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Pumpjanskij 1928a; Pumpjanskij 1929; Pumpjanskij 1929a; Pumpjanskij 1929b;

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6 I N T R O D U Z I O N E

Questa dissertazione ha lo scopo di presentare il contributo offerto da Lev Vasil‟evič Pumpjanskij alla storia delle idee e della critica letteraria russa fra le due guerre attraverso una generale organizzazione e sistematizzazione del suo pensiero, molto spesso espresso in modo frammentario e criptico. Tale sistematizzazione ha seguito una linea interpretativa che, a nostro avviso, è fondamentale per la concezione di storia della letteratura russa elaborata dal critico: l‟opposizione fra ciò che Pumpjanskij definisce «simbolo» e la sua

«relativizzazione».

Conosciuto come uno dei membri della cosiddetta «cerchia di Bachtin» (1919- 1928), che anche noi per convenzione e semplicità chiameremo tale, Pumpjanskij (Vil‟na, 1891-Leningrado, 1940) fu un filologo attento alla civiltà classica e un originale studioso di letteratura russa ed europea dei secoli XVII-XX. Ebbe un‟esistenza piuttosto breve (morì a 49 anni) e il caso rappresentato dal suo lascito critico possiede a tutt‟oggi dei connotati ancora poco chiari nella storia del russkoe literaturovedenie. In vita dette alle stampe un numero esiguo dell‟enorme quantità di saggi che compose (Pumpjanskij 1922; Pumpjanskij 1928;

Pumpjanskij 1928a; Pumpjanskij 1929; Pumpjanskij 1929a; Pumpjanskij 1929b;

Pumpjanskij 1929c; Pumpjanskij 1930; Pumpjanskij 1930a; Pumpjanskij 1930b;

Pumpjanskij 1931; Pumpjanskij 1935; Pumpjanskij 1936; Pumpjanskij 1936a;

Pumpjanskij 1937; Pumpjanskij 1937a; Pumpjanskij 1937b; Pumpjanskij 1938;

Pumpjanskij 1938a; Pumpjanskij 1939; Pumpjanskij 1939a). Da una parte, secondo alcuni studiosi, il fatto di non aver pubblicato è da attribuirsi a una scelta consapevole del critico, legata al suo disinteresse verso la carriera accademica (a parte i pochi anni di servizio alla Facoltà di Filologia dell‟Università statale di Leningrado Pumpjanskij non fu mai un docente «strutturato») (Clark, Holquist:

149); dall‟altra, evidentemente, il periodo storico-politico e culturale in cui

Pumpjanskij si trovò ad operare richiedeva alcuni parametri metodologici che egli

stesso, per sua formazione, non poteva soddisfare. C‟è da dire tuttavia che la sua

svolta sociologica a cavallo fra il 1927 e il 1928 contribuì decisamente a inserirlo

nell‟establishment accademico – iniziò a insegnare presso l‟Università di

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7 Leningrado, poi al Conservatorio Statale della medesima città, collaborò con l‟Istituto di Letteratura russa dell‟Accademia delle Scienze (Puškinskij dom) – ma non fu mai pienamente «assorbito» dalle istituzioni culturali di epoca sovietica. Le sue posizioni «sociologiche», che poi furono ritrattate nel 1932, devono essere comunque lette alla luce di tutto il percorso critico-letterario che Pumpjanskij intraprese.

Post mortem uscirono altri singoli lavori come Turgenev i Zapad (Turgenev e l’Occidente, Pumpjanskij 1940), Stichovaja reč’ Lermontova (Il linguaggio poetico di Lermontov, Pumpjanskij 1941), i capitoli della Istorija russkoj literatury (Storia della letteratura russa) su Kantemir, Trediakovskij e il sentimentalismo (Pumpjanskij 1941a; 1941b; 1947), i brevi appunti su Radiščev (Pumpjanskij 1941c), le parti dell‟Istorija nemeckoj literatury (Storia della letteratura tedesca, Pumpjanskij 1962; Pumpjanskij 1962a; Pumpjanskij 1962b;

Pumpjanskij 1962c; Pumpjanskij 1962d; Pumpjanskij 1962e) e una serie fondamentale di saggi pubblicati da Nikolaj Ivanovič Nikolaev, suo biografo e maggiore studioso (Infra par. 0.2). La prima (e per adesso unica) raccolta dei suoi scritti è stata edita nel 2000 a cura della vedova, Evgenija Markovna Isserlin (1906-1994), e dello stesso Nikolaev (KT). Il tomo rimane un punto di riferimento imprescindibile per chi intende non solo occuparsi dell‟opera dello studioso, ma per chi è interessato più in generale alla letteratura russa e al rapporto con quella europea fra il XVIII e il XX secolo. Molto, tuttavia, resta ancora custodito nell‟archivio privato a San Pietroburgo e in singoli fondi dei principali archivi statali russi.

Guardiamo più da vicino qual è stato il destino dell‟opera critica di Pumpjanskij dalla sua scomparsa a oggi.

0.1 Rassegna ragionata della letteratura critica sull‟opera di L.V. Pumpjanskij 0.1.1 Gli anni 1940-1962

Il biografo e il principale studioso di Pumpjanskij, Nikolaj I. Nikolaev, ha

sottolineato la grandiosa quantità di interessi che si unisce nell‟opera del critico di

Vil‟na (Nikolaev 1977: 135).

