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3 I: Quindi varie esperienze diverse, ehmmm mi può parlare un po del suo percorso formativo, cosa un po l ha portata all insegnamento

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Roma 03/03/2016

Intervista al docente per il corso di “Psicologia e scuola”

Prof.ssa A. Ajello, a.a. 2015-2016 I = Intervistatrice (Silvia Repertorio)

P = Professoressa (Docente di Lingua inglese in una scuola secondaria di primo grado)

1 I: Buongiorno P: Buongiorno

2 I: Allora intanto grazie molte per la disponibilità/(di niente volentieri quando si può) a rilasciare, per questo colloquio, ehhh allora lei sappiamo che insegna Inglese, come materia Inglese, da quanto tempo insegna?

P: Alle superiori diciamo, io ho insegnato tanto al liceo e in varie strutture diverse. Dal 1987 insegno, non ero diciamo subito di ruolo, maaa lo sono diventataaa nel 98. Quindi ho un pre-ruolo passato nella provincia di Roma e insomma anche lontano parecchio da casa, poi insomma con la famiglia siamo riusciti ahhh

3 I: Quindi varie esperienze diverse, ehmmm mi può parlare un po’ del suo percorso formativo, cosa un po’ l’ha portata all’insegnamento

P: Diciamo che posso dire in maniera molto semplicistica, io mia madre è insegnante elementare per cui ho sempre ammirato la sua voglia di dare a questi ragazzi, lei è andata in pensione e per 3 anni abbiamo cambiato, cioè prima di andare in pensione lei ha cambiato abitazione e per 3 anni è andata sempre nella vecchia scuola che era lontano da casa. Quindi tanti atteggiamenti mi hanno fatto capire quanto lei fosse legata alla scuola, ai ragazzi. Allora siccome uscita dall’università, dico vabbè, lingue vabbè, questo l’avevo ben chiaro perché un insegnante di liceo mi aveva proprio affascinato per cui questo vuol dire molto, quindi avevo scelto proprio lingue all’università, indirizzo didattico, anche perché allora si diceva “hai possibilità di unire facilmente la famiglia” perché sono 4 ore, 5 ore [si], quindi diciamo anche per quello, perché con mio marito avevamo deciso di sposarci e stare più tempo insieme possibile. Perché avevo avuto anche la possibilità di un lavoro, però era fino alle 6 di sera e non me la sono sentita. Quindi ho detto, mi so, mi metto in gioco e vabbè. Invece poi piano piano quando io sono entrata nel mondo della scuola ho capito che non era quello, cioè era una cosa che mi ha preso talmente

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4 I: Quindi dopo lingue?

P: Dopo lingue ho fatto indirizzo didattico, quindi lì ho cominciato a maturare l’idea e dopo di che appunto ho iniziato con le piccole supplenze e tutte le varie esperienze, vieni a contatto con le presidi più diverse, la famiglia del bambino, ti chiamano per una supplenza, e tu capace che hai il bambino con la febbre, allora no l’aspettiamo no, cioè anche li cominci a capire che ci sono un’eterogeneità di persone che diciamo, umane, c’è una sorta di umanità, perché quando ti capita una supplenza, in quel momento dici sono fortunata, però ti torvi anche spiazzata, perché devi organizzare immediatamente la famiglia, quindi non sai come la cosa poi può andare a finire, però ecco ho incontrato persone che appunto mi hanno aspettato proprio, e mi dispiace che non ci sono più, perché alla fine è così e quindi insomma piano piano abbiamo intrapreso questo percorso. Ogni anno andavo in provveditorato con l’ansia del posto, il precario, oddio un anno, dove, adesso mi mandano a Subiaco, era la sede temuta no, perché lì con la neve, come fai, quindi andavamo muniti di cartine con mio marito.

Colleghe che non sapevano neanche Roma, le scuole di Roma dove stavano, allora ci consigliavamo etc…

Infatti l’altro giorno sono capitata lì intorno e ho visto questi gruppetti di colleghe e ho provato tanta tenerezza, nel rivedere. E quindi ho iniziato piano piano in questa maniera, e poi dopo è arrivato, dopo 11 anni diciamo è arrivato il ruolo, e nel frattempo ho fatto tutte le varie abilitazioni all’insegnamento quindi sia d’inglese/

5 I: Ecco appunto volevo chiederle a proposito della ulteriore formazione, se partecipa anche adesso a dei corsi di formazione

P: Si noi li facciamo un po’ in continuazione, cioè ogni anno c’è la casa, adesso ormai sono le case editrici che lo fanno del nostro, dei libri, quindi la Oxford, che diciamo ho scelto con fatica questo testo insomma qualche anno, parecchi anni fa, avevamo un Zanichelli che poi però non era più perché riproponeva lo stesso libro cambiando il nome del testo e basta, e quindi insomma abbiamo condotto una battaglia pura con Zanichelli che aveva tutta la scuola poi, e questo a me non andava: “perché poi dico perché tu c’hai tutta la scuola?” cioè ti fai queste domande. E quindi ricordo che venne il distributore con una pila di libri per convivermi a prendere un libro Zanichelli e io gli dissi “guardi è una sconfitta, capita nella vita, a noi non piace il suo libro dico quindi..” e quindi da lì iniziò questo percorso con la Oxford e devo dire insomma ci troviamo bene [e vi trovate bene con i corsi di formazione]

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Si con i corsi di formazione poi per esempio l’anno scorso siamo andati a villa Wolkonsky e praticamente lì dove è la sede della diciamo ambasciata inglese e quindi ci ha ricevuto l’ambasciatrice e ci ha fatto fare un corso suuuu, diciamo la possibilità di mettere una biblioteca in lingua nelle scuole e quindi adesso poi stiamo ancora in corsa per questo però ecco stiamo facendo [entra qualcuno e la professoressa saluta]

6 I: E invece mi diceva che ha insegnato anche in altri tipi di istituti, come invece poi è avvenuta la scelta del ciclo delle scuole medie, come si chiamavano.

