Diritti di propriet
Diritti di propriet à à intellettuale e performance intellettuale e performance economiche: una analisi per un campione di economiche: una analisi per un campione di
imprese del settore orafo.
imprese del settore orafo.
Prof. Giuseppe Scellato Politecnico di Torino
10 Marzo 2014 Camera Commercio Alessandria
Contenuti Contenuti
• Il contesto regionale e la performance innovativa: vincoli e punti di forza
• Inquadramento del settore orafo
• Descrizione del campione analizzato
• Analisi brevettuale e dei marchi
• Analisi economico‐finanziaria
• Legame tra performance economico‐finanziarie e IPRs
• Implicazioni
Posizionamento del sistema di innovazione Posizionamento del sistema di innovazione regionale nel contesto europeo
regionale nel contesto europeo
Modelli di analisi basati sulla composizione di indicatori di performance aggregati a livello regionale:
•Regional Competitiveness Report (2013)
Joint Research Centre of the European Commission, su dati 2009-2012.
•Regional Innovation Scoreboard (2012)
Commissione Europea: integra variabili macroeconomiche e dati derivati dalla Community Innovation Survey (CIS).
Regional competitiveness index 2013 Regional competitiveness index 2013
Performance competitiva di 262 regioni EU-27 su 73 indicatori, suddivisi in funzione di 11 pillars:
Basic pillars: Institutions, Macroeconomic Stability, Infrastructure, Health and the Education
Efficiency pillars: Higher Education and Lifelong Learning, Labour Market Efficiency and Market Size
Innovation pillar
Regional competitiveness index 2013 Regional competitiveness index 2013
Posizionamento del Piemonte
Indicatore complessivo di competitivitàÆ 152°/262
Innovation Æ 113°/262
Effetto Paese: Piemonte 3° sulle 20 regioni Italiane, dopo Lombardia 98/262 e Lazio (effetto accounting R&S pubblica).
I campioni europei per performance innovativa sono: Stockholm (SE), Hovedstaten (DK), Oxfordshire (UK) e Oberbayern (DE)
Regional competitiveness index 2013
Regional competitiveness index 2013
Regional innovation scoreboard 2012 Regional innovation scoreboard 2012
• Compara la performance innovativa di 190 regioni dei paesi EU- 21 su 24 indicatori relativi a capitale umano, investimenti in
ricerca delle PMI, depositi brevettuali, occupazione in settori high- tech.
• 4 cluster di innovazione a intensità decrescente: il Piemonte fa parte degli innovation followers insieme a Lombardia, Lazio, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e la Provincia autonoma di Trento.
1. Innovation leaders (41 regioni europee)
2. Innovation followers (58 regioni europee)
3. Moderate innovators (39 regioni europee)
4. Modest innovators
(52 regioni europee)
Regional innovation scoreboard 2012 Regional innovation scoreboard 2012
Public R&D expenditures
Business R&D expenditures
Non-R&D innovation expenditures
SMEs innovating in-house
Piemonte 0.35 0.35 0.61 0.61 0.60 0.60 0.64 0.64
Lombardia 0.32 0.49 0.52 0.64
Veneto 0.30 0.40 0.60 0.64
Emilia-Romagna 0.47 0.49 0.52 0.62
Lazio 0.65 0.42 0.52 0.50
Baden-
Württemberg 0.54 0.89 0.64 0.58
Bayern 0.44 0.74 0.63 0.63
Cataluña 0.45 0.53 0.34 0.37
Île de France 0.63 0.70 0.39 0.50
Méditerranée 0.65 0.53 0.54 0.42
Dati di performance standardizzati su 12 indicatori di innovazione per alcune regioni europee (range 0-1)
Regional innovation scoreboard 2012 Regional innovation scoreboard 2012
Dati di performance standardizzati su 12 indicatori di innovazione per alcune regioni europee (range 0-1)
Innovative SMEs collaborating
with others EPO patents
Piemonte 0.25 0.25 0.56 0.56
Lombardia 0.24 0.54
Veneto 0.24 0.55
Emilia-Romagna 0.28 0.59
Lazio 0.38 0.36
Baden-
Württemberg 0.47 0.85
Bayern 0.48 0.79
Cataluña 0.20 0.44
Île de France 0.52 0.60
Méditerranée 0.45 0.52
Regional innovation scoreboard 2012 Regional innovation scoreboard 2012
Dati di performance standardizzati su 12 indicatori di innovazione per alcune regioni europee (range 0-1)
Technological innovators
Marketing or organisational innovators
Piemonte 0.61 0.61 0.48 0.48
Lombardia 0.63 0.53
Veneto 0.60 0.55
Emilia-Romagna 0.59 0.55
Lazio 0.53 0.54
Baden-Württemberg 0.95 0.96
Bayern 0.92 0.93
Cataluña 0.42 0.41
Île de France 0.47 0.50
Sintesi RCI (2013) e RIS (2012) Sintesi RCI (2013) e RIS (2012)
Posizionamento complessivo del sistema tra i “followers”
Innovazione di natura prevalentemente tecnologica (prodotto/servizio e processo produttivo), meno di tipo organizzativo o sui modelli di business.
