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IL COMPLESANALISI STRUTTUDELLCandidata: Giulia Cecchella

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Academic year: 2021

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(1)

Dipartimento

de

C

I

IL COMPLES

ANALISI STRUTTU

DELL

Candidata:

Giulia Cecchella

nto di Ingegneria dell'Energia, dei Sistem

del Territorio e delle Costruzioni

Corso di Laurea Magistrale in

Ingegneria Edile-Architettura

Tesi di laurea

ESSO DI SAN LORENZO A PISTO

URALI IN VISTA DELLA RIQUALIF

LLA EX-CHIESA AGOSTINIANA

Prof. Ing. A

Prof. Ing. Marco Giorgio

Ing. Gia

a.a. 2015-2016

temi,

TOIA:

IFICAZIONE

Relatori:

. Anna De Falco

gio Bevilacqua

iacomo Sevieri

(2)
(3)
(4)
(5)

INTRODUZIONE ...11

QUADRO CONOSCITIVO: ANALISI STORICA Capitolo 1 PISTOIA NEL TARDO MEDIOEVO ...17

Capitolo 2 GLI ORDINI MENDICANTI ...25

Raccolta delle immagini ...29

Capitolo 3 INSEDIAMENTO DEGLI AGOSTINIANI A PISTOIA ...31

Capitolo 4 SVILUPPO URBANISTICO DEL QUARTIERE DI S. MARCO E FORMAZIONE DI PIAZZA SAN LORENZO ...37

Raccolta delle immagini ...41

Capitolo 5 NASCITA DEL COMPLESSO DI SAN LORENZO E SVILUPPO DURANTE IL TRECENTO ...43

La chiesa ...43

Il convento ...65

Raccolta delle immagini ...73

Capitolo 6 L’APPARATO PITTORICO DECORATIVO DEL COMPLESSO DI SAN LORENZO ...89

Raccolta delle immagini ...105

Capitolo 7 SVILUPPO DEL COMPLESSO DI SAN LORENZO DAL QUATTROCENTO AL SETTECENTO ...115

La chiesa ...115

Il convento ...126

(6)

SOPPRESSIONE DEGLI ENTI RELIGIOSI E TRASFORMAZIONE DEL

COMPLESSO IN DISTRETTO MILITARE ...153

Raccolta delle immagini ...171

Capitolo 9 DAGLI ANNI OTTANTA DEL NOVECENTO AI GIORNI NOSTRI: LAVORI DI RECUPERO E PROPOSTE DI INTERVENTO ...179

Raccolta delle immagini ...203

QUADRO CONOSCITIVO: ANALISI STRUTTURALI Capitolo 10 ANALISI DELLA VULNERABILITÀ SISMICA ...209

Analisi strutturale ...209

Costruzioni storiche in muratura ...211

Caratteristiche meccaniche della muratura ...211

Comportamento delle struttura in muratura nei confronti dell'azione sismica ...215

Capitolo 11 DESCRIZIONE DELLA CHIESA DI SAN LORENZO NELLA CONFIGURAZIONE ATTUALE ...219

Metodologia di rilievo ...219

Ubicazione planimetrica dell'area dell'ex-convento di San Lorenzo ...220

Descrizione architettonica dell'edificio ...220

Capitolo 12 ANALISI DELLO STATO DI DEGRADO ...225

Capitolo 13 ANALISI DEL QUADRO FESSURATIVO ...231

Premessa ...231

I setti trasversali ottocenteschi ...231

Lesioni ...232

(7)

Tipologie di materiali ...247

Risultanze geotecniche ...248

Valutazione del Fattore di Confidenza ...249

Caratterizzazione meccanica dei materiali ...251

Capitolo 15 AZIONI SULLA COSTRUZIONE E COMBINAZIONI DI CARICO ...255

Le azioni secondo le NTC 08 ...255

Azioni permanenti (G) ...256

Azioni variabili (Q) ...261

Azione sismica (E) ...269

Combinazioni delle azioni ...278

Capitolo 16 MODELLAZIONE DEL CASO STUDIO E VALIDAZIONE DEL MODELLO ...283

La modellazione agli elementi finiti ...283

La modellazione del caso studio ...284

Analisi modale ...289

Capitolo 17 ANALISI STRUTTURALI ...295

Analisi dei meccanismi di collasso locali (LV2) ...295

Analisi globali: analisi pushover (LV3) ...301

Conclusioni alle analisi ...310

QUADRO DI PROGETTO Capitolo 18 INTERVENTO DI CONSOLIDAMENTO E RIQUALIFICAZIONE DELLA CHIESA ...313

Intervento di consolidamento ...314

Intervento di restauro ...318

(8)

BIBLIOGRAFIA ...329

Documentazione d'archivio ...334

Abbreviazioni ...338

ALTRE DOCUMENTAZIONI DI RIFERIMENTO ...339

Normativa di riferimento ...339

Articoli e notizie ...339

Videografia ...340

Appendice dei documenti 1) SPOGLIO DELLE CARTAPECORE DEL CONVENTO DI S. LORENZO DI PISTOIA ...341

2) REGESTI DI ATTI NOTARILI DAL XIII AL XVI SEC. RIGUARDANTI LA CHIESA E IL CONVENTO DEI PADRI AGOSTINIANI DI SAN LORENZO. REDAZIONE POSTERIORE AL 1591 ...377

3) VISITA APOSTOLICA DEL VESCOVO DI SARSINA ANGELO PERUZZI DEL 9 DICEMBRE 1582 ...383

4) CONSACRAZIONE DELLA CHIESA DI SAN LORENZO AD OPERA DI MONSIGNOR ANGELO PERUZZI - 27 DICEMBRE 1582 ...386

5) CRONOLOGIA DEI LAVORI ESEGUITI NEL CONVENTO E NELLA CHIESA DI SAN LORENZO A PISTOIA TRA IL XVII E IL XIX SECOLO ....387

6) INVENTARIO DEL 1789 ...406

7) LETTERA DELLA CURIA VESCOVILE RIGUARDO ALLA TRASFORMAZIONE DELLA CHIESA IN CASERMA DEL 26 SETTEMBRE 1879 ...412

8) RELAZIONE SULLO STATO DEL CONVENTO REDATTA DAI PERITI GIOVANNI FRANCESCO BIAGINI E GIOVANNI BIAGINI DEL 6 MARZO 1828 ...413

(9)

10) INVENTARIO DEGLI OGGETTI D'ARTE CONSERVATI NELLA CHIESA E CONVENTO DI SAN LORENZO, REDATTO DA FERDINANDO RONDONI NELL'AGOSTO DEL 1865 ...421

11) REGESTO DELLE DECISIONI CONSILIARI RELATIVE AL

COMPLESSO DI SAN LORENZO ...421

12) SCHEDE DESCRITTIVE DEGLI INTERVENTI DI

CONSOLIDAMENTO ...423

(10)
(11)

INTRODUZIONE

Un visitatore che si trovasse ad entrare oggi a San Lorenzo rimarrebbe sicuramente spaesato. Egli infatti non troverebbe più niente dell’antico splendore del Trecento quando, aiutati dai generosi contributi delle famiglie pistoiesi, i frati Agostiniani davano alla luce questa fabbrica.

Il complesso della chiesa e dell’annesso convento di San Lorenzo si presenta oggi in condizioni tutt’altro che buone e la colpa è da attribuire non solo alle numerosissime modifiche che si sono susseguite nel corso dei secoli, ma, senz’altro, allo stato di forte degrado e abbandono in cui versa il complesso da ormai numerosi anni.

Se esternamente alcuni recenti restauri hanno reso gradevole l’aspetto della chiesa per il cittadino che si trova a percorrere Via del Maglio o a sostare in piazza San Lorenzo davanti alla facciata principale, internamente sono stati effettuati lavori di recupero e consolidamento che si sono però limitati alle urgenze strutturali e alla messa in sicurezza.

La situazione attuale è quindi altamente critica e richiederebbe interventi urgenti di restauro che, sebbene non possano (e non debbano) in alcun modo riportare la chiesa e il convento alla situazione originaria cancellando le tracce del tempo, potrebbero dar luce ad un complesso di alto valore artistico e architettonico in cui sono chiaramente visibili le modifiche, a volte anche importanti, che si sono susseguite nel corso dei secoli.

