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Situazione e prospettive del!' alpicoltura in Alto Adige

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Academic year: 2022

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SILVIO LEONARDI

Situazione e prospettive

del!' alpicoltura in Alto Adige

SITUAZIONE Consistenza malghe

Le statistiche relative all'alpicoltura al- toatesina (indagine dell'Ispettorato riparti- mentale del 1955 aggiornata nel recente ca- tasto alpicolo-Almkartei) indicano una su- perficie delle malghe altoatesine in ca.

230.000 ha. pari a ca. il 31

%

della superficie territoriale provinciale (740.000 ha.).

Il numero delle malghe va poco oltre il migliaio, senza considerare i prati di monte e le malghette non più gestite.

li regime fondiario distingue le proprietà alpicolturali in:

Enti pubblici (comuni, frazioni, Am- m.ne Sep. B.U.C.) 33% 1/3 lnteressenze e associazioni

private 40%

Privati singoli 27% 2/3

Terrifaria/mente la fascia Sud Occidenta- le della provincia (Val Venosta, Bassa Ate- sina - Val Gardena - Castelrotto - Fiè - Val d'Ega - Aldino - Montagna-Trodena e An- terivo) vede l'assoluta prevalenza delle mal- ghe pubbliche, come nel Trentina, mentre negli altri distretti (Passiria - Monzoccolo - Sarentino - Valle Isarco e Pusteria) preval- gono massicciamente le proprietà private a titolo singolo (Alpe di Siusi, di Villandro, di Velturno, Barbiano, Rodengo, Luson, Casi.es, Valle Aurina) o associativo.

Le forme di conduzione sono ovviamente condizionate dalle forme di proprietà. Le malghe private sono in genere gestite diret- tamente; quelle pubbliche direttamente da- gli aventi diritti attraverso comitati di ge- stione o cedute in affitto (raramente).

Le condizioni dei pascoli

Sono le più diverse e dipendono dai più diversi fattori stazionali: geologici, pedolo- gici climatici (precipitazioni, altitudine, esposizione, inclinazione etc) e antropici.

In generale si può affermare che le condi- zioni e lo stato colturale lascino a desidera- re soprattutto per irrazionalità dell'eserci- zio del pascolo, insufficienti interventi con- servativi e di miglioramento fondiario, cari- chi eccessivi, monticazione anticipata o ri- tardata, irrazionale o mancata distribuzio- ne del letame, concimazioni, spietramenti, decespugliamenti.

L'irrazionalità della gestione e della con- duzione è riferibile soprattutto alla crisi che ha attanagliato negli ultimi decenni l'agri- coltura di montagna, in relazione alle mi- gliori possibilità di vita, di guadagno e di benessere del fondovalle.

La mancanza di collegamento viabile, di adeguati fabbricati alpestri per l'uomo e gli animali, di corrente elettrica, di acquedotti potabili ed irrigui di razionale utilizzazione delle superfici (comparti), separazione pa- scolo/bosco, in una parola l'estensività del- l'economia alpestre ha reso più forte il gap agricolo produttivo tra alpe e fondovalle, disincentivando l'interesse per le attività al- picole e favorendo una industria zoo tecnica sempre più basata sugli integrativi alimen- tari e sull'integrazione di foraggi extra-pro- vinciali.

Nel complesso le condizioni dei pascoli sono migliori in quei territori ove la zootec- nia costituisce ancora asse portante dell'e- conomia. Si ha ragione peraltro di ritenere 37

(2)

38

che in Alto Adige l'interesse per l'alpicoltu- fa sia ancora complessivamente apprezza~

bile e vada via via crescendo. Hanno all'uo- po contribuito anche gli interventi di incen~

tivazione dell'economia alpestre messi In

atto dalla pubblica amministrazione.

PROSPETTIVE DELL'ALPICOLTURA IN ALTO ADIGE

Così come al bosco, anche ai pascoli alpi- ni bisogna assegnare più ruoli, più dimen- sioni. Infatti oltre al ruolo produttivo, le malghe esprimono un ruolo paesaggistico turistico ambientale ed un ruolo di prote- zione del suolo (idrologico-idrogeologico).

Per quanto riguarda il ruolo produttivo si possono fornire dati abbastanza attendibili, facendo riferimento alla legge provinciale n. 62 del 23.12.1976, art. 14, che prevede l'erogazione di premi per alpeggio.

