i
ntroduzionenon tutti gli orti botanici offrono valori estetici suscettibili da attrarre l’attenzione di artisti sensibilizzati dalle piante che ospitano o dal paesaggio che esprimono per farne oggetto di soggetti della loro arte. in realtà, quello di Palermo comincia già a suggestionare solo come architettura. il complesso monu- mentale non a caso è opera celebrata dell’architettura neoclas- sica, ma lo è anche l’acquario, la serra Carolina, e così una serie di luoghi al suo interno, meno visibili, oltre alle stesse piante. L’orto palermitano fu oggetto di visite e di attenzione da parte sia di viaggiatori che trascrissero le impressioni rac- colte nei loro resoconti di viaggio, sia di artisti, in particolare musicisti, architetti e pittori. Fra questi ultimi nell’800 primeg- gia il celebre paesaggista siciliano Francesco Lojacono, men- tre nel 900 sarà Bruno Caruso ad eccellere. il primo ritrae pae- saggi particolari dell’orto, il secondo la Serra Carolina con le sue piante e poi il grande Ficus [Ficus magnolioides Borzì = F.
macrophylla subsp. columnaris (C. Moore) P.S. green].
Lojacono e ancor più Bruno Caruso hanno lasciato una consi- derevole testimonianza della forza ispiratrice e del fascino che l’orto palermitano riesce ad imprimere nei suoi frequentatori.
Lojacono, tuttavia più che Caruso, coglie la vera atmosfera che promana dall’orto e la rappresenta nel suo stile etereo, caldo, armonioso. e’ dunque l’arte di Lojacono ispirata dall’orto Botanico dell’università di Palermo che costituirà l’oggetto di questo ulteriore contributo dedicato ad un orto botanico fami- liare, questa volta visto come patrimonio culturale e scientifi- co insieme, il giardino che gli autori hanno frequentato e stu- diato ognuno dalle proprie diverse angolazioni.
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ote BiograFiChe e artiStiChe SuF
ranCeSCoL
ojaConoFrancesco Lojacono nasce a Palermo il 16 maggio 1838 dove muore il 27 febbraio 1915. il padre, Luigi, pittore anche lui, lo istrada nell’arte dallo stesso praticata. Luigi Lojacono dipingeva scenari di battaglia soprattutto. Ben altro indirizzo avrà il figlio Francesco dopo avere frequen- tato Salvatore Lo Forte e poi essersi formato a napoli, alla scuola di Filippo Palizzi, maestro del realismo. Come il padre e il fratello, sposa la causa garibaldina e si arruola nei Mille. Parteciperà così alla battaglia sul Volturno. esaurita l’enfasi risorgimentale, comincia la sua piena attività arti- stica: nel 1964 esporrà le sue prime opere a Firenze, quindi nel 1871 a Vienna, a napoli nel 1876 e due anni dopo a Parigi. tornato in Sicilia, si relazionerà con i fratelli Sinatra di agrigento suoi importanti futuri committenti. non si contano le opere ispirate non solo al paesaggio siciliano ma anche ad altri luoghi. Molte sono famosissime e si trovano in numerosi musei e gallerie italiane e straniere, come anche in sedi istituzionali. artista osannato e più volte medagliato, dal 1896 al 1914, insegnerà all’accademia di Belle arti di Palermo. Formerà una schiera di allievi. Fra i più noti si annoverano Michele Catti e Michele Corteggiani. diversi gli autori che hanno scritto di lui e della sua arte (cfr. S
Padaro, 1993).
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rtiSta e L’o
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otaniCo diP
aLerMoPer il maestro Francesco Lojacono, l’orto Botanico di Palermo rappresentò una fonte privilegiata di ispirazione. il Quad. Bot. Ambientale Appl., 27 (2016): 43-49.
