• Non ci sono risultati.

Argomento della tesi

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Argomento della tesi "

Copied!
35
0
0

Testo completo

(1)

Presentazione

Argomento della tesi

Lo studio svolto in questa tesi è mirato alla definizione di soluzioni progettuali che consentano di abbattere in modo significativo i consumi di energia relativi a dodici alloggi da realizzare in un Comune della Provincia di Pisa. L’obiettivo principale è inserire l’edificio tra i progetti pilota della Regione Toscana di cui al bando di incentivazione finanziaria rivolto ai Comuni della Toscana per promuovere e riqualificare i “distretti energetici abitativi” da parte dei soggetti pubblici e privati, con particolare riferimento all’allegato A della Delibera della Giunta regionale 227/2007.

Il committente A.P.E.S. (Azienda Pisana di Edilizia Popolare)s.c.p.a. ha chiesto in proposito la collaborazione del Dipartimento di Energetica dell’ Università degli Studi di Pisa per la riqualificazione energetica di un edificio di edilizia residenziale pubblica, comprendente n. 12 alloggi in Castelfranco di Sotto, sito in Traversa Via Grazia Deledda - zona PEEP comparto n. 1 – lotto n. 6.

Il percorso seguito ha avuto la finalità di raggiungere gli obiettivi previsti dalla gara di appalto emanata dalla Giunta Comunale, in particolare la verifica dei parametri riguardanti art.

28, comma 1, Legge 09/01/1991 N° 10 - rispondenza alle prescrizioni in materia di contenimento del consumo energetico. Altre norme seguite per la progettazione sono il Decreto Legislativo N°192 del 19/08/2005, attuazione della direttiva 2002/91/CE, e successive modifiche, integrazioni e aggiornamenti e non ultimo il Decreto Legislativo N° 311 del 29/12/2006.

La committenza ha espresso un’ulteriore esigenza, quella di realizzare dei modelli di calcolo che rispettino il Fabbisogno Energetico mantenendo il costo al m

2

previsto dall’ allegato A, deliberazione della Giunta Regionale n°328 del 18.03.96 Aggiornata al 31.12.2007.

Lo studio condotto è partito da un’attenta analisi dell’involucro edilizio, andando a

individuare le zone strutturali dove era possibile apportare una miglioria dal punto di vista

(2)

energetico. Il passo successivo è stato quello di ricercare soluzioni costruttive e tecnologiche che potessero risolvere i punti critici da noi analizzati.

La risoluzione di questi problemi è passata da un’attenta ricerca sul mercato di nuovi materiali e soluzioni, che fossero adeguati per le nostre esigenze e compatibili con gli interventi previsti, nel rispetto del mantenimento dei costi.

Successivamente sono stati realizzati più modelli di calcolo, nel rispetto del Decreto Legislativo N° 311 del 29/12/2006, che prevede per le nuove costruzioni, vari parametri di trasmittanza previsti per il 2008 e il 2010. La realizzazione di nuove soluzioni tecnologiche ha portato all’utilizzo di materiali adeguati non previsti nella progettazione originaria, si è visto quindi necessario redigere una stima dei sovracosti per verificare la copertura economica prevista.

Lo studio condotto può essere assunto come base per valutare l’opportunità di realizzare interventi simili anche su altri edifici, non necessariamente di edilizia popolare, nell’ ottica di realizzare un’edilizia a basso consumo, nel rispetto delle risorse economiche e ambientali.

Ringraziamenti

Ringrazio il Prof. Ing. Fabio Fantozzi per avermi indirizzato allo svolgimento della tesi;

ringrazio la dottoressa Ing. Chiara Cristiani per avermi seguito e consigliato durante l’elaborazione delle tematiche sviluppate.

Ringrazio anche i tecnici dell’A.P.E.S. l’Architetto S. Giovannoni e l’Ing F. Mocini e in particolare l’Architetto Claudio Pietrini.

Un ringraziamento particolare alla mia famiglia che in questi anni mi è sempre stata vicino.

Ringrazio anche la mia ragazza Sara per il sostegno ricevuto e tutti quegli amici che hanno

condiviso con me la mia esperienza.

(3)

Metodo di lavoro

Impostazione della tesi

Nel presente paragrafo vengono illustrati alcuni cenni circa il progetto di tesi, al fine di evidenziare l’articolazione e la logica portante.

Nello sviluppare il tema relativo all’analisi energetica di un edificio pilota di edilizia sovvenzionata a Castelfranco di Sotto, sito in Traversa Via Grazia Deledda si sono evidenziate maggiormente due esigenze caratterizzanti:

o l’individuazione dei punti critici dell’involucro edilizio e successive modifiche, atte a contenere le dispersioni energetiche,

o la necessità del contenimento dei costi delle migliorie, visto l’intervento su edilizia sovvenzionata.

Stante ciò, si è ritenuto opportuno procedere introducendo un’analisi riguardante i vincoli normativi relativi alla progettazione di edilizia sovvenzionata con un’ attenta disamina delle norme che succedendosi nel tempo hanno portato alla necessità e alla realizzazione di case popolari.

Il corpo centrale della tesi ha riguardato l’analisi dell’evoluzione nella progettazione a livello di:

- standard progettuali, come dimensioni minime delle superfici, servizi collegati,

- tipo di involucro, riguardante la tecnologia costruttiva che si è inevitabilmente modificata negli anni,

- tipologia di impianto, riguardante la parte tecnica impiantistica del mantenimento del comfort e del benessere,

- tipologia strutturale che varierà a seconda della quantità di inserimenti di utenza previsti,

Sono stati portati all’attenzione significativi esempi rilevati nel comune di Pisa e si è fornito,

attraverso un’ analisi termografica a infrarossi, gli spunti principali del nostro intervento,

andando ad individuare i punti critici che caratterizzano strutture simili a quella proposta nella

nostra tesi.

(4)

A seguire, è stato analizzata l’incidenza degli interventi da noi previsti nell’economia dei costi di progettazione, prestando attenzione all’incremento di spesa che non doveva influire fortemente sul costo al mq delle abitazioni, regolate dalle norme vigenti.

