La follia di Cambise (Erodoto, Storie III 27-35)
Il re persiano Cambise II muove guerra al re d'Egitto Amasi, per vendicare l'offesa da questi arrecatagli inviandogli in sposa Nitètis, una giovinetta nobile, in luogo della propria figlia.
Morto Amasi, gli succede Psammètico III, che viene sconfitto da Cambise nella battaglia di Pelusio (525 a.C.). Narra Polieno (II d.C.), nei suoi Stratagemmi, che la vittoria persiana a Pelusio fu dovuta all'astuzia di Cambise. Sapendo che per gli Egizi i gatti erano sacri, egli fece legare alcuni felini agli scudi dei propri soldati: gli Egizi, vedendo tale fatto dalle mura, si rifiutarono di combattere e si arresero. La vignetta sotto riprodotta si riferisce appunto a questo episodio.
Erodoto tuttavia non sembra conoscere la vicenda, che certamente, se gli fosse stata nota, avrebbe attirato la sua attenzione (dei gatti egizi e del loro curioso comportamento parla nel II libro delle Storie). Piuttosto si sofferma abbondantemente sulla follia che colpì Cambise, già di per sé alquanto squilibrato, in seguito ad un orribile sacrilegio da lui commesso: l'uccisione del bue Api.
I. A Menfi appare il bue Api
27. Ἀπιγμένου δὲ Καμβύσεω ἐς Μέμφιν ἐφάνη Αἰγυπτίοισι ὁ Ἆπις, τὸν Ἕλληνες Ἔπαφον καλέουσι· ἐπιφανέος δὲ τούτου γενομένου αὐτίκα οἱ Αἰγύπτιοι εἵματά τε ἐφόρεον τὰ κάλλιστα καὶ ἦσαν ἐν θαλίῃσι. Ἰδὼν δὲ ταῦτα τοὺς Αἰγυπτίους ποιεῦντας ὁ Καμβύσης, πάγχυ σφέας καταδόξας ἑωυτοῦ κακῶς πρήξαντος χαρμόσυνα ταῦτα ποιέειν, ἐκάλεε τοὺς ἐπιτρόπους τῆς Μέμφιος· ἀπικομένους δὲ ἐς ὄψιν εἴρετο ὅ τι πρότερον μὲν ἐόντος αὐτοῦ ἐν Μέμφι ἐποίευν τοιοῦτο οὐδὲν Αἰγύπτιοι, τότε δὲ ἐπεὶ αὖτις παρείη τῆς στρατιῆς πλῆθός τι ἀποβαλών. Οἱ δὲ ἔφραζον ὥς σφι θεὸς εἴη φανεὶς διὰ χρόνου πολλοῦ ἐωθὼς ἐπιφαίνεσθαι καὶ ὡς, ἐπεὰν φανῇ, τότε πάντες Αἰγύπτιοι κεχαρηκότες ὁρτάζοιεν. Ταῦτα ἀκούσας ὁ Καμβύσης ἔφη ψεύδεσθαί σφεας καὶ ὡς ψευδομένους θανάτῳ ἐζημίου.
Quando Cambise tornò a Menfi, agli Egizi apparve l'Api, che i Greci chiamano Èpafo; appena si rivelò, gli Egizi indossarono subito le vesti più belle e celebrarono grandi feste [erano in feste].
Cambise, vedendo gli Egizi fare ciò, assolutamente convinto che essi facessero questi festeggiamenti perché egli aveva fallito1, chiamò i prefetti di Menfi: quando furono giunti al suo cospetto, chiese loro perché gli Egizi non avessero mai fatto niente di simile prima, quando lui era a Menfi, e invece (lo facessero) ora che lui era tornato dopo aver perso una gran parte dell'esercito. I prefetti spiegarono che era apparso loro un dio che era solito manifestarsi a grandi intervalli di tempo, e che, quando appariva, allora tutti gli Egizi si abbandovanano felici ai festeggiamenti. Udito ciò, Cambise ribatté che stavano mentendo, e come mentitori li condannò a morte.