Francesco Lojacono (1838-1915) e il suo rapporto con l’Orto Botanico di Palermo
V. M
agro1, F. L
aS
orte1& F.M. r
aiMondo21Società cooperativa Cultura Botanica, via Lincoln 13-15, i - 90123 Palermo.
2dipartimento SteBiCeF/Sezione di Botanica ed ecologia vegetale, Via archirafi 38, i - 90123 Palermo.
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BStraCt. –
Francesco Lojacono (1838-1915) and his relationship with the Botanical Garden of Palermo – the figure of the painter Francesco Lojacono (1838-1915), defined as the most famous Sicilian landscape painter of the 1800’s, and in particular his paintings inspired by the Botanical garden of Palermo are here analyzed and commented. after brief biographic references of the famous artist, the authors analyze the works inspired to the Botanical garden placed in Public institutions and private collections. they are five works for each of which synthetic description cards with their own pictures are presented. Finally, the evaluation of places and subjects is offered.Key words: botany and art, painting, Sicilian ‘800, landscape painting, Verismo.
Pubblicato online: 09.10.2019
http://www.quadernibotanicambientaleappl.itpittore, infatti, fu uno tra i più assidui frequentatori del giardino botanico che seppe “rinnovarsi”, seguendo gli indirizzi culturali ed artistici del periodo romantico, dive- nendo meta di numerosi ed illustri viaggiatori, da Wagner (1881) e renoir (1882) a gabriele d’annunzio (1899) a oscar Wilde (1900). L’orto Botanico di Palermo, frutto della cultura illuministica che pervade l’europa del Settecento, è una istituzione accademica, nata per volontà della deputazione degli Studi e del Senato palermitano, sotto gli auspici del regnante Ferdinando iii di Borbone, grazie al suo personale contributo, a quello della Municipalità, del vicerè Caramanico oltre che di ricchi e munifici patrizi e prelati cittadini.1 il progetto fu affidato – nel Settembre 1789 – all’architetto francese Léon dufourny (1754-1818), formatosi durante il revival stilistico del perio- do neoclassico, studiando e interessandosi alle architetture
della Sicilia greca, riaffiorate durante le scoperte archeolo- giche nel secolo dei Lumi. La sintesi di queste conoscenze diede vita all’eccezionale padiglione centrale dell’orto o Schola botanica, per dufourny “il recupero della memoria”, e certamente in italia uno dei primi esempi, seppur con tanta libera interpretazione, di neoclassicismo (L
on
ardo, 2004). Proprio per l’affascinante aderenza dell’alzato ai pre- cetti dell’arte antica – che come un tempio con le sue soli- de colonne doriche dei pronao e la sua cupola in malta rossa domina il pianoro di Sant’erasmo – l’edificio che ospitò la Schola botanica rientrò, tra la fine del Settecento e gli inizi dell’ottocento all’interno dei soggetti preferiti dai disegna- tori-reporter del Grand Tour, avvalorato dagli scritti del drammaturgo e poeta tedesco johann Wolfgang goethe (1749-1832) che soggiornò a lungo nella città2 (Figg.1, 2).
Possiamo affermare che, fin da subito, l’orto palermitano divenne un punto di riferimento e d’ispirazione per i numerosi artisti che lo visitarono, coinvolti dallo spirito evocativo spri- gionato dall’ordine della natura del mondo vegetale. Così fu probabilmente per lo scultore palermitano nunzio Morello, che volle donare la straordinaria scultura del Paride pensante alla custodia dell’orto e che oggi, divenuto il genius loci, sembra incarnare col suo perfetto equilibrio di composizione, l’equili- brio primordiale della natura e il primato della sua contempla- zione (M
agro& al., 2017) (Fig.3).
