VERSIONE 1
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Dichiarazione di Ginevra sui diritti umani in mare: versione 1 5 Aprile 2019
Preambolo
L’attività in mare, sia legittima che illegale, sta aumentando di anno in anno. Questo sta producendo un aumento della popolazione marittima globale, che secondo le stime attuali si aggira intorno ai 40-50 milioni di persone: uomini, donne e bambini.
La maggior parte di questi, circa 30 milioni, sono pescatori, 20.000 dei quali si stima che siano bambini che lavorano in mare e nell’industria della pesca costiera. Altri operano nel settore dei trasporti marittimi, nell’industria petrolifera e del gas offshore, nel turismo e in una serie di altre attività. È importante sottolineare che esiste inoltre un numero crescente di persone che utilizza i mari e gli oceani come mezzo di migrazione, anche in circostanze non regolamentate e di tratta di esseri umani.
La presenza, in numero crescente, di persone nei mari e negli oceani, genera una necessità sempre maggiore di proteggerle dalle minacce che incombono sui loro diritti umani fondamentali. I diritti umani si applicano in mare nella stessa misura in cui si applicano sulla terraferma; in teoria, nessuno si trova in una situazione in cui non esistono diritti umani.
Purtroppo, tuttavia, è terribile che non tutti coloro che si trovano in mare siano sotto l’effettiva giurisdizione di stati capaci di proteggere i loro diritti umani. Il risultato è che moltissime persone vulnerabili finiscono per essere vittime di abusi, mentre coloro che li compiono sfuggono alle conseguenze delle loro azioni.
Vi sono prove significative e crescenti della violazione sistematica dei diritti umani in mare. A titolo esemplificativo, tra le violazioni emergono le seguenti (per ulteriori esempi e prove dettagliate, si veda l’allegato A):
• Pescatori tenuti in schiavitù in zone di pesca a migliaia di chilometri di distanza da dove sono stati “reclutati”.
• Vittime di tratta sessuale, migliaia di persone che tentano di attraversare gli oceani per sfuggire a conflitti e discriminazioni o semplicemente in cerca di una vita migliore per sé e le proprie famiglie, ma che pagano trafficanti senza scrupoli.
• Marinai abbandonati da operatori marittimi che non hanno più motivo di utilizzarli e che li lasciano senza retribuzione o indennizzi su una costa straniera.
• Persone che lavorano legittimamente nel settore dei trasporti marittimi, ma che subiscono la negazione dei propri diritti umani e dei diritti fondamentali del lavoro.
• Vittime di aggressioni sessuali a bordo di navi passeggeri, comprese le grandi navi da crociera che trasportano migliaia di passeggeri e che operano sotto la bandiera di stati che non dispongono di mezzi per controllare o garantire il rispetto delle norme in materia di diritti umani.
Le persone scompaiono in mare, muoiono in mare, vengono aggredite e sottoposte ad abusi. Se questo avvenisse sulla terraferma, nel territorio di uno stato, sarebbe sulla bocca di tutti, ma poiché sta accadendo in mare, negli oceani e lontano dalla vista, chi potrebbe intervenire per impedirlo spesso ignora il problema.
Purtroppo, anche se note, gravi violazioni dei diritti umani non sono facilmente controllabili in mare. Vi è una grave carenza di forze in grado di far rispettare la legge in mare, anche all’interno delle regioni costiere. In alto mare, dove nessuno stato esercita la propria giurisdizione territoriale, è spesso quasi impossibile individuare quali paesi siano i principali responsabili delle violazioni dei diritti umani. È preoccupante che gli stati che potrebbero intervenire, troppo spesso sembrano utilizzare questo aspetto come scusa per chiudere un occhio.
Obiettivo
L’obiettivo principale della presente dichiarazione è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sulle violazioni dei diritti umani in mare, promuovendo uno sforzo internazionale concertato per porvi fine.
Ipotesi
La presente dichiarazione riconosce che gli individui in mare godono pienamente dei diritti umani; il fatto che si trovino in mare, oltre i limiti della giurisdizione territoriale, non incide sui loro diritti.
È assolutamente necessario che il concetto di “diritti umani in mare” sia accettato a livello globale.
La responsabilità di far rispettare le norme in materia di diritti umani in mare spetta in primo luogo agli stati.
Anche altri attori, quali organizzazioni internazionali, organizzazioni non governative, società private, comandanti di navi, personale di sicurez- za a bordo delle navi ed enti della società civile devono riconoscere e accettare il proprio ruolo nella protezione dei diritti umani in mare.
L’applicazione delle norme in materia di diritti umani in mare è problematica poiché la giurisdizione territoriale degli stati si estende solo fino a 12 miglia nautiche dalla costa. Ben oltre il 60% della superficie terrestre si trova quindi oltre i limiti del territorio degli stati. Se vogliamo che i diritti umani in mare siano rispettati, attuati e applicati, tutti gli stati devono accettare le proprie responsabilità extraterritoriali sugli oceani.
