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1. SUL CONCETTO DI SEMIPERIFERIA

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1. SUL CONCETTO DI SEMIPERIFERIA

1.1. IL PORTOGALLO COME SEMIPERIFERIA

Prima di iniziare a parlare nello specifico del romanzo di Guimarães Rosa e di dar conto della rappresentazione del Brasile che ne emerge (che vorremmo analizzare utilizzando l’orizzonte concettuale della ‘semiperiferia’), sarà utile tracciare i contorni di tale orizzonte concettuale, specificando alcuni dei nodi semantici che si coagulano intorno al termine e che sarà indispensabile avere bene in mente al momento di andare a ricercarli nell’universo di Grande sertão. In altre parole, forniremo alcune informazioni preliminari per capire di cosa si parla quando si usa il termine ‘semiperiferia’ per poi, in seguito, giustificare la nostra scelta di applicarlo alla realtà brasiliana e al romanzo che – come abbiamo dichiarato nell’introduzione – vogliamo dimostrare esserne una traduzione sul piano contenustico e formale.

Il termine ‘semiperiferia’ è una coniazione di Immanuel Wallerstein, che lo utilizza per la prima volta nel suo The Modern World-System I. Capitalist Agriculture and the Origins of the European World-Economy in the Sixteenth Century (1974), per indicare quelle zone che all’interno del sistema da lui

denominato ‘economia mondo’1, occupano una posizione intermedia tra centro e periferia. Vediamo, nello specifico, la sua definizione:

Vi sono poi le zone semiperiferiche, una via di mezzo tra centro e periferia per aspetti quali la complessità delle attività economiche, la forza dell’apparato statale, l’integrità culturale, ecc. Alcune di tali zone hanno fatto parte di precedenti

1

Per ‘economia-mondo’ si intende il quadro geopolico proprio del mondo contemporaneo (ma che sorge con l’avvento dell’era moderna), caratterizzato da una rete di relazioni interstatali di natura primariamente economica, ma che si riflettono anche sul piano politico, culturale, sociale. Queste si fondano su una distribuzione ineguale delle risorse e un’organizzazione del lavoro che risponde a una rigida gerarchizzazione dei vari Paesi a seconda della posizione che ciascuno di essi occupa all’interno dello scacchiere globale (posizione che può essere, appunto, centrale, periferica e semiperiferica).

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economie-mondo in qualità di aree centrali. Altre erano zone periferiche che furono in seguito promosse, per così dire, in conseguenza dei mutamenti geopolitici di un’economia-mondo in espansione.

Tuttavia la semiperiferia non è un artificio utile alle suddivisioni statistiche e neppure una categoria residua, ma un elemento strutturale necessario in un’economia-mondo. Questa zona sostiene un ruolo parallelo, mutatis mutandis a quello sostenuto dai gruppi commerciali intermedi in un impero. È un punto di raccolta di capacità vitali spesso politicamente impopolari. Queste aree intermedie (così come i gruppi intermedi in un impero) deviano parzialmente le pressioni politiche che i gruppi situati prevalentemente nelle zone periferiche potrebbero altrimenti dirigere contro gli Stati centrali e contro i gruppi che operano entro e attraverso i loro apparati statali. D’altro canto gli interessi situati prevalentemente nella semiperiferia sono fuori dall’arena politica degli Stati centrali, e trovano difficile perseguire i propri fini in coalizioni politiche che potrebbero offrirsi loro qualora agissero nella stessa arena politica2.

In un’opera successiva, l’economista aggiungerà che «In moments of expansion of the world-economy, these states find themselves attached as satellites to one or another core power and serve to some extent as economic transmission belt and political agents of imperial power»3.

I criteri di classificazione di una zona come semiperiferica, in Wallerstein, si articolano, dunque, su due piani: quello delle caratteristiche e quello della funzione. In altre parole si definisce come semiperiferica un’area che a) presenta una commistione di caratteristiche (primariamente economiche e politiche) delle aree propriamente centrali e di quelle propriamente periferiche e b) svolge una

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IMMANUEL WALLERSTEIN, Il sistema mondiale dell’economia moderna I. L’agricoltura

capitalistica e le origini dell’economia-mondo europea nel XVI secolo, introduzione all’edizione

italiana di FERNAND BRAUDEL, traduzione di GIUSEPPINA PANZIERI e DAVIDE PANZIERI, Bologna, Il Mulino, 1978, pp. 476-77. Si cita dalla traduzione italiana per comodità di reperimento.

3 I

MMANUEL WALLERSTEIN, The politics of the world-economy. The states, the movements and the

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funzione di intermediazione tra le aree propriamente centrali e quelle propriamente periferiche4.