Per una più chiara comprensione di questo documento, si riportano brevemente le fasi più importanti e di maggiori trasformazioni attraversate dal complesso di San Lorenzo che verranno poi descritte, nel corso della trattazione, in maniera dettagliata:

- insediamento dei frati Agostiniani a Pistoia e posa della prima pietra nel 1278; - costruzione dell’impianto gotico della chiesa e del convento nel XIV secolo;

- modifiche della chiesa e trasformazioni e ampliamenti del convento di San Lorenzo dal Quattrocento al Settecento;

(12)

- soppressione degli Ordini religiosi e insediamento dei frati Cappuccini tra Settecento e Ottocento;

- riconversione in Distretto Militare nel 1879;

- collocazione di varie attività nel secondo dopo guerra e successivo stato di abbandono;

- lavori di recupero strutturale nel 1989 e nuove ipotesi progettuali.

La chiesa dell'ex-convento agostiniano di San Lorenzo è stata rilevata e restituita graficamente da un gruppo di sei studenti (tra cui l'autore della presente Tesi di laurea) del quinto anno del Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura, in occasione dell'esame di Restauro Architettonico tenuto dal Prof. Arch. Pietro Ruschi.

È stato possibile ricorrere a questo tipo di conoscenza del manufatto grazie alla disponibilità di strumentazione concessa dal Dipartimento di Ingegneria dell'Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni (DESTEC) dell'Università di Pisa, con l'ausilio del Prof. Ing. Marco Giorgio Bevilacqua, relatore di questa Tesi di laurea. Parallelamente, in occasione del perseguimento dello stesso esame, è stata redatta la ricerca storica che in seguito sarà esposta.

Questo lavoro di tesi si prefigge l'obiettivo di fornire indicazioni per una rifunzionalizzazione dell'edificio valutandone al contempo la sicurezza. A tale scopo l'edificio è stato analizzato dal punto di vista della geometria, dei materiali e dello stato fessurativo, attingendo dall'analisi storica gli elementi essenziali per la ricognizione delle vicende costruttive e la giustificazione degli attuali sintomi di dissesto.

La rifunzionalizzazione è stata progettata valutando le peculiarità dell'edificio, in vista della conservazione dei valori.

Le analisi storica e sismica nella configurazione originaria e in quella di progetto hanno reso possibile la determinazione del livello di sicurezza dell'edificio e hanno suggerito le soluzioni tecniche più opportune per il recupero.

Tali analisi sono state svolte modellando la struttura in modi diversi, utilizzando programmi agli elementi finiti di utilizzo generico e programmi specifici a macroelementi, allo scopo di validare i risultati.

(13)

Il lavoro svolto in questa sede si articola in due parti principali: una parte iniziale di quadro conoscitivo del manufatto e una conclusiva relativa al quadro di progetto.

Nella sezione corrispondente al quadro conoscitivo ci si dedica allo studio approfondito della storia costruttiva del manufatto e alla conoscenza della sua geometria, nonché all'analisi di dettaglio delle caratteristiche degli elementi che lo compongono e alla ricerca delle patologie presenti al suo interno.

Si riscontra quindi una prima parte di relazione in cui si argomenta l'analisi storica dell'edificio e una seconda parte in cui si descrive la condizione attuale, architettonica e strutturale, in cui si presenta il manufatto. A seguire siamo quindi andati ad indagare la capacità di resistere al terremoto della chiesa, modellando la struttura con l'ausilio di uno specifico programma di calcolo per gli edifici in muratura (previo processo di validazione del modello). In questa sede siamo quindi andati a studiare la reazione della struttura alle azioni orizzontali da un punto di vista locale (analisi del meccanismi di collasso locali) e globale (analisi statica non lineare o push-over).

A questo punto, traendo le conclusioni dalle analisi ma anche a seguito di un' approfondita valutazione sulle proposte di rinascita del complesso degli ultimi decenni, si è proposta, nella seconda parte di relazione, la riqualificazione della chiesa, attraverso un intervento di minimo impatto invasivo: si prevede un consolidamento strutturale volto a garantire un efficace comportamento globale dell'edificio in muratura secondo il "comportamento scatolare" (aumentando la capacità di resistere al sisma della struttura) e, parallelamente, si è ipotizzata una riconversione dell'intero fabbricato ripristinando per quanto possibile le parte di pregio artistico e architettonico, facendo dialogare all'interno di un linguaggio unitario elementi di epoche diverse.

La riqualificazione proposta si prefigge l'obiettivo di costituire un documento di consultazione e ispirazione per il futuro della chiesa di San Lorenzo.

(14)
(15)

QUADRO CONOSCITIVO:

ANALISI STORICA

(16)
(17)

Capitolo 1

PISTOIA NEL TARDO MEDIOEVO

È necessario, per comprendere pienamente le condizioni in cui fu fondata la fabbrica di San Lorenzo, analizzare, sebbene per cenni sommari, le condizioni economiche, demografiche e urbanistiche in cui si trovava la città di Pistoia a metà del Duecento. È proprio in questo periodo, infatti, che inizia a manifestarsi l’incipiente rottura dell’equilibrio tra risorse ambientali e popolazione: se le aree rurali, in particolare le zone collinose, furono le prime a risentire di questo squilibrio dovuto all’eccessiva espansione del primo medioevo (XI - XII secolo), in un secondo momento questo fu avvertito duramente anche nell’area cittadina dove, alle soglie del Quattrocento, si manifestò un importante calo demografico.

Per avere un’idea, basti pensare che le fonti1 attestano che nel 1244 il contado pistoiese contava quasi 32˙500 abitanti mentre la città, contenuta all’interno delle mura con un’estensione di circa 117 ettari, quasi 11˙000 per una cifra complessiva di 44˙000 persone, numero notevole in rapporto alle condizioni geografiche del territorio. Nel periodo che va dal 1244 al 1400 assistiamo ad una flessione della popolazione agricola di quasi il 70%, alla scomparsa di quasi due terzi dei comuni rurali e ad un arresto quasi generalizzato delle attività di costruzioni delle nuove pievi. La città, che rimase insensibile alla crisi fino a metà del Trecento, subì da questa data un calo nettissimo della popolazione.

È importante anche notare che l’arretratezza delle tecniche agrarie, costringeva a impiegare moltissima manodopera su grandi estensioni di terreno e, poiché l’area della pianura e della collina pistoiese non potevano garantire una sufficiente base alimentare per la popolazione, si rese necessario il ricorso a massicce importazioni. Inoltre la bassa produttività del terreno, unita a una fiorente industria del ferro (che richiedeva un enorme consumo di legname) portarono nel corso del Duecento a gravi problemi di approvvigionamento del legno da costruzione. Per questo, la costruzione di coperture lignee di edifici pubblici e religiosi era, all’epoca, un’impresa notevole e particolarmente gravosa che dava lustro al privato che si impegnasse economicamente

1

(18)

in tale opera. Non sorprende allora, osservando il caso specifico di San Lorenzo, che siano proprio le famiglie più facoltose, quali i Dondori e i Taviani a fare lasciti per finanziare la costruzione di una capriata della chiesa.

All’interno del quadro economico descritto, il Convento di San Lorenzo agì con attivismo imprenditoriale e senso di profitto. Se al momento della fondazione (1278) la congiuntura economica positiva di cui godeva la città di Pistoia aiutò enormemente l’impresa degli agostiniani, e il concorso del Comune e le donazioni dei fedeli ebbero parte decisiva per l’avviamento e il proseguimento dei lavori, fu grazie ad investimenti fortunati che il Convento arginò il periodo di grave depressione economica. L’attività economica fu caratterizzata sostanzialmente da due elementi: l’investimento immobiliare attraverso l’acquisto di case e terreni e la ricerca di manodopera agricola alla quale affidare le terre spopolate dalla carestia e dalle infezioni. Adattandosi alle necessità del momento, inoltre, il Convento integrò i contratti di affitto con numerosi rapporti di mezzadria che, fino a metà del Trecento, avevano avuto un ruolo del tutto marginale nel sistema di rapporti agrari. La rendita agraria non fu, però, l’unica risorsa economica del Convento: anche se ne costituì la parte principale e insostituibile, essa era sempre integrata dai canoni delle proprietà immobiliari urbane pervenute in larga parte al Convento per lasciti testamentari. Sappiamo infatti che questo, a metà del Trecento, disponeva, nella sola città di Pistoia, di 24 abitazioni anche se non abbiamo dati precisi sul valore delle rendite urbane.

Per una migliore comprensione, segue lo spoglio delle cartapecore (in forma tabellare)2 relative ai beni immobili acquistati e ai contratti agrari stipulati dal Convento nel XIV secolo.

