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Abbiamo vissuto la scorsa

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Academic year: 2022

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Anno 17 n. 10, novembre 2020. Spedizione in A.P. – D.L. 353/2003 (conv. In L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 2, DCB Milano

SOMMARIO

Anoressia: ragazzine viziate o malattia grave?

Non bisogna abbassare la guardia

Abbiamo assistito, e purtroppo continuiamo ad assistere, alla tragedia della pandemia da Covid-19, dove la carenza di servizi essenziali, come la rianimazione, ha reso ancor più tragica la cura di una patologia di per sé misteriosa e complessa. Permettetemi il paragone forse scioccan- te: le strutture per curare una patologia complessa come l’Anoressia Nervosa (AN) condividono molti aspetti delle strutture dei reparti ad alta complessità, come la rianimazione o i reparti oncologici; quindi un alto impegno di risorse, la necessità di personale multispecialistico, gli alti costi di gestione e lo scarso rendimento economico. In aggiunta, come tutte le patologie di tipo mentale, l’AN si porta dietro una serie di pregiudizi duri a dissolversi, dall’estremo “non hai niente, sono solo capricci da ragazzina viziata” all’altro “sei una pazza incurabile, non sappiamo più cosa fare con te”. Per tutti questi motivi, abbiamo il do- vere di non aspettare un tragico incremento delle morti per anoressia per capire l’importanza di potenziare le strutture di cura dedicate ai di- sturbi alimentari, al momento molto carenti su buona parte del territo- rio italiano. Nello stesso tempo, abbiamo bisogno di conoscere e capire al meglio l’Anoressia Nervosa, una patologia misteriosa e complessa, con numerosissime cause - di tipo biologico, psicologico e sociale - che costellano in maniera variegata e personale la storia di ogni paziente.

La paziente anoressica: alcune caratteristiche epidemiologiche Parlando di persone sofferenti di anoressia, ci si rivolge usualmente al femminile: non per una deriva di tipo sessista, ma per una considera- zione di tipo epidemiologico molto precisa: più del 90% delle persone affette da anoressia sono donne. Verrebbe da dire “ragazze”, perché la fascia di età in cui si riscontra la massima incidenza va dai 15 ai 25 anni. Negli ultimi tempi, peraltro, sono numerosi i casi di anoressia an- che tra le bimbe tra i 12 ed i 14 di età e le donne adulte di 35-50 anni.

Diversamente dallo stereotipo “è una malattia da ricchi”, l’anoressia può colpire indifferentemente le persone di ogni etnia e fascia sociale.

Continua a pagina 2 Continua a pagina 2

La forza della

fragilità

Nei periodi più diffi cili la fragilità trova una nuova forza Pagine 1-3

L’anoressia, un problema troppo spesso sottovalutato

Pagine 1-4

I Corsi NAMI/Progetto Itaca: “work in progress”

straordinario Pagina 5

I nostri Sostenitori:

un impegno che non si arresta

Pagine 6-7 Storie di Rinascita:

raccontarsi per uscire dal buio

Pagina 8

2020: dalla Lombardia alla Sicilia, la voce delle nostre Sedi Pagine 9-11

News e aggiornamenti dalla Fondazione Pagine 12-13

La mappa

delle Sedi in tutta Italia Pagine 14-15

Eventi e appuntamenti Pagina 16

L’editoriale di Ughetta Radice Fossati, Segretario Generale della Fondazione, ci riporta per un attimo nel cuore dell’emergenza Coronavirus. E ci ricorda che i problemi che ne sono derivati richiedono uno sforzo e un aiuto in più da parte di tutti quanti sostengono Fondazione Itaca

A

bbiamo vissuto la scorsa primavera l’esperienza della pandemia Covid-19, che oggi si sta riproponendo in tutti i suoi effetti peggiori. Nel nostro immaginario le epidemie, quali la peste o il colera,

facevano parte di un passato ormai superato dai progressi della società e della scienza. Ci eravamo forse dimenticati che già dall’inizio il Terzo Millennio, con l’attentato terroristico delle Torri Gemelle, ci aveva voluto dare il messaggio che ci avrebbe ricordato la nostra fragilità e non la nostra forza. Come ha vissuto la comunità di Progetto Itaca questa emergenza, una comunità che già ogni giorno si deve confrontare con la fragilità,

Come nasce e come si sviluppa questa malattia che sembra prediligere i sogget- ti più giovani? Come riconoscerla fi n dai primi sintomi? Lo spiega il dottor Stefano Erzegovesi, un punto di riferimento nella sua cura e prevenzione

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Segue dalla prima pagina

Segue dalla prima pagina

Saperne di più

l’ansia, l’incertezza?

