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Vittoria M. Rondinone

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Academic year: 2022

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(1)

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SEGUENDO LE RUGHE DELLA MIA MANO, RINCORRO UNA PERLA GRIGIA

Vittoria M. Rondinone

Primavera bambina Riscopro nel buio le luci.

Tremano gioie nel cuore e memori voci passate contrastano il tempo.

Pensieri derisi si sciolgono su sponde lontane e

teneri occhi di bimbo

dissetano petali di “FIORI INSONNI”...

Cammino.

Una strada, mi volto,

rincorro una farfalla e SORRIDO!

Respiro di mente Trabocca di eterno il nudo pensiero.

Spavento di marzo, confine del vero.

Si nutre di ansie, parlando d’amore.

Rincorre due mani che si fanno sentiero.

Esatta una strada per poter respirare.

Abbraccio il mio corpo per sentirlo più vivo.

(2)

Ora, sola e deserta signora commenta le sorti

di immagini in scena, Dove, sinistra, la luna copre i suoi occhi, aspettando l’aurora.

Minima Fuori i silenzi consumano l’aria senza respirarla ...

E la paura di esserci spegne le menti dei più vivi.

Anelli e ritualità Orgoglio e stima, causa e fatalità,

emorragie senza ferite,

culmine ultimo di represso stare.

Temo la fine.

La fine dell’anima.

La fine del corpo...

Temo, temo la fine.

Compro lacrime dal cuore.

Lacrime da maritare alla mia mente e a questa esistenza senza ali.

Immagine

Sorridere per nulla.

Falsa idolatria.

Cortometraggio senza fine.

Limite o sopravvivenza, il leteo sopraggiunge.

Lo spazio familiare,

lo specchio dei tuoi occhi,

lo sguardo che parte da te e arriva a te.

Il peso perso, abbandonato, vissuto

(3)

e finalmente sciolto e poi ingoiato.

Uomo sgolato senza voce.

Sgozzato senza sangue.

Bandiera e terra, uomo ritrovato.

Alma loca Lecito è il

passaggio di cuore.

Impossibile la scena in

una storia d’amore.

Reclamata, la Poesia della vita esita a svelarsi nel suo splendore.

Debole, aspetto

i miei passi per camminare.

Bianca

Come fiori azzurri ricevevi le ore.

Scambiavi con il fiume la voce del dolore.

Contavi gli aspri addii dei canuti padri.

E...

Di sole verniciata, travestivi

la tua ombra:

misera ambasciatrice di un’esile esistenza.

Cabiria

Legata l’anima.

L’anima alla terra, terra al respiro.

Fresca!

Io remo in recondito mare, bagnato nell’humus che sterpaglia incolta non dà.

Rappresaglia corazzata.

Refrattario rumore.

(4)

Turbine, tempora.

Ritmico il nostro cuore.

Nespolo

che fiorisce e cresce e non compone.

Limpida.

Torbida e limpida l’essenza dell’anima.

Mater

Trema una mano seconda al

Signore, lana purpurea morbida d’amore.

Senti la voce bambina che non riesci

a cambiare;

muovi una culla ove il ricordo

deve ancora arrivare.

Eleison Notti non vere

tra solchi di sogni e spugne d’amore.

Sarà in barriere, temuto

il tuo rumore.

Manoscritta la tregua con la luce

che arde e divampa e seduce.

Strappate le parole al vento,

si smaltano.

Come rubini tremano.

Piangono

sul bianco dei muri, sfidando pulsanti d’ascensori.

(5)

A vicenda, si scartano compassi

e compressori nel buio della notte,

tra veglie di madri

e racconti d’infiniti amori.

Ninfee

Scene confuse di anni passati sciolgono immagini di fiori scolpiti.

Persi su lucide acque di canti vestite.

Canto ultimo

Riquadri asimmetrici si rincorrono tra

candidi confini del cielo.

Gli occhi rivolti all’azzurro:

ladri e clandestini.

Aspirate dal vento le nuvole seriche

ripudiano i caldi raggi del sole.

Troppa luce, troppo colore.

Sereno lo sguardo si piega e sopito

carezza il respiro!

Docile il movimento, mansueto,

si raccoglie

in un incontro di spogli rami che, come dita d’infinite mani,

si cercano e si stringono in un canto ultimo Di amanti senza soli, senza veli.

Canzone

(6)

Tu sapevi chi fosse e non parlavi:

cantavi alle stelle, poi non volevi dire;

pensavi, guardavi e poi mi confondevi.

Favole e guai servivano alla mente.

Terra e nuvole mi prendevano per mano.

Leggevi tra le

righe i miei pensieri.

Filtravi tra i rumori sogni e sognatori.

Scandivi tempi di essere e di stare.

Rubavi

gli incerti passi e le frontiere.

Se cerchi in me risposte non aspettare,

le mie mani vuote e spente, non sanno ancora dare.

Domani come foglie, cadranno da uno scoglio, penseranno alle stelle e non si faranno male.

Pascolo

Stantio il cielo

cattura l’azzurro tra le nuvole, intrattenendo negli

scarti di luce

indescrivibili emozioni.

Pascolo.

Lentamente

Uomini, lentamente.

Passi nei respiri:

rumori.

(7)

Battiti nei pensieri:

locomotive.

Odor di pino, ombra selvatica e ancestrale.

Al di là degli aghi una RISPOSTA.

Uomini randagi, randagi e soli.

Soli non come cani, soli come uomini.

Come lucciole, a intermittenza.

Come note, senza spartiti.

Liberi e soli e liberi.

Tollerati o no, riconosciuti tra nomi e volti.

Comune, però, la vita, comune e passeggera.

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