II. Caratteristiche del bue Api
28. Ἀποκτείνας δὲ τούτους, δεύτερα τοὺς ἱρέας ἐκάλεε ἐς ὄψιν. Λεγόντων δὲ κατὰ ταὐτὰ τῶν ἱρέων, οὐ λήσειν ἔφη αὐτὸν εἰ θεός τις χειροήθης ἀπιγμένος εἴη Αἰγυπτίοισι· τοσαῦτα δὲ εἴπας ἄγειν ἐκέλευε τὸν Ἆπιν τοὺς ἱρέας. Οἱ μὲν δὴ μετήισαν ἄξοντες. Ὁ δὲ Ἆπις οὗτος ὁ Ἔπαφος γίνεται μόσχος ἐκ βοὸς ἥτις οὐκέτι οἵη τε γίνεται ἐς γαστέρα ἄλλον βάλλεσθαι γόνον·
Αἰγύπτιοι δὲ λέγουσι σέλας ἐπὶ τὴν βοῦν ἐκ τοῦ οὐρανοῦ κατίσχειν καί μιν ἐκ τούτου τίκτειν τὸν Ἆπιν. Ἔχει δὲ ὁ μόσχος οὗτος ὁ Ἆπις καλεόμενος σημήια τοιάδε, ἐὼν μέλας ἐπὶ μὲν τῷ
1 Subito dopo la conquista dell'Egitto, Cambise aveva condotto tre spedizioni una più rovinosa dell'altra, dichiarando guerra a Cartaginesi, Etiopi ed Ammonii contemporaneamente. La prima spedizione era fallita perché i suoi alleati Fenici si erano rifiutati di muovere guerra ai Cartaginesi, loro coloni. La seconda spedizione si era risolta con la sconfitta dei Persiani ad opera degli Etiopi. La terza era stata un vero disastro: infatti l'esercito diretto contro gli Ammonii, appena partito, era stato
μετώπῳ λευκόν τι τρίγωνον, ἐπὶ δὲ τοῦ νώτου αἰετὸν εἰκασμένον, ἐν δὲ τῇ οὐρῇ τὰς τρίχας διπλάς, ὑπὸ δὲ τῇ γλώσσῃ κάνθαρον.
Fatti uccidere costoro, in secondo luogo convocò al suo cospetto i sacerdoti. E poiché costoro gli davano la stessa versione dei fatti [parlavano nello stesso modo], affermò che non gli sarebbe sfuggito se un dio addomesticato era davvero venuto dagli Egizi; detto ciò, ordinò ai sacerdoti di portargli l'Api. Ed essi andarono a prenderlo per portarglielo. Questo Api-Èpafo è un vitello che nasce da una mucca che non è più in grado di concepire [mettersi un altro figlio nel ventre]; gli Egizi dicono che un fulmine scende dal cielo sulla mucca ed essa, in seguito a ciò, concepisce l'Api. Questo vitello chiamato Api ha i seguenti contrassegni: è nero, ma ha [essendo nero, (ha)] sulla fronte un triangolo bianco, sul dorso l'immagine di un'aquila [un'aquila raffigurata], nella coda (ha) i peli doppi e sotto la lingua uno scarabeo.
Testa del bue Api
dalla statua di basalto a grandezza reale dedicata dal'imperatore Adriano al Serapeion di Alessandria (II d.C.)
III. Cambise sbeffeggia e ferisce a morte il bue Api
29. Ὡς δὲ ἤγαγον τὸν Ἆπιν οἱ ἱρέες, ὁ Καμβύσης, οἷα ἐὼν2 ὑπομαργότερος, σπασάμενος τὸ ἐγχειρίδιον, θέλων τύψαι τὴν γαστέρα τοῦ Ἄπιος παίει τὸν μηρόν· γελάσας δὲ εἶπε πρὸς τοὺς ἱρέας· «Ὦ κακαὶ κεφαλαί, τοιοῦτοι θεοὶ γίνονται, ἔναιμοί τε καὶ σαρκώδεες καὶ ἐπαΐοντες σιδηρίων; Ἄξιος μέν Αἰγυπτίων οὗτός γε ὁ θεός· ἀτάρ τοι ὑμεῖς γε οὐ χαίροντες γέλωτα ἐμὲ θήσεσθε.» Ταῦτα εἴπας ἐνετείλατο τοῖσι ταῦτα πρήσσουσι τοὺς μὲν ἱρέας ἀπομαστιγῶσαι, Αἰγυπτίων δὲ τῶν ἄλλων τὸν ἂν λάβωσι3 ὁρτάζοντα κτείνειν. Ἡ ὁρτὴ μὲν δὴ διελέλυτο Αἰγυπτίοισι, οἱ δὲ ἱρέες ἐδικαιοῦντο, ὁ δὲ Ἆπις πεπληγμένος τὸν μηρὸν ἔφθινε ἐν τῷ ἱρῷ κατακείμενος· καὶ τὸν μὲν τελευτήσαντα ἐκ τοῦ τρώματος ἔθαψαν οἱ ἱρέες λάθρῃ Καμβύσεω.