Sulla base di studi dal vero e di prototipi fotografici, Lojacono ritrasse il meraviglioso giardino in una nutrita serie di tele e bozzetti su carta, studiando quasi con scrupolo scientifi- co le varie piante in collezione, ritratte dal vero, nonché le atmosfere boschive e palustri soggetti privilegiati nella produ- zione artistica della sua maturità.
a questa fase, frutto della frequentazione certezza le tele:
Veduta dell’orto Botanico di Palermo, Viale dell’orto
Fig. 1 - L. dufourny, 1789-1795, orto Botanico di Palermo.Fig. 2 - L. dufourny, 1789-1795, prospetto del gymnasium visto dal viale principale con le statue delle quattro stagioni, opera di g.
Firriolo (da rotoLo, 2004).
Fig. 3 - n. Morello, 1838, Paride pensante, orto Botanico di Palermo, piazzale agostino todaro.
1. esso nasceva grazie anche al contributo del francescano Bernardino da ucria, sotto la direzione di giuseppe tineo, come supporto all’insegnamento superiore e alla ricer- ca. nel Febbraio del 1789 erano state iniziate le opere di sistemazione del terreno per essere completato e inaugurato solennemente nel 1795 (raiMondo& MazzoLa, 1992).
2. risale già al 1817, un acquerello di un’artista anonimo intitolato “Orto Botanico in Palermo” che raffigura il padiglione centrale, a cui fanno da sfondo rigogliosi arbu- sti, tra cui una palma ed evanescenti montagne. Sullo spiazzo antistante tre uomini in abiti d’inizio secolo sono raffigurati durante una silente passeggiata, mentre un fanti- no è al galoppo. (Lonardo, 2004).
Botanico, agave, Banano, orto Botanico, Viale delle Palme (i Pilastri) [Collezioni private palermitane]; Vaso dell’orto Botanico, orto Botanico-nubi vaganti, all’ombra del Banano, Banano, Pino e Stroppa [Collezione Sinatra presso Museo Civico di agrigento]; Vasca con Capelvenere e alocasia [galleria d’arte Moderna di Palermo]; giardino di primavera, giardino botanico, orto botanico di Palermo, conosciuto anche con il nome in giardino [galleria Fondazione Sicilia]; Ficus magnolioides, e nelubium [Collezione privata].
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aSSegna deLLe oPere iSPirate daLL’o
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otaniCoCome si è detto, la nostra rassegna si limita alle opere consultabili o perché presenti in gallerie e musei pubblici e privati, o, di privati, già ampiamente divulgate. Si tratta di Orto Botanico – piccola tela nota anche come In giardino – Orto botanico di Palermo – Viale delle palme (I pilastri), Vasca con Capelvenere e Alocasia, Ficus magnolia, Banano. Veduta dell’Orto Botanico e in ultimo, Orto Botanico [I piloni o I pilastri].
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rto BotaniCo diP
aLerMo(i
n giardino)
Francesco Lojacono 1890-1900 circa Olio su tela, 50x81cm.
Firmato in basso a sinistra: “F. Lojacono”
Palermo, Fondazione Banco di Sicilia, inv.496.
L’olio su tela firmato in basso a sinistra, datato tra il 1890 e il 1900 è intitolato In giardino – già transitato sul mercato antiquario – raffigura in realtà parte del piazzale posto all’e- stremità orientale dell’orto, che ospita il magnifico Aquarium3, destinato ad ospitare numerose piante con esi- genze idriche differenti, tra cui un tempo anche una delle più espressive idrofite tropicali, la Victoria cruziana,.da anni assente nelle collezioni dell’orto.
in forte taglio prospettico – in cui Lojacono ha preferito eliminare ogni accenno alla vasca – è possibile notare una giovane figura femminile, seduta all’ombra di un grande albero, riparata da un parasole rosso che crea un vivace con- trasto cromatico in relazione al fitto sfondo carico di verde della vegetazione, segnando inoltre il punto focale e il cen- tro del dipinto (i
MBeLLone, 2014).