In questo periodo la nostra priorità è stata di riuscire con tutti i mezzi tecnologici a non fare sentire isolate e disorientate le persone che tutti i giorni erano abituate a venire nella sede ed essere accolte e valorizzate, e poter dare ascolto e supporto a tutti quelli che ci contattano.

Siamo stati preoccupati che il lockdown aggravasse situazioni già a rischio, sia per la maggiore solitudine, sia per pericolose convivenze di problemi in

ambienti ristretti. Certamente la tecnologia è stata di grande aiuto in questo periodo di emergenza; per le persone che soffrono di disturbi psichiatrici le emergenze ci sono sempre, sia perché particolarmente fragili di fronte a qualsiasi evento: dolori, perdite, delusioni, diffi coltà, sia perché spesso hanno una rete di relazioni che si è molto impoverita.

Inoltre molte persone che soffrono di disturbi psichiatrici hanno anche diffi coltà

economiche e non possiedono mezzi tecnologici avanzati, a stento hanno un cellulare, ma non hanno connessione a Internet, non possiedono un tablet o un PC e non li sanno usare; sono gli “analfabeti digitali” insieme ad altre fasce deboli e in questo periodo di isolamento si sono trovati doppiamente isolati.

È stato interessante però vedere come si è messa in moto la solidarietà di tutti, volontari, soci/

utenti e persone dello staff, con

Eziologia: non “la” causa, ma “le” cause

Ancora oggi, sentiamo troppo spesso frasi malde- stre del tipo “è colpa della madri ansiose” o “è colpa delle TV che trasmettono immagini irrealistiche di corpi magri”. Iniziamo a chiarirci le idee sul con- cetto di “colpa” che, di per sé, già implica un atteg- giamento sbagliato di giudizio o di commento: i di- sturbi alimentari, così come tutti i disturbi mentali, non sono “colpa” di nessuno. Come tutte le malattie croniche di tipo fi sico - pensiamo ad es. all’iperten- sione, al diabete 2 o ai tumori -, l’anoressia è una patologia che non riconosce MAI un’unica causa, ma sempre un insieme di fattori di rischio di tipo biologico, psicologico e sociale, tutti necessari ma nessuno, da solo, suffi ciente a causare l’insorgenza di un disturbo alimentare. Vediamo alcuni di questi fattori di rischio.

Aspetti genetici e temperamentali

I disturbi alimentari, insieme ai disturbi del cosid- detto spettro ossessivo-compulsivo, ricorrono più spesso in alcune famiglie. Nel caso specifi co, l’a- noressia nervosa ricorre spesso nelle famiglie in cui si ritrovano temperamenti di tipo perfezionistico:

persone scrupolose, meticolose, con un alto senso del dovere, che si differenziano molto dai coetanei quando si tratta di giovani ragazze, “bimbe o ragazze che non fanno mai i capricci e che sembrano più grandi e responsabili per l’età che hanno”.

La dieta

E’ un dato incontrovertibile che l’inizio di una dieta si correla con l’esordio di anoressia in più del 90%

dei casi. Attenzione però a cosa intendiamo con il termine “dieta”: se intendiamo uno stile di vita sano e regolare, da mantenere per tutta la vita, non è sicu-

ramente questo un fattore di rischio per anoressia, anzi sarebbe certamente un fattore protettivo. Se, invece, per “dieta” intendiamo un modello alimen- tare rigido e restrittivo, spesso in regime “fai da te”, questo tipo di abitudine è sicuramente correlato con l’esordio dell’anoressia nervosa. Anche per la dieta vale quanto già detto per gli altri fattori di rischio:

più del 50% della popolazione inizia una dieta più o meno “fai da te”, ma meno dell’1% delle persone si ammala di anoressia nervosa. Ci deve quindi essere il concorso di altri fattori, di tipo personale o fami- liare, per innescare l’inizio della reazione a catena che porta all’anoressia nervosa.