Sono stati realizzati vari modelli di involucro, che hanno simulato il comportamento energetico dell’edificio, dandoci la possibilità di controllare i flussi termici, per un corretto calcolo dell’energia primaria utile per la nostra struttura. Ciò ha portato a 4 modelli che porteranno soluzioni di involucro differenti, tutte nel rispetto del Decreto Legislativo N° 311 del 29/12/2006, che prevede per le nuove costruzioni, vari parametri di trasmittanza.

Particolare attenzione è stata posta all’orientamento dell’edificio e come questo incida sul consumo energetico durante la gestione di un comune fabbricato. Questo aspetto interesserà la seconda parte della tesi, dove si metterà in mostra come è possibile ottimizzare un organismo edilizio facendo serie considerazioni progettuali, tenendo in considerazione:

- la zona climatica,

- la tipologia edilizia utilizzata e di conseguenza il rapporto superficie/volume,

- l’orientamento del complesso edilizio,

- la scelta tecnologica riguardante i materiali per la realizzazione,

- la tipologia di impianto,

Si è proposto infine la progettazione di una casa in linea dove verranno soddisfatte tutte le

aspettative sopra elencate, a dimostrazione di come è possibile ottenere una sostanziale

efficienza energetica già in fase progettuale.

(5)

Struttura della tesi

La tesi è articolata per comodità di lettura in due capitoli, che si introducono brevemente al fine di evidenziare la logica portante ed il percorso progettuale che si intende perseguire.

L’introduzione definirà il quadro conoscitivo preliminare, relativamente all’aspetto normativo e storico progettuale, evidenziando la naturale evoluzione plano-volumetrica, nonché impiantistica della progettazione sovvenzionata.

Il primo capitolo definirà il metodo di analisi svolto per quanto riguarda lo stato attuale fornitoci da A.P.E.S., e l’analisi delle soluzioni alternative. Si entrerà nel dettaglio delle prestazioni energetiche, si presenteranno le analisi delle caratteristiche dispersive d’involucro, confrontando ipotesi alternative al fine di valutare la possibilità di adottare misure atte a migliorare il comportamento, attraverso interventi ispirati al minimo impianto morfologico e percettivo. Sono stati articolati in maniera organica, tutti gli interventi resi necessari dallo studio dell’involucro edilizio e le soluzioni tecniche adottate per la loro ottimizzazione. Si è proposto quattro soluzioni proprio per ricercare il giusto connubio tra qualità costruttiva , risparmio energetico e costi di realizzazione.

Il secondo capitolo proporrà una nuova soluzione progettuale con un’ indagine

conoscitiva a monte che tenga presente l’importanza dell’ubicazione del fabbricato, la sua

esposizione e la sua forma e come queste considerazioni influenzino positivamente le scelte

progettuali, non solo impiantistiche.

(6)

Introduzione

Individuazione del sito nel territorio

Le considerazioni progettuali devono tener conto del contesto territoriale in cui troverà collocazione il fabbricato, impostando lo studio in modo da approfondire quegli aspetti di relazione sito/territorio capaci di risultare utili nelle successive fasi di programmazione e progettazione dell’intervento.

In figura I.1 viene individuato il sito che ospiterà 12 alloggi in Castelfranco di Sotto, in Traversa Via Grazia Deledda - zona PEEP comparto n. 1 – lotto n. 6.

Fig. I.1 Individuazione del sito, Vista dall’alto.

(7)

In rosso il luogo dove sorgerà la struttura che, come è possibile notare, sarà integrata in un tessuto urbano già esistente ed in fase di completamento.

La zona destinata è situata ai margini della cittadina, al confine tra un territorio costruito, vissuto e la campagna coltivata. Perfettamente collegata da due percorsi veicolari, che permetteranno di raggiungere i servizi principali in breve tempo, oltre a garantire una naturale fruibilità delle attività umane.

In figura I.2 è possibile vedere una via di accesso già realizzata e il lotto di terreno che ospiterà lo stabile, risultante ancora privo di interventi.

La zona che stiamo esaminando farà parte di un’area di P.E.E.P. (piano economico edilizia popolare, contrassegnato in rosso) e come è possibile notare dalla Figura I.3. trovano già collocazione alcuni fabbricati di edilizia sovvenzionata, che possiedono elementi simili al progetto fornitoci da A.P.E.S. .

Fig. I.2. Vista del lotto che ospiterà la struttura

(8)

L’intervento da noi programmato acquista così un’importanza maggiore, vista la possibilità di poter esaminare realmente tutti quei difetti progettuali che diventano evidenti solamente durante la vita funzionale di un edificio.

Significativo è lo studio delle caratteristiche climatiche del sito che influenzeranno notevolmente le scelte progettuali. Il lotto si sviluppa principalmente sull’asse Nordest-Sudovest e si trova a una latitudine Nord di 43° e 41’ e longitudine Est di 10° e 44’; posto a quota 16 metri rispetto il livello del mare. Le coordinate e l’orientamento sono parametri importanti per la determinazione dell’irraggiamento solare, componente capace di influenzare le scelte impiantistiche e il benessere.

Parametro importante è anche la ventilazione, che nel caso esaminato è prevalente da est con vento massimo di 3.07 m/s e vento di media intensità di 1,54 m/s. Come è possibile vedere dall’immagine la presenza di rilievi collinari, come le Cerbaie, proteggono la zona da venti provenienti dal quadrante nord, ma consente il passaggio a quelli provenienti da est che sfruttando la valle dell’Arno e la conformazione geologica si incanalano investendo la zona.

Fig. I.3. Vista del lotto che ospiterà la struttura

(9)

Indicazione zona di Castelfranco di Sotto

Rilievi Collinari a Nord ( le Cerbaie) e a sud Montopoli

Direzione principale del vento

Fig. I.4. Veduta aerea del territorio di Castelfranco

(10)

Perché le politiche pubbliche per la casa

Obiettivi generali

Gli obiettivi tradizionali delle politiche pubbliche in materia di mercato residenziale sono riconducibili a tre ambiti principali:

1. garantire condizioni di equità a tutta la popolazione;

2. correggere le esternalità che affliggono il mercato;

3. favorire la stabilità e la crescita economica.