Tale legge, che ha trovato applicazione dal 78 all'82 ha concesso sulla media di 1040 istanze annue sussidi nella misura me- dia/anno di ca. L. l3.000/per capo bovino adulto monticato. La media in capi bovini adulti equivalenti portati in malga si avvici- na alle 50.000 unità e rappresenta ca. il 60% della consistenza complessiva del pa- trimonio bovino provinciale (140.000 capi pari a ca. 85.000 + 90.000 C.B.N. ove si ponga 2 capi da 250 kg. ~ I C.B.N.). L'in- dicazione appare plausibile e verificata ave si consideri che le buone lattifere, nella mi- sura di ca. 35.000 unità, restano normal- mente ai masi).

Ciò stante risulta che ad ogni capo bovi- no adulto stanno a disposizione ca. 2,5 ha.

di pascolo alpino (130.000 ha.: 50.000 CBN) e reciprocamente si ha: 0,40 capi grossi per ha. per una stagione di ca. 90 gg.

Tali medie depongono per una produttività complessivamente modesta dei pascoli al- toatesini che con adeguati miglioramenti, la turnazione del pascolo e la separazione pa- scolo/bosco potrebbe essere notevolmente accresciuta e financo raddoppiata.

Oggi esiste comunque complessivamente

un certo equilibrio tra potenziale zootecni- co vallivo ed esigenze pabuIari alpicole. La tendenza al miglioramento delle malghe si è in ogni caso accentuata negli ultimi anni luddove l'amministrazione pubblica ha fi- nanziato opere di miglioramento fondiario alpicole per ca. 1 miliardo annuo con con- tributi medi del 60% concessi per il 20% agli Enti pubblici e per 1'80% ai privati singoli (20%) ad associati. L'Ente pubblico, con ri- ferimento alla consistenza dei patrimoni di- mostrerebbe con ciò una minore iniziativa del privato.

Va afrermato infine che stante l'alto mar- gine di potenziale produttivo esistente, si hanno concrete premesse per una coordina- ta politica alpicolturale che con il migliora- mento produttivo dei pascoli permetta an- che una sana politica forestale (separazione del pascolo dal bosco) e al tempo stesso di difesa idrologica-idrogeologica e di incenti- vazione turistica.

PROSPETTIVE DI POLITICA URBANISTICA - ALPICOLTURA E DIFESA IDROLOGICA

ED IDROGEOLOGICA

Le nostre popolazioni ci hanno traman- dato un territorio complessivamente sano, anche se spesso un pascolamento irraziona- le, dissodamenti dissennati, incendi, ed altri cattivi interventi dell'uomo hanno mano- messo zone alpestri di elevato significato paesaggistico e di notevole importanza i- drogeologica.

La regolamentazione dell'uso del territo- rio alpino è oggi riferibile alle disposizioni contenute nella legge forestale (R.D.

30.12.1923, n. 3267) relativo regolamento e Prescrizioni di Massima oltrechè nella legi- slazione urbanistica e di tutela paesaggisti- ca della provincia.

Ci preme qui sottolineare alcuni aspetti di tale legislazione, che andrebbero rivisti alla luce delle nuove situazioni emergenti.

In particolare l'art. 68 delle Prescrizioni di Massima stabilisce che, salvo deroga del-

l'autorità forestale, nei terreni pascolivi so- pra i 1300 m il pascolo potrà esercitarsi solo dal lO giugno al 15 settembre.

Ora, tale termine andrebbe rimeditato con riguardo al pascolo esercitato sulle malghe ave si pratica attività sciatoria dove si verifica un ritardo nell'inizio della vege- tazione. Su questo argomento penso vorrà darci i suoi lumi il collega dr. Cumer.

L'argomento merita attenta considera- zione oltre che sotto il profilo della caduta

quali-quantitativa dei foraggi, anche sot- to quello idrologico (graduale alimentazio- ne delle sorgenti montano-vallive) e sotto quello idrogeologico che vede concentrarsi in pochi giorni di caldo della primavera avanzata, lo scioglimento dell::'! neve com- pattata dall'esercizio della pratica sciatori a;

e ciò a prescindere dalla diminuita capacità ricettiva del suolo che va invece spesso sog-

getto a fenomeni di degradazione, impalu-

ADRIANO CUMER

A/pico/tura

damento ed erosione. Nei casi più graVI l'autorità forestale dovrà intervenire ai sen- si dell'art. 69 delle P.d.M. disciplinando adeguatamente la durata, il carico massi- mo, la ripartizione del pascolo in sezioni e i turni di riposo o sospensione della pabula- zione.