Beni immobili acquistati dal Convento nel XIV secolo

anno acquisto prezzo

1319 orto posto in Pistoia 14 fiorini d'oro

2

(19)

1340 rendita perpetua di 40 emine di grano

lire 24 di denari di fiorini poveri

1342 terra posta a Ribuio 6 fiorini d'oro 1349 10 stiora di terra ad Alliana,

via del Poggio

150 denari di fiorini nuovi

1352 casa posta in Pistoia, cappella di S. Leonardo

15 fiorini d'oro di peso pistoiese

1357 pezzo di terra orti va, lavorativa e vignata, posto in Pistoia, cappella di S. Leonardo

200 denari di fiorini

1373 pezzi di terra posti nel territorio di S. Felice

lire 48 e 8 soldi di denari

1374 5 stiora di terra nel territorio di Montemagno in luogo detto Fagiana

21 fiorini d'oro puro di peso di Pistoia e conio fiorentino

1377 casa …

1378 2 stiora e mezzo di terra nel territorio di S. Quirico in luogo detto alle Capannelle

22 lire fiorentine

1380 casa posta in Pistoia, cappella S. Bartolomeo

14 fiorini

1392 3 stiora di terra con casamento nella villa di Cignano in valdibura, luogo detto quello di ser Gino

21 fiorini d'oro

1393 stiora di terra con casamento poste in valdibure, luogo detto Candeglia

19 fiorini d'oro

1393 tena nella villa di Agnano, luogo detto Sergino

8 fiorini

(20)

contado di Pistoia

1395 3 coltre di terra in Montemagno, luogo detto Corneto

4 fiorini d’oro

Contratti agrari stipulati dal Convento nel XIV secolo

anno affitto mezzadria condizioni

1302 casamento con orto e aia in Popiglio, luogo detto Poggiolo fitto annuo di 20 soldi di denari 1305 terra posta a Magiatica fitto annuo di 5 emine di grano

1310 podere a ... ... canone annuo di

28 emine di grano 1313 terra posta in Selvatana, luogo detto Vivaione annuo fitto di 2 emine di grano (?) terra posta in Pistoia , popolo di S. Bartolomeo canone annuo di l emina di grano

1343 terra posta a Casale

luogo detto il Ponticello

metà del raccolto

1343 terra posta a Casale,

luogo detto alla Stella

metà del raccolto

(21)

1344 terra posta a Casale, luogo detto Ponticello canone annuo di 8 emine di grano puro

1344 terra posta a Casale, luogo detto Giunchero

canone annuo di 5 emine di grano puro e secco 1344 terra posta a Casale,

luogo detto alla Croce

canone annuo di 16 emine di grano

1354 terra ortiva a Pistoia 30 soldi di canone annuo

1355 terra a Montale canone annuo di

10 emine di grano

1355 terra a Montale canone annuo di 6

emine di grano

1356 terra a Monticelli canone annuo di 5

salme di vino bollito 1357 terra a Puvica e Marciano canone annuo di 30 emine di grano

1358 una coltre di terra

Canapale,

luogo detto nelle Lame

metà dei frutti

1358 podere a Puvica metà dei frutti

1360 terra in Val di Bura canone annuo di

12 emine di grano 1361 5 stiora di terra in Val di Bura canone annuo di 9emine di grano 1362 5 stiora di terra ad Alliana e 1 coltra a Pistoia canone annuo di 34emine di grano

(22)

(Capannelle)

1364 1 coltra di terra a Casale

canone annuo di 4fiorini nuovi 1366 terra con casa a

Casale

canone annuo di 5quartine di grano

1366 terra in Val di Bura canone annuo di

16emine di grano

1367 podere a Bonelle

fuori porta lucchese

metà dei frutti

1367 terra in Puvica metà dei frutti

1367 7 coltra e 2 stiora di

terra villa di Masciano fuori porta lucchese

metà dei frutti

1367 terra a Bacchereto terza parte dei

frutti

1367 terra a Tizzana terza parte dei

frutti

1367 terra a

Montemagno

metà dei frutti

1368 7 stiora di terra a Puvica

canone annuo di 7 emine di grano

1371 terra a S. Quirico canone annuo di 5

emine di grano 1372 terra con casa a S.

Quirico

canone annuo di 8 emine di grano

1372 2 stiora di terra

fuori porta Guidone

metà dei frutti

1372 2 co1tra di terra fuori porta S. Andrea

canone annuo di 5 emine di grano

(23)

emine di grano

1374 podere a S. Felice canone annuo di 9

emine di grano

1377 terra ad Agliana canone annuo di

13

emine di grano 1382 casa con corte,

casamento e due pezzi di terra in val di Bura canone annuo di 12 emine di grano 1384 3 stiora e mezzo di terra in Pistoia presso porta S. Marco, luogo detto Bura

Vecchia

canone annuo di 4 emine di grano

1384 terra con cassero, forno e mulino in val di Bura, luogo detto Candegghia

canone annuo di 24

emine di grano

1393 terra fuori porta S. Marco, luogo detto Cavallaia

canone annuo di 12

emine di grano 1393 6 stiora di terra in

Alliana, luogo detto Calcigliana e Bollacchione

canone annuo di 7 emine di grano

1395 casa con corte e 6 stiora di terra a Origliano canone annuo di 3,5 quartine di olio 1395 6 stiora di terra in Montemagno, canone annuo di 2 libbre di olio

(24)

luogo detto alle Mulinacce

1395 3 coltre di terra Montemagno, luogo detto Cometo

in canone annuo di 6 emine di castagne

(25)

Capitolo 2

GLI ORDINI MENDICANTI

1

È ormai noto che nell’analisi urbanistica di una città che si è sviluppata in epoca medievale non si possa prescindere dall’affrontare la problematica relativa agli Ordini mendicanti. Infatti, questi Ordini religiosi sorti nella prima metà del XIII secolo (come per esempio i Francescani, i Domenicani, gli Agostiniani e i Carmelitani), a differenza del vecchio ceppo benedettino, ebbero un carattere essenzialmente urbano. La loro sussistenza, basata sul contributo dei fedeli, cui essi rivolgevano un’intensa attività di predicazione, è fra le ragioni fondamentali della loro vocazione urbana. Anche se non è facile stabilire un rapporto preciso tra la consistenza demografica e il numero dei conventi presenti in città, è fondamentale ricordare come questi dovessero essere tra loro distanziati per ovvi motivi di questua e quindi di mantenimento degli stessi. Inoltre, se analizziamo il fatto che la versione definitiva delle grandi chiese mendicanti era in costruzione a cavallo tra Due e Trecento e che spesso queste erano le uniche chiese costruite ex novo in chiave gotica, appare lampante come abbiano contribuito a delineare l’immagine della città medievale e comunale.

Questi complessi erano costituiti da tre elementi principali: la grande chiesa, il convento e la piazza. Nello specifico, le nuove chiese si caratterizzavano generalmente per l’unità architettonica sottolineata sia dall’uso del cotto o della pietra come materiale da costruzione, sia dall’impianto “a capanna” cioè da un’unica aula con struttura lignea di sostegno del tetto a vista. Questo era ciò che più si avvicinava all’ideale di povertà predicato da san Francesco ed era quindi espressione di un “gotico ridotto” (ben lontano dal gotico delle grandi cattedrali) e nel quale era concesso l’uso della volta a crociera, unico accostamento strutturale con le chiese cistercensi, solo nelle cappelle terminali. Talvolta vi era la presenza del transetto e spesso di una struttura sotterranea a cripta. Oltre alle novità architettoniche, queste chiese andarono ad assumere, per la loro vastità, quasi una valenza politica: le dimensioni spesso eguagliavano e a volte superavano

1

(26)

quelle della cattedrale, quasi come se si volessero porre come potere alternativo a quello del vescovo.

Per quanto riguarda il ruolo urbanistico svolto dall’insediamento in città degli Ordini mendicanti, emblematico è il caso di Pistoia. La città di origine romana e, per questo, cresciuta nel Medioevo per anelli concentrici, ospitò i conventi che si andarono a posizionare, con le loro grandi chiese, negli ampi spazi inedificati tra i borghi che andavano sorgendo nella fascia posta fuori dalla seconda cerchia di mura, essendo quest’ultima ormai satura di qualsiasi costruzione.