Quella di Wallerstein è una definizione di minima, che ha il merito di introdurre un concetto di capitale importanza per comprendere il funzionamento del mondo contemporaneo (interconnesso e globalizzato), ma che si limita a teorizzare la natura intermedia di queste aree senza dirci niente sulla loro configurazione specifica; si limita insomma a posizionare queste aree in relazione a quelle rispettivamente periferiche e centrali, ma non ci dice niente sulla loro natura.

A Boaventura Sousa Santos va il merito di aver colmato questa lacuna, descrivendo più dettagliatamente caratteri e funzioni della semiperiferia; o meglio, di una specifica area semiperiferica: il Portogallo. Passeremo in rassegna alcune delle caratteristiche del Portogallo individuate dal sociologo come proprie della sua condizione semiperiferica, per poi successivamente tentare di capire in che misura e con quali varianti ciò che questi dice della realtà portoghese può essere applicato alla realtà di nostro più immediato interesse: quella brasiliana. A facilitare questo passaggio sarà il discorso sulla semiperifericità del colonialismo portoghese, che, allargando la visuale dal Portogallo in quanto singolo stato al Portogallo in quanto impero coloniale, ci fornisce una prima genealogia di alcuni tratti della società brasiliana, interpretabili come conseguenza diretta del modo in cui le relazioni coloniali (nella specificità che esse hanno assunto nei contesti in cui il colonizzatore era il Portogallo) hanno costruito il terreno su cui si sarebbe sviluppato il moderno Brasile.

Sul piano che abbiamo dianzi definito ‘delle caratteristiche’, la commistione di elementi del centro e della periferia nella realtà portoghese viene analizzata da vicino da Sousa Santos nei saggi Estado e sociedade na semiperiferia do sistema

mundial: o caso português («Análise Social», vol. XXI (87-88-89),

1985-3.º-4.º-5.º, pp. 869-901), Onze teses por ocasião de mais uma redescuberta de Portugal (Oficina do CES n. 21, Dezembro 1990) e O estado, as relações salariais e o

4 Nel caso del Portogallo l’intermediazione era un tempo tra l’Europa e il suo Impero, oggi tra la

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bem-estar social na semiperiferia: o caso português (Oficina do CES n. 32, Julho

1992).

Le mutiple sfaccettature che questa assume si possono riassumere in un

fenomeno di mancata coincidenza tra relazioni di produzione capitalistica e relazioni di riproduzione sociale5. Questa mancata coicidenza può essere il risultato di due fattori: l’azione regolatrice dello Stato, che, attraverso un sistema di garanzie sociali e l’erogazione di servizi, supplisce alle insufficienza di una produzione scarsa (rispetto a quella delle economie centrali), dunque scarsamente remunerativa per la maggiorparte della popolazione; la presenza di tutta una serie di meccanismi più o meno informali che svolgono una funzione di incremento delle condizioni di vita (e della produzione stessa) e, vedremo, ammortizzano le mancanze dello Stato. Soffermiamoci ora sul secondo fattore, per comprenderne la dinamica di funzionamento, che ci aiuterà a introdurre e esemplificare alcuni concetti che riprenderemo più volte nel corso del presente lavoro.

Tra i meccanismi informali di aumento della produzione e della riproduzione sociale si deve distinguere tra forme di produzione regolate da relazioni che non rispondono alle logiche dei sistemi economici moderni (vale a dire del capitalismo liberista) e forme di mutualismo sociale che suppliscono alle falle di uno stato sociale in crisi. Per quanto riguarda le forme di produzione che possiamo definire “alternative” rispetto ai pattern economici egemoni, particolare rilevo è assunto dalla piccola agricoltura (a conduzione prevalentemente familiare), che costituisce una fonte di reddito talvolta esclusiva ma più spesso supplementare alla classica retribuzione salariale. Oltre a rappresentare un’alternativa al meccanismo tradizionalmente capitalistico della vendita di forza lavoro e un suo suppletivo per l’aumento della riproduzione sociale, la piccola agricoltura genera un tessuto di relazioni radicalmente altre rispetto a quelle organizzate attorno al lavoro salariale, che interferiscono con queste ultime. Il che ci conduce al secondo dei meccanismi informali che svolgono una funzione di elevamento del livello di

5 Per riproduzione sociale si intende ogni forma di attività tesa a ricostruire la forza lavoro

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riproduzione sociale: il mutualismo sociale o, nelle parole di Boaventura, ‘società-previdenza’.

Nella decima delle sue Onze teses por ocasião de mais uma redescuberta de

Portugal, Sousa Santos tratta diffusamente di questo aspetto. Il titolo della tesi è

indicativo:

A sociedade civil portuguesa parece fraca porque não se organiza segundo os modelos egemónicos, os que têm predominado nos países centrais da Europa. Constitui, por exemplo, uma forte sociedade-providência que tem colmatado, pelo menos parcialmente, as deficiências da providência estatal6.

