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Moringa oleifera Lam. è

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Academic year: 2022

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MORINGA OLEIFERA

Proprietà nutrizionali di un “albero miracoloso”

Della Moringa non si butta via niente: ogni parte di que- sto albero tropicale ha un utilizzo che spazia da quello alimentare per uomini e ani- mali a quello di rimedio in diverse medicine tradiziona- li e all’uso cosmetico dell’olio ottenuto dai semi. Grazie alle loro proprietà nutrizionali, e a un’ottima capacità produt- tiva di questa pianta, le sue foglie stanno diventando un alimento fondamentale nella dieta del popolo saharawi.

M

oringa oleifera Lam. è un albero tropicale ori- ginario del nord ovest dell’India, delle zone collinari a ridosso della catena montuosa dell’Himalaya. Il nome Moringa proviene da “murungai” in lingua Tamil, in inglese viene chiamata

“drumstick tree” per la forma dei baccelli o “horseradish tree”

per il sapore pungente della radi- ce, somigliante a quello del rafa- no (Ramachandran et al., 1980).

Nel corso dei secoli gli scambi commerciali e i rapporti tra le va- rie popolazioni ne hanno favorito la conoscenza e l’utilizzo, deter- minandone una rapida diffusione.

Per le sue molteplici proprietà di interesse umano, oggi M. oleifera è coltivata nella maggior parte dei paesi della fascia tropicale.

Tollera bene un’ampia varietà di condizioni ambientali però cre- sce meglio in climi aridi, in cui le temperature minime annue non scendono al di sotto dei 10 °C, questa pianta infatti non sopporta periodi di gelo e umidità. Resiste invece in modo soddisfacente alle alte temperature e alla siccità.

Una delle sue caratteristiche prin- cipali, oltre alla notevole rustici- tà, è la scarsa esigenza di acqua, le aree ideali per il suo sviluppo sono quelle in cui le precipitazioni an- nue sono inferiori ai 1500 mm. La pianta necessita di irrigazioni solo per i primi due mesi, dopodiché il bisogno di acqua si ripresenta solo in caso di stress idrico estremo.

La Moringa predilige terreni di impasto sabbioso, che drenano velocemente, in quanto l’apparato

* Natalia Murovec

Baccelli di Moringa oleifera

Foto di Forest and Kim Starr

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Monografia

radicale marcisce in condizioni di ristagno. É resistente a gran parte delle malattie e degli insetti dan- nosi, ma in caso di ristagni di ac- qua i marciumi radicali possono portare a indebolimenti o morte.

Si tratta di un albero di media grandezza che può rimanere pro- duttivo anche fino ai 30 anni. Ha una crescita molto veloce, in 3 mesi può raggiungere i 3 m di al- tezza e in pochi anni raggiunge i 12 m (Leone et al., 2015).

L’esteso apparato radicale per- mette un buon approvvigiona- mento di sostanze nutritive, dun- que la concimazione non risulta strettamente necessaria. L’alti- tudine ideale per la sua crescita varia dai 500 ai 1000 m s.l.m., in alcune aree Moringa può essere coltivata ad altitudini superiori per uso domestico e ornamentale ma non per una produzione com- merciale, che richiede una resa considerevolmente maggiore ri- spetto a quella ottenibile a queste altitudini (Olson, 2017).

La produzione di fiori e baccelli avviene dal secondo anno di età della pianta, è possibile ottenere due raccolti all’anno. I baccelli verdi e teneri sono destinati all’a- limentazione; mentre i baccelli color ocra, raccolti appena prima dell’apertura, sono destinati alla produzione di olio (Palada et al., 2003).

Questa pianta si caratterizza per avere una crescita rapida, una bassa richiesta in fertilizzanti e irrigazioni e un’elevata capaci- tà di ricaccio dopo il taglio. La produttività in biomassa può es- sere aumentata grazie a tagli ri- petuti della pianta per favorirne il ricaccio. Con potature eseguite ogni 40 giorni, le piante riman- gono a un’altezza di 1,5 m; que- sto tipo di coltivazione intensiva consente una produzione di foglie continuativa. Nei climi aridi non è da sottovalutare il fatto che la pianta rimane produttiva tutto l’anno, anche durante le stagio- ni secche, quando altri alimenti scarseggiano.

