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Via livornese

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Academic year: 2021

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7.1 Generalità

L'idea di un nuovo circolo canottieri nasce dalla necessità di risolvere l'annoso problema dei vari circoli già presenti in città, come

• Il Circolo Canottieri Arno, come visto, situato proprio nel quartiere di porta a Mare, sul lungarno Bonaccorso da Padule;

• la Società Canottieri Sodini, ubicata all'interno di un vecchio supermercato del quartiere C.E.P. e distante dal fiume qualche centinaio di metri;

• il Circolo Canottieri Barca Rossa, legato di fatto al gruppo Sportivo dei Vigili del Fuoco e che proprio di fronte alla Caserma, sul lungarno Guadalongo, trova ubicazione;

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• la Società Canottieri Licio Giacomelli, anch'esso presente nel quartiere oggetto della presente tesi;

• infine il Circolo Barca Gialla, che trova dimora in fondo al viale delle Piagge, in località il Tondo.

La condizione di questi circoli non è delle migliori. Ad eccezione del Circolo Canottieri Arno, gli altri sono ubicati in terreni del demanio per concessione del Comune di Pisa. Non hanno sufficiente spazio per il ricovero delle imbarcazioni;

spesso sono realizzati in baracche di lamiera, dove a fatica trovano spazio dei servizi igienici e degli spogliatoi fatiscenti.

Queste osservazioni e la conoscenza della buona tradizione della città per questo sport, anche e soprattutto per la presenza di importanti eventi remieri di tradizione ( il Palio di San Ranieri, la regata delle Antiche Repubbliche Marinare, la regata Pisa-Pavia tra gli atenei delle due città), mi ha portato alla scelta di progettare un nuovo ed efficiente circolo per il canottaggio.

7.2 Inquadramento urbanistico

L'area scelta per la realizzazione di questa importante struttura risulta essere quella ubicata al di là dell'attuale ultimo tratto del Canale dei Navicelli, appena sotto le abitazioni che si sviluppano sulla Via Livornese.

Più precisamente la zona in esame, di circa 64 ha, rimane racchiusa tra l’abitato di via Livornese, il canale dei Navicelli e il tratto terminale della superstrada realizzato all’inizio degli anni novanta.

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Inquadramento della superficie d'interesse

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I principali connotati di questa area sono di tipo prevalentemente agricolo e non presentano aspetti naturali e paesaggistici di particolare pregio da salvaguardare.

L’unico elemento di un qualche interesse è la zona paludosa (piccoli laghetti) che si è formata a seguito di una depressione nata con le cave per l’escavazione dell’argilla.

Nel Regolamento Urbanistico del comune di Pisa, tale zona è attualmente indicata con Q3c, cioè “Assetti urbani recenti suscettibili di limitati incrementi del carico abitativo”, a destinazione d'uso prevalentemente residenziale di trasformazione urbana.

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Via livornese

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Infatti tale area è soggetta a piano attuativo con scheda norma n°23.2 e denominata Parco Urbano di Porta a Mare e di cui si riportano di seguito alcuni stralci delle sezioni B e C e loschema distributivo:

Sezione B – Obiettivi generali

... i caratteri identificativi del Parco Urbano di P.ta a Mare saranno principalmente quelli di una zona a prevalenza agricola integrata da spazi e percorsi verdi aperti.

...

Nell’ambito del sistema del verde urbano che il R.U. intende

realizzare, la previsione del Parco Urbano a P.ta a Mare rappresenta uno degli elementi di maggiore interesse perché mira a conservare e a valorizzare i segni storici e naturali di un’area strettamente legata e definita dai principali corsi d’acqua, fiume Arno e canale dei

Navicelli.

...

Sezione C – Indicazioni progettuali

Il P.A. deve prevedere l’inserimento di elementi fruibili, percorsi pedonali e ciclabili, aree pubbliche attrezzate, accessi, parcheggi nella misura in cui non alterano e non compromettono questo suo specifico carattere prevalente.

Fra gli obiettivi vi è anche il completamento della pista ciclabile (tratto Pisa – Litorale) lungo il tracciato della ex tramvia che attraversa tutta l’area e che consentirà al parco urbano di essere collegato con la rete dei percorsi presenti su tutto il territorio comunale.

...

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La previsione, inoltre, consente di dotare la zona sud-ovest della città di spazi di verde di cui è carente e permette che il canale dei Navicelli possa acquisire anche una funzione legata alle attività del tempo libero.