P: Allora praticamente dunque c’erano più possibilità, no è stata forse una scelta mia quella di scegliere questa fascia d’età, in realtà ho insegnato anche al liceo, alle magistrali e al tecnico eee quindi uhmmm però diciamo mi piaceva questa fascia d’età perché tu il ragazzo lo puoi, ci puoi, diciamo parlare, lo puoi stupire, c’è ancora lo stupore da parte del ragazzo quando tu parli. Al liceo tante volte vedi che entra escono diciamo è poco, diventa più un rapporto diciamo un po’ sterile, un po’ anonimo, un po’ eeee, ecco per questo e diciamo forse un’esigenza mia eh io non voglio negare questo, però ho bisogno di entrare in sintonia con le persone con cui mi raffronto, quindi…

7 I: Lei insegna soltanto in questa sede o anche in centrale o in altre scuole?

P: Noi abbiamo 18 ore di proprio contratto, 18 ore settimanali, queste 18 ore io quando sono diventata di ruolo qui ce le avevo tutte qui, c’era un tempo prolungato quindi ce la avevo tutte qui poi piano piano il prolungato non si è formato, allora ho avuto una perdita di classi, che non si so’

formate, e sono andata in centrale. Quindi tra la centrale la succursale, ho sempre insegnato insomma in queste due strutture da quando sono di ruolo qui, poi dunque mancava ricordo una classe e andai in un’altra scuola qua vicino, la Montezemolo, per 3 ore. E lì poi in realtà, lì siccome mancava l’insegnante di spagnolo, perché io sono sull’Inglese, io ho Inglese e Spagnolo di lingue, sono sull’Inlgese perché insomma ho scelto questa classe di concorso, automaticamente loro mi hanno cancellato dall’altra però comunque all’occorrenza [rimane in grado] si perché c’ho l’abilitazione tutto, quindi e allora sono andata lì alla Montezemolo praticamente per fare queste tre ore di Inglese, poi siccome mancava l’insegnante di Spagnolo e le mamme minacciavano di togliere i figli, arrivati a ottobre/novembre ho detto, sa che c’è nella classe mia faccio io, e quindi facevo Inglese e Spagnolo anche lì

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8 I: Quindi oggi in quante classi insegna?

P: 6, praticamente 2 corsi: prima, seconda, terza; prima, seconda, terza.

9 I: Per passare poi alla sfera didattica, volevo chiederle di spiegarmi come imposta le sue lezioni

P: Si allora in linea di massima io le imposto, non mi pongo mai al centro io, da un po’ di tempo a questa parte abbiamo un po’ spostato il focus diciamo della, anche perché insomma abbiamo, ci siamo formati al cooperative learning e quindi il focus non è più l’insegnante che diventa un suggeritore facilitatore, ma diciamo più che altro sono gli alunni. E quindi però, sapendo che, ci sono delle cose che non possono più cambiare per esempio, sono il fatto che se io non interrogo o chiedo i compiti c’è come un disinteresse da parte del ragazzo, quindi questo loro se l’aspettano:

“Correggiamo gli esercizi?”, quindi io correggo gli esercizi, poi spesso interrogo, facciamo un dialogo, un dialogo tra loro, prendiamo una coppia e fanno un dialogo in lingua e poi mi inserisco io con i quesiti diciamo anche di grammatica, però loro ormai lo conoscono e si sentono molto a loro agio.

Chiaramente è graduato a seconda delle tre classi, perché in prima sarà più facile, quindi in seconda terza tutto più……graduato.

10 I: Quindi possiamo dire che è una sorta di misto tra i vari metodologie e sistemi ehm/

P: Si perché io ho notato che loro hanno bisogno anche del momento frontale [certo] che è fondamentale e quindi poi passo alla spiegazione. La spiegazione è seguita sempre da una verifica dello spiegato. E poi il compito è mirato a quello spiegato, io non do mai “fate da qui a lì, fate da lì…” cioè mi scelgo sul libro l’esercizio che è mirato a quello che ho spiegato, un po’ per vedere se hanno capito e poi ci sono varieeee, per esempio c’è la possibilità adesso, ci dobbiamo un po’ organizzare perché c’è stato uno spostamento, lei lo sa, dalla centrale, succursale etc…, però io ho fatto a…allora l’ascolto è fondamentale, spesso sempre, c’è sempre l’ascolto della diciamo del cd, del pezzo [si], l’ascolto in lingua, questo è fondamentale insomma per i ragazzi, anche perché si rendono conto quanto è diverso l’ascolto no diciamo la persona di madre lingua rispetto a noi, e quindi, uhmmm a loro piace molto questo momento perché devono fare degli esercizi scrivere, scrivere quello che ascoltano e poi verificarlo se è giusto. A volte se è un ascolto lungo cioè se è un brano io lo fermo e organizzo delle domande, faccio proprio, perché in questo modo focalizzo l’attenzione, cioè non li lascio mai a lungo da soli a fare, perché ho scoperto che è un modo poi per perdersi perché quando uno è lasciato solo a fare una cosa, cioè l’attenzione poi cade quel momento e divago. Allora

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per ottimizzare un attimo la lezione cerco un attimo di fermare l’ascolto e poi di intervenire facendo domande di comprensione di quello che hanno ascoltato e quindi spesso loro questo non se l’aspettano “ma qui non ci sono le domande che lei ci fa” “Le sto facendo io, dico, sul testo per vedere”

“Ah!” Allora devono sempre sapere il perché di quello che facciamo e la certezza che serva a qualcosa, cioè non sono una cosa/

11 I: E c’è questa sua disponibilità comunque a spiegare passo passo P: si, si poi ci sono persone, io ho sempre detto a loro “a me i soldatini non piacciono”, cioè io ricordo che spesso mi capitava di vedere, perché ci abbiamo delle aule con i vetri, di là, e mi capitava di passare, ma parlo di anni fa, e di vedere questi ragazzi che in lingua, stavano sempre scrivere sui quaderni, e mi chiedevo ma come è possibile. La lingua è una cosa viva, e certo è più comodo, perché tu stai tranquilla, quelli scrivono, ma non penso che sia proficuo, bisogna anche far si che loro, che noi siamo testimoni della loro crescita come persone e per cui questo avviene quando uno poi li mette alla prova, non certo quando tu ce li hai lì bloccati a fare una cosa.