Monografia

Foto di Forest and Kim Starr

I baccelli verdi e teneri sono destinati all’alimentazione; mentre i baccelli color ocra, raccolti appena prima dell’a- pertura, sono destinati alla produzione di olio.

Foto di Dinesh Valke

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se per agricoltori e ricercatori fin dalle epoche storiche passate.

La medicina Ayurvedica afferma che questa pianta può prevenire 300 malattie e le sue foglie sono impiegate sia per scopi terapeu- tici sia di prevenzione (Ganguly, 2013). Uno studio nel distretto Virudhunagar del Tamil Nadu, in India, riporta la Moringa tra le specie utilizzate dai tradizionali curatori Siddha (Mutheeswaran et al., 2011).

Gli antichi egizi utilizzavano l’o- lio di M. oleifera per la cura della pelle, in virtù delle sue proprietà cosmetiche (Mahmood et al., 2010). Anche Greci e Romani co- noscevano le proprietà medicinali di questa pianta, seppur il suo uti- lizzo in queste popolazioni non si diffuse (Fahey, 2005).

M. oleifera è stata coltivata e con- sumata nella sua area di origine fino a epoche recenti. Negli anni

’90 del secolo scorso alcuni ricer- catori iniziarono a studiare il suo potenziale uso per il trattamento di purificazione delle acque, solo successivamente furono “scoper- te” le sue proprietà nutrizionali e medicinali e furono diffuse in tutti i paesi tropicali.

Nel 2001 si svolse in Tanzania la prima conferenza internazionale su M. oleifera e da quel momento il numero di congressi e studi su questa pianta è aumentato espo- nenzialmente, permettendo la diffusione delle informazioni sul- le sue proprietà, tant’è che viene chiamata “albero dei miracoli”,

“dono della natura” o “migliore amico di madre natura”.

Tutte le parti della pianta sono tradizionalmente impiegate nell’alimentazione umana e ani- male e nella medicina tradiziona- le, ma le foglie sono generalmente le più usate (Sivasankari et al., 2014). Nella medicina tradizio- nale le foglie sono utilizzate per trattare molte malattie tra cui malaria, tifo, malattie parassita-

anche utilizzate come stimolanti cardiaci e del sistema immunita- rio, per trattare i sintomi legati a HIV e AIDS, nonché per le pro- prietà galattagoghe. Per quanto ri- guarda l’alimentazione umana, le foglie possono essere consumate crude come insalata, possono es- sere impiegate nella preparazione di minestre, essere lessate come gli spinaci oppure possono essere essiccate e assunte sotto forma di infuso acquoso.

Anche l’utilizzo dei semi riguar- da sia la nutrizione umana sia la medicina tradizionale. Per il loro consumo devono essere privati dell’involucro esterno amaro, con bollitura in acqua. Se arrostiti, il loro sapore risulta simile a quel- lo dell’arachide, e possono essere macinati e usati per insaporire le pietanze.

L’olio vegetale ottenuto dai semi viene consumato per l’elevato contenuto di acido oleico (73%), che lo accomuna all’olio di oli- va. I semi sono usati anche in polvere per sedimentare le impu- rità dell’acqua e di liquidi torbi- di, infatti contengono elettroliti cationici attivi che sono in grado di portare a flocculazione e neu- tralizzare i colloidi di fango e di sporcizia aventi una carica nega- tiva. Sebbene tale applicazione debba essere ancora perfezionata e studiata, va sottolineato che si intravedono notevoli e promet- tenti sviluppi possibili. I baccel- li acerbi sono cucinati come dei fagiolini. La corteccia tradizio- nalmente viene bollita in acqua e imbevuta in alcol, per ottenere be- vande che possono essere utilizza- te per trattare disturbi di stomaco (dolori, ulcere e come digestivi), disturbi della vista, dolori artico- lari, diabete, anemia, ipertensio- ne, mal di denti, emorroidi, disor- dini uterini.