Discreta attività brevettuale.
Modello prevalente di innovazione di tipo incrementale e non conseguente a R&S formalizzata.
Relativamente ridotta propensione alla collaborazione per la R&S.
Incidenza superiore alla media delle altre regioni EU di
PMI che innovano.
Inquadramento del settore
ORAFO
IL settore orafo IL settore orafo
• L’industria dell’Oreficeria/Gioielleria è parte della tradizione manifatturiera piemontese; la sua presenza è attestata in maniera significativa dalla fine del 1800 e ha una rilevante importanza internazionale
• Si tratta di un settore ad elevata concentrazione territoriale (Ceipiemonte, 2012; Istat, 2011):
– Toscana, Veneto, Piemonte, Lombardia e Campania insieme contano per il 70%
delle aziende orafo‐gioielliere italiane e l’85% degli addetti del settore
– I distretti industriali italiani specializzati nell’orafo sono sei: Alessandria/Valenza (Piemonte, AL), Sannazzaro de’ Burgondi (Lombardia, PV), Vicenza (Veneto, VI), Arezzo e Cortona (Toscana, AR), Recanati (Marche, MC)
• Modello organizzativo distrettuale caratterizzato da una diffusa presenza di imprese di piccola dimensione, specializzate in tutte le fasi della filiera (molti contoterzisti) coordinate o comunque influenzate da poche imprese leader più grandi (Osservatorio Nazionale Dei Distretti)
• Il settore è interessante per quanto riguarda l’analisi degli asset intangibili, in particolare quelli di sistema/distretto e quelli aziendali, soprattutto marchi e brand importanti del Made in Italy e i «saperi artigianali»
IL settore orafo IL settore orafo
• Nel quadro dell’industria italiana dell’Oreficeria/Gioielleria, il Piemonte è la terza regione per importanza (dopo Toscana e Veneto): i dati Istat del 2007 rilevano per il Piemonte 1.453 aziende (13% del totale Italia nel settore) e 7.537 addetti (17%) (Dati più recenti non disponibili a livello regionale)
• In Piemonte, la maggiore concentrazione delle attività orafe si realizza nella Provincia di Alessandria (in particolare, nel distretto di Valenza) e in misura minore in Provincia di Torino (Ceipiemonte, Osservatorio Nazionale dei Distretti)
• In anni recenti, l’impatto della crisi sull’industria piemontese ha
accelerato una situazione di difficoltà già presente, determinando un evidente ridimensionamento a livello di addetti, unità locali e utili
• Le dinamiche positive dell’export (evidenti a livello nazionale e di
distretti), tuttavia, suggeriscono potenziali prospettive interessanti
(Unionfiliere e Istituto Guglielmo Tagliacarne, 2012)
Il distretto di Valenza Il distretto di Valenza
• Sebbene esistano diverse definizioni dei confini del distretto (Provincia di Alessandria, territorio di Valenza, aziende del distretto) e i relativi dati siano frammentati e non omogenei, tra i distretti piemontesi, quello di Valenza occupa una posizione intermedia per dimensioni
(numero di addetti e imprese) e performance (export e valore aggiunto) (Piemonteincifre e Ceipiemonte, dati al 2010)
• La tabella riporta i trend generali più recenti
– dinamica molto positiva dell’export (+53,6%)
– e quella negativa (ma contenuta rispetto a altri distretti italiani) nel numero di imprese (‐2,7%) e addetti (‐8,06%)
Distretto di Valenza, Fonte: Osservatorio Nazionale Distretti Italiani
N. Imprese (2011)
Imprese fino a 49 addetti
(2010)
Addetti (2010)
Export Ml € (2011)
Var.%
imprese (2011/2010)
Var.%
addetti (2010/2009)
Var.%
export (2011/2010)
1.071 967 (99%) 5.417 864 ‐2,7 ‐8,1 53,6
Caratteristiche salienti Caratteristiche salienti
• Tessuto denso di micro e piccole imprese specializzate:
– Imprese con meno di 50 addetti (98,9% del totale; dimensione media 6 addetti); elevato indice di occupazione (48,2%); elevato tasso di industrializzazione (39,5%) (Fonte: Comune di Valenza, 2008) – Diverse imprese semi‐artigianali con elevata incidenza del lavoro manuale e per pezzi unici; poche imprese medio‐grandi con una forte caratterizzazione di marca; numerose imprese specializzate in lavorazioni conto terzi (Databank, 2012)
• Capacità di export nonostante la crisi: il fatturato intorno ai 1.550 milioni di euro, di cui 430 milioni realizzati attraverso l’export. Il 10,7% del totale delle esportazioni italiane del settore si realizza nel distretto. Lavorate all’anno 30 tonnellate d’oro e l’80% delle pietre preziose importate nel paese (Dati: Comune di Valenza, 2008)