Per cui questo è fondamentale e quindi spesso, appunto, ecco anche i genitori ormai mi conoscono, mi dicono “qualsiasi cosa ci avverta, se c’è qualcosa che non va”, quindi spesso uno interagisce proprio sulla crescita, sulle affermazioni che a volte i ragazzi fanno, o su un compagno, che possono essere un po’ così razzisti tra virgolette oppure un po’

intolleranti, e quindi ecco questo, uno si interviene, perché noi siamo qui, scuola dell’obbligo devi crescere anche come persona, non solo didatticamente per quella disciplina. Quindi questo e poi diciamo loro, si aff.., diciamo c’è la gara per farsi interrogare allora alzano la mano etc.., quindi insomma l’ora passa, io non lo so com’è, io mi trovo sempre “Oddio è già finita” e quindi ecco poi chiaro che ci sono

[perché di solito è un’ora staccata ogni volta?], un’ora staccata ogni volta, nelle terze ne ho fatte mettere due attaccate perché in vista dell’esame, noi ci abbiamo un parte di civiltà che loro devono studiare, quindi ad esempio la cultura inglese e americana, hmm che diciamo fa parte dell’esame che loro dovranno sostenere, e perché non sarà solo un esame scritto ma sarà conversazione, quindi loro dovranno comunque, portando una mappa concettuale trasversale su tutte le materie, collegare quindi tutte le materie, e questo insomma è importante perché è una fase di crescita importante, infatti quando cominciamo un argomento sul razzismo, Martin Luther King oppure Mandela, “a ma l’abbiamo fatto anche in storia, a ma l’abbiamo…” quindi questo riconoscere “dico ma ragazzi non è che [fare collegamenti] collegamenti, siamo tutti cioè, il periodo è quello,

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è chiaro che se io parlo di Gandhi, non è il mio Gandhi, il suo Gandhi…Gandhi è quello!

Quindi il fatto che loro ci si ritrovano, lo abbiamo fatto in italiano, lo abbiamo fatto in storia, quindi allora, è per loro un modo di essere incoraggiati e non frustrati a fare, no? Perché dice vediamo quest’altra, sotto quest’altra luce, sotto, l’esaminiamo da un altro punto di vista

12 I: e quindi il fatto di avere le due ore legate le da la possibilità di impostare il lavoro in modo diverso

P: Si in modo diverso, si perché ho notato che alle prime, facendo solo piccole conversazioni, perché poi in prima/

13 I: In tutto quante ore sono?

P: Sono 18 ore, per classe sono 3

14 I: Quindi a quel punto nelle terze fa 2 ore e 1 ora

P: Esatto, 2 ore e 1 ora, perché, ma non è che tutti fanno cosi [si lo ha voluto lei], si io l’ho preferito perché ho detto, può capitare che a volte porto un film in lingua, lo vediamo, poi loro fanno la scheda di lettura e quindi scrivono i concetti, tante cose per veicolare

15 I: e invece scusi a proposito delle tecnologie quali le capita di utilizzare in classe?

P: Allora noi in classe, per comodità ho il registratore e va bene con l’ascolto, però, io ho anche un dvd che insomma, raramente, adesso ripeto, ci dobbiamo organizzare nel passaggio che c’è stato, perché questi computer vanno un pò a ruba, perché vanno prenotati, io sono un po’

diciamo a me non piace la prenotazione, perché se mi viene un’idea, io sono un po’ più istantanea, la cosa, e quindi non mi piace programmare tanto a lungo etc..

16 I: Sarebbe bello poterne disporre

P: E’ capito! Poterne disporre in maniera tale che quando uno ne ha bisogno etc…[quando ci sono le condizioni], e quindi ecco questo. Quindi praticamente sono queste le due cose, diciamo che l’ascolto è quello più più agile, perché ovviamente uno mette il dischetto, ascoltiamo oggi il lessico oggi la lezione, l’unità e quello che è, e quindi poi ecco questo. Poi abbiamo fatto per esempio in prima la descrizione “house description”, cioè la descrizione ella casa che loro hanno, diciamo io ho detto loro di fare in vario modo, cioè per esempio o con la videocamera, oppure con il disegno,

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oppure semplicemente descrivendo, però facendogli capire, perché spesso fanno dei meravigliosi power point però poi tu non sai chi l’ha fatti per cui.

Allora dico no, tu mi prendi gli ambienti di casa, poi vieni qui e me lo descrivi a voce perché io non mi accontento della scritta che c’è sotto, meravigliosa, fatta bene, perché chi mi dice che non siete stati aiutati, per cui. E quindi certo l’inglese è una lingua che crea a volte frustrazione nel ragazzo, per cui c’è il timido che ha paura di esporsi, oppure quello che nelle interrogazioni non diciamo emerge, e allora spesso facciamo un’interrogazione un po’ indiretta, cioè lui interviene mentre interrogo un altro, poi si cominciano a conoscere i ragazzi quindi si capisce cosa è meglio per loro. Quindi adesso mi è capitato di fare compiti di recupero, io non li ho mai fatti, nel senso il compito è andato male, o va male per tutti e si rifà, oppure pazienza. Adesso sono entrata nella fase, si vede che sto invecchiando e allora sto facendo compiti di recupero quando vedo che un test non è andato bene, allora do loro la possibilità di, si vede proprio che sto invecchiando per cui ho detto, cerchiamo , di essere più no malleabili possibile.

17 I: Invece sempre a proposito delle metodologie ehmm, non so se utilizza altri tipi di metodologie, vabbe attività gruppi più o meno lo abbiamo detto, utilizzo di materiale audiovisivo, fotocopie

P: Si le fotocopie sottointeso, in continuazione tante 18 I: oppure anche magari visite esterne

P: Si noi, a parte che abbiamo questo progetto con una collega, ex-collega che li porta poi d’estate all’estero e quindi poi praticamente loro, almeno dalle esperienze sentite si son trovati molto bene e quindi facciamo questo diciamo estivo, per quanto riguarda l’estate. Durante il periodo scolastico andiamo a teatro e facciamo il teatro in lingua, quindi spesso, quando capita che c’è qualcosa ehm però questo è un po’, da qualche anno a questa parte abbiamo visto che delle opere teatrali, anche per esempio noi abbiamo studiato Romeo e Giulietta di Shakespeare, praticamente spiegato in classe, letto poi andato a vedere. Spesso fanno vedere in modo ironico no, dicono loro per per..