La linfa ricavata dal fusto viene usata come addensante delle sal- se (Foidl et al., 2001). Le radici,

infusioni utilizzate come rimedio per il mal di denti, come antiel- mintico e come promotore della libido.

Le radici cotte nell’aceto sono la base per la preparazione di una salsa piccante. I fiori sono usa- ti per trattare le infiammazioni, disturbi muscolari, isterismo, tu- mori e ingrossamento della milza.

Dai fiori si possono ottenere be- vande e tisane in seguito a infu- sione, inoltre rappresentano una risorsa interessante per la pro- duzione di miele (Popoola et al., 2013; Sivasankari et al., 2014;

Anwar et al., 2007; Abe et al., 2013; Yabesh et al., 2014; Kasolo et al., 2010).

Profilo fitochimico

Molti composti bioattivi sono sta- ti caratterizzati nelle foglie di Mo- ringa: come vitamine, carotenoi- di, polifenoli, flavonoidi, alcaloidi, tannini, ossalati, fitati, glucosino- lati, isotiocianati, acidi fenolici e saponine. Di seguito saranno trat- tate solo alcune classi di compo- sti, in quanto oggetto delle anali- si sperimentali del lavoro.

Glucosinolati e isotiocianati I glucosinolati (GLS) sono una classe di metaboliti secondari sol- forati delle piante, presenti in alte concentrazioni nella famiglia del- le Brassicaceae.

Gli isotiocianati (ITC), prodot- ti di idrolisi dei glucosinolati e molecole responsabili dell’odore e del sapore caratteristici delle piante contenenti i glucosinolati, sono agenti irritanti: sulla pelle causano arrossamento, gonfiore, edema ed extravasazione plasma- tica, accompagnata da iperalge- sia meccanica e termica. Questa reazione infiammatoria ricorda quella causata dalla capsaicina, il componente piccante del pepe- roncino. Il pretrattamento della pelle con capsaicina diminuisce la risposta infiammatoria da parte

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Monografia

degli ITC (Jancso et al., 1967). I GLS sono sintetizzati nel reticolo endoplasmatico delle cellule ve- getali e immagazzinati all’inter- no dei vacuoli dove rimangono stabili fino a che non vengono in contatto con l’enzima mirosina- si (una specifica tioglucosidasi).

Questo enzima, nei tessuti vege- tali freschi e integri, rimane se- parato dai glucosinolati; si libera in seguito al danneggiamento dei tessuti, meccanico o fisico. Rotti i tessuti, la mirosinasi entra in con- tatto con i glucosinolati, causan- do l’idrolisi.

Apprezzabili quantità di glucosi- nolati sono state trovate in foglie di M. oleifera, tra 116 e 63 mg/g di peso secco in foglie giovani e mature rispettivamente (Bennett et al., 2003; Forster et al., 2015).

Queste quantità sono simili o in alcuni casi maggiori di quelle ri- trovate in molte verdure appar- tenenti alla famiglia delle Bras- sicaceae (per esempio broccoli, ravanello, cavolo), le principali fonti di questi composti.

Il 4-O-(α-L-ramnopiranosil-oxi)- benzilglucosinolato, noto con il nome di glucomoringina, è stato identificato come il glucosinola- to predominante nelle foglie. Le concentrazioni di questi compo- sti sembrano essere influenzate dallo stato fisiologico della pian- ta e dal livello di maturità delle foglie.

L’isotiocianato predominante nel- la Moringa è la moringina e deriva dalla glucomoringina (Müller et al., 2015).