...

Dietro uno specifico studio di settore il piano deve prevedere l’inserimento di elementi paesaggistici come filari di alberi lungo i percorsi pedonali o lungo le suddivisioni delle proprietà e dei campi, o la eventuale creazione di zone boscate là dove non sono presenti attività agricole, o ancora prevedere dei movimenti di terra, il tutto in modo da favorire una migliore configurazione e immagine del

paesaggio.

Attualmente su tale zona è presente una vecchia fornace per la fabbricazione di mattoni laterizi, oramai dismessa da oltre trentanni.

Tale struttura, in pessime condizioni statiche, risulta pericolante in molte sue porzioni e proprio per questo motivo, ne abbiamo supposto il totale abbattimento.

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Anche dalle immagini aeree si possono notare le pessime condizioni della struttura della vecchia fornace

7.3 Il bacino di allenamento

Altro aspetto che è emerso nel corso del lavoro di analisi e conoscenza, è la necessità di poter contare su un bacino di allenamento, per così dire interno, dove cioè poter continuare a svolgere le attività sportive quando l'Arno è in fase di piena.

Così, in relazione alle schede norma del piano attuativo della zona di Porta a mare, che indica al di sotto dell'area occupata attualmente dalla fornace, la realizzazione di una grande area a verde (quasi un parco urbano), ho pensato alla realizzazione di una vasta area verde attrezzata e caratterizzata da percorsi vita.

Tale area verde dovrebbe affacciarsi su un bacino interno, lungo circa cinquecento metri destinato alle attività di canottaggio. Tale bacino è stato pensato

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parallelo al corso del Canale dei Navicelli: largo circa venti metri e in collegamento con il canale attraverso due aperture: una a nord, di fronte al circolo; l'altra a sud, quasi all'altezza dello svincolo autostradale proveniente dalla superstrada Firenze- Pisa-Livorno e che passa sopra al Canale.

Il bacino di allenamento ed il Canale risultano separati da una sottile striscia di terreno, larga circa dieci metri e sulla quale scorre un sistema ciclo-pedonale e si sviluppano due filari paralleli di alberature. Tale striscia di terra si rende necessaria per la “difesa” del bacino di allenamento dei canottieri nei confronti del resto del Canale e del traffico di natanti che in esso sarà incrementato dalla riapertura dell'incile con l'Arno.

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7.4 Informazioni e funzioni minime

Per prima cosa mi sono informato su quelle che dovevano essere le funzioni minime che tale organismo doveva soddisfare.

Sono stati così effettuate visite ed alcuni incontri con atleti ed allenatori dei già citati circoli pisani, per cercare di capire le loro esigenze e le loro aspettative.

Tra le problematiche che sono emerse, vi sono ovviamente quelle di carattere infrastrutturale e cioè legate alla carenza, o in alcuni casi alla totale mancanza di servizi igienici adeguati. Spesso i locali destinati agli spogliatoi sono insufficienti;

in alcuni casi mancano quelli per le donne; in altri ancora, mancano del tutto.

Altro aspetto fondamentale risulta essere l'insufficienza degli spazi destinati alle attività sportive fuori dall'acqua: palestre per la muscolazione; palestre per il corpo libero, sale per la fisioterapia.

Allo stesso tempo mi sono informato sulle tecniche di allenamento e sugli eventuali macchinari che dovrebbero trovar spazio nel circolo, arrivando a determinare quella che potrebbe essere l'allenamento tipo di un canottiere.

L'atleta arriva al Circolo e, se non ha da ottemperare ad impegni di carattere amministrativo (recarsi in segreteria per pagare la quota mensile, oppure ricevere alcune informazioni...), si reca subito negli spogliatoi. Qui si cambia e lascia i suoi indumenti per prepararsi alla sessione di allenamento. Quindi si reca in una delle due palestre: generalmente si recherà nella palestra per gli esercizi a corpo libero al fine di prepararsi all'allenamento con i pesi, oppure all'uscita in barca. Le imbarcazioni dovranno quindi trovarsi in appositi locali, vicini alle palestre nonché agli scali per scendere in acqua.