Le diverse finalità fanno riferimento a caratteristiche specifiche del bene abitazione e del funzionamento del mercato edilizio. In particolare, nel primo caso si tiene conto del fatto che la disponibilità di un alloggio risponde al soddisfacimento di un bisogno primario della popolazione, nel secondo si fa riferimento al costo sociale e ambientale rappresentato da ogni nuova costruzione privata, nel terzo si riconosce agli investimenti in edilizia un’importante funzione di politica di sostegno allo sviluppo dell’economia e dell’occupazione. L’ultima finalità è tipica dei sistemi economici in fase di industrializzazione e urbanizzazione, mentre le prime due sono tuttora valide per i paesi a sviluppo maturo.

Specificità del bene abitazione

Molte delle peculiarità del mercato delle abitazioni derivano da caratteristiche specifiche del bene trattato e che fanno riferimento a diversi aspetti:

1. l’abitazione è un bene complesso, nel senso che la sua utilità complessiva dipende dall’intreccio di molte caratteristiche quali localizzazione, dimensione, dotazione di servizi, ecc,

2. la casa riveste contemporaneamente un forte ruolo sociale, in quanto bene di consumo destinato al soddisfacimento di un bisogno primario, ed un rilevante ruolo economico, in quanto uno dei principali beni di investimento;

3. le scelte residenziali private hanno forti ricadute collettive, in quanto prevedono il consumo di un bene pubblico come il territorio, consentono l’appropriazione privata dell’incremento di valore derivante dalla crescita infrastrutturale complessiva, presentano forti ricadute sull’andamento più generale del sistema economico;

4. l’abitazione è un bene con caratteristiche tendenzialmente rigide, quali lunga durata, localizzazione fissa, onerosità degli interventi di riadeguamento, lunghezza dei tempi di realizzazione/ristrutturazione, che rendono più lento e costoso l’adeguamento dell’offerta alle caratteristiche mutevoli della domanda.

Le caratteristiche suddette hanno conseguenze importanti dal punto di vista sociale ed

(11)

economico.

E’ tuttavia possibile individuare diverse fasi, caratterizzate da bisogni e modalità di intervento che hanno contraddistinto i diversi periodi:

− la prima fase, i cui confini temporali vanno dall’immediato dopoguerra ai primi anni

’70, è caratterizzata da una domanda di abitazione di tipo quantitativo e da una sostanziale convergenza fra le finalità della spesa pubblica e degli investimenti privati, entrambi orientati ad accrescere l’offerta nel comparto dei consumi abitativi primari;

− la seconda fase, vede la progressiva divergenza tra gli obiettivi dell’investimento pubblico (rispondere alle esigenze primarie della domanda debole) e quelli dell’investimento privato, sempre più orientato verso consumi immobiliari più remunerativi, quali gli usi extra- residenziali (in particolar modo, gli usi terziari) e gli usi abitativi opulenti, legati al turismo e alle residenze temporanee.

Il mutamento delle condizioni del mercato residenziale ha portato, a partire dagli anni

’90, ad una revisione ed integrazione degli strumenti dell’intervento pubblico. Le novità più importanti sono costituite da:

− passaggio dalle politiche di promozione di nuove costruzioni a quelle di recupero dell’esistente;

− integrazione e sostituzione degli incentivi all’acquisto delle abitazioni con sostegni al mercato delle locazioni;

− promozione dei cosiddetti interventi integrati, in grado di mettere insieme risorse e competenze pubbliche e private e di agire simultaneamente sulle diverse dimensioni del disagio urbano (debolezza sul mercato del lavoro, fenomeni di devianza, degrado sociale e ambientale).

Le politiche abitative contemporanee sono dunque orientate ad agire su due piani principali:

− sostenere i ceti deboli che non riescono a soddisfare autonomamente il bisogno di abitazione;

− riorientare il funzionamento spontaneo del mercato immobiliare verso finalità più

rispondenti ai bisogni della collettività, in modo da diminuire l’area del disagio sociale.

(12)

Il sostegno al reddito delle famiglie in locazione in Toscana

In Toscana, nel 2002, l’offerta abitativa sociale è costituita da oltre 50.000 alloggi

1

, per la maggior parte gestiti dalle 10 ATER (Aziende Territoriali di Edilizia Residenziale) presenti sul territorio regionale

1

.

1

In seguito alla Legge Bassanini di decentramento delle funzioni pubbliche, recepita in materia di edilizia residenziale pubblica dalla L.R.77/98, il patrimonio immobiliare di proprietà delle ATER (aziende derivanti dalla trasformazione degli Istituti Autonomi di Case Popolari) è attribuito ai comuni nel cui territorio è ubicato. Le funzioni attinenti al recupero, alla manutenzione e alla gestione amministrativa di tale patrimonio, nonché di quello già in proprietà dei comuni, è esercitato in forma associata secondo i livelli ottimali di esercizio individuati (L.O.D.E.) dalla stessa L.R.77/98. Attualmente l’ambito territoriale di riferimento per i L.O.D.E. è quello provinciale, fatta eccezione per il caso di Firenze, il cui territorio è distinto tra il circondario empolese e il resto della provincia.

Tabella ufficiale sito www.RegioneToscana.it

(13)

L’intervento pubblico a sostegno dei consumi abitativi delle famiglie in questo ambito si attua tramite la concessione di contributi a fondo perduto (in conto interessi o in conto capitale) a favore di nuclei familiari con livelli di reddito medio-bassi, al fine di favorirne l’acquisto, o più raramente l’acquisizione in locazione, della prima casa.

L’erogazione dei contributi non avviene direttamente nei confronti delle famiglie, bensì attraverso le cooperative e le imprese di costruzione che risultano ammesse ai finanziamenti pubblici, a seguito della partecipazione ai bandi di concorso organizzati a livello locale. I contributi, infine, sono concessi esclusivamente per la realizzazione di alloggi aventi caratteristiche e tipologie stabilite e con costi complessivi inferiori rispetto a quelli di mercato.