Questa società-previdenza, che in molte casi fa le veci di uno stato sociale avanzato (che nei paesi centrali si occupa di mediare tra le esigenze del capitalismo e quelle della democrazia), si organizza secondo modelli tradizionali di solidarietà sociale, vale a dire modalità di organizzazione delle relazioni radicalmente altre rispetto a quelle poste dai rapporti di produzione di tipo capitalistico. Queste ultime sono fondate su uno scambio tra valori gerarchicamente ordinati, grazie alla mediazione di un terzo elemento astratto, il denaro, che pone la misura di equivalenza che rende possibile lo scambio generalizzato. Quelle che abbiamo definito ‘modalità altre’ di organizzazione delle relazioni, invece, assomigliano piuttosto a quella che Marcell Mauss, in un saggio giustamente celebre7, ha definito come ‘economia del dono’, basata sul valore d’uso degli oggetti e delle azioni e sull’assenza di obblighi e garanzie formali che regolino la reciprocità degli scambi, sostituite da un patto di fiducia tra persone di una stessa comunità, legate tra loro da vincoli di affettività. Come conseguenza del peso della piccola agricoltura come sistema suppletivo di aumento del livello di riproduzione sociale, tali relazioni rispondono il più delle volte a abitudini e immaginari propri della vita rurale, ma si diffondono anche nelle città, contaminando gli stili di vita propriamente urbani. Come esempio di

6 B

OAVENTURA SOUSA SANTOS, Onze teses, cit., p. 21.

7 M

ARCEL MAUSS, Essai sur le don. Forme et raison de l'échange dans les sociétés archaïques, in «L’année sociologique», 2ème série, 1923-24.

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declinazioni della società-previdenza, Boaventura cita quelle attività che potremmo raggruppare sotto l’etichetta di “paramedicina”, includendo in esse il servizio di assistenza ai malati svolto dalle migliaia di persone che ogni giorno rendono visita a amici e parenti negli ospedali, confortandoli con la propria compagnia ma anche con servizi ulteriori rispetto a quelli offerti dalla sanità pubblica (principalmente fornitura di cibo e comfort) e la cosiddetta medicina popolare (spesso connessa a pratiche religiose e di stregoneria).

La società-previdenza è stata a lungo considerata un vestigio pre-moderno. Recente è l’ipotesi di rappresentarla piuttosto come postmoderna, esempio sulla base del quale articolare progetti di sviluppo alternativo e a partire da cui ripensare un nuovo modello di welfare, più adatto a rispondere alle molteplici esigenze di un capitale sociale che eccede sempre di più le maglie dell’amministrazione statale classicamente intesa. Pre o postmoderno, quello che ne risulta è un effetto di compresenza di “temporalità” distinte all’interno di un sistema considerato in una prospettiva sincronica. Questa compresenza è quella che Franco Moretti, nel saggio Opere mondo. Saggio sulla forma epica dal Faust

a Cent’anni di solitudine (Torino, Einaudi, 1994) definisce come

‘contemporaneità del non contemporaneo’8

, individuando in essa il tratto peculiare della semiperiferia. Nelle parole del critico la non-contemporaneità «è connessa a una posizione specifica entro il sistema-mondo: ignota agli Stati del centro, relativamente omogenei, essa è tipica della semiperiferia, dove prevale viceversa lo sviluppo combinato»9, ovvero «dove coesistono in uno spazio ristretto forme sociali e simboliche storicamente disomogenee, e spesso originarie di luoghi del tutto diversi»10. Va da sé che la non-contemporaneità di forme di vita coesistenti può essere riconosciuta come tale solo a partire da un’ideologia storicista che ci abitua a pensare come non contemporaneo (precedente o successivo) ciò che è semplicemente diverso; a organizzare le plurali

8 In realtà il termine è di Ernst Bloch, che lo utilizza Erbschaft dieser Zeit (Eredità del nostro

tempo), Zürich, Oprecht & Helbling, 1935.

9 F

RANCO MORETTI, Opere mondo, cit., p. 47.

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manifestazioni della vita umana secondo una linearità temporale che va dal sottosviluppo allo sviluppo. È insomma il corollario di quel ‘non ancora della storia’ inventato dalle società occidentali per giustifare le loro pretese coloniali e che porta a giudicare le aree del mondo in maniera gerarchica, a seconda del loro maggiore o minore grado di adeguamento alla fisionomia raggiunta dalle moderne democrazie occidentali e dalle economie liberiste in esse vigenti. Su questi temi torneremo, più approfonditamente, nel corso del presente lavoro.