È riconosciuto da tempo il ruo- lo ecologico che gli isotiocianati svolgono nella difesa delle piante contro agenti di attacco, biotici e abiotici, e ciò potrebbe risultare molto interessante nello svilup- po di fitofarmaci naturali ovvero all’interno dei programmi di di- fesa integrata sia per le piante a uso alimentare sia per le piante officinali.

Glucosinolati e isotiocianati gio- cano un ruolo importante nel promuovere la salute e nella pre-

venzione delle malattie. In parti- colare, sembrerebbe che siano at- tivi nel contrastare l’insorgenza di tumori grazie alla loro capacità di potenziare l’attività di rimozio- ne di composti xenobiotici e dei loro metaboliti intermedi dall’or- ganismo, andando ad agire sugli enzimi responsabili. Gli enzimi deputati al metabolismo di com- posti estranei all’organismo sono quelli di fase I e fase II: la fase I rende tali composti attivi e la fase II li rende solubili in acqua ed eli- minabili.

Gli isotiocianati sembrano ave- re un’attività promotrice nei confronti degli enzimi di fase II e inibente verso la fase I, dimi- nuendo il tempo di permanenza di molecole xenobiotiche nell’or- ganismo (Rouzar et al., 2004). In uno studio condotto da Lazzeri et al. nel 2004 sono state appu- rate le proprietà antimicrobiche e antielmintiche degli isotiociana- ti, interessanti dal punto di vista agronomico e alimentare, dando una possibile spiegazione al con- sumo tradizionale giapponese di pesce crudo in associazione al wasabi (Eutrema japonicum, Brassicaceae). Ciò nonostante è necessario ricordare che esistono glucosinolati con attività antinu- trizionale: è il caso della progoi- trina e della goitrina, glucosinola- to e suo metabolita presenti nella colza (Brassica napus L.) e aven- ti spiccate proprietà gozzogene in quanto interferiscono con la de- posizione dello iodio nella tiroide aumentandone le dimensioni.

Polifenoli

I composti fenolici comprendo- no un’ampia varietà di metabo- liti secondari caratterizzati dal fatto che possiedono almeno un anello benzenico con uno o più sostituenti ossidrilici (OH) di tipo fenolico, i quali possono essere liberi, metilati (metossili), legati a zuccheri (glicosidi) o ad acidi (esteri). Quelli di gran lunga più diffusi nel regno vegetale sono i flavonoidi (Morelli et al., 2005).

Le foglie essiccate di M. olei- fera sono una grande fonte di polifenoli. La loro concentrazio- ne varia da 20,90 a 12,20 mg GAE/100 g di peso secco (Sree- latha et al., 2009; Prakash et al., 2007; Bajpai et al., 2005; Singh et al., 2009; Sultana et al., 2009).

Queste quantità sono maggiori di quelle trovate in diverse specie di frutta e verdura (Brat et al., 2006; Cieślik et al., 2006; Fu et al., 2011).

Le differenti condizioni ambien- tali nei vari paesi d’origine, la stagione di raccolta (Iqbal et al., 2006), la genetica della pianta, il metodo di essiccazione, lo stadio di maturità delle foglie e il meto- do di estrazione usato possono spiegare l’ampiezza dei valori ri- portati. I principali composti po- lifenolici presenti in foglie di M.

oleifera sono flavonoidi e acidi fenolici.

Saponine

Costituiscono un ampio grup- po di glicosidi, molto diffuso tra i vegetali. I rispettivi agliconi, possono essere genine steroidi- che (diosgenina, sarsapogenina ecc.), presenti quasi esclusiva- mente nelle Monocotiledoni o genine triterpeniche (derivate dagli acidi oleanolico, ursolico ecc.), presenti soprattutto nelle Dicotiledoni. Hanno la proprietà di formare schiuma, se dissolte in acqua. Da questa proprietà deriva il nome del gruppo e l’uso come detergente che veniva fatto di alcune piante che le contengono (es. Saponaria officinalis). Molte saponine hanno proprietà emoli- tiche e sono tossiche nei confron- ti degli animali a sangue freddo, soprattutto dei pesci. Nelle piante probabilmente svolgono un’azio- ne antimicrobica e antifungina.

