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N OD' ITALIA.

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(1)

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t

I

,

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,

STATISTICA

DEL

REG N OD' ITALIA.

(2)
(3)
(4)

RELAZIONE AL RE.

SIRE,

Fin dal '1861 è stata aperta per cura di questo Ministero una inchiesta sulla

condizioòe delle industr'ie manuali del Regno. Le difficoltà che tale indagine ha

incontrate pep via sono numerosissime e dipendono in parte dalla diffidenza sorta

nei fabbricanti che l'investigazione potesse celare qualche fine fiscale. Un mio

predecessore, il Marchese Gioachino Pepoli, cui spetta l'iniziativa di codesto studio,

non poco si adoperò a dissipare

i

sospetti e a mantenere al lavoro il suo carattere

ppatico e statistico, ma pur troppo con esito talora incerto, chè non sempre gli

ariimi s'aprirono di leggieI'i alla fiducia, nè tutti i dati offerti alle ricerche della

pubblica amministrazione dovevano l'i uscire ugualmente rispondenti alla verità.

Malgrado siffatte imperfezioni, alJe quali si è cercato di rimediare in parte

facendo appello alle Camel'e di Commercio e lasciando ad esse }' ufficio di sindacare

molti dei fatti esposti, i risultamenti che il Governo potè di questa guisa ottenere

sono delJa massima importanza. E realmente il conoscer'e la sede de]Je nostre

maggiori industrie manuali, il ritrarre di quali mezzi meccanici esse dispongano e

di quanti operai, bastava, a cosÌ dil'e, pel'chè anche con queste sole notizie ci fosse

data abilità d" indul'ne lo stato di tutta la lavorazione, di sapere, cioè, quale e

quanta fosse la copia sia delle matel'ie prime impiegate, sia delle produzioni

ottenute.

Quando pure adunque non si potessero guarentil'e che gli elementi di fatto

sopracitati, ciò basterebbe a giustificare la· pubblica amministrazione del tempo,

dell' opera e delle spese consacrate aJJa presente statistica.

:Ma a ben altre conclusioni fummo condotti dallo zelo illuminato delle Prefetture,

le quali sussidiate aIJa

101'

~olta

dalle giunte Comunali e Provinciali di statistica e

confortate dai lumi delle Camere di Commercio finirono col condur a termine in

alcune provincie un lavoro sotto ogni aspetto lodevole.

(5)

-Tt'entuna sono le Prefetturc che fin qui risposero all' appcllo.

1

Se si avesse

dovuto attcndcl'e che lc rimancnti ventotto Pr'efettul'e avessero soddisfatto al

de-bito loro, si corl'eva rischio di protrarrc fm'sc ancora di qualche anno la nostra

pubblicazione. E però si

è

pensato di dal' alla luce quanto ci venne fatto di

l'acco-gliere pI'ovincia pel' provincia, facendo pl'ecederc ogni monog('afia dalle speciali

considerazioni, con cui le giunte di statistica Provinciali accompagnarono

il

loro

('apporto al Ministero. Il riepilogo generale delle industrie manuali del Regno potrà

compiersi quando tutto il matcr'iale sar'ù accenll'ato negli uffici dclla Dj('ezione di

statistica, e sopl'atutto quando la conosccnza dell' insieme pc('mettcI'à la revisione

e la rettificazione dclle pUl'ti. E allora alla nuda rasscgna delle cifl'e vcrrà

accop-piata una qualche utile. considcrazione, e saranno ammanniti alcuni ccnni storici

sull' ol'igine e sullo svolgimento di ciascun ramo d'indust('ia.

Voglia S. M. accoglicl'e intanto colla solita benevolenza codesto primo saggio

di statistica delle patrie industric, non ad altr'o inteso che a dare una schietta e

disintcressata pubblicità ad uno dei pl'ecipui elementi della ricchezza delle nazioni.

Sono con

pl>ofond~

rispetto,

SIRE,

Firenze, 8 Novembre 1865,

\

DI VOSTRA MAESTA

U~IILt~~tMO, OBBEDIE:-ITISSDIO E FEllELISSDIO SERVITORE

IL MINISTRO D'AGRICOLTURA INDUSTRIA E COMMERCIO

TORELLI

(6)

r)

I

NOTIZIE STORICHE SULLE INDUSTRIE

DELLA

PROVINCIA DI BERGAMO.

(Estratte dalla Rel;:tzione fatta al Ministro d'Agricoltura, Industria e Commercio dalla Giunta di Statistica della Provincia di Bergamo).

Le industrie manuali nella presente relazione vennero divise in quattro speciali categorie, comprendendo

la prima l'industria serica, la seconda quelle della lana, del lino e canape e del cotone,

la

terza l'industria ferriera,

e la quarta le industrie minori.

Fu base a questa classificazione la loro relativa importanza, e l'unione nella seconda categoria di diverse

in-dustrie rilevanti venne suggerita dalla loro affinità (inin-dustrie tessili).

I. -

Industria Serica.

Il Governo di Venezia sino dal

158t

traeva annualmente

2325

zecchini dalla provincia di Bergamo per dazio

di sete e di bozzoli, e

126

per dazio di velluti. Questo

è

il primo documento, che indica l'importanza alla qual&:

già era salita

J'

arte della seta in questo paese. Le intime e continue relazioni che i montanari dell,! provincia

mantenevano ab antico con Venezia, con Genova e con Firenze, lasciano credere che l'arte di coltivare i bachi, e di

trarre, torcere e tessere la seta, venissero per quelle vie dalla Sicilia.

Dalle relazioni venete manoscritte. ed esistenti nel grande Archivio de' Frari, risulta come

la

provincia di

Bergamo nel 1744 producesse bozzoli pel valore di

300,000

ducati 1'anno: ond' è che fatta ragione ai valori d'allora

la produzione sarebbe stata di chil.

3t9,000,

un quinto circa del raccolto del

1852.

Nel 1793, essa fu di

812,800

chi!.

alla quale somma per la trattura e filatura s'aggiunsero chil.

1,400,000

importati dal di fuori.

La coltura del gelso si trovava essere andata di pari con quella dci bachi, e Giovanni Galeazzo Duca di Milano

nel

1470

ordinò si piantassero cinque gelsi per ogni cinque pertiche di terreno coltivato, e Venezia assentì che il

Comune di Bergamo elevasse gelsi nel Prato della Fiera di S. Alessandro. La produzione dei bozzoli del Bcrgamasco

nel

1852

sommò

2,.500,000

chi\.,

1,200,000

più che la ricolta del

1861,

perche allora non era ancora ùiffusa l'atrofia

de' bachi, e la provincia' poi avea maggior estensione di territorio (Valle Camonica).

'fRATTURA DELLA SETA. -

Nel

1769

in tutta la Provincia emnvi sole 1

U3

bacinelle per la trattura della seta, ehe

quadruplicarono in ottantatre anni, essendo state perfino

7790

nel

1852.

Le piccole filande di breve durata od a fuoco

si vanno estinguendo per la concorrenza delle grandi a vapore, con molari meccanici di lunga durata, e che però

danno lavoro più perfetto, più costante, più economico. Così gli opifici prossimi alla strada ferrata, mano a mano

sosti-tuiscono al combustibile di legna il carbon fossile tratto da Genova. Per dare poi una più completa idea dell'industria

della trattura della seta conviene tener calcolo, oltre alle cifre riassuntive dei Prospetti, anche di N:

200

bacinelle

circa sparse nelle case dei produttori ave vengono impiegate in specialità le mezze gaiette, le quali ùanno un

pro-dotto in seta greggia, strusa e galettami, che nel

1861

può calcolarsi del valore di italiane Lire

40,000.

FILATURA DELLA SETA. -

La seta si torse a mano fino al

1600,

quando si introdussero nella provincia

i

pnml

(7)

- VIlI

-il dominio veneto, noverava 123 f-ilatoj, ma piccoli e lenti, rispetto agli attuali, che, quantunque in ristretto

nu-mero, ragguagliano la produzione dei filatoi del

~ 852, quando il prodotto della seta italiana era massimo. La

dimi-nuzione del numero fu compensata quindi dalla potenza delle forze motrici, dalla perfezione dei t?rcitoj, dalla

gran-dezza . degli opifici. La filatura che svolge ogni anno un capitale di 17 milioni, s'alimentò con un' incetta di sete

estere, la quale nel 1861 ascese a circa 14.1 ,000 chilogrammi.