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8 Tuttavia, nonostante le numerose discipline che trovano ampio spazio nella concezione di sviluppo della letteratura russa formulata dal nostro (dall‟estetica alla filologia tedesca, dalla filologia classica alle lettere antiche, dalla storia delle religioni alle singole letterature nazionali), non è soltanto la complessità concettuale uno dei tratti peculiari dell‟opera di Pumpjanskij. Come ha ben rilevato il critico Aleksandr Michajlov, tutti i saggi – aggiungiamo noi, editi e inediti – sono caratterizzati infatti da una decisiva frammentarietà e asistematicità (Michajlov 1989: nota n. 35, 55) e necessitano, pertanto, di una globale sistematizzazione che mostri i punti chiave dell‟idea di formazione e di sviluppo della letteratura russa, nonché della stratificazione dei generi letterari che il critico ha elaborato.

A oggi non esiste una ricerca completa dedicata interamente a Pumpjanskij, ma molti sono gli studiosi che rimandano ai suoi scritti e li ritengono dotati di grande acribia filologica.

Subito dopo la scomparsa di Pumpjanskij uscì sul primo numero delle «Izvestija AN SSSR. OLJA» la recensione del critico Pavel Berkov al manuale della storia della letteratura russa del XVIII secolo di Grigorij Gukovskij; nel volume Pumpjanskij aveva curato il secondo capitolo rivolto alla poetica di Kantemir e Trediakovskij. Berkov non apprezzò molto quelle pagine e le definì «un‟originale incrostazione interna a questo volume» (Berkov 1940: 105). Poco più tardi, nel 1949, uscì sulle colonne di «Oktjabr‟» una recensione critica al numero 45-46 di Literaturnoe nasledstvo, dedicato interamente a Lermontov, in cui era stato pubblicato l‟articolo postumo di Pumpjanskij Stichovaja reč’ Lermontova (Pumpjanskij 1941). Pur sottolineando i pregi della raccolta rappresentati da alcuni saggi in essa contenuti, l‟autore della recensione, nonché studioso lermontoviano Sergej Vasil‟evič Ivanov, elencò tutta una serie di „vizi‟, legati soprattutto a quegli articoli che presentavano lo scrittore russo come un mero

«epigono, un allievo delle letterature occidentali» (Ivanov 1949: 188). Fra i lavori criticati da Ivanov troviamo il saggio di Pumpjanskij che, secondo l‟autore, si

„accontenta‟ di aver individuato un nesso fra i versi di Smert’ poėta (La morte del poeta) e Henri-Auguste Barbier (Ibidem: 189); Ivanov, infatti, afferma che «[…]

эта связь, по мнению Пумпянского, является “несомненной”, а самый

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9 вопрос – “совершенно ясным”. Он [Пумпянский – G.L.] даже не входит “в дальнейший анализ” […] лермонтовского стиха»

1

(Ibidem).

Sempre nel 1949 fu pubblicato sulle colonne di «Zvezda» un lungo pamphlet denigratorio contro Michail Geršenzon, Leonid Grossmann e Pumpjanskij che recava la firma di Aleksandr Dokusov, studioso del XIX secolo russo e di chiaro orientamento marxista. Dokusov accusò di «cosmopolitismo borghese» i lavori dei tre critici su Turgenev; in particolare, si scagliò contro Turgenev i Zapad di Pumpjanskij per il suo carattere marcatamente „universalista‟ (Dokusov 1949: 163, 164).

Un‟ultima, seppur isolata, testimonianza di quegli anni documenta invece la stima manifestata al compianto critico di Vil‟na; si tratta di una lettera datata 18 febbraio 1945 che Mark Azadovskij scrisse al sodale puškinista Julian Oksman:

[…] за последнее время […] Пумпянский […] стал совершенно неузнаваем.

Примером может служить прекрасная статья «Тургенев и Запад», опубликованная в Орловском сборнике. Умер он еще до войны.»2 (Azadovskij, Oksman 1998: 37).

Tutti questi riferimenti – in particolare le tre recensioni di Berkov, Ivanov e Dokusov – anticipano il destino dell‟opera di Pumpjanskij nei decenni successivi.

Dalla sua scomparsa e per tutti gli anni ‟50, infatti, il critico cadde sostanzialmente nell‟oblio, scomparendo di fatto dalle bibliografie accademiche e non solo. Le accuse che gli furono rivolte post mortem avevano evidentemente determinato la (s)fortuna dei suoi testi che dovettero aspettare gli anni ‟60 per essere rispolverati da una cerchia, seppur ristretta, di specialisti.

1 «[…] questo legame, secondo Pumpjanskij, è “indiscutibile” e la stessa questione è

“definitivamente chiara”. Egli non introduce neppure “a un‟analisi successiva” del verso lermontoviano.»

2 «negli ultimi tempi […] Pumpjanskij […] era diventato completamente irriconoscibile.

Può servire da esempio il suo bellissimo articolo Turgenev e l’Occidente, pubblicato nella raccolta di Orël. È morto prima della guerra.»

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10 0.1.2 La prima riscoperta (1962-1986)

Negli anni ‟60 e ‟70 un elenco autorevole di studiosi, anche internazionali, iniziò a riprendere, citare e rivisitare i lavori che il nostro aveva composto sulla letteratura del Seicento e del Settecento russo ed europeo (Serman 1962: 67-69;

Boss 1963; Bucsela 1965: 286, 288, 293; Lichačëv 1973: 202) e anche su Puškin (Alekseev 1967: 58, 70; Majmin 1969: 127, 141).

