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Diego Piovani Missionari Saveriani via Piamarta Brescia A giornalems missionari_saveriani

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Academic year: 2022

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Notizie, testimonianze, proposte per gli amici dei missionari 2021 ottobre | n. 8 - anno 74°

Direttore: Diego Piovani

Direttore responsabile: Marcello Storgato Redattore: Gianni Brentegani

tel. 0303772780 - [email protected] [email protected]

abbonamento annuo € 10,00 (una copia € 1,00) www.saveriani.it - facebook.com/giornalems

PIA SOCIETÀ DI SAN FRANCESCO SAVERIO PER LE MISSIONI ESTERE

viale S. Martino 8 - 43123 Parma tel. 0521920511 - fax 0521960645

BURUNDI | CAMERUN | CIAD | CONGO R.D. | MOZAMBICO | SIERRA LEONE | BANGLADESH | FILIPPINE | GIAPPONE | INDONESIA | TAIWAN | THAILANDIA | AMAZZONIA | BRASILE | COLOMBIA | MESSICO

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Dalla nube una tenue voce Il Sinodo dei vescovi, un cammino d’ascolto

pagina 2

Museo: impegno per la cultura Collezioni, collaborazioni e...l’Arena di Verona

pagina 4-5

Intervista a p. Alfredo Turco Carisma saveriano e incontri per il futuro

pagina 3

lettere al direttore Di generazione in generazione

zx Buongiorno, mi chiamo Christian e ho 11 anni. A casa dei miei nonni ho conosciuto p. Luigi Paggi, in visita con alcune ragazze Munda. P. Luigi è amico dei miei nonni da tanti an- ni e mia zia è stata più volte in Ban- gladesh nella sua missione. So che i missionari fanno tante cose diverse nel mondo. Molti hanno vissuto ve- re proprie avventure, qualcuno ha anche visto da vicino guerre e con- flitti. Mi piacerebbe molto leggere le loro avventure sia belle che brutte e magari vedere qualche fotografia. Sa- rebbe un peccato farle sparire, senza una traccia. Ciao! Christian Caro Christian, 

grazie per averci scritto e per aver mostrato interesse sulle storie e i rac- conti dei missionari Saveriani. P. Luigi Paggi è uno di loro e tanto ha da dir-

ci sulla missione tra i “fuori casta” in Bangladesh. Noi ce la metteremo tut- ta per accontentarti, per farti legge- re più avventure possibili, come scrivi tu, che siano a lieto fine o un po’ meno belle. Non è giusto che vadano perdu- te. Per questo, le raccogliamo anche sul nostro sito (www.saveriani.it).

Nella sezione Giornale, puoi trovar- ne alcune che pubblichiamo nell’ul- tima pagina del nostro mensile. Ma, trattandosi di un’edizione regionale, non si possono leggere tutte sul for- mato cartaceo. Ecco che la tecnologia ci viene in soccorso. Noi, intanto, cer- chiamo di essere sempre “sul pezzo”, come si dice… E così potremo offrire a te, ai tuoi genitori, nonni e zii una vi- sione panoramica sul mondo visto e vissuto dai Saveriani. Sai, sono noti- zie che non danno nemmeno nei TG! A presto allora. E scrivici ancora.

Gent.mi, avevo 7-8 anni e facevo le scuole elementari quando un save- riano venne in classe a spiegarci

che cosa erano le missioni. Alla fi- ne chiese chi voleva il “Giornalino”

ed io fui tra quelli che alzarono il braccio. Sono passati da allora qua- si 55 anni e noto con grande ama- rezza che quel “giornalino” da un po’ di tempo non mi arriva più. For- se perché negli ultimi tempi non ho fatto offerte come prima? Allora, credo di aver più bisogno del “gior- nalino” ora… Vi auguro ogni be- ne. Maurizio, Salerno Carissimo Maurizio,

il giornale deve arrivare, offerta o non offerta. Può essere che il tuo indiriz- zo sia stato tolto durante un control- lo periodico, ma spero possa essere reinserito presto. E questo vale per tanti casi come il tuo. Perché l’econo- mia non è l’unica stella polare e ogni situazione è a sé. Per noi è importan- te diffonderlo e divulgarlo, come e di più di ricevere un contributo. La tua lettera ci aiuta a migliorare sempre di più. Grazie!

Diego Piovani Missionari Saveriani

via Piamarta 9 - 25121 Brescia [email protected] A giornalems missionari_saveriani

PER CONTRIBUIRE

Si può inviare l’offerta per progetti e abbonamenti su c.c.p. o bonifico a:

Associazione Missionari Saveriani Onlus

Viale S an Martino 8 43123 PARMA c.c. 1004361281

(codice fiscale 92166010345) IBAN IT77 A076 0112 7000 0100 4361 281

È bene inviare copia dell’av- venuto bonifico via e-mail a missionarisaveriani.onlus@sa- veriani.it, indicando nome, co- gnome, indirizzo e codice fiscale (per emettere documento valido ai fini della detrazione fiscale).

Per contributi non detraibili (of- ferte a singoli saveriani, a una co- munità, progetti NON detraibili):

Usare il c/c postale accluso

Bonifico a Procura delle Missioni Saveriane IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526 Per abbonamenti: indicare il no- me dell’intestatario nella cau- sale; le offerte per abbonamenti che arrivano alla Onlus saranno girate alle comunità saveriane di riferimento.

solidarietà

Un aiuto per gli insegnanti a Makeni

La Scuola Secondaria A. Azzolini (BAMA-Bishop Azzoli- ni Memorial Academy) a Makeni, in Sierra Leone, deside- ra qualificare l’attività didattica del personale docente non stipendiato, integrando le retribuzioni mensili degli inse- gnanti che non ricevono sussidi dal Ministero dell’Istruzio- ne. L’obiettivo generale è assicurare la sopravvivenza del complesso scolastico, che da alcuni anni è in attesa dell’ac- creditamento da parte del ministero, requisito necessario affinché il personale docente inizi a ricevere il dovuto sti- pendio mensile. L’obiettivo specifico è assicurare una par- ziale fonte di introito per gli insegnanti e le loro eventuali famiglie. Si spera così di abilitare gli insegnanti a svolgere con miglior sicurezza economica la loro attività nel settore educativo. Il budget utile per sostenere questa operazione è di circa mille euro al mese, quindi circa 12mila per un in- tero anno scolastico.

p. Michele Carlini, sx - Makeni, Sierra Leone

7/2021 Sierra Leone AIUTO AGLI

INSEGNANTI

I saveriani desiderano in- tegrare lo stipendio degli insegnanti della Scuola Se- condaria A. Azzolini a Makeni, perché svolgano con miglior sicurezza la loro attività nel settore educativo. Il budget stabilito è di circa 12mila euro per un intero anno scolastico.

Responsabile del progetto è il saveriano p. Michele Carlini.

6/2021 Congo RD SALA POLIVALENTE A BITALE

P. Paulin Batairwa ha indi- viduato la necessità di co- struire una sala polivalente nel suo villaggio d’origine a Bitale, vicino a Bukavu.

La spesa prevista è di circa 20mila euro.

Responsabile del progetto è il saveriano p. Paulin Batairwa.

piccoli progetti

Tutti invitati al Museo cinese di Parma!

Tutti invitati al Museo cinese di Parma!

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missione famiglia

missionari saveriani / ottobre 2021

missione ragazzi

la Parola

Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre prega- va, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compa- gni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, vide- ro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli non sapeva quello che diceva. Mentre par- lava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che dice- va: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”.Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferi- rono a nessuno quello che avevano visto (Lc 9,28-36).

missione per tutti

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MISSIONE E SPIRITO

Musica

terapeutica

I

n questo mese di ottobre, tradizionalmen- te dedicato alla Missione, si apre anche il Sinodo dei vescovi che, secondo le direttive di papa Francesco, prende una svolta nuo- va. Infatti, vuole essere un cammino che ini- zia “dal basso”, in modo da rendere possibile l’ascolto reale di tutto il popolo di Dio, garan- tendone la sua partecipazione. Il Sinodo, al- lora, non è più solo un evento importante nella chiesa. Diventa un processo che inne- sca sinergia di forze, secondo un noto prin- cipio di papa Francesco, che permette a laici, pastori, uomini e donne, giovani e meno gio- vani, con il vescovo di Roma, di camminare insieme per un rinnovato impegno missio- nario di tutta la Chiesa universale.