Aspetti familiari

Facciamo subito chiarezza su un punto fondamen- tale: i genitori non sono MAI la causa di un distur- bo alimentare ma, certamente, le relazioni familiari sono un punto cruciale su cui si gioca la riuscita di un trattamento per l’anoressia nervosa. Per questo motivo i genitori devono essere visti come una risor- sa terapeutica fondamentale, da rafforzare nella loro capacità genitoriale e da coinvolgere attivamente in tutte le fasi del percorso di cura. Tutto questo è an- cora più vero per le persone molto giovani: più l’e- ta della paziente è bassa, più la famiglia deve essere coinvolta attivamente nel percorso di cura.

Aspetti sociali

È sicuramente vero che viviamo in una società in cui l’immagine ed il corpo sono profondamente esposti, coinvolti e giudicati. Per questo la cosiddetta “pres- sione sociale verso la magrezza” è sicuramente un fattore di rischio per i disturbi alimentari. Ricordia- mo, però, che parliamo comunque di una fattore necessario ma, da solo, non suffi ciente a causare

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Saperne di più

inventiva e creatività. Abbiamo potuto verificare anche come nei momenti di difficoltà veramente si attivi la resilienza, che in fisica è “la capacità di un materiale di assorbire un urto o una tensione senza rompersi” e in psicologia è la capacità di una persona o di un gruppo di affrontare e superare un evento traumatico, trasformando un problema in una opportunità. Ci è sembrato di intuire nelle persone e nella società in generale una maggiore sensibilità e attenzione per

l’emergenza salute mentale:

alcune Aziende e Fondazioni ci hanno spontaneamente contattati e ci hanno offerto appoggio economico, collaborazione e supporto tecnologico, così importante per continuare a sostenere a distanza chi ci ha chiesto aiuto potenziando la nostra missione di informazione, sensibilizzazione e lotta allo stigma. Grazie ai webinar realizzati con le Scuole abbiamo raggiunto gli studenti anche durante il lockdown.

È chiara a tutti l’attuale difficoltà di raccogliere fondi con manifestazioni ed eventi (vedere anche a pag. 6). Ci auguriamo che anche i lettori del Notiziario vogliano inviarci un contributo, per quanto piccolo, per permetterci di continuare a rispondere gratuitamente al così grande bisogno di aiuto di chi soffre di disturbi della salute mentale.

UGHETTA RADICE FOSSATI Segretario Generale della Fondazione

l’anoressia nervosa, per un motivo semplicemente aritmetico: alla pressione sociale verso la magrezza risulta esposto il 100% delle ragazze, ma la preva- lenza dell’anoressia tra le ragazze riguarda una per- centuale infinitamente più bassa, tra lo 0.5 e l’1%

della popolazione. Una simile differenza suggerisce che, oltre agli stimoli sociali, ci debba essere una sensibilità personale, come ad. es, la tendenza al perfezionismo, che rende più sensibili a commenti o giudizi sul corpo. Altro aspetto importante di tipo socio-ambientale è la presenza, diffusa e pressante a tutti i livelli sociali, di cibo ad alta densità calorica, accessibile e a basso costo. E’ come se vivessimo in una società spaccata in due: da un lato i modelli estetici correlano la magrezza al successo ed all’ac- cettazione sociale, dall’altro lato la pubblicità e la presenza massiccia sul territorio di cibi ad alta den- sità calorica ci porta a consumare calorie in eccesso rispetto a quanto necessario, aumentando così il ri- schio di iniziare una dieta.

Adesso che abbiamo un’idea più ampia delle possi- bili cause dell’anoressia nervosa, possiamo occupar- ci di descriverne le caratteristiche principali, così da poterla riconoscere e capire al meglio.

Tre criteri per riconoscere l’anoressia

La quinta edizione del Manuale Diagnostico e Stati- stico per i disturbi mentali (DSM-5), pubblicata nel 2013, individua 3 criteri principali per riconoscere l’anoressia nervosa, che riassumeremo qui di seguito nel linguaggio più semplice possibile.