Sempre a Pistoia è possibile ritrovare il cosiddetto “modello triangolare” secondo il quale le chiese Francescana, Domenicana e Agostiniana andavano a collocarsi in modo che il baricentro del triangolo da queste costituito fosse il luogo dove si concentrava il potere laico e religioso (Piazza del Duomo nel caso Pistoiese) (Fig. 1). Inoltre questo modello aveva il risvolto pratico di consentire la giusta distanza tra i conventi in maniera che le rispettive aree di influenza non si intersecassero e fosse possibile ricevere, dalla comunità cittadina, il sostentamento che la professione della povertà rendeva indispensabile. Dobbiamo però precisare come a Pistoia e in altre grandi città, gli ordini religiosi che si insediarono furono non tre ma cinque (a quelli sopracitati sono da aggiungere i Carmelitani e i Servi di Maria). Dunque, in questi casi, il modello dovrebbe essere dimostrato su base pentagonale o andrebbe trovata una motivazione plausibile che spieghi la discriminazione di alcuni conventi rispetto ad altri. Va poi ricordato, a proposito della distribuzione urbana degli ordini, che essa non avvenne in sincronia e che, accanto a casi in cui la collocazione iniziale coincise con la definitiva, ve ne furono altri in cui a questa si giunse mediante spostamenti successivi. In generale, per gli Agostiniani nati dalla Magna Unio del 1256, era normale arrivare in città provenendo da un eremo nei dintorni, per cui l’insediamento urbano può spesso essere considerato una filiazione di eremi vicini.

I cambiamenti urbanistici apportati dall’insediamento degli Ordini Mendicanti non si limitarono alla sola presenza edilizia o alla creazione delle piazze antistanti le chiese, ma spesso andarono a modificare anche la viabilità per facilitare l’accesso ai conventi. Per esempio, a Pistoia alla fine del Duecento si decise di allargare la via che conduceva alla nuova chiesa di S. Francesco e di costruire la “nuova via dei Frati Predicatori”.

(27)

A proposito della piazza2, è importante notare come i Mendicanti, anticipando l’importanza che assumerà in epoca rinascimentale (anche se con presupposti diversi), la introdussero come elemento innovativo. Infatti, se prima le uniche piazze che si trovavano nelle città erano quella prospiciente la cattedrale o la piazza del mercato, in questo periodo ad ogni convento venne associata una piazza. Questa, intesa come luogo fisico dove la comunità poteva raccogliersi nei giorni di festa ad ascoltare le prediche dei frati, era spesso poco più di un prato. È comunque indubbio che al polo unico della piazza della cattedrale, vennero a contrapporsi, in questo periodo, una pluralità di spazi che ebbero la funzione di polo, non solo dal punto di vista urbanistico ma anche sociale. Alcune modifiche furono apportate anche per quanto riguarda la toponomastica urbana, non solo estendendo alla piazza l’intitolazione della chiesa che vi si affacciava, ma lasciando nelle strade testimonianza storica degli avvenimenti.

Per quanto riguarda le tempistiche con cui i frati giunsero a Pistoia, i primi ad insediarsi furono quelli di S. Francesco: lo attestano alcuni documenti compresi tra il 1230 e il 1232 che illustrano come la Chiesa di S. Croce fosse a quel tempo in costruzione e destinata ai Francescani. Essendo Pistoia una città filo-ghibellina, il periodo compreso tra il 1230 e il 1250 non fu favorevole all'insediamento degli Ordini Mendicanti, i cui frati risultavano potenti alleati della politica anti-ghibellina del papa grazie alla predicazione e alla forza di penetrazione tra le masse popolari. La data sopracitata risulta comunque verosimile poiché coincide con un breve spiraglio in cui vi fu un accordo tra papa e imperatore.

Della “seconda ondata” (seconda metà del Duecento) fanno invece parte gli Eremitani di S. Agostino, gli Umiliati e i Carmelitani. Gli Agostiniani, ordine sul quale abbiamo il maggior numero d’informazioni per quanto riguarda la fase insediativa, si formarono dal raggruppamento di piccole comunità eremite che seguivano la regola agostiniana e che si stanziarono in prevalenza nella fascia collinare a nord-ovest di Pistoia. Uno dei due gruppi principali si spostò poi da quest’area rurale verso la città, avendo ricevuto dal vescovo Guidaloste, nel 1271, il permesso di costruire una grande chiesa dedicata alla santa Vergine Maria e al beato Lorenzo.

2

(28)
(29)

RACCOLTA DELLE

Fig. 1. Pistoia: disposizione trian baricentro del triangolo da ques (Piazza del Duomo). Immagine t

immagini e documenti, Pistoia, C

E IMMAGINI

iangolare delle chiese Francescana, Domenicana e Ago ueste costituito sia il luogo dove si concentra il poter e tratta da Scipione de’ Ricci e la realtà pistoiese della , Comune di Pistoia, 1986, p. 106 e rielaborata dagli auto

gostiniana tale che il tere laico e religioso

la fine del Settecento:

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(31)

Capitolo 3

INSEDIAMENTO DEGLI AGOSTINIANI A PISTOIA

Per comprendere le vicende che hanno portato alla nascita del complesso di San Lorenzo, è necessario analizzare più nel dettaglio gli eventi che portarono i frati Agostiniani ad insediarsi nella città di Pistoia e come fu scelta la collocazione per la nuova grande chiesa.

L’Ordine di S. Agostino ha origine dall’unione di varie comunità eremitiche per opera della Santa Sede a dispetto della credenza che l’Ordine debba la nascita ad una persona fisica.

Analizzando le varie fonti documentarie è possibile ricostruire un quadro almeno parziale della presenza degli Eremiti nel territorio pistoiese nella seconda metà del XIII secolo. I documenti, attualmente conservati nell’Archivio Diplomatico del convento, custodito all’Archivio di Stato di Firenze, ci informano della presenza di due distinte comunità nel territorio della Diocesi.

Della prima abbiamo notizie grazie ad un documento risalente al 1254 che ci informa della concessione, da parte del vescovo di Pistoia Guidaloste Vergiolesi, di 40 giorni di indulgenza ai benefattori dei frati dell’heremitorium cum cappella edificato presso

Gullianum (Gugliano) nel luogo detto Biancane (o Brancane o Blancane)1.

Della seconda comunità, quella che più ci interessa, abbiamo notizie tramite un documento del 1272 del Diplomatico di San Lorenzo2. Qui leggiamo che il vescovo Guidaloste, sulla base di una richiesta evidentemente pervenuta in precedenza, concede il privilegio al priore frate Michele e al Convento dei frati eremitani di Valle Bona, di

1 A.S.F, Diplomatico, San Lorenzo di Pistoia (agostiniani), 1254 gennaio 3, (da qui in avanti semplicemente Diplomatico), ed. in Cerrato C., Feola G., Maffei C., La fondazione del convento

agostiniano di San Lorenzo a Pistoia e le sue fasi di sviluppo durante il XIV secolo, in “Pistoia

Programma”, a. XIV, n. 17-20, gennaio 1992.

2 A.S.F, Diplomatico, 1272 agosto 10, ed. in Cerrato C., Feola G., Maffei C., La fondazione del

convento agostiniano di San Lorenzo a Pistoia e le sue fasi di sviluppo durante il XIV secolo, in “Pistoia

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edificare una nuova chiesa all’interno della cinta muraria urbana delle circulae3, nei pressi del fiume Brana, nel territorio di porta Guidi4.

Troviamo conferma di questa collocazione poiché ancora oggi una gora sotterranea attraversa piazza San Lorenzo, all’altezza dei lavatoi, a testimonianza del tracciato naturale del Brana che, prima del suo spostamento nell’alveo artificiale fuori dall’ultima cinta muraria, dopo aver percorso varie strade andava ad interessare piazza San Lorenzo e il quartiere di S. Marco che costituivano il territorio di porta Guidi. Questo documento fornisce inoltre interessanti indicazioni per quanto riguarda l’assetto urbanistico di questo settore di città, argomento che tratteremo in seguito5.