Molte droghe a saponine sono uti- lizzate per la loro attività antin- fiammatoria (liquirizia) e antiede- matosa (ippocastano), altre sono tradizionalmente usate per le loro proprietà antitussive ed espetto- ranti (poligala). Vengono segna-

Monografia

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farmaceutica è come materia pri- ma per ricavarne ormoni steroidei (Maugini et al., 2011).

Le foglie di Moringa sono una buona fonte di saponine. La loro concentrazione in foglie essicca- te è approssimativamente di 50 g DE/kg su peso secco (Makkar et al., 1996). Queste concentrazioni sono maggiori di quelle ritrovate in media in altre piante (Edeoga et al., 2005).

Attività biologiche

Sono numerosi gli studi in vitro e in vivo sulle attività biologiche delle foglie di Moringa oleifera.

Nella maggior parte dei casi, tutta- via, non si è ancora arrivati ad ave- re risultati sufficientemente soddi- sfacenti da permettere l’impiego delle foglie di questa pianta come rimedio per le diverse patologie umane e sono necessari ulteriori studi, in particolare di tipo clinico.

Attività antiossidante

Le foglie sono una ricca fonte di composti antiossidanti (Chumark et al., 2008), tra cui polifenoli e vi- tamine (vitamina E), che aiutano a proteggere le membrane cellula- ri e prevengono l’ossidazione del colesterolo LDL (Mbikay, 2012).

Molti studi in vitro e in vivo han- no dimostrato l’attività antiossi- dante delle foglie di M. oleifera.

Estratti metanolici ed etanolici hanno dimostrato di possedere un effetto inibitorio sulla perossida- zione di acidi grassi insaturi (acido linoleico) e un’azione antiradica- lica in maniera dose-dipendente (Siddhuraju et al., 2003). Studi su animali hanno evidenziato un decremento della perossidazione lipidica con aumento dei livelli di glutatione e dell’attività degli enzi- mi catalasi e superossidodismutasi in seguito a trattamento con que- sto tipo di estratti (Verma et al., 2009). Ulteriori studi sull’uomo sono necessari per confermare i risultati ottenuti sugli animali.

etil acetato delle foglie di Moringa sono in grado di inibire la produ- zione di citochine da macrofagi umani, in modo comparabile all’A- spirina (Kooltheat et al., 2014).

L’estratto idroalcolico di foglie di Moringa ha determinato una ridu- zione dell’espressione del gene de- putato alla trascrizione di marker infiammatori come TNFα, IL-6 e IL-1β, in ratti a cui era stata som- ministrata una dieta aterogenica (Waterman et al., 2015).

In un altro studio, isotiocianati isolati dalle foglie hanno signifi- cativamente ridotto l’espressione genica e la produzione di marker infiammatori da parte dei macro- fagi (Waterman et al., 2014).

L’effetto antinfiammatorio potreb- be essere dovuto a molti compo- sti presenti nelle foglie di Moringa come flavonoidi e acidi fenolici.

La quercetina in particolare sem- bra inibire l’attivazione di NF-kB e gli eventi collaterali alla sua atti- vazione, che vanno a promuovere il processo infiammatorio (Das et al., 2013).

Per quanto riguarda l’attività im- munomodulatoria gli estratti di foglie di Moringa hanno mostrato un significativo aumento di globuli bianchi, neutrofili e immunoglo- buline nel sangue (Sudha et al., 2010; Gupta et al., 2010).

Attività antitumorale

Estratti acquosi e alcolici delle foglie hanno dimostrato di pos- sedere un’attività citotossica nei confronti di diverse linee cellulari tumorali.

L’estratto acquoso inibisce la proliferazione di cellule tumorali polmonari e pancreatiche incre- mentando il fenomeno di apop- tosi. L’estratto dimostra di avere maggiore citotossicità per le cel- lule tumorali rispetto alle cellule sane (Jung, 2014; Berkovich et al., 2013).