Quando i sacerdoti gli ebbero portato Api, Cambise, dato che era alquanto squilibrato, sguainato il pugnale, cercando di [volendo] colpire il ventre di Api, lo ferì a una coscia; poi, scoppiato a ridere, disse ai sacerdoti: «Razza di imbecilli [teste cattive], sono così gli dèi, fatti di sangue e di carne e sensibili al ferro? È proprio degno degli Egizi, questo dio! Ma voi non vi rallegrerete di avermi preso in giro [non rallegrandovi renderete me (oggetto di) riso]». Ciò detto, ordinò agli incaricati di queste mansioni di flagellare i sacerdoti e di uccidere chiunque degli altri Egizi avessero sorpreso a festeggiare. La festa degli [per gli] Egizi fu quindi soppressa, i sacerdoti vennero [erano] puniti, e Api, ferito alla coscia, giacque nel tempio agonizzante [agonizzava giacendo nel tempio]. E quando morì per la ferita (riportata), i sacerdoti lo seppellirono all'insaputa di Cambise.
IV. Cambise impazzisce e fa uccidere il fratello Smerdi
30. Καμβύσης δέ, ὡς λέγουσι Αἰγύπτιοι, αὐτίκα διὰ τοῦτο τὸ ἀδίκημα ἐμάνη, ἐὼν οὐδὲ πρότερον φρενήρης. Καὶ πρῶτα μὲν ἐξεργάσατο τὸν ἀδελφεὸν Σμέρδιν ἐόντα πατρὸς καὶ μητρὸς τῆς αὐτῆς, τὸν ἀπέπεμψε ἐς Πέρσας φθόνῳ ἐξ Αἰγύπτου, ὅτι τὸ τόξον μοῦνος Περσέων ὅσον τε ἐπὶ δύο δακτύλους εἴρυσε, τὸ παρὰ τοῦ Αἰθίοπος ἤνεικαν οἱ Ἰχθυοφάγοι·
τῶν δὲ ἄλλων Περσέων οὐδεὶς οἷός τε4 ἐγένετο. Ἀποιχομένου ὦν ἐς Πέρσας τοῦ Σμέρδιος ὄψιν εἶδε ὁ Καμβύσης ἐν τῷ ὕπνῳ τοιήνδε· ἐδόκεέ οἱ ἄγγελον ἐλθόντα ἐκ Περσέων ἀγγέλλειν ὡς ἐν τῷ θρόνῳ τῷ βασιληίῳ ἱζόμενος Σμέρδις τῇ κεφαλῇ τοῦ οὐρανοῦ ψαύσειε. Πρὸς ὦν ταῦτα δείσας περὶ ἑωυτῷ μή μιν ἀποκτείνας ὁ ἀδελφεὸς ἄρχῃ5, πέμπει Πρηξάσπεα ἐς Πέρσας, ὃς ἦν
2 Tipico οἷα + participio. È l'esatto opposto di ὡς + participio: indica infatti una causa oggettiva, e pertanto si traduce sempre con "dato che". Al posto di οἷα possiamo trovare anche οἷον oppure ἅτε.
Da imparare a memoria.
οἱ ἀνὴρ Περσέων πιστότατος, ἀποκτενέοντά μιν. Ὁ δὲ ἀναβὰς ἐς Σοῦσα ἀπέκτεινε Σμέρδιν, οἱ μὲν λέγουσι ἐπ' ἄγρην ἐξαγαγόντα, οἱ δὲ ἐς τὴν Ἐρυθρὴν θάλασσαν προαγαγόντα καταποντῶσαι.