19 I: Diciamo le compagnie come lo rappresentano?

P: Si le compagnie lo rappresentano in modo più ironico. Abbiamo notato che i ragazzi non lo apprezzano, non è vero, un ragazzo una volta ci ha detto: “per quale motivo noi dovremmo apprezzarlo perché per esempio è reppato no, per quale motivo, non dovremmo, non abbiamo questi gusti per

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cui poi alla fine sono loro che si aspettano il classico. Quindi questo, sono tutte cose che diciamo noi le/

20 I: si avvicina un po’ a come è stato studiato forse?

P: Esatto si perché spesso poi quando c’è, in procinto di andare a vedere una manifestazione etc.. c’è la preparazione, quindi sia la compagnia teatrale ci fornisce la parte diciamo, anche il copione, che poi è l’ultima cosa, ma la storia in lingua e quindi poi i personaggi e quello è anche diciamo sotto il punto di vista critico, una scheda di lettura proprio dell’opera, quindi loro si preparano a questo. E quando vedono, spesso fanno, insomma ultimamente fanno in questo modo, loro si trovano un pochettino spiazzati, quindi quello che riusciamo a vedere che è per loro, alla loro portata li portiamo, anche perché è un’uscita tutti insieme, spesso ci sono anche i ragazzi del liceo, perché poi se è graduato per le terze, spesso è 13-16 anni, quindi noi, cioè uno spettacolo non è che andiamo a vederlo così no, quindi al buio alla cieca, ma prima sappiamo per quale fascia di età, e quindi spesso è 13 -16 anni, loro rimangono stupiti perché vedono anche ragazzi più grandi che sonooo…, e poi spesso c’è un coinvolgimento da parte della compagnia che alla fine dell’pera, della rappresentazione, chiede loro, se è piaciuta, se c’è qualcosa che non va, oppure “siete liberi di fare domande agli attori” che sono lì, e quindi loro un po’ si divertono [un po’ di interesse] in lingua, no?

21 I: Quindi abbiamo detto che quando c’è un parallelo con il lavoro che è svolto in classe lei ritiene che sia un’attività molto utile ed apprezzata

P: Si si

22 I: Invece passando alla valutazione, quali criteri utilizza per valutare i ragazzi?

P: Noi adesso diciamo sono due anni che stiamo con questo cooperative, questo nuovo metodo e quindi c’è questa rubrica di valutazione,ì. Allora abbiamo, ci siamo cimentati, noi facciamo parecchie UDA (unità di apprendimento) durante l’anno, che focalizzate su qualcosa. Io già da qualche anno mi sono inventata il volantino, il volantino su come pubblicizzeresti l’andare per esempio noi studiamo di programma, c’è l’Australia, cioè tutte le colonie Britanniche (India, Australia, Sud Africa, etc..) e allora l’Australia è quella che si presta meglio a fare un depliant no, e quindi ho detto loro, intanto io vi do tutte le informazioni su questo paese questo posto, ce l’hanno pure sul libro, poi voi organizzate un depliant dove, ehhh diciamo il vostro modo accattivante, deve essere

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accattivante, convincente e ci abbiamo tutte, questi rientrano nella valutazione [ah!] cioè questo però per questo, ogni poi rubrica diciamo, come dire è poi adattata al lavoro che si fa, perché se c’è un lavoro di comprensione, oppure di esposizione, di cioè questo dipende, si valutano varie cose, e quindi adesso stiamo cominciando ehm, coadiuvate da colleghe, che stanno organizzando diciamo queste rubriche, ci sarà poi una sorta di autovalutazione da parte dei ragazzi su questo e quindi anche sulla fluidità. Io riferisco su questo depliant che stiamo facendo, la correttezza, la fluidità, la capacità di convincere gli altri, perché questo è fondamentale , ho detto voi in un depliant non potete fare la storia dell’Australia, io non lo leggo, ma chi lo legge? E’ noioso, diventa. Quindi dovete cercare di mettere le cose che possono interessare a un turista, quindi il paesaggio, oppure gli animali, oppure le città industrializzate, cioè che si vada no lelellelele, iscrizioni preistoriche nelle grotte alle città industrializzate, può essere di tutto, le foreste i parchi, gli animali, loro questo ce l’hanno tutto ben chiaro, per cui sanno dove andare, per cui quello è fondamentale, cioè se uno li butta e dice fate, non va bene

23 I: Quindi questo sistema di valutazione viene utilizzato in questo lavoro specifico

P: Più che altro in queste UDA, dove si creano dei lavori specifici, dove loro diciamo in gruppo relazionano etc…però ancora non è diciamo così automatico, perché sono ripeto due anni che ci stiamo lavorando anche come formazione nostra e poi nemmeno di tutti, perché mi tocca poi anche estenderlo, chiaramente alle colleghe

24 I: Ma poi rimane tutto il lavoro di verifiche di interrogazioni, rimane valutato nella maniera classica [allora per quanto riguarda e verifiche] o non c’è più nel vostro

P: Allora no no, le verifiche e le valutazioni ci sono sempre perché comunque ancora a livello individuale, diciamo che adesso, e già da qualche tempo, si valuteranno di più le competenze del ragazzo, cioè il saper fare che passa attraverso il saper essere, cioè non è poi più la valutazione. Ma infatti io le posso confessare che valutare i ragazzi è la parte più antipatica del mio lavoro è la parte che mi da più fastidio perché a me piace avere il rapporto diretto con loro, insegnare e ascoltare quello che loro hanno appreso, dal momento in cui devo valutare in realtà vorrei che non arrivasse mai quel momento, perché è un po’ come etichettare, anche se tu etichetti per fasce, perché cioè nel senso piano piano, perché poi cresce, cambia, ecco perché i ragazzi di prima, non è che uno dice è sette, è sette, no, io non me la sento perché stanno in evoluzione continua, quindi

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per ora, il percorso fatto fino adesso. Perché poi abbiamo avuto un periodo in cui c’erano i giudizi, erano molto meglio perché inquadravi il ragazzo. Io ricordo che facevo delle fotografie meravigliose, mi piaceva inquadrare il ragazzo, con la capacità o meno, invece così rimane no?, poi non ci sono i mezzi voti, allora un 6 allora è uguale a quello che c’aveva 5, è un po’…

25 I: Avete anche la possibilità di utilizzare delle prove condivise anche con gli altri colleghi? Che siano uguali per tutti?

P: Prove condivise in che senso?

26 I: Nel senso che, non so una verifica che fanno tutti quanti uguale nella stessa classe, cioè nelle prime

P: A ma lei dice sempre solo per lingue, no condivise I: si si si

P: Si, cioè le prove sono sempre, allora, ehm ci sono vari tipi di prove per esempio scritte, allora sullo scritto io vado, o ho spiegato una struttura grammaticale nuova, la voglio verificare e allora lì c’è l testo

I: Però la prepara lei la prova?