L’estratto delle foglie in dicloro- metano ha manifestato maggiore

tale e quello al seno (Charoensin, 2014). Estratti etanolici e acquosi hanno inibito la proliferazione di tre diversi tipi di linee cellulari di cancro al colon (Pamok et al., 2011).

Estratti idrometanolici e metano- lici si sono dimostrati responsabi- li della diminuzione della massa solida tumorale e dell’aumento della durata della vita di modelli murini di melanoma (Purwal et al., 2010).

In conclusione, studi in vitro suggeriscono una potenziale azio- ne antitumorale di entrambi gli estratti acquoso e alcolico di fo- glie di Moringa. Queste proprietà potrebbero essere spiegate dalla presenza di composti bioattivi, come il 4-O-(α-L-ramnopiranosil- oxi)-benzilisotiocianato.

Attività ipolipidemizzante Evidenze scientifiche suggerisco- no un effetto positivo delle foglie di M. oleifera sull’omeostasi dei lipidi, che consiste in una riduzio- ne dei livelli di colesterolo totale, LDL e trigliceridi (Mbikay, 2012).

É stata avanzata l’ipotesi che si- ano i composti fenolici, in parti- colare i flavonoidi, a giocare un ruolo importante nella regolazio- ne dei lipidi (Siasos et al., 2013).

I composti fenolici degli estratti delle foglie sembrano essere coin- volti nell’inibizione dell’attività della colesterolo esterasi pancre- atica, con il risultato di ridurre e ritardare l’assorbimento del cole- sterolo. Inoltre, i composti feno- lici hanno la capacità di legare gli acidi biliari formando complessi insolubili e aumentando la loro escrezione fecale con una riduzio- ne teorica dei livelli di colesterolo plasmatico (Adisakwattana et al., 2011).

Attività ipoglicemizzante

Diversi studi su animali diabetici e non hanno dimostrato che le foglie di Moringa, così come gli

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Monografia

estratti, possono diminuire i li- velli di glucosio plasmatico e mi- gliorare la tolleranza al glucosio (Ndong et al., 2007; Gupta et al., 2012; Olayaki et al., 2015; Tang et al., 2017; Khan et al., 2017;

Abd El Latif et al., 2014; Yassa et al., 2014). L’effetto ipoglicemiz- zante è stato principalmente as- sociato alla presenza, nelle foglie, di fibre e numerosi metaboliti se- condari (glucosinolati, isotiocia- nati, flavonoidi e acidi fenolici), alcuni dei quali hanno un’attività inibitoria dell’amilasi (Tadera et al., 2006). Questo riduce la ve- locità di digestione dell’amido e l’assorbimento del glucosio inte- stinale, riducendo il picco glice- mico postprandiale, il rischio di sviluppare diabete, e miglioran- do la gestione della glicemia nei soggetti diabetici. Tuttavia, studi che dimostrino gli effetti ipoglice- mizzanti della Moringa nell’uomo sono, sfortunatamente, limitati e inconcludenti (Fahey, 2017;

Taweerutchana et al., 2017).

Proprietà nutrizionali

M. oleifera è considerata una del- le piante più nutritive al mondo, perché ricca di numerosi nutrien- ti, tra cui antiossidanti, proteine, sali minerali e vitamine. Questo è uno dei motivi per cui viene chia- mato albero “miracoloso” (Rama- chandran et al., 1980).

Tutte le parti della pianta presen- tano elevate quantità di metaboli- ti primari: zuccheri semplici, ami- do, grassi, proteine e vitamine.

Le foglie contengono elevate quantità di metaboliti primari e secondari, in particolare vitamine (vitamina A) e minerali (Sharma et al., 2010). Anche le proteine vengono accumulate nelle foglie.

Esse sono caratterizzate dall’ele- vata presenza degli otto amino- acidi essenziali che l’organismo umano non è capace di produrre.