Nel 1971 nella Kratkaja literaturnaja ėnciklopedija uscì, curata da Roman Timenčik, la voce dedicata alla vita e all‟opera di Pumpjanskij, in cui tuttavia veniva fornita la data errata di nascita (Pumpjanskij non nacque nel 1894, ma nel 1891) (Timenčik 1971). Nel 1977 sulle pagine dell‟autorevole rivista «Voprosy literatury» vide la luce il saggio Ob ode A. Puškina «Pamjatnik» (Sull’ode di Puškin «Monumentum») (Pumpjanskij 1977), scritto nel 1923, che corrisponde al primo articolo del ricco patrimonio archivistico dello studioso pubblicato da Nikolaj I. Nikolaev. È grazie a quest‟ultimo, al suo impegno e alla sua dedizione morale e filologica, che la comunità scientifica internazionale ha avuto modo di accedere a buona parte dei testi di Pumpjanskij (Infra par. 0.2).

La Bachtin-renaissance degli anni ‟80 sembrò offrire una buona sponda per nuove prospettive di ricerca sul critico. In realtà, la tendenza degli studi a lui dedicati rimase pressoché la stessa dei decenni precedenti: l‟inaspettato vigore che investì la controversa opera di Bachtin non toccò quasi per niente il lascito di Pumpjanskij, che continuò ad essere indagato e conosciuto dalla medesima cerchia di studiosi. Certo, Pumpjanskij fu noto per la fondazione del «circolo di Nevel‟», per il suo sodalizio con Bachtin, per il suo eclettismo e per la sua indole carismatica che viene più volte ricordata nella monografia di Katerina Clark e Mark Holquist del 1984 (la traduzione italiana uscì nel 1991, Clark, Holquist 1991), ma rimase sempre nella penombra. Dall‟altra parte, la nascita dei Bachtin studies non mutò la situazione neppure per coloro che si occupavano di Sette-e Ottocento, giacché Pumpjanskij continuava ad essere menzionato indipendentemente dal suo legame con la «cerchia di Bachtin».

Una data importante per la storia delle edizioni dei testi è rappresentata dal 1982,

anno in cui Nikolaev dette alle stampe uno scritto composto nel 1923 dal titolo Ob

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11 isčerpyvajuščem delenii, odnom iz principov stilja Puškina (Uno dei principi fondamentali dello stile di Puškin, la divisione senza resto) (Pumpjanskij 1982);

da allora vide la luce buona parte degli inediti custoditi nell‟archivio privato. Nel 1983, infatti, nell‟almanacco «Kontekst: Literaturno-teoretičeskie issledovanija» e nella raccolta «XVIII vek», curata dal gruppo di studi del Settecento russo dell‟Accademia delle Scienze di Pietroburgo, uscirono altri due scritti:

rispettivamente Lomonosov i nemeckaja škola razuma (Lomonosov e la scuola tedesca della ragione) (Pumpjanskij 1983) e K istorii russkogo klassicizma (poėtika Lomonosova) (Per una storia del classicismo russo (la poetica di Lomonosov), Pumpjanskij 1983a). Il primo lavoro, come dichiarò lo stesso autore (Pumpjanskij 1983: 3), rappresenta la seconda parte di Trediakovskij i nemeckaja škola razuma, già uscito nel 1937 (Pumpjanskij 1937); il secondo, invece, è un saggio pubblicato parzialmente – la forma integrale uscirà nel 2000 in Klassičeskaja tradicija (Pumpjanskij 2000h) – e costituisce, insieme agli studi sull‟influenza tedesca nel genere dell‟ode russa, una sorta di pietra miliare per le indagini sul Settecento (Sazonova 1987: 104, 106, 107, 124, 125; Šapir 1996: 72, 83, 88, nota n. 7, 90, nota n. 9, 91, 97; Ţivov 1996: 163; Pogosjan 1997; Nikolaev S. 1996: 12; Zorin 2001: 90; Šapir 2002: 440, nota n. 74, 449, 454; Garzonio 2003a: 29, 33, 35; Klejn 2004: 164).

Nel 1984 e nel 1986, grazie alla ferma volontà di Jurij Lotman, che si riteneva un allievo indiretto di Pumpjanskij, furono pubblicate alcune parti del libro incompiuto Gogol’, scritto fra il 1922 e il 1925; i saggi uscirono a Tartu e a Tallinn rispettivamente negli «Učënye zapiski Tartuskogo gosudarstvennogo Universiteta» e nel tomo Prepodavanie literaturnogo čtenija v ėstonskoj škole:

Metodičeskie razrabotki (Pumpjanskij 1984; Nikolaev 1984; Pumpjanskij 1986;

Nikolaev 1986). Gogol’ vide la sua versione integrale nel 2000 (Pumpjanskij

2000f).

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12 0.1.3 La seconda riscoperta (1992-2011): la rivista «Dialog. Karnaval.

Chronotop» (1992-), i Nevel’skie sborniki (1996-) e la pubblicazione di Klassičeskaja tradicija (2000)

Sebbene dagli anni ‟90 a oggi gli scritti di Pumpjanskij continuino a essere citati principalmente dalla comunità scientifica che si occupa di XVIII secolo, la conoscenza del patrimonio teorico e filologico dello studioso ha visto un notevole incremento rispetto alle decadi precedenti. Questo fenomeno è dovuto essenzialmente a tre eventi che si sono verificati fra il 1992 e il 2011, uno dei quali ha assicurato un rinnovato interesse verso l‟opera del nostro: la fondazione nel 1992 del periodico «Dialog. Karnaval. Chronotop», l‟istituzione nel 1996 delle Nevel’skie Bachtinskie čtenija (Letture bachtiniane di Nevel’) e la pubblicazione della raccolta Klassičeskaja tradicija (2000).