e’ possibile collocare il soggetto – per la dovizia di par- ticolari – sul lato destro del piazzale che ospita la grande vasca – opposto al boschetto di bambù – all’ombra del gran- de Ficus magnoliodes, che prospera all’interno del sistema linneano. La giovane donna, raffigurata in un elegante abito bianco e cappello – secondo la moda d’inizio secolo – ele- gantemente accomodata su una delle panche in calcarenite con seduta in marmo – uno dei sedili di fine XViii sec. con sostegni in pietra scolpita – posti a coppia di due lungo il muro che delimita il piazzale (M
auro& al., 1987). Lungo il suo perimetro, posto in prospettiva è possibile riconosce- re l’ingresso ad uno dei quartini, segnato da due bassi pro- pilei modanati, sormontati da vasi in terracotta.
al di là del muretto di delimitazione, la vegetazione è rappresentata a macchia, in maniera rapida, il libero pittori- cismo sperimentato nella resa materica della luce che filtra attraverso il fogliame; una tecnica non ignara della lezione impressionista. non è da escludere che l’autore abbia lavo- rato in studio attraverso il supporto della fotografia.
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rto BotaniCo diP
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iaLe deLLe PaLMe(i
PiLaStri)
Francesco Lojacono 1838-1915
Olio su tela, 60x100cm.
Firmato in basso a sinistra: “F. Lojacono”
Collezione privata.
L’olio su tela, conservato presso collezione privata, raffi-
3. La vasca circolare in calcarenite, seminterrata, è composta da tre ampi bacini con- centrici di varia profondità, nel complesso, suddivisi in ventiquattro scomparti, dona- ta nel 1796 a spese di Mons. Filippo Lopez royo e denominata “grande Lago” sul finire del Viale Centrale Vincenzo tineo. Qui prosperano varie idrofite fra le quali alcune specie e varietà di Nynphaea, il loto indiano (Nelubium speciosum), Nuphar luteum, Sagittaria lancifolia, e periodicamente anche Victoria cruziana (raiMondo&
MazzoLa, 1992).
4. il Paride pensante è l’opera in marmo di Carrara di nunzio Morello (1806-1875) eseguita nel 1838 e oggi custodita all’interno dell’orto Botanico di Palermo come ele- mento decorativo della vasca ovoidale del Piazzale agostino todaro, collocata nel sito accademico già poco tempo dopo la sua realizzazione, in prossimità dell’antico setto- re sistematico, noto come giardino linneano, impiantato negli anni 1789-1791.La scul- tura si inserisce all’interno di un contesto scenografico di gusto tipicamente ottocen- tesco, in armonia con lo stile architettonico in cui l’orto fu concepito (Magro& al., 2017).
Fig. 4 - in giardino (da MattareLLa, 1982). Fig. 5 - i pilastri (da BarBera& al, 2005).
gura parte dell’odierno piazzale agostino todaro – posto in continuità con il Viale delle Palme – nel punto in cui questo interseca il Viale Vincenzo tineo, riconoscibile dai due propi- lei sovrastati da vasoni in arenaria, collocati all’ingresso del suddetto piazzale (M
agro& al., 2017), che congiunge l’origi- nario ingresso dell’orto alla “Serra Carolina”, quest’ultima donata all’istituzione accademica, dalla regina Maria Carolina di Borbone nel 1799 e in seguito ricostruita nel 1895 in ghisa e vetro su progetto dell’architetto Carlo giachery (1812-1865) (M
auro& al., 1987).