Il problema viene qui ad assumere rile- vanza urbanistica, oltrechè paesaggistica;

in questo senso andrà valutata attentamen- te la prospettiva di utilizzo del territorio al- pestre attraverso la elaborazione di piani nivo-silvo-pastorali che affrontino organi- camente la soluzione delle problematiche di un equilibrato rapporto tra consistenza zootecnica valliva, aree alpicole-forestali (separazione bosco pascolo) e turismo in- vernale.

Agronomi e forestali, il cui ordinamento professionale ha loro affidato specifiche at- tribuzioni su tutte queste tematiche, devo- no compiere la loro parte.

ed eSerCIZIO dello sci

RIASSUNTO

Alla luce dei risultati di studi effettuati nella provincia di Bolzano e in altre zone dell'arco alpino sugli effetti dell'esercizio dello sci, invernale ed estivo, su cotici er- bosi di montagna, l'autore sintetizza gli effetti delle varie operazioni connesse a queste attività sportive e ricreative (co- struzione e preparazione delle piste, eser- cizio dell'attività sciistica) su alcune com- ponenti degli ecosistemi (vegetazione, suolo, circolazione idrica).

SUMMARY

As a result of the researches made in the Province of Bolzano and other areas of the A lps, on the effects produced by the practi- se of winter and summer skiing on moun- tain grassland, the author synthesizes the effects of the various operations connected to these sports and recreative activities (construction and preparation of slopes, practise or touristic activities) on some components of ecosystems (vegetation, soi!,

water circulation). 39

(3)

40

Pesanti alterazioni ambientali e produttive possono es- ser procurate sia in fase preparatoria, sia nel corso del- l'esercizio dello sci.

In certi ambienti di alta montagna anche un taglio relati- vamente modesto può costituire una minaccia per la sta- bilità di un versante.

Le rimodellaziolli e gli spianamenti possono provocare notevoli alterazioni dei deflussi idrici e dell'assetto pae- saggistico.

U n aspetto particolare deWutilizzazione dei pascoli montani è la destinazione per lo più invernale degli stessi all'esercizio dello

SCI.

È ovvio che un'attività di questo tipo non avrebbe registrato l'enorme sviluppo che tutti conoscono se i benefici apportati alle zone interessate non rossero stati notevol- mente superiori ai costi e sacrifici da soste- nere.

Le masse di sciatori che affollano le piste contribuiscono in maniera notevole al so- stegno dell'economia delle nostre vallate, ed è solo la presenza di buoni impianti di ri- salita e di buone piste da discesa e da fondo che rende attraenti le montagne nel periodo invernale.

L'attrattiva dello sport sciistico è tale inoltre, che pur di prolungare l'esercizio an- che durante l'estate sono stati messi a pun- to attrezzi particolari, gli ((sci d't: ··ba)), che consentono di gustare Pebbrezza della di- scesa anche su prati non innevatì.

Se tuttavia dal punto di vista strettamen- te economico generale la convenienza di te- nere in esercizio piste da sci è innegabile, dal punto di vista della difesa dell'ambiente e della produttività agricola la situazione è ben diversa. L'esercizio dello sci nella ma- niera esasperata che oggi è comune a molte località alpine provoca infatti notevoli dan- ni agli ecosistemi, nelle loro componenti fondamentali.

Qualche anno fa, insieme con l'amico Bezzi dell'Istituto Sperimentale per l'Asse- stamento Forestale e per l'Alpicoltura di Viliazzano, ci siamo occupati, anche su in- vito dell'Assessorato Agricoltura e Foreste di Bolzano, di accertare quali modifiche qualitative e quantitative poteva provocare l'attività sciistica sulla produzione di prati e pascoli di montagna.

In quell'occasione, pur nella limitatezza della prova, emersero dati assai significati- vi, che dimostravano in maniera non equi- voca che sulle aree interessate dalle piste vi era una diminuzione di produzione variabi- le, per la sostanza secca, dal 25 a quasi il

60%, come dimostra la tabella l.