• Processo di ristrutturazione distrettuale (Databank, 2012)
– Deciso orientamento verso il settore del lusso e rilevanza dei marchi
– Rafforzamento delle catene di distribuzione nonostante difficoltà nella commercializzazione del prodotto
– Attività di monitoraggio (Osservatorio di Settore) e pianificazione locale a sostegno del distretto – Attività di governance strategica sollecitata da amministrazioni locali insieme con l'apporto dei vari
livelli istituzionali.
Criteri di selezione del campione Criteri di selezione del campione
• Attività: codici ATECO caratterizzanti
– 32.12: Fabbricazione di oggetti di gioielleria e oreficeria e articoli connessi – 32.13.09: Fabbricazione di bigiotteria e articoli simili n.c.a.
• Dimensione aziendale: > 10 dipendenti
• Localizzazione: regione Piemonte (sede aziendale) Campione di 71 aziende
• Il totale delle imprese ha distribuzione fortemente polarizzata verso le micro‐imprese; le analisi realizzate dal nostro studio, per ragioni di carattere metodologico, si focalizzeranno su aziende con almeno 10 addetti. Pertanto il nostro campione non sarà strettamente rappresentativo dell’intero settore.
Distribuzione territoriale:
•96% in provincia di Alessandria
•4% in Torino
Et Et à à delle aziende delle aziende
• Le aziende del campione risultano fondate a partire dai primi anni ’50, ma lo sviluppo più consistente del settore è avvenuto a partire dagli anni ‘80
• La crescente e costante fondazione di nuove aziende nel corso degli anni evidenzia una spiccata dinamicità del settore, che implica la presenza di aziende con modelli di business anche molto diversi.
• Numero mediano di dipendenti: 18
Analisi dei marchi
Evoluzione temporale dei marchi Evoluzione temporale dei marchi
• Database utilizzati: Romarin e UIBM
• Poco più della metà delle aziende (37 aziende su 71) detiene marchi registrati.
• Il grafico indica una crescente e sostenuta attività per quanto riguarda
la registrazione di marchi
Incidenza aziende con marchi per classe Incidenza aziende con marchi per classe
di fatturato di fatturato
• Nel caso dei marchi, le imprese sotto i 2 milioni di € di fatturato
appaiono meno propense a registrare marchi
Numerosit
Numerosit à à dei portafogli di marchi dei portafogli di marchi
• Il portafoglio marchi della maggior parte delle aziende è costituito da
meno di 5 marchi
Ampiezza geografica Ampiezza geografica
• Dei 135 marchi registrati dalle aziende del campione a partire dal 2000, la maggior parte (68,1%) sono italiani, mentre una quota minore (31,9%) sono internazionali
• Considerando i soli marchi internazionali, si nota che le aree principali
in cui viene estesa la protezione sono l’Estremo Oriente, Cina e
Giappone, la Russia e l’Europa dell’est
Classi merceologiche Classi merceologiche
• Utilizzando la codifica di Nice (International Classification of Goods and
Services for the Purposes of the Registration of Marks), la maggior parte dei marchi fa riferimento alla lavorazione di metalli preziosi e relative leghe
• Secondariamente, alcuni marchi coprono le aree delle finiture effettuate sui materiali preziosi e della lavorazione del cuoio
Ranking Nice class più frequenti
Evidenze Evidenze
• Le aziende appartenenti al settore dell’orafo dimostrano una più spiccata tendenza all’utilizzo della protezione attraverso marchi rispetto ai brevetti
• Le imprese più piccole utilizzano meno la protezione attraverso la registrazione di marchi rispetto alle altre aziende
• I portafogli di marchi sono tendenzialmente contenuti, con poche aziende che ne hanno più di 5. il dato suggerisce che i possessori di marchi nel settore
proteggano principalmente il «brand», cioè il nome dell’azienda, e al più uno o due prodotti/linee, quando quest’ultimi non si identifichino con il brand stesso
• La quota più significativa di marchi è italiana, ma non è trascurabile la quota di marchi estesi in specifici Paesi esteri, soprattutto in Estremo Oriente,
Russia ed Est Europa
Analisi portafoglio brevetti Analisi portafoglio brevetti
• Database utilizzato: Thomson Innovation
• Ricerca dei brevetti sulla base del nome dell’azienda titolare
• Creazione di un database con le informazioni di base di ogni singolo brevetto (anno di pubblicazione, classe tecnologica, paese, ecc.)