La discrepanza vigente in Portogallo tra quadro giuridico-istituzionale e pratiche sociali effettive (trasposta dalla madrepatria alle colonie) ha da sempre scandalizzato i colonozzatori nord-europei, portandoli a teorizzare le mancanze del colonizzatore portoghese, considerato, prendendo a prestito la metafora shakespeariana ormai corrente negli studi postcoloniali, come un Prospero imperfetto, o meglio un essere intermedio tra Prospero e Calibano, ovvero un ‘Prospero calibanizzato’. Nel saggio di Boaventura Sousa Santos Entre Prospero

e Caliban: colonialismo, pós-colonialismo e inter-identidade11, testo fondativo

per gli studi postcoloniali di aria “lusofona”, troviamo un’eccelente analisi della “specificità”12

del colonialismo portoghese. Muovendo dalla condizione

11

Il testo, uscito per la prima volta nel 2002 in MARIA IRENE RAMALHO-ANTÓNIO SOUSA RIBEIRO

(orgg.), Entre ser e estar. Raízes, percursos e discursos da identidade, Porto, Edições Afrontamento, 2002, fu ripubblicato in BOAVENTURA SOUSA SANTOS, A gramática do tempo.

Para uma nova cultura política, Porto, Afrontamento, 2006, pp. 211-258. Una traduzione italiana

del testo (Tra Prospero e Calibano: colonialismo, postcolonialismo e inter-identità) è disponibile nel volume Atlantico periferico, a cura di MARGARIDA CALAFATE RIBEIRO-ROBERTO VECCHI -VINCENZO RUSSO, traduzione italiana di GIULIA CRESCENTINI ANDERLINI, Reggio Emilia, Diabasis, 2008, pp. 19-78.

12

L’idea di specificità suggerisce la perifericità del colonialismo portoghese sia nell’ambito delle pratiche coloniali che dei discorsi coloniali e postcoloniali (sorti in ambito anglofono e tarati sulla realtà delle ex colonie inglesi). Laddove si parla di ‘specificità’, infatti, vi è il riconoscimento implicito dell’esistenza di una ‘norma’, situata altrove (in questo caso nel colonialismo britannico). Boaventura Sousa Santos è stato criticato a più riprese per aver mantenuto questa idea, pur motivandola come il prodotto di un quadro storico-politico ben preciso. Si vedano ad esempio ANA PAULA FERREIRA, Specificity without Exceptionalism. Towards a Critical Lusophone

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semiperiferica dello Stato portoghese, il sociologo teorizza il carattere intrinsecamente ibrido della cultura del Portogallo e da lì si muove per spiegare le strategie coloniali da esso adottate. Come conseguenza di uno sviluppo economico intermedio e di una posizione di intermediazione tra centro e periferia dell’economia-mondo, lo Stato portoghese è:

uno Stato che, essendo simultaneamente prodotto e produttore di questa posizione intermedia e intermediaria, non assunse mai pienamente le caratteristiche dello Stato moderno proprie dei paesi centrali, soprattutto quelle che si cristallizzarono nello Stato liberale a partire dalla metà del diciannovesimo secolo; processi culturali e sistemi di rappresentazione che, essendo difficilmente inquadrabili nei binarismi propri della modernità occidentale – cultura/natura; civilizzato/selvaggio; moderno/tradizionale – possono essere considerati originarimente ibridi, sebbene in fondo, non siano che differenti, di una differenza che, però, non può essere captata nei suoi termini specifici13.

Ne risulta che la cultura portoghese è «una cultura di frontiera. Non ha contenuto. Ha soprattutto forma, e questa forma è la frontiera, la zona di frontiera».14 Parafrasando, la condizione semiperiferica del Portogallo è prima di tutto da intendere in base a ragioni di economia politica, ma ha portato con sé un corollario di istituzioni, forme organizzative, discorsi e immaginari che consentono di utilizzare la categoria di Wallerstein per indicare un complesso di rappresentazioni che eccede il piano politico-economico e conferire, così, al termine ‘semiperiferia’ lo spessore sociologico che permette di servirsene per indicare non solo una posizione all’interno dello scacchiere mondiale, ma un modo di essere nel mondo.

Center/Universiteit Utrech, 2007 e PAULO DE MEDEIROS, Turning Points. An Introduction to

Postcolonial Theory and Lusophone Literatures, ivi, pp. 1-7.

13 B

OAVENTURA SOUSA SANTOS, Tra Prospero e Calibano: colonialismo, postcolonialismo e

inter-identità, cit., p. 19. Si cita dalla traduzione italiana per comodità di reperimento.

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In cosa consiste questo modo di essere nel mondo? E che forme ha assunto nelle relazioni coloniali che hanno strutturato le società delle ex colonie portoghesi (tra cui il Brasile)?

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