P: No abbiamo dei testi proprio che sono praticamente seguono il nostro testo, perché io ho notato che se uno usa libri di test che sono di altri corsi, cioè di altri testi adottati da altre colleghe spesso non corrispondono a dove siamo arrivati noi, perché li ci sono alla quinta unità mette una struttura oppure un’altra, allora ci sono, ci danno dei testi con i test da fare e quindi quello loro lo sanno, ormai sono eh. Altrimenti alterno molto anche le comprehension cioè sono dei testi diciamo dei brani con le domande, per vedere, perché lì si vede se tu comprendi diciamo quello che hai compreso e se lo sai rendere in Inglese e lì è un discorso diverso. Loro quando sanno che c’è questo tipo di compito di valutazione di test sono più tranquilli perché nel brano con le domande non sono obbligati a verificare solo quelle strutture e fare quegli esercizi strettamente legati a quella struttura, quindi si sentono un po’, tirano un sospiro di sollievo, nel senso che comunque il brano lo capiscono e quindi poi poi insomma riescono aaa 27 I: Ho capito. Invece in generale cosa pensa delle prove invalsi?

P: Delle prove invalsi, allora c’è, allora dovrebbero partire anche per le lingue ma non sono partite. Per quanto mi riguarda/

I: Quindi a lei non è mai capitato giustamente sono/

P: no no, io faccio, come si dice sorveglio, sorveglio no, nelle prove invalsi perché non ci deve essere il professore o di quella materia o di quella disciplina. Quindi noi, su Italiano va matematica, oppure ci sto io, tecnica,

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cioè loro non devono avere l’aiuto diciamo del professore della materia.

Quindi mi sono fatta un’idea tutto quanto, però probabilmente però io quello che sento pure dai colleghi, la didattica è una didattica a parte forse quella per l’INVALSI, cioè non siamo ancora pronti a livello di didattica cioè è un discorso a parte che va affrontato quindi con un libro a parte, c’hanno l’invalsi di Italiano, c’hanno il libro di matematica e quindi diciamo che la didattica nostra ancora, cioè i libri diciamo che usiamo in adozione non diciamo, sono adatti per quella preparazione diciamo e quindi e comunque poi loro hanno, la prova, il tema d’Italiano comunque ce l’hanno in terza, anche se hanno l’invalsi di Italiano perché è diverso ehmm però hanno mantenuto il tema, perché ovviamente nel tema tu vedi altre abilità che non riesci a vedere con …

28 I: Senta, si sente di dire spesso che gli studenti hanno problemi di motivazione, rispetto alla scuola, lei che opinione ha su questo tema?

P: Ma la motivazione, diciamo che, ma allora diciamo che alle superiori c’è un discorso diverso da fare, per quanto riguarda le medie, dove insegno io, praticamente, perché alle superiori tu ti scegli il percorso quindi almeno si spera che uno sia motivato, ma alle medie scuola dell’obbligo, quindi questo percorso è vissuto dai ragazzi spesso in modo diverso, no? Poi dipende dalla loro formazione, dalla loro educazione, dall’attenzione delle famiglie, da tante cose, che tu puoi vivere un percorso passivamente o attivamente.

Vuoi vivere un percorso o diciamo interessato o non interessato oppure più disposto verso alcune discipline che verso altre e quindi diciamo la motivazione va secondo me tenuta sveglia con l’interesse, perché se non c’è interesse a quello che si fa, decade anche la motivazione e in questa fase ci sono dei ragazzi, perché noi rappresentiamo tante discipline, e loro fanno un po’ una distinzione spesso, no? Italiano, Matematica e forse Inglese, no Inglese si, i genitori hanno molta attenzione a questo, Italiano, Matematica e Inglese, ma si fermano là, ma ci sono invece tutte le altre discipline che aiutano a crescere, io infatti a loro l’ho detto anche all’esame, noi interveniamo [potrebbero tenere vivo quell’interesse che diceva?] Si tenere vivo quell’interesse, facendo si che una materia non sia solo teoria, ma anche facendo un esempio, noi abbiamo una collega di tecnica molto valida che fa diciamo sia un insegnamento teorico che pratico, spesso mi dice: ”sai che vuol dire non sanno tenere una riga, oppure non sanno fare un taglio dritto”. Ma qui parliamo di abilità acquisite a livello di primaria, no? E poi? E quindi è anche importante quello, il sapersi organizzare un lavoro. Io ricordo una volta insomma di tecnica c’era la progettazione di un lavoro, poi c’era l’esecuzione, si faceva…[e quindi queste cose secondo lei sul risvolto pratico potrebbero aiutare a

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tenere la motivazione più alta] senz’altro questo penso senz’altro si, cioè la motivazione scatta quando c’è l’interesse, questo è senz’altro, cioè l’interesse scatta in vario modo, poi da ogni, insomma dipende ripeto da ogni ragazzo, che poi dalla. La motivazione potrebbe essere vista anche come una partenza di base, cioè sono motivato? Io si, però fammi vedere tu che cosa fai per far si che lo sia a lungo. Oppure quello che parte non motivato, e quindi devi trovare tutte le strategie, perché ripeto in questa fase ci sono parecchi, allora influisce ancora molto la famiglia, molto l’ambiente familiare, la tranquillità, quindi l’equilibrio, cioè loro sono delle cartine di tornasole.

29 I: A proposito della famiglia, volevo parlare un pochino dei rapporti con i genitori, che tipo di rapporto le capita di avere normalmente con i genitori dei ragazzi?

P: Ma un rapporto a 360 gradi devo dire, diciamo che a volte succede, che lì dove c’è qualche problema che noi ovviamente, di cui ci rendiamo conto subito, spesso a volte abbiamo una chiusura dalla parte, è capitato e quindi cerchiamo di andare a fondo, di coinvolgere, di far capire che non è per sapere le cose loro, le le le le cose familiari, quanto che tutto è in funzione del ragazzo, cioè a me è capitato in una prima, vedere una ragazza che ha iniziato tutta contenta e poi all’improvviso, cioè era completamente paralizzata, anche il colore del viso era diventato cereo.