Con dinamiche e materiche pennellate, Lojacono mostra le tante varietà botaniche del giardino, dai gerani alle opunzie, dalle alocasie ai grandi alberi che chiudono la parte destra del quadro. nella parte sinistra si nota anche, sebbene riassunto in rapide pennellate accese di luce, il Paride pensante di nunzio Morello (1806-1878), opera marmorea realizzata dallo sculto- re palermitano nel 1838.4
La scena è rappresentata con taglio obliquo, taglio, accentuato dai filari di vasi in terracotta ritratti in primo piano, dalla caratteristica cordonatura circolare alla base - questi ospitano, anche oggi, le collezioni in vaso distribuite ai margini dei viali, nelle varie piazzole, e sui muretti peri- metrali - e che trovano il punto focale nei bianchi che costi- tuiscono la scultura del Paride pensante, posto al centro della vasca ospitante delle idrofite, rappresentate con rapide pennellate a macchia. La composizione risulta compatta ed elegante, grazie alla naturale combinazione e all’incastro delle due aree principali del dipinto, il fondale verde livido degli arbusti e la pavimentazione in terra battuta del piazza- le, ottenuta con pastose pennellate ocra, bianche e terra di Siena per le zone in ombra. in netto contrasto con i verdi, si innalzano i due eleganti propilei modanati in stile neoclassi- co.
non è improbabile ritenere che, per la realizzazione del- l’opera, il maestro abbia studiato la produzione fotografica coeva, per esempio le immagini di giorgio Sommer o le car- toline postali Trenkler di Lipsia. una circostanza conferma- ta da una vecchia fotografia d’inizio novecento di eugenio interguglielmi dallo stesso taglio prospettico e dalla caratte- ristica infilata di vasi (g
iaCoBBe, 2005).
V
aSCa ConC
aPeLVenere ea
LoCaSiaFrancesco Lojacono 1895-1905 circa
Olio su tela, 70,5x41,7cm.
Palermo, Galleria d’Arte Moderna – G.A.M. – Empedocle Restivo, inv. 1017.
L’olio su tela, dipinto dal maestro sul finire del secolo, raffigura la porzione centrale di una vasca circolare. in primo piano, in posizione appena decentrata, si eleva il pic- colo scoglio verdeggiante di Capelvenere dal quale si innal- zano gli steli sottili di alocasia, sinuosamente piegati dal peso delle larghe foglie dall’inconfondibile forma, realizza- te con verdi lividi e intensi, con lumeggiature leggere di giallo di cadmio. La pianta potrebbe essere stata ritratta alla fine del suo ciclo estivo, con le foglie in parte ingiallite, lacere e spezzate. Sullo sfondo è raffigurata una selva rigo- gliosa ottenuta con varie e minuscole pennellate impressio- niste.
Possiamo annoverare l’opera della galleria d’arte Moderna – g.a.M. – empedocle restivo, all’interno del nostro percorso di ricerca, in quanto si tratterebbe della raf- figurazione pittorica di una delle vasche collocate nei “quar- tini linneani”, ordinati dal botanico Bernardino da ucria (1739-1796) (g
iaCoBBe, 2005). in particolare essa corri- sponde alla vasca destra delle due antistanti il prospetto anteriore del Gymnasium. Possiamo infatti, individuare la fontana raffigurata con una delle tre circolari – una delle quali presente all’interno della Serra Carolina – con bordo in marmo (XiX secolo, circa) e pistrice, in origine dotate di zampillo (M
auro& al., 1987). La stessa pistrice5 che si torce a spirale tra le foglie di alocasia, raffigurata con grigi intensi e tocchi di bianco. L’opera risente di una nuova pit- tura, una nuova maniera fatta di toni più bassi e smorzati, eseguiti tramite una stesura di colori più sfumati, lividi, tipi- ca degli ultimi anni di attività del Maestro.
F
iCuS MagnoLia5. Leggendario mostro marino della mitologia greco-romana, ibrido tra muso di pesce e corpo di serpente. È raffigurato in mosaici ellenistici a tema marino, nelle mappe nautiche fino al rinascimento e in epoca Barocca quale ornamento di fontane.
Simboleggia l’ignoto, riferibile alle profondità marine.
Fig. 7 - Ficus magnolia (da aCCaSCina, 1982).
Fig. 6 - Vasca con capelvenere e alocasia (da troiSi& niFoSì, 2014).
