre un ri- schio reale per la salute della pro- pria vista. Mi auguro che nessu- no lo faccia. Comunque, com- messo l’errore, i rimedi saranno minimi.Ildannoèspessoirrever- sibile». L’Ofltamico si è tuttavia preparato ad un’eventuale emer- genza «che potrebbescattare2-3- 4 ore dopo l’eclisse - ha spiegato Bellan -; le ripercussioni negative sulla salute degli occhicomincia- no a manifestarsi qualcheorado- pochesièosservatoilSole,anche se nascosto in gran parte dalla Luna». Secondo i medici dell’O- ftalmico l’intervento su eventua- li pazienti potrà essere per lo più psicologico, nel senso di offrire possibili sicurezze a chi manife- steràpreoccupazioniopaure.

Le previsioni suggeriscono di spostarsi in Piemonte o in Val d’Aosta, dove ci saranno le mi- gliori probabilità di non avere problemi meteorologici. Il tem- po minaccia invece nuvole e pioggenellealtreregionipiùvici- ne alla fascia della totalità, come Trentino Alto Adige, Friuli Vene- zia Giulia e Veneto. A rischio an- che la Lombardia orientale ed Emilia Romagna. Più fortunato il centro Italia, distante dall area del sole nero, ma anchedalla per- turbazione, che toccherà solo al- cune aree interne. Sereno anche il sud. Qui lavisione dell’eclisse sarà parziale, ma almeno gli spet- tatori avranno la quasi sicurezza di non dovereusare gli occhialini perosservaresoltantonuvole.

S.I.

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