La presenza sul territorio pistoiese delle due comunità agostiniane di cui abbiamo parlato è attestata anche da molte altre fonti documentarie dirette e indirette, estranee all’archivio di San Lorenzo. Tra queste è opportuno citare un mandato della procura stilato in occasione del terzo Capitolo Generale degli Eremiti dell’Ordine di S. Agostino di Tuscia, svoltosi il 3 maggio 1250 del quale abbiamo testimonianza grazie alla trascrizione di padre Luigi Torelli: al suo interno, tra i frati eremitani, sono citate anche le due comunità agostiniane pistoiesi. Inoltre entrambe compaiono nell’elenco dei beneficiari degli stanziamenti comunali in favore degli Ordini Mendicanti e di altri enti religiosi locali, contenuto in una rubrica degli Statuti. Non meno importante è poi il manoscritto del 1656 intitolato Campione de Padri Agostiniani del Convento di San Lorenzo a Pistoia. Estratto fedelmente dal Campione A, B, C, D & E, dal Libro Nero e dal libro dei Contratti per opera del Molto Reverendo Padre Messer Lorenzo Franci da

3 Il cerchio delle circulae non è altro che un cerchio intermedio tra il secondo e il terzo cerchio di mura realizzato nella seconda metà del XIII secolo. È in quest’area che vanno a collocarsi gli insediamenti degli ordini mendicanti ed in generale è qui che avviene l’espansione cittadina al di fuori della seconda cerchia di mura. Le circulae, nate in principio come semplici fossati, si sono poi sviluppate nel periodo di espansione edilizia con l’aggiunta di muri, porte e due sistemi viari che correvano paralleli, uno all’interno e uno all’esterno. Le circulae si sono quindi evolute in un vero e proprio sistema difensivo. Per ulteriori notizie sulle circulae e sull’influenza esercitata dagli Ordini sull’assetto urbanistico medievale di Pistoia si veda Cerrato C., I Mendicanti e la città medievale: Pistoia come esempio per i

cambiamenti dell’assetto urbanistico, in BRACHI, DIDDI PASTORE, NEGRI 1998, pp. 21-25.

4 Porta Guidi è una delle quattro porte principali della seconda cinta muraria, realizzate tra la metà del XII secolo e i primi decenni del successivo.

5

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Pistoia Provinciale6 nel quale troviamo un’importante Prefazione e notitia ai Posteri sull’arrivo degli Agostiniani a Pistoia.

La varietà di queste fonti anche spesso incomplete, unita ai numerosi studi che nel corso degli anni sono stati condotti sull’argomento, ha portato a tramandare nel tempo ipotesi più o meno fondate. Tra queste, due sono i principali argomenti di discussione.

Il primo riguarda l’indicazione da parte della storiografia locale, a partire dal XVII secolo, della presenza del romitorio originale della comunità eremitica di S. Agostino presso S. Alessio. L’ipotesi, avanzata da Felice Dondori e ripresa da Giuseppe Dondori, Giuseppe Borelli e da Gaetano Beani, arriva fino alla ricostruzione delle vicende storiche del proprio territorio parrocchiale operata dal parroco Abele Ciuti nel 18867. Di questa opinione è anche l’architetto Giorgio Pappagallo che nel suo libro8 spiega come in origine gli Eremitani, si trasferirono a Bigiano (castelletto dei conti Alberti a circa 2 km dalla città), nella chiesetta di S. Alessio, nell’attesa che fossero pronte le necessarie strutture conventuali che erano state promesse per la futura collocazione all’interno delle mura e come poi nel 1278 lasciarono S. Alessio ai Vallombrosiani per trasferirsi in città. Non è però chiaro a quale delle due comunità faccia riferimento Pappagallo, anche se sembrerebbe a quella di Gugliano, elemento che si troverebbe in contrasto con l'ipotesi precedentemente illustrata secondo cui la costruzione di S. Lorenzo è attribuita alla comunità di Valle Bona (ipotesi documentata e fortemente accreditata).

Non è quindi chiaro, nonostante tutte le documentazioni pervenuteci, se le due comunità confluirono entrambe in San Lorenzo e, se lo fecero, con che modi e tempi questo avvenne. Se altri storiografi, quali Pandolfo Arferuoli e Michelangelo Salvi (principali punti di riferimento per gli autori seguenti), tacciono a proposito di tale argomento, Giuliano Feola sostiene la tesi opposta:

“La precisa elencazione delle comunità eremitiche rappresentate al Capitolo Generale di Cascina di Vico Pisano dal 1250, che indica una loro presenza

6

A.S.F., 139 Conventi soppressi, n. 196, San Lorenzo di Pistoia, volume 51, p. 15 n. 40; p. 23 n. 68 (da qui in avanti semplicemente Manoscritto di ricordi diversi), ed. in PAPPAGALLO 2004. É possibile prendere visione dell’intero Manoscritto di ricordi diversi all’Appendice n. 2.

7 CIUTI 1886. 8

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anche nei vicini territori della Valdinievole e di Prato, porta ad escludere che nei dintorni di Pistoia potessero trovarsi altre comunità oltre alle due così diffusamente documentate. La presenza di un romitorio Agostiniano nei pressi di Sant’Alessio intorno alla metà del XIII secolo è pertanto da escludere e la nascita della sua notizia potrebbe essere attribuita ad una eventuale scorretta interpretazione dell’Arferuoli che, nelle sue Historie, subito dopo il ricordo della fondazione di San Lorenzo, riporta una nota relativa a Sant’Alessio senza tuttavia mettere in relazione i due ricordi; oppure, più semplicemente, la presenza di frati genericamente denominati di Sant’Alessio tra gli altri enti religiosi che nel XIII secolo usufruivano dell’assistenza economica da parte del comune di Pistoia e l’effettiva unione al convento di San Lorenzo del romitorio di Sant’Alessio, avvenuta però solamente nel 1458, dopo che quest’ultimo era passato sotto il controllo del convento Agostiniano di Santo

Spirito di Firenze, possono aver condotto all’errore ricordato”9.

Il secondo argomento, sul quale ancora si discute è l’esistenza, la trasformazione o la demolizione dell’oratorio di S. Antonio in Pantano nel luogo dove venne edificata la chiesa di San Lorenzo. Vediamo quindi le varie ipotesi che sono state fatte a proposito. Secondo Feola:

“un elemento di incongruenza tra quanto tramandato da una parte della storiografia locale e le fonti documentarie è costituito dal ricordo di un oratorio, denominato di Sant’Antonio (o di Sant’Antonio in Pantano), che il vescovo Guidaloste avrebbe concesso ai frati eremitani al momento del loro trasferimento all’interno della città. A partire da Giuseppe Dondori quasi tutti gli autori seguenti riportano la notizia: Jacopo Maria Fioravanti, Giuseppe Tigri, Gaetano Beani, fino ad arrivare ad Alfredo Chiti ed ai recenti autori di guide o schedature storico-artistiche locali. Nei documenti del Diplomatico di San Lorenzo non è presente però alcuna traccia della donazione dell’oratorio urbano preesistente, mentre al contrario risultano ben documentate tutte le fasi

9 Feola G., Le comunità Agostiniane presenti nel territorio pistoiese della seconda metà del XIII secolo e

la fondazione del complesso conventuale urbano di San Lorenzo, in BRACHI, DIDDI PASTORE,

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di organizzazione del nuovo insediamento […]. Sarebbe possibile ipotizzare che eventuali indicazioni documentarie relative all’oratorio, oggi smarrite, fossero invece a disposizione degli autori del XVII secolo, ma rimarrebbe difficile spiegare, in questo caso, perché non fossero note anche al padre Lorenzo Franci, precedentemente ricordato, che aveva a sua completa disposizione l’intero archivio del convento di San Lorenzo e che nelle sue note storiche, scritte dieci anni prima dell’opera di Giuseppe Dondori, non fa alcun riferimento all’oratorio. Singolare risulta poi la coincidenza della dedicazione dell’ipotetico oratorio di Sant’Antonio, ricevuto in donazione all’arrivo in città ed in seguito demolito, con quella effettivamente riscontrata nel romitorio extraurbano di Gugliano presso il quale almeno una parte della comunità Agostiniana aveva soggiornato prima dell’edificazione del nuovo complesso conventuale. Da escludere è anche la possibilità che l’eventuale oratorio di Sant’Antonio coincidesse con il fabbricato che rappresenta il quarto braccio del chiostro principale, quello di sud-ovest, l’unico che nell’impianto conventuale principale può ricordare un oratorio dal punto di vista tipologico e per la presenza di un apparato architettonico-decorativo, oggi purtroppo

fortemente degradato, ma ancora estremamente caratterizzante”10.