Tabella ufficiale sito www.RegioneToscana.it

(14)

Il riordino delle competenze in materia di edilizia residenziale pubblica: lo stato di attuazione della legge regionale 77/98

Con la legge regionale 77/98, attuativa del D.Lgs. 112/98, è stato integralmente ridisegnato il quadro delle competenze in materia di edilizia residenziale pubblica.

il Consiglio regionale, con propria deliberazione n. 109 del 26 giugno 2002 e successive

modificazioni, ha provveduto a stabilire le modalità e i termini attuativi della legge regionale 77/98, in particolare, è stata definita la disciplina delle modalità di scioglimento delle ATER esistenti.

Si è trasferito ai Comuni tutte le funzioni gestionali e tecnico-amministrative connesse con l’attuazione degli interventi di edilizia residenziale pubblica e mantenimento alla Regione delle sole funzioni di indirizzo e controllo connesse con la programmazione delle risorse e la verifica dei risultati.

Si definisce la centralità del ruolo dei comuni associati nella definizione di politiche abitative e si ribadisce l’ unitarietà economica della gestione del patrimonio, tramite la ricomposizione in capo ai Comuni della proprietà di tutto il patrimonio ERP (trasferimento degli immobili di proprietà delle ATER) completato il quadro degli adempimenti regionali necessari per l’attuazione della riforma, i cui esiti sono riportati nella tabella che segue:

Nella tabella che segue sono stati riportati alcuni degli elementi identificativi di ciascuna ATER per come desunti dai Bilanci consuntivi dell’anno 2002: i risultati di amministrazione, le entrate

Tab. 4 Tabella ufficiale sito www.RegioneToscana.it

(15)

da canoni di locazione e alcune particolari voci di utilizzo delle stesse, l’entità del patrimonio immobiliare (di proprietà e amministrato) e le unità di personale in servizio.

Si tratta di una rappresentazione statica delle ATER dalla quale sarebbe errato trarre valutazioni immediatamente comparative sotto il profilo della efficienza gestionale e dell’adeguatezza organizzativa.

Tab. 5 Tabella ufficiale sito www.RegioneToscana.it

(16)

Effetti prodotti dalle leggi sulla progettazione di edilizia sovvenzionata

Con la Rivoluzione Industriale nasce l’esigenza di costruire abitazioni per gli operai delle fabbriche. La loro costruzione era a carico del padrone e solitamente risultavano fatiscenti e prive di quei servizi fondamentali per il benessere della persona.

La gran parte degli operai viveva in appartamenti costituiti da una camera e una cucina, nessun alloggio aveva servizi igienici individuali, che solitamente erano in comune per gruppi di appartamenti posizionati all’estremità del ballatoio che li rilegava (Fig. 1). Dal punto di vista energetico non sono state trovate testimonianze che possano far pensare a una volontà di realizzare fabbricati con precise caratteristiche di orientamenti.

Le condizioni climatiche, economiche, lo stato sociale, la natura dell’ industria, il territorio sono tutti fattori che cooperano alla formazione delle caratteristiche dell’abitazione popolare. I due grandi gruppi in cui l’organismo della casa popolare può essere diviso sono le case popolari ad abitazione individuale e case popolari a sistema collettivo.

Mentre il primo è un sistema caratteristico dei paesi anglosassoni e del nord Europa (soprattutto la Svezia) il secondo risulta più utilizzato in Italia e nell’Europa Meridionale.

Il problema della casa popolare fu in Italia per la prima volta legalmente considerato dalla legge Luzzatti del 31 maggio 1903, con lo scopo di promuovere, coordinare, incoraggiare le frammentarie iniziative precedenti, dovute a gruppi di privati o ad autorità cittadine non statali. I provvedimenti riguardavano: le facilitazioni per il credito necessario a procurare i fondi per la costruzione, la cessione delle case popolari e i caratteri e i requisiti igienici di esse.

Fig. 1 Pianta appartamenti viennesi

(17)

Nel regolamento è interessante rilevare come si distinguessero le case popolari e quelle economiche da un punto di vista dimensionale. Mentre per le prime erano previsti un massimo di sei locali oltre i servizi, per la seconda ne erano previsti per un massimo di sette. Questa norma non teneva assolutamente conto, nè della conformazione dell’edifici, né delle esigenze dell’

utenza che andrà ad usufruire del bene (solitamente nuclei familiari numerosi). Gli standard abitativi erano regolati dalle Istruzioni Ministeriali del 20/06/1896 che verranno modificate solamente con il D.M. del 5/07/1975 che esamineremo in seguito. Senza dubbio però la norma principale, contemplata dalla Luzzatti è il riassetto delle competenze e la creazione di un organo di settore denominato I.A.C.P. (Istituto Autonomo Case Popolari). Il Testo Unico n°89/1908, pur non abbandonando la linea direttiva precedente, porta delle innovazioni al provvedimento del 1903 (vedi Appendice 1). Ancora una volta non viene trovata nessuna prescrizione per quanto riguarda l’aspetto energetico del fabbricato, ma il rispetto dell art.69 della legge sanitaria, che imponeva per l’abitabilità degli alloggi quantità minime di luce e aerazione, introduce l’esigenza di assicurare ai locali una sufficiente illuminazione naturale.

Nel 1926, la commissione, nominata dal ministero dell’Economia Nazionale, sancisce le norme per la costruzione delle abitazioni che vengono pubblicate in un opuscolo del ministro dell’Economia Nazionale. Il libretto dovrà servire da guida per la scelta delle aree e prescrive per la prima volta l’orientamento dei corpi di fabbrica nelle direzioni nord-sud, così da sfruttare al meglio l’irraggiamento solare.

Si sviluppano così strutture a sistema collettivo che privilegeranno tipologie del tipo a blocco e in linea, data la loro capacità di costruzione in maniera seriale e i minor costi di realizzazione. Negli anni 1920-1930 il tipo in linea ha incontrato grande favore e sempre maggiori applicazioni pratiche . Questo particolare sviluppo è dovuto ai suoi speciali vantaggi e si introduce così anche l’aspetto energetico:

- orientazione uniforme di tutte le file di case, che permette un’insolazione uniforme degli alloggi,

- semplificazione delle forme planimetriche,

- maggior facilità di stabilizzare una produzione di massa di elementi in serie,

(18)

Tuttavia la costruzione a blocco è ancora diffusissima, non solo nelle costruzioni urbane, ma anche in quelle lontane dalla città con fabbricati a blocco aperto.

