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Academic year: 2021

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1. RIASSUNTO

Nell’ambito di studi sull’induzione di danno cromosomico indotto da metalli di interesse ambientale, questo lavoro di tesi ha focalizzato l’attenzione all’utilizzo di modelli in vitro su cellule somatiche umane: cellule della linea linfoblastoide TK6 e linfociti di sangue periferico, dopo trattamento rispettivamente con sali di platino e di arsenico.

Lo studio ha inizialmente interessato l’analisi degli effetti genotossici di composti del platino in cellule TK6. Questa prima parte del lavoro sperimentale è stata condotta nell’ambito di una collaborazione con il laboratorio di Mutagenesi Ambientale dell’Università di Barcellona diretto dal Prof. Ricard Marcos, durante un soggiorno previsto dal progetto Socrates, di cui ha usufruito il sottoscritto. Il progetto di ricerca in collaboarazione era incentrato sugli effetti genotossici indotti in vitro da metalli pesanti. Per questa tesi è stata utilizzata la linea cellulare TK6, derivata da linfociti umani di tipo B, ottenuti a partire da linfociti epatici, stabilizzata mediante trasformazione con virus Epstein-Barr.

Per l’analisi degli effetti mutageni dei metalli, abbiamo scelto di applicare il test del micronucleo (MN) con il blocco della citodieresi con citocalasina B, alle cellule TK6.

Il protocollo sperimentali non ha comportato particolari variazioni rispetto ad altri tipi cellulari, quali i linfociti di sangue periferico, d’altra parte la linea cellulare utilizzata presenta il vantaggio di fornire una quantità di cellule pressoché indefinita e stabile, facilmente disponibile, e le cellule possono essere conservate nel tempo.

Le cellule TK6 sono state saggiate utilizzando sali inorganici del platino. Il platino trova largo impiego nell’industria automobilistica, in gioielleria, nella produzione di fibre di vetro e display a cristalli liquidi, nelle applicazioni biomediche, in odontoiatria e nell’industria sensoristica e di hardware per computer. A causa della sua diffusione nell’ambiente, derivante principalmente dai processi di emissione veicolare o industriale, la nota tossicità e l’eventuale cancerogenicità di alcuni suoi

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composti (classificazione IARC: gruppo 2A), attualmente il Pt riveste un grande interesse dal punto degli studi di mutagenesi ambientale.

Il grado di tossicità del Pt risulta in letteratura correlato alle varie forme chimiche e ai vari stati di ossidazione in cui si può presentare questo elemento. Sulla base di tali evidenze abbiamo voluto valutare il possibile effetto genotossico, in termini di danno cromosomico, indotto da diverse dosi dei seguenti composti del platino: PtCl4 (range saggiato 10-100 µM), PtCl2 (75-1000 µM) e (NH4)2PtCl4 (25-400 µM).

Lo studio sull’arsenico è stato invece condotto mediante l’impiego del test del micronucleo (MN) in linfociti di sangue periferico umano. Il grado di tossicità dell’arsenico e dei suoi composti è in relazione alle varie forme chimiche e ai vari stati di ossidazione in cui si può presentare l’elemento la cui presenza nella crosta terreste e dei tessuti sia animali che vegetali è ampiamente documentata. Poiché ancora non è chiaro il meccanismo con cui l’As esplica la sua potenzialità cancerogena (classificazione IARC: gruppo 1), ma soprattutto è attualmente oggetto di studio il ruolo della sua biometilazione, abbiamo preso in considerazione tra i composti inorganici l’arsenito di sodio (range saggiato 0.5 - 4 µM) e arsenato di sodio (range saggiato 0.5 - 4 µM), e tra gli oragnici il monometil arsenico (III) (MAsIII) (range saggiato 0.01 - 2 µM). I risultati, relativi a quattro donatori, mostrano un aumento significativo nella frequenza dei micronuclei a partire dalla dose 2 µM per l’arsenito di sodio e 0.5µM per il MAsIII.

L’arsenato di sodio testato con lo stesso range di concentrazione dell’arsenito, non mostra nessun incremento significativo nel numero di micronuclei.

Dati preliminari sulla genotissicità dei sali di platino, quali il PtCl2 e PtCl4, a partire dalla dose 100 µM, evidenziano, relativamente al controllo, un’induzione significativa della frequenza di micronuclei. I risultati ottenuti sono confrontabili con quelli emersi da studi precedenti, eseguiti dal nostro Laboratorio, su linfociti di sangue periferico.

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