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’INTERPRETAZIONE DELLE INDAGINI IN SITO
INTERPRETAZIONE DELLE INDAGINI IN SITOCriteri e riferimenti per le interpretazione delle indagini alla luce delle NTC 2008
Geol. Ing. Massimo Pietrantoni
INDICE DEL CORSO
1. PREMESSE
2. LE PROVE SPT 3. LE PROVE CPT
4. LE PROVE PENETROMETRICHE DINAMICHE CONTINUE
5. PROVE SCISSOMETRICHE, PRESSIOMETRICHE E DILATOMETRICHE
6. LE PROVE SU PIASTRA
7. LE PROVE DI PERMEABILITA’
Premesse
In questo corso verranno sinteticamente richiamati i metodi di interpretazione delle indagini in sito più frequentemente utilizzate in campo progettuale.
Non saranno illustrate le modalità esecutive, ma solo i criteri di interpretazione e di rappresentazione dei risultati, richiamando alcune delle principali correlazioni di letteratura, con specifico rifermento alle diverse problematiche progettuali.
Si rimanda ai testi specifici per maggiori dettagli
Premesse
Le indagini in sito sono uno strumento per la stima
“indiretta” dei parametri geotecnici dei terreni.
Esse vanno sempre associate alle indagini
“geologiche”, sondaggi a carotaggio o qualsiasi altro mezzo che consenta di definire direttamente le caratteristiche litologiche del sottosuolo.
E’ buona norma quindi utilizzare le indagini in sito
come strumento complementare ai sondaggi e alle
prove di laboratorio, anche se in determinate
situazioni le indagini in sito sono da considerare
indispensabili per la caratterizzazione geotecnica.
Premesse
Vanno distinte:
- le prove che forniscono valori da utilizzare con opportune correlazioni empiriche per la stima dei parametri geotecnici;
- le prove che forniscono (tramite relazioni insite nella stessa elaborazione dell’esecutore della prova) alcuni parametri del terreno.
Fanno parte del primo gruppo le prove SPT e CPT;
del secondo gruppo le prove pressiometriche, scissometriche, dilatometriche.
In questo corso si forniranno maggiori informazioni
sui criteri di interpretazione dei risultati del primo
gruppo di indagini, in quanto i risultati del secondo
gruppo sono forniti direttamente già elaborati.
PROVE SPT
Normalizzazione del valore NSPT per le procedure esecutive La correzione tiene conto dei differenti dispositivi di infissione utilizzati e delle procedure esecutive. Il valore di NSPT, corretto secondo la formula proposta da Skempton, assume il valore
N60 = CER CB CS CR NSPT in cui
N60 = valore corretto per le procedure esecutive CER = fattore di correzione per il rapporto di energia CB = fattore di correzione per il diametro del foro CS = fattore di correzione per il tipo di campionatore CR = fattore di correzione per la lunghezza della fune NSPT = valore misurato
I valori dei fattori di correzione proposti da Skempton sono elencati nella tabella seguente.
PROVE SPT
PROVE SPT
vo
N 1
C
σ
=
=
σ
voCorrezione del valore di NSPT per le tensioni litostatiche Viene utilizzata la seguente correzione proposta in letteratura (Nl)60 = CN N60
in cui
(Nl)60 = valore corretto per le tensioni litostatiche e per le procedure esecutive
N60 = valore corretto per le procedure esecutive CN = fattore di correzione per la tensione litostatica Il valore del fattore CN proposto da Liao e Whitman è
in cui
tensione verticale efficace in kg/cm2
PROVE SPT
Correlazioni per la stima della densità relativa Dr
Correlazione, riportata in “Manual on estimating soil properties”
(Cornell University, 1990) elaborata dai metodi di Skempton e di Liao & Whitman, valida per sabbie NC
( )
50 60
log 25
60 D
Dr Nl
= + D50 = diametro dei granuli passanti al 50% in mm.