TESSITURA

DELLA

SETA. --

l:

anagrafe veneta del 1776, già periodo di decadimento, indicava ancora nella

provin-eia di Bergamo per la tessitura della seta 395 telaj che in causa della concorrenza delle manifatture estere

decreb-bero di numero rapidamente. Attualmente non si hanno che tre sole fabbriche, delle quali due nella città di

Ber-gamo, ed una in quella di Treyiglio. Due sono comprese nell'attuale statistica, e la terza, perchè di troppo lieve

mo-mento, esclusa. Esse producono drappi lisci, stoffe e nastri, che godono credito per la loro durata. Ormai le sete greggie

e lavorate di questa provincia, sono, con quelle di Fossombrone e della Brianza, fra le migliori d'Italia. Sebbene ora

codesta industria della seta sia diminuita pel decremento della produzione topica, pure importa un valore annuo di

mano d'opera di

L.

1,700,000, circa il doppio di quello di tutte le altre grosse industrie prese insieme, e si eserCita,

svolgendo un capitale di oltre 24 milioni di lire.

Dal prospetto generale riassuntivo si può raccogliere che nel 1861, \' industria seri ca per la trattura e per la

torci tura non recò alcun profitto a chi vi attese, perche il valore della materia, sommato con quello del

combu-stibile, della mano d'opera e delle spese, dà somma pari a quella del ricavo totale; e la trattura della seta poi in

specialità fu perdente. Non

è

d'uopo ricordare le circostanze per le quali avvenne tanta sproporzione di prezzo fra

le materie prime ed i prodotti greggi e lavorati, giacchè son note, e furono generali. Gioverà solo osservare che

nel corrente anno 1863 sembra che i nostri industrianti possano in parte rifarsi dalle perdite e dal poco

guada-gno degli anni trascorsi.

II. -

Industrie della Lana, Lino, Canape e Cotone.

l'in dai crepuscoli della storia la provincia di Bergamo, montuosa per due terzi, fu pastorale e metallurgica.

Nel 11 79 si redense a libertà l'industria della lana in Ardese ed in altri luoghi della Val Seriana; pria del 1330,

i Frati Umiliati, tessitori per eccellenza, avevano 24- case sparse in questa provincia; e nei borghi di Bergamo il

veneto Miehcli nel 1516 ebbe campo di ammirare molti opiticj di panni. I dazi di panni bergamaschi rendevano a

Ve-nezia 39,000 ducati nel 1584, saliti a 85,000 nel 1740; e l'arte della lana in questo paese nel

1617

occupava 25,000

persone, e da negozianti girovaghi si spacciavano i prodotti alle principali fiere d'Europa; ma dopo il 1700 i nostri

panni patirono concorrenza da quelli di Francia, del Piemonte, indi della Germania. Nel 1776 nella sola città di Bergamo,

malgrado la decadenza, l'anagrafe veneta noverava 276

teh~

di lillo; e nella Provincia 694. telaj di lana, 1510 telaj

di lino, 262 di fustagni e

ti.\,

folli. Allora il consumo interno pelle grandi fabbriche era pressochè nullo, percM

ovunque riscontravansi telai per mezzalani e rozzi tessuti pei bisogni famigliari.

L.4NA-

L'industria della lana si esercita quasi esclusivamente in Gandino ed in alcuni Comuni di quel mandamento.

I nostri panni e tappeti, le nostre coperte' di lana c la flanella, pel buon mercato e pella solidità, non temono

concor-renza, c vanno aumentando la loro diffusione principalmente dacch(\, per la introduzione di nuove macchine e nuovi

sistemi, alcuni opifìcj acquistarono pregio in causa della fìnitezza dei loro prodotti. Hilevanti commissioni governa··

tive per forniture milituri potreLbero dare muggior incremento a quest' industria, che s'avvia con prosperi risultati

verso l'antica floridezza.

LINO

E

CANAPE. -

Il decremento dell' industria cotoniera, avvenuto in conseguenza della guerra d'America, diede

maggior sviluppo alla manifattura del lino e della canapa, sicche ormai i filati ed i tessuti di tali materie valgono

meno di quelli di cotone, sehbene abbiano il pregio di durare di vantaggio. Nel 186,1 nella provincia di Bergamo

eranvi tre soli stabilimcnti di tessitura di lino, con oltre quattro lavoranti per ciascuno, che ora hanno

considerevol-mente aumentato i loro telnj, ed altro simile opificio e da un anno aperto a Seriate. Ma quest' industria del lino si

esercitava largamente anche prima con telaj a domicilio, ne'quali lavoravano specialmente le contadine nei tempi di

sosta dalle maggiori faccende campcstri.

La Giunta, me more delle prescrizioni minìsteriali 29 Settembre e 19 Dicembre '1862, nè avendo potuto

racco-gliere le singole schede pe' telaj sparsi a domicilio e quindi descriverne nei quadri rassegnati i relativi elementi

statistici, si

è

fatta premura di verificare l'estensione e l'importanza dì siffatta industria casalinga ed ha raccolti •

d' altra guisa i seguenti dati complementari.

(8)

, , I X

-Nel

1861

sì fabbricarono, con

1800

telaj sparsi per case vìllareccie, e per conto di negozianti di Bergamo,

2i,000

pezze di tela, della misura complessiva di metri

980,000,

impiegandovi

160,000

chil. di lino italiano,

e

80,000

di lino estero, del complessivo valore di

L. 680,000.

Se a questa somma si aggiungano

L. 100,000

di

mano d'opera, si ha una spesa complessiv3. di

L. 780,000.

.

La tela prodotta rappresenta un valore di circa

L. 94-0,000,

per cui si ebbe un guadagno di L.

'160,000.

Ora

quella produzione crebbe di un terzo, con una metà quasi di canape italiana, surrogata al lino, del quale costa

il

15

%

meno. Ai telai sparsi nel

1861

lavoravano

100

uomini e

1700

donne, assistite da

400

fanciulli minori di

quin-dici anni, per la preparazione delle spole.

La provincia di Bergamo ha la grande filatura di lino e canape d'AlmÈ', ed

è

vicina all' altra anche più

rag-guardevole di Cassano d'Adda: essa trova si quindi nell' opportunità di avere i filati a prezzi inferiori a quelli della

massima parte delle provincie italiane; le quali. supera poi pel modo economico con cui ottiene i tessuti; ond'

e

che

lascia addietro per la modicità dei prezzi, su tutti i mercati nazionali le produzioni similari delle altre parti d'Italia,

e nutre fiducia di poter dare anche fra breve un maggior incremento all' industria sovrarnenzionata.

COTONE. -

L'industria del Cotone, che nel

1836

diede circa

280,000

chil. di filati, dopo la Guerra d'America

si ridusse a ben piccola cosa. Se in oggi, per ragioni transitorie, la Iìlatura dei cotoni,

e

languente, può divenire

rilevantissima, favorita com'essa

e

da forti motori idraulici, da capitali nazionali e stranieri, da mano d'opera

in-telligente, da vitto a buon patto.

E

già sino dal

1821

nella provincia di Bergamo si apriva

la

prima filatura con.

esempio che fu imitato di poi largamente, sicchè tra breve tale industria vi potrebbe essere consolidata ed

escludere da ogni mercato locale i filati inglesi e germanici. Le industrie maIluali descritte in questa seconda

cate-goria, che si crede conveniente appellare con nome 'generico (tessili), come

è

facile lo scorgere, offrono

soddisfa-centi risultati economici.

III. -

Industria Ferriera.