• Analisi ed elaborazione dei dati raccolti
Evoluzione temporale dei brevetti Evoluzione temporale dei brevetti
• Il numero totale di brevetti raccolti senza limitazioni temporali è 65 – Circa la metà dei brevetti sono precedenti al 2000
– Le domande di brevetto successive al 2000 appartengono a solo 5 aziende
Nota metodologica:
dalle analisi è stata esclusa Bulgari SpA, la cui capofila internazionale possiede più di 200 brevetti in
diversi ambiti tecnologici e rappresenta un outlier rispetto alle specificità del settore
Ampiezza geografica Ampiezza geografica
• Il country code ci informa sul grado di internazionalizzazione dei brevetti, che risultano per il 56,3% italiani e per il 43,7% internazionali
• Tra i brevetti internazionali, la maggior parte è statunitense; i restanti brevetti sono registrati presso uffici WIPO, EPO e Australia. Il dato suggerisce che il mercato considerato più competitivo per le tecnologie protette da brevetti sia quello degli Stati uniti
Analisi economico‐finanziaria
Fatturato aggregato di distretto Fatturato aggregato di distretto
• Il fatturato aggregato delle aziende del campione registra un andamento
complessivamente crescente, soprattutto nel 2010 e 2011 dopo una battuta di arresto in corrispondenza della crisi del 2009. Tale andamento viene confermato se si
considerano le sole aziende che risultano incluse nel campione nell’intero arco di tempo considerato
Andamento degli asset Andamento degli asset
• Gli asset totali hanno una crescita del 7,01% nel periodo 2003‐2007 che rallenta al 4,37% nel periodo 2008‐2011.
• Tale evidenza potrebbe suggerire un atteggiamento cautelativo in un periodo di difficile congiuntura economica
Tasso di crescita degli asset totali (pre‐post 2007)
• Coerentemente con il dato aggregato appena presentato, tra prima e dopo il 2007, si assiste a un aumento delle aziende con un tasso di crescita degli asset totali negativo, a cui corrisponde una diminuzione delle aziende con un tasso di crescita degli asset superiore al 10%
• Ciò conferma una più scarsa propensione all’investimento negli anni successivi all’esplodere della crisi, a cui però non corrisponde una generale sofferenza a livello patrimoniale
Distribuzione delle aziende per tasso di crescita degli asset totali (pre‐post 2007)
Andamento degli asset (2)
Andamento degli asset (2)
Immobilizzazioni immateriali Immobilizzazioni immateriali
• La quota di aziende del campione che registra a bilancio delle immobilizzazioni immateriali (II) ha una tendenza decisamente crescente negli anni
• Considerando le sole aziende che registrano a bilancio delle immobilizzazioni
immateriali, l’andamento medio dell’incidenza delle immobilizzazioni immateriali sulle attività totali si attesta attorno al 1,8‐1,9%
Evidenze Evidenze
• Sebbene in un momento di particolare difficoltà economica, il settore orafo ha incrementato il proprio valore in termini di fatturato complessivo (il dato è confermato anche depurando il campione della forte influenza di alcune imprese outlier)
• Si registra un aumento della concentrazione del settore in termini di fatturato
• Nell’ultimo triennio (2008‐2011), il tasso medio di crescita sia del fatturato che delle attività totali si mantiene positivo, sebbene in calo rispetto agli anni precedenti
• L’incidenza delle immobilizzazioni immateriali sulle attività totali risulta decisamente marginale
Indicatori di redditivit
Indicatori di redditivit à à : ROS : ROS
• Il rapporto medio tra reddito operativo e fatturato (ROS) ha registrato un
deciso calo nel 2009 per poi tornare nel 2011 ai livelli precedenti, cioè attorno al 6%
• Distribuendo le aziende per classe di ROS, si nota che la quota di aziende con ROS negativo aumenta leggermente dal 2008 al 2011, ma resta comunque decisamente inferiore alla quota di aziende con ROS positivo