Correlazione proposta da Meyerhof
7 . 21 0
= +
vo
NSPT
Dr σ
Correlazioni per la stima dell’angolo di attrito
Correlazione proposta nel Road Bridge Specification 15
15⋅ +
= NSPT ϕ
PROVE SPT
Correlazioni per la stima del modulo di deformabilità
“Manual on estimating soil properties” (Cornell University, 1990) E = 10 · N60 valida per “clean NC sands”
E = 15 · N60 valida per “clean OC sands”
(E = modulo di deformabilità in kg/cm2) D’Appolonia et al. (1970)
E = 0.756 NSPT + 18.75 (MPa) per sabbia e ghiaia NC E = 1.043 NSPT + 36.79 (MPa) per sabbia OC
Schultze & Menzenbach (1961) E = 0.517 NSPT + 7.46 in MPa
Pasqualini (Politecnico di Torino,1983)
Da correlazioni tra SPT e pressiometriche (Tornagli, Franke, Ghionna-Lancellotta-Maniscalco, Albert-Hegg-Manassero.
con B = 7MPa
N B E =
PROVE SPT
Esistono anche correlazioni valide per terreni argillosi Coesione non drenata
cu = α · NSPT
con α coefficiente che varia a seconda degli autori (tra 3.8 e 12.5, in kPa)
Modulo edometrico M = β · NSPT
con β che varia tra 500 e 600, in kPa)
PROVE SPT
CONSIDERAZIONI
Le correlazioni vanno applicate con molta cautela tenendo conto dei seguenti aspetti:
1) Le prove SPT sono prove rudimentali e affette da errori, difetti esecutivi e anomalie difficilmente verificabili.
2) Le correlazioni sono state sperimentate su prove eseguite con la punta aperta (campionatore Raymond)
3) Verificare anomalie dovute a particolarità litologiche (es.
trovanti) o inconvenienti (pulizia fondo foro).
4) Le prove SPT sono adatte per terreni sabbiosi.
5) I valori ricavati dalle correlazioni andrebbero sempre
confrontati con i campi di valori usuali per quel tipo di terreno.
ESEMPIO: un valore di NSPT=60 su sabbia fornirebbe un valore di angolo di attrito di 45°, irrealistico per un terreno sabbioso.
In generale: non superare valori di ϕ=35-38° per sabbie e 38-40°
per ghiaie
PROVE SPT
ULTERIORI CONSIDERAZIONI
Nella pratica progettuale è consigliabile seguire alcuni indirizzi:
1) Tenere conto dell’affidabilità delle prove e delle correlazioni utilizzate, con particolare cautela per le prove in terreni coesivi.
2) Non applicare in maniera automatica le correlazioni, ma
stabilire dei valori limite dei parametri da non superare tenendo conto delle caratteristiche granulometriche e delle condizioni geologiche del deposito.
3) Fare riferimento a valori approssimati e con poche cifre significative (evitare decimali).
4) Evitare di utilizzare le correlazioni che forniscono direttamente dei valori progettuali (“portanza”, cedimenti, ecc..) a meno che non siano disponibili numerosi dati e sia concordata con il
progettista l’applicazione di specifiche relazioni (ad es. metodo di Reese & O’Neill per i pali). Maggiore affidabilità per i pali battuti
PROVE CPT
PROVE CPT
INTERPRETAZIONE DELLE PROVE
Il primo passo è quello della stima delle caratteristiche granulometriche
Metodo di Begemann Si considera il rapporto tra Rp e Rl
Metodo di Schmertmann Confronto tra Rp e il
rapporto delle resistenze Fr Fr%=100 Rl/Rp
PROVE CPT
Metodo di ROBERTSON
PROVE CPT
Stima dei parametri geotecnici Per terreni coesivi
Coesione non drenata cu = (Rp - σvo) / Nkt
Modulo edometrico
Kulhawy e Mayne (1990) M = 8.25·(Rp - σvo)
Mitchell e Gardner M = α·Rp
Con α variabile tra 0.7 e 5 in funzione del tipo di terreno
PROVE CPT
Stima dei parametri geotecnici Per terreni granulari
(BALDI ET AL., 1986)
(ROBERTSON &
CAMPANELLA, 1983) (BALDI ET AL., 1989)
PROVE CPT
CONSIDERAZIONI
1) Le prove CPT sono meno condizionate da criticità legate alle modalità esecutive (a parte la corretta taratura degli strumenti).