Francesco Lojacono 1890-1895 circa
Olio su cartoncino, 39,5x64,5cm.
Collezione Banco di Sicilia.
realizzato su cartoncino, in maniera rapida e poco detta- gliata, attraverso macchie di colore e ampie pennellate, Ficus magnolia, raffigura il monumentale esemplare di Ficus magnolioides, dell’orto Botanico di Palermo (a
CCaSCina, 1982). L’opera appare con una particolare forza plastica e un possente solidità. il grande fusto, appena decentrato, occupa il primissimo piano del dipinto, coi gran- di rami che vanno oltre la tela, da cui discendono le radici aeree, alla cui base trovano posto le grandi radici tabulari.
L’immenso tronco è realizzato attraverso larghe pennellate dai toni scuri: bruno Van dyck, rame, seppia, con lumeg- giature rame. Sullo sfondo è raffigurato un boschetto, rea- lizzato macchia, con discontinue tonalità di verde e di gial- lo. tra le fronde, piccoli spazi di cielo, realizzato con ampi tocchi di azzurro pervinca.
Con grande realismo è restituita su tela l’atmosfera al di sotto del grande esemplare.
Soggetto di questo olio su tela è un banano (Musa para- disiaca). e’ noto come il Maestro dipinga anche un solo albero quale protagonista della sua tela, analizzato in manie- ra minuziosa, alla stregua di un paesaggio: si pensi per esempio ad Ulivo saraceno del Museo civico di agrigento o a Ficus magnolia della collezione Banco di Sicilia.
La restituzione su tela è di strabiliante verismo. il tronco del banano si eleva dal terreno ombroso con i segni eviden- ti di una potatura e si anima con la larga apertura del foglia- me che si spande oltre i confini della tela. Con ampie cam- piture di verde olivastro, verde cinabro e vasti tocchi di gial- lo, dalle mutevoli gradazioni, vengono rese le ampie foglie turgide e poderose della pianta, che riflettono la loro ombra sul terreno, resa con lunghe e rapide pennellate di blu di Prussia; lo sfondo cespuglioso, posto in piena luce, è reso a macchie.
impossibile localizzare il sito in cui fu realizzata l’ope- ra. e’ improbabile che si tratti di un esemplare posto nel giardino di qualche villa gentilizia palermitana e neppure di un giardino pubblico (g
iaCoBBe, 2005). Si potrebbe ricon- durre piuttosto ad uno dei banani della piantagione del set- tore delle piante utili dell’orto botanico di Palermo o del
“giardino di acclimatazione” istituito a Mezzomonreale, nel 1867, su iniziativa di alcuni botanici (a. todaro, g. inzenga e a. Spagna) (cfr. g
iaCoBBe, 2005).
L’interesse del pittore per questa pianta esotica traspare anche in altre opere: figura con grande evidenza nel dipinto In Giardino (Collezione privata), in All’ombra del banano (Museo Civico di agrigento) e in un altro dipinto presso la collezione Mulè di roma. non è da escludere che la picco- la tela possa essere uno studio preliminare per un’opera più grande e “ufficiale” .
V
eduta deLL’o
rtoB
otaniCo diP
aLerMoFrancesco Lojacono 1895-1905 circa Olio su tela Collezione privata
Fig. 8 - Banano (da BarBera& al., 2005). Fig. 9 - Veduta del ginnasio dell’orto Botanico di Palermo (dalla copertina della guida alla mostra “ispirandosi all’orto Botanico.
rapporto tra arte, cultura e natura” a cura di P. PortogheSi& S.
Lonardo,1996).
B
ananoFrancesco Lojacono 1895-1905 circa
Olio su tela, 52,3x40,7cm.
Firmato in basso a destra “F. Lojacono”
Collezione privata.