Le analisi floristiche, effettuate col meto- do Braun-Blanquet sulle varie aree di sag- gio prescelte, ubicate sull' Alpe di Siusi e della superficie di 25 m 2 ognuna, dimostra- rono inoltre, almeno per la pista ((Panora- ma)), quella con maggiore «anzianità di ser- vizio» (circa 40 anni), una riduzione gene- rale di tagli delle erbe e un impoverimento e un'alterazione della composizione delle po- polazioni vegetali.

Si riscontrò in particolare la riduzione della presenza di leguminose e la scomparsa di specie come Alchemilla vulgaris, De- schampsia caespitosa e Polygonum bistor- ta; da segnalare inoltre la comparsa di N ar- dus stricta, qua e là abbondante, con conse- guenze intuibili sulle modifiche al valore fo- raggero del fieno prodotto.

Nello stesso periodo - era il 1977 - ri- cerche nella stessa direzione, a volte molto più accurate e approfondite, venivano svol- te un po' in tutto l'arco alpino.

Di esse è data estesa notizia in un artico- lo del prof. Cernuska comparso nel volume

«(Das osterreichische Schirecht)), di Rainer Sprung e Bernhard K6nig, per i tipi della Universitatsverlag Wagner di Innsbruck.

Studi di Pfiffner del 1976, in Svizzera, ac- certavano riduzioni di produzione dal 15 al 25%, con punte fino al 64%, mentre altri la- vori eseguiti nel Tirolo (Burger e Wohlfahrter, Pfiffner e Schnitzer), accerta- rono la presenza di attacchi fungini e mar- ciumi (fusariosi) sulle piante viventi in zone interessate da piste soggette a gelate e a for- te compattazione. Veniva inoltre verificata la sostituzione di piante con elevato valore foraggero, come appunto i trifogli e altre le- guminose, ad opera di piante con minor va- lore nutritivo.

Inoltre il contenuto in proteine del fieno risultava ridotto del 45%, quello in amidi del 25%, con conseguenti ulteriori riduzioni dt.! valore complessivo della produzione fo- raggera.

Per chiarire meglio i meccanismi di azio-

Anche una leggera alterazione di un profilo può turbare il perfetto equilibrio naturalistico ed estetico di certi paesaggi.

Non sempre la perfetta riuscita iniziale di un rinverdi- mento ad alta quota garantisce la stabile ricostituzione di un manto vegetale.

Le alterazioni prodotte dallo sci d'erba ai cotici erbosi devono essere controllate nel tempo per evitare fenomeni di erosione.

41

(4)

42

-

Alpe di Siusi Produzioni e umidità foraggi Tab. l

lo spazio, da quelli dello sci invernale.

Località q.1i erba % umidità q.1i fieno % sosto secca q.1i sost. Diminuzione

ne degli effetti, dannosi o meno, che si sono riscontrati, è forse opportuno fare una pa- noramica delle cause che li provocano, clas- sificandoli in funzione del momento nel quale si verificano e degli elementi ambien- tali sui quali essi si attivano.

Cito testualmente da un articolo pubbli- cato sui nostri annali dal dr. Mair:

xha erba xha sull'erba seccaxha

B u Il accia -fuoripi sta 243,2 79,6 49,6 17,6 42,8

Bullacda-pista 144,5 75,5 35,4 21,0 30,4

Panorama-fuoripista 89,6 74,0 23,3 22,5 20,2

Panorama-m argine-pista 57,8 69,9 17,4 26,3 15,2

Panorama-pista 28,4 66,3 9,6 29,3 8,3

Laurin Alto-fuori pista 71,6 71,4 20,5 25,0 17,9

Laurin Alto-pista 35,0 66,2 11,8 29,3 10,3

Laurin II-fuori pista 43,8 69,4 19,4 26,8 11,7

Laurin II-pista l 24,2 64,3 8,6 31,5 7,6

Laurin II-pista 2 18,6 65,3 6,5 30,1 5,6

Laurin II-pista 3 19,4 63,2 7, l

I

31,8 I 6,2

EFFETTI DI COSTRUZIONE PISTE

Impianti

SU risalita Spianamenti

VEGETAZIONE N otevoli effetti ma 10- Forti modifiche alla composizione e calizzati nelle aree di in- alla stabilità dei popolamenti.

sediamento. Difficile rinverdire ad alta quota.

Mancato raccolto, anche in zone rinverdite, per 2-4 anni.

Vantaggi per meccanizzazione e bo- nifica.

SUOLO Pericolo localizzato di Forti modifiche, con riduzione della erosione. capacità di ritenuta idrica per dimi-

nuzione componente organica.