E subito, a causa di questo crimine, come raccontano gli Egizi, Cambise, che già prima non era sano di mente, divenne pazzo del tutto. Per prima cosa fece eliminare suo fratello Smerdi, il quale era figlio dello stesso padre e della stessa madre, che già (Cambise) aveva allontanato dall'Egitto (rimandandolo) in Persia per invidia, perché era stato l'unico Persiano capace di tendere6 di circa due dita l'arco che gli Ittiofagi gli avevano portato da parte del (re) etiope;
nessuno degli altri Persiani ci era riuscito. Quando dunque Smerdi era partito per la Persia, Cambise ebbe [vide] nel sonno una visione: gli sembrava che un messaggero giunto a lui dalla Persia [dai Persiani] gli annunciasse che Smerdi, seduto sul trono regale, toccava il cielo con la testa. Di conseguenza Cambise, temendo per se stesso che il fratello, uccidendolo, si impadronisse del potere, mandò in Persia [dai Persiani] Pressaspe, che era l'uomo a lui più fedele fra i Persiani, ad ucciderlo. Pressaspe, raggiunta Susa, uccise Smerdi, alcuni dicono durante una battuta di caccia [avendo(lo) portato a caccia], altri invece (dicono) che lo fece annegare dopo averlo portato sul mar Rosso.
Michael Wohlgemut, Cambise xilografia dal Liber Chronicarum, 1494
6 Lett.: "perché, unico tra i Persiani, tese". Erodoto allude ad un episodio raccontato in precedenza: in occasione della sfortunata campagna contro gli Etiopi, un'etnia dotata di formidabile prestanza fisica, il re dell'Etiopia aveva cercato di dissuadere Cambise facendogli recapitare attraverso dei messaggeri Ittiofagi il suo arco e sfidandolo a tenderlo. Cambise non era riuscito a tenderlo neppure di un dito, e così pure gli altri Persiani che ci avevano provato, mentre Smerdi lo aveva teso di un paio di dita.
V. Cambise sposa sua sorella
31. Dicono che questo (delitto) per primo diede inizio ai crimini di [per] Cambise. Come secondo (crimine) uccise la sorella che lo aveva seguito in Egitto e con cui era anche sposato, ed era sua sorella per parte di padre e di madre [entrambi]. E la sposò così: prima infatti i Persiani non erano mai stati soliti sposarsi con le sorelle. Cambise si innamorò di una delle sorelle, e poi, volendo sposarla, siccome si rendeva conto che avrebbe fatto una cosa insolita, convocati i cosiddetti "giudici del re", chiese [-deva] (loro) se esistesse qualche legge che permettesse a chi lo voleva di sposare la (propria) sorella. I "giudici del re" sono uomini scelti fra i Persiani, (che rimangono in carica) finché non muoiano o (fino a quando) non si scopra qualche colpa contro di loro: fino ad allora; costoro pronunciano le sentenze per i Persiani e sono interpreti delle leggi patrie, e tutto dipende da loro. Dunque, quando Cambise (li) interrogò, diedero una risposta sia giusta che prudente, dichiarando di non aver trovato alcuna legge che autorizzasse un fratello a sposare la (propria) sorella, ma di aver trovato un'altra legge, (e cioè) che al re dei Persiani è possibile fare quel che gli pare. In questo modo non violarono la legge per paura di Cambise, e per non morire loro stessi per difendere la legge, reperirono un'altra norma favorevole [alleata] a chi desiderava sposare sorelle. Allora dunque Cambise sposò l'amata, ma non molto tempo dopo sposò [ebbe] anche un'altra sorella.