Pertanto le funzioni minime richieste per un circolo canottieri sono risultate le seguenti:

− direzione

− amministrazione

− pronto soccorso

− locali per il ricovero delle imbarcazioni

− palestra per esercizi a corpo libero 183

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Un possibile organigramma delle funzioni potrebbe essere il seguente:

Nei mesi invernali, soprattutto nelle ore serali, oppure in presenza di atleti che devono ancora prendere confidenza con l'acqua, è possibile sostituire l'allenamento in barca con una sorta di simulazione effettuata mediante due macchine assai communi nel canottaggio: la vogatterra e il remengometro.

La prima non è altro che una vasca dalle ridotte dimensioni parallelamente alla quale viene installato il sistema dei carrelli di scorrimento che trova posto nelle imbarcazioni; il remengometro è invece uno strumento, dotato anch'esso di un carrello di scorrimento che determina la rotazione di un volano attraverso una catena. Con quest'ultimo strumento è possibile misurare potenza, i colpi al minuto e

INGRESSO

AMMINISTRAZIONE DIREZIONE SPOGLIATOI

PALESTRA

MUSCOLAZIONE

RICOVERO IMBARCAZIONI

SCALO

BACINO DI ALLENAMENTO

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le distanze percorse. Il remengometro è uno strumento abbastanza rumoroso, per cui mi è stato raccomandato di collocarlo in una stanza apposita e così ho fatto, realizzando la sala dove trovano posto la vogatterra e i remengometri.

Al fine di meglio integrare la struttura al quartiere e per fornire un servizio ed un punto di riferimento ai suoi abitanti si è poi pensato di inserire all'interno del circolo una zona sanitaria piuttosto importante, costituita di due ambulatori con servizi igienici e da una spaziosa ed ospitale sala d'aspetto.

In questi locali potrebbero svolgersi visite medico-sportive non solamente rivolte ai fruitori del circolo, ma agli abitanti della zona e non solo.

Un altro aspetto che abbiamo cercato di migliorare è quello della parte dirigenziale-amministrativa, dove oltre ad una segreteria ed una amministrazione, trovano posto un archivio, la stanza del presidente ed una sala riunioni per incontri e breafing.

Durante le visite ai circoli esistenti in città mi hanno colpito le pessime condizioni e le modeste dimensioni dei locali destinati agli spogliatoi ed ai servizi igienici. Proprio per questo ho progettato un sistema di quattro spogliatoi separati:

uno per gli allenatori, due di grandezza medio-grande (45-50mq) ed uno più piccolo Infine ho pensato anche alla presenza di un piccolo bar con dispensa, vista la distanza relativamente breve di esercizi commerciali, bar e self – service.

Alla luce di tutte queste considerazioni, le funzioni da me considerate per la stesura del progetto sono:

− direzione

− amministrazione

− pronto soccorso

− locali per il ricovero delle imbarcazioni

− palestra per esercizi a corpo libero

− sala muscolazione

− spogliatoi e servizi igienici

− sala rri

− sala vogatterra e remengometri

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7.5 Il progetto del Circolo

Il Circolo canottieri che ho pensato e progettato ha una pianta quadrangolare abbastanza regolare e prevede una corte interna a cielo aperto di circa 100 mq.

La sua disposizione è secondo la direzione nord-sud con quattro aperture: una sul fronte nord-ovest per l'ingresso principale; una sul fronte sud per gli atleti che raggiungono facilmente spogliatoi e palestre; una dalla parte del bacino, fronte est;

l'ultima sul fronte ovest per l'ingresso indipendente ala zona sanitaria.

La copertura è un misto padiglione-capanna ed è pensata realizzata in rame preossidato.

Per quanto riguarda la planimetria della costruzione, cioè il suo impianto ad una vista dall'alto, mi sono ispirato alle molte strutture idrauliche delle idrovore che connotano non poco le pianure tra la città ed il mare (Marina di Pisa, San Rossore..) insistendo sul territorio caratterizzandolo

L'idrovora di marina di Pisa

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Per quanto concerne la disposizione funzionale con le relative aree, si riporta il seguente schema di progetto:

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Per quanto riguarda i prospetti ed i riferimenti, mi sono ispirato alle costruzioni in legno tipiche degli stabilimenti balneari del lungomare pisano, nonché agli chalet lungo il viale D'Annunzio e quindi alle bilance dei pescatori che si possono vedere a Bocca d'Arno.

Proprio per questi riferimenti ho pensato ad una copertura in legno lamellare, sorretta da una struttura di pilastri in cemento armato, maglia 10x10 metri.