La XVI Assemblea generale del Sinodo dei vescovi ha come tema: “Per una Chiesa si- nodale: comunione, partecipazione e missio- ne”. Si svolgerà in tre momenti, in un arco di tempo che va dall’ottobre 2021 all’ottobre 2023. L’apertura sarà inaugurata dal papa stesso il 9 e 10 ottobre in Vaticano. La do- menica successiva, 17 ottobre, si aprirà nel- le diocesi con il rispettivo vescovo.

La prima fase di questo Sinodo si svolgerà dall’ottobre 2021 all’aprile 2022. Questo pe- riodo sarà caratterizzato dalla consultazione del popolo di Dio, nell’ascolto della totalità

Questo cammino originale, articolato, va- lido per la Chiesa universale, incontrerà di- versi sinodi già in atto in diverse chiese, ma più specialmente si intreccerà con l’inizio del Sinodo della Chiesa italiana già in cantiere.

La parola chiave è “ascolto”! Se il popolo di Dio partecipa per il battesimo alla funzione profetica, regale e sacerdotale di Cristo, al- lora bisogna ascoltarlo là dove vive. Questo antico principio della Chiesa è stato spesso messo da parte, lasciando ai vari livelli delle gerarchie il compito del discernimento finale su varie questioni. Con la costituzione apo- stolica “Episcopalis communio”, papa France- sco ha rivisto la normativa sul procedimento del Sinodo, ricordando che questo processo prevede la consultazione e la partecipazione di tutto il popolo di Dio.

Ascolto dunque! Ascolto del mondo in cui viviamo; ascolto delle attese del mon- do giovanile; ascolto del grido delle terra e del grido dei poveri… È il ritorno al primo comandamento delle Sacre Scritture: “She- ma Israel/ Ascolta Israele!”. L’ascolto è uno stile di vita che ci aiuta a essere missionari oggi: passare dal sentire sé stessi all’ascolta- re chi è intorno a noi; svuotarsi di sé per far spazio a chi si trova davanti a sé. San Paolo aveva percepito bene questo stile che è quel- lo di Gesù quando ci dice: “svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo, diven- tando simile agli uomini” (Fil 2,7). Ascoltare dunque è farsi servo dell’umanità affinché si possa raggiungere tutti, vicini e lontani, con lo stesso amore di Gesù.

dei battezzati. Il popolo di Dio, infatti, è “sog- getto del sensus fidei infallibile in credendo”.

Alle varie diocesi sarà inviato uno strumen- to di lavoro con un questionario, in modo che, grazie agli organi di comunione, tutti i fedeli siano interpellati. Le sintesi delle varie consultazioni saranno inviate alla Conferen- za episcopale e poi alla Segreteria genera- le del Sinodo prima dell’aprile 2022. Questa procederà alla redazione di uno Instrumen- tum laboris che sarà discusso a livello con- tinentale, per mettere in luce le particolarità culturali di ogni continente. Prima del giu- gno 2023 la Segreteria generale del Sinodo procederà alla redazione di un secondo In- strumentum laboris che verrà inviato ai par- tecipanti dell’ultima fase del Sinodo, prevista a Roma nell’ottobre 2023 e che costituirà il momento del discernimento finale.

p. GIANNI BRENTEGANI, sx [email protected]

Il Sinodo, un cammino d'ascolto

VIRGINIA ISINGRINI, mmx [email protected]

Dalla nube una tenue voce

Il bisogno di rincuorare la speranza

O

gni giorno provavo emo- zioni nuove. Il sole sta- va tramontando. La sua luce giocava a rimpiattino tra le foglie degli alberi e li colo- rava in tanti modi, come un dipinto del Tintoretto. Gli abitanti del bosco stavano rientrando dalla ricerca del cibo. Davanti a me, corre- vano veloci gli scoiattoli, tra loro il mio amico. Chi più o chi meno si stavano prepa- rando al pasto serale. An- ch’io avevo ancora un po’

dei frutti di bosco che mi aveva lasciato la mia ami- ca. Ci aggiunsi un panino acquistato alla locanda che stava all’inizio della foresta.

Un bel sorso d’acqua e… mi addormentai. Fui svegliato da qualcuno che, credo, mi stesse facendo una serena- ta. Vidi degli occhi che rote- avano da tutte le parti. Tutti erano vestiti (le loro piume erano grigie) con abiti (si fa per dire) di gala e altre con un colore rosso sfumato.

Mi stropicciai gli occhi e vi- di quella che si poteva defi- nire l’orchestrina dei gufi e delle civette. Non li avevo mai sentiti, ma avevano un suono strano, che consolava anche i più tristi. Il direttore (un vecchio gufo saggio) mi disse che loro erano specia- listi nello spazzare via ma- linconia e tristezza. Bastava fare un fischio e loro sareb- bero volati vicino a me per tirarmi su il morale. Chiesi, se per caso, erano stati invi- tati a qualche festival cano- ro. La civetta più giovane mi disse: “Sì, gli umani sanno cantare e suonare, ma so- no un po’ ripetitivi. Noi, ogni sera, seguiamo l’ispirazione che ci viene dalla luna e così inventiamo cose nuove”. Era proprio vero. Mi lasciai an- dare dolcemente sulle radi- ci, lasciandomi cullare dalla loro musica. Mi addormen- tai profondamente, mentre qualcuno mi diceva che do- mani qualcuno sarebbe ve- nuto a farmi conoscere un libro importante…

to presente nelle teofanie. La lu- ce, però, lascia presto il posto all’ascolto del dialogo di Gesù con Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, cioè in tutta la loro fisicità… in carne ed ossa, diremmo oggi. Ec- co un primo sprazzo di speran- za: dalla morte si può tornare.

Mosè era stato sepolto sul mon- te Nebo ed Elia portato in cielo da un turbine di vento. Parlano con Gesù, come tra amici, tra ugua- li. Discorrono del suo “esodo che stava per compiersi a Gerusalem- me”, ovvero la sua morte immi- nente. Essa non sarebbe stata la fine di tutto, loro ne erano certi perché si trovavano già nella glo- ria. Ma noi, che siamo ancora nel tempo, non lo sappiamo, seppu- re lo speriamo. Confidiamo che la nostra morte sia un esodo verso la risurrezione, ma siamo ben co- scienti che la nostra vita attuale si spegnerà con noi.

I tre discepoli, come noi, non riescono a tenere gli occhi aper- ti su questa speranza, sono op- pressi dal sonno. Pietro, quando si risveglia, cerca di imprigio- nare la luce in tre tende, di fer- mare tutto sulla visione. Forse pensa di allontanare in questo

P

ietro aveva affermato: “Tu sei il Cristo di Dio”. Aveva ribat- tuto Gesù: “Il Figlio dell’Uomo deve soffrire molto”. Come si fa a tenere insieme la messianicità di Gesù con il patire della Cro- ce? Si può regnare dal Golgota?

Si è tentati di scandalizzarsi per queste parole, quanto meno di venirne sopraffatti. C’è bisogno di rincuorare la speranza. Per- ciò, Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e se li por- ta su un monte a pregare. Quan- do l’orizzonte scompare bisogna andare verso l’alto, perché qual- cuno scenda e ci tenda la mano.

La scena della Trasfigurazione si può riassumere in un vedere che poco a poco si offusca per lasciare il posto a una piccola vo- ce da ascoltare.

Infatti, in un primo momento, si è attratti dalla trasformazione del volto e delle vesti di Gesù di- venute candide, sfolgoranti. Par- rebbe la luce, dunque, il centro dell’attenzione, un elemento mol-

p. OLIVIERO FERRO,sx [email protected]

modo lo spettro della morte. Dal cielo, invece, scende una nube, reale quanto impalpabile. Si rie- sce a trattenere qualcosa di Dio

solamente quando si rinuncia a costruirgli dimore con le nostre mani, quando lo si lascia libe- ro di muoversi come una nube.

Sarà lui ad avvolgerci allora con la sua presenza, andando oltre i confini fissi in cui proviamo con- tinuamente a rinchiuderlo.

Dalla nube, come era suc- cesso durante l’esodo, esce una tenue voce: “Questi è il Fi- glio mio, l’eletto; ascoltatelo!”.

Di Dio rimane soltanto la paro- la del Figlio. L’invito è pressan- te (“Ascoltatelo!”) a dirci quanto purtroppo quella voce rimanga ancora oggi inascoltata.

La scena si chiude nel silenzio.

La voce dal cielo tace. I disce- poli per ora non annunciano a nessuno la visione. Gesù rima- ne solo, come solo è ogni uomo, ogni donna, di fronte alla pro- pria nascita e alla propria morte.

Trasfigurazione, Salinas, Brasile Trasfigurazione, Salinas, Brasile (foto F. Rota Martir(foto F. Rota Martir))

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missionari saveriani / ottobre 2021

notizie flash

3

VITA SAVERIANA

Presbiteri saveriani e...

Sabato 14 agosto, nella parrocchia di São Francisco Xavier ad Abaetetuba, Lucivaldo De Sousa Costa è stato or- dinato presbitero da mons. Adolfo Zon Pereira, vescovo saveriano di Alto So- limões.  Sabato 21 agosto nella parroc- chia dello Spirito Santo di Arandas, in Messico, Irvin Alonso Gutiérrez Her- nández (messicano) e Tufan Joel Mitra (bengalese) sono stati ordinati presbi- teri da mons. Arizpe, vescovo di San Juan de Los Lagos.

Giovedì 7 ottobre, nella cattedrale di Padang, in Indonesia, il saveriano Vi- tus Rubianto Solichin è stato ordinato vescovo da mons. Piero Pioppo, nunzio apostolico in Indonesia. Il motto episco- pale è Misericordia Motus - Mosso da Misericordia (Lc 15.20). Nel suo simbolo (vedi foto a sinistra) troviamo la Bibbia;

il granchio, in memoria di San France- sco Saverio; un pellicano appoggiato su una barca mentawaiana in alto ma- re, guidata dalla Stella Maris (Maria).

Alla destra del pellicano, due frutti tipici (tipo lamponi) di Sumatra, a rap- presentare le due provincie nella dioce- si di Padang.

A Salerno, il 16 ottobre, ecco l’ordina- zione diaconale di Gael Anantia Fouape Esterel, nella parrocchia di Santa Croce.

Centro Studi Asiatico

In modalità ZOOM, si è svolto il XVIII in- contro del Centro Studi Asiatico. Obiet- tivo principale era la messa a punto della 21ª monografia sui nazionali- smi in Asia, un fenomeno sempre più diffuso anche nei Paesi dove lavora- no i saveriani. La monografia analiz- za le cause e i possibili scenari futuri.

Al termine dell’incontro, si è anche uf- ficializzato il passaggio della gestione del CSA al nuovo direttore p. Rocco Vi- viano. Con p. Tiziano Tosolini, che ha diretto il Centro per vent’anni, lascia-

no anche p. Sergio Targa e p. Valen- tin Shukuru (in partenza per il Congo).

Continuano a farne parte p. Fabrizio Tosolini (da Taiwan) e p. Matteo Rebec- chi (dalle Filippine). Buon lavoro!

Premio a p. Raschietti

Il Centro di Teologia Interculturale e Studio delle Religioni dell'Università di Salisburgo ha assegnato il Premio Erwin Kräutler per la ricerca in Teologia Contestuale alla tesi di dottorato di p.

Stefano Raschietti, direttore del Centro culturale Conforti a Curitibia in Brasile, dal titolo “Da precettrice - benefattri- ce a pellegrina e alleata. Una missione emergente nell’ottica decoloniale”. Il premio è stato consegnato il 7 otto- bre 2021, presso la Facoltà di Teologia dell’Università Cattolica di Salisburgo.

Nuova squadra Usa

La Comunità saveriana degli Stati Uniti si è riunita in Capitolo per proporsi un cam- mino di rinnovata speranza. Si è parlato di salute e anzianità, del 75º anniversa- rio dei saveriani negli Stati Uniti, del do- cumento riguardante abusi di minori e di tanto altro… Il XVI Capitolo ha eletto la nuova Direzione Regionale (foto in basso):

p. Marco Marangone (Superiore riconfer- mato), p. Alejandro Rodríguez Gómez (Vi- ce), p. Carl Chudy, p. Rocco Puopolo e p.

Domenico Caldognetto (consiglieri).

Disegnare il futuro

Nella loro Casa Madre a Parma, dal 23 settembre al 9 ottobre, le Missionarie di Maria-Saveriane hanno celebrato il X Capitolo Generale. Il tema era Rinnovar-

ci insieme per la missione. Esprimeva il comune desiderio di fedeltà al carisma esclusivamente missionario delle Mis- sionarie di Maria-Saveriane e di una spiritualità rispondente al bisogno di Vangelo degli uomini e delle donne di og- gi. Aggiornamenti nel prossimo numero.

Dal 26 settembre al 10 ottobre nella ca- sa saveriana di Tavernerio (CO) si è te- nuta la CoSuMa (Consiglio dei superiori maggiori) Intercapitolare il cui tema era “L’Ad Gentes come sfida e impegno identitario del Saveriano. Chiamati ad una risposta qualificata, come singolo e come famiglia”. Il tema centrale era poi costellato da argomenti particolari come l’identità carismatica alla luce del nuovo contesto globale; un nuovo pro- getto della Casa Madre; la formazio- ne di Base e permanente; la gestione economica; il governo; comunicazio- ne e cultura. Domenica 3 ottobre, tutti i membri della CoSuMa si sono spostati a Parma per la Celebrazione Eucaristica di chiusura dell’anno giubilare.

Intervista a p. Alfredo Turco, nuovo Superiore d'Italia

Fraternità, apertura al mondo e confronto

La sfida di rispondere al "grido" che ci raggiunge

a cura di DIEGO PIOVANI e p. GIANNI BRENTEGANI, sx

A

bbiamo intervistato p. Alfre- do Turco, nuovo Superiore Regionale dei saveriani d’Italia.

La chiamata al servizio di Su- periore per l'Italia è segno di stima da parte dei confratel- li e impegno di responsabilità.

Come ti senti in questa nuo- va veste?

Onestamente, sono un po’ diso- rientato dalla stima da parte di tutti, confratelli, laici, volontari e benefattori. Da dieci anni sono inserito nell’ambiente della Ca- sa Madre di Parma, nel Museo d’Arte Cinese ed Etnografico, nella parrocchia di San Patrizio e nella Pastorale Migrantes. Nel- le visite di questi mesi ho potuto accrescere la mia conoscenza di confratelli, di nuove realtà spar- se nel territorio italiano, di stili nuovi, che dialogano con le pe- riferie fisiche ed esistenziali del- la nostra società.

Qual è la situazione dei save- riani in Italia?

Siamo circa 150 confratelli in 13 comunità. Il Laicato Save- riano è presente in cinque co- munità e segue con dedizione servizi nel territorio e momen- ti di formazione. Nell’animazio- ne giovanile, si collabora con le Missionarie di Maria - Saveria- ne. Questo modo di interagire ci

definisce come “Famiglia Cari- smatica Saveriana”, con lo scopo di testimoniare il nostro cari- sma di “primo annuncio ai non cristiani qui in Europa”. Nono- stante l’età avanzata, ritengo im- portante il nostro impegno per scelte coraggiose e coerenti con la nostra chiamata alla missione.

Il papa usa spesso l’idea di Missione nei suoi discorsi, messaggi, documenti.

Come percepisci la sua concretizzazione in Italia?

Papa Francesco ci invita ad esse- re missionari che testimoniano gioiosamente il Vangelo, uscen- do dal proprio ambiente per in- contrare le nuove povertà: “Non lasciamoci rubare… l’entusiasmo

missionario, la gioia dell’evan- gelizzazione, la speranza, la co- munità, il Vangelo…”. Si rivolge proprio alle nostre comunità.

Quali sono le sfide più im- portanti dei prossimi quat- tro anni?

Una è l’esperienza della frater- nità vissuta tra noi. È la prima testimonianza del Vangelo, oltre alla preghiera comune e alla vita comunitaria di persone ricche di esperienze missionarie dal mon- do. Una seconda sfida è seguire l’esempio di San Guido M. Con- forti, che fu espressione di una chiesa locale che si è aperta al mondo. L’inserimento nella no- stra realtà ecclesiale ci spinge a costruire un mondo di sorel- le e fratelli, che si prendono cu- ra della casa comune.

La terza è il coraggio di con- frontarsi con la realtà italiana di oggi. Non è semplice per un missionario assimilarsi nel no- stro ambiente, dopo anni tra- scorsi in altri mondi. Eppure, siamo missionari tutta la vita e in qualsiasi luogo, per adempie- re con coraggio il nostro servi- zio alla missione.

La pandemia costringe a ri- pensare le attività: opportu- nità o solo un problema?

La pandemia ha dimostrato la ca- pacità di essere solidali con gli al- tri e ha fatto emergere il meglio del cuore di tutti. Inoltre, la so-

lidarietà richiede una ricerca di significato; Dio ci chiama per ri- tornare a Lui perché la vita uma- na è fragile e incoerente. Il futuro prossimo post pandemia ci chie- de di creare, costruire, sognare insieme una nuova società, un rapporto rinnovato e nuovo con la Madre Terra e fra noi.

Quali “segni della presenza di Dio” nel nostro tempo ti sem- bra di percepire in questo mo- mento?

Chi più dei missionari conosce una “chiesa accidentata - come ci indica Papa Francesco - che non una aggrappata a sicurez- ze”? Siamo disposti a sporcarci

le mani, camminando nella sino- dalità, come stile di vita che ri- chiede riflessioni comuni di laici e religiosi. Inoltre, ci troviamo in un tempo opportuno per rispon- dere al grido che ci raggiunge: è il grido di tante famiglie impove- rite dalla pandemia; è il grido di chi si sente solo perché stranie- ro e non accolto; è il grido del- le nostre comunità cristiane che chiedono una parola di speran- za che sappia ancora far riscal- dare il cuore; è il grido di tanti fratelli e sorelle non cristiani che vogliamo avvicinare; è il grido della nostra casa comune che richiede da noi per primi stili di vita rispettosi.

P. Alfredo Turco, 58 anni, di Udine, è il nuovo Superiore dei Saveriani d'Italia

P. Alfredo con il coro della Comunità Anglofona Africana della parrocchia San Patrizio, a Parma; sotto, durante un incontro negli Stati Uniti

La nuova squadra Usa; da destra: p. Marco Marangone (Superiore confermato), p. Rocco Puopolo (consigliere), p. Carl Chudy (consigliere),

p. Domenico Caldognetto (consigliere) e p. Alex Rodríguez Gómez (Vice Superiore)

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missionari saveriani / ottobre 2021

CHIARA ALLEGRI

D

avanti alla sezione etnografica non si può non rimanere stupiti per la raffinatezza e l’ingegnosità di un artigianato sempre di grande gusto.

I Kayapò si autodefiniscono “il popo- lo che venne dall’acqua”. Abitano la fo- resta amazzonica del Brasile e vivono in 17 villaggi, che normalmente hanno una struttura circolare con in mezzo la casa comune, centro organizzativo di tutta la vita del villaggio. I Kayapò, nel rito della danza, rivivono il tempo degli antenati e della loro nascita come popolo. Si distin- guono per la pittura corporale, l’arte delle piume e gli oggetti di artigianato. Gli ol- tre 500 pezzi fanno del Museo Etnografi- co di Parma una delle istituzioni europee più ricche dei manufatti di questo popolo.

La collezione d’arte africana tradizio- nale del Museo offre a tutti la possibilità di “capire” l’anima africana. La sua arte è un’occasione illuminante e piacevolmen- te istruttiva. La raccolta - particolarmente ricca per le popolazioni del Congo Orien- tale - descrive una società che percepisce il mistero, le forze della natura, il senso della vita in un modo che ci invita a risco- prire nuovi valori.

Fin dall’inizio del Museo, la più antica e visitata è la collezione etnografica della Cina. La raccolta documenta vita e costu- mi del popolo cinese e offre una vivida im- magine di questa grande civiltà, come si presentava agli inizi del XX secolo. Un’o- perazione che per sé - come avviene per tutti i musei etnografici - fotografa una so- cietà in una determinata epoca ma che, tuttavia, ne fa intuire il genio e la spinta al progresso. Si rimane ammirati di fron- te alla grande vitalità, all’ingegno e al di- namismo che l’hanno portata al successo.

Il museo propone un viaggio nell’ar- monia dell’arte, sottolineata dalla figura del cerchio che, nel segno del bello, attra- versa tutte le culture. Esaltando e miglio-

Le collezioni etnografiche da tre continenti

Nuovi progetti e collaborazioni con altre realtà

CHIARA ALLEGRI

I

l Museo d’Arte Cinese ed Etnografico dei saveriani di Parma ha avuto inizio nel 1901, voluto dal fonda- tore San Guido M. Conforti.

Rappresenta un contenitore artistico e documentario di eccezionale importanza. Ai saveriani in Cina, loro prima missione, il Conforti chiede di inviare a Parma oggetti si- gnificativi d’arte e vita locali.

Ciò è avvenuto fino al 1947, quando l’avvento del comu- nismo ha messo fine alla missione saveriana in Cina.

Dagli anni ‘60, materiale di natura etnografica di Asia, Africa e America Latina ha arricchito il museo, eviden- ziando quanto diverso sia il pensiero e il modo di vive- re sulla terra, ma insegnan- do anche che l’essere umano è sempre ingegnoso e arti- sta. La missione del museo è quella di far conoscere un’u- manità senza confini e ricca delle sue diversità: non tan- to memoria del passato, ma auspicio di futuro, per vivere

“con il mondo intero”.

La collezione più prestigio- sa è quella dedicata all’arte cinese. Si possono ammirare terrecotte e porcellane, bron- zi, dipinti, tessuti, monete e amuleti, lo studiolo del let- terato cinese e le vetrine de- dicate alle immagini della religiosità popolare. La ce- ramica è stata forse la ma- nifestazione più popolare dell’arte cinese. Si possono ammirare terrecotte apparte- nenti al Neolitico (2000-1500

Quell’umanità senza confini

La prestigiosa collezione cinese

La cultura come cura

p. ALFREDO TURCO, sx

Nell’attuale quadro economico-sociale, che registra grandi cri- ticità causate dalla pandemia in corso, l’alleanza tra cultura e salute appare sempre più urgente. È la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità a dichiarare che tra i fattori determinan- ti della salute, ormai è ampiamente dimostrato, c’è il ruolo delle arti performative. Incidono sul benessere degli individui in termi- ni di cura, prevenzione e miglioramento di alcune patologie. Cre- diamo che la crisi e il senso di fragilità della pandemia possano innescare energie, da considerare come veri anticorpi per trovare soluzioni, per non farsi sopraffare dallo sconforto, dall’inattività e dalla solitudine. La conoscenza, il compenetrarsi, il sostener- si a vicenda crea nuove sinergie che ci aiutano ad affrontare as- sieme questi momenti bui, superando tabù e chiusure mentali, per guardare oltre i muri che ci circondano. Ci conforta l’esempio proveniente da altri popoli: per fare arrivare la pioggia, le popo- lazioni ballavano. E anche se la pioggia non arrivava malgrado le loro danze, il fatto di “ballare assieme” faceva aspettare la piog- gia senza impazzire.

Mettersi in gioco con creatività

Nelle differenze le virtù di ogni popolo

Uno degli aspetti che caratterizzano il missionario è l’attenzione nei confronti della cultura del popolo dove è inviato ad annuncia- re il Vangelo, al punto da immergersi completamente nella nuo- va realtà. Per questo, è necessario rinascere alla nuova cultura, affinché l’integrazione sia la migliore possibile. Questa ascesi missionaria è indispensabile affinché la Parola di Dio si faccia

carne nella realtà dove è annunciata. San Conforti era molto at- tento a questo aspetto ed esortava i suoi figli con le parole di S.

Paolo: “Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri”. Da qui l’interesse e l’impegno dei missionari saveriani, fin dall’inizio, a raccogliere e a far conoscere le tradi-

zioni culturali e religiose dei popoli tra i quali lavoravano. Così è nato il Museo di Arte cinese ed etnografico di Parma. Anche og- gi i missionari ritengono di dover continuare a svolgere un ruo- lo attivo in questo settore, collaborando con le Chiese locali e le comunità in cui operano. In tal modo, si facilitano anche i rap- porti e gli scambi fra culture e Chiese diverse (Cf. Rmx 45-46).

L’impegno dei saveriani per la cultura

p. GIANNI BRENTEGANI, sx

IL MUSEO CINESE ED ETNOGRAFICO DI PARMA

Il Museo cinese all’Arena

REDAZIONE MS p. ALFREDO TURCO, sx

I

l 2020 è stato un anno diffici- le per tutti. La pandemia ha scosso l’intero pianeta, deter- minando una situazione di incer- tezza che ha colpito la vita emotiva e pratica delle persone e molti aspetti del vivere economico-so- ciale. Una pandemia i cui effetti non potranno passare solo con un vaccino, ma attraverso un tempo di profonda crisi e cambiamento.

E non è chiaro in quale direzione tale cambiamento potrà volgere.

In questo anno è venuta meno la presenza fisica, l’incontro, sia- mo stati costretti a limitare i mo- vimenti, auto-recludendo metà della popolazione mondiale. So- no state interrotte attività pro- duttive, sociali e culturali, e le vittime continuano a non manca- re. Ma è stato anche un anno che ci ha aperto le porte ad attrezzar- ci, ad imparare a usare strumenti tecnologici, ad insegnare ad altri come si fa. Parole come sociali- tà, aggregazione, vita di comuni-

tà sono quasi diventate tabù.

Qui, al Museo d’Arte cinese ed etnografico, ci siamo dati da fa- re per meglio organizzare l’espe- rienza del visitatore, sperando nell’apertura continua, inteso non solo come visita in totale si- curezza del museo, ma anche co- me incontro e conoscenza di altri popoli, per riscoprire un’unità di sentimenti e valori che accor- cia le distanze, soffoca la paura e permette di leggere nelle diffe- renze le virtù di ogni popolo.

L’opera dei missionari saveria- ni, sin dalle sue origini alla fine

dell’800, è stata quella di porsi a fianco degli ultimi per promuo- vere l’amore verso il prossimo, un amore che spalanca le porte alla conoscenza delle molteplici culture con le quali, nei decenni, sono entrati in contatto. Infatti, i primi saveriani hanno dimostra- to un approccio aperto e curioso nei confronti della cultura cine- se, pronti ad adattarsi agli usi e costumi locali. Il loro motto era

“essere cinesi tra i cinesi”.

Abbiamo cercato di propaga- re questi stessi valori durante la pandemia, mettendoci in gio- co con creatività e interrogando- ci sulla nostra attuale missione, usufruendo di strumenti e nuo- ve tecnologie per promuovere soluzioni alternative per avvici- nare tutti al patrimonio cultura- le. Qualche esempio? Malgrado i quattro mesi di chiusura del 2020, ci son state due mostre al-

Il Museo cinese è aperto dal martedì al sabato dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19; la domenica dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 19. Ingresso € 3, ridotto under 18 € 1,5.

Per prenotare visite guidate (€ 5 a persona) scrivere a:

[email protected]

Per aggiornamenti: www.museocineseparma.org;

su Facebook, Instagram e Youtube cercate Museo Cinese Parma

lestite, più di 4.000 visitatori, tre eventi culturali-teatrali, 300 bam- bini che hanno partecipato ai

Giovedì 29 luglio si è svolta a Verona la Turandot, opera inserita nel programma ufficiale della 98ª Opera Festival dell’Arena di Verona. Con il patroci-

nio del Ministero della Cultura, per ricreare il mondo visuale della Cina da fiaba di Tu-

laboratori didattici, 30.000 visua- lizzazioni complessive degli oltre 30 video prodotti dal Museo su favole, riti, usanze e aspetti del- la Cina presenti sui nostri cana- li Youtube, Facebook, Instagram, collaborazioni con i Musei Vati- cani, Galleria Uffizi Firenze, Ca- ritas di Nuoro, Museo diocesano di Parma, Associazione Italiana Malattia di Alzheimer, Museo Ca’

Foscari di Venezia, Parma Capita- le della Cultura 2020-21.

rando la fruibilità dei materiali di valore artistico, il museo ha indossato un abito

“non accademico”, che celebra l’incontro delle culture. Tutto il percorso espositi- vo si presenta attraverso un allestimento che scorre placido come un fiume.

Da più di due anni, è avviato in Museo un grande progetto di valorizzazione per avvicinare il grande pubblico alla bellezza delle arti extraeuropee e, in primis, per te- stimoniare il messaggio del Conforti che, invitando alla fratellanza dei popoli, sole- va ripetere che bisognava “fare di tutto il mondo una sola famiglia”. Oltre all’incre- mento di visite scolastiche anche da fuo- ri Regione, si è istituita una vera e propria équipe didattica per sensibilizzare i bam- bini ai temi del viaggio, della fratellanza, dell’ambiente, del rispetto per l’alterità.

Si è intensificato il rapporto con gli altri musei missionari italiani, come il Museo di Scienze Naturali dei Missionari del- la Consolata, il Museo di Assisi, il Museo Colle Don Bosco. Si è avviata una politica di prestiti di opere a musei, tra cui i Mu- sei Vaticani. La sezione etnografico Anima Mundi è stata inaugurata da Papa France- sco, in occasione della mostra Mater Ama- zonia, alla quale il Museo d’Arte Cinese ed Etnografico partecipava con il prestito di una preziosa quanto unica stola kayapò.

Anche con le Gallerie degli Uffizi di Firen- ze è in corso una collaborazione, avendo parlato in una prestigiosa pubblicazione della preziosa “ciotola verde”, in collezio- ne permanente al Museo Cinese.

Il Museo, inoltre, ospita spesso eventi ed iniziative: concerti di artisti extraeuro- pei di fama internazionale quali Ray Lema, Gasandji, il gruppo Mokoomba e Gabin Dabiré, oltre a performance teatrali.

È stato avviato un grande lavoro di comu- nicazione attraverso i social network, con testi e video di divulgazione delle culture del mondo. Il sito web è aggiornato costan- temente sulle iniziative in corso e con una grande panoramica sulle opere presenti.

a.C.), alla dinastia Han (206 a.C. - 221 d.C.), terrecotte fu- nerarie della dinastia Tang (618-907 d.C.), vasi in gres porcellanato, celadon, fino al- le porcellane della più recen- te dinastia Qing (1644-1911).

La lavorazione del bronzo è fiorita in Cina in tempi as- sai posteriori a quelli dell’Oc- cidente (II millennio a.C.), ma da subito ha raggiunto livelli di tecnica e stile superiori a quelli di ogni altro popolo del tempo. Conoscere i bronzi di questo grande Paese signifi- ca apprendere l’anima, il mi- stero, la bellezza e l’anelito a trascendere il tempo.

Nella pittura cinese trionfa una semplicità ricca di signi- ficato, tanto da identificarsi con profondi principi filoso- fici, morali, sociali e perfi- no ascetici. Il più delle volte il pittore era un filosofo, un saggio... Per questo i cine- si consideravano la pittura

“perfezione del sapere”. Il Mu- seo possiede oltre 100 tra di- pinti, calchi ed iscrizioni.

Espressioni della religio- sità popolare, molto ben rappresentate nel Museo, esprimono soprattutto la mentalità del popolo che le hanno prodotte. È una con- cezione del mondo, forma- ta in quel contesto culturale di cui è parte inscindibile il patrimonio di idee e di sen- timenti che noi occidentali chiamiamo religione o re- ligiosità. In Cina è sempre esistita una “religiosità po- polare” con usanze e divini- tà legate a luoghi particolari e personaggi storici deificati.

randot, Fondazione Arena di Verona ha individua- to come istituzione partner di assoluto prestigio il Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma.

Chiara Allegri, vicedirettrice del Museo, spie- ga: “Durante Turandot, le immagini dei nostri migliori pezzi d’arte cinese hanno arricchito la scenografia in una miscellanea di simbologia, ar- te e suggestione, mantenendo fede alla delicatezza e raffinatezza tipiche dell’apparato cosmogonico cinese”. Lo stesso p. Alfredo Turco, direttore del Museo, ha espresso entusiasmo per questa col- laborazione: “L’iniziativa rafforza il concetto di fratellanza e umanità che il nostro museo missio- nario porta avanti dal 1901. La collaborazione con Arena di Verona è per noi importante per aprirci a nuovi linguaggi e scenari”.

P. Andrea Facchetti nell’Aula Magna della scuola di Chemba P. Andrea Facchetti nell’Aula Magna della scuola di Chemba

La squadra del Museo Cinese ed et- nografico di Parma; da sinistra:

Laura Ferrari (marketing ed even- ti), p. Alfredo Turco (direttore), Luca Fanti (marketing e comunicazione digitale), Maurizio Salvarani (archi- vista), Chiara Allegri (vice direttrice)

P. Alfredo Turco con Laura Ferrari

Chiara Allegri e Maurizio Salvarani

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missionari saveriani / ottobre 2021

messaggio dalle chiese

papa FRANCESCO

Dal Messaggio di papa Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale, in programma domenica 24 ottobre.

Cari fratelli e sorelle, quando sperimentiamo la forza dell’amore di Dio, quando riconosciamo la sua presenza di Padre nella nostra vita perso- nale e comunitaria, non possiamo fare a meno di annunciare e condivi- dere ciò che abbiamo visto e ascoltato. I primi cristiani incominciarono la loro vita di fede in un ambiente ostile e arduo; ma questo, anziché es- sere una difficoltà o un ostacolo li spinse a trasformare ogni inconve- niente, contrarietà e difficoltà in opportunità per la missione.

Nemmeno l’attuale momento storico è facile. La situazione della pandemia ha evidenziato e amplificato il dolore, la solitudine, la povertà e le ingiusti- zie di cui già tanti soffrivano e ha smascherato le nostre false sicurezze, le frammentazioni che silenziosamente ci lacerano. Abbiamo vissuto lo sco- raggiamento, il disincanto, la fatica; e perfino l’amarezza conformista, che toglie la speranza, ha potuto impossessarsi dei nostri sguardi. In questo tempo, è urgente la missione della compassione. È la Parola di Dio che, quotidianamente, ci redime e ci salva dalle scuse che portano a chiuderci nel più vile degli scetticismi: “Tanto è lo stesso, nulla cambierà”. E di fronte alla domanda: “A che scopo mi devo privare delle mie sicurezze, comodità e piaceri se non posso vedere nessun risultato importante?”, la risposta resta sempre la stessa: “Gesù Cristo ha trionfato sul peccato e sulla mor- te ed è ricolmo di potenza. Gesù Cristo vive veramente” (cfr Evangelii gau- dium, 275) e vuole anche noi vivi, fraterni e capaci di ospitare e condividere questa speranza. Nel contesto attuale c’è bisogno urgente di missionari di speranza, capaci di ricordare profeticamente che nessuno si salva da solo.

Il tema della Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno, “Non pos- siamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (At 4,20), è un invi- to a ciascuno di noi a “farci carico” e a far conoscere ciò che portiamo nel cuore. Questa missione è ed è sempre stata l’identità della Chiesa.

Nella Giornata Missionaria Mondiale, ricordiamo con gratitudine tutte le persone che, con la loro testimonianza di vita, ci aiutano a rinnovare il no- stro impegno battesimale di essere apostoli generosi e gioiosi del Van- gelo. La vocazione alla missione non è una cosa del passato o un ricordo romantico. Oggi, Gesù ha bisogno di cuori che siano capaci di vivere la vocazione come una vera storia d’amore, che li faccia andare alle peri- ferie del mondo e diventare messaggeri e strumenti di compassione. Ed è una chiamata che Egli rivolge a tutti, seppure non nello stesso modo.

Non possiamo tacere... una storia speciale

Premi

alla libertà

Il Pax Christi International Peace Award 2021 è stato as- segnato alla rete di radio cattoliche del Sud Sudan. Il Catholic Radio Network, nato su iniziativa dei Com- boniani quindici anni fa, è un importante strumento di informazione, formazio- ne e promozione della pace, in un paese in cui la libertà di stampa è costantemente minacciata. La programma- zione è indirizzata a pro- muovere la riconciliazione e il superamento dei trau- mi per i ripetuti conflitti che hanno martoriato il paese, offrendo un’attenzione spe- ciale per i gruppi sociali più deboli.

Il Premio in- ternazionale per la liber- tà di stampa è stato attri- buito al gio- v a n e m a esperto gior-

nalista mozambicano Ma- tias Guente, direttore del settimanale Canal de Moçambique, spina nel fian- co del Frelimo, partito che governa il Paese da 35 anni e che gli ha creato non pochi problemi. Atri tre giornalisti - di Bielorussia, Guatemala e Myanmar - sono stati in- signiti dello stesso premio, che certifica una libertà di stampa sempre più scarsa.

Gli affari armati

La missione militare in Afghanistan è stata un fallimento. Ma non tutti sono d’accordo. Secondo alcuni autorevoli commentatori “la sconfitta è stata politi-

ca”. Stando a costoro, anzi, “la litania italiana delle missioni di pace dovrebbe lasciare il posto all’impiego della forza aerea secondo le norme del codice militare di guerra”. Chissà cosa ne pensano que- sti signori delle migliaia di civili afghani (tra i 140mila e 340mila), vittime dei bombardamenti aerei indiscriminati della Nato, dell’inca- pacità dell’intelligence militare di prevedere il collasso dell’esercito afghano e delle disastrose operazioni di evacuazione della popola- zione dall’aeroporto di Kabul. Forse per loro sono solo “effetti colla- terali”. Va detto forte e chiaro: l’intervento militare in Afghanistan è stata un’invasione di un territorio sovrano senza nessuna legittima- zione da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e tutta la missione militare è stata un fallimento soprattutto militare. Un fallimento, ma non per tutti. Non lo è stato per chi ha lanciato l’offensiva militare e l’ha sostenuta per 20 anni: il complesso militare-industriale ameri- cano e i suoi alleati. Non a caso in questi 20 anni i principali fornito- ri militari del governo Usa hanno visto decuplicare le loro azioni in borsa: un risultato unico! Gli Stati Uniti hanno speso per la guerra in Afghanistan più di 2mila miliardi di dollari, l’Italia almeno 8,5 miliar- di di euro. Soldi spesi anche per fornire armamenti alle forze armate afghane, un arsenale bellico che ora è finito nelle mani dei talebani.

Inoltre, l’intervento militare in Afghanistan è servito alle lobby indu- striali militari come trampolino di lancio per la “guerra al terrorismo internazionale”, fornendo così il pretesto e la giustificazione politi- ca per la nuova corsa agli armamenti. “Il potere non tollera la verità sulla guerra, l’unica verità sulla guerra sono le vittime”, diceva Gino Strada. Giorgio Beretta - La Voce del Popolo, 10 settembre 2021

L'opinione Le iniziative

MARCIA DELLA PACE 2021

È tempo di ricominciare a lavora- re per la pace. I prossimi 10 an- ni saranno decisivi per fermare il cambiamento climatico e per im- pedire una nuova guerra mondiale, per uscire dalla crisi sociale ed eco- nomica, per effettuare la transizione ecologica, democratizzare la rivo- luzione digitale e prevenire nuove grandi migrazioni… Dobbiamo svi- luppare una mentalità e una cultu- ra del “prendersi cura” capace di sconfiggere l’indifferenza: cura del- le giovani generazioni, della scuo- la, degli altri, del pianeta, del bene comune, della città, dei diritti uma- ni, della democrazia… C’è bisogno di una politica e un’economia della cu- ra. La cura è il nuovo nome della pa- ce. Per questo, domenica 10 ottobre, la Marcia della pace Perugia-Assisi inaugurerà il decennio della cura.

sud nord notizie

È giusto farsi carico...

Le rotte migratorie più consistenti non sono quelle che vanno da sud a nord. Al contrario, i migranti del sud del mondo rimangono prevalente- mente al sud, sia che si parli di Afri- ca, Asia o America Latina. Una visione distorta della realtà porta a farsi idee sbagliate, a prendere decisioni poco lungimiranti. Lo sottolinea una ricer- ca dell’hub Migration for Development and Equality, che ha messo in luce direttrici poco note. Ad esempio, il 64% delle persone dell’Africa occiden- tale che lasciano la propria nazione sceglie come destinazione uno stato di quella stessa area geografica. I flussi dal Nord Africa si dirigono sem- pre più verso il Medio Oriente. Il 94% degli africani che si trasferiscono in un altro continente lo fa in modo regolare e sono solo il 14% della po- polazione migrante globale. I numeri si conoscono e non considerarli è un’ignoranza consapevole che porta a continui errori.

Per la prima volta nella storia, i popo- li indigeni si sono rivolti direttamen- te al tribunale dell’Aia per combattere per i loro diritti. L’accusa è genocidio.

Il fascicolo depositato è composto da denunce di leader e organizzazioni in- digene, documenti ufficiali, ricerche accademiche e note tecniche, che dimostrano la pianificazione e l’esecuzione di una politica anti-indigena esplicita, sistematica e intenzionale guidata da Bolsonaro.

In Zambia, vittoria dell’opposizione (nella foto i festeggiamenti) con Ha- kainde Hichilema che ha interrotto sette anni di regime di Edgard Lun- gu e del suo Fronte patriottico, dopo una campagna elettorale basata sulla violenza verbale, sul tribalismo e sul- le intimidazioni. Al neo eletto il compi- to di risollevare un Paese in crisi, con una corruzione dilagante.

In Marocco, fa notizia la netta sconfit- ta del Partito islamista della giustizia e dello sviluppo (Pjd), al governo dal 2011, del premier Saad-Eddine El Othmani. Il vincitore delle elezioni è il Raggruppamento nazionale degli indipendenti (Rni) guidato dal mi- liardario Aziz Akhannouch. Chi esce indenne è il re Mohammed VI, pron- to a prendere le distanze da qualsiasi schieramento, ogni qualvolta la sua immagine rischia di essere messa in cattiva luce.

In Ciad, Il Presidente di transizione Mahamat Idriss Deby ha rivolto un appello ai gruppi ribelli a prendere parte a un “Dialogo nazionale inclu- sivo”, prima dello svolgimento delle elezioni presidenziali e legislative.

Anche i vescovi auspicano l’istituzione di un Consiglio nazionale di tran- sizione incaricato di realizzare le necessarie riforme istituzionali per lo sviluppo di un progetto di Costituzione più consensuale, che però tarda a prendere forma.

“Perché gratificare i criminali in questo modo?”. Insorge il premio Nobel per la pace, il dottor Denis Mukwegue, alla nomina di un ex leader ribel- le, Emmanuel Ushindi, a coordinatore del programma per il disarmo, la smobilitazione, il recupero e la stabilizzazione delle comunità, lanciato da Félix Tshisekedi, Presidente del Congo RD. Intanto, l’insicurezza en- demica nelle province dell’est del Paese (Nord e Sud Kivu e Ituri) ha pe- santi conseguenze umanitarie.

Papa Francesco, il Patriarca ecume- nico Bartolomeo e l’arcivescovo di Canterbury si uniscono per la prima volta in un appello urgente per il fu- turo del pianeta. Mettono in guardia sull’urgenza della sostenibilità am- bientale, sull’impatto della povertà e sull’importanza della cooperazio- ne globale. L’esortazione a tutti è a fare ciascuno la propria parte nello

“scegliere la vita” per il futuro della Terra. Nel Messaggio, pensato in vista della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici 2021 (COP26), che si terrà a Glasgow tra il 31 ottobre e il 12 novem- bre, si invita ad essere lungimiranti, senza accontentarsi di comode soluzioni a breve termine e apparentemente poco costose. La strada da perseguire è quella della generosità e dell’equità. Le persone che sopportano le conseguenze più catastrofiche di questi abusi sulla Ter- ra sono le più povere del pianeta e le meno responsabili nel causarle.

Si richiede anche “collaborazione sempre più stretta tra tutte le chie- se nel loro impegno per la cura della creazione. Insieme, dobbiamo cambiare rotta e scoprire nuovi modi di lavorare per abbattere le tra- dizionali barriere tra i popoli e smettere di competere per le risorse”. 

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IL MONDO IN CASA

a cura di REDAZIONE MS

Visione distorta

Per rimanere sempre aggiornati sulle notizie dal mon- do saveriano e non solo, vi invitiamo a consultare il no- stro sito internet: www.saveriani.it

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Bolsonaro denunciato!

Zoom Africa

Appello per

il pianeta

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i missionari scrivono

Sierra Leone da amare

Sessant’anni, fa la colonia bri- tannica di Sierra Leone diven- tava uno stato indipendente.

Era il 27 aprile 1961. Uno dei pochi stati africani a raggiun- gere la propria sovranità sen- za rivoluzioni o spargimento di sangue. Evidentemente non fu facile per i sierraleonesi di- ventare indipendenti e gestire la nuova realtà nazionale per il bene comune. Avevo seguito da Parma le vicende della Sier- ra Leone, anche quand’ero gio- vane studente e condividevo volentieri le speranze dei miei confratelli di vedere presto quel Paese all’avanguardia delle nuo- ve nazioni indipendenti in Afri- ca. La Sierra Leone aveva allora discrete possibilità di sviluppo (una chiara struttura legislati- va, miniere di ferro e diamanti, l’oceano ricco di pesci, grandi possibilità di agricoltura e fore- ste di legno pregiato). Inoltre, la dozzina di varie tribù esistenti nel Paese si stavano convincen- do della necessità di essere uni- ti in una famiglia nazionale.

Ma i problemi non mancava- no: assenza di leader prepara- ti; sistema scolastico limitato ai grandi centri urbani; leggi, tra- dizioni e interessi tribali anco- ra troppo prevalenti; i creoli di Freetown continuavano a con- trollare governo e burocrazia;

infrastrutture limitate. Per quasi dieci anni, la Sierra Leone conti- nuò a funzionare con efficacia.

Nel 1968, era ancora vivo l’orgo- glio di essere la nazione meno militarizzata di tutta l’Africa! Poi iniziarono i colpi di stato, l’uno dopo l’altro, con la vittoria finale del partito APC (All Peoples Con- missionari saveriani / ottobre 2021

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NOI E VOI... CONNESSI

STRUMENTI D’ANIMAZIONE

Speranza quotidiana

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cilmente parole e gesti violenti nei confronti dei loro coetanei.

Dall’altra parte, si nota un risve- glio per la difesa dei diritti uma- ni, della libertà di opinione, per la pubblica condanna alla corru- zione dilagante…

Tuttavia, la Sierra Leone rimane ancora uno dei paesi più poveri al mondo, pur con una grande voglia di democrazia, di svilup- po, di giustizia contro ogni vio- lenza. La Chiesa è impegnata per il bene del Paese, soprattutto con la catechesi e le opere di ca- rità, perché i sierraleonesi siano loro stessi gli artefici principali di uno sviluppo futuro, che uni- sca sempre più la nazione nel- la pace, il desiderio più sentito e più vero da tutta la popolazione.

[p. Luigi Brioni, sx - Makeni, Sierra Leone]

Chi ha dato la vita, continua a donarla!

Venerdì 13 agosto. Siamo al por- to di Goma (Congo RD) alle 7.

Circa 200 persone entrano nel battello Mugote, che li porta da Goma a Bukavu. Arrivo previsto sei ore dopo, alle 13. Dopo due ore di viaggio, il motore si spegne. Tutto è computerizzato:

i tecnici telefonano, i viaggiatori ascoltano la musica ben ridondante. Più il tempo passa, più ci si chiede come mai questa lunga attesa. Il motore riparte.

I dubbi finiscono e il viaggio riprende. Ma, una mezz'ora dopo, quando il battello era al largo, il motore si spegne... e non si riaccenderà più. Il battello avanza con la forza del vento molto forte. Panico. La gente

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Sono piombate tra monti, campagne e spiagge le immagini della fuga dall’Afgha- nistan, con la resa del governo in carica, dell’esercito addestrato e il ritorno del regi- me talebano. Sono piombate nel bel mezzo dell’agosto italiano, tra vacanze riassapo- rate e ferie agognate di un’estate nostrana, in fuga da ogni pensiero contagioso. Inve- ce, la storia ancora ha prepotentemen- te bussato alle nostre porte. Questa volta, non c’erano naufraghi da salvare, da liqui- dare distrattamente con un semplicistico

“ancora arrivano…”, non c’erano “cattive”

Ong che non li lasciano a casa loro.

Avevamo idealmente alzato coppe euro- pee al cielo dopo notti magiche, avevamo vissuto albe che brillavano di medaglie olimpiche e paralimpiche nel cielo di Tokyo. Ci siamo sentiti sul tetto d’Europa e del mondo, ripagati da quasi due anni di sofferenze. La lotta, in caso, si limita- va a spiegare ai Covid-scettici perché è importante sottoposi al vaccino. Ma non c’è stato troppo tempo di gioire, di sban- dierare il Green pass… C’erano 100 me- tri diversi da espugnare… quelli verso gli aerei ponte da Kabul. Altre marce forzate a cui assistere… quelle delle persone che

invocavano aiuto. C’era un salto in alto di- verso da applaudire drammaticamente…

quello dei bambini consegnati dalle mam- me ai militari oltre il filo spinato. Con qua- le stato d’animo, possiamo solo intuirlo:

dolore, speranza, rabbia, preghiera.

Ora che le foglie di questo ottobre mis- sionario iniziano a staccarsi dagli alberi, anche noi ci sentiamo un po’ come quel- le madri che protendono mani, anche noi ci sentiamo come quei bambini ancora troppo piccoli per voltarsi indietro, per capire chi e cosa lasciano, in cambio di un futuro tutto da scrivere. Dall’altra par- te della luna troveranno, si spera, libertà di opinione, di espressione, di religione, di costumi, istruzione e sport. In una so- la parola, libertà di scegliere come realiz- zarsi. Ma a quale prezzo?

Solo per tutto questo, dovremmo essere a fianco del popolo afghano, ma anche a quello iracheno, libico, sud sudanese, hai- tiano... Vicini a tutti coloro che non riesco- no a partire, che decidono di restare, che non hanno ponti aerei o corridoi umani- tari. La missione è là, è qui, è adesso, è nei nostri cuori, ma soprattutto nelle no- stre teste, nelle nostre mani.

La missione è adesso!

DIEGO PIOVANI

[email protected]

OFFERTA SPECIALE MO + MO online

€ 35 anziché € 50 Papa Francesco ha sancito che in

Occidente è tramontata l’epoca in cui la fede cristiana sembra- va qualcosa di acquisito. Adrien Candiard in “La speranza non è ottimismo - Note di fidu-

cia per cristiani disorientati”

(Emi, pp. 112, € 12) inizia pro- prio da qui, per parlare di speranza: guar- dare in faccia la realtà, senza trastullarsi in falsi teoremi, bensì partendo da quel che abbiamo sotto gli occhi. Perché è qui che Dio chiama il credente a guardare il mondo e i giorni con gli occhi della fede.

Emi ha già stampato la nuova Agenda biblica e missionaria 2022 che ha per titolo Laudato si’. Nelle consuete tre versioni, si trovano notizie relative al giorno, santi, beati, ricorrenze religiose e civili.

Due volte la settimana, c’è una breve in- formazione di carattere ecologico o una citazione della stessa Laudato sì’. Info e acquisti: [email protected] - 045 975119.

gress) e del suo capo Siaka Ste- vens rimasto in carica per circa 20 anni.

Nel 1991 scoppia la guerra ci- vile, che fece distruzioni di pro- prietà ovunque e che soprattutto dimostrò una brutalità inaudita contro tante persone innocen- ti. Anche noi missionari abbia- mo subito rapimenti, ostaggi, mentre chiese, case parrocchia- li, e scuole erano distrutte su lar- ga scala. Il fenomeno più noto fu il reclutamento dei bambini sol- dato che, con tanta fatica, sono stati reinseriti nella società e in famiglia.

In questi ultimi vent’anni, anche noi missionari abbiamo assistito a un profondo cambiamento di mentalità tra la popolazione. Pri- ma della guerra, gli atti di violen- za erano abbastanza eccezionali.

Ora, persino i bambini usano fa-

prega, telefona, informa, allerta.

Chi segue da lontano, vive momenti di lunga attesa. Mu- gote vede il porto di Bukavu. I passeggeri si rianimano. Ma co- me attraccare a motore spento, solo con la forza del vento che, per di più, spinge verso il Ruan- da? Fiato sospeso... Ed ecco il movimento giusto. Mugote per- cuote la ringhiera di una casa sul lago, nella penisola della Bot- te. La chiglia tocca la sabbia e il battello si ferma, perfettamente, con una precisione tale che non c’è stato bisogno di usare le cor- de per l’attraccaggio. Sono le 17.

I passeggeri saltano dalla nave, a due metri dal suolo. La gente inizia a filmare e a ridere di gio- ia. Tutti salvi. Miracolo? Tutti lo dicono e vedono in questo avve- nimento un segno del cielo. In quel battello, in una valigia ben conservate, c’erano tre copie della Positio super martyrio di p.

Luigi Carrara e compagni, mor- ti il 28 novembre 1964. Un do- cumento che è l’espressione di una lunga storia di incontri, in- terviste, articoli, devozione, pel- legrinaggi... La Positio è stata stampata in Vaticano in luglio e, da Roma, tre copie andavano al Superiore Regionale dei saveria- ni a Bukavu. Chi le portava nel battello, alla fine del viaggio ha detto: “Questi martiri del Congo forse hanno interceduto per noi durante il viaggio?”. Chi ha da- to la vita, fedele discepolo di Cri- sto, continua a donarla!

[Redazione MS]

Il porto di Bukavu e i martiri Faccin, Carrara, Didonè Il porto di Bukavu e i martiri Faccin, Carrara, Didonè con l'abbé Joubert; si celebra il secondo venerdì con l'abbé Joubert; si celebra il secondo venerdì di ottobre la Giornata per i saveriani martiri di ottobre la Giornata per i saveriani martiri

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