VI. Cambise uccide sua sorella
32. Di queste, (Cambise) uccise [-de] la più giovane, (quella) che lo aveva seguito in Egitto.
Sulla sua morte, come (sulla fine) di Smerdi, si raccontano due diverse versioni [un doppio discorso]. I Greci raccontano che Cambise fece combattere un cucciolo di leone con un cucciolo di cane, e (al combattimento) assisteva anche questa donna, e quando il cagnolino venne sopraffatto, un altro cucciolo suo fratello, rotto il guinzaglio, gli corse in aiuto, e i cagnolini, divenuti due, ebbero così la meglio sul leoncino: e Cambise osservava la scena con piacere [si compiaceva di guardare7], lei invece, che gli stava accanto, piangeva; Cambise, accortosene, le chiese perché [per che cosa] piangesse, e lei rispose che le era venuto da piangere vedendo il cucciolo di cane vendicare7 il fratello, ricordandosi di Smerdi e sapendo che non c'era chi lo avrebbe vendicato. I Greci, dunque, dicono che per queste parole ella fu uccisa da Cambise, mentre gli Egizi (raccontano) che la donna, mentre erano seduti vicini a tavola, presa una lattuga, le strappò le foglie, e (poi) chiese al marito se la lattuga fosse più bella senza foglie o con le foglie [folta], e lui le rispose con le foglie, ed ella disse: «Eppure questa lattuga un giorno tu l'hai imitata, strappando le foglie alla casata di Ciro»; e lui, in uno scoppio d'ira, si gettò su di lei, che aveva (un figlio) nel ventre, ed ella, dopo aver abortito,
VII. Possibili cause della follia di Cambise
33. Queste follie Cambise commise [Cambise impazzì queste cose] nei confronti dei propri parenti più stretti, o a causa di Api, o per qualche altra ragione, dato che molti mali sono soliti affliggere gli uomini. E infatti si dice anche che Cambise soffrisse fin dalla nascita di un morbo grave, (quello) che alcuni chiamano «sacro» (= l'epilessia); e dunque non è per nulla innaturale che, quando il fisico è gravemente ammalato, neppure la mente sia sana.
Cambise II cattura Psamtik III re dell'Egitto
VIII. Cambise si irrita con Pressaspe
34. Nei confronti degli altri Persiani, invece, commise le seguenti [queste] follie. Si racconta infatti che una volta disse a Pressaspe, che teneva in grandissima considerazione - ed era lui a portargli le notizie, e suo figlio era coppiere di Cambise, onore anche questo non piccolo - si racconta dunque che gli disse ciò: «Pressaspe, che tipo di uomo pensano che io sia i Persiani e che discorsi fanno su di me?». E quello rispose: «Signore, in tutto il resto sei molto lodato, ma dicono che ti piace un po' troppo il vino [sei troppo incline all'amore per il vino]». Egli diceva queste cose riguardo ai Persiani, ma il re infuriato rispose così: «Ah, quindi ora i Persiani dicono che, siccome sono dedito al vino, sono pazzo e non padrone del mio senno! Allora i loro precedenti discorsi non erano sinceri». In precedenza infatti, mentre i Persiani e Creso erano riuniti in assemblea, Cambise aveva chiesto che tipo di uomo sembrasse (loro) che fosse in confronto a suo padre Ciro. Ed essi risposero [rispondevano] che era migliore del padre:
infatti aveva conservato tutte le sue conquiste e vi aveva aggiunto l'Egitto e il (dominio sul) mare. I Persiani avevano detto [dicevano] ciò, ma Creso, che era presente e non era soddisfatto del giudizio, aveva detto questo a Cambise: «Figlio di Ciro, a me non sembra proprio che tu sia simile a tuo padre: infatti non hai ancora un figlio come lo aveva lui, che ha lasciato te [un figlio quale egli lasciò te]». Cambise si era rallegrato a sentire questo ed aveva lodato il giudizio di Creso.
IX. Cambise uccide il figlio di Pressaspe
35. Memore di queste cose, Cambise si rivolse con rabbia a Pressaspe: «Tu adesso impara se i Persiani dicono il vero o se sono loro fuori di senno, quando parlano così. Se infatti, scagliando una freccia contro questo tuo figlio che sta in piedi sulla soglia, lo centro in mezzo al cuore, sarà chiaro che i Persiani parlano a vanvera [dicono nulla]; se invece lo manco, di' (pure) che i Persiani hanno ragione e che io non sono sano di mente». Detto ciò e teso l'arco, colpì il ragazzo, e quando il ragazzo cadde a terra ordinò di squartarlo e di osservare il punto colpito;
e siccome si trovò che la punta era nel cuore, scoppiando a ridere e diventato tutto allegro disse al padre del ragazzo: «Pressaspe, hai la prova [ti è diventato evidente] che non sono io il pazzo, ma che sono i Persiani a sragionare: e ora dimmi, chi hai mai visto al mondo così preciso nel tiro con l'arco [fra tutti gli uomini tirare con l'arco in modo così preciso]?». Allora Pressaspe, vedendo l'uomo del tutto fuori di senno e temendo per la propria incolumità [per se stesso], rispose: «Signore, io davvero credo che neppure il dio in persona potrebbe tirare con l'arco così bene». Questo fece Cambise quella volta; e in un'altra occasione, dopo aver fatto imprigionare dodici Persiani fra i più ragguardevoli [simili ai primi] senza alcuna ragione valida, li fece seppellire vivi a testa in giù.