La provincia di Bergamo, rinomata già fin dai tempi di Trajano, per lo seavamento e pel lavoro del rame,

e nel medio evo, anche per quelli dell' argento, dopo il

1500

ebhe fama ed importanza nella metallurgica solo

per l'estrazione e la lavorazione del ferro, incominciate in epoche molto remote. Nel

1740

essa pagava a

Vene-zia pei ferri un dazio di

23,368

ducati, ed esportava annualmente pel pregio di

40,000

ducati in spade ed

ala-barde; di

20,000

in spiedi; di

26,000

in cassette d' acciajo; di

4,500

in seghe, falci e coltelli; di scudi

210,000

in ferro crudo e lavorato; e mandava all' estero pel valore di oltre

1,uOO,000

Lire d'Italia, in ferri greggi e

lavb-rati, ed aveva 9 forni fusori i, alternati a

73

fucine e raffinerie, oltre altri fuochi minori anche più numerosi.

Da un rapporto degl' industrianti Gregorini e Zitti di Lovere, presentato alla Camera di Commercio locale nel

1860,

si desume che nella provincia eran attivi 6 alti forni, 2 al Dezzo, 2 a Schilpario, 1 a Gavazzo,

Il

a Bondione, i

quali fondevano ogni anno 1

'18,300

quintali metrici di minerale eon

t>2,800

quintali metrici di

c~lrbone,

e rendevano

52,800

quintali metrici di ferraccio; vi si contavano inoltre

46

fucine di ferro con

67

magli, 1 cilindro,

2

riverberi a

Pudler in Castro, ove affiuivano annualmente

27,483

quintali metrici di ghisa, e

1720

di ferro rotto lavorati mediante

quinLali metrici

63,494-

di carbone e

2,600

di torba a Castro, e donde uscivano

1,240

quintali metrici in lamine

d'acciajo per carrozze,

303

in vomeri,

3,lj

00

in acciajo naturale,

2,684

in attrezzi rurali e ferri da taglio.

L'industria ferriera minacciata di morte al repentino e naturale ribasso di dazi sui ferri esteri, si sorresse

spiegando molta ahilità, economia, intelligenza. Sebbene il combustibile di legna sia insufficiente, e manchino

depo-siti italiani di carbon fossile, si ajutò giovandosi in parte dell' antracite di Cassilio in Val Brembana, e della torba

di

Castro. Quest' antica importantissima industria trovasi in un momento di crisi, mentre poi la sua prosperità

è

del

maggiore interesse nazionale. 11 ferro infatti stimasi, come il pane, elemento di prima necessità; di esso non

dob-biamo essere tributari esclusivamente all' estero, quando in paese sonvi qualità di ferri, che gareggiano coi migliori

di Svezia, e superano quelli del resto d'Italia.

L'attività privata non altro dimanda che di essere sorretta anche dallo Stato con commissioni, sopratutto di

lavori per ferrovie. Del resto tutto porta a credere che 1'industria di cui

e

cenno seguirà il lavoro già iniziato di

tra-sformazione, completando il proprio materiale degli alti forni e fucine, ed abbandonando le miniere di inferiori

qua-lità. Alla fabbricazione dell'acciajo potrà darsi maggiore sviluppo, potranno le forze e i capitali consociarsi,

ripren-dere la fabbricazione delle armi e degli attrezzi fini, antica nella provincia, ma da un secolo negletta, provveripren-dere

ad una più acconcia estrazione e ad un miglior impiego delle torbe e dei piccoli depositi di lignite. Il grande

ba-cino di lignite di Leffe, aperto fino dal

1821, e

in posi tura poco opportuna per gli alti forni e per le fucine, e la

lignite verde, pesando di soverchio, non si presta ai lontani trasporti; epperò essa soccorre piuttosto alle filande e

macchine a vapore nella Yalle Seriana inferiore ed intorno a Bergamo, offrendo quivi un vantaggio sulla legna

(9)

x

-del 15

'lo.

La nostra industria ferriera è principalmente mineraria ed in grado assai minore manifattrice, il che

spiC'[~a

come sotto questo secondo aspetto nell'attuale statistica essa appaja di poco rilievo.

IV. -

Industrie diverll.!ie.

Nei prospetti rassegnati, non figurano due industrie minori, e su altre due i dati offerti sono insufficienti a

ritrarne 1'effettiva importanza. Fra le industrie omesse riscontransi la fabbricazione dei formaggi e la lavorazione

al torno di oggetti di cucina. esercitate da molti opifici che siccome non presentano

il

numero di lavoranti voluto

dalle istruzioni ministeriali cos\ non hanno posto fra quelli

i

cui elementi vennero raccoltj col sistema delle schede.

La stessa cosa deve dirsi della concia delle pelli e della fabbrica dei confetti. Su codeste industrie ,la Giunta si

procurò le piil estese notizie che le venne dato, ponendo nell' indagine le sue maggiori diligenze.

CASEIFICIO. - I mandriani e pastori di questa provincia svernano quasi tutti nei piani Lombardi; e qui fanno

caci solo nei quattro mesi estivi; essi vendono poi generalmente nel settembre i lori prodotti montani in grossi

formaggi ed in formaggi piccoli, bianchi, detti

{ormagelli;

i primi di latte di vacca, i secondi di latte pecorino.

Nel 1861 Valle Scalve diede circa 3.000 formaggi e circa 20,000 chi!. di formagelle; Val Seriana circa 14,000

for-maggi grandi tra grassi e magri; Valle Brembana, circa 13,000; Val Taleggio circa 2,500 stracchini. l prodotti di

questa considerevolissima industria, che può anche annoverarsi fra le agrarie, nel 1861 rappresentarono un valore

complessivo di più che 800,000 lire.

CONCIE. -

Nel 186,1 nella provincia di Bergamo vennero acconciate 4,000 pelli di bue e di vacca, 20,000 di

vitello, 600 di cavallo, 12,000 di pecora, di provenienza locale, ed oltre 10,000 pelli di bue venute dall' estero.

In

quello stesso anno erano in attività sei concie di pelli a Bergamo, 3 a Treviglio, 1 a Ponte, 2 ad Alzano, 2 in

Valle Brembana, 3 a Clusone, 3 a Romano 1 a Lovere ed 1 a Almenno, che colle corteccie di quercia e di abete

raccolte in sito, e colla vallonea di Smirne prepararono le pelli bovine, cavalline ed ovine sovraricordate e le altre

molte d'importazione dall' America, dalla Russia e dalla Turchia.

UTENSILI

DI LEGNO. -

Il Micheli nel 1516 scrisse che gli abitanti della Valle Imagna di Bergamo recavanSI

In

Liguria, in Provenza, nella Spagna Citeriore, nel Lazio, in Campania ed in Sicilia a comperare legnami nelle

selve per quindi convertirli in vasi ed utensili di varia maniera; in patria poi lavoravano il faggio, l'olivo,

il

mirto

con piccoli torni, per ogni maniera di attrezzi di cucina e per le arti. Questa industria si conserva ancora fra noi,

e gli attrezzi ottenuti per l'economia vennero premia ti nell' esposizione di Bruxelles del 1856. Molti sono gli

abi-tanti di Valle Imagna e molti quelli di Val d'Erve e di Carenno, che si spargono tuttodì per la Lambardia e fuori,

a vendere tali utensili, fabbricati a domicilio solamente dagli adulti.

FABllRlCIIE

ili

CONFETTURA. -

La nostra provincia conta, compresa la fabbrica descritta nei quadri riassuntivi,

8 fabbriche di confettura, tutte nella città di Bergamo. Tale industria produsse nel 1861 chi\. 120,000 di confettura,

per il valore di circa italiane lire 190,000. J nostri prodotti di questo genere godono un antico pregio in commercio,

e nel Regno trovano spaccio principalmente in Lombardia e nel\' Italia Centrale; all'estero poi se ne vendono

annual-mente circa 2000 chi\. ed in specialità nella Venezia e nel Tirolo.

CARnoNIFICIO. -- Un' altra industria, che nella provincia ha qualche importanza, è il carbonificio, i di cui

prodotti, oltre a 50ddisfare i bisogni domestici, alimentano ancora gran parte dei nostri opifici industriali. La Giunta,

che sul proposito non ha potuto per ora raccogliere dati precisi, si astiene dal presentare cifre, le quali forse non

risponderebbero alla realtà.