Le ragioni di questa preferenza sono principalmente:

- una ragione consuetudinaria, perché corrisponde a sistemi di costruzione tradizionale previsti dai regolamenti edilizi di quegli anni,

- una ragione estetico urbanistica, si presta alla formazione di piazze chiuse e punti di vista variabili,

- una ragione di natura economica, perché si presta ad uno sfruttamento più forte delle aree disponibili limitando la spesa per la realizzazione di strade interne,

Fig. 2 Pianta e facciata Edificio in via Corsica,

Livorno, 1928 ( archivio Ater, testo La città distante,

Piani e progetti di edilizia residenziale pubblica)

(19)

Le sistemazioni italiane a blocco dei quartieri popolari hanno in genere queste caratteristiche: fabbricato costruito lungo il perimetro del lotto a corpi di fabbrica unici, suddivisi in tratti simmetrici rispetto ad un certo asse. Gli spazi interni tra i fabbricati sono alberati; essi non hanno grande larghezza(in genere non superiore ai 20m), ma sufficiente a mantenere una discreta insolazione dei fabbricati, che solitamente non superano i 5 piani fuori terra. Questa sistemazione non permette un buon orientamento di tutti gli alloggi, non potendo evitare grandi zone d’ombra visto che il loro posizionamento segue una logica planimetrica.

Nonostante si conoscessero i vantaggi di un orientamento verso i quadranti meridionali, frequentemente per l’edilizia in genere e per quella sovvenzionata in modo particolare, si preferiva privilegiare l’utilizzo di tutto il suolo disponibile (vedi fig. 3).

L’edilizia sovvenzionata di questi anni soffre per alcune idee legate ad un estetismo tradizionale che non ne permettono la produzione in serie. Altro elemento di mancata economicità è rappresentato dai “minimi limiti” prescritti dal regolamento fino al 1933 che prevedevano altezze dei vani di 3.35m per tutti i piani e 3.5m per il piano inferiore superando di molto quelli adottati in molte nazioni estere( prevedevano circa 2.5m). La mancata costruzione in serie e lo spreco di volume ha portato i regolamenti a limitare il numero di vani e quello dei servizi. Solamente con il regolamento del 1933 si è arrivati ad un risparmio in altezza di piano seguendo un criterio di adeguamento per l’appartamento minimo non più in funzione dei locali, ma in funzione del minimo spazio occorrente per la persona.

Fig. 3 Planimetria e facciata Edificio quartiere

stazione 1911 ( archivio Ater, testo La città distante,

Piani e progetti di edilizia residenziale pubblica di

edilizia residenziale pubblica)

(20)

Nel primo periodo del regime la dimensione e la qualità degli alloggi risulta essere a bassi livelli, visto il bisogno di incrementare il numero degli alloggi a scapito della qualità architettonica ed energetica. Si vedrà la realizzazione di molte strutture in tutta Italia, seguendo le tipologie e i metodi costruttivi tradizionali, non prestando particolare attenzione all’orientamento, ma bensì alla quantità.

Con la legge n° 43 del 1949 si approva il piano incremento occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per lavoratori; nasce cosi l’ INA CASA. Il patrimonio è costituito da edifici di edilizia residenziale pubblica realizzato in due settenni, tra il 1949 e il 1963, nella fase di passaggio dalla ricostruzione postbellica al boom economico. Alla sua realizzazione lavora quasi un terzo dei professionisti italiani, applicando un linguaggio

Fig. 4 Pianta pian terreno edificio via Bandiera 1930 ( archivio Ater, testo La città distante, Piani e progetti di edilizia residenziale pubblica)

Fig. 5 Vista generale edificio via Bandiera 1930 ( archivio Ater, testo La

città distante, Piani e progetti di edilizia residenziale pubblica)

(21)

architettonico appositamente elaborati dagli uffici tecnici. A bilanciare la parcellizzazione sul territorio degli interventi e a prevenire le conseguenze di un eccessivo liberismo progettuale, viene definita una precisa linea urbanistica, architettonica e tecnologica. L’obiettivo era quello di garantire efficienza ed elevata qualità nella realizzazione. Le linee guida verranno illustrate attraverso una serie di fascicoli comprendenti: suggerimenti, orientamenti, schemi, esempi per la progettazione del tipo edilizio e dell’alloggio, per arrivare a suggerire fino al dettaglio costruttivo. Queste norme non sono cogenti, ma risultano particolarmente persuasive, visto che il loro rispetto e la correttezza della loro applicazione vengono poi controllati dallo stesso ufficio.

Uno dei principali cambiamenti nella progettazione sta proprio alla base del piano, infatti si pone la scelta di un modello insediativi preciso: il quartiere nella versione urbanistica organica attuata nei paesi anglosassoni e scandinavi. Esiste però una differenza fondamentale che distingue il quartiere INA-CASA ed il quartiere anglosassone ed è la diversa collocazione che esso assume nello sviluppo della città. Il quartiere, in Italia, si interpone nella periferia come una isola che denuncia la difficile pianificazione organica dello sviluppo urbano di quegli anni.

Sul piano della qualità edilizia segnò una svolta considerevole per la produzione di alloggi a basso costo, producendo anche complessi edilizi di grande valore. Vanno ricordati innanzi tutto gli sforzi che furono condotti per creare nuovi quartieri residenziali, la ricerca di nuove soluzioni tipologiche e distributive adeguate alle esigenze degli assegnatari ed infine per la ricerca di soluzioni costruttive e tecnologiche. Potendo sfruttare porzioni di territorio non ancora urbanizzate e quindi privo di vincoli viari e prospettici, per la prima volta vengono realizzati quartieri volontariamente disposti secondo una logica che tenesse conto dell’irraggiamento solare, spostando i corpi scala e gli ambienti comuni verso i lati meno soleggiati.

Fig. 6 Vista planimetrica e dall’alto dell’unità di abitazione realizzate da INA CASA.

