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Academic year: 2021

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CONCLUSIONI

L’obiettivo della presente ricerca è stato quello di approfondire alcuni aspetti, po- co indagati talvolta, legati al santuario di Brauron, attuale Vraona in Attica, e al rituale dell’arkteia che lì si svolgeva. Questi aspetti riguardano innanzitutto la figura emblemati- ca di Ifigenia, della quale si è approfondita la natura del sacrificio ed in particolare la sua origine divina. Si è cercato, inoltre, in base ai resti venuti alla luce durante gli scavi di Pa- padimitriou, di capire se un culto di Ifigenia abbia lasciato una qualche traccia materiale, oltre a qualche accenno da parte delle fonti letterarie.

Il secondo aspetto indagato riguarda i materiali votivi rinvenuti a Brauron. L’obiettivo consiste in una trattazione organica delle offerte votive principali. Oltre a darne una vi- sione d’insieme, si è cercato anche di porre l’accento sugli aspetti problematici di queste offerte e soprattutto sulla loro probabile interpretazione. In particolare ci si riferisce alle iscrizioni dei cosiddetti inventari brauroni, che offrono una testimonianza di una pratica di cui altrimenti non si avrebbe avuto nessun riscontro: la maggior parte degli ex-voto, in- fatti, consiste in abiti usati e, com’è stato possibile esaminare, in biancheria intima, di cui la stragrande maggioranza apparteneva a donne.

Infine lo studio si è concentrato sul rituale dell’arkteia, non soltanto nei suoi aspetti sa- lienti, ma soprattutto come tappa all’interno di un percorso educativo più vasto, riservato alle parthenoi pro tou gamou. A questo apparteneva non soltanto il rituale brauronio, ma anche l’arreforia, di cui si è cercato di cogliere le somiglianze e le discordanze rispetto al primo. L’obiettivo era soprattutto capire come Artemide, Atena e Afrodite fossero coin- volte, ognuna a modo suo ma senza prescindere dall’intervento delle altre, nella matura- zione fisica e sociale delle ragazze.

In questo modo si è cercato di improntare l’intera ricerca sul connubio tra archeologia e

antropologia, in relazione al santuario di Brauron, per contribuire a comprendere come

una ragazza, tra V e IV secolo a.C., affrontava le tappe più importanti e critiche nella vita

di una donna: il menarca con la pubertà, il matrimonio ed il parto. Questi tre momenti so-

no compresenti nel santuario brauronio e sono stati osservati grazie allo studio, approfon-

dito in questo lavoro, dei materiali votivi.

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Partendo da alcuni tra gli apporti teorici e scientifici che maggiormente hanno contribuito ad approfondire il rituale e il sito di Brauron, si è tentato di dare maggior or- ganicità e sistematicità ad un gruppo di studi spesso frammentario. Sono pochi, infatti, gli studi che si concentrano su di una visione globale del santuario con tutti gli aspetti a esso connessi: tra questi, l’opera di Marco Giuman La Dea, la Vergine, il Sangue si è rivelata di particolare importanza, oltre alla recente raccolta di saggi ne Le orse di Brauron. Il presente lavoro si basa inoltre sulla collaborazione, come accennato sopra, tra dati archeo- logici e analisi antropologica. Per quest’ultima, si sono rivelati importanti gli studi sui ri- tuali iniziatici legati alla pubertà, gli approfondimenti sulla condizione sociale del matri- monio nella società ateniese e le implicazione religiose e rituali legate alla comparsa della mestruazione.

Per quanto riguarda l’approccio archeologico si è scelto di approfondire il tema dei mate- riali votivi, trattato singolarmente per ogni categoria laddove potesse fornire nel testo ul- teriori conferme alle proprie ipotesi. Non manca comunque un’introduzione generale dei reperti mobili rinvenuti durante gli scavi e trattati nel primo capitolo.

Si è scelto infine di non adottare una visione ristretta del rituale dell’arkteia ma di allarga- re il campo d’esame anche alle possibili influenze tra Artemide, Atena e Afrodite, attra- verso il confronto con l’arreforia ateniese.