Finalmente giova avvertire che fu pure omessa la fabbricazione dei vini, poichè la provincia nel 1861, colpita

da infortuni atmosferici e della crittogama, appena bastò al proprio consumo, nè potè in alcun modo provvedere

al-l'esportazione.

(10)

CONSIDERAZIONI STATISTICHE

SULLE INDUSTRlE

DELLA PROVINCIA DI BERGAMO.

(~ote .Iella Direzione di Statistica,)

La provincia di Bergamo, limitata ad oriente dalI' Oglio e ad occidente dai monti che sovrastano al lago di

Como e dal fiume Adda,

è

costituita da un territorio

montuo~o

addossato a quella seconda catena alpina che a

Settentrione la separa dalla Valtellina e che con molteplici propagini e diramazioni tutta la frastaglia, dando luogo

ad erte scoscese, a forti ripiani ed a profonde vallate e declinando

ti

mezzodì nella vusta pianura tl'aspudana.

Que-sto territorio, incluso fra il Lecchese, il Bresciuno, il l\lilunese ed il Cremusco, per il vnrio suo aspetto e per le

varie zone di coltura che abbraccia, per la ricchezza metallurgica che i suoi monti rinchiudono, per \' alacrità de'suoi

abitatori, puossi dire il più considerevole fra le provincie dell' alta Italia.

La catena settentrionale nominuta OroLia, dirigendosi dall' est all'ovest, come ripetizione e contrafforte della

grande catena delle Alpi, partendo da

~10nte

Gavio in linea orizzontale per i zappelli d'Aprica fino al Monte

Le-gnone, discende al Sud fino alle Grigne ed a MODte del Canto che domina \' intera Brianza. Tanto la cat{)l1a Orobfa

quanto il prolungamento occidentale difendono il Bergamasco per due lati e quasi lo serrano entro un' alta

mura-glia di monti, dal cui pendio meridionale banno origine il Brembo ed il Serio, i quali facendosi via entro il

labi-rinto delle sottoposte montagne, che corrono in linea perpendicolare, formano le due grandi vallate della provincia delle

la Val Brembana e la Val Seriana.

Questi due fiumi scaturiti dalle vetrette dei maggiori gioghi, alimentati dai laghi alpini e dalle acque torrentizie,

ingrossati nel loro passaggio dalle minori fiumane, che solcano le valli laterali. percorrono in frequeuti serpeggia menti

uno spazio di più di trenta miglia e sul loro corso le vallate si restringono in gele o si allargano in altipiani, Il

Brembo ha

i

suoi primi inizii al lago del Diavolo. vicino al pizzo dello stesso nome, cc) il Serio sotto a Bardellino

nella valle di Bondione; ambidue vanno ad a1l1uire nell'Adda. La Val Brembana si presenta dapprima come una

spac-catura profonda nella roccia fino al risvolto vicino ad Almenno, ove s'apre a maggiore ampiezza all'ultimo varco nella

pianura; in essa affluiscono trasversalmente la Valaverara, la Valtorta, la Val Talf'ggio, la Val Brembilla, la Val

Ima-sna a destra ed a sinistra la Valserina. All' incontro la Valseriana, circondata da grandi ripiani, che s'innalzano a

gradinata, si distende più larga e più aperta; un' alta catena, fra cui il monte Manina, la divide da Val di Scalve,

stret-tura asserragliata all' ingiro da monti, entro cui scorre il Dezzo, che va a scaricarsi nell' Oglio. Una diramazione di

monti chiamata della Presolana, che partono dalla parete sinistra di Valseriana, vanno a formare la Val Cavallina e

la Val Caleppio, la quale, rivolta verso il lago d' Iseo,

present~

l'aspetto di un vago ondeggia mento di colline.

(11)

- XII

-che racchiude un ragguardevole deposito di )ignite, celebre pe' begli elefanti, -che vi si rinvengono e per gli

strati di combustibile dell' altezza di olto metri. Al principio di Valseriana si hanno i terreni più antichi dal Curioni

creduti paleozoici.

Molte di queste montagne racchiudono metalli nei loro fianchi. AUraversando il Colle della Manina per

pas-sare in Val di Scalve si hanno le arenarie Iiassiche, ricchissime nella loro parte superiore (servino) del ferro il più puro che

vi sia in Europa. t'industria siderurgica

e

più sviluppata ai confini del Bergamasco col Bresciano; al colle Giove

vi sono ricche miniere che producono cinquantacinque mila quintali metrici di ferro all' anno. A Lovere avvi la più

considerevole fabbrica d'acciajo d'Italia, Oltre il ferro si rinviene 1'argento, il rame e varie qualità di marmi.

Le zone di vegetazione trapassano dalle pinete ai castagni ed ai faggi fino al pioppo, al gelso ed alle vite. La

parte più alta

è

ricca di pascoli e le mandrie e le greggi, che in passato vi si allevavano numerose, discese alla

pianura a svernare, sono ancora popolarmente designate col nome di bergamine. La pastorizia

e

ora in decremento,

mentre fu già un' industria rilevante nella provincia, che produsse molti benefici i ed occupava molta parte della

popolazione nella lavorazione della lana. Presentemente le pecore sono a gran pezza inferiori al bisogno o si

guar-dino tutti insieme i circondari della provincia o ciascuno di essi in particolare. Notissimo il placito:

tante pecore

quanti uomini; ma nel bergamasco le pecore non sono più che

37,21' e appena vanno al nono del numero degli

abitanti; mentre che in tutto il Regno v'

è

pecore che si ragguagliano agli uomini come 1 : 3. La maggior parte

di codesto bestiame

è

indigeno, il resto

è

di razza vicentina e spagnuola. In media ogni pecora costa intorno

a 15 lire. La lana che se ne ottiene

è

ordinaria, ma buona in parte essa serve per uso domestico, in parte si vende

come materia prima per le fabbriche di panno della provincia al prezZD medio di lire 1.'5 cent. per ehilogrammo.

Il bisogno di combustibile per le miniere, le annate di miseria che quelle popolai':ioni ebbero a sopportare, la

divisione dei beni comunali e d'uso promiscuo che nel

1839

ebbe luogo in quella provincia, j'insufficienza delle

leggi forestali o la loro mal a osservanza diede('() luogo all' atterramento dei boschi in ampie proporzioni con una

specie di furore d'abbattere senza gli opportuni rinselvamenti. dimodochè più tardi s'ebbero a riconoscerne i cattivi

risultati, sia riguardo alla deficienza dcI combustibile, sia alle mutate condizioni atmosferiche. Nonostante ciò la

provincia di Bergamo, secondo le indicnioni dei catasti, conserva ancora molta parte boschiva, la quarta parte

circa della sua superficie, compresi in essa anche i castagneti, mentre per tutta Italia i boschi non occupano più

della sesta parte. Una statistica recente racr:olta per .cura di questo Ministero, per quanto concerne l'estensione dei

boschi della provincia di Bergamo, dà le notizie seguenti; distinguendosi in essa i boschi ceclui da quelli

dI

alto

fusto, quelli di proprietà dei corpi amministrati da quelli di proprietà privata.

Spettanti a

nOSClII CEDUI Ettari.

l

,

priva. ti . . . .

corpI amministrati

TOTALE

37,H3

-19,672

57,H5

77,803.

D'ALTO }'USTO Ettari.

6,492

14,196

~0,688

Nella provincia i boschi stanno alle foreste come 1 : 0,35, e però in una ragione alquanto diversa da quella

propria delle altre regioni del Regno. dove quel rapporto

è

di 1 :

0,62,

il r:he vuoI dire che pel Bergamasco deve

abbondare ancora precipuamente il legname da combustibile, quando invece nel resto d'Italia

è

al paragone un

po' più copioso il legname allo alla costruzione. Rammrntiamo qui la bella coltivazione di essenze resinose in Val

di Scalve, ove il buon ordinamento forestale mnntiene !'ouffìcicnte Il'gna da alimentare quattro altiforni.