(22)

Alla base del nuovo realismo, che caratterizza l’ architettura del quartiere, è ancora lo stesso sistema tecnologico costituito dalla muratura e il cemento armato, utilizzato anche prima della guerra. Negli edifici bassi (Fig 7,8), fino a quattro piani, le strutture verticali portanti sono murarie, mentre negli edifici alti l’ossatura portante è a scheletro indipendente (Fig. 8,9); in ogni caso gli orizzontamenti sono realizzati con solai misti laterocementizi. Viene rimossa la maschera dei rivestimenti lapidei e ogni aspetto superfluo che non riguardasse la struttura necessaria, proprio secondo i canoni del realismo. Le strutture risultano così essenziali, lineari e alcune volte troppo monotone e prive di alcun carattere.

Fig. 7 Pianta del primo piano di una palazzina nel quartiere Corea, in via Godetti Livorno, anno ’50.

( archivio Ater, testo La città distante, Piani e progetti di edilizia residenziale pubblica)

Fig. 8 Palazzina in via Lunari, Livorno, anni ’50.

In questo insediamento gli isolati definiscono una serie di corti che inquadrano spazi di pertinenza sistemati a verde, nelle tipologie compaiono i balconi e il doppio affaccio per ogni modulo abitativo.

( archivio Ater, testo La città distante, Piani e progetti di edilizia residenziale pubblica)

(23)

Fig. 9 Edificio di testa in via Lorenzini Livorno, anno 1958.

( archivio Ater, testo La città distante, Piani e progetti di edilizia residenziale pubblica)

Fig. 10 Grattacielo e case articolate del quartiere Coteto, Livorno, anno 1956-60.

Nel grattacielo troviamo i pilotis al piano terra, gli appartamenti hanno ampia metratura e presentano triplo

affaccio e doppia balconata. (testo: La città distante, Piani e progetti di edilizia residenziale pubblica)

(24)

Si arrivò così agli anni settanta e precisamente al 1971 che segnò un'altra pietra miliare nella storia degli IACP. Venne infatti promulgata la Legge 865 (22 ottobre) che di fatto trasformò gli Istituti Case Popolari da Enti Pubblici Economici ad Enti Pubblici non Economici con prevalenza pertanto dell'attività pubblico-assistenziale. La Legge 865 tuttavia non operò solo la trasformazione degli Istituti da Enti Economici ad Enti non economici, ma pose degli obiettivi che hanno spaziato su tutta l'edilizia economico-popolare.

Si cominciò a parlare di integrazione della politica della casa, di sviluppo del territorio e di una disciplina unitaria dei canoni.

Si mise in atto il primo tassello del decentramento burocratico con trasferimento di deleghe alla Regione, che di fatto avvenne con il DPR 616/77.

In applicazione della Legge 865, vennero poi emanati i due DPR 1035-1036 del 1972 che disciplinarono le assegnazioni e l'organizzazione degli Enti Pubblici operanti nel settore dell'edilizia residenziale pubblica.

A seguito dell’emanazione di nuove Leggi e della soppressione di Enti quali Gescal e Incis, il patrimonio fino ad allora costruito fu in parte ceduto agli assegnatari ed in parte trasferito agli IACP, che divennero gli unici soggetti attuatori dell'edilizia residenziale pubblica.

La progettazione dell’edilizia residenziale è regolata, per quanto riguarda gli aspetti dimensionali, da un insieme di norme: nazionali, prescrizioni regionali e regolamenti. A rispetto di queste norme l’edilizia pubblica deve aggiungere quello di altre, in base al dettato dell’art. 42 della legge 457/78.

A livello nazionale, sia per l’edilizia pubbliche e privata, opera il DM del 5/7/1975, modificazione delle istruzioni ministeriali 20/6/1896relativamente all’altezza minima e ai requisiti igenico-sanitari principali degli edifici. I principali contenuti del DM sono così elencati:

- altezza minima interna utile dei locali per abitazione: 2.70m; per corridoi,bagni, ripostigli: 2.40m,

- superficie abitabile: non inferiore a 14mq per i primi 4 abitanti, 10m

2

per i successivi,

- stanze da letto: superficie min. consentita per una persona: m

2

; per due persone 14mq,

- alloggi monostanza (compresi i servizi): min. 28 m

2

per una persona: min. 38 per due persone,

- sup. finestrate apribile almeno 1/8 della superficie del pavimento,

- stanza da bagno per ciascun alloggio e almeno una stanza da bagno deve essere fornita

dai seguenti impianto: vaso, bidet, vasca o doccia, lavabo,

(25)

Alle seguenti norme si aggiungono poi le prescrizioni per i minorati fisici contenuti nel

DM n° 236 del 14/6/1989.

(26)

Oltre a stabilire una serie di criteri per la determinazione delle condizioni minime di abitabilità, si fissano dei requisiti igienico sanitari che influenzeranno indirettamente il comportamento energetico degli edifici. Per la prima volta viene stabilita la temperatura media dell’aria interna degli alloggi, che dovrà mantenersi tra i 18° ed i 20°. Queste temperature sono riferite al periodo invernale, perché solamente in tempi più recenti è nata la necessità e la possibilità di regolare la temperatura estiva negli alloggi attraverso impianti di raffrescamento. Si dettano regolamenti anche per quanto riguarda l’illuminazione naturale che dovrà essere adeguata alla destinazione d’uso. Si stabilisce anche che nel caso in cui la tipologia utilizzata non dia luogo a condizioni che non consentano di fruire di ventilazione naturale, si dovrà ricorrere a quella meccanica centralizzata con requisiti igienici confacenti. Particolare attenzione viene posta all’evacuazione dei fumi e vapori provenienti dalle cucine o gabinetti, ed ogni stanza dovrà essere fornita di apertura all’esterno o dotata di impianto di aspirazione meccanico.