Nel 1992 Nikolaj Pan‟kov, docente presso l‟Istituto pedagogico di Vitebsk, fondò nella medesima cittadina in cui si era riunita la «cerchia di Bachtin» nel 1919- 1920 la rivista «Dialog. Karnaval. Chronotop». Come si evince dal titolo, si tratta di un periodico principalmente rivolto alle problematiche dell‟estetica bachtiniana, ai suoi rapporti con la filosofia occidentale, alla ricezione di Bachtin in Europa e oltreoceano, ma anche, e questa è forse la tendenza più in voga negli ultimi anni, alle nuove letture bachtiniane nell‟ambito dei più fiorenti cultural studies. Fra le numerose pubblicazioni accolte dalla rivista primeggia il nome e l‟opera di Bachtin, anche se non mancano riferimenti alla biografia e al contributo degli altri partecipanti del circolo come Medvedev, Judina, Vološinov, Kanaev e naturalmente Pumpjanskij. Nonostante abbia pubblicato e continui a pubblicare saggi di autorevoli studiosi internazionali – B.F. Egorov, S.G. Bočarov, S. Konkin, D. Sheperd – «Dialog. Karnaval. Chronotop» rimane una rivista, per così dire,

«periferica», perché esce a Vitebsk (e solo negli ultimi anni a Mosca), e quindi

lontana dai due maggiori centri culturali di Pietroburgo e Mosca; di conseguenza

essa rimane fuori dall‟orbita dei dibattiti accademici entro cui sono pienamente

calate la storica «Voprosy literatury» e la più recente «NLO». Inoltre, il focus su

Bachtin ha limitato il campo d‟azione della rivista, che forse troppo spesso

circoscrive il dibattito a una strettissima élite di interessati. In questo modo, quindi,

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13 la questione legata alla storia del «Nevel‟skij kruţok» non è stata percepita dalla comunità scientifica internazionale come parte integrante della storia della critica letteraria russa, ma solamente come una «sottocultura», una cultura «alternativa»

regolamentata da proprie dinamiche interne e indipendenti. La realtà dei fatti è assai più articolata.

Tuttavia, l‟indefessa pazienza, la cura e il lavoro di Nikolaj Pan‟kov hanno garantito al periodico la pubblicazione di molto materiale inedito e gli hanno assicurato dei saggi di grande spessore, che hanno fatto conoscere alla comunità scientifica l‟opera di Bachtin anche attraverso la lente filologica. Vale poi la pena sottolineare che nelle pagine di «Dialog. Karnaval. Chronotop» hanno visto la luce articoli come quello della studiosa Sadaësi Igeta, Ivanov-Pumpjanskij- Bachtin, che ha tentato un confronto, per molti versi riuscito, fra il Dostoevskij di Ivanov, quello di Pumpjanskij e quello di Bachtin (Sadaësi Igeta 2000). Non vanno poi dimenticate le lettere inedite di Matvej Kagan, pubblicate dalla figlia Judif‟ (1924-2000) (Kagan 1992), il saggio di Sergej Bočarov, il quale molto si è speso per la diffusione delle lezioni del filosofo russo (Bočarov 1993) e l‟articolo di Nikolaev, che ha cercato di riportare l‟attenzione sulla questione filologica dei testi bachtiniani e del suo gruppo (Nikolaev 1998). Degno di nota in questa rassegna risulta anche il brevissimo lavoro di Babič, V poiskach «svjazi vremen»:

«Dostoevskij i antičnost’» L.V. Pumpjanskogo, uscito nel primo numero del 1994, in cui l‟autore traccia sommariamente i contenuti del libretto Dostoevskij e l’antichità (Pumpjanskij 1922), anche se con qualche approssimazione e imprecisione (Babič 1994). Dopo aver giustamente rilevato l‟importanza del saggio di Pumpjanskij all‟interno delle discussioni di Nevel‟ e i principî dell‟estetica simbolista che permeano tutto il testo, Babič sostiene che «per Pumpjanskij (all‟inizio degli anni ‟20) sono caratteristiche le dirette sovrapposizioni fra le sfere della “politica” e dell‟“estetica”.» (Ibidem: 83). Non è però ben chiaro che cosa l‟autore intenda per «sovrapposizioni»

(«сопоставления»), quale significato attribuisca al concetto di «politica», come e

perché eventualmente essa si intersechi con la dottrina estetica da Babič non

definita. A nostro avviso, queste osservazioni risultano quindi inconsistenti, poco

argomentate e prive di un effettivo fondamento scientifico.

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14 Altro evento che si inserisce nella vigorosa riscoperta bachtiniana fu l‟istituzione nel 1996 delle Nevel’skie Bachtinskie čtenija (Letture bachtiniane a Nevel’), a cui fecero seguito i relativi Nevel’skie sborniki (Raccolte neveliane), ancora oggi pubblicati a Nevel‟. Nel 1996, nella piccola cittadina del governatorato di Vitebsk, la direttrice del Museo di storia, Ljudmila Maksimovskaja, iniziò ad organizzare una serie di conferenze che avevano (e tutt‟ora hanno) cadenza annuale (oltre a quelle dedicate agli anniversari di nascita e scomparsa di alcuni membri della cerchia). Sin da subito l‟evento vide la larga partecipazione di una folta schiera di studiosi, che solevano riunirsi per discutere del vivace simposio creato da Bachtin, Kagan e Pumpjanskij. Gli interventi delle conferenze abbracciavano un ampio ventaglio di tematiche che potevano anche non riguardare strettamente il gruppo di Bachtin, come per esempio la poetica del fratello dello stesso filosofo, Nikolaj (Garzonio 2003), la storia della città di Nevel‟ o, più in generale, il contesto della provincia (Nurgaleeva 1998; Dunaeva 1999; Markova 2002). Negli ultimi anni, però, la tendenza generale della conferenza e del relativo periodico è stata quella di restringere gli interessi di ricerca alla sola analisi dell‟opera di Bachtin e della pianista Marija Judina. Il limite principale di questa pioneristica iniziativa è per alcuni versi il medesimo di quello offerto da «Dialog. Karnaval. Chronotop», ovvero il carattere «provinciale» dell‟evento (nonché il relativo luogo di edizione), che rischia di chiudere gradualmente le porte a studi di più ampio respiro. A Pan‟kov e Maksimovskaja dobbiamo però riconoscere il grande merito di aver promosso lo studio di autori come Bachtin, Pumpjanskij e Kagan, nonostante questi fossero considerati marginalmente dalla critica accademica.