La coltivazione del gelso e della vite negli alti piani e nella zona delle colline vi

è

fiorentissima, sebbene in

questi ultimi anni sia stata sfruttata dall' atrofia del baco e dalla critogama. Questa zona comincia dal versante del

lago d' Iseo, si distende per la V(llle Caleppio

~

per la parte inferiore di Valle Cavallina, comprende la Valle

Brem-bana al di solto d'Almenno e trnpassa alla Brianza per la Val San Martino, costeggiando

r

Adda. Il terreno è di

formazione calcare, compatto e forte, opportuno ai cereali ed alle piante da frulla; le alte montagne che attorniano

questa grande striscia la difendono dai venti di Settentrione, onde la salubrità del clima e la feracità del suolo la

rendono doviziosa. Non

è

raro vedere a quest' altezza in seni riparati crescere e fruttificare l'ulivo. Rinomato qui vi

è

il prodotto della vite ed i vini di Val Caleppio godono una speciale celebrità.

(12)

- XIII

-La provincia di Bergamo misura una superficie di

266,038 ettari, 435,490 ettari meno che nel 1809, nella

qual' epoca furono distaccati da essa due distretti, quello di Breno e di Edolo. Quella provincia vanta pure oggidì

130

abitanti per chilometro, quando la ragion media della superficie alla popolazione non

è in tutto il Regno che di 83

abitanti per chilometro. I Circondari di Treviglio e di Bergamo sono anche più. popolosi, a fronte di quello di Clusone

povero di abitanti.

Un rapido aumento verificò questa provincia perciò che riguarda la popolazione soprattutto ài diritto la quale

dal Censimento

1857 al 186' crebbe nel quadriennio di 20,520 abitanti, ossia in media ogni anno dell" 1. 41 p. 100.

I matrimoni nel

1862, primo anno in cui si tenne nota del ml)vimento dello stato civile, furono in ragione di

1 per 129 abitanti. Le nascite si ragguagliarono in quell' anno alla popolazione come 1 a 29, e le morti come 1 a 32.

Tali cifre dimostrano come la provincia di Bergamo sia in ottime condizioni sotto il rispetto della popolazione,

la quale infalli vi si riscontra folta, feconda e longeva più che nella maggior parte delle altre provincie del Regno.

L'indole degli abitanti

è

oltremodo operosa. Messi di fronte ad una natura severa ne risentono l'energia ed accoppiano

le fatiche del

l'

agricoltura a quelle dell'industria manifatturiera. Nelle parti elevate l'uomo deve conquistare il suolo

che coltiva ali' asperità delle montagne e difenderlo continuamente dallo sfuriare dei torrenti. Dalle diverse proprietà

di questo territorio nasce la diversa attività dc'suoi abitanti.

Il

bergamasco è mandriano, pastore, carbonajo,

coltiva-tore del gelso e della vite, educacoltiva-tore di bachi, filacoltiva-tore e tessicoltiva-tore di seta e di lana, minacoltiva-tore e lavorante del ferro.

Si può dire la popolazione che ha la più forte potenza muscolare. Da essa traevansi quelle compugnie di facchini,

a cui nei porti di mare e nelle gnlOdi piazze di commercio era umduta la cura degli sbarchi ed imbarchi delle merci.

Alcune manualità speciuli erano l'appannaggio, e dura pur tuttavia, di singole vullale, i cui abitanti migrano

annual-mente nell' esercizio dei loro mestieri. I carbonai e minatori passano in Svizzera, nel vicino Grigione ed agli

Appen-nini; ed i minatori si recano fino nell'isola di Sardegna. In Val Imagon ed in Val d'Erve sonvi lornitori di utensili

domestici; altri valligiani esercitano la industria di costruire muri a

secco

e con essa viaggiano il mondo; quelli di

Carenno s'impiegano come stucca tori.

JJe classi povere amano il lavoro, hanno l'abitudine dcI risparmio; le classi ricche sono intelligenti c generose

e di spirito conservatore. I raccolti mancati per una serie d'anni hanno alquanto impoverita questa provincia e

sce-matole il capitale disponibile. A ciò si deve se alcune industrie non hanno progredito e non poterollo finora giovarsi

dei nuovi trovati meccanici; ma questo momento di sosta, spiegabile per particolari e transitorie circostanze

econo-miche, deve dar luogo ad ulla ripresa d'energia che

Ò ilei

carilttcre stesso della popolazione. Le forze Ilaturali di cui

abbonda la provineia possono venir utilizzate in modo da renderla una specialc zona industriale dcll'Italia.

Le industrie manuali della provincia di Bergamo nel

IBM

sommavano a 300, con un corrispondente numero

di opifici, il cui capitale fisso stimavasi di

7,O~l9,005

lire cosI distribuito: valore dci fabbricati

~·,8U,700

lire,

del~

macchine 1,811 ,285 lire, dei motori 443,020 lire. La lavorazionc nei detti stabilimenti era mantenuta da 2U

mo-lori, della complessiva potenza di 1078 cavalli vapore. I malori idraulici sovrabbondavano (195 ddla potenza di 91,5

cavalli vapore); quelli a vapore, 17, avevano la potenza di 11 7 cavalli.

- . --- ., . - ~ --- _. _.

,-..: CAPITALE FISSO DEGI~I OPIFICI MOTORI

o

~

o .. - " - -

-._---

.. '

-QUALITÀ. ~ ~

I

~ ~

VALORE A VAPORE IDRAULICI A VENTO DELLE INDUSTRIE. P ~ --- - - "-.-.

-I,::·~I

-~/-

-I ;:;:;,;

z

.J

I

I

",Ile

m·""'·',1

\ ,olcn,"

"

"'

TlJrALB. dci {IIIJhrlcali. dci motori. numero. ;D

,.",n;

t numero, Incu"ul1i

I

DU mero, ;neo"m'

~ \ 'Vapore. ,_ "porc. vapore, I

,

I

\ Trattura della seta 171 2 475 585 2 Ol1 800 396 485 67300 13 83 7 56 » "

Induslria ,Filatura id. 46 2 169 900 1 424 500 548000 197 400 1 30 85 253 2 6 serica, ( T,'ssitura e stampatllra 2 21600 14600 5000 2000 l l l 2 »

·

Industria de la lana 28 383 600 165 200 170 100 48300

,

.

i 29 201 " »

Industria dd lino, canapa e cotone 7 1 267500 659 000 518 500 90 000 »

.

5 210

Fnbhricazione della carta 9 277400 169 600 76700 31 100 »

i

» 53

I 198 " »

Concia delle prlli 4 104000 80000 24000 (,) » I » 5 lO "

Industrie diverse 33 399420 320 000 72500 6 920 2 3 10 25

·

I - - - - -

-

- - - , - - - _ . -_ _ o . TOTALI ••• 300 7099005 4 8H 700 1 811 285 443020 17 117 195 955 2 ' , 6\ _.

(13)

_ . XIV

-Le materie prime impiegate nei 300 opifici stimavansi di circa 24, milioni e mezzo (24,,613,685 lire) e i

pro-dotti ottenuti di 30 milioni (30,268,573 lire). Ond' è che la differenza fra il costo delle materie prime e quello dei

prodotti ascese intorno a 5 milioni e mezzo (5,654,,888 lire).

E qui ci occorre fare due avvertenze; la prima che mentre noi riputiamo la nostra statistica rispondente alla

realta per ciò che riguarda i dati intorno al numero delle macchine e 'dei motori ed a quello dei lavoranti e dei

loro salari rispettivi, non la possiamo considerare per tale, quando essa ne dà il valore sopra tutto dei prodotti

ot-tenuti, prevalendo in molti fabbricanti la tema delle tasse, che di certo deve aver contribuito a tenere ogni

denun-zia inferiore al vero; la seconda che nei quadri riassuntivi delle industrie manuali della provincia vennero

pensata-mente escluse le officine tp.etallurgiche, siaperchè esse devono formar materia di un apposito studio statistico, in cui

saranno comprese le corrispondenti lavorazioni in tutto il Rrgno, sia perchè stando alle istruzioni ministeriali

rice-vute molte Giunte Comunali di Statistica hanno negletto di raccoglierne le notizie, e però q.uelle che figurano tanto

nei prospetti speciali del presente volume, quanto nella relazione della Giunta di Statistica Provinciale vogliono

es-sere considerate come incomplete, non riferendosi esse che ad una minima parte degli opifici siderurgici della provincia.

