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Entrambe le discipline a cui Pumpjanskij ricorre contemporaneamente contribuiscono all’elaborazione della sua nuova concezione dell’evoluzione letteraria russa e della stratificazione dei generi letterari

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Academic year: 2021

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209 C O N C L U S I O N I

Come più volte ribadito nel corso dell’introduzione e come è risultato evidente in molte parti della nostra analisi, il sistema teorico di Pumpjanskij tiene presente discipline fra loro molto diverse, di cui il critico si serve per elaborare un’idea di sviluppo dei generi e della storia della letteratura russa.

Sin dagli anni di Nevel’, che rappresentano un periodo intellettuale molto fertile e vivace, Pumpjanskij sviluppa le sue più significative riflessioni su un doppio binario: da una parte, lo studioso ha ben presente le dinamiche delle lettere classiche che gli permettono di individuare nell’antico l’orizzonte comune a tutte le poetiche russe dal XVII al XX secolo, e dall’altra, egli non prescinde mai dall’estetica, grazie alla quale formula precisi valori universali che poi rintraccia nella storia della letteratura. Entrambe le discipline a cui Pumpjanskij ricorre contemporaneamente contribuiscono all’elaborazione della sua nuova concezione dell’evoluzione letteraria russa e della stratificazione dei generi letterari. Già di per sé, l’idea di sviluppo letterario si articola su quello che possiamo a tutti gli effetti definire un p i a n o e m p i r i c o che Pumpjanskij esamina mediante strumenti filologici, storici e linguistici. Nell’ambito, invece, della definizione dei generi letterari lo studioso si muove su un p i a n o t r a s c e n d e n t e , individuando nel simbolo e nel mito – e in tutti i fattori che da essi dipendono – quei principî teorici che danno validità all’intero suo sistema; anche su questo piano, tuttavia, la descrizione di un fenomeno astratto è sempre accompagnata dall’analisi concreta degli elementi descritti (si pensi all’importanza attribuita alla natura storica di simbolo e mito e all’evoluzione stilistica da Lomonosov a Puškin).

Ode, poema e romanzo sono, secondo il nostro, il frutto di momenti precisi della storia della letteratura russa ed europea che così possiamo riassumere:

1) Lomonosov impianta in Russia l’ode tedesca e la rende unica grazie all’«entusiasmo», a una sorta di θυμός che permette al poeta di riconoscere il simbolo e quindi di riprodurre una realtà «simbolica», «classica», aggettivo che a sua volta diventa sinonimo di «classicista». Il «Rinascimento» propugnato da

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210 Pietro I ha bisogno del genere «classico»/«classicista» forgiato da Lomonosov, un genere che deve essere l’espressione della nuova politica culturale;

2) ammettendo il carattere sociale intrinseco alla letteratura russa, Puškin giustifica la scelta di porre fine al primato dell’ode e crea il nuovo genere del poema, in cui la presenza di ideali simbolici convive con la necessità di riprodurre la realtà storica russa; è poi il romanzo in versi a dare voce all’altra faccia della realtà, ovvero alla quotidianità umana. L’esigenza di rappresentare la realtà

«relativa», che quindi si oppone a quella «simbolica» dell’ode, trova il suo pieno sviluppo in Gogol’;

3) forte dell’esperienza puškiniana e gogoliana, Dostoevskij dà al proprio romanzo una forma che in parte cerca di saldare il debito con la tradizione del genere tragico, e in gran parte cede alla dimensione reale e umana. Solo con Turgenev si raggiunge il vero compimento del romanzo, dove domina la condizione dell’eroe e quindi dell’individuo.

Il reticolo di tutti questi elementi, che nel corso del nostro lavoro abbiamo mostrato con maggiore articolazione, vede al centro della lettura di Pumpjanskij due valori: l’antichità – una dimensione intesa come custode di categorie universali – e lo scontro fra due personalità, l’«autore» e l’«eroe». Mentre gli studi di Pumpjanskij sull’antichità e sul classicismo risultano completi nonostante la loro frammentarietà, quelli sulla teoria della prosa sono incompiuti, giacché, come abbiamo evidenziato nel par. 5.4.5, non viene formulato pienamente il destino dell’«autore».