Diversa invece è la tesi sostenuta da Pappagallo:

“Secondo Giuseppe Dondori l’oratorio di Sant’Antonio in Pantano fu demolito dagli eremitani per poter costruire una chiesa più grande: opinione, però, che non si accorda con la storia nota e, soprattutto, con l’esistenza, a sinistra dell’androne di ingresso del convento sulla piazza San Lorenzo, di un’aula romanica piuttosto vasta, dove affiorano vestigia di affreschi di carattere religioso e di decorazioni pittoriche parietali anche di grande antichità. Quest’aula forse altro non sarebbe che l’oratorio di Sant’Antonio trasformato in chiesa e del quale si era persa la memoria da quando, per le esigenze di rinnovamento delle strutture conventuali, fu adibito ad altri usi. Con questa

10

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ipotesi, che si fonda su dati evidenti, si può meglio spiegare, come vedremo, la

nascita e la vicenda del grande complesso monumentale di San Lorenzo”11.

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Capitolo 4

SVILUPPO URBANISTICO DEL QUARTIERE DI S. MARCO E

FORMAZIONE DI PIAZZA SAN LORENZO

A Pistoia, così come in altre città, è evidente uno stretto legame tra lo sviluppo urbanistico e l’arrivo degli Ordini Mendicanti. Infatti, essi necessitavano di grandi spazi per realizzare i loro monumentali complessi e, per questo, si collocarono nelle aree di nuova urbanizzazione, dove peraltro i terreni avevano prezzi minori. Inoltre, proprio grazie alla presenza dei frati, in queste zone si innescarono conseguenti processi di sviluppo dovuti alla loro attività di assistenza e alla loro capacità di creare poli di aggregazione e farsi promotori di attività produttive.

In particolare, a Pistoia, il settore di città in cui s’insediarono gli Agostiniani si trovava racchiuso tra i fossati, il circuito murario delle circulae e l’area urbana vera e propria che, negli anni Settanta del 1200, era ancora delimitata dalla seconda cinta muraria. Si presume che il processo di smantellamento della seconda cerchia di mura abbia avuto inizio alla fine del XIII secolo anche a causa dell’esigenza, da parte dei frati, di procurarsi il materiale per la costruzione del complesso di San Lorenzo. Questo processo conferma quindi l’esistenza delle circulae, esterne alla seconda cerchia, prima del 1306, data in cui ebbe inizio la costruzione della terza ed ultima cerchia. È infatti impensabile ritenere che queste demolizioni fossero state autorizzate senza la presenza di un ulteriore sistema difensivo a protezione della città1.

È quindi nell’area delle circulae che la città si espanse mediante nuove edificazioni che sorsero in prossimità della ruga mastra di Porta S. Marco, una delle principali direttrici per Firenze e per gli itinerari appenninici. Era infatti consuetudine per gli Ordini mendicati stabilirsi in prossimità di grandi direttrici in quanto questi erano luoghi strategici per lo svolgimento del servizio di ospitalità in entrata e in uscita dalla campagna. Inoltre il quartiere di S. Marco a Pistoia ha da sempre guidato l’espansione della città: fu questa la prima area urbanizzata anche in occasione dello sviluppo al di fuori dalla prima cerchia muraria, processo che proseguì senza sosta fino al XIV secolo.

1

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Per quanto riguarda San Lorenzo, l’esistenza dei cosiddetti “nuovi borghi” nella parte settentrionale di Via del Maglio, potrebbe giustificare la presenza di un ponte sul fiume Brana anch’esso chiamato di San Lorenzo. Infatti, non sarebbe altrimenti motivata la sua esistenza ad una distanza così ravvicinata rispetto al più antico pons Bonituri, collocato lungo il percorso della ruga mastra di porta S. Marco. La differente datazione dei due ponti risulta altresì chiara dall’osservazione dell’andamento delle due direttrici collegate ad essi: queste, benché parallele, seguirono un diverso sviluppo. Quella relativa al ponte più antico era tortuosa e legata al percorso preesistente la nuova edificazione, mentre l’altra era rettilinea e pianificata in base alla nuova espansione. È quindi difficile far risalire il ponte di San Lorenzo ad un’epoca precedente all’edificazione duecentesca, come è difficile separarlo dalla stretta relazione che lo lega alla chiesa agostiniana (Fig. 1)2.

Possiamo quindi affermare che i frati furono i principali responsabili della conformazione urbanistica assunta dall’area limitrofa al loro insediamento sia per quanto riguarda l’aspetto morfologico che quello organizzativo. Fu infatti attorno alla grande piazza antistante la chiesa che si organizzò, nel periodo successivo al loro arrivo, il tessuto dell’edificato di questo quartiere.

Questo spazio, ben lungi da ricordare una piazza organicamente progettata e molto più simile ad un semplice prato, rispecchiava pienamente il processo di acquisizione a scacchiera dei terreni grazie al quale fu costituito. Infatti, l’insediamento agostiniano, oltre ad aver occupato parte dei possibili terreni edificabili per crearvi le strutture conventuali, invertì addirittura il processo di urbanizzazione con l’acquisto di terreni per la realizzazione del prato di San Lorenzo.

La piazza si presentava quindi in questo periodo come un elemento nuovo e quasi rivoluzionario che assumeva grande importanza, non solo perché contribuiva a dare un volto nuovo alla città in via di espansione e a riorganizzarla fortemente, ma anche perché era caratterizzata da un ruolo sociale, quale quello di accogliere grandi masse e

2 Cerrato C., Feola G., Maffei C., La fondazione del convento agostiniano di San Lorenzo a Pistoia e le

sue fasi di sviluppo durante il XIV secolo, in “Pistoia Programma”, a. XIV, n. 17-20, gennaio 1992, pp.

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di fungere da luogo di incontro e di mercato, che andava conseguentemente a giustificare le sue grandi dimensioni. I frati di San Lorenzo furono inoltre abili a sfruttare l’aspetto economico che poteva derivare dalla piazza. In particolare sono stati rinvenuti documenti che testimoniano i canoni di locazione per le lavandaie che occupavano il prato, canoni grazie ai quali si riuscì in parte a coprire le spese per i lavori della chiesa.

Gli elementi che configuravano la piazza erano, oltre al convento di San Lorenzo, l’ospedale di S. Jacopo, di fondazione successiva e conseguente al convento, l’orto dell’ospedale di S. Spirito, risalente al primo decennio del XIII secolo e che si affacciava sulla via di S. Marco, e le due strade pubbliche delle quali una conduceva al borgo di San Lorenzo, costeggiando il fianco della chiesa, e l’altra passava vicina all’ospedale di S. Jacopo.

È inoltre da ricordare che se inizialmente gli Agostiniani si limitarono alla gestione dei terreni di loro proprietà, successivamente non restarono estranei ad iniziative legate all’attività edificatoria, contribuendo in maniera diretta alla modificazione della piazza, come per quanto riguarda l’intervento di costruzione delle “casette” tutt’ora visibili sul prato antistante il fianco della chiesa.

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RACCOLTA DELLE

Fig. 1. In figura sono indicate le Pistoia,l’antico percorso del fium presente mentre le altre due no. I Curtatone e Montanara, Abbi Paz

E IMMAGINI

le direttrici di espansione del quartiere S. Marco a Nor ume Brana e le tre cerchie murarie. La terza cerchia o. In particolare la prima cerchia muraria passava dalle

azienza, delle Pappe, Pacini, Palestro.

ord-Est della città di hia muraria è tuttora le attuali Vie Cavour,

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Capitolo 5

NASCITA DEL COMPLESSO DI SAN LORENZO E SVILUPPO

DURANTE IL TRECENTO

La chiesa

La grande chiesa di San Lorenzo fu edificata dai frati Eremitani dell’Ordine di S. Agostino, a partire dalla fine del Duecento, declinata secondo il modello proprio degli Ordini mendicanti. La chiesa a navata unica terminava con tre cappelle rettangolari, di cui la centrale maggiore delle altre due, e presentava una copertura lignea a capriate. La chiesa era poi affiancata dal convento, articolato attorno al chiostro, dove i frati svolgevano le loro attività.

L’inizio del processo che porterà alla costruzione della chiesa possiamo ricondurlo alla posa della prima pietra, avvenuta il 3 Luglio 1278 (Fig. 1). Questo passaggio avvenne tramite una memorabile cerimonia che Pandolfo Arferuoli riporta nelle sue Historie:

“Volendo quest’anno i frati eremitani aiutati da molti particolari nobili cittadini dell’ordine di S. Agostino dar principio alla lor nuova Chiesa sotto il titolo di S. Lorenzo martire nella Parrocchia di S. Lionardo: Monsignor Guidaloste Vergiolesi alli 3 luglio pricissionalmente andò a questo luogho accompagnato da M. Arrigo di Gentile Forteguerrieri suo Vicario, e Canonico di S. Zeno, e piovano di Casal Guidi, e da tutto il Clero, e magistrati , con

infinito numero di laici, dove pose me fondamenti la prima pietra”1.