A) Mangiare poco ed essere magri

È il criterio più importante ed “oggettivo” per rico- noscere l’anoressia nervosa. Per questo, quando ab- biamo il sospetto che una persona a noi cara possa

soffrire di un esordio di anoressia, la prima cosa è confrontarci con il nostro curante di famiglia - me- dico o pediatra - sull’andamento del peso corporeo.

Come facciamo a definire il concetto di “magrezza patologica”? Abbiamo bisogno di familiarizzare con il concetto di Indice di Massa Corporea, più spesso definito, anche in Italia, con l’abbreviazione BMI (Body Mass Index). Come facciamo a calcolare il nostro BMI e, soprattutto, come facciamo a capire se ci troviamo in una fascia di peso normale e sicura o in una fase di sottopeso clinicamente significativo?

Prendiamo carta, penna ed una calcolatrice oppure, se siamo più tecnologici, prendiamo una App de- dicata, e chiariamoci subito le idee con un esempio pratico: Scriviamo il nostro peso in kg (ad es. 75).

Scriviamo la nostra altezza in metri (ad es. 1.83).

Eleviamo al quadrato la nostra altezza espressa in metri (ad es. 1.83 x 1.83 = 3.35). Dividiamo il peso per il quadrato dell’altezza (ad es. 75 diviso 3.35 = 22.39). Il valore ottenuto, in questo caso 22.39, è il nostro BMI. Per un adulto, un BMI normale è compreso tra 18.5 e 25. Se il peso è sotto il 18.5 di BMI, potrebbe trattarsi di una semplice magrezza costituzionale; ma se il peso cambia, magari len- tamente ed in maniera inesorabile, continuando a scendere, è bene sospettare l’inizio di un’anoressia e chiedere un aiuto al medico di famiglia.

B) Ossessione di aumentare di peso

Qui siamo già nel campo del disagio mentale, spes- so difficile da intercettare ed ancor più difficile da riconoscere: una ragazza anoressica difficilmente vi dirà “ho paura di ingrassare” all’inizio della sua ma- lattia. Anzi, cercherà di difendere la magrezza che, in quel momento, vedrà come una soluzione e non come un problema. Possiamo intercettare un simile

Segue a pagina 4

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Saperne di più

disagio in maniera indiretta: noteremo una perso- na che, diversamente da prima, si preoccuperà del peso sulla bilancia, piuttosto che delle quantità di cibo, in una maniera nuova e sottilmente insistente.

Cerchiamo di accogliere una simile preoccupazione senza commentare o giudicare negativamente.

C) Diffi coltà a vedersi come realmente si è

Ci si vede grassi quando si è ormai scheletrici, op- pure si incontrano enormi diffi coltà a riconoscere ed accettare la propria oggettiva magrezza. Anche in questo caso, il consiglio per i familiari è di man- tenere un atteggiamento fermo ma non giudicante:

meglio dire “sono molto preoccupato per te, si vede chiaramente che non stai bene e che la tua vita non è più quella di prima” e non dire “ma guarda come sei ridotta, non ti si può guardare e presto morirai”.

Nelle persone sofferenti di anoressia il tempo sem- bra essersi fermato: non serve cercare di “scuoterle”

dicendo che moriranno presto, perché il loro unico pensiero è di prevenire OGGI il terrore ossessivo di poter ingrassare, disinteressandosi totalmente di quello che potrebbe accadere domani.

Come nasce e cresce l’anoressia

Molto spesso l’anoressia arriva tardi all’attenzione del medico, per 2 ordini di fattori.

1) L’andamento nel tempo dei sintomi anoressici è tipicamente lento: all’inizio si tolgono dall’alimen- tazione solo i cibi molto “pasticciati” o molto grassi e fi n qui nessuno penserebbe ad un problema ma, anzi, ad un modo più sano di mangiare. In seguito si tolgono gradualmente gli alimenti grassi (ad es. tutti i condimenti), i carboidrati densi (dolci, pasta, pane e consimili), fi no ad arrivare a mangiare pochissimo, spesso solo frutta e verdura. L’a-

noressia è quindi una malattia

“silenziosa”, ancora più silenzio- sa se la paragoniamo ad altri dif- fusi disturbi psichiatrici: pensia- mo al drastico cambiamento di un episodio depressivo maggiore o al drammatico inizio di un di- sturbo da attacchi di panico.