I combustibili neces.sari agli opi!ìci bergamensi importarono uno spendio di 368,605 lire. La legna è la qùalità

di combustibile di cui si fece maggior uso, perchè l'impiego di essa importò 295,250 lire. Meno copiosa fu la lignite

adoperata, il cui valore sommava non più che 44,940 lire. Senza confronto più scarsa ancora·è stata la torba

ri-chiesta dalle varie manifatture, mentre da quanto ci consta è già molto se per codesta specie di combustibile venisse

spesa l'esigua somma di 1,200 lire. Altre 25 mila lire infine furono spese in acquisto di carbone vegetabile (5,585 lire),

di carbon fossile (14,800 lire) e di coke (4,830 lire).

QUALITÀ

DELLE INDUSTRIK

)

Tratlura della seta Industria

Filatura id.

serica.

Tessitlll'a e stampatura lndustria della lana

i

Industria del lino, canapa c cotone

! Fabbricazione della carta

I

Concia delle pelli

Industrie diverse

VALORE VALORE VALORE DEI COMBUSTIDILI CONSUM:.ATI

delle dei

~-~---.~--~-.---

1--materie prime prodotti

impit·salc. ottenuti. TOTALE. I,egna. Lignite.

6 144 700 6 943 028 316630 266990 32 040 14 888 300 16 100 525 60000 603 190 2 026 560 268 990 214 100 407 845 165 000 2 000 2 000 878800 540 540 4 824 090 20 000 20 000 • 470 600 13 445 400 12800 201 400 685 130 15 990 7320 100 CARBONE

I

1200 .. 14 800

I

»

l

245

I

» 5 340 •

I

3 230 5 585 14 800 4 830 TOTALI. .. 24 613 685 30 268 573 368605 297250 44 940 1 200 25 215

La direzione e la sorveglianza degli opifici sovramenzionati richiese l'impiego di 361 direttori e sorveglianti

(H8 uomini e 213 donne) e di '19,088 artigiani. Di questi poco meno di un decimo erano uomini, il resto donne

(2,508 maschi a fronte di 16,580 femmine). La spesa totale della mano d'opera per poco non raggiunse i 2 milioni

e mezzo (2,4.-17,120 lire).

A giornata lavoravano .11,4.-87 operai (1567 maschi, 10,920 femmine), a cottimo 1,306 (608 maschi, 698 femmine),

I fanciulli infine dei due sessi e delle varie età, ma di cui niuno superava

i

14 anni, prendevano posto nelle varie

manifatture in numero di 5295 (333 maschi e 4962 femmine).

Sul totale degli opifici 34 avevano da 1 a 9 operai, 53 da 10 a 20, 34, da 20 a 30, 58 da 30 a 50, 68 da

50 a 100, 26 da 100 a 150, 8 da 150 a 200, 7 da 200 a 250 operai. Tre fra le maggiori officine contavano da

250 a 300 operai, e 9 ne vantavano un numero di oltre 300 ciascuna.

(14)

CLASSIFICAZIONE

DEGLI OPIFICJ

secondo il numero

dei lavoranti

- - .

---I

Numero del lavoro.li.

Da O a 9 , lO» 19 , 30» 49 34 53 ~4 58 68 QUALITÀ DELLE INDUSTRIE.

~

Trattura della seta

Industria

Filatura id.

serica

I

( Tessitura e stampatura iet. Inliuslria ùplla lana

Industria ùel lino, canapa e cotone

" 100 , 149 , 150 , 199 , 200 » 249

26 Fahbricazione della carta

" 250 » 299 » 300 e più 8 7 3 9 TOTAL~.,.! 300

I

Concia delle pl'lIi Industrie diverse

Maschi

SmUIA ••• Fl'mmine

TOTALE .•

- X V

-NUMERO DEI LAVORANTI

---

o---~---;;

-

Il

A D

U~

T I ____ _

i

Arlllt'lti--::--A-ddetti alla lavorazione

TOTALE., alla dire,ione _

I

~_=~g::a

t:omlni.1 nonne. 12 220 151 4738 67 51 1 695 23 936 6 318 9 37 4 198 15

---"

---

---. n giornata a fattura - - . - -

-

---l'OmiDi.1 nonnt. l'omini.1 nonne.

I I

37818188

36~!23~1

195 111 'l' 162 148

I

150 134

so

.1

134 24 227 168 4 335 17 25 308 8

~-:-:-: -~-:

I .. :

l, ::

r'~

16 793 • 213 »10 920 608 1 . • 698 5 I I I ~ - _ _ _ _ _ o 19 449 [ 361 12 487 1306 FANCIULLI M. .'. 26 3420 70 1421 7 1 99 15 39 105 18 3 " 76 • 333 " • 14962

I

5295 SPESA della mano D'OPERA. 761 ... 1 932 860 I

I

12 300 ' 203580 ! 226 900 i

90

250 13200 176 200 .

i

2417120

i

L'industria che per numero e per importanza di opifici, per copia e bontà di motori si distingue sulle altrc'

tutte è la trattura della seta, la quale esercitasi in 75 diversi comuni e per mezzo di 171 filande, servite da

4,99il

naspi. Il vapore non

è

impiegato che da 11 filande, le quali pongono in moto

~!H

naspi. Ragguardevole è il

capi-tale impiegato nei fabbricati (2,011,800 lire), meno rilevante quello per le macchine (396,t85 lire) e alTaLLo. rninimoC

il capitale pei motori (67,300 lire).

CIRCONDARI. i BERGA~IO . . • .

I

NUMERO

.

o 49 111 ~ CLUSONE •.. ' . . . 8 20

I

I TREVIGI.IO . . . , .. 18 40

L=~ ~~~7~

MOTORI • A \'apore Idraulici A forza animale

CLASSIFICAZIONE DELLE FILANDE

secondo il IIUIlICI'O ùei fl<tKpi

1 2 1 • • 2 4 11 884 » 1 1

I .

. I •

2 90 4019 13 28 15 34 28 171 6 9, " 2 4 2. 158 - - _ _ 1 - - _ . - - - _ _ 1 _ _ _ _ _ . _ - : _ _ - -_ _ ! - -_ _ 13 28 15 35 28 20 8 lO • 2 6 6 171 4 993 CAPITALE l'ISSO degli opifici Vu,unl!, QUHll'À.. Fabbricati 2011800 1 Macchine 396485' MotDri 67300

I

2475585 [

La quantità dei bozzoli entrati in filatura fu di 1,314,110 chilogrammi, pe! valore di 6,1 a,700 lire. In quel

complesso poco meno di due terzi (972,610 chi!.) venne trattata con metodo ordinario, l'altro terzo (321,500 chi!.)

con metodo a vapore. Le due filande idrauliche limiturono la loro lavorazione a 20 mila chilogr. di bozzoli.

(15)

- XVI

-La seta grezza ottenuta, principale prodotto di codesta lavorazione ascende a 81,709 chilogr., pel pregio di 6,525,200

lire. Ond' è che tra il valore de' bozzoli, materia prima, e quello della seta, prodotto ottenuto, corre il divario di

380,500 lire, le quali rappresentano le spese e i guadagni dei filatori. Questi inoltre contano sopra alcuni residui,

strusa

(U,366

chil.), galettame

(20,503

chi!.) ec., il cui valore complessivo stimasi di oltre

.&,00

mila lire.

Vediamo adesso le medie proporzionali tra i vari elementi della lavorazione e della produzione serica della

provincia.

Le filande hergamasche impiegarono nell' esercizio 1861 in termine medio 29 bacinelle per ciascuna, colla

dif-ferenza che mentre le filande a metodo ordinario non ne disponevano in media che 25, gli stabilimenti a vapore

ne numeravano perfino 80.