2) Rispetto alle prove SPT è possibile avere profili continui, con la possibilità di effettuare correlazioni stratigrafiche tra prove contigue (ma solo come interpolazione tra sondaggi carotati).
3) Le correlazioni trovano una diffusa applicazione nei terreni coesivi e vanno utilizzate, possibilmente, con prove di taratura in sito (confronto con prove di laboratorio).
4) Anche per le prove CPT esistono correlazioni che forniscono direttamente alcuni parametri per il calcolo delle fondazioni. Le relazioni per il calcolo dei pali sono ritenuti affidabili (ad es. le relazioni di Bustamante e Giasenelli) se disponibili in quantità significative.
PROVE PENETROMETRICHE DINAMICHE CONTINUE
1. Risalire da NDP a NSPT e utilizzare le correlazioni SPT
2. Ricavare la resistenza dinamica e correlarla con la resistenza statica equivalente
3. Correlare direttamente i valori di NDP con quelli di Rp e utilizzare le correlazioni CPT
Sono diffusi numerosi tipi di penetrometri dinamici continui che si differenziano per massa e altezza del maglio, punta, aste, ecc..
La maggiore difficoltà di applicazione deriva proprio dalla difficile standardizzazione delle attrezzature.
Il comitato ISSMFE ha proceduto a classificare i vari penetrometri (DPL, DPM, DPS, DPSH).
Una ulteriore limitazione è data dalla difficoltà di separare l’attrito lungo le aste durante l’avanzamento.
Interpretazione dei risultati
Esistono tre principali metodi di interpretazione:
PROVE PENETROMETRICHE DINAMICHE CONTINUE
In ogni caso l’utilizzazione dei risultati necessita di un doppio passaggio interpretativo, con conseguente riduzione
dell’affidabilità delle correlazioni.
In genere la procedura più consigliata è quella di valutare la resistenza equivalente, attraverso la “formula olandese”
ricavando la resistenza alla penetrazione (in kPa, MPa…)
Questo è il metodo più usato all’estero ed è il più logico perché consente di prescindere dalle caratteristiche delle attrezzature.
Si consiglia una applicazione molto cautelativa delle correlazioni per la stima dei parametri geotecnici.
Tuttavia, in alcune condizioni (scarsa accessibilità) questi penetrometri trovano una buona applicazione, soprattutto se utilizzati per valutazioni di tipo qualitativo o per la sola
individuazione di strati soffici o di un substrato.
PROVE IN FORO DI SONDAGGIO
PROVE SCISSOMETRICHE
Si tratta di prove particolarmente adatte per la determinazione della resistenza a taglio non drenata (Su) dei materiali coesivi.
L’affidabilità della stima di questo parametro è in genere elevata, ma si consiglia sempre una taratura specifica con prove di
laboratorio.
I limiti di applicazione sono:
-Le caratteristiche granulometriche (solo in terreni coesivi) -Il grado di consistenza (possibilità di infissione delle palette) -Profondità di prova limitata (rigidezza torsionale delle aste) Bjerrum ha proposto un coefficiente di correzione µ funzione dell’indice di plasticità IP per ottenere la Su in situ a partire dalla Su misurata.
Un ulteriore parametro stimabile è la “sensitività” intesa come rapporto tra resistenza massima e residua.