2) Come dicevamo parlando del criterio B), all’inizio la paziente è convinta che la perdita di peso sia una SOLUZIONE ai suoi problemi, quindi farà di tutto per nascondere il suo problema agli altri, anche ai familiari più stretti. Rifi uterà quindi qualsiasi tentativo di aiuto, convinta che la porterebbe ad “ingrassare”.

Curare l’anoressia

Chiariamo subito un punto: l’anoressia si può e si deve curare. Bisogna informare la paziente ed i suoi familiari, spesso logorati da una progressiva sensa- zione di impotenza, che un trattamento MULTIDI- SCIPLINARE ben impostato è sempre curativo ed in più della metà dei casi porta a guarigione. Come Progetto Itaca sostiene da anni nella sua opera di prevenzione per i disturbi mentali, “non tutto si guarisce, ma tutto si cura”, esattamente come per qualsiasi altra malattia fi sica complessa.Trattamento MULTIDISCIPLINARE vuol dire agire a più livel- li: cura della situazione medica, soprattutto per le complicanze secondarie al deperimento organico;

riabilitazione nutrizionale (se la situazione è grave, si può considerare il ricovero ospedaliero); terapia psicologica, sempre individuale e, per le pazienti più giovani, anche familiare. Se occorre, terapia psico- farmacologica specifi ca, per i sintomi concomitanti di tipo ansioso, ossessivo e depressivo.

In conclusione

Come tutte le persone sofferenti di una patologia grave e complessa, la paziente che soffre di ano- ressia ci chiede, come prima cosa, di essere capi- ta e riconosciuta. Una parte di lei vorrebbe essere lasciata indisturbata nella ricerca di una magrezza insostenibile ed, alla fi ne, mortale; ma, allo stesso tempo, una parte di lei vuole sentirsi aiutata ad arginare le ossessioni e a riprendere la sua strada.

Una strada in cui abbandonerà l’intensa ma illuso- ria illusione di magrezza come fattore di identità forte e riprenderà il percorso - da non fare mai da sola - verso la costruzione di una vera identità di persona adulta.

LEGGERE PER CONOSCERE Stefano Erzegovesi, psichiatra e nutrizionista, è primario del Centro per i Disturbi alimentari dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Per Vallardi ha pubblicato Digiuno per tutti (Premio Bancarella per la Cucina 2019) e La Dieta della Mente Felice: ottimizzare il regime alimentare per combattere meglio ansia e depressione.

Segue da pagina 3

STEFANO ERZEGOVESI

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Pr ogetto I taca

Un “work in progress” rivoluzionario

D

al 2009 Progetto Itaca ha sviluppato una partner- ship con la National Alliance on Mental Illness (Nami), grande associazione americana che, a parti- re dagli anni 80, ha introdotto e diffuso negli Stati Uniti i propri Programmi di Formazione mirati a of- frire informazione, preparazione e nuove competenze nell’ambito della salute mentale. I Programmi Nami/

Progetto Itaca oggi attuati in Italia sono rivolti a perso- ne che hanno problemi di salute mentale (Corso Pari a Pari), ai loro famigliari (Corso Famiglia a Fami- glia) e agli operatori della salute mentale (Corso per Operatori della Salute Mentale). La larga diffusione dei Programmi Nami, negli Stati Uniti, in Messico, in Canada e, grazie a Progetto Itaca, anche in Italia, ha consentito di testarne i risultati scientificamente, attraverso analisi statistiche.

In particolare, i corsi rivolti ai famigliari sono stati oggetto, a partire dal 2001, di diversi studi d’effica- cia, che ne hanno evidenziato la validità nel migliora- re l’informazione, la comprensione, l’accettazione, la capacità di reagire alla situazione, la capacità di co- municazione in famiglia e con i servizi di assistenza, il potenziamento personale, la capacità di affrontare i problemi complessi in modo più efficace e condiviso.

Tali competenze, in molti casi acquisite in modo du- raturo, hanno la capacità di ridurre gli stati d’ansia e di stress dei partecipanti e di contribuire in questo modo alla prevenzione dell’insorgere di nuovi disturbi e o di ricadute all’interno della stessa famiglia.

