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È Terapia cellulare contro alcune forme di leucemia e linfomi

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24 M.D. Medicinae Doctor - Anno XXV numero 2 - marzo 2018

A ggiornAmenti

È

una pagina nuova e promet- tente della ricerca in Medici- na: CAR-T, acronimo di Chi- meric Antigen Receptor T-cell, è una tecnologia in grado di riprogramma- re i linfociti T in modo che possano combattere il tumore dall’interno.

Finora i principali risultati sono stati raggiunti su pazienti affetti da leuce- mia linfoblastica acuta (LLA) e linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) per i quali i farmaci tradizionali non aveva- no più efficacia. Dopo la sperimenta- zione della terapia CAR-T all’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma sul primo paziente pediatrico di 4 anni italiano affetto da LLA refrattaria alle terapie convenzionali, che ha fatto notizia in tutto il mondo (a distanza di due mesi il bambino sta bene) la ricer- ca nel nostro Paese si proietta verso il futuro per favorire la disponibilità e l’accesso al trattamento. Ne abbia- mo parlato con Andrea Biondi, Diret- tore della Clinica Pediatrica dell’Uni- versità degli Studi di Milano-Bicocca, Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma, Monza.

¼

¼ Terapia cellulare CAR-T nella LLA

Le cellule CAR-T sono linfociti T che presentano sulla propria super- ficie recettori CAR (Chimeric Anti-

gen Receptor), molecole proteiche

“chimeriche” sviluppate in labora- torio e costituite da parti diverse:

una componente riconosce uno specifico antigene target, l’altra si collega al sistema interno alla cellu- la per attivare il linfocita stesso. I recettori chimerici, dunque, sono in grado di individuare con precisio- ne uno specifico bersaglio moleco- lare (che nel caso della LLA è l’an- tigene CD19 espresso dalle cellule tumorali dei pazienti) attivarsi e neutralizzare le cellule malate.

Per produrre i CAR-T è necessario ingegnerizzare i linfociti del pazien- te. Le cellule vengono prima estrat- te dal paziente attraverso una pro- cedura ambulatoriale, poi vengono inviate al laboratorio per essere modificate. Durante il processo vengono inseriti all’interno dei lin- fociti T (in genere tramite vettori virali) frammenti di DNA che con- tengono le informazioni necessarie alle cellule per sintetizzare CAR.

Quando CAR è espresso sulla loro superficie, i linfociti T sono in gra- do di riconoscere e attaccare le cellule tumorali in maniera mirata.

I CAR-T sono cellule del sistema immunitario a tutti gli effetti e so- no addestrate a combattere una determinata patologia. Possiedono

la capacità di proliferare e la loro attività persiste all’interno dell’or- ganismo del paziente per diverso tempo, anche dopo una singola somministrazione. Caratteristiche, queste, che differenziano i CAR-T dai farmaci convenzionali e per le quali vengono definiti anche “far- maco vivente”.

I risultati più recenti nella LLA re- cidivante o refrattaria riferiti ad uno studio clinico, che ha coinvol- to 25 centri internazionali - tra cui quello di Monza. Sono stati trattati 75 pazienti in età pediatrica o gio- vani adulti affetti da leucemia lin- foblastica acuta di tipo B, in recidi- va o resistenti alla chemioterapia.

A tre mesi dall’infusione di CAR-T l’81% dei pazienti era in remissio- ne, dopo sei mesi l’80% e dopo 12 mesi il 59% (N Engl J Med 2018; 378: 449-59).

La terapia cellulare che utilizza i CAR-T è una delle strategie più innovative e promettenti nel trat- tamento di bambini e adulti con diagnosi di leucemia e linfoma.

Senza sensazionalismi ma con grande sobrietà come la Ricerca richiede nel rispetto dei malati è oggi oggetto di numerose speri- mentazioni in tutto il mondo - con- clude Biondi.

Terapia cellulare contro alcune forme di leucemia e linfomi

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