Classi 2008 2009 2010 2011
< 0% 11,5% 20,3% 14,7% 16,2%
0 ‐ 10% 63,9% 67,2% 64,7% 60,3%
> 10% 24,6% 12,5% 20,6% 23,5%
Distribuzione delle aziende per classe di ROS
*ROS = (Reddito Operativo / Fatturato )*100
Indicatori di redditivit
Indicatori di redditivit à à : ROS : ROS
• Se si calcola il ROS medio per classi di fatturato, emerge che le aziende con ROS medio più basso sono quelle che hanno un fatturato superiore ai 10 milioni di euro
• Le aziende con fatturato compreso tra 2 e 10 milioni di euro sono quelle che sono riuscite a contenere meglio l’impatto della crisi sulla redditività
operativa nell’anno 2009
Classi di
fatturato 2008 2009 2010 2011
< 2 M€ 7,62% 1,84% 3,56% 6,29%
2–10 M€ 6,14% 4,17% 5,91% 6,94%
ROS medio per classi di fatturato
Indicatori di redditivit
Indicatori di redditivit à à : ROI : ROI
• Il rapporto medio tra reddito operativo e capitale investito netto (ROI) ha registrato un deciso calo nel 2009 per poi tornare nel 2011 ai livelli precedenti, cioè attorno al 7%
• Distribuendo le aziende per classe di ROI, si nota che la quota di aziende con ROI negativo aumenta nel 2009, diminuisce nel 2010 e risale
leggermente nel 2011, testimoniando la presenza nel campione di un numero non trascurabile di imprese ancora in situazione di difficoltà economico‐finanziarie
Classi 2008 2009 2010 2011
< 0% 11.5% 21.5% 14.7% 16.2%
0 ‐ 10% 41.0% 70.8% 61.8% 54.4%
> 10% 47.5% 7.7% 23.5% 29.4%
Distribuzione delle aziende per classe di ROI
*ROI = (Reddito Operativo / CIN )*100
Indicatori di redditivit
Indicatori di redditivit à à : ROI : ROI
• Se si calcola il ROI medio per classi di fatturato, emerge che le aziende con ROI medio più basso sono quelle che hanno un fatturato superiore ai 10 milioni di euro, confermando il dato relativo al ROS
• Le micro‐aziende con fatturato compreso inferiore ai 2 milioni di euro sono quelle che hanno registrato il calo più significativo nel 2009, ma poi hanno recuperato riportandosi su livelli superiori rispetto alle altre due classi di fatturato
• Tale dinamica è in parte giustificata dal minor possesso di capitale da parte delle micro‐imprese
Classi di
fatturato 2008 2009 2010 2011
< 2 M€ 7.43% ‐2.83% 7.05% 8.43%
2‐10 M€ 7.28% 3.85% 6.70% 7.41%
ROI medio per classi di fatturato
Liquidit
Liquidit à à generale generale
• L’indice di liquidità primaria esprime la capacità
dell’impresa di far fronte alle uscite correnti generate dalle passività a breve, con le entrate correnti generate dalle attività a breve
• L’andamento dell’indice risulta pressoché costante fino al 2006 per poi crescere negli ultimi anni
*Liquidità = (Crediti a breve + Disponibilità liquide) / Debiti a breve
Evidenze Evidenze
• Nel complesso, le aziende del campione presentano buoni livelli di copertura degli oneri finanziari, mentre maggior attenzione meritano i livelli di liquidità
• In particolare, è possibile ipotizzare che a seguito del periodo di crisi economica internazionale che ha avuto come picco il 2009 siano aumentati i crediti a breve in quanto i fornitori ritardano i pagamenti
• Analogamente, visto il dato elevato dell’incidenza dei crediti
commerciali sul fatturato, le aziende sono esposte ad un rischio
maggiore per la dilazione dei pagamenti
Legame tra performance
economico‐finanziarie e IPRs
Analisi per quadranti Analisi per quadranti
ROSROS
L’analisi per quadranti viene effettuata:
1)suddividendo le aziende in base al fatto che abbiano livelli di ROS e di crescita del fatturato (misurata con il CAGR) superiori o inferiori alla media di ciascun sotto‐campione determinato dalla dimensione del fatturato, negli anni 2008‐2011
2) analizzando le imprese in