Per cui lì, mi sono, ho detto chiamiamo un attimo e infatti c’era una problematica che era diciamo [ha trovato una collaborazione da parte dei genitori?] si in quel caso si, anzi sono stata pure ringraziata, perché appunto meno male che lei ci ha detto perché forse non ci rendevamo conto

30 I: Ma in generale come li descriverebbe i genitori?

P: Diciamo in generale sono partecipativi, però li dove c’è un problema per assurdo sono quelli meno partecipativi [tendono a chiudersi] a chiudersi, quindi questo sta a significare che il problema è ben conosciuto da loro ma che non vogliono p che si venga a sapere, scioccamente, perché poi si lavora rispetto al ragazzo, noi non perdiamo mai di vista

31 I: Ma i colloqui con i genitori generalmente su che cosa si focalizza?

P: Sul ragazzo, cioè i vorrei, ho detto spesso a loro, vorrei tanto che i vostri genitori mi chiedessero: “come si comporta?” oppure i voti, no, i voti è l’ultima cosa del percorso, anche se per i ragazzi la prima cosa “che mette il voto?” no, è normale no? Però sapere come si compor.. come lo

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vede. Io spesso dico, che mi racconta? Come lo vede? Che cosa dice della scuola, perché in realtà noi siamo, ripeto in questa fase, scuola secondaria di primo grado parliamo, è fondamentale perché noi stiamo crescendo delle persone, per cui anche se io sento un apprezzamento che non mi piace, lo faccio presente perché, cioè che dimostra intolleranza, ma come stiamo facendo la scuola inclusiva e poi? Tu fai vedere che ti stufi o che dai un aggettivo a un compagno che non va bene? Quindi ecco sempre un attimo di attenzione su come anche diciamo la sfera affettiva interviene nell’apprendimento. Perché io questo, mi è capitato più volte di notare un arresto di apprendimento dovuto a un disequilibrio della sfera affettiva.

Cioè laddove c’è una mancanza, è successo qualcosa, non lo so [si riscontra subito un calo del rendimento?] si cioè non è possibile che uno da 8 vada a 6, adesso per capirsi, in maniera, in soldoni non è possibile [quindi un’attenzione a monitorare] quindi è capitato che famiglie si sono attivate con aiuti psicologici o meno per capire, quindi ecco questo è fondamentale 32 I: Ho capito. Invece vorrei passare alla sfera dei rapporti con i colleghi. Volevo capire se avete occasioni di lavoro insieme

P: Si, noi lavoriamo per dipartimento, cioè che vuol dire quindi le insegnanti di lingue si riuniscono e diciamo organizzano il tipo di didattica etc.. Noi ci riuniamo per dipartimenti, altrimenti facciamo anche rispetto a questo aggiornamento alle nuove diciamo didattiche etc.. abbiamo fatto dei corsi tutti insieme anche no? Quindi le varie discipline, italiano, matematica, e c’è una grande collaborazione. Io mi trovo in questa scuola dal 98 e devo dire che non sono mai voluta andare in altra scuola anche se non mi è vicina, perché io non abito in questo quartiere quindi sono lontana, però diciamo ho trovato sempre collaborazione con i colleghi e quindi ci siamo sempre trovati bene nel diciamo, anche con i colleghi nuovi nel cercare di far capire loro quanto è importante quello che si fa e quindi anche nel dargli una mano perché a volte hanno bisogno quando sono molto giovani e stanno alle prime armi

33 I: Quindi diciamo che l’ambiente riveste un ruolo molto importante, l’ambiente umano

P: Molto importante si

I: Se la spinge anche a fare qualche km in più 72 P: Si questo senz’altro

34 I: E le sono capitate esperienze di collaborazione con i colleghi, al di là della materia, qualcosa che ha funzionato o che non ha funzionato che avete fatto insieme?

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P: al di là della materia…

I: Cioè non necessariamente con colleghi di lingue, esperienze di collaborazione all’interno della scuola che lei si ricorda “ma questa cosa..”

P: Ma per esempio noi facciamo questi open day diciamo così per farci conoscere sul territorio e quindi per i ragazzi della primaria nel caso nostro e poi anche con la continuità alle superiori ehm e quindi è un motivo in cui collaboriamo e quindi ci inventiamo delle cose da fare insieme, dove per cercare anche di dare a loro, ai ragazzi, la visione di un lavoro, fatto in diciamo insieme agli altri, a tutti i colleghi. Perché è importante anche che loro trovino continuità con certe cose. Cioè a questo bene, e allora possiamo anche fare il cruciverba e lo facciamo in Inglese, oppure la filastrocca, e quest’anno abbiamo fatto degli “emaric quindi dei nonsense”

quindi abbiamo giocato con le parole. Abbiamo fatto un progetto con la seconda D di qua e una primaria, sono venute delle cose molto belle, poi insomma abbiamo fatto esposto etc…, mi è capitato di collaborare con le colleghe del liceo, quando si faceva continuità, ci davamo un testo da leggere con le prime due classi del liceo e poi con l’ultima di secondario di primo grado e la nostra, diciamo c’era un testo che sceglievamo dove potesse esserci anche un risvolto che potesse dare un insegnamento ai ragazzi, quindi abbiamo fatto varie opere anche letterarie etc…Però poi alla fine loro prendevano questo testo, quindi su discuteva insieme, una volta addirittura per non farglielo comprare feci un “note taking in classe”, cioè io glie lo leggevo e loro prendevano nota e f u una cosa molto molto proficua devo dire anche se sembrava faticosa per loro, in realtà.

Poi alla fine c’era la visione del film, e il rapporto noi andavamo al liceo, il liceo ci accoglieva e i ragazzi interloquivano con i nostri facendo il riassunto di quello che loro appunto dell’opera che si era presa in esame, e poi le varie domande, facevano i nostri ai ragazzi.

I: Questa collaborazione ha funzionato?

P: Si si, questo c’è stato eee…

35 I: Le capita invece di discutere di casi di studenti, casi complicati diciamo [sempre] come succede? Come avvengono queste discussioni?

Come trattate questi casi tra voi?

P: Dipende se questi ragazzi hanno dei disturbi specifici di apprendimento oppure sono dei BES (bisogni educativi speciali) e quindi in base a quello, ci sono delle misure da prendere, a seconda, misure dispensative o compensative, oppure no, oppure altre…, però abbiamo notato che pur essendoci tutte queste misure, spesso non sono ben viste dal ragazzo che a volte si sente diverso proprio platealmente, [discriminato?]

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discriminato davanti ai compagni, perché è questo, finche la discriminazione avviene in maniera silente, silenziosa, è accettata

I: discriminazione in positivo?