PROVE IN FORO DI SONDAGGIO
PROVE DILATOMETRICHE
Le prove dilatometriche misurano la deformazione del terreno attarverso una membrana infissa nel terreno: dalle prove si ricava il modulo “dilatometrico” ED, l’indice delle tensioni
orizzontali KD e un indice di materiale ID che fornisce informazioni sulla granulometria del terreno.
Tramite specifiche relazioni vengono ricavati i valori del modulo confinato (edometrico) e la resistenza a taglio non drenata.
Un parametro importante per determinati problemi (gallerie, opere in sotterraneo) è il coefficiente di spinta a riposo K0, che viene stimato dalla prova dilatometrica attraverso relazioni con l’indice KD.
Minori affidabilità hanno le correlazioni per la stima dell’angolo di attrito.
PROVE IN FORO DI SONDAGGIO
PROVE DILATOMETRICHE
PROVE IN FORO DI SONDAGGIO
PROVE PRESSIOMETRICHE
Si tratta di una prova molto diffusa in Francia (e paesi francofoni) dove viene utilizzata come mezzo di indagine indispensabile per la progettazione geotecnica. Le Norme francesi fanno infatti
riferimento specifico ai risultati di queste prove non solo per la valutazione di alcuni parametri geotecnici, ma per lo stesso dimensionamento dei pali di fondazione.
In Italia vengono utilizzate in particolare per la valutazione del modulo di deformabilità di materiali litoidi o semi-litoidi (tufi, piroclastiti) e in genere in terreni poco campionabili.
La prova viene elaborata a partire dalla misura di:
P0: pressione corrispondente alla fine del tratto iniziale di ricompressione del terreno disturbato dalla perforazione;
PF: pressione di “fluage” corrispondente alla fine del tratto a comportamento elastico
PROVE IN FORO DI SONDAGGIO
PROVE PRESSIOMETRICHE
Si determina la pressione limite Plim: corrisponde alla pressione alla quale la deformazione diventa infinita. Viene definita
convenzionalmente come la pressione che corrisponde al volume limite, pari a due volte il volume iniziale della cavità.
In terreni poco deformabili il volume limite può non essere
raggiunto per cui la Plim viene stimata tramite estrapolazioni della curva P-V.
Dalla prova viene calcolato il modulo pressiometrico e da questo, con opportune relazioni, il modulo di Young.
Si possono poi ricavare i valori di coesione non drenata per le argille e l’angolo di attrito per le sabbie.
PROVE IN FORO DI SONDAGGIO
PROVE PRESSIOMETRICHE
PROVE SU PIASTRA
Le prove su piastra circolare
La prova consente di determinare il modulo di deformazione di volumi di terreni più significativi rispetto alle prove di laboratorio e in una condizione indisturbata (in sito). Le prove su piastra più
diffuse di diametro 30 cm, sono comunque rappresentative di spessori modesti (non superiori a un metro).
Vengono utilizzate in particolare per la definizione del modulo di sottofondo. Nella progettazione stradale sono utilizzate per la
determinazione delle bonifiche del piano di appoggio dei rilevati e per la verifiche del grado di compattazione dei rilevati e della
sovrastruttura stradale.
I Capitolati ANAS fissano valori specifici del modulo ottenuto con la prova su piastra.
PROVE SU PIASTRA
Le prove su piastra circolare Ø30 cm
Tra le prove più utilizzata, quella delle Norme Svizzere SN 670317° e la CNR B.U. n. 146.
Si eseguono due cicli di carico intervallati da un ciclo di scarico.
Le prove su piastra circolare di vario diametro
La prova ASTM D.1196, specifica per le pavimentazioni, utilizza piastre di diametro da 152 a 762 mm. La prova ASTM D.1195 per pavimentazioni con carichi ripetuti differisce dalla precedente solo nelle modalità esecutive e nella restituzione dei dati.
La Norma ASTM D.1194 per fondazioni può essere utilizzata
anche per la stima del carico limite del terreno. Vengono utilizzate tre piastre con diametri compresi tra 305 e 762 mm.
Il valore del modulo di deformazione (che può essere diverso per i differenti step di carico o scarico) si ricava direttamente dalla
pendenza della curva carico-cedimento
PROVE SU PIASTRA
Le prove su piastra
PROVE SU PIASTRA IN ROCCIA
Le prove su piastra circolare Ø50-80 cm
Vengono utilizzate su roccia in progetti di particolare importanza, dove è necessaria una stima affidabile del modulo di
deformabilità degli ammassi rocciosi (difficilmente stimabile con prove di laboratorio).
Vengono realizzate all’interno di cunicoli
utilizzando le due pareti
contrapposte per garantire il contrasto sufficiente ai
martinetti che devono
trasferire tensioni di carico nella roccia molto elevati
PROVE SU PIASTRA IN ROCCIA
( )
( ) ( )
( )( )
( )( )
+
⋅
−
⋅
− +
⋅
−
⋅ + +
− +
∂ ⋅ +
= ⋅ 2 2 0.5 2 2 0.5
5 . 2 0 2
2 5
. 2 0 2
2
1 2 1
1 2
A z
a z
a z
z A
z z
E q ν ν ν
dove:
q: tensione applicata (MPa) ν: coefficiente di Poisson δ: spostamento misurato
Z: profondità sotto la superficie di carico (m)
A: raggio esterno della piastra A: raggio interno della piastra
PROVE SU PIASTRA IN ROCCIA
PROVE DI PERMEABILITA’
Le prove di permeabilità sono richieste quando è necessaria la valutazione delle caratteristiche di
permeabilità dei terreni o degli ammassi rocciosi, e cioè quando il dimensionamento delle opere in progetto è fortemente influenzato da questo parametro.
Questo avviene in particolare per le dighe, per le opere in sotterraneo sotto falda, negli scavi profondi e negli
interventi di drenaggio.
Vengono utilizzate in genere due tipi di prove di assorbimento d’acqua in foro:
1) Le prove “Lefranc” (assorbimento per gravità)
2) Le prove “Lugeon” (assorbimento in pressione)
PROVE DI PERMEABILITA’
Le prove “Lefranc”
Sono effettuate in fori di sondaggio in due
differenti modalità: a carico costante ed a carico variabile.
Prove a carico variabile (terreni molto permeabili).
- prova in risalita: tramite emungimento.
- prova in abbassamento: immissione di acqua.
Prove a carico costante (terreni poco permeabili).
K = Q / CH (carico variabile) K = AdH / C dt Hm (carico costante)
C : fattore di forma
PROVE DI PERMEABILITA’
Le prove “Lugeon”
Sono utilizzate in genere negli ammassi rocciosi e nei progetti in cui si prevedono carichi idraulici molto elevati (dighe).
Interpretazione delle prove
Il primo passo è quello di determinare il meccanismo di assorbimento (flusso laminare, turbolento, per dilatazione, dilavamento o riempimento delle fessure) esaminando
l’andamento degli assorbimenti in corrispondenza dei singoli gradini. Si può fare riferimento al metodo di Houlsby con gli
schemi seguenti. In funzione del tipo di assorbimento si sceglie il valore di UL caratteristico.
PROVE DI PERMEABILITA’
PROVE DI PERMEABILITA’
PROVE LUGEON
Le prove Lugeon forniscono le caratteristiche di permeabilità in termini di Unità Lugeon, definita come l’assorbimento di 1 litro al minuto sotto una pressione di 1 MPa per 1 metro lineare di
camera di prova.
Le unità UL sono utilizzate direttamente nel campo della
progettazione delle dighe: i valori UL sono presi come riferimento per gli interventi di impermeabilizzazione.
1 Unità Lugeon ≈ 0.6 * 10-7 m/s
Il passaggio al coefficiente di permeabilità K (m/s) è ammissibile solo in condizioni di regime lineare