Non può esistere un ordinamento giuridico sicuro e stabile per i mari e gli oceani se i diritti umani non vengono garantiti a tutte le persone in mare, e questo non può avvenire se le violazioni non vengono affrontate in modo efficace e le persone coinvolte non hanno a disposizione strumenti di risoluzione utili.
Diritti umani in mare
I diritti umani sono universali; si applicano in mare, così come sulla terraferma.
I diritti umani appartengono a tutti gli individui, indipendentemente da razza, colore della pelle, sesso, lingua, religione, opinioni politiche o di altro genere, origine nazionale o sociale, ricchezza, nascita, professione o altra condizione.
I diritti umani in mare si riflettono nei Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani del 2011 e sono integrati negli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
I mari e gli oceani sono uno spazio pubblico, attraversato da navi e persone provenienti da tutti gli stati, e diversi stati esercitano la loro giuris- dizione su di essi.
L’ordine pubblico degli oceani, compresa la protezione dei diritti umani per tutte le persone, è una responsabilità collettiva della comunità internazionale.
La “comunità internazionale” è costituita da singoli stati, nessuno dei quali, come parte della stessa, dovrebbe sottrarsi alla propria quota di responsabilità collettiva in materia di diritti umani in mare. Gli stati devono inoltre intervenire sia individualmente che collettivamente, quando
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Diritti umani in mare
segueL’idea che i diritti umani si applicano in mare non è nuova, tuttavia i mari e gli oceani non sono stati al centro dei processi relativi ai diritti umani nella stessa misura degli stati a terra. L’articolazione qui compiuta del concetto di diritti umani in mare costituisce un nuovo modo di organizzare le questioni relative agli stessi, di aumentare la consapevolezza globale del problema e di evidenziare la necessità di un’azione internazionale concertata. I diritti umani in mare non sono stati adeguatamente riconosciuti in passato, ma devono esserlo in futuro.
La presente dichiarazione rispecchia il diritto e i principi internazionali esistenti e consolidati. Non è necessaria alcuna nuova legge per definire i principi fondamentali dei diritti umani in mare. Tali principi fondamentali esistono già, ma è evidente che non sono rispettati universalmente, non sono onorati universalmente e non sono applicati adeguatamente.
Sebbene i mari siano un ambiente complesso e abbiano caratteristiche uniche che richiedono risposte uniche, ciò non significa che le norme in materia di diritti umani possano essere in alcun modo invalidate.
Anche se è difficile trovare uno strumento di risoluzione efficace in relazione ai diritti umani in mare, l’obiettivo ultimo della presente dichiarazione è quello di garantire che questo avvenga.
I mari sono liberi per ogni uso legittimo. Questo rappresenta un principio consolidato del diritto internazionale consuetudinario, sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982.
L’accento è sull’uso legittimo. La violazione dei diritti umani in mare non rappresenta un uso legittimo dello stesso in nessuna circostanza.
Oceani sicuri, protetti e ben organizzati sono essenziali affinché la comunità internazionale possa godere dell’uso e delle risorse degli stessi in modo responsabile e sostenibile.
La tutela dei diritti umani e la loro applicazione in mare non minaccia o compromette il libero utilizzo degli oceani. Al contrario, è un mezzo essenziale per garantire che il libero uso sia mantenuto in modo efficace e che siano rispettate le norme e le tutele in materia di diritti umani.
Principi Fondamentali
Il concetto di diritti umani in mare si basa sui seguenti quattro principi fondamentali:
A. I diritti umani si applicano in mare nella stessa misura e maniera in cui si applicano sulla terraferma.
B. Tutte le persone in mare, senza alcuna distinzione, godono dei diritti umani in mare.
C. Non esistono norme specifiche per il mare che prevedono deroghe alle norme in materia di diritti umani.
D. Tutti i diritti umani stabiliti dai trattati e dal diritto internazionale consuetudinario devono essere rispettati in mare.
Allegati
*A. Prove contemporanee di violazioni dei diritti umani in mare B. Elenco dei diritti umani fondamentali applicabili in mare C. Commento
D. Far valere i diritti umani in mare
*Allegati da completare nella seconda sessione di redazione che si terrà a Ginevra nel maggio 2019
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Autori
• David Hammond Esq. BSc (Hons), PgDL, Human Rights at Sea • Prof.ssa Anna Petrig, LL.M. (Harvard), Università di Basilea, Svizzera • Prof.ssa Irini Papanicolopulu, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Italia • Prof. Steven Haines, Greenwich University, Regno Unito
Ricercatori
• Elisabeth Mavropoulou LL.M. (Westminster) • Sayedeh Hajar Hejazi LL.M. (Symbiosis) (Remote)
oggetto di violazioni.
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