P: In positivo, nel senso guarda se vuoi ti do un compito diverso, allora questo non si può più fare, allora spesso io dico, il compito è questo, fai dove arrivi e io ti valuto lì, allora in quel caso è accettato di più

36 I: E questo viene discusso con i colleghi? Accettato un po’ da tutti?

P: Diciamo si , a seconda della propria materia, usa dei modi diversi di facilitare no, però ecco bisogna molto, stare molto attenti a non urtare la sensibilità, questa è un cosa molto, diciamo un confine molto labile che si potrebbe nuocere per fare del bene, quindi non è così facile, però abbiamo anche delle riunioni, dei GLH operativi che noi facciamo con lo psicologo e le famiglie, e ci danno una mano. Cioè il sapere che io posso dire a un ragazzo, guarda quando, autistico, parliamo di una persona autistica, quando prende un attimo una sorta di nervosismo, non riesce a controllarsi, guarda puoi uscire, puoi uscire, ti calmi, lui sa che deve rientrare, cioè non è buttarlo fuori, non si può più buttare fuori no, dalla classe come dire :”basta! Mi dai fastidio!” una volta mi dai fastidio dicevano i colleghi, non si può più fare, una cosa, perché? Perché deve servire a qualcosa, allora se serve a farlo rientrare, in maniera più positiva che ha coscienza delle sue azioni, ben venga. E quindi questi incontri sono molto molto di supporto, una volta li vivevamo devo dire più come un po’

peso, adesso c’è più collaborazione, ci sono più figure: lo psicologo, lo psichiatra, la famiglia, il tutor, che ne so, insomma, e quindi c’è un’attenzione maggiore

I: Vi fa sentire più supportati anche a voi?

P: Più supportati e insomma

I: Maggiori strumenti probabilmente P: Si

37 I: Invece per passare alla sfera degli studenti, del rapporto con gli studenti, che tipo di rapporto le capita più spesso di instaurare con i ragazzi?

P: Ma loro devono capire che noi comunque siamo sempre insegnanti e quindi il saluto ci deve essere, un diciamo una sorta di rispetto, quello è fondamentale, ma non perché, perché siamo adulti e lo devono avere anche nella vita con gli altri, quindi noi siamo uno spaccato della società, per cui va vissuto nella maniera più corretta, responsabile, in modo educato etc.., e quindi però loro questo lo sanno. Però spesso, ehm io diciamo instauro

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anche dei dialoghi con loro, parlo di qualsiasi cosa, perché è giusto che sia così e loro hanno la possibilità no di, non dico controbattere, comunque ascoltano, poi esprimono il loro pensiero, e spesso insomma in maniera molto tranquilla, molto cioè penso di avere penso di avere un buon rapporto

I: Come crede che loro la vedano?

P: Penso di avere un buon rapporto con i ragazzi, e quindi sinceramente, forse non sarò una persona che rimarrà nella loro mente a lungo, non lo so, perché poi dipende. Si dice che la persona più rigida, quella più, è quella che ti ricordi di più, almeno io mi ricordo una collega, un’insegnante traumatizzante. Te la ricordi certo in male, non nel bene, però è anche vero che penso forse che alla fine quello di cui uno parla che poi loro riscontrano, vedono, ehm io ci metto, allora io non non esito a mostrare come la penso, ecco questo, quindi è fondamentale secondo me, non c’ho remore, cose, l’importante essere, appunto quello che dico loro, tolleranti con tutti, quindi le varie situazioni anche quotidiane che noi sentiamo dai telegiornali vanno vissute in maniera dove noi possiamo dire la nostra, possiamo esprimere un pensiero, spesso mi capita, loro studiamo l’immigrazione, parliamo d’immigrazione , cioè e quindi far vedere tutte le sfaccettature della cosa [portare la sua persona anche nella relazione?]

si, senz’altro, quello è fondamentale, senza dire, non abbiate paura di esprimere il vostro pensiero, perché l’omologazione diciamo, che vi fa sentire parte del gruppo nella società, negli scherzi che fate, nel modo di porvi con i compagni, non è detto che ci debba stare nel momento in cui ti viene chiesto come la pensi, cioè perché mi devo omologare, c’ho il mio pensiero no? E quindi quello lo devo esprimere e portare avanti. Io spesso esce fuori il mio vissuto, e così, le lotte che abbiamo fatto per tante cose, per conquistarle, poi uno le può condividere o no, ma tu puoi scegliere di fare una cosa, ma se neanche ti viene proposta. Abbiamo fatto tante battaglie in passato e grazie al cielo voi usufruite di questi benefici, quindi queste battaglie sono state fatte anche andando in mezzo alla gente, manifestando, quindi non bisogna avere paura. Quindi ecco quello che io voglio dare la loro, la misura di prendere coscienza di sé stessi, essere quello che più uno, che rispecchia la propria persona, cioè essere, io sono, voglio dimostrare di essere quello che sono. Cioè nel senso deve uscire fuori quello che io sono. Perché spesso oggi purtroppo c’è la cultura dell’apparire, no? E quindi questa cosa è come se ci ponesse un velo verso i ragazzi, non c’è più quel vetro trasparente, ma spesso alcuni ragazzi in questa fase alcuni ragazzi, cominciano ad apparire, a dare importanza all’apparire più che all’essere. Parlo forse più delle ragazze, e quindi spesso, tendono a dare una visione di sé che non è quella, e quindi no? Mi è

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capitato in una prima di chiedere, cosa vuoi fare da grande? Voglio criticare l’abbigliamento delle persone. Rimani spiazzato, allora dici, benissimo, c’è da lavorare parecchio, rimbocchiamoci le maniche, e quindi piano piano poi ti rendi conto che nella vita bisogna essere non solo

(Note di trascrizione: entra la collaboratrice scolastica e ci interrompe, chiedendomi se ho un documento…)

38 I: Invece se ci pensa un po’, sente di aver imparato qualcosa dai suoi studenti?

P: In continuazione, è uno scambio, e non potrei insegnare s\ \1e non ci fosse questo scambio, quindi uno scambio reciproco dove spesso ci sono delle attenzioni per il compagno, delle sensibilità che spesso escono fuori.