La descrizione della cerimonia della posa della prima pietra, durante la quale avvenne la fondazione della chiesa di San Lorenzo e la consacrazione del cimitero, si trova anche nelle pergamene dell’epoca, conservate presso l’Archivio di Stato di Firenze:

1

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“venerabilis pater dominus Guidalostis Dei gratia Pistoriensis episcopus posuit primarium lapidem angularem crucesignatum et a a se benedictum in fondamento ecclesie sancti Laurentii fratrum heremitarum ordinis sancti Augustini civitatis Pistorii […]. Et continuo ut erat in apparatu episcopali ipsam ecclesiam exiens antecedentibus sibi cereis accensis et cruce incenso et

aqua benedicta cimiterium eiusdem ecclesiae benedixit”2.

Molto interessante è anche la descrizione di Michelangelo Salvi attraverso la quale possiamo farci un’idea del clima politico-sociale nel quale la cerimonia si svolse:

“Vi fù qualche timore che nella frequenza e concorso di tanto popolo, qualche scompiglio o disordine fusse per nascere, sapendosi che le case Magnate erono di mal’animo contro alle Popolari, che dominavono, non volendo quelle in conto alcuno conferire freno all’alterigia e orgoglio loro, ma stando i Rettori della Città su gli avvisi, non mancarono di farvi quelle preparazioni, che inducendo timore nègli animi de’ rissosi ed insolenti, furono per rimedio bastanti”3.

Una volta ufficializzata la nascita della chiesa, i frati iniziarono a cercare i fondi per realizzarla: proprio per questa ragione, il 4 settembre 1281, trovandosi nell’impossibilità di portare avanti la loro opera senza l’aiuto dei fedeli, ottennero la concessione di un’altra indulgenza di quaranta giorni dal vescovo Guidaloste e dagli altri vescovi riuniti a Pistoia in occasione della consacrazione del vescovo Giovanni:

“in civitatem Pistoriensem debita sollicitudine congregatis nobis fuit expositum et fide cognovimus oculata quod fratres e tordo heremitarum sancti Augustini civitatis Pistorii sepefate ad laudem Domini nostri Iesu Christie et ipso rum fratrum ac aliorum fidelium premium et salutem in eadem civitate sub nomine et honore gloriosi Dei martiris Laurenthii ecclesiam honorabilem et domos decoras indesinenter construhere moliuntur et ipsi tamquam viri pauperes

2 A.S.F., Diplomatico, 1278 luglio 3, tratto da CERRATO, FEOLA, MAFFEI 1989. 3

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perfectionem tam sumbtuosi operis absque suffragio persona rum fidelium

attingere nequeunt cum effectu”4.

L’atto del 1281 era stato preceduto da uno analogo del 12735 in cui il Vescovo era andato incontro a una richiesta dei frati che stavano cercando di organizzare la fabbrica, allora non ancora iniziata. Nel 1281 invece, il cantiere era ormai avviato e alla richiesta seguì, presumibilmente, una visita da parte dei quattro vescovi: “fide cognovimus oculata”. La costruzione, seppure ancora lontana dalla sua conclusione, doveva già investire, a livello di tracciamento, un’area non indifferente, tanto da far giudicare la chiesa e il convento un’opera tanto “sontuosa”.

In questo processo di affermazione sul territorio i frati di San Lorenzo furono molto più precoci degli altri Ordini mendicanti: per quest’ultimi, infatti, trascorsero un certo numero di anni dal loro insediamento nella città alla fondazione della “chiesa grande”, durante i quali, alloggiarono in strutture provvisorie o in edifici già esistenti. Gli Agostiniani, invece, provvidero fin dall’inizio alla realizzazione della grande fabbrica che possiamo apprezzare ancora oggi.

In realtà il cantiere vero e proprio partì qualche decennio più tardi, dopo una fase iniziale che vide i frati impegnati nell’acquisizione dei terreni e dei materiali da costruzione.

Le aree necessarie al completo sviluppo dell’organismo conventuale e ad esso funzionalmente collegate confinavano con il luogo di iniziale insediamento agostiniano, del quale però non siamo in grado di capire le reali dimensioni, anche se appare lecito supporre che dovesse estendersi almeno all’area occupata da tutta la chiesa attuale, fino al limite del chiostro principale, e dal chiostro stesso.

Nell’acquisizione dei terreni i frati furono sostenuti dal Consiglio del Comune del Popolo che, attraverso una pratica molto simile all’esproprio per pubblica utilità, assicurò che i proprietari cedessero i propri terreni ai frati ad un “giusto prezzo”, stabilito da periti di nomina del Comune stesso.

4 A.S.F., Diplomatico, 1281 settembre 14, tratto da CERRATO, FEOLA, MAFFEI 1989.

5 A.S.F., Diplomatico, 1273 gennaio 29, ed. in Cerrato C., Feola G., Maffei C., La fondazione del

convento agostiniano di San Lorenzo a Pistoia e le sue fasi di sviluppo durante il XIV secolo, in “Pistoia

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Una di queste richieste risale al 1290 e si riferiva a due terreni; il primo risultava di proprietà di Raneri Octaviani e probabilmente corrispondeva all’area dell’attuale piazza San Lorenzo, antistante l’omonima chiesa, area delimitata dal prolungamento di via del Maglio e dall’antico corso della Brana, fiume che in seguito fu fatto confluire al di fuori del terzo cerchio di mura, come fossato difensivo. Il secondo terreno acquisito dai frati risultava di proprietà di Pucci Riccobeni e comprendeva anche due case; è stato ipotizzato6 che questo terreno corrispondesse all’attuale fascia compresa tra via della Crocetta e il chiostro principale, collocato sul fianco sinistro della chiesa (Fig. 2). Questa prima richiesta del 1290 fu giustificata dall’insufficienza di spazio a disposizione per la realizzazione del complesso:

“cum ipsi intendant in predicito loco fundare et fundaru facere ecclesiam et alias domos eis necessarias ad honorem Dei et beate Mariae et beati Laurentii et ad utilitatem et decorem praefate terre Pistorii et territorium et spatium ad

hoc faciendum non habebant nec pro iuxto pretio habere possint […]”7.

Dal tono della richiesta, “spatium ad hoc faciendum non habeant”, sembrerebbe quasi che i terreni a cui si fa riferimento occupassero addirittura una parte dello spazio necessario all’edificazione del complesso conventuale, ma se si considera che nel documento è già citata l’esistenza del chiostro e che il terreno richiesto, situato tra la loro proprietà e l’area cittadina più antica, arriva addirittura al fiume Brana, è abbastanza chiaro che nell’intento dei frati si andasse al di là della semplice acquisizione dei terreni necessari all’edificazione in senso stretto, arrivando fin dai primi anni ad inquadrare un organismo complesso ed articolato. Questo era costituito, oltre che dall’edificio religioso principale e da quelli legati alla vita privata della comunità, anche da tutta una serie di spazi strettamente relazionati, ognuno con le proprie valenze specifiche: da quelle eminentemente pubbliche assunte dalla piazza durante le manifestazioni di culto collettive, a quelle semi pubbliche del chiostro, dove

6 Cerrato C., Feola G., Maffei C., La fondazione del convento agostiniano di San Lorenzo a Pistoia e le

sue fasi di sviluppo durante il XIV secolo, in “Pistoia Programma”, a. XIV, n. 17-20, gennaio 1992, pp.

22-24.

7 A.S.F., Diplomatico, 1290 aprile 21, ed. in Cerrato C., Feola G., Maffei C., La fondazione del convento

agostiniano di San Lorenzo a Pistoia e le sue fasi di sviluppo durante il XIV secolo, in “Pistoia

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la vita politica ed economica della città entrava con discrezione, a quelle invece strettamente private degli spazi dedicati al raccoglimento ed alla vita spirituale dei membri della comunità, per finire alle aree ortive di carattere eminentemente produttivo che consentirono di mantenere, anche nei secoli seguenti, vaste aree agricole all’interno della città.