Negli Stati Uniti i Programmi Nami sono stati fre- quentati da più di 500.000 persone. In Italia, in 10 anni, si sono diffusi in quasi tutte le regioni e più di 6.000 italiani hanno seguito almeno un corso Nami/

Progetto Itaca.

Ma quali sono i cardini di questo grande successo? I punti-chiave sono 3: essere corsi “da pari a pari”, ave- re un approccio bio-psico-sociale, essere in continuo aggiornamento. Tutti i corsi Nami sono fondati sul concetto del sostegno tra Pari: i corsi non vengo- no tenuti da professionisti, ma da persone che han- no esperienza diretta e personale di un disturbo della salute mentale e hanno poi seguito uno specifico iter formativo per divenire leader. Questo aspetto, crucia- le, è l’elemento più innovativo. L’esperienza diretta, vissuta e condivisa dai leader, genera competenza e credibilità, oltre che empatia e partecipazione. I parte- cipanti si sentono capiti e non giudicati, perché sanno che tutti, all’interno dell’aula (insegnanti compresi)

hanno avuto esperienze analoghe alle loro e sono più disposti ad aprirsi, a condividere e ad apprendere le nuove competenze che i corsi offrono.

Il secondo aspetto cruciale è l’approccio bio-psi- co-sociale sul quale tutti i corsi Nami/Progetto Itaca si basano. Il focus è sulla persona a tutto tondo.

Durante il corso si affrontano i problemi di salute mentale non trascurando nessuno dei tre aspetti fon- damentali che sono sempre parte del problema e che dovrebbero sempre far parte della soluzione: la dimen- sione biologica (i sintomi, la descrizione dei disturbi, il funzionamento dei farmaci, gli effetti collaterali, ecc.), la dimensione psicologica (la mancanza di consapevo- lezza, l’accettazione, l’autostima, ecc.) e la dimensione sociale (la difficoltà nelle relazioni sociali, in famiglia e nel lavoro). Tutti questi aspetti vengono approfonditi abbracciando il problema secondo una visione inte- grata, moderna e multilaterale.

Il terzo punto di forza dei Programmi Nami è l’essere un continuo “work in progress”. I contenuti del corso non si riferiscono allo stato delle cose cristallizzato in uno specifico momento e in uno specifico luogo, ma si aggiornano continuamente rispecchiando l’andamen- to delle ricerche scientifiche, i progressi della psicote- rapia, le scoperte relative al miglioramento degli stili di vita e alla promozione del benessere, i cambiamenti sociali e culturali che modificano le nostre società e la percezione della salute mentale. Nami ogni anno in- via nuovo materiale da inserire nel manuale o, come è avvenuto quest’anno, una nuova edizione del manua- le. L'aggiornamento continuo rende i corsi Nami/

Progetto Itaca sempre attuali, innovativi e versatili.

Quest’anno, per far fronte all’emergenza Covid-19, Nami ha inviato già a marzo le Linee Guida per tenere i corsi a distanza; cosa che ci ha consentito di non in- terrompere i nostri programmi di formazione, ma anzi di raggiungere una platea ancora più ampia.

Oggi Progetto Itaca ha deciso di introdurre in Italia un quarto corso: un programma che si rivolge ai ge- nitori di bambini, ragazzi e giovani adulti fino ai 25 anni d’età. Il programma (“Basics”) è appena arrivato in Italia e a breve ne inizierà la traduzione. Contiamo di cominciare a tenere i corsi verso settembre/ottobre 2021: il “work in progress” continua...

CAROLA MORETTI

Presidente di Progetto Itaca Milano

L'aggiornamento dei progetti più innovativi di Progetto Itaca: i Corsi Nami

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Pr ogetto I taca- I nostri sostenitori

Il ruolo delle piccole donazioni è sempre fondamentale

L

o diceva, già 2000 anni fa, il fi losofo Lucio Anneo Seneca:

“La nostra società è simile ad una volta di pietre: cadrebbe se esse non si sostenessero a vicenda”. Sostegno: è questa la parola-chiave del momento che stiamo vivendo. Nel corso del 2020 Fondazione Itaca, Progetto Itaca Milano e tutte le 14 Sedi diffuse in tutto il territorio nazionale hanno dovuto combattere un nemico in più: la pandemia da Covid-19, che proprio nei giorni in cui questo numero del notiziario va in stampa si è riaccesa con una virulenza ancor più preoccupante. Come leggete in altre parti di questo stesso numero, il nostro impegno non si è mai fermato, ed è anzi cresciuto adattandosi alle nuove esigenze e facendo fronte a bisogni sempre nuovi e più urgenti. Tutto questo, però, ha un costo. Umano, in primo luogo, per chi è colpito dal disagio mentale e per chi si prodiga per alleviarlo. Ma anche economico e fi nanziario. L'apparato che permette e incanala l'azione dei nostri

oltre 600 volontari impegnati nel sostegno a 4800 persone attraverso 50 progetti di prevenzione,

formazione e riabilitazione ha un costo quotidiano che si è fatto sempre più alto. Per sostenerlo abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti: le donazioni delle amiche e degli amici di Progetto Itaca non sono meno importanti di quelle, di cui leggete in queste pagine, di importanti Fondazioni. Permetteteci di ringraziarvi fi n d'ora per quanto vorrete fare. FILIPPO PIAZZI

Il vostro sostegno è la nostra forza

Quando la cultura si fa servizio

“M

i ritengo un uomo fortunato, con un’esistenza piena e realizzata, e sono convinto di dover in qualche modo “restituire” il molto che la vita mi ha donato, facendo del bene a chi non ha avuto i miei stessi pri- vilegi. Sono sempre stato curioso e attivo in campi molto differenti: specie nell’amministrazione di aziende pubbliche e private di livello internaziona- le, profi t e non, e nell’insegnamento universitario”.

Ma anche in campo artistico, fi lantropico e umanitario con mostre, rassegne cinematografi che dedicate a tragedie della storia recente...

“Ho appreso da mio padre la disciplina nello studio e nel lavoro, e da mia madre l’amore per l’arte e la cultura. Ho avuto la possibilità di viaggiare e di apprezzare le espressioni artistiche di popoli lontani, che ho riproposto in mostre rimaste a tutt’oggi ineguagliate a Roma, presso i Musei di Palazzo Sciarra e Palazzo Cipolla: penso alla Cina imperiale (Capolavori dalla Città proibita. Qianlong e la sua corte), al Giappone (Hiroshige. Il maestro del- la natura), all’India Imperiale (Akbar. Il grande imperatore dell’India), alla Russia (Kazimir Malevi. Oltre la fi gurazione, oltre l’astrazione), all’Ameri- ca (La Gloria di New York. Artisti americani dalla collezione Ludwig e la grande esposizione di Edward Hopper), alla Spagna (La Spagna dipinge il Novecento. Capolavori del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía).

L’attenzione verso le tragedie della nostra storia recente rientra nella mia sto- rica propensione verso i meno fortunati: singoli, categorie sociali o popoli”.

Come Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale si è attivamente occupato del mondo del “no profi t”, con una preferenza per le aree del Mezzogiorno italiano e mediterranee. La Sua attenzio- ne si è rivolta alle tematiche di Progetto Itaca, sostenendone le spese per la nascita della sede di Roma, e recentemente con una cospicua do- nazione pluriennale per Progetto Itaca Palermo. Questo Suo interesse nasce da una ragione particolare?

“Con la Fondazione Terzo Pilastro – che nasce con uno sguardo verso il Me- ridione d’Italia e i Paesi dell’area mediterranea – avevo già sostenuto Progetto Itaca Palermo, contribuendo all’inclusione socio-lavorativa di persone tra i 20 e i 45 anni affette da disturbi psichici: mi è parso giusto rendere più stabile quel sostegno attraverso un contributo pluriennale. Attraverso la Fondazione Roma mi sono adoperato, nell’ambito della sanità e della ricerca scientifi ca, per le persone più fragili, con l’Hospice per i malati terminali e di SLA, dove assistiamo a titolo gratuito persone che non hanno un luogo dove concludere la loro esistenza, e col Villaggio Emanuele per i malati di Alzheimer, risposta alternativa al ricovero, dove 80 pazienti/residenti usufruiscono, a titolo gratu- ito, dell’assistenza e delle attenzioni necessarie in modo discreto, ma effi cace”.

Docente universitario, avvocