2 MATERIALI E METODI
2.1 Caratteristiche degli oliveti
2.1.1 G
AIOLE INC
HIANTIL’azienda è situata nel comune di Gaiole in Chianti (SI), a circa 500 m sul livello del mare. Il territorio aziendale totale è di circa 240 ha, di cui 90 coltivati a vigneto e 32 ad olivo. Per quanto riguarda le varietà di olivo, le circa 8700 piante aziendali risultano approssimativamente così suddivise:
- un 50% di Correggiolo - un 40% di Moraiolo
- un 10% di Leccino e altre varietà
Gli olivi sono allevati a vaso o a vaso cespugliato, in asciutto. Fino al 2005 le piante sono state potate a mano annualmente secondo tecniche tradizionalmente utilizzate per la potatura nella zona del Chianti. Le lavorazioni del terreno sono limitate ad una scarificatura mediante ripper trainato da trattore a cingoli, una o due volte l’anno, ed a periodici sfalci dell’interfila. Le concimazioni sono effettuate con concimi granulari complessi (“Elite” 12.10.20; “Slow” 20.7.7; circa 400 kg/ha), che vengono distribuiti sul terreno entro l’area di proiezione della chioma degli olivi. Dal 2005, anno in cui è iniziata una gestione differenziata della potatura, la concimazione viene effettuata ad anni alterni, in modo che ogni anno il concime venga distribuito esclusivamente a quelle piante che in primavera non vengono potate, perché saranno potate l’anno successivo.
La difesa fitosanitaria degli olivi di solito in questa zona richiede esclusivamente
interventi a base di prodotti rameici per il controllo delle malattie fungine; nel 2007,
però, è stato necessario effettuare un trattamento con Dimetoato, per contenere
l’infestazione di mosca dell’olivo (Bactrocera oleae (Rossi)). Il trattamento, che ha
interessato soltanto gli oliveti sufficientemente distanti dalle abitazioni e dalle vigne,
è stato effettuato nella prima settimana di settembre. In alcuni oliveti, in cui è
fortemente presente la rogna dell’olivo (Pseudomonas savastanoi pv savastanoi
(Smith)), sono stati effettuati, tra maggio e settembre, tre trattamenti con prodotti
rameici.
Le parcelle in cui si sono effettuate le misurazioni si trovano in tre diversi oliveti, denominati “Muri Chiuso”, “Bellaria” e “Campinovi” (Figura 5).
L’oliveto “Campinovi” (Figura 6) è terrazzato, e costituito da 381 olivi, allevati a vaso cespugliato; per le prove sperimentali, ne sono stati utilizzati 53, disposti su sei file. L’impianto risale al 1970, con alcuni esemplari reimpiantati dopo la gelata del 1985; ne consegue un sesto d’impianto ampio, di circa 6 x 6 m, e piuttosto irregolare, con una densità di circa 276 piante/ha. Nel 2006 l’oliveto non è stato potato. Nel 2007 16 piante (disposte su due file) sono state lasciate non potate, mentre le 11 piante della prima fila sono state potate secondo le tecniche tradizionali, utilizzando segaccio, forbici e scala. Le 26 piante delle 3 file successive sono state potate, per la prima volta, secondo criteri di “potatura minima” (Gucci, 2005), utilizzando attrezzi agevolatori. Per queste piante quindi l’intervento di potatura è stato limitato all’eliminazione della vegetazione bassa esaurita, a qualche taglio per il rinnovo della superficie a frutto e, dove necessario, a tagli di ritorno su alcune branche principali, in modo da non rimuovere più del 25% della chioma. Gli strumenti utilizzati per questo tipo di potatura sono stati:
- forbice pneumatica con asta telescopica di 1 m (ditta Campagnola) - forbice pneumatica con asta telescopica di 2 m (ditta Campagnola) - compressore Tornado TD550 (MAIBO)
- Trattore Solar 60 (SAME)
I due operatori non hanno operato contemporaneamente sulla stessa pianta, in modo da non ostacolarsi a vicenda; ogni pianta veniva prima potata nella parte alta, dall’operatore con asta di 2 m, e poi alleggerita nella zona centrale e bassa dall’altro operatore. Questo ordine di potatura, dall’alto verso il basso della chioma, permette di poter valutare il grado di diradamento ottenuto e la penetrazione della luce con il procedere della potatura (Gucci, 2006)
L’oliveto “Bellaria” (Figura 7) si differenzia da “Campinovi” per il fatto di non essere
terrazzato, mentre gli altri caratteri sono essenzialmente analoghi a quelli delle altre
parcelle. Nel 2007 tutti gli olivi di questo appezzamento sono stati potati con forbici
pneumatiche (Figura 8).
a)
b)
c)
Figura 5. Vista degli oliveti “Muri Chiuso” (a), “Bellaria” (b), e “Campinovi” (c).
Figura 6. Vista dell’oliveto “Campinovi” prima della potatura; l’appezzamento è terrazzato, con interfila gestito mediante inerbimento naturale. Gli olivi sono allevati a vaso cespugliato.
Figura 7. Oliveto “Bellaria”, caratterizzato da lieve pendenza del terreno, sesto
irregolare, inerbimento spontaneo del suolo e olivi allevati a vaso cespugliato.
Figura 8. Potatura mediante forbici pneumatiche con aste di 1 e 2 m, all’interno dell’oliveto “Bellaria”. Si può notare come i due operatori non lavorino contemporaneamente sulla stessa pianta; ogni pianta è stata infatti potata prima nella parte alta, dall’operatore munito di forbici con asta telescopica di 2 m, e successivamente nella parte centrale e bassa, dall’altro operatore.
Figura 9. Oliveto “Muri Chiuso” al momento della raccolta. L’appezzamento, situato
a circa 600 m di altitudine, è situato su terrazzamenti. La forma di allevamento è il
vaso cespugliato, il sesto d’impianto è piuttosto irregolare.
Il cantiere era costituito da tre operatori: uno si occupava esclusivamente dello spostamento del trattore, mentre gli altri due potavano le piante, occupandosi anche della mobilitazione dei tubi delle forbici pneumatiche. La struttura della parcella ha complicato significativamente le operazioni di potatura. In questo oliveto infatti, ai filari impiantati nel 1970, sono stati interposti, in maniera irregolare, filari reimpiantati in seguito. Questo ha reso l’interfilare stretto e discontinuo, e quindi, in conclusione, impraticabile per i trattori. Così le operazioni di potatura si sono svolte col trattore in strada, e gli operatori costretti a svolgere e districare i tubi per poter potare agevolmente le piante più distanti.
L’oliveto “Muri Chiuso” (Figura 9), terrazzato, occupa una superficie di 1,34 ha, sulla quale sono distribuite 345 piante suddivise in 45 della varietà Correggiolo, 65 di Moraiolo, 228 Frantoio e 7 di altre varietà. L’impianto risale al 1970; nel 2006 ha avuto inizio in questo oliveto la sperimentazione di tecniche minime di potatura. Così, 100 piante sono state lasciate non potate, altrettante sono state potate a mano secondo il metodo tradizionale, mentre le rimanenti sono state sottoposte ad un intervento di potatura minima. Al momento della raccolta la produzione è risultata praticamente nulla in tutto l’oliveto, dato che le piante si trovavano “in scarica”. Nel 2007 le piante non sono state potate.
La raccolta è stata effettuata, in tutti gli oliveti aziendali, a mano o con l’ausilio di pettini agevolatori, e con reti a cucitura intermedia per l’intercettazione delle olive. In certi casi si è reso indispensabile l’utilizzo di scale, per raggiungere la parte alta della chioma (Figura 11).
Nell’oliveto “Campinovi” le operazioni di raccolta sono state effettuate da due
cantieri costituiti da tre operatori ciascuno. Ogni cantiere era munito di una rete, un
pettine agevolatore con braccio di circa 1 m, una scala ed alcune cassette da raccolta,
con capienza di circa 22 kg. Nell’oliveto “Muri Chiuso” i cantieri di lavoro erano tre,
organizzati secondo le medesime modalità. Per l’oliveto Bellaria, non si sono
effettuati rilievi sulla raccolta, dato che questo appezzamento è stato utilizzato
esclusivamente per il rilevamento dei tempi di potatura con mezzi agevolatori.
a) b)
Figura 10. Olivo allevato a vaso cespugliato, prima (a) e dopo (b) l’intervento di potatura meccanizzata. Per quanto non esteticamente “perfetto”, dopo un intervento di questo tipo l’olivo risulta bilanciato e ben esposto alla radiazione luminosa.
Figura 11. Raccolta manuale con l’ausilio di scale e reti all’interno dell’oliveto
“Muri Chiuso”.
2.1.2 C
ASTAGNETOC
ARDUCCIL’azienda è situata nella frazione di Bolgheri del comune di Castagneto Carducci (LI), e presenta circa 25 ha di oliveti, di cui 7,5 intensivi piantati nel 1987 e nel 1996, con un sesto di 6 x 3 m, su terreno in lieve pendenza (5%). Il suolo è gestito con inerbimento naturale, sfalci sull’interfilare e periodico diserbo sulla fila. La difesa viene effettuata mediante trattamenti con Dimetoato per la mosca dell’olivo (Bactrocera oleae (Rossi)) e prodotti rameici per il controllo dell’ occhio di pavone (Spilocaea oleagina (Cast.) Hugh) e della rogna (Pseudomonas savastanoi pv savastanoi (Smith)), secondo le dosi e le epoche standard nella zona. La concimazione è annuale e viene eseguita con urea. Le varietà maggiormente presenti negli oliveti considerati sono Frantoio e Leccino, ed in numero minore Moraiolo, Maurino e Pendolino.
L’impianto del 1996 viene allevato a monocaule a chioma libera, secondo quanto descritto da Gucci e Cantini (2001). La forma di allevamento a monocaule a chioma libera è stata ottenuta con minimi interventi di potatura volti alla formazione di un unico fusto, alla eliminazione dei polloni e alla correzione di eventuali disformità di accrescimento tra i diversi settori della chioma. Durante la fase di allevamento, l’oliveto veniva irrigato mediante un impianto di irrigazione a goccia, che è stato però disattivato nel 2000.
Nella primavera del 2002, all’interno di questo oliveto, su alcuni filari è stato
effettuato un taglio di capitozzatura sull’asse centrale mentre la rimanente parte
dell’oliveto è stata lasciata non potata. Alla fine della stagione di crescita del 2005, le
chiome si presentavano di grandi dimensioni, fortemente ombreggiate, con frutti
piccoli e in ritardo di maturazione. Nel 2006 si è deciso di procedere ad una potatura
a tutta cima, per mezzo di tagli di ritorno; questo ha consentito di alleggerire la
chioma rispettando l’integrità delle branche principali e la funzionalità fisiologica
della pianta (Figura 12; Figura 13). Due delle file componenti la parcella sono state
lasciate non potate, per poter osservare l’accrescimento vegetativo delle piante e la
loro produzione dopo 5 anni consecutivi di assenza di interventi di potatura.
a) b)
Figura 12. Olivo allevato a monocaule a chioma libera, prima (a) e dopo (b) la potatura a tutta cima eseguita nel 2006. La potatura è stata energica per contenere le dimensioni dell’albero, rinnovare la superficie a frutto, consentire la penetrazione della luce all’interno della chioma e ripristinare uno scheletro della pianta adatto alla raccolta meccanica.
Figura 13. Alberi prima (sinistra) e dopo (destra) la potatura a tutta cima, nella
primavera del 2006
Figura 14. Oliveto intensivo impiantato nel 1996, con sesto d’impianto di 6 x 3 m, ed olivi allevati a monocaule a chioma libera. Il suolo è gestito con inerbimento spontaneo e diserbo sulla fila. L’impianto d’irrigazione a goccia, benché tuttora presente, è stato disattivato nel 2000.
Figura 15. Particolare di uno dei filari dell’oliveto impiantato nel 1996, durante
l’inizio delle operazioni di potatura nell’aprile 2007. Il diserbo sulla fila è stato
eseguito da meno di un mese.
Nel 2007 si è attuata nell’oliveto una leggerissima potatura, tesa esclusivamente ad eliminare i rami improduttivi della zona bassa della chioma, ed alla piegatura di eventuali “succhioni” (Figura 16). Tali operazioni sono state eseguite da un solo operatore, munito di forbici a braccio lungo (circa 1 m) e forbici normali. I due filari non potati nel 2006 non hanno subito, anche in questa annata, nessun tipo di intervento.
La raccolta è stata effettuata in tutta l’azienda meccanicamente, con scuotitore del tronco Tornado della ditta Berardinucci, semiportato da trattrice Same 75. Il cantiere di lavoro era costituito da sei persone, di cui quattro addette allo spostamento dei teli ed alla raccolta delle olive, una sul trattore ed una a terra che, munita di radiocomando, muoveva la testa vibrante in modo da attaccarla al tronco della pianta da scuotere.
a) b)
Figura 16. Olivo della varietà Moraiolo prima (a) e dopo (b) la potatura, nel 2007. La potatura è stata eseguita da un solo operatore, munito di troncarami e forbici manuali.
Si nota come l’intervento, nel 2007, sia stato estremamente leggero, e non abbia
praticamente interessato la parte alta della chioma, per consentire un rapido recupero
della piena produttività, dopo la potatura drastica del 2006.
Figura 17. Un buon metodo per stimare l’incidenza della potatura in atto è quello di valutare l’entità dei residui di potatura ottenuti. All’interno dell’azienda situata nel comune di Castagneto Carducci la quantità di legno rimossa è stata estremamente bassa.
Figura 18. Tagli di eliminazione, nella parte bassa della chioma, ed asportazione di
succhioni.
2.1.3 B
IBBONAL’azienda, prevalentemente olivicola, è suddivisa in tre corpi di cui due principali situati nel Comune di Bibbona (LI), ed un terzo nel comune di Cecina (LI). Gli oliveti interessano una superficie di circa 40 ha e, indipendentemente dall’età, si caratterizzano per una notevole produttività (18 kg di olive a pianta nel 2003, 20 nel 2004, 28 nel 2005 e nel 2006). Le varietà presenti in azienda sono Leccino, Frantoio, Moraiolo e Pendolino. La difesa viene normalmente effettuata secondo i metodi standard di lotta chimica, utilizzando prodotti a base di Dimetoato (0,150 l/ha) per il controllo della mosca dell’olivo, mentre le infestanti vengono controllate mediante le lavorazioni del terreno. Tutti gli oliveti presenti in azienda sono irrigati, mediante impianto di irrigazione a goccia.
L’oliveto in cui si è svolto l’intervento di potatura si estende per circa 5 ha di
superficie, in condizioni di lieve pendenza, e presenta olivi impiantati nel 1998, della
varietà Leccino. Il sesto d’impianto è di 6 x 3,8 m, per un totale di 430 piante/ha. Le
piante, allevate a monocaule a chioma libera, hanno subito in fase di allevamento
esclusivamente interventi di potatura atti all’eliminazione dei polloni. In seguito, al
quarto anno, sono stati eseguiti uno o due tagli nella parte centrale della chioma per
consentire una migliore penetrazione della luce. Nel 2001 gli olivi sono entrati in
produzione, producendo 5 kg/pianta. Così, dal 2001 al 2005, ad anni alterni, sono stati
eseguiti tre interventi di potatura leggera per eliminare qualche eventuale succhione
nella parte centrale della chioma, e alcuni rami esauriti nella zona medio- bassa. Il
tempo massimo registrato per questo tipo di operazioni è stato di 5 min/pianta. Nel
2006 solo una parte degli olivi è stata sottoposta ad un intervento di potatura, mentre
le altre piante sono state lasciate non potate. Laddove è stata eseguita, la potatura si è
limitata al minimo indispensabile, con tagli di ritorno (cioè in prossimità di una
ramificazione piuttosto sviluppata) tesi all’eliminazione delle parti vigorose nella
zona alta della pianta, cui si sono aggiunti interventi atti a sfoltire la zona centrale
della chioma, per consentire una migliore penetrazione della luce, e ad eliminare parti
basse di vegetazione in esaurimento. Si sono quindi mantenuti, in sostanza, i criteri di
potatura minima adottati fin dal 2001. I tempi di potatura registrati nel 2006 sono stati
di circa 8 minuti di manodopera per albero
Figura 19. Diverse fasi della potatura di un olivo allevato a monocaule a chioma
libera. La potatura, operata contemporaneamente da due operatori, muniti di
troncarami e forbici, si limita sostanzialmente all’eliminazione della vegetazione
esausta e dei succhioni, mediante il minor numero possibile di tagli. In questo modo,
con pochi minuti di lavoro, si riesce ad effettuare gli interventi necessari per
mantenere l’elevata produttività dell’albero.
Anche nel 2007 gli interventi di potatura hanno seguito criteri simili a quelli utilizzati nell’annata precedente, e solo una parte delle piante è stata potata. Gli interventi di potatura hanno interessato soltanto 44 piante, distribuite su 3 file, con tagli tesi ad una eliminazione della vegetazione esausta nella parte inferiore della chioma, alla rimozione dei polloni ed all’eventuale eliminazione di succhioni sviluppatisi nella zona interna.
Il cantiere di lavoro era costituito da due operatori, muniti di forbici a braccio lungo (circa 1 m), segaccio e forbici normali. I due operatori lavoravano contemporaneamente sulla stessa pianta (Figura 19), eseguendo, in breve tempo, una potatura piuttosto leggera.
La raccolta è stata effettuata meccanicamente mediante scuotitore del tronco Tornado, (ditta Berardinucci), radiocomandato e con testata vibrante, semiportato da una trattrice a ruote da 80 cv (Figura 21). Le olive che rimanevano sulla pianta venivano successivamente raccolte con l’ausilio di scuotitori elettrici, modello Olivium 600 (ditta Pellenc); questi attrezzi sono costituiti da un pettine vibrante portato su un’asta telescopica e da una batteria contenuta in uno zainetto che può essere portato a spalla dall’operatore (Figura 22). Per raccogliere le olive si sono utilizzate 8 reti di circa 6 x 25 m, disposte nell’interfila, in modo che lo scuotitore, avanzando nell’interfila, possa lavorare consecutivamente su due olivi contrapposti, ovvero appartenenti a file adicenti.
Complessivamente, gli operatori impegnati nella raccolta erano 7, così suddivisi:
- un operatore manovra lo scuotitore, preoccupandosi anche di aggiustare i teli in modo da consentire l’avanzamento dello scuotitore e la raccolta delle olive - due operatori, muniti di pettini elettrici, completano la raccolta delle piante
dopo il passaggio dello scuotitore del tronco
- quattro operatori si occupano della movimentazione dei teli lungo le file e del
recupero delle olive dai teli stessi
Figura 20. Oliveto impiantato nel 1998, con sesto 6 x 3,8 m, ed allevato a monocaule a chioma libera, seguendo i criteri di potatura minima sia nella fase di allevamento che in quella di produzione.
Figura 21. Macchina vibro-scuotitrice Tornado della ditta Berardinucci che opera in
un oliveto con sesto d’impianto di 6 x 3,8 m su piante allevate a monocaule,
all’interno dell’azienda di Bibbona
Figura 22. Operatore munito di scuotitore elettrico Olivium 600 (ditta Pellenc) al
lavoro all’interno dell’oliveto di Bibbona. Lo scuotitore è costituito da un pettine
vibrante portato su asta telescopica e da una batteria portatile. In questo caso col
pettine l’operatore sta raccogliendo i frutti rimasti sull’albero dopo il passaggio del
vibro-scuotitore del tronco.
2.1.4 S
ANG
IMIGNANOL’azienda è situata nel Comune di San Gimignano (SI), con corpi aziendali in quello di Certaldo (FI) e di Barberino Valdelsa (FI); presenta seminativi, vigneti e oliveti.
Questi ultimi, disposti su un terreno collinare, in discreta pendenza, presentano piante di circa 75 anni, non molto produttive, con un sesto d’impianto di 5 x 5 m, allevate a vaso cespugliato e senza irrigazione. Le varietà presenti sono Maurino, Frantoio, Leccino, Pendolino e Correggiolo. Gli interventi agronomici seguono il disciplinare previsto per la produzione di olio biologico per cui viene eseguito un trattamento primaverile con ossicloruro di rame, un trattamento nei primi giorni di settembre con poltiglia bordolese e una concimazione mediante un concime organico azotato a lenta cessione, in quantità pari a circa 3 q/ha. L’inerbimento è spontaneo e i residui di potatura vengono trinciati e lasciati sul terreno. In tarda primavera il terreno è lavorato con frangizolle per evitare carenza idrica estiva ed a settembre vengono effettuate la spollonatura e la rimozione dei succhioni fino ad 1 m d’altezza.
Fin dal 2003 sono state scelti in azienda tre oliveti, posizionati in tre differenti zone:
- L’oliveto “Bini”, che comprende un totale di 473 piante, con sesto d’impianto di 6 x 7 m.
- L’oliveto “San Vito”, costituito da 466 piante con sesto d’impianto 6 x 5 m.
- L’oliveto “Solatio”, caratterizzato da un sesto d’impianto di 6 x 5 m, e comprensivo in tutto di 414 piante, su terreno in buona pendenza.
Questi oliveti sono stati sottoposti, fino al 2005, ad interventi di potatura regolati secondo un turno triennale, che prevede la non potatura per un anno, una potatura molto leggera (eliminazione di polloni ed alleggerimento della chioma) l’anno successivo, ed infine una potatura energica con tagli di ritorno al terzo anno. In questo modo, le operazioni annuali di potatura vengono significativamente snellite, permettendo di ridurre significativamente i costi e la necessità di manodopera.
Fino al 2005 gli interventi di potatura sono stati eseguiti utilizzando piattaforme
agevolatrici per avvicinare l’operatore alle parti più alte della chioma; dal 2006 in
tutti gli oliveti è stata eseguita, invece, una potatura meccanizzata mediante forbici
pneumatiche dotate di aste telescopiche che ha consentito di eseguire tutte le
operazioni completamente da terra. La potatura meccanizzata ha interessato nel 2006
le tre parcelle, che hanno subito, indipendentemente dal turno di potatura, un
intervento di diradamento e di contenimento dell’altezza della chioma, in modo da consentire lo svolgimento di tutte le operazioni da terra.
Nel 2007 sarebbe dovuta riprendere la potatura secondo la logica del turno triennale.
Purtroppo invece, per problemi di tempo dovuti al protrarsi della potatura e legatura della vite, è stata effettuata esclusivamente una potatura energica in una zona dell’oliveto “Solatio”, denominata “Pasqualetti” (costituito da 194 piante), mentre non si è fatto alcun tipo di intervento sulle restanti piante dell’appezzamento né sull’oliveto San Vito, che avrebbe dovuto subire interventi di spollonatura e alleggerimento della chioma (Tabella 1).
Nell’oliveto “Pasqualetti” (Figura 23), quindi, come già accennato, è stata effettuata una potatura energica, tesa a stimolare il rinnovo della vegetazione, dato che, nell’ottica del turno triennale precedentemente descritto, il prossimo anno queste piante non saranno potate, e l’anno successivo subiranno una potatura molto leggera, volta esclusivamente all’eliminazione delle parti esauste e dei succhioni. La necessità di una potatura energica è stata un’esigenza dettata anche dalla scarsa produttività delle piante nelle annate precedenti.
Il cantiere di lavoro era costituito da tre operatori (Figura 25), ed il lavoro risultava così suddiviso:
- un operatore, munito di forbici pneumatiche (ditta Campagnola) con asta telescopica di 2 m, potava la parte alta della chioma
- un operatore, munito di forbici pneumatiche con asta telescopica di 1 m, potava la parte bassa e quella interna della pianta
- un operatore dispone in andane, lungo l’interfila, i residui di potatura, ed inoltre, utilizzando forbici a mano e sporadicamente il segaccio, ritocca le potatura delle piante.
Le andane ottenute coi residui di potatura, come abbiamo già detto, saranno in seguito trinciate e lasciate sul terreno.
Il compressore che alimentava le forbici pneumatiche era collegato ad un trattore
FIAT 680 DTH (Figura 24).
Figura 23. Vista dell’ oliveto “Pasqualetti”, prima della potatura energica. Gli olivi sono allevati a vaso cespugliato, ed il terreno è gestito con inerbimento spontaneo.
Figura 24. Trattrice FIAT 680 DTH e compressore per le forbici pneumatiche
Tabella 1. Schema riepilogativo degli interventi di potatura, organizzati secondo un turno triennale, per i tre oliveti di San Gimignano, dal 2003 al 2007. Nonostante il turno triennale, nel 2006 tutti e tre gli oliveti sono stati potati seguendo i medesimi criteri: alleggerimento della chioma per migliorare la penetrazione della luce e contenere le dimensioni della pianta, consentendo così di eseguire da terra tutte le operazioni. Nel 2007, per problemi di tempo, la potatura è stata effettuata soltanto in una parte dell’oliveto “Solatio”, e più precisamente nella zona denominata
“Pasqualetti”.
O
LIVETO2003 2004 2005 2006 2007
S
OLATIOEnergica mediante tagli
di ritorno
Nessun intervento
Spollonatura + alleggerimento
chioma
Contenimento dell’altezza + alleggerimento
Energica mediante tagli
di ritorno
S
AN VITOSpollonatura + alleggerimento
chioma
Potatura energica mediante tagli
di ritorno
Nessun intervento
Contenimento dell’altezza + alleggerimento
Nessun intervento
B
INI intervento NessunSpollonatura + alleggerimento
chioma
Potatura energica mediante tagli
di ritorno
Contenimento dell’altezza + alleggerimento
Nessun intervento