Tra i risultati raggiunti, il lavoro condotto sulla figura di Ifigenia ha permesso di

chiarire la natura della sua presenza a Brauron, la cui origine è senz’altro divina. È stato

anche possibile ritrovare un riscontro nelle parole di Euripide (i versi 1461-1467), una

delle testimonianze più dibattute su Ifigenia e Brauron: infatti, gli abiti intessuti a metà

riscontrati negli inventari brauroni sono, con tutta probabilità, proprio gli indumenti dona-

ti quando una donna moriva di parto. Inoltre, è stato messo in luce come l’ipotesi che

queste offerte fossero esposte nella stoa stretta e lunga, a nord della stoa dorica, non fosse

plausibile. Questa è una struttura aperta e di passaggio, non consona all’esposizione di in-

dumenti ed è stata proposta una possibile interpretazione riguardo a quale uso fosse desti-

nata. Lì potevano essere esposte le leuokomata, tavole incerate su cui erano riportati i

nomi di tutte le ragazze che per classe d’età sarebbero rientrate nell’arkteia, ma solo po-

che effettivamente vi partecipavano. Inoltre il corridoio aperto era funzionale alla proces-

sione che, durante i Brauronia, giungeva lì da Atene: in quest’occasione le ragazze si se-

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paravano dalla famiglia ed erano ammesse all’interno del santuario attraverso uno stretto passaggio a metà dell’ala nord della stoa.

È stato concluso pertanto che gli abiti delle donne morte durante il parto, che come Ifige- nia non erano riuscite a completare la transizione da parthenoi a gynai, dovevano essere esposti altrove, molto probabilmente nel mikron hieron, il piccolo tempio a ridosso dell’ingresso della grotta, a sud del santuario. Sia il piccolo edificio templare che le strut- ture all’interno della grotta sono stati rapportati al culto di Ifigenia stessa, a riprova inoltre della sua antica origine come dea legata alle nascite e alla fertilità.

Infine è stato messo in luce l’intimo legame che Ifigenia aveva con le arktoi e si è conclu- so che non è possibile, infatti, prescindere la storia dell’una dal rituale compiuto a Brau- ron. Il suo sacrificio divenne un modello per le parthenoi che si accingevano ad abbando- nare il loro stato di ragazze per accedere all’età adulta. Ifigenia venne però salvata da Ar- temide, che la rende un’eterna parthenos, un’ancella al suo servizio, mentre le orsette compirono la loro transizione, andando incontro a una morte rituale per poi rinascere co- me individui nuovi, pronte ad assumere il proprio ruolo nella società.

Lo studio del rituale ha permesso di indagare e approfondire alcuni aspetti di Ar- temide, talvolta poco esaminati, come il suo rapporto con la famiglia e quindi la polis. La dea non era soltanto la potnia theron che viveva ai margini della società civilizzata e che si dilettava nella caccia. Artemide era anche colei che a Brauron riceveva processioni di intere famiglie, che si recavano a renderle omaggio, come testimoniano i rilievi in marmo.

Questo perché la dea era sempre presente quando la donna si preparava ad affrontare una gravidanza, poiché assicurava che il parto andasse a buon fine e garantiva una prole forte e sana, indispensabile sia per la sopravvivenza della famiglia stessa che della polis. Arte- mide, infatti, poteva rappresentare una seria minaccia per la stabilità dell’oikos, in quanto ritenuta responsabile della morte della donna oppure del neonato durante il parto. Per questo a Brauron sono registrati numerosi abiti da parte delle donne, ma non mancano in- dumenti di uomini, probabilmente i mariti, e di bambini: in tutti i casi l’offerta serviva comunque per propiziare la dea, donando qualcosa di personale, e assicurarsi in tal modo un parto senza complicazioni oppure per ringraziare la divinità per la nascita felice.

Oltre al legame con le famiglie, la dea era venerata a Brauron soprattutto come Kourotro-

phos e ciò è testimoniato dalle numerose statue di bambini e bambine, un raro esempio di

scultura dell’età infantile. Anche in questo caso si trattava di un dono da parte delle ma-

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dri, sicuramente appartenenti alle famiglie più abbienti, per far sì che i propri figli cre- scessero nel migliore dei modi, dal momento che sarebbero stati loro a formare il destino futuro della polis. Inoltre le madri, donando le statue delle proprie figlie, probabilmente auspicavano che un giorno potessero essere scelte per servire come arktoi la dea Artemi- de, così come ricorda l’epigramma 356 dal libro VI dell’Antologia Palatina.

Le caratteristiche di Artemide sono emerse anche attraverso i rapporti indagati con Atena e Afrodite. Dal confronto con la prima è emerso che Atena si occupava dell’integrazione sociale all’interno del corpo civico, garantendo ad ognuno un posto nel- la società. La dea pertanto era presente durante l’arreforia, quando una ragazza era intro- dotta al percorso educativo che l’avrebbe istruita ai suoi compiti futuri di moglie, attra- verso l’apprendistato della tessitura, e di madre, con il confronto, se pur breve, con il re- gno di Afrodite.