Certo bisogna dargli la stura come si dice, il momento adatto per far si che escano fuori, però spesso, forse neanche i genitori a volte a degli atteggiamenti, che poi per esempio il più delle volte sono suscitati anche da ragazzi in difficoltà, quindi c’è proprio un porsi in modo più affettuoso, più diciamo responsabile, consapevole, e forse uno non se l’aspetta. Per cui allora dici, è di loro o quanto io posso avere…cioè per me anche se quello che io dico serve a uno su mille è fondamentale, cioè il ragazzo è fondamentale, il resto è contorno, un contorno che certo noi, nel quale ci dobbiamo saper porre, questo è normale, però i ragazzi sono la cosa fondamentale perché sono delle persone in crescita, del quale noi dobbiamo avere massimo rispetto, perché ehm perché abbiamo un grande potere su di loro, e dipende come lo esercitiamo, quindi assolutamente, io mi scandalizzo ancora quando ad esempio succedono delle cose, i miei familiari mi dicono, ma tu ad una certa età ancora ti…, io si, perché non accetto che possano, gli abusi di potere mi danno molto fastidio. Quindi per esempio a loro comunico questo, cioè non è che tu perché stai dall’altra parte, dovete usare l’intelligenza

I: Quindi c’è questo scambio

P: C’è uno scambio continuo, cioè loro/ I: Cioè porsi su un piano parallelo, ehh orizzontale su questo scambio per lo meno

P: Si questo scambio, ma anche diciamo, su questo scambio loro spesso, ci sono pure quelli che esordiscono in maniera poco consona, però questo fa parte del gioco e anzi io spesso dico, più le cose vanno male, più noi possiamo darvi la possibilità di ripensare. Come quando tu non capisci una lezione, io la rispiego e tu la puoi capire meglio. Quindi il poter riflettere sopra, ancora, riflettete, rispetto per l’altro, voi vivete in una comunità, non potete con leggerezza scegliere di fare, pensate sempre l’effetto di quello che fate, c’è un effetto, quindi insomma ecco

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39 I: Ecco adesso abbiamo trattato tutte le aree, ci accingiamo a concludere, andiamo verso le conclusioni, volevo chiederle se le va di raccontare un episodio significativo, se c’è nella usa carriera

P: L’episodio che a me ha toccato molto è stato, quando io ho insegnato nel carcere, diciamo che quando (si commuove e chiede un attimo) allora lì ho potuto capire molte cose

I: Si trattava di minori?

P: o, di adulti, quindi parliamo dal carcere minorile, cioè finito il minorile, fino agli adulti. Lì è subentrata la paura, perché comunque è una struttura che noi non siamo abituati a frequentare. Quindi entrare lì, diciamo spogliarsi proprio di tutto no? Ehm e fare fronte ad una situazione che tu non sai, non conosci [imprevedibile] quindi ehm niente l’ho affrontata perché c’erano colleghe che da anni affrontavano, quindi siccome io sono una persona che, anche se posso apparire molto dolce etc…, certe cose io le devo superare perché, perché è giusto che sia cosi, cioè devo prendere forza da quello che faccio. Quindi c’erano queste colleghe che affrontavano tranquillamente “guarda noi ci siamo da tanti anni, anche tu”, quindi sono entrata in punta di piedi in questa struttura e li mi sono posta proprio diciamo, come dire, ehmm in maniera, sono stata guidata da loro, perché in realtà io non ho mai chiesto a nessuno cosa avesse fatto, quale era la…, però il mio buon senso mi ha guidato, abbiamo anche fatto, diciamo delle così, a Natale abbiamo festeggiato insieme, dei momenti in cui, però certo è stata molto dura perché non potevamo…cioè loro dicevano giustamente il lunedì arrivavo e mi dicevano “cosa ha fatto lei di bello?” [e certo], e dico veramente poco, perché sono stata in casa con la mia famiglia, quello che non posso fare durante la settimana. E quindi

“come lei che può?” e quindi da li percepisci.. Poi era un maschile, quindi il maschile implica che quando tu entri là dentro venivi completamente, super scrutata e quindi [è stata un’esperienza dura] è stata un’esperienza molto toccante, guardi ho difficoltà a parlarne, però ho scritto delle cose, perché in effetti dopo avevo necessità di buttar giù qualcosa. E diciamo ieri ho visto in televisione un mio ex alunno e mi sono proprio un po’ stupita

“ ma quello io veramente ho insegnato a rebibbia” e quindi ho visto che insomma, e quindi no

40 I: Invece tornando alla scuola in generale, le va di dirmi un punto di forza e un punto di debolezza della scuola?

P: Della scuola in generale? [si] della scuola in generale è che non è capita diciamo, non siamo capiti per il lavoro che facciamo, ora come tutte le cose, il negativo, l’elemento negativo o la persona, le persone negative sono

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quelle che sono la cartina di tornasole della scuola e non dovrebbe essere così. Cioè la scuola va male perché? Ci so’ gli assenteisti, ci sono quelli che non… Non è così! Perché io posso dire che la percentuale è bassa di queste persone, quindi chi fa la scuola sono persone che diciamo sanno quello che fanno, sanno con chi hanno a che fare, e noi ci poniamo noi facciamo in continuazione riunioni, non è che siamo pagati eh, e quindi facciamo riunioni per capire meglio, per sapere come comportarci, per, quindi [quindi le piacerebbe che questo aspetto uscisse di più rispetto a quel poco] rispetto a quello no, quello che esce fuori e che

41 I: Invece il punto di forza della scuola?

P: Il punto di forza della scuola è che praticamente la scuola ha un grande , cioè ha una grande ricchezza che sono i ragazzi, e quindi diciamo questi ehm diciamo rispetto [note di trascrizione: si rivolge ad una collega che la chiama in classe e le dice “ora vado] e quindi il massimo rispetto per loro, cioè è questo, per me la cosa positiva della scuola sono i ragazzi

42 I: Se potesse esprimere un solo desiderio sulla scuola? Cosa vorrebbe realizzato?

P: Riguardo alla scuola, ma guardi questo mi spiazza, vedere realizzato, cioè hmmm dunque hmm, ma su quello che riguarda che cosa? Il funzionamento?

I: La possibilità di cambiare qualcosa all’interno della scuola, la possibilità di, ha un desiderio da esprimere e lo può giocare sulla scuola

P: E che ci possano, io vado molto sul, io sono un tipo che va molto sulle sensazione, quindi il poter per esempio fare una scuola di concerto con tutti, cioè poter essere d’accordo nell’avere un punto di riferimento uguale per tutti, e spesso no, spesso ci troviamo ad essere in contrasto e quindi, oltre chiaramente ai supporti adeguati in più, tecnologie etc…

43 I: Per finire le chiedo, ma da quello che vedo so già la risposta, se lo sceglierebbe di nuovo questo lavoro

P: Senz’altro, ma questo senz’altro, anche perché non non potrei fare altro, questo senz’altro

44 I: Va bene la ringrazio tantissimo per la disponibilità P: Grazie a lei

I: Grazie

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