Nel corso degli anni ‟90, nella più estesa comunità scientifica internazionale, Pumpjanskij continua ad essere apprezzato in qualità di studioso del Settecento:

nel 1995 il noto slavista Joachim Klein dedica un articolo alla sua memoria (Klejn

1995: 15, 17, 19-21, 23, 24, 27, 34, 41) e nel 1996 e successivamente nel 2003

anche Viktor Ţivov e Stefano Garzonio rimandano all‟opera del nostro (Ţivov

1996: 150, 172-174, 240, 246, 312; Garzonio 2003a: 15, 23, 26, 29, 33, 35, 104,

106, 107). Pumpjanskij viene poi spesso ricordato come critico della dimensione

letteraria del XIX secolo, in particolar modo dell‟universo di Tjutčev (Garzonio

(10)

15 1992a: 90; Gasparov 1997

2

: 332) e Turgenev (Casari 1983: 82, nota n. 8, 91;

Garzonio 1992b: 17, 28).

Sicuramente un evento editoriale spartiacque che ha segnato una svolta decisiva nella storia dell‟opera di Pumpjanskij è stato la pubblicazione del tomo Klassičeskaja tradicija. Sobranie trudov po istorii russkoj literatury (La tradizione classica. Raccolta di saggi sulla storia della letteratura russa), dato alle stampe da Nikolaev nel 2000 grazie alla preziosa collaborazione di Evgenija Isserlin, moglie del critico (KT). La raccolta consta di saggi scritti fra il 1919 e il 1939 e il titolo che le viene attribuito da Nikolaev ben riassume uno dei capisaldi su cui poggiava la concezione di storia letteraria russa formulata da Pumpjanskij, ovvero il rapporto costante che la stessa letteratura russa intesse con la dimensione antica, «classica» e «classicista». Dalla sua pubblicazione il volume è comparso nell‟apparato critico e nelle bibliografie dei maggiori studiosi internazionali che si occupano di ambiti assai diversi della storia della letteratura: dal XVIII secolo a Puškin (Klejn 2004: 168; Gall 2010: 155) e da Tjutčev a Lermontov (Rossi 2007:

180-182; Carpi 2007: 150; Freise 2009: 7), per non dimenticare poi gli stessi critici dell‟opera bachtiniana (Tichanov 1998; Tichanov 2000; Brandist, Sheperd, Tikhanov 2004). Sulla scorta delle tendenze dei decenni precedenti, tuttavia, il primato si conferma ancora alle ricerche sul Settecento che continuano a vedere in Pumpjanskij uno strumento indispensabile di indagine scientifica (Alekseeva 2002:

8, 9, 14, 15, 17, 18, 23, 24; Alekseeva 2002a: 32, 39; Alekseeva 2005: 12, 13, 92, 98, 104, 107, 129, 134, 143, 144, 168-170, 184, 185, 190, 250, 267, 279, 283, 284, 316-319, 325-329, 332, 336, 338, 340, 346, 358; Novoţilov 2006: 435, 436;

Pil‟ščikov, Šapir 2006: 518-520, 528, 541; Ram 2006: 42, 61, 62, 69, 209, 245, 247, 263; Rogov 2006: 69, 79; Ospovat 2007a: 163, 165; Proskurina 2009: 119, Smoljarova 2011: 42-44, 189, 265, 274, 276, 308, 312, 316, 317, 326, 327, 344, 397, 461, 462, 527). Altro dato che vale la pena registrare è la crescente attenzione rivolta all‟estetica del critico, specie alla sua rilettura di Gogol‟ e Dostoevskij che, sulla scia di Vjačeslav Ivanov e della sua «Torre», aveva interessato anche Bachtin (Grübel 2001: 15, 283, 298, 663-665; Salizzoni 2003:

77-122; Bloom 2004: 147-151; Scarlato 2006: 147, 149, 164, 195, 199; Kliger

2011; Segal 2011: 158-163).

(11)

16 In generale, il sistema di rimandi e citazioni di questa seconda fase che è caratterizzata da una, seppur parziale, riscoperta e valorizzazione dell‟opera del critico di Vil‟na, conferma l‟orientamento dei decenni precedenti: Pumpjanskij è noto come profondo conoscitore di determinate aree tematiche e di diversi periodi letterari, ma, a differenza di quanto accade per esempio con Gukovskij e Berkov (Serman 1975; Serman 1982; Zorin 1998; Ţivov 2001; Dzjadko 2002), non viene preso in esame e compreso nelle singole tappe del suo percorso di pensatore e filologo. Solo recentemente un tentativo in questa direzione è stato compiuto da Guido Carpi in alcuni passi della sua Storia della letteratura russa, in cui l‟autore ha cercato di delineare il perimetro concettuale del sistema formulato da Pumpjanskij. Carpi, infatti, offre un breve, ma intenso confronto fra l‟impianto teorico del nostro e l‟apparato metodologico di Gukovskij nel dibattito sulla letteratura del «classicismo» (Carpi 2010: 83-87), costellando la sua storia con numerose citazioni ed osservazioni tratte da Klassičeskaja tradicija (Ibidem: 15, 18, 167, 278, 279, 356-358, 360, 364, 366, 379-381, 393, 402-404, 419).