Una seconda richiesta di acquisizione di terreni, di datazione incerta, ma probabilmente avanzata tra il 1280 e il 12918, fu effettuata per l’annessione di terreni e case confinanti a settentrione, nella zona dove erano collocati gli orti del convento. Tale richiesta ebbe due motivazioni: la carenza di spazio nella parte settentrionale relativa alla zona iniziale del cantiere: “cum terrenum ubi hedificatus est et hedificari debet locus eorum ex parte septentrionis versus burghos novos sit nimis artum”9 e il disagio arrecato ai frati dagli abitanti delle case del borgo confinanti con gli orti del convento; questi ultimi avevano infatti la possibilità non solo di guardare all’interno della proprietà dei frati ma anche di entrarvi:

“etiam nomine et mulieres commorantes in domibus sitis iusta terrenum dictorum fratrum ex dicta parte in burgo quae est ab angulo domus heredum Iacobi possint intrare in orto set terrenum dictorum fratrum et etiam de eorum

loco et hoc non sit honestum pro dictis fratribus […]”10.

Una volta ottenuto il terreno necessario, il problema successivo che si trovarono ad affrontare i frati fu quello di cercare il materiale da costruzione; a questo proposito fecero una richiesta al Consiglio del Comune del Popolo affinché fosse concesso loro di abbattere un tratto delle mura del secondo cerchio, ormai inutili dopo la costruzione dell’ultima cerchia.

Furono quindi avanzate due istanze da parte dei frati, nel 1293 e nel 1295, che ottennero risposta positiva da parte del Consiglio del Comune del Popolo che dovette addirittura

8

La datatio di questa pergamena non è completa ma riporta solamente: “Die veneris .XXVI. iannuarii”, sono tralasciati cioè anno e indizione. Sul calendario perpetuo sono stati ricercati quegli anni in cui il 26 gennaio è caduto di venerdì verso al fine del Duecento. Gli anni sono risultati 1274, 1280, 1285 e 1291, ma il 1274 è da scartare in quanto la fondazione della chiesa non era ancora avvenuta (1278).

9 A.S.F., Diplomatico, 12.. 26 gennnaio, ed. in Cerrato C., Feola G., Maffei C., La fondazione del

convento agostiniano di San Lorenzo a Pistoia e le sue fasi di sviluppo durante il XIV secolo, in “Pistoia

Programma”, a. XIV, n. 17-20, gennaio 1992. 10

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abrogare una precedente rubrica degli Statuti Comunali che impediva appunto tali abbattimenti.

La prima richiesta per l’acquisizione dei materiali da costruzione, a spese dei frati, riguardava il tratto di mura posto tra la porta della ruga maestra e la porta che conduce alla casa degli eredi di Gone:

“Supplicant vobis dominis potestati et capitaneo et anzianis civitatis Pistorii fratres Sancti Laurentii ordinis heremitarum sancti Augustini civitatis Pistorii quod cum ipsi fratres intendant de novo hedificare ecclesiam eorum magis prope civitatem Pistorii quam sit modo ad laudem Dei et ad utilitatem et consolationem animarum hominum et mulierum totius civitatis Pistorii et districtus et ad decorem et pulcritudinem totius civitatis Pistorii quatenus placeat vobis poni facere ad Consilium generale Comunis et Populi Pistorii vel Populi tantum quod ipsi fratres eorum propriis expensis possint et eis liceat destruhere et destrui facere murum comunis Pistorii qui est positus inter portas silicet Ruge mastre et portam per quam itur ad domum heredum Gonis et ipsas portas. Cum dicti fratres iam emerint casamentum quod est inter dictas portas ab heredibus domini Braccii et quod etiam lapides dicti muri possint dicti fratres operari et convertere in fondamento et constructione ecclesie praedicte.”11.

La seconda richiesta da parte dei frati è del 4 giugno 1295:

“supplicant et supplicando petunt priore et fraters heremitani Sancti Laurenzii civitatis Pistorii ordinis sancti Augustini quod cum ipsi incohaverint hedificare eorum ecclesiam ad honorem Dei et beate Mariae Virginis et sancti Laurentii et comunis et populi Pistorii et ipsam ecclesiam propter eorum paupertate complere non possint nec convalescere nisi provideatur eis per Comune Pistorii quare placeat vobis amore Dei et beate Mariae Virginis et sanctorum Laurenzii et Augustini et ad hoc ut comune et populum Pistorii protegant et defendant concedere et dare dictis fratribus de muro civitatis sito prope flumen

11

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Braine in ea quanti tate que vobis placuerit vel consilium ordinaverit scilicet casamento Iohannnis domini Struffaldi sito prope pontem Braine in antea versus dictum casamentum Ugholini et Capanesi Torrellini ad hoc ut de lapidi

bus dicti muri eorum ecclesiam possint edificare”12.

Il ricorso a materiali lapidei, ricavati dalla vecchie mura cittadine, è confermato dall’esame del paramento murario della chiesa che si presenta molto discontinuo, sia nella forma che nella qualità.

In particolare, durante le analisi effettuate nel corso dei lavori di restauro eseguiti negli anni Novanta, è stata riscontrata la presenza di tre tipologie murarie prevalenti:

- “muratura compatta in conci di arenaria di grandi dimensioni perfettamente

squadrati, posti in opera con malta di calce. Lo spessore dei giunti è mediamente 10-15 mm. Tale tipologia è presente nel tratto basamentale della parete laterale destra;

- muratura mediamente compatta in blocchi di arenaria di medie dimensioni

squadrati grossolanamente e posti in opera con malta di calce di spessore 10 – 15 mm. Presenza nella parte mediana della parete laterale destra;

- muratura in ciottoli di fiume di piccole e medie dimensioni, di forma irregolare

e malta di calce in ricorsi di spessore variabile, degradata variamente in superficie e con cavità interne; tipologia prevalente presente in tutte le

murature d’ambito e nelle pareti interne di separazione dei volumi absidali”13.

I frati Agostiniani si affidarono alle elemosine e ai lasciti dei fedeli e delle Istituzioni per il finanziamento della costruzione della chiesa, seguendo essi la professione della povertà basata sul non possesso. A criteri di assoluta economia si deve quindi ricondurre la presenza dei conci perfettamente squadrati nella sola parte anteriore della chiesa (Fig. 3), mentre, nelle parti non visibili alle persone esterne al convento, come la

12 A.S.F., Diplomatico, 1295 giugno 4, tratto da CERRATO, FEOLA, MAFFEI 1989. 13

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porzione posteriore racchiusa dentro alle mura di recinzione, si rileva la presenza di materiali grossolanamente squadrati e ciottoli di fiume14 (Fig. 4).

Una volta ottenuti i terreni necessari e i materiali, a partire dagli ultimi decenni del XIII secolo prese avvio la costruzione vera e propria della chiesa. L’impianto originario non è ancora del tutto chiaro: la letteratura sull’argomento è scarsa e i maggiori contributi derivano dalla campagna archivistica e di rilievi effettuata a partire dal 1989 che ha permesso di avere un’idea più chiara dello schema originario della chiesa.

Le dimensioni complessive della fabbrica erano senza dubbio molto imponenti, giustificate dalla grande folla di credenti che partecipava alle cerimonie: la lunghezza complessiva 73 metri, la larghezza 21 metri e l’altezza, misurata alla linea di gronda, 20 metri.

La chiesa era a navata unica con tre cappelle absidali a pianta quadrata, la copertura dell’aula era sostenuta da 18 capriate lignee, a catena composta, secondo la regola della povertà che prediligeva questo tipo di copertura rispetto a quello a volte.

Le pareti della fabbrica, decorate in sommità da archetti pensili in laterizio sostenuti da peducci in pietra, in buona parte ricostruiti, si sono mantenute invariate in altezza, ad esclusione della parete di facciata che in origine era sormontata da un timpano. Oltre alla rimozione del timpano, sostituito da una testa di padiglione nell’Ottocento durante il periodo di occupazione militare, la parete di facciata presentava un rosone circolare di 3.60 m di diametro15 (Fig. 5).

Nella parete laterale destra, che oggi si presenta forata da tre ordini di finestre rettangolari, si aprivano sei finestre di altezza considerevole con spalle verticali in mattoni a tre teste, concluse da archi a sesto acuto (Fig. 6). Il prospetto opposto invece presentava solo tre finestre poiché vi erano addossati i volumi del primo braccio del chiostro conventuale. Infine la parete tergale della cappella centrale era decorata con un’ampia vetrata policroma, delimitata da spalle in pietra, e sormontata da un arco a tutto sesto poggiato su capitelli a foglie d’acqua (Fig. 7).

14 Fabio Redi ha fatto rilevare nel suo volume Chiese medievali del Pistoiese come il variare della dimensione dei conci e della tecnica muraria in uno stesso edificio è spesso legato alla diversa funzione o alla diversa esposizione del paramento.

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