CAPITOLO 4. ANALISI DEL DIAGRAMMA COLORE-MAGNITUDINE DI ω CENTAURI
−1 −0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5 5.5 6 B435−K
12
13
14
15
16
17
18
19
20 B435
Z=0.0025 Y=0.248 t=15.5 Gyr
DMo=13.90 E(B−V)=0.12
Figura 4.52 Come in 4.42 nel diagramma (B
435, B
435− K).
−1 −0.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5 5.5 6 B435−K
12
13
14
15
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17
18
19
20 B435
Z=0.0025, Y=0.248 t=13 Gyr
DMo=13.91 E(B−V)=0.15
Figura 4.53 Come in 4.43 nel diagramma (B
435, B
435− K).
Per completezza in figura 4.54 e 4.55 sono riportati i fit nelle bande (V, V-I). In
questo caso tuttavia non solo il SGB-a non `e visibile, ma non `e nemmeno individuabile
lo spread del ramo delle giganti rosse dovuto alla metallicit`a.
−0.2 0.3 0.8 1.3 V−I
14 15
16 17 18 19 20
V
t=15.5 Gyr
Figura 4.54 Come in 4.42 nel diagramma (V, V-I).
−0.2 0.3 0.8 1.3
V−I 11
12 13 14 15 16 17 18 19 20 21
V
Z=0.0025, Y=0.248 t=13 Gyr
DMo=13.91 E(B−V)=0.15
Figura 4.55 Come in 4.43 nel diagramma (V, V-I).
Dai grafici appena illustrati possiamo notare che non c `e disaccordo tra i risultati
ottenuti in (R
625, B
435-R
625) e quelli ottenuti dallo studio nelle altre bande fotomen-
triche, anche se non in tutti i diagrammi `e visibile l’esatta posizione del TO del ramo
anomalo e il SGB-a. I fit determinati nelle bande (R
625, B
435-R
625) sono pertanto
confermati dai corrispondenti fit nelle altre bande fotometriche.
CAPITOLO 4. ANALISI DEL DIAGRAMMA COLORE-MAGNITUDINE DI ω CENTAURI
4.6 Il ramo anomalo e la sua possibile origine
Abbiamo illustrato nei precedenti paragrafi le possibili soluzioni per il fitting del ramo anomalo.
Le soluzioni scelte per il fitting del ramo anomalo sono pertanto due: quella cor- rispondente a Z=0.0025, Y=0.248, DM
0= 13.90, E(B-V)=0.12, et`a ∼ 15 Gyr e quella corrispondente Z=0.0025, Y=0.248, DM
0= 13.91, E(B-V)=0.15, et`a ∼ 13 Gyr . In entrambi i casi valori di metallicit`a adottati per il fitting sono molto simili a quelli determinati spettroscopicamente da Hilker et al. 2004[42] ([F e/H] ∼ −0.8) per le stelle di SGB-a
25, il che confermerebbe che le stelle del SGB-a hanno una metallic- it`a pi` u elevata rispetto al bulk della popolazione dell’ammasso. Il SGB-a, pertanto, sembrerebbe la naturale estensione del RBG-a, come gi`a ipotizzato da Ferraro et al.
(2004)[44].
I valori forniti in letteratura per il modulo di distanza del bulk delle popolazioni dell’ammasso ricoprono un ampio range DM
0= 12.90 ÷ 13.90 (si veda cap.2), dovuto ai differenti metodi utilizzati per la sua determinazione. Vari autori, pertanto, tendono ad assumere come valore pi` u attendibile quello stimato da Thompson et al. 2001[21]
deteminato attraverso lo studio della variabile ad eclisse OGLEGC 17 e pari a DM
V= 14.05 ± 0.11. Assumendo, come gli autori , un arrossamento E(B − V ) = 0.13 ± 0.02 (Schlegel et al. 1998) si ha che DM
0= 13.67 ± 0.17. Tuttavia anche il metodo di determinazione del modulo di distanza attraverso lo studio della variabile ad eclisse
`e affetto da incertezze non trascurabili (vedi appendice F), probabilmente superiori a quelle stimate dagli stessi autori. Come mostrer`o nel par. 4.7 il range d’et`a stimato per il bulk della popolazione dell’ammasso sembrerebbe essere 11 ÷ 13 Gyr ed il modulo di distanza corrispondente stimato dal fitting del ramo orizziontale sembra essere pari a DM
0= 13.70 ÷ 13.90
26.
La soluzione per Z=0.0025, t=15 Gyr riproduce molto bene la morfologia dell’SGB- a. L’elevata metallicit`a e l’elevata et`a , superiore a quella del bulk della popolazione,
`e per`o molto difficile da interpretare in base ai fenomeni di arricchimento. Molti au-
25
anche se su un campione costituito da sole cinque stelle
26
con E(B − V ) ∼ 0.12
comunque essere un oggetto stellare catturato dall’ammasso, anche se non si conoscono sistemi stellari aventi elevata et`a (∼ 15 Gyr)
27e metallicit`a
28. Come gi`a detto nel par.
1.1 recenti studi stimano un’et`a dell’universo pari a 13.7 ± 0.2 Gyr (Bennett et al.
2003 [3]) e le prime stelle si sarebbero formate dopo circa duecento milioni di anni dal big-bang. L’et`a di ω Centauri sarebbe pertanto
29molto vicina all’epoca di formazione dei primi sistemi stellari.
Se assumiamo un modulo di distanza pari a DM
0= 13.70
30per il bulk della popolazione, il ramo anomalo potrebbe non appartenere all’ammasso e costituirebbe pertanto un sistema stellare posto ad una diversa distanza o una coda mareale. Se, al contrario, assumiamo un modulo di distanza per il bulk della popolazione pari a DM
0= 13.90 il ramo anomalo potrebbe appartenere all’ammasso.
La soluzione per Z ∼ 0.0025 e t=13 Gyr riproduce meno bene la morfologia del SGB-a e corrisponde ad un’et`a paragonabile a quella dell’ammasso. L’arrossamento determinato dal fitting del ramo anomalo `e superiore al valor medio E(B − V ) ∼ 0.12 stimato per il bulk delle popolazioni
31. Ci`o indicherebbe pertanto la non appartenenza del ramo all’ammasso. Se si assume un modulo di distanza per il bulk della popolazione pari a DM
0= 13.70 ed E(B-V)=0.12 si ha che il ramo anomalo potrebbe essere un gruppo di stelle collocate a circa 500 pc dal bulk dell’ammasso.
Nel par. 4.9 abbiamo studiato la distribuzione spaziale dell’ammasso. Sembrerebbe che la distribuzione della sottopopolazione anomala sia diversa dalle altre sottopopo- lazioni, avvalorando l’ipotesi che il ramo anomalo abbia avuto un’origine indipendente dalle altre sottopopolazioni.
27
stimata con un errore di circa 2 Gyr, vedi par.1.4
28
che si discosta molto dalla composizione chimica della materia formatasi dopo il Big-Bang
29
entro gli errori
30
da Thompson et al. 2001
31