Prima di passare alla presentazione della nostra dissertazione, occorre soffermarsi con attenzione e precisione sulle ricerche compiute dal più brillante critico dell‟opera di Pumpjanskij, il suo biografo Nikolaj Ivanovič Nikolaev.

0.2 Nikolaj I. Nikolaev

Abbiamo ritenuto indispensabile dedicare uno specifico paragrafo agli studi condotti da Nikolaev perché essi, a differenza di tutti gli altri, si accostano ai testi di Pumpjanskij per rintracciarvi un sistema di pensiero organico.

Allievo del grande storico e letterato Aleksandr Gorfunkel‟, Nikolaev è oggi direttore della Sezione Libri Rari dell‟Università Statale di San Pietroburgo e, come abbiamo visto, ha iniziato le proprie ricerche sul patrimonio teorico e archivistico di Pumpjanskij nel 1977, quando pubblicò su «Voprosy literatury»

Ob ode A. Puškina «Pamjatnik» (Pumpjanskij 1977; Nikolaev 1977). I suoi studi

si sono concentrati negli anni ‟80 e ‟90 durante la Bachtin-renaissance e sono poi

culminati con l‟edizione di Klassičeskaja tradicija; un numero più esiguo di

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17 pubblicazioni ha invece visto la luce nel corso degli anni 2000. I lavori di Nikolaev si suddividono in tre tipi: 1) articoli introduttivi e apparati critici degli scritti di Pumpjanskij; 2) saggi che impostano il problema dello studio della sua opera e 3) studi sulla storia della «Scuola filosofica di Nevel‟».

Nell‟ambito della prima tipologia di ricerche Nikolaev ha sempre cercato di ricostruire con estremo rigore filologico le principali vicende della biografia intellettuale del nostro (Nikolaev 1983; Nikolaev 1997; Nikolaev 2000; Nikolaev 2000a; Nikolaev 2004b), mettendolo in relazione con il contesto culturale in cui operava (Nikolaev 1991; Nikolaev 1997a) ed evidenziandone il forte ascendente simbolista (Nikolaev 2003b). Di fatto Pumpjanskij, così come anche lo stesso Bachtin, subì moltissimo il carisma e il fascino della personalità e delle idee di Vjačeslav Ivanov, anche se già nel periodo di Nevel‟ e Pietrogrado (1919-1921) egli entrò in polemica con il principio tragico del romanzo che il teorico simbolista aveva postulato in Dostoevskij i roman-tragedija (Dostoevskij e il romanzo-tragedia). Anche il ricchissimo apparato di note che correda e impreziosisce Klassičeskaja tradicija riporta queste stesse caratteristiche, con un‟aggiunta importante: qui si cerca di impostare il problema legato allo studio dell‟opera di Pumpjanskij e di dare organicità ad alcuni punti nevralgici della sua concezione di storia della letteratura (il legame con l‟antichità che si rinnova secolarmente, la stratificazione dei generi letterari, la loro nascita, il loro sviluppo e il loro declino) (Nikolaev 1983; Nikolaev 2000c). Ed è questa tendenza all‟indagine che si riflette nella seconda tipologia delle ricerche prodotte.

Nell‟ambito del secondo gruppo di studi il critico pietroburghese fa più volte riferimento allo sfondo culturale e al dibattito metodologico entro cui si colloca l‟opera di Pumpjanskij – per esempio il debito che egli contrae nei confronti della poetica storica di Aleksandr Veselovskij («Исследование творчества Гоголя в книге Л.В. Пумпянского ведется с позиций исторической поэтики – путем выявления постоянных элементов литературных традиций комического.»)

3

(Nikolaev 1986: 94; Nikolaev 2000: 17, 19, 20) e l‟humus simbolista su cui si innesta il suo impianto teorico (Nikolaev 2000: 17, 18; Nikolaev 2000a: 40;

3 «Lo studio dell‟opera di Gogol‟ nel libro di L.V. Pumpjanskij è condotta da posizioni di poetica storica, da un percorso che individua elementi costanti delle tradizioni letterarie del comico.»

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18 Nikolaev 2000c: 758-760). Sicuramente a questo già fertile terreno si aggiunse la massiccia influenza che ebbero le teorie e i dibattiti della cosiddetta «Scuola di Nevel‟» e dei suoi membri, tutti legati al patrimonio della Scuola di Marburgo di Hermann Cohen e all‟estetica di Vjačeslav Ivanov. È a questo terzo nucleo tematico che Nikolaev dedica un‟ultima tipologia di studi. Il suo articolo Nevel’skaja škola filosofii (M. Bachtin, M. Kagan, L. Pumpjanskij) v 1918-1925 gg.): Po materialam archiva L. Pumpjanskogo, uscito nel 1991 (Nikolaev 1991), riconosce la cerchia di Nevel‟ non come un raggruppamento capitanato dalla figura di Bachtin, ma come un vero e proprio simposio filosofico in cui tutti – sia le presenze costanti che quelle sporadiche – avevano un ruolo primario e garantivano un livello molto alto delle discussioni. Da questo prezioso contributo veniamo a sapere che le teorie sul riso – che poi culmineranno negli studi di Bachtin su Rabelais – erano oggetto di dibattito nell‟ambito dei seminari tenuti a Nevel‟ (Ibidem: 33), così come anche tutta la problematica legata ai concetti di

«dialogicità», «responsabilità» e di «interrelazione fra autore ed eroe» (Ibidem:

33-35). Un approccio di questo tipo guarda all‟esperienza neveliana come a un fenomeno unico in costante evoluzione, a cui hanno dato il loro apporto tutti coloro che sono venuti a contatto con la cerchia.