Fig. 12 “Serpentoni” quartiere Coteto, Livorno fine anni ’80 (testo: La città distante, Piani e progetti di edilizia residenziale pubblica)

Fig. 13 Gruppo di edifici in via Costanza e torri di via Passaponti ,Livorno, anni 1980 (testo: La città

distante, Piani e progetti di edilizia residenziale pubblica)

(27)

Il decennio 1970-1980 fu caratterizzato dall'inflazione galoppante che, in presenza di massimali di costo imposti dal CER (Comitato Edilizia Residenziale), creò molte difficoltà negli appalti, costrinsero gli Istituti alla continua ricerca di finanziamenti integrativi per poter ultimare i programmi costruttivi.

Agli inizi degli anni 80 si ebbe finalmente la tanto sospirata inversione di tendenza con l’

emanazione di alcune leggi, quali la 25/80, la 94/82 e soprattutto con la Legge 457 del 5 Agosto 1978 nota come "Piano Decennale" per l'Edilizia Residenziale che modificò il sistema dei finanziamenti.

Ciò permise un intensificarsi dell'attività costruttiva, alla quale si unì anche quella del recupero, novità assoluta per gli Istituti. In passato infatti gli Istituti disponevano di fondi per le costruzioni in modo disorganico, senza pertanto essere in grado di effettuare della programmazione pluriennale.

Con l’avvento della Legge 457/1978, gli IACP poterono contare su sovvenzioni con evidente giovamento per l'efficienza degli interventi. Negli ultimi 20-25 anni l'evoluzione dei ricavi da canoni (sempre stabiliti dalle leggi) è stata fortemente squilibrata rispetto all'indice dei costi e del costo della vita.

Fig. 14 Edificio in via Della Livornina , Livorno, anni 1980 (testo: La città distante, Piani e progetti di

edilizia residenziale pubblica)

(28)

Negli anni novanta attività costruttiva risulta caratterizzata dal proseguimento del piano decennale (legge 67/88), e dal nuovo programma della legge 179/82.

Particolare importanza, perché i suoi standard vengono utilizzati ancora oggi, è la legge 11/3/1988 n°67 di Programma straordinario di edilizia sovvenzionata “Allegato B”.

Nelle suddette norme tecniche di attuazione ci si riferisce a tre tipologie di intervento:

- edilizia sovvenzionata-Nuove costruzioni,

- edilizia sovvenzionata-Recupero,

- limiti massimi di costo,

Particolare attenzione viene posta alle Aree che ospiteranno i complessi edilizi, che dovranno essere accessibili, servite adeguatamente da attrezzature e servizi. Inoltre si provvederà a regolare tutti quegli aspetti collegati all’edificio come i parcheggi, gli interventi ordinari e speciali, recupero, iter progettuali e competenze e standard costruttivi e tipologici.

I limiti di costo, le definizioni e gli standards per gli interventi di edilizia sovvenzionata sono quelli definiti dal DM.LL.PP. 26 Aprile n° 61, modificato con il DM.LL.PP 6/2/1992 n°1814/A, con le prescrizioni previste dal DM 67 dell’88.

Da segnalare, infine, la Legge 560/93, che consentendo la vendita di una cospicua parte del patrimonio immobiliare degli Enti Pubblici, costituisce la base per un rilancio dell'edilizia

Fig. 15 Edificio in via Botticelli, Livorno, anni 1980 (testo: La città distante, Piani e progetti di edilizia

residenziale pubblica)

(29)

residenziale, prevedendo espressamente il reinvestimento dei ricavi per l'incremento e la riqualificazione della stessa.

Dal 1992 al 1995, utilizzando la legge 179/92, sono stati programmati vari piani di Recupero Urbano attraverso piani integrati con Comuni.

Nel marzo del 1995 l'Istituto si è trasformato in Azienda.

La Regione Veneto, per prima in Italia, ha provveduto a trasformare gli IACP in Enti Pubblici Economici dotati di personalità giuridica e di autonomia organizzativa, patrimoniale e contabile, costituendo le Aziende Territoriali per l’Edilizia Residenziale ,denominate ATER, con un apposito provvedimento legislativo, la Legge Regionale n.10 del 9 marzo 1995, pubblicata sul B.U.R. n. 23 del 14 marzo 1995.

Con la costituzione delle nuove ATER, economicamente autonome, si supera il ruolo di enti semiassistenziali svolto in passato.

Ulteriore innovazione si ha con la legge n°136 del 30 Aprile 1999 “Norme per il sostegno dell’edilizia residenziale pubblica e per interventi in materia di opere a carattere ambientale”

dove per la prima volta si prende in considerazione l’ambiente e il territorio di inserimento del fabbricato.

Un esempio di queste nuove direttive è il quartiere della Scopaia a Livorno, nato come completamento al precedente insediamento della Leccia è oggi caratterizzato da una forte organicità nell’uso dei materiali, nella distribuzione degli edifici. Uso dei pilotis per sottopassi stradali, mattoni faccia vista che insieme alle forme geometriche richiamano le fattezze dei

Fig. 16 Bastioni del quartiere Scopaia, Livorno, anni 1990 (testo: La città distante, Piani e progetti di

edilizia residenziale pubblica)

(30)

Fra il 2001 e il 2006, in Italia, le famiglie proprietarie sono cresciute di oltre 3,8 milioni di abitazioni con una media annua di 780mila nuovi proprietari. Ciò comporta una costante riduzione delle famiglie in affitto, con una quota di proprietari ( o usufruttuari) dell’alloggio in cui si viene poco superiore all’88% (Fig. 17)

Anche nel contesto regionale toscano i valori di ripartizione del mercato residenziali non si discostano da quelli nazionali, come pure nella provincia di Livorno(Fig 18).

Fig. 17 Famiglie per titolo di godimento dell’abitazione in cui risiedono -Anno 01-06(val%)

Fig. 18 Famiglie per titolo di godimento dell’abitazione-Anno 2004(val%)

(31)

Nell’ultimo decennio gli stranieri soggiornati in Italia sono cresciuti di ben il 238% e si è assistito ad una decisa stabilizzazione dei nuclei familiari. La crescita del fenomeno ha coinciso con un processo di stabilizzazione; tale processo ha profondamente diversificato la domanda abitativa, divenuta via via più complessa e non più limitata ad un semplice posto letto.