Modifiche attività biologica.

Riduzione N, P, K.

Alterazione profili e loro evoluzio- ne.

CIRCOLAZIONE Modesti effetti, legati Notevoli effetti su tempi di corriva- IDRICA all'eventuale presenza zione e modalità di caricamento del-

di erosioni. le falde.

Concimazioni pericolose per eutro- fizzazione laghi.

% di sosto

-

29,0

-

24,9 58,8

-

42,7

-

35;2 52,5 47,5

,

Un brevissimo cenno allo sci d'erba. In questo settore ha operato per un certo pe- riodo il dr. W. Mair, nell'ambito dell'atti- vità del Laboratorio Biologico Provinciale di Laives, prima delle sue dimissioni dal servizio.

Le interessanti ricerche svolte hanno per- messo di accertare che gli effetti dello sci estivo non si discostano di molto, anche se sono molto più concentrati nel tempo e nel-

PREPARAZIONE PISTE

Trattamenti chimici I:'ompattazione NaCI, CaCI" Al, (SO.),

(f~atti delle nevi) Neve-cemento

,

HSchnee-festiger»

(( L'azione dello sci d'erba sull'ambiente provoca:

danneggiamento grave o distruzione della vegetazione e della vita del suolo sulla pista di risalita;

danneggiamento della vegetazione nel tratto superiore della pista dovuto all'a- zione dei lubrificanti;

diminuzione dell'attività biologica e quindi di quei processi di degradazione nel suolo che sono fondamentali per la vita delle piante e degli animali;

impoverimento delle specie vegetali lun-

ERCIZIO ATTIVITÀ SCIISTICA

Danni meccanici. I cloruri e il solfato di Al sono tos- Aumento durata riposo vegetati va.

Ritardi r irresa vegetativa. sici per le piante. Selezione piante resistenti a com- Consig1i~ te limitazioni d'in- Altri preparati hanno effetto conci- pattazione ed eventi negativi ester- tervento (30-40 cm. neve su mante che può essere eccessivo (5 m.

pendii rihidi). trattamenti con 30 g / m' = 1.500 Danni meccanici con poca neve e Danni d, >vuti al gelo (fusione kg/ha). per fuori pista, anche a rimboschi- e rigelo). Aumento sensibilità ad agenti ester- menti.

ni. Rilascio rifiuti con danni per raccoI-

Danni gelate. ta e alimentazione bestiame.

Compatt l/ione suolo per in- Il sodio favorisce la flocculazione Compattazione suolo. Modifiche terventi I )recoci (terreno non dei colloidi del suolo e quindi la for- attività biologica

gelato). rnazione di uno strato impermeabi-

Modifict attività biologica le.

suolo. Viceversa il Ca.

Diminuzi Jne infiltrazione. Aumento velocità deflusso (imper- Modifiche deflusso.

Aumento velocità deflusso. meabilità suolo).

Inquinamento acque potabili.

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go la pista di discesa;

variazioni del ricambio d'acqua nel suo- lo a danno della vegetazione;

deturpazioni del paesaggio".

Ulteriori ricerche del dr. Mair hanno permesso di accertare una forte riduzione delle presenze di collemboli e acari nel suo- lo, con difficoltà di ristabilimento e possibi- li conseguenze a lungo termine sull'evolu- z:ione dei suoli.

È pertanto raccomandabile che lo sci d'erba:

L non venga esercitato per molti anni sulla stessa area;

2. non si eserciti sulle aree al di sopra del li- mite della vegetazione arborea, dove il ristabilimento delle condizioni biologi- che alterate è problematico.

La legge sull'ordinamento delle piste da sci della Provincia di Bolzano (L.P. 26.2.81 n. 6) ha tenuto conto di quanto rilevato, al- meno per quanto riguarda il risarcimento di eventuali danni ai proprietari dei terreni assoggettati a servitù di pista, e all'art. 9, commi 4 e 5, prevede il risarcimento annua- le dei danni di esercizio e una tantum di quelli prodotti durante la preparazione del- le aree.

Sarà opportuno in ogni caso che, in par- ticolare ad opera dei forestali, si vigili sul- l'evoluzione delle varie situazioni (ad es. la riuscita nel tempo dei rinverdimenti e la stabilità del suolo soggetto a lavorazione), per evitare sgradite sorprese, non nuove in q uesto settore.

BIBLIOGRAFIA

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