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Veneto gioie mignon di cui godere

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Academic year: 2022

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olete una gita memorabile di una giornata? Una delle possibili scelte è fare una capatina nel vicino Ve- neto. Il primo pensiero inevitabil- mente va a Venezia e alla Laguna con le varie isole, Murano e Bura- no su tutte. Volendo fare qualche chilometro in più si può optare per la romantica Verona, cono- sciuta per l’Arena e per la storia di Romeo e Giulietta che attrae sempre tanti turisti. Poi, in mez- zo, come non fermarsi un giorno nell’importante centro universita- rio, ma pure con tante attrazioni e le sue bellezze artistiche, ossia nel- la città di Padova. Se si è amanti delle fiere allora inevitabile è una puntatina a Vicenza che nel cir- condario propone anche le ville di Palladio. Infine tra le città più note spicca Treviso. Decisamente c’è l’imbarazzo della scelta, ma questa

Veneto gioie

mignon di cui

godere

Castelfranco e Bassano.

Eleganti, ricche d’arte e storia, meritano d’esser viste

testo e foto di Igor Kramarsich

I tinerario che

si può coprire

comodamente in

un giorno: un bel

giro scandito da

soste (anche eno-

gastronomiche) in

borghi da gustare,

ciascuno nelle loro

peculiarità, a passi

lenti,in pieno relax

REPORTAGE

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volta la scelta è caduta su centri mi- nori, meno noti ai più. Nascondono tante attrazioni sconosciute , ma a conti fatti visitarli risulta interessan- te. Basta abbandonare l’autostrada e scegliere di proseguire lungo le “sta- tali”.

Uno delle idee per una gita giornalie- ra può essere quella di lasciare l’auto- strada a Treviso e di “costeggiare” il lato sud di questa città. È un percorso

che vi porterà fino a Vicenza, senza però esser costretti a fare il giro autostradale via Padova. Inevitabilmente si tratta di un tragitto più lento: attraversa tanti centri cittadini, ma apre scenari e possibilità di visitarne diversi che forse non verrebbero scoperti mai da turisti della domenica come noi.

A nemmeno 30 chilometri da Treviso scopriamo Castelfran- co Veneto. È una città di 43.500 abitanti con un interessante centro storico e con diverse ville/parchi a due passi dal suo centro. Per visitarla basterà qualche ora. La camminata “ca- stelfranchese” inizia a nord delle vecchie mura cittadine, la zona del mercato e di tanti bar e ristoranti. Prima di entrare

Castelfranco Veneto

La statua del Giorgióne:

capofila della scuola veneta del ’500.Ebbe un impatto forte su Tiziano e Sebastiano del Piombo, con un aggiornamento di Giovanni Bellini, suo presunto maestro Il Duomo dedicato

al patrono della città, San Liberale

l’AvenAle, principAle torrente di cAstelfrAnco veneto

lA torre dell’orologio UnA delle tAnte

bArriere sUll’AvenAle

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dentro le mura cittadine si può andare a nord-est, in dire- zione del grande ospedale. Superiamo il torrente Avenale, importante nella storia della città in quanto rappresenta una delle due sorgenti d’acqua che poi confluiscono nel canale che “abbraccia” le mura a difesa dellacittà. L’altro corso d’acqua, il Musonello, è scomparso negli anni. An- diamo avanti e passiamo accanto all’ospedale. Ecco erger- ci di fronte a noi l’unica entrata nel grande parco cittadi- no, la villa Revedin Bolasco. L’edificio costituisce la parte centrale del parco ed è circondato da un bosco rigoglioso composto da una grande varietà di piante. Ma il vero ca- polavoro artistico è l’arena-cavallerizza: decine di statue del XVII secolo disposte a semicerchio e introdotte da due alte sculture equestri, fusione fra natura e arte tipica dell’Ottocento. La serra, invece, sembra vada a ripescare uno stile ispanico-arabeggiante, mentre la Cavana, depo- sito per le barche che navigavano nel lago, è priva del tetto a pagoda previsto nel disegno originale. Non è mai stato realizzato. Presso il muro di cinta a est sorge la torre.

Usciamo dal complesso dall’ingresso che ci ha visto entra- re: è l’unico modo, siamo circondati da alte mura. Pren- diamo direzione sud costeggiando l’Avenale. Lungo il tra- gitto che porta il torrente fino alle vecchie mura cittadine notiamo diverse barriere che limitano il confluire dell’ac- qua nel canale attorno al centro cittadino. Torniamo per vie secondarie fino alla più grande attrazione cittadina.

Prima di entrarci facciamo un giro. Il tutto è decisamente più bello da vedere dall’esterno dove ci sono tante statue e un bel po’ di verde, con alberi e anatre. Entriamo nelle mura dalla parte ovest. È una delle quattro entrate, una ad ogni lato. Non è così maestosa rispetto a quella orientale, ma ci porta ad assaporare e gustare il centro in relax. Ma- gari molti avranno avuto aspettative maggiori: tanti sono i palazzi in via di ristrutturazione o in procinto di farlo. Il Duomo, eretto al centro della città nel 1723 dal giovane architetto 23.enne Francesco Maria Preti, è dedicato al pa- trono San Liberale. Esempio di stile neoclassico, con una navata centrale e tre cappelle per lato comunicanti tramite altrettanti giardini, è una chiesa molto chiara sia all’inter- no che all’esterno. Usciti dalla chiesa ci troviamo dinanzi al vecchio palazzo del Comune. L’attrazione da visitare è una delle torri cittadine, la più grande e importante è po- sta a destra del Duomo: la Torre Civica. Prima semplice torre, negli anni è diventata la torre dell’orologio ed oggi è uno dei simboli cittadini. Dalla cima si può ammirare il panorama di tutta la città. La Torre Civica di Castelfranco costituisce la parte più nobile e rilevante della complessa struttura fortificata eretta a cavallo tra XII e XIII secolo dal Comune di Treviso come estremo baluardo difensivo occidentale della Marca Trevigiana, a contrasto delle bra- me espansive di Padova e Vicenza.

MITO GIOrGIóne

Salendo in cima alla torre ai diversi piani sono esposte delle illustrazioni che raccontano la storia cittadina e della torre. Scendiamo e usciamo dalle mura cittadine. Ai lati

dell’entrata poco distanti notiamo due monumenti. Il primo dedicato ai caduti per la Patria. L’altro, verso nord, è stato costruito in ricordo del Giorgióne, pseudonimo di Giorgio Zorzi, famoso pittore locale, uno dei più importanti pittori della scuo- la veneta, simbolo di Castelfranco.

“Egli appare piuttosto come un mito che come un uomo. Nessun destino di poeta è comparabile al suo, in terra.

Tutto, o quasi di lui s’ignora, e taluno giunge a negare la sua esistenza. Il suo nome non è scritto in alcuna opera; e taluno non gli riconosce alcuna opera certa...”. Così “Il fuoco” (1928) di Ga- briele D’Annunzio “racconta” il Mae- stro di Castelfranco.

Esiste un museo dedicato al Giorgio- ne oltre alla statua e alla grande piaz- za; anche la squadra calcistica porta il suo nome. È fuor d’ogni dubbio la persona più importante nata a Ca- stelfranco Veneto.

Proseguiamo e ci dirigiamo in dire- zione di Vicenza, deviando legger- mente verso nord e dopo nemmeno 30 chilometri arriviamo a Bassano del Grappa. In origine la città, che oggi conta 33.500 abitanti, portava solo il nome di Bassano poi negli anni la significativa produzione di grappa ha fatto sì che il nome prendesse la dicitura attuale. Per capire quanto sia grande la produzione di acquavite in città e nel circondario basti sape- re che rappresenta circa il 25% della produzione nazionale italiana.

Al contrario della grande parte del Veneto, dominata dalla pianura pa- dana, Bassano è caratterizzata da tante colline e divisa dal fiume Bren- ta. Ci fermiamo poco fuori dal centro cittadino, accanto allo stadio. Da qui inizia il nostro tour dirigendoci verso il più grande ponte cittadino, quello che passa sopra il fiume Brenta. Bello e ampio, da qui si gode uno splendido panorama verso la città, e pure verso il simbolo cittadino, quello del Ponte Vecchio o Ponte degli alpini. Nell’ot- tobre del 1567 una vigorosa piena del Brenta travolse lo storico ponte pree- sistente. L’architetto Andrea Palladio progettò un ponte in pietra a tre ar- cate. Il Consiglio cittadino bocciò il progetto, imponendo all’architetto

REPORTAGE

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di non discostarsi troppo dalla strut- tura tradizionale. Nel 1569 Palladio presentò un secondo progetto defini- tivo di un ponte in legno: richiama- va la struttura precedente, sebbene radicalmente rinnovata quanto a soluzioni tecniche e strutturali, e di grande impatto visivo. Oggi è in pie- na ristrutturazione, come tante parti delle città. Rasentiamo il lato destro del fiume e ci dirigiamo verso il fa- moso ponte. Arrivati al suo lato ovest notiamo diversi ristoranti e capiamo che siamo in piena zona turistica. Un piccolo museo ci ricorda il sacrificio degli alpini. Ci colpisce una singola- re statua dedicata... al bacio. Prima di passare sul ponte andiamo anco- ra verso nord dove inizia una lungo sentiero che ci porta a una “zona ra- duno” per quei cittadini o turisti che vogliono rilassarsi accanto al Brenta, meta prediletta anche di provetti pe- scatori. Ammiriamo la parte est della città, quella del centro storico con il castello in cima alla collina. Tornia- mo indietro e camminiamo sul fa- moso ponte.Finiti dall’altra parte ca- piamo subito che per vedere il resto della città ci conviene fare una bella salita. Ci porta in vetta e da qui si apre un nuovo panorama: strade lar- ghe e palazzi più grandi. Nella zona del Castello degli Ezzelini la parte più grande oltre alle ampie piazze è occupata dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria in Colle. Usciamo dalle mura e dal centro cittadino, entrando nel viale dei Martiri dove la visuale del Monte Grappa, nonché sul Bren- ta, è magnifica. Il luogo è tristemente noto per l’eccidio che vi avvenne il 26 settembre 1944: le forze tedesche im- piccarono ben 31 giovani partigiani bassanesi, catturati in seguito a un rastrellamento sul Grappa. In loro onore oggi a ricordarli vi sono delle lapidi sugli alberi con riportati nome cognome e anche la foto. Arrivati alla fine del viale si può, o scendere ver- so il grande parco cittadino, oppure deviare verso sud. C’imbattiamo nel Monumento al Generale Giardi- no. La grande strada, fresca grazie all’ombra delle fronde degli alberi, ci porta dritti al parco variopinto e ricco: è il parco-giardino Parolini.

Siamo di nuovo a due passi dal centro cittadino. La prin- cipale piazza cittadina è dedicata a Garibaldi, qui si trova la torre civica e la principale chiesa cittadina dedicata a San Francesco. Piazza Libertà ospita la Chiesa di S. Giovanni.

Scendiamo ancora verso il fiume Brenta, trovando la statua dedicata a Bartolomeo Ferracina, famoso orologiaio e inge- gnere. A due passi c’è il Museo della ceramica, ospitato da Palazzo Sturm. Ottima la vista sul ponte degli Alpini. Poco dopo giungiamo alla via principale, l’ingresso in città per chi, come noi, proviene da Castelfranco. È una zona triste, perché ospita il Tempio ossario, un palazzone che non a caso assomiglia quasi a una chiesa. Infatti avrebbe dovuo ospitare la sede arcipretale di Bassano. Però quando venne completata, al termine del primo conflitto mondiale si de- cise che era meglio farne l’ossario per seppellire in maniera decorosa i resti dei caduti in battaglia. Vi sono stati sepol- ti 5.405 soldati. Con la visita al Tempio Ossario finisce la nostra visita a Castelfranco e Bassano del Grappa. Un tour breve e intenso in cui abbiamo conosciuto due gemme ve- nete in version mignon.

Bassano del Grappa

Provincia di Treviso

Abitanti:

33.500 Altitudine:

43 m s.l.m.

Patrono:

Beata Giovanna Maria Bonomo e

San Bassiano Giorno festivo:

19 gennaio

Castelfranco Veneto Provincia di Vicenza

Abitanti:

43.500 Altitudine:

129 m s.l.m.

Patrono:

San Liberale Giorno festivo:

27 aprile

I numeri

REPORTAGE

una panoramica del fiume brenta dal nuoVo ponte con ViSta Sul Simbolo, il VeccHio ponte e il monte Grappa

World Spirits Award 2019

48 doppi ori a Bassano

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Bortolo Nardini re della grappa

Fondatore di quella che è senza dubbio la più antica e tradizionale distilleria italiana fu Bortolo Nardini. Nell’aprile del 1779 acquistò i locali dell’“Osteria sul ponte” che sarebbe poi diventata la fmosa

“Grapperia Nardini”, collocata in una posizione strategica

singolare statua dedicata al bacio

il teMPio dell’ossario

la statua dedicata a gaetano giardino nella zona alta di bassano del graPPa

san Francesco, la PrinciPale chiesa cittadina, costruita tra il 1158 e il 1183

Il Ponte vecchio

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