Una notovole differenza riscontrossi pure da filanda a filanda nella quantità media dei bozzoli filati e della seta

tratta. Così nelle filande a metodo ordinario si lavorarono in media

6155

e nelle filande a vapore 29,227 chilogrammi

di bozzoli per ciascuna. La seta grezza ottenuta nelle prime fu di

365

e nelle seconde di

2'&'00

chilogrammi per

ciascuna. Per ogni naspo a metodo ordinario, con una lavorazione di

2.&,2

chilogram mi di bozzoli, si ebbero

U.

chi-logrammi di seta grezza, e per ogni bacinella a vapore da 363 chichi-logrammi di bozzoli si trassero 25 chichi-logrammi

di seta grezza.

Il prezzo dei bozzoli è stato in media per la provincia di lire 4,68 per chilogrammo. La quantità dei bozzoli

occorsa per ottenere un chilogrammo di seta risultò di

-16

chilogrammi. La seta tratta ebbe un valore di 80 lire

al chilogrammo, con un utile pei filatori di 75 lire al chilogrammo.

---~

_.

BOZZOLI IMPIEGATI PRODOTTI OTTENUTI PRODOTTO RICAVATO

da 1000 chilogr. di bozzoli

---.~ ---. __ .--- _.--- ~~ - ----

-

-

~

---MOTORI. SETA GREGGIA STRUSA GALETTAME SPELAJA

!

I

Quantillì Valore

---

~- ~---

I

alT"

~

Il!"eggia.

STRtlSA. Q\LETT".t SPEU.u.:

in ehHogr. in lire.

chilogr.

I

lire. ehilogr.

I

lire. ehilogr.

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lire. ChilOgr. , lire. ~

I

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~ ~ 'ii

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~ .~ := • il, 'il t, 321 500 1545000 22805 1691000 8 950 77 000 5 140 9120 449 611 116.155 21.838 1.397 1 A vapore. 70.933 15.988

I

Idraulici. 20 000 102000 1 200 81 000 590 3900 165 250 lO lO 98.250 60. » 29.500 8.250 0.500 A forza animale. 972 610 4497100 57704 4753200 34826 259255 15198 64405 1881 3277 112.696 59.329 35.807 15.602 1.934 - - -

- -

- _ . . _ _ . _. -TOTALE ... 1314110 6144700 81.709 6525200 44366 340155 20503 73775 2340 3898 113.322 62.178 33.761 15.626 1.780

I

I

'- I Chilogrammi 148 918. Lire 6 943 028.

Più che duè terzi della lignite impiegata nelle manifatture della provincia ha servito alla trattura della seta;

32,040 lire sopra un uso totale pei valore di 44.,940 lire.

COMBU S TIBILI

---_.

I

QUANTITÀ

I

VALOR:-QUALITÀ. \ quinlali. li"". Legna .... ...

.

... , ... 126 982 266 990 Lignite .. ... .. ... ?:f 140 32 040 Torba ....

....

... ... 900 l 200

Carbon fossile, vegetale e cok. 6185 16 400

(16)

- XVII

-Intorno a dodici mila (12,220) sono i lavoranti adulti delle tratture bergamensi, la più parte donne (8,381),

senza contare 3,U6 fanciulli (26 maschi e 3,t20 femmine). Codesto personale importa una spesa per mano d'opera

di 761,830 lire. I massimi salarii delle lavoratrici variano da 1 lira a 2. 50, ed i minimi da 30 a

to

centesimi.

Il salario medio dei fanciulli sta fra i

to

e i 63 centesimi. La durata della lawrazione comprende da 15 giorni a

,10 mesi e mezzo. Non più che 6 filande tuttavia rimangono aperte oltre il quarto mese.

CLASSIFICAZIONE

DELLE FILANDE ,secondo il numero dei lavoranti.

Da

o

a 9 operaj 6

» 40" (9 21

LA VORANTI SALARIO GIORNAUERO SPESA DURATA.

Q U A L I T À. Assistfmli e macchinistLl1 217 I Galettieri ... r 38 I C.'rnilrici. . . .. ~ 560 ---~~~---~ annua della LAVORA-ZIONE. 49,198

"I "

6.501 1 , .80

1

•.

,+.00 '.00

0·""1·1

"y" 374 " 7 ,,3. 00 .1. MiO. 60 " " "10.45 1 17 1 'I. " 11·30 .. I 25 0.75 0.31 0.63

• 30" 49 38 Trallrici... , ...

!

l.i Hi9 ,. l.i 082

130 77 73 " 1.30 0.92 0.40 0.57 8 37 2 'I, 21 54 Strllsinc ... . 232 159

" Il

f. 20

, (00

0.60 0.37 0.1l6 761 830 3 47 18 ~Icnalrici. . . .. . . .. 4475 " I 323 i f 9 3 133 • 400 • 14(1 " 4-'50 " 499 l) Provinatrici. . . f 96 ,,1 891 " 7 » 200 " U9 " 250 " 299 » 300 e più 6 2 TOTALE •.• 171

i

.. -- ... - --I

"-'-l,",

8381

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TOTALE .•• 12220

I

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I

8774 3 HG " 2.iiO

l:

Il

0.1l7 O. 30 O. ili 0.80 O. /.0 O. 40 3 'I. IO 4 18 4 'I, 4 li " 6 " 8 " IO ' 10'1. 171

In un numero di opifici e con un capitale fisso minori che non per la trattura, la filatura della seta impiega

materie prime e dà prodotti

i

cui valori superallo di gran lunga quelli rappreselltati dalla prima delle indicate la-t

vorazioni. Sedici sono i Comuni della provincia che accolgono i tG opilìci della filatura. Il loro capitale fisso

im-piegato sale a 2,169,900 lire cosÌ ripartito: nei fabbricati 1,t2t,tiOO lire, nelle macchine G,i,H,OOO lire, nei

moto-ri 197JOO lire. I fusi dei vamoto-rii opifici sommano 19G,93G, la più parte condotti da molomoto-ri idraulici (190,136).

Nl'MERO

CLASSIFICAZIONE DEGLI OPIFICI

E DELLE MACCHINE

seconùo la qualitù ùei motori

CAPITA T,E FISSO

ùegli opifici

Nm!EP.O

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DEU'USI.

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CIRCONDARI. BERGAMO... 11

I

CLUSONE . • . . . • TREVIGLIO • • • • 40 A vapore Idraulici A vento 1 1 1 1 »

.1.

• 700 44 50 97 114 19 lO 3 20 190 136 1

. . - -l'

6 100 I

I ,

--- -- --

--1----TOTALI: ••• 16 46 TOTALE... 46 52 98 115 19 lO

I

3 20 196 936 Fabbricali 1 424 500 Macchine 548000 Motori 197 400 TOTALE .•. 2 169 900

Danno impulso alla filatura 88 motori, dei quali 85 idraulici, 2 a vento e 1 a vapore. La loro potenza

com-plessiva in cavalli ammonta a 289, che s'esercita per 12 ore su 2t. La seta grezza entrata in lavorazione fu di

(17)

- XVI/l

-~33,865

chilogrammi, pel pregio di 14,888,300 lire, donde si poterono ottenere 98;970 chilogrammi di organzini,

126,020 chilogrammi di trame e 4,935 chilogrammi di strazza, pel valsente complessivo di

16,100,525

lire.

Diffe-renza tra il costo delle materie prime e quello delle produzioni 1,212,225 lire.

ci SETA GREGGIA

I

MOTORI o: o PRODOTTI impiegata ~

-

~

"

---

--_.

" - - -

---i

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"

.

A

I

Qualità.

=.

01 Quantità. Valore. Qualità. Quantità. Valore.

= ~~ o:

..