Pur nella loro frammentarietà e asistematicità, gli scritti di Pumpjanskij conservano una logica ben precisa che rimane tale durante tutto il suo percorso di critico estetico e filologo. La concezione della letteratura russa e dei sistemi dei generi che egli offre – il legame con l’antichità, l’evoluzione dei generi e degli stili – è infatti talmente organica e coerente da permettere l’unione di tutti i punti della sua opera apparentemente isolati e sconnessi. Tali punti sono già presenti ed enucleati in Dostoevskij e l’antichità, saggio che dimostra come nel 1921 la concezione generale di storia della letteratura russa e dei generi fosse già chiara e

‘pronta’: le idee di «spargimento di sangue», «giudizio», «follia», «sogno»,

«autore» ed «eroe» tratteggiano un’evoluzione comune a opere cronologicamente

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211 e culturalmente lontane (Le Eumenidi, Amleto, Cygany, I miserabili, Delitto e castigo e I fratelli Karamazov), ma mettono in luce il filo che unisce la tradizione antica con quella dell’ode del Settecento per il rinnovato rapporto aedo/poeta- Musa (rapporto che Pumpjanskij formula solo dopo Dostoevskij e l’antichità, ma che è presente in nuce già nel 1921), nonché la tradizione antica con il poema puškiniano, con la commedia gogoliana e successivamente con il romanzo di Dostoevskij e Turgenev. Si tratta di uno sviluppo letterario che trova compimento negli studi sul classicismo, in cui l’impianto teorico si perfeziona e volge un’attenzione sempre più privilegiata all’analisi filologica del testo, ai rapporti che esso intesse con la dimensione culturale europea (si pensi alle Satire di Kantemir, ma anche al ruolo dell’ode tedesca nella formazione del genere dell’ode russa).

Dalla ricostruzione del pensiero estetico-letterario che abbiamo proposto in questa ricerca è possibile inoltre individuare una serie di altri indirizzi di studio che permettono di fare ulteriore chiarezza nell’universo metodologico proposto da Pumpjanskij. Nella nostra dissertazione non abbiamo analizzato i contenuti di Turgenev-novellist (Pumpjanskij 1929b), Turgenev i Flober (Pumpjanskij 1930b) e Turgenev i Zapad (Pumpjanskij 1940), ovvero di tutti quei lavori che spostano l’attenzione sugli stretti fili tematici e stilistici che legano il romanziere russo alla cultura europea, specie di ambito francese. I saggi su Turgenev, inoltre, devono essere integrati con alcuni decisivi frammenti di LSZiA, il volume inedito sulla letteratura francese, tedesca, inglese e americana contemporanea a Pumpjanskij, un volume che ricostruisce il destino e lo sviluppo del romanzo inteso come genere letterario m o n d i a l e . La disamina analitica di LSZiA permetterebbe di vedere come il critico arrivi a determinare una linea di continuità che tipologicamente, ma anche concretamente, unisce la letteratura russa a quella europea e d’oltreoceano.

Non bisogna poi dimenticare che, come evidenziato nel nostro lavoro, molti sono gli itinerari che Pumpjanskij traccia e che bisogna percorrere specie all’interno dell’impianto del «classicismo» (le «odi spirituali» di Lomonosov e Deržavin, le poetiche di Fonvizin e Radiščev, il sistema metrico).

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212 Ciò che in questa sede ci preme sottolineare è la portata innovativa degli studi di Pumpjanskij, un critico eclettico che apre la strada non tanto alla «comparatistica», intesa come disciplina che studia le influenze o le occorrenze che una determinata cultura subisce passivamente dopo il contatto con un’altra, ma alla necessità di studiare il testo nell’ampio panorama storico, culturale, letterario, artistico entro cui viene prodotto, al fine di capire come avviene la nascita di un determinato genere letterario. Molte affermazioni di Pumpjanskij sul rapporto fra la natura di Deržavin e quella di Puškin o sul nesso che si istituisce fra Puškin-Gogol’ e E.T.A.

Hoffmann ci possono sembrare ovvie, perché su tali questioni tematiche molto è stato scritto. In realtà, già negli anni ’20 Pumpjanskij precorreva tutto ciò che successivamente ha trovato un suo sviluppo e che non ha citato i lavori del nostro:

essi non potevano essere conosciuti o perché mai pubblicati o perché caduti nell’oblio.

Al di là delle tinte simboliste e talvolta molto suggestive, l’approccio di Pumpjanskij consente di comprendere analiticamente tappe importanti della storia letteraria russa: qual è stato l’apporto stilistico e, più in generale, culturale che i letterati tedeschi hanno offerto all’ode di Lomonosov e Trediakovskij; quale topica hanno offerto l’ode malherbiana e l’ode russa; qual è stato, più in generale, il contributo europeo all’evoluzione della storia della lingua russa, specie, alla genesi dello stile petroviano e deržaviniano.

La ricchezza concettuale dunque, ma anche, come abbiamo visto, il grande patrimonio archivistico di Pumpjanskij esplorato solo in parte, dà modo allo studioso contemporaneo di far luce su molte pagine della storia della letteratura e della critica letteraria russa e su decisivi eventi della storia letteraria mondiale.

Futuri studi sull’opera del critico devono quindi potenziare il suo lascito teorico e collocare debitamente gli scritti inediti, affinché risulti chiara la sua portata innovativa nel più ampio contesto culturale della Russia degli anni ’20 e nello sviluppo della filologia contemporanea, i cui strumenti metodologici necessitano ancora oggi di una profonda riflessione.

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