Si è potuto osservare, inoltre, che Atena non era la sola a essere coinvolta, in quanto Er- gane, nei lavori manuali della donne, cioè la tessitura: infatti a Brauron sono emersi nu- merosi oggetti legati alla tessitura che rendono Artemide una dea protettrice dei lavori domestici, un ruolo questo ancora poco noto della personalità complessa della dea. Infine è stato possibile esaminare un’analogia tra le offerte votive dedicate alle due dee: si tratta della cintura, zone, rappresentativa del primo rapporto sessuale e della messa al mondo del primo figlio, momenti che costituiscono un confine da superare, con l’aiuto di en- trambe, nella vita di una donna.

L’intervento di Afrodite si situava in uno stadio successivo, quando la ragazza, ormai pronta al matrimonio, si preparava ad affrontare l’incontro con la sfera della sessualità e dell’amore. Si è potuto osservare che sia nell’arreforia sia nell’arkteia non mancano rife- rimenti alle influenze esercitate dalla dea dell’amore. Nel primo caso si tratta di un rap- porto esplicito (recandosi di notte nel santuario di Afrodite ed Eros), che educa le bambi- ne a un incontro con la sessualità nei tempi e nei modi giusti. Nel secondo caso, invece, è l’abito indossato dalle orsette, il krokotos, che ha lo scopo di addomesticare le ragazze anche in quest’ambito, evitando di allontanarsi dal fine principale dell’amore e dell’eros che, in una relazione matrimoniale, consiste nel generare figli legittimi.

Artemide e Atena da un lato, Afrodite dall’altro, rappresentano anche i poli opposti, gli

estremi di un comportamento che la gyne gamete, la moglie legittima, doveva saper con-

trollare e sottomettere alla sophosyne, al controllo di sé. Ciò significa non fermarsi

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nell’essere parthenos, rifiutando il matrimonio e l’amore coniugale, e non assolutizzare i doni di Afrodite, il piacere e l’eros, divenendo hetaira o paidiske, la parthenos che rende la sensualità di pubblico dominio.

Dall’analisi dei materiali votivi è emerso che Brauron fosse frequentata non soltanto dalle ragazze che partecipavano all’arkteia e dalle famiglie, ma anche dalle donne in procinto di sposarsi o già maritate. Ciò si deduce dal ritrovamento di offerte votive che solitamente sono ricondotte ad Afrodite piuttosto che ad Artemide: si tratta di specchi bronzei e gioielli. È stato possibile quindi desumere che Artemide si occupasse anche della fase successiva al matrimonio, dove la donna entrava a far parte dell’oikos: a questa fase pos- sono essere attribuiti, non soltanto specchi e gioielli, ma anche lebetes gamikoi, epinetra e pyxides.

Nonostante l’arkteia sia un rituale spesso oggetto anche di recente discussione, nel presente elaborato si è scelto di indagare quegli aspetti ritenuti ancora controversi, e allo stesso tempo di mettere in luce la personalità multiforme di Artemide. È quindi emerso come il santuario di Brauron fosse una realtà cultuale complessa e di fondamentale im- portanza per la polis stessa: sia perché vi erano educate le future mogli e madri esemplari, sia perché Artemide proteggeva i confini stessi della polis, attraverso la rete di santuari extra-urbani, di cui Brauron faceva parte, posti ai confini del territorio.

È stato possibile inoltre ricostruire quale fosse l’atteggiamento della società ateniese nei confronti della maturazione delle ragazze e come queste fossero considerate quasi una minaccia per l’uomo, tanto da doverle addomesticare e rendere mansuete attraverso il confronto diretto con una realtà selvaggia. Anche per tale motivo Artemide assumeva un ruolo centrale nell’educazione delle parthenoi ateniesi.

Si è inoltre contribuito a porre l’attenzione sulla grande ricchezza e varietà del materiale

votivo emerso a Brauron, noto soltanto attraverso i resoconti di scavo e del quale purtrop-

po, a tutt’oggi, manca di una pubblicazione esaustiva. Queste offerte, insieme alle liste

registrate negli inventari brauroni, riflettono una realtà cultuale molto vivace e soprattutto

la grande devozione di cui Artemide era fatta oggetto da parte delle donne, e non solo, du-

rante tutta la loro vita.

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