L’inedita tela “orto Botanico” da collezione privata paler- mitana – di cui si attribuisce la paternità al Lojacono – raffigura, da un’ardita angolazione, parte del Gymnasium, progettato dall’architetto dufourny tra il 1789 e il 1795 e del Tepidarium. L’opera presenta i carat- teri tipici della pittura del Maestro, ricollegabili sopratut- to alla parte matura della sua attività.
La resa coloristica, inoltre, risponde a quella studiata sintesi di effetti cromatici ora armonizzati, ora divergen- ti che magistralmente si può cogliere nell’ombreggiatura in basso o nelo svettare delle palme sul cielo velato da nuvole (V
iteLLa, 1996).
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otaniCo[I piloni o I pilastri]
Francesco Lojacono 1895-1905 circa Olio su tela
Firmato in basso a destra: “F. Lojacono”
Con dedica in basso a destra: “Al mio amico e fratello”
collezione privata.
L’olio su tela – già transitato nel mercato dell’antiquaria- to – ha come soggetto i propilei in arenaria dell’orto Botanico di Palermo, che immettono su piazzale agostino todaro, soggetto presente in altre opere (orto Botanico – i pilastri). Lojacono non è estraneo, come già esposto, alle architetture dell’ortoriprodotte su tele di piccolo formato.
una calda luce illumina i due propilei neoclassici realiz- zati in un’ardita prospettiva.
i toni del giallo, dell’ocra, del terra di Siena, dei bruni si stagliano contro i verdi delle specie raffigurate e l’azzurro del cielo terso. un delicato chiaroscuro plasma i plinti modanati e i due eleganti vasoni ospitanti anch’essi specie vegetali. L’opera risulta essere uno dei tanti esercizi “an plein air” tipici del pittore. quest’ultima, in particolare, è un’
“omaggio” come attestato dalla dedica autografa in basso a destra.
d
iSCuSSione e ConCLuSioniCome si evince dalle premesse e poi dalla rassegna delle opere, Francesco Lojacono ispirerà una decina di tele nell’orto botanico di Palermo. i luoghi o i soggetti ispirato- ri sono oggi ancora ben riconoscibili. una lettura dell’orto in un’ottica museale più che scientifica, deve portare ad una valorizzazione di questi luoghi e soggetti. era intendimento di uno degli autori di porre in prossimità di essi un pannel- lo esplicativo con impressa l’immagine dell’opera e una scheda di commento bilingue. Per questo, in considerazione del nuovo indirizzo dato all’orto dalla nuova direzione, quelle riportate nella nostra rassegna possono costituire un utile modello di riferimento.
B
iBLiograFiaa
CCaSCinaM., 1982 – Ottocento siciliano – Pittura – ed.
Fondazione Withaker, Palermo.
B
arBerag. & al. (a cura), Francesco Lojacono 1838-1915.
Silvana editoriale, Milano. P.310-311.
g
iaCoBBeL., 2005 – Francesco Lojacono, Orto botanico – Viale delle Palme. 106; – in B
arBerag. & al. (a cura), Francesco Lojacono 1838-1915. Silvana editoriale, Milano. Pp.308-309.
g
iaCoBBeL., 2005 – Francesco Lojacono, Vasca con Capelvenere e Alocasia. 108; – in B
arBerag. & al.
(a cura), Francesco Lojacono 1838-1915. Silvana editoriale, Milano. P.312.
g
iaCoBBeL., 2005 – Francesco Lojacono, Banano. 107; – in B
arBerag. & al. (a cura), Francesco Lojacono 1838-1915. Silvana editoriale, Milano. P.310-311.
i
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otoLoM. & L
on
ardoS. (a cura) – Il Gymnasium
Fig. 10 - orto Botanico [I piloni o I pilastri] (dalla collezione diantonello governale, Palermo). immagine concessa per il manife- sto dell’evento “L’orto Botanico in mostra” organizzato nel mag- gio 1991 dal dipartimento di Scienze Botaniche dell'unversità di Palermo.