~.!: O

I

Chilog. I.ire Chilogr. Lire

I

I

A vapore 1 30 12 9000 630 000 Organzini 98 970 6649770 1 Idraulici 85 253 12

'A

223 865 14190300 Trame 126020 9104500,

I

A vento 2 6 12 1000 68000 Strazza

1_-'-9~

46 255

l

-.-~ - - -

-,

TOTALE ... 88 289 233 865 14888300 TOTALE ... 229 925 16100525,

--Addetti a questo ramo d' mdustria notammo 4,738 lavoranti, di cui 564 uomini (422 a giornata, 142 a fattura),

2,683 donne (2,348 a giornata, 334 a fattura) e 1,491 fanciulli (70 maschi, 1421 femmine). Il salario giornaliero

medio dei filatoieri

e

di 1 lira e [) centesimi, quello delle binatrici di 68 centesimi, e dei fanciulli di 36

cente-SimI. Gli opifici rimangono aperti per un periodo di 1 a 12 mesi. Otto sono le manifatture, il cui lavoro dura

tutto

l'

anno.

CLASSIFICAZIONE

DEGLI OPIFICI

secondo il numero dei lavoranti.

I

r--=:--ji-Da O a 9 lavoro 1 .. 10a 19 " 20" 29 " 30.. 49 " 50" 99 " 100 » H9 " HiO >, 199 " 200 " 299 » 300 " 399

"

7 8 8 9 5 2 2 2

I : ,.. ";:: "

-4~6

TOTALE ... LAVORANTI SPESA

ADULTI SALARIO GIORNALIERO ANNUA QUALITÀ Assistenti 82 Filatoieri Binatrici 1056 _. ____ __.__-- __ FANCIULLI UO.iNl

Il

D",,,

ll~

liTI

II~~

-59 8 15 59 972 8·1

I .

, massimo " ) minimo

t

medio

I

.

) m~~sslmo J) mInImO medio

I

massimo

.

1 ) minimo

ì

medio

I

massimo Diversi 3

04_~ _~ _~

4

~61

__

~: ~~ .~~~~ :~:ii:O

TOTALE .. , 4738 422 14·2 2348 335 70 1

~·21

I

5.00 3 00 '1.00 4 25 2 57 2 05 3.50 0.25 1.05 " 0.36 della

I "

1. 75 "

l

932 860 .. 0.36 " 0.68 0.40 » 1.50 " 0.25 " 0.50 0.33 DURATA del LAVORO 1 2 ,j 4 5 91 /. 10 11 H 'I. 12 1 1 1 4 2 1 6 7 2 8

La tessitura della seta non operasi che in soli due opifici dotati di 17 telai, de' quali 12 a vapore e 5 a mano,

e di 7 motori, uno a vapore,. uno idraulico, e 5 a forza animale. Fra fabbricati, macchine e motori quest' industri,l

impiega un capitale fìsso che di poco oltrepassa le 20 mila lire.

(18)

- XIX

-Nell' opificio del circondario e comune di Treviglio, oltre la tessitura della seta, attendesi alla stampa in colori

su tessuti d'ogni genere. Nei nostri prospetti le notizie per le due industrie figurano specificatamente.

NUMERO MACCHINE ~IOTORI CAPITALE FISSO

operatrici ùegli opifici

--_--...-- --'---~~- , -~ --CIRCONDARI. o

-r--'

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I

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'-' Qualità. Numero. Qualità.

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Valore. ~

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I

I

BEI\GA~IO.

I I ì

I

1

I

... 1 Telai a vapore 12 A vapore 1 1

lO

Fabbricati 14600

CLUSONE ...

.

" Telai a mano 5 Idraulici 1 2 lO Macchine 5000

TREVIGLIO ... , 1 1 Stampi

I

1 000 A forza animale {) " 11 Motori 2000 " "

.

Tini 15

-- --

~._---

-,---I

TOTALE ... 2 2 I

I

TOTALE ... 21 600

I

--, I

l

, - -, -"

Le materie prime impiegate nella fabbricazione, seta e cuscami e i trssuti, su cui praticasi la stampa, hanno

un valore che di poco eccede complessivamente le 60 mila lire. Ai prodotti che ne conseguono, gros, stoffe di

tilosella, foulard e fazzoletti stampati si altrilJUisce un valore di 1/ii) mila lire. Laondc la differenza tra il costo

delle materie prime e quello dei prodotti supera le 100 mila lire. Il motore a vapore consuma legna pel

valore di 2000 lire.

---- -,

,-~-~~~ ~"""

,"""

PRODOTTI OTT]:;NUl'I COMBUSTIllILI CONSUMATI

~ impiegate nel: fabbricazione

- , -

-I

l

'T-"j

-Iluant"à

Il

Qualità. --- ~ , nlore. QUQlità.

I

Quaulità. , Valore. QUulilà.

I

\,)lIuntità.

I

Valore. ! ind'gene.

I

(oresti,·re.

Il

i

, I

I

I

I

Seta CbiJogr .

Cbilogr. All'lrl Quiu tl\ll

400 50 27 GOO Gros 6400 48000 Lpgna 1000 2000 !

I

I

l

Cascami 1400 » 3 000 SlolIe di filusella 12600 34000

I

lUelri llelri

. Tessuti di lino lO 000 8000 10 000 Foulard 500 3000

I I

I

I

Tessuti di cotone \ ~t1mcro

I

30000 15000 20000 l'azzolctti stampati 182 000 80 000 ._---' -- - - ----~ -~--- - - - ' -TOTALE •.. " " 60600 TOTALE. " " 165 000 --

I

,--,

Quarantatrè operai adulti (25 uomini, 18 donne) e 8 fanciulli, tessitori

(16),

stampa tori (H), tintori (4) eco

(19)

-

xx

-I

OP~~~I

_._----_...,,....L-A-V ..

~_A._N_T_I_-~.-...

"' ..

SALARIO GIORNALIERO

--.---

.. -,~---~---- SPESA OPIFICIO QUALITÀ. 1 9 Capi fabbrica 1 42 Tessitori " » Stampa tori Tintori Diversi 2 51 TOTALE ••. , ADULTI FANCIULLI UOMINI DONNE 1 1 » » » 16 » " 1 15 UOMINI » 6,00 » » DONNE • » " » » 0,70 0,55 0,40 PAN-CIULLI della mano! 14 • 14 » » » 3,50 3,25 3,00 » 12,300 4 4 3,00

"

» » 16 6 2 7 1 1,25 1,10 0,40 1,00 0,97 0,95 0,30

I

- - - r-- - - - --... 51 1 24 1 17 7 1

Il circondario di Clusone conta in quattro diverse comunità 28 opifici per filatura e tessitura della lana, cui

soccorrono 4690 fusi e 363 macchine operatriei, con 29 motori idraulici, della forza di 201 cavalli e 62 motori a

forza animale. Il capitale fisso degli opifici stimasi di circa 383 mila lire, 165 mila cioè pei fabbricati, 170 mila per le

macchine e 48 mila pei motori.

. . .

NUMERO CAPITALE FISSO MACCHINE OPERATRICI MOTORI

degli opifici

---

. " ,

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...

---.-

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-

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---

--.. .'-~ . " . "

-CIRCONDARI.

.

1: o '"

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o~;:: o-=' p ~~~ .E rg.~~[!

3

~ Qualità. ,"alore, l,oro uso.

"" :g Qualità. 13 ~e~

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...

BERGAlIO ... » » Fabbricati 165 200 Preparazione 85 » Idraulici 29 201 16

CLUSONE ..

....

4 28 Macchine 170 100 Filatura 61 4690 A forza animo 62 » 12

TREVIGLIO •... » » Motori 48 300 T,'ssitura 186 "

Diverse 31 »

-·--1

---" -"---_.- _ _ o .

-- --

-TOTALE ... 383 600 TOTALE ... 363 4 690 TOTALE •.. 91 201 28 I

.-

I

Non tutta la lana che impiegasi come materia prima proviene dal paese, perchè ai 192 mila chilogrammi di

lane grezze e filate indigene, gli opifici aggiungono pei loro bisogni 27 mila chilogrammi di lane forestiere. Il valore

totale delle materie prime di poco oltrepassa le 600 mila lire, e quello dei prodotti conseguiti, lana filata, panni e

flanelle, soppedane e coperte da cavalli e da letto ec., per poco non raggiunge le 900 mila lire (878,800). Ond'

è

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