La quantità di proteine presenti (27-29%), supera 2 volte quella del latte, ed è un valore insoli- to per un vegetale (Foidl et al., 2001; Sharma et al., 2010; Dha-

kar et al., 2011).

Le foglie sono buone candidate in combinazione con le pietanze locali per migliorare la dieta della popolazione in paesi in via di svi- luppo, riducendo così il rischio di malnutrizione.

Gli studi condotti sull’uomo per testare l’efficacia della Moringa nel trattamento della malnutrizio- ne sono limitati e i risultati sono contrastanti (Barichella et al., 2018; Fahey et al., 2017). Que- sto potrebbe dipendere, almeno in parte, dai differenti campioni di polvere di foglie di Moringa uti- lizzati. Sicuramente dosi troppo basse potrebbero non essere suffi- cienti per raggiungere l’effetto de- siderato, mentre integrazioni con dosi troppo elevate, potrebbero risultare sgradevoli per il pazien- te, al punto che l’alimento non troverebbe applicazione pratica aldilà del contesto di ricerca.

Infatti, le foglie hanno un gusto amaro, che rende le ricette poco apprezzate. Recenti studi hanno dimostrato che l’accettabilità di cibi a base di Moringa decresce all’aumentare dei dosaggi (Ntila et al., 2018). L’identificazione dell’a- deguata dose di polvere di Morin- ga è un punto critico da conside- rare prima di iniziare uno studio, in quanto la disapprovazione del sapore di foglie di Moringa nel cibo costituisce la prima causa di fallimento di qualsiasi studio cli- nico. Gli studi che hanno valutato l’accettabilità sensoriale di foglie di Moringa nel cibo sono molto limitati, ma generalmente questa supplementazione riduce l’accet- tabilità delle caratteristiche sen- soriali delle pietanze (Leone et al., 2018).

Potenzialità

e prospettive future

Date le caratteristiche agrono- miche della pianta di M. oleife- ra, così come la composizione nutrizionale delle foglie, i popoli rifugiati del Sahara occidentale coltivano questa pianta da diversi anni al Rabouni camp, un campo

rifugiati localizzato nell’area sud ovest dell’Algeria, dove vivono dal 1975. Il popolo saharawi, per la sua sopravvivenza, è totalmente dipendente dal cibo fornito loro dalla comunità internazionale.

Queste razioni di cibo vengono distribuite mensilmente e inclu- dono cereali, legumi, zucchero, olio, e omogeneizzati. Il consumo di frutta e verdura fresca è invece molto limitato.

Conducendo questo stile alimen- tare, caratterizzato da un cospicuo intake di carboidrati, soprattutto zuccheri e carboidrati complessi con un alto indice glicemico, come riso, pasta e pane bianco, il diabete è la patologia predominante nella popolazione saharawi (UNHCR, 2018), seguito da obesità e rallen- tamento della crescita nei bambini (Grijalva-Eternod et al., 2012), quest’ultima causata da un’ina- deguata assunzione di proteine di buona qualità. In questo contesto, l’uso di foglie di Moringa come supplemento al cibo locale potreb- be essere utile per incrementare l’assunzione di nutrienti general- mente carenti nella dieta di que- sti individui e per ridurre l’indice glicemico dei loro pasti, riducendo quindi presumibilmente il rischio di sviluppo del diabete e per mi- gliorare l’omeostasi del glucosio plasmatico nei soggetti diabetici (Leone et al., 2018).

Risulta quindi utile indagare i composti presenti nelle foglie ap- partenenti a piante cresciute in queste aree per poter introdurre la pianta in modo ottimale nello stile alimentare delle popolazioni locali.

La bibliografia dell’articolo è di- sponibile sul sito www.natural1.it

* Il presente articolo rielabora la tesi di laurea in Scienze e Tecnologie Erboristiche svolta presso la Facoltà di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi di Milano; relatore dott.ssa Gigliola Borgonovo, correlatore prof.

ssa Angela Bassoli.

Monografia

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