In generale, le ricerche di Nikolaev descrivono in modo molto chiaro e preciso le coordinate temporali e concettuali all‟interno delle quali si posiziona il sistema di Pumpjanskij e ne individuano sommariamente alcuni elementi che costituiscono l‟impianto teorico. Il grande pregio dei suoi studi consiste nell‟aver creato le condizioni necessarie per promuovere lo studio scientifico di Pumpjanskij come filologo e pensatore. L‟opera del critico presenta talmente tanti problemi filologici ed estetici che un suo studio sistematico non sarebbe stato possibile senza aver prima preparato i testi e chiarito la loro dimensione concettuale.

Sulla base dei fondamentali studi condotti da Nikolaev, il cui preziosissimo aiuto

e sostegno è stato di vitale importanza per le nostre ricerche, cercheremo di

individuare quindi alcuni itinerari – chiaramente non tutti – all‟interno dell‟opera

di Pumpjanskij, alcuni snodi principali che renderanno più agevole la

comprensione della sua originale concezione di storia della letteratura. Vediamo

allora come si articola la tesi che andiamo a presentare.

(14)

19 0.3 Struttura della tesi

Escluse quelle di Nikolaev, le indagini che fanno riferimento a Pumpjanskij e alla sua opera – lo abbiamo detto – isolano gli interessi del filologo per approfondire più nello specifico tematiche letterarie precise (il Sette- e l‟Ottocento).

L‟originalità del nostro studio consiste, come già anticipato, nel ricostruire il pensiero di Pumpjanskij, che per molti versi si rivela lacunoso e oscuro, rintracciando in esso una linea organica che si basa sull‟opposizione fra il concetto di «simbolo» e la sua «relativizzazione». È attraverso questa linea che tenteremo di organizzare l‟idea del critico di storia della letteratura russa. Laddove la struttura concettuale presentata dal nostro ci sembrerà frammentaria e asistematica cercheremo di integrarla, spiegarla e ricostruirla privilegiando un approccio filologico, storico e archivistico. A questo scopo sono stati seguiti tre principî: 1) abbiamo tenuto in considerazione la letteratura secondaria sul contesto culturale degli anni ‟10-‟30 e sulle poetiche che si sono sviluppate in questo periodo, in particolare la pratica estetica di Vjač. Ivanov, il simbolismo in generale, la Libera Associazione Filosofica «Vol‟fila»; 2) ci siamo avvalsi di una ricca bibliografia secondaria sulle poetiche degli autori trattati da Pumpjanskij – da Kantemir a Turgenev – per ricostruire la sua talvolta frammentaria esposizione;

3) abbiamo dedicato ampio spazio alle ricerche d‟archivio che si sono svolte in otto sedi diverse: l‟archivio privato di Pumpjanskij di San Pietroburgo, l‟archivio statale RGALI di Mosca, la Sezione manoscritti dell‟IRLI di San Pietroburgo (OR IRLI AN SPb), la Sezione manoscritti della Biblioteca Nazionale di San Pietroburgo (OR NB SPb), gli archivi storico statale CGIA e statale CGA di San Pietroburgo (CGIA SPb e CGA SPb), la Filiale dell‟archivio dell‟Accademia delle Scienze di San Pietroburgo (SPFA AN) e la Sezione Libri Rari dell‟Università Statale di San Pietroburgo (ORK SPbGU).

La tesi che qui presentiamo si articola in cinque capitoli.

Il primo capitolo si propone di tracciare una rigorosa ricostruzione della biografia

di Pumpjanskij attraverso una serie di materiali: 1) gli annuari dell‟Università di

Pietrogrado che egli frequentò dal 1912 al 1914; 2) i documenti inediti sulla

carriera accademica, saggi e corrispondenze ancora custoditi negli archivi; 3)

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20 testimonianze di amici, conoscenti e allievi del nostro (carteggi, miscellanee, interviste, memorie). Dopo la presentazione della biografia intellettuale, passeremo ad esaminare nel dettaglio le tappe fondamentali del percorso del critico letterario.

Il secondo capitolo descrive la storia, i personaggi e gli interessi della Scuola di Nevel‟ e prende in esame il contributo di Pumpjanskij all‟interno del simposio, discutendo i contenuti dei suoi sei quaderni – pubblicati solo in parte – che risalgono al 1919. Dopo una descrizione ragionata dei taccuini (Infra par. 2.2.1) isoleremo i nodi tematici e concettuali in essi contenuti, in particolare l‟idea di simbolo, mito e tragedia (Infra parr. 2.2.2.1, 2.2.2.2, 2.2.2.3), e ne ricostruiremo i significati, avanzando ulteriormente alcune riflessioni sulle possibili ricezioni (Infra par. 2.2.2.4). All‟interno del secondo capitolo abbiamo dedicato anche una parte alla ricostruzione della polemica di Pumpjanskij con Vjačeslav Ivanov sulla sua concezione di Dostoevskij espressa in Dostoevskij i roman-tragedija (Dostoevskij e il romanzo-tragedia, 1911) (Infra par. 2.2.3), spiegando i presupposti della querelle – di cui, fra l‟altro, Ivanov non venne mai a conoscenza – e introducendo la lettura che Pumpjanskij offre di Dostoevskij (Infra 2.2.3). Ulteriori due paragrafi saranno rivolti a due dei problemi discussi nei sei taccuini, ovvero la questione legata a ciò che Pumpjanskij definisce «relativo» e le osservazioni sull‟Amleto di Shakespeare (Infra parr. 2.2.4, 2.2.5). Conclude il capitolo la ricostruzione del forte legame che unì Pumpjanskij alla pianista Marija Judina, una ricostruzione che ci è stata possibile grazie ai quaderni e ai carteggi dell‟artista e alle poesie che Pumpjanskij le scrisse (Infra 2.2.6).