Mentre riscontriamo la tendenza delle famigli italiane ad acquistare le proprie abitazioni,

troviamo cittadini straniere sempre più bisognosi di alloggi; la produzione di edilizia

sovvenzionata guarda quindi anche a questa nuova utenza.

(32)

La progettazione dell’edilizia sovvenzionata oggi: norme progettuali e parametrizzazione dei costi

La progettazione di edilizia sovvenzionata deve rispettare vari tipi di norme:

1. leggi di riferimento,

2. leggi che regolano il costo al mq degli alloggi, 3. leggi e norme cogenti,

Per quanto riguarda le leggi di riferimento , troviamo la legge 11/3/1988 n°67 di Programma straordinario di edilizia sovvenzionata “Allegato B”.

Indicazioni per la progettazione:

a) Altezza virtuale (App.1) non superiore a 4.5m

b) Sup. non residenziale (Snr) contenuta entro il 45% della superficie utile abitabile(Su).

Superficie parcheggi contenuti entro il 45% della superficie utile abitabile(Su). Alla suddetta percentuale si potrà derogare in presenza di organismi composti prevalentemente da alloggi di superficie inferiore a 60 m

2

. E’ammessa la costruzione di garage individuali.

c) Alloggi di superficie utile abitabile non inferiore a m

2

30 e non superiore a m

2

95. la tabella seguente definisce, per ciascun taglio dimensionale, la superficie utile abitabile di riferimento, il numero dei posti letto, l’incidenza massima delle logge o balconi, e la superficie consigliata per i ripostigli esterni, ove previsti.

d) Altezza delle abitazioni e dei loro vani accessori misurata tra pavimento e soffitto, fatte salve eventuali inferiori altezze prevoste dai vigenti regolamenti edilizi, non superiori a m 2,70 per gli ambienti abitativi e, per i vani accessori, non inferiore a m 2,40.

e) Possibilità di installare nelle abitazioni i servizi igienici e realizzare nei fabbricati scale in ambienti non areati alle condizioni previste negli articoli 18 e 19 della legge 166/1985.

f) Superamento ed eliminazione delle barriere architettoniche. Gli interventi devono

conformarsi a quanto previsto dal D.M. LL.PP.n. 236 “ Prescrizioni tecniche necessarie a

(33)

garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visibilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche”.

g) Nella realizzazione degli edifici devono essere rispettate le norme della legge 373/1077 ed il successivo regolamento di attuazione rilevato al contenimento dei consumi energetici.

Tabella di cui al punto C):

T

ABELLA

1- D

IMENSIONE DI ALLOGGI DI EDILIZIA SOVVENZIONATA

(34)

Per quanto riguarda il punto 2 le “Norme tecniche per la realizzazione degli interventi di edilizia agevolata convenzionata”, allegato E di cui alla L.R. n°48/1988 modificata con L.R.

n°28/1991 oltre a definire le aree sulle quali dovranno essere realizzati gli interventi si precisa

anche il calcolo della superficie convenzionale e cioè l’area di competenza dell’alloggio

composto dalla superficie utile di calpestio e le superfici non residenziali comprendenti logge,

balconi soffitte, ecc.( Vedi capitolo 4 degli extracosti). La superficie convenzionale permette di

calcolare precisamente il valore al metro quadro di un alloggio, comprendendo tutte le sue

competenze, così da poter paragonare tale valore con il costo previsto dall’allegato A di cui alla

delibera della G. R. n°. 328 del 18.03.96 ( Aggiornamento al 31.12.2007 ).

(35)

Oltre le leggi sopra esposte esistono le norme cogenti, quelle a cui devono sottostare tutti i tipi di fabbricati e possono essere riassunti in:

- leggi Sismiche con la n°3274 del 20/3/2003

- leggi acustiche con la n°447

- leggi energetiche con la n°192 dell’ Agosto 2005

Il lavoro proposto deve risultare inserito tra i progetti pilota della Regione Toscana per

promuovere e riqualificare i “distretti energetici abitativi”, con particolare riferimento

all’allegato A della Delibera della Giunta Regionale 227/2007 che prescrive riduzioni del

fabbisogno di energia primaria pari al 50% rispetto ai valori del D.Lgs 311 dall’allegato C ,

tabella 1.3 , per usufruire di incentivi messi a disposizione della Regione. Particolare attenzione

si è posta quindi a tutte quelle norme riguardanti l’aspetto termico ed energetico degli edifici

residenziali, in particolare il D.Lgs 311che traccia le direttive per una corretta valutazione del

contenimento dei consumi energetici negli edifici. Questo tipo di analisi passa attraverso lo

studio dell’involucro edilizio, come trattato nell’articolo 1, che vede l’individuazione e

l’eliminazione di tutte le discontinuità di isolamento termico. Nel progetto vengono calcolate le

caratteristiche delle trasmittanze termiche delle pareti opache e trasparenti e si cercheranno

soluzioni tecniche per l’eliminazione dei ponti termici. In particolare si creerà un rivestimento

isolante protettivo che verrà applicato con continuità su tutta la superficie esterna. Questo studio

è stato realizzato grazie anche ad analisi termografiche effettuate su edifici simili esistenti che

hanno evidenziato tutti i punti maggiormente disperdenti. Vengono previsti anche interventi

sugli impianti volti al contenimento del consumo energetico, modificando la previsione da

caldaie autonome per ogni singolo alloggio a impianto centralizzato.

Riferimenti

Documenti correlati

1. La superficie utile lorda, misurata in metri quadrati [m 2 ], è la somma delle superfici utili lorde di tutti i piani - entro e fuori terra, sottotetto abitabile o agibile

L’iscrizione va effettuata inviando entro il 30 settembre alla Segreteria Organizzativa i propri dati con acclusa copia del pagamento effettuato attraverso Bonifico Bancario (di

Esercizi su integrali di superficie..

• E’ il luogo degli zeri di una funzione data:?. (tutti i punti p

Inoltre posta la particella in in punto arbitrario sulla superficie, se consideriamo il piano determinato dal suo vettore posizione rispetto al polo e dall’asse z vediamo che

IN SIGLA R.F.I.. IN

[r]

Calcola l’area di base, la superficie laterale, la superficie totale e il