merito alla dotazione di asset
intangibili (brevetti e marchi)
in relazione al quadrante in cui
si trovano
Analisi per quadranti Analisi per quadranti
• La tabella fa emergere come le aziende con fatturato < 2 M€ risultino abbastanza uniformemente distribuite nei quattro quadranti, sebbene con una leggera quota superiore nel quarto quadrante
• Invece, le aziende con fatturato tra 2 e 10 milioni di euro popolano il quarto quadrante in quota doppia rispetto agli altri tre e, al contrario, tra le aziende più grandi (fatturato > 10 M€), ve ne sono di più che
presentano delle performance migliori sia in termini di fatturato che di
ROS, ricadendo così nel primo quadrante
Posizionamento relativo per dimensione Posizionamento relativo per dimensione
e portafoglio IP
e portafoglio IP
Implicazioni (1) Implicazioni (1)
• Dalle analisi emerge che i marchi sono i diritti di proprietà intellettuale più usati nel settore orafo
– Il 15% delle aziende possiede almeno un brevetto (considerando solo i brevetti dal 2000, tale dato scende al 7%)
– Il 52% delle aziende possiede almeno un marchio (dato stabile nel tempo)
• Le imprese fino a 2 M€ non sembrano in grado di generare specifici ritorni economico‐finanziari legati significativamente al proprio portafoglio marchi;
inoltre, nessuna delle aziende del campione sembra perseguire una strategia di protezione internazionale dei marchi
• Le imprese tra 2 e 10 M€ appaiono più consapevoli nell’utilizzo dei marchi ed è possibile ipotizzare un effetto positivo dei marchi internazionali soprattutto sulla crescita del fatturato
Implicazioni (2) Implicazioni (2)
• In generale, sembra trasparire un contesto caratterizzato da una ridotta capacità di valorizzare gli asset intangibili oggetto dell’analisi
• Chiaramente, le evidenze sulla correlazione tra portafoglio IP e performance sono influenzate da alcune caratteristiche di settore:
– una forte eterogeneità tra imprese (e.g. terzisti, produttori con marchio proprio, designer, intermediari)
– Le dinamiche di filiera impattano sulle strategie di gestione portafoglio marchi
• Pur a fronte di tale eterogeneità, i dati sulla proprietà intellettuale
confermano i risultati relativi al ruolo positivo dell’export: in particolare, le medie imprese presenti con marchi all’estero mostrano differenziali positivi di performance
Implicazioni (3) Implicazioni (3)
• La strategia relativa alla Proprietà Intellettuale (relativa a scelte di protezione, estensione geografica, investimento nell’enforcement …) ha un impatto
positivo solo se allineata alla strategia di sviluppo aziendale complessiva
• Implica un passaggio da una gestione passiva (amministrativa, legale) del portafoglio ad una più attiva
• La ridotta correlazione tra performance e caratteristiche dei portafogli di PI misurata nello studio evidenzia quindi la presenza di asset intangibili non valorizzati in ottica strategica (ciò è vero sia nelle micro imprese che nella media azienda)
• L’avvio di processi aziendali finalizzati all’allineamento delle strategie di PI e di business richiede una preliminare azione di assessment del portafoglio
esistente di intangibili
Implicazioni (4) Implicazioni (4)
• I diritti di proprietà intellettuale rappresentano solo una delle molteplici forme degli asset intangibili.
• Nella prospettiva di utilizzo degli asset intangibili come strumento di garanzia per la raccolta di risorse finanziarie esterne, è quindi necessario ricorrere ad approcci che identifichino il valore economico e strategico
• In quest’ottica, il progetto MISE‐Unioncamere offre alle imprese un framework per la mappatura e l’analisi degli asset intangibili, finalizzato alla valutazione del loro impatto sulle aree di business delle società.