Nel terzo capitolo ci occuperemo degli anni 1921-1922 e affronteremo la partecipazione di Pumpjanskij all‟associazione filosofica «Vol‟fila» fondata dal critico letterario Razumnik Ivanov-Razumnik (Infra par. 3.1); esamineremo poi gli interventi – in buona parte andati perduti – che il nostro lesse nel corso di alcuni incontri. Ci soffermeremo sulle polemiche che si consumarono fra Pumpjanskij e alcuni membri di «Vol‟fila» – in particolare Andrej Belyj (Infra par.

3.2.2), Aleksandr Mejer, Michail Tubjanskij (Infra par. 3.2.3) e Aaron Štejnberg

(Infra par. 3.2.4) – che poi portarono alla scissione del sodalizio con il gruppo di

Ivanov-Razumnik e alla composizione del poemetto «Vol‟fila», firmato da un

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21 altro dei fondatori, il critico d‟arte Konstantin Ėrberg; in esso, come vedremo, Pumpjanskij viene canzonato e motteggiato (Infra par. 3.2.5). L‟ultimo paragrafo del terzo capitolo è rivolto a uno degli scritti più concettuali di Pumpjanskij, uno scritto che, oltre ad essere considerato il manifesto della Scuola di Nevel‟, espone alcuni punti salienti della sua concezione di storia della letteratura e di sviluppo dei generi letterari (Infra par. 3.3).

Il quarto capitolo è strettamente legato ai contenuti del precedente e presenta tutti gli studi che Pumpjanskij dedicò alla letteratura da lui definita «classica» e

«classicista». Cercheremo di sistematizzare l‟idea di classicità e di «classicismo»

espressa in numerose ricerche, individuandone sia la matrice estetica che quella più squisitamente filologica. Presenteremo la trattazione dell‟opera di Kantemir (Infra par. 4.3) contenuta nei Saggi sulla letteratura russa (Pumpjanskij 1935), in molte parti di K istorii russkogo klassicizma (Per una storia del classicismo russo, 1923-1924) e nel capitolo dedicato all‟autore delle Satire uscito nel manuale di Gukovskij (Pumpjanskij 1939a), poi rielaborato e pubblicato postumo nel 1941 (Pumpjanskij 1941a). Presenteremo inoltre le poetiche di Lomonosov, Trediakovskij, Petrov, Derţavin e Puškin esposte in molteplici lavori rivolti al Settecento e al primo Ottocento (Infra par. 4.5). L‟ultimo paragrafo del capitolo intende definire lo sfondo culturale entro cui si muove il concetto di classicismo e tiene presente la ricezione simbolista di molti autori che Pumpjanskij cita – Schiller, Schelling, Nietzsche – e a cui probabilmente si rivolge nelle sue formulazioni (Winckelmann) (Infra parr. 4.6.1, 4.6.2).

Il capitolo quinto offre le indagini sulla teoria della prosa attraverso le analisi dei poemi, racconti e romanzi di Puškin, Lermontov (Infra par. 5.1), Gogol‟ (Infra par.

5.2) e Turgenev (Infra 5.4). In ogni singolo paragrafo verranno proposte ulteriori e più approfondite riflessioni sui generi del poema e del romanzo anche in relazione ai contenuti dei paragrafi precedenti, specie all‟idea di «relativo» (par. 2.2.4), alla

«lotta fra l‟autore e l‟eroe» (par. 3.3.6) e agli altri elementi chiave contenuti nel paragrafo 3.3.

Abbiamo infine aggiunto, in forma di appendice, alcuni materiali inediti che fanno

parte del fascicolo della carriera universitaria di Pumpjanskij custodito presso lo

CGIA (CGIA SPb), nonché la pubblicazione dello stenogramma dell‟intervento

(17)

22 Kantemir i ital’janskaja kul’tura (janvar‟ 1934 g.), conservato presso la Filiale dell‟Archivio dell‟Accademia delle Scienze di San Pietroburgo (SPFA AN).

Ultima osservazione che intendiamo qui precisare è la seguente. Nel nostro lavoro la trattazione del corpus bachtiniano occuperà volutamente un posto marginale. È infatti nostra ferma convinzione che un‟attenta e oculata analisi del materiale di Pumpjanskij sinora rimasto pressoché sconosciuto – o conosciuto superficialmente – debba costituire il primo stadio per organizzare e comprendere a fondo la sua portata filosofico-letteraria; solo in un secondo momento, quindi, si potrà (e si dovrà) procedere ad eventuali confronti e/o paralleli con l‟opera di Bachtin. Nel corso della nostra tesi ci serviremo dei testi bachtiniani nella misura in cui questi potranno essere utili alla trattazione esposta, consapevoli del fatto che i punti di contatto e le zone di intersezione con lo stesso Bachtin costituiscano un punto ineludibile tanto per la piena comprensione dell‟opera di Pumpjanskij quanto di quella dello stesso filosofo russo.

Stesso principio vale per il contesto culturale di riferimento del critico, a cui

abbiamo dedicato sporadici cenni nel corso di alcuni capitoli e paragrafi. Una

disamina più circostanziata di tutto l‟universo estetico e letterario che si riflette

nei testi critici del nostro sarà compito precipuo di uno studio successivo.

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