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I paramenti esterni sarebbero anch'essi interamente realizzati in legno verniciato di quei colori tipici delle costruzioni prima menzionate: colori che vanno dal verde al turchese, passando per l'azzurro.

Gli infissi delle vetrate che numerose illuminano gli ambienti esterni e che si affacciano da una parte sulla corte interna e dall'altra su un porticato largo circa tre metri che circonda sui fianchi sud, est ed ovest l'edificio, sono in alluminio verniciato con vernice antiumido.

Le bilance dei pescatori a Marina di Pisa

Schizzo di studio

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I locali per il ricovero delle imbarcazioni

Gli arsenali medicei a Pisa

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7.6 Il recupero delle acque meteoriche

Particolare attenzione è stata rivolta, nella stesura del progetto, al problema del recupero delle acque meteoriche, soprattutto per utilizzarle nel lavaggio delle imbarcazioni una volta tolte dal bacino.

Ho infatti notato, durante le visite ai vari circoli, che una ingente quantità di acqua viene utilizzata a tale scopo, soprattutto nei mesi estivi.

Tale importante riserva idrica può anche essere utilizzata per l'irrigazione del verde, soprattutto per quello subito adiacente alla struttura.

Nel pensare a tale importante aspetto ho considerato ovviamente come superficie captante, oltre al tetto, anche la corte interna dove ho pensato ad una grande griglia centrale da cui si possa vedere e sentire lo scorrere delle acque nel grande serbatoio di accumulo.

Tra i sistemi in grado di offrire un immediato contributo alla soluzione dei problemi dello spreco, della penuria e dei crescenti costi dell'approvvigionamento idrico vi sono sicuramente quelli basati sul recupero e riciclaggio delle acque meteoriche.

Si tratta di impianti modulari, talvolta molto evoluti, messi a punto in altri paesi (quelli distribuiti in Italia sono tutti di fabbricazione tedesca) dove le problematiche sopra accennate hanno raggiunto livelli così elevati da innescare una rapida spirale di aumento dei prezzi dell'acqua potabile che, in breve, ne ha resa la realizzazione di sicura convenienza economica.

I vantaggi che vengono offerti dall'installazione di impianti di raccolta dell'acqua piovana per uso individuale non vengono goduti solo a livello privato ma si riflettono positivamente anche nella sfera dell'intervento pubblico:

• evitano il ripetersi di sovraccarichi della rete fognaria di smaltimento in caso di precipitazioni di forte intensità;

• aumentano l'efficienza dei depuratori (laddove le reti fognarie bianca e nera non siano separate), sottraendo al deflusso importanti quote di liquido che, nel

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esempio durante forti temporali) che non viene assorbita dal terreno a livello urbano, a causa della progressiva impermeabilizzazione dei suoli, rendendo inutili i

potenziamenti delle reti pubbliche di raccolta.

Benefici talmente consistenti che, anche in Italia, già alcune amministrazioni comunali hanno in avanzata fase di studio forme di incentivazione (sconto sul pagamento degli oneri di urbanizzazione) per quanti adottino sistemi di recupero e riciclaggio delle acque piovane.

Nel settore privato circa il 50% del fabbisogno giornaliero d'acqua può essere sostituito con acque piovane.

Nelle residenze gli impieghi che si prestano al riutilizzo di queste ultime sono in particolar modo: il risciacquo dei wc, i consumi per le pulizie e il bucato,l'innaffiamento del giardino e il lavaggio dell'automobile.

Altri punti di forza del sistema sono:

• la gratuità del conferimento;

• l'assenza di depositi calcarei nelle condutture e sulle resistenze elettriche delle macchine di lavaggio (lavatrice, lavastoviglie) e conseguente risparmio sui consumi di elettricità;

• il risparmio di detersivi (fino al 50%) per la minor durezza dell'acqua.

La gamma dei reimpieghi possibili dell'acqua piovana dipende dalla sua qualità ovvero dalla misura di eventuali carichi inquinanti che alterano le sue caratteristiche fisiche, chimiche o i parametri microbiologici.

Le fonti di agenti contaminanti possono essere:

• sostanze presenti in atmosfera che si associano all'acqua nel corso dell'evento piovoso (è il caso, ad esempio, del noto e ormai diffusissimo fenomeno delle

"piogge acide");

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• sostanze di decadimento rilasciate dai materiali che compongono i sistemi di raccolta e/o stoccaggio delle acque (ad esempio piombo da converse o raccordi, idrocarburi e/o polimeri dalle guaine impermeabili, polveri e frammenti da tegole, coppi, lastre, ecc.);

• sostanze di natura organica e non trasportate dal vento che si depositano sulle coperture e/o sulle superfici destinate alla raccolta della pioggia (residui di foglie, fango, sabbia, limo, ecc. sedimentati in grondaie e pozzetti);

• parassiti, batteri e virus derivati dallo sterco di uccelli ed animali che hanno accesso alla copertura e alle superfici di raccolta.

Escludendosi comunque l'uso potabile, gli studi condotti finora non hanno rilevato problemi di sorta relativamente agli impieghi su elencati.

L'adozione di un impianto di recupero dell'acqua piovana presuppone la piena efficienza del sistema di raccolta (composto da converse, canali di gronda, bocchettoni, pluviali, pozzetti di drenaggio, caditoie, tubazioni di raccordo) e del sistema di dispersione1 che, ove non sia costituito da corpi d'acqua o fognature pubbliche, è realizzato da tubazioni drenanti o pozzi perdenti.

Il sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche va dimensionato secondo le indicazioni della norma UNI 10724. I dati di base necessari per il calcolo delle sezioni di grondaie, pluviali e collettori devono tener conto dei:

• dati climatologici: ovvero quantità e durata delle piogge (ricavabili dall'annuario statistico meteorologico edito dall'ISTAT);

• dati geometrici ovvero la sommatoria delle superfici che possono ricevere le precipitazioni.

Nel calcolare il dimensionamento dei pluviali e relative grondaie va ricordato che i coefficienti di deflusso per la determinazione dello scarico dell’acqua devono considerare fattori molto importanti come la superficie del tetto in funzione della pendenza, oppure se il tetto ha la copertura in ghiaia, oppure se il “tetto verde” è con

area a verde intensivo o estensivo.

Un impianto di raccolta e smaltimento, che nel nostro caso assume la funzione 193

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corrispondenti norme di prodotto. Essi devono resistere all'azione chimica degli inquinanti atmosferici ed alle azioni meccaniche quali la grandine, il vento, le precipitazioni nevose se abbondanti, ecc.

Da ricordare inoltre che i bocchettoni devono essere del diametro delle tubazioni che seguono e che tutte le caditoie devono essere sifonate.

Tra le innovazioni tese a risolvere il frequente problema dell'intasamento delle grondaie e dei pluviali, causato da accumuli di foglie e altri residui che cadono sulle coperture, vanno segnalate particolari reti tubolari in materiale plastico da inserire nella sezione libera della grondaia.

Per installarle è sufficiente tagliarle a smusso in corrispondenza degli angoli del canale di gronda e a pezzi tra una staffa e l’altra quando queste sono del tipo registrabile con fissaggio superiore.

In paesi come l’Australia, dove l’acqua ha un altro rapporto con il suo utilizzatore, è consuetudine installare grondaie predisposte per la raccolta dell’acqua già pulita dalle foglie, grazie a sistemi che in pratica chiudono la parte superiore della grondaia stessa. L’acqua passa attraverso delle pilette con griglia, oppure da feritoie lungo tutta la lunghezza del canale oppure attraverso reti che fanno corpo unico con il canale stesso. Un altro modo, abbastanza economico ma molto fai da te, di raccogliere l’acqua piovana per irrigare l’orto o il giardino è quello di inserire nel pluviuale, a circa 1,5 m da terra, un travasatore che può così deviare l’acqua in bidoni di plastica sottostanti.

L'impianto per ottimizzare il recupero dell'acqua piovana è composto sostanzialmente da due sottosistemi: quello di accumulo e quello di riutilizzo vero e proprio.

Mentre il primo possiede le caratteristiche di un comune impianto di scarico per tipologia dei materiali e sistema di posa in opera, il secondo è a tutti gli effetti un

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impianto di tipo idraulico che serve a prelevare l'acqua stoccata nei serbatoi e a distribuirla agli apparecchi che la riutilizzano.

Questi ultimi devono quindi essere allacciati ad un "doppio impianto" (impianto idrico normale e impianto di riciclaggio) che permetta il prelievo differenziato in relazione ai consumi e alla disponibilità delle riserve.

Per evitare pericoli di contaminazione, tubazioni e terminali dell'impianto di riciclaggio devono essere marchiati in modo chiaro per poterli distinguere chiaramente in caso di successive modifiche tecniche; nello stesso modo, su eventuali punti di prelievo (rubinetti, ecc.), deve essere esposta in modo ben visibile la scritta "acqua non potabile".

Punto di partenza per un ottimale utilizzo dell'impianto di recupero è la verifica del grado di soddisfacimento del fabbisogno dell'utenza per mezzo dell'acqua piovana e, in base a ciò, il dimensionamento del serbatoio. Questi dati possono essere facilmente ottenuti mediante semplici calcoli con la compilazione di schede, predisposte da parte delle ditte produttrici, e presupponendo la conoscenza di alcuni parametri come:

• superficie e coefficiente dì deflusso della superficie di raccolta dell'acqua piovana (tetto duro, ghiaioso, verde, ecc.);

• altezza delle precipitazioni (ricavabile da pubblicazioni specializzate);

• efficacia del filtro (in funzione del grado di pulizia);

• fabbisogni di acqua per ogni apparecchio utilizzato (wc, lavatrice, ecc.) e/o per irrigazione;

• numero di utenti.

Le funzioni svolte dal sistema di accumulo sono quelle di selezione-filtrazione delle acque con caratteristiche adeguate alla raccolta e loro stoccaggio in adatti contenitori.

La composizione tipica del sistema è formata dall’assemblaggio dei seguenti elementi principali:

• deviatore (eventuale)

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pioggia che può avvenire in vari modi (pozzo perdente, sub irrigazione, ecc.).

Il deviatore serve a separare le acque di prima pioggia (generalmente più cariche di sostanze inquinanti) da quelle destinate allo stoccaggio.

Il filtro serve ad evitare l’immissione nel serbatoio di detriti e corpi estranei raccolti dall’acqua piovana sul suo percorso.

Da ubicarsi comunque a monte dell’accumulo, può:

- essere installato in punti diversi dell’impianto (sui pluviali, fuori terra, interrato, integrato al serbatoio, ecc.);

- essere concepito secondo diversi principi di intercettazione del materiale;

- essere dotato di dispositivi automatici di risciacquo per eliminare il

materiale intercettato che, stratificandosi, può diminuirne l’efficienza.

Il serbatoio rappresenta il cuore dell’intero sistema di recupero dell’acqua piovana.

L’individuazione del modello adatto a soddisfare le richieste di un impianto di accumulo dipende da una serie di caratteristiche fortemente correlate tra loro.

Premesso che le dimensioni variano in genere da 1000 a 10.000 litri, il corretto dimensionamento deve avvenire in seguito all’attenta valutazione di tutte le variabili che definiscono le specifiche caratteristiche ambientali (piovosità locale, dimensioni e tipo delle superfici di raccolta, ecc.) e prestazionali richieste (fabbisogni, gamma di utilizzi, ecc.): allo scopo si veda l’esempio di calcolo riportato più avanti.

Laddove esistano problemi relativi allo sviluppo in profondità dello scavo (terreno roccioso, ecc.) o dove vengano previsti possibili sviluppi o integrazioni

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dello stoccaggio è possibile ricorrere al posizionamento in parallelo di più serbatoi.

La posa in opera prevede l’affiancamento delle cisterne collegate alla base da tubazioni di raccordo che consentono l’immissione e l’estrazione contemporanea dell’acqua da tutti i serbatoi evitando le conseguenze negative derivate da fenomeni di stagnazione o svuotamento

I serbatoi in produzione hanno generalmente forma cilindrica con asse disposto in senso orizzontale o verticale. Quest’ultima è considerata la più adatta per lo stoccaggio poiché l’incremento della quantità d’acqua introdotta non provoca la diminuzione della superficie esposta all’aria con benefici effetti sulla sedimentazione, sul risciacquo durante la tracimazione (effetto "skimmer") e sulla qualità dell’acqua in generale.

La sagomatura dell’involucro prevede quasi sempre la presenza di corrugazioni, costolature e pieghe che funzionano da rinforzo della carenatura.

Sul fondo del manufatto possono essere ricavati intagli o incastri dove è possibile infilare le "forchette" degli elevatori e facilitarne lo spostamento.

I serbatoi sono realizzati in materiali compatibili con le normative che riguardano lo stoccaggio delle acque destinate al consumo umano.

Generalmente si tratta di polietilene alta densità, materiale riciclabile ma poco resistente agli urti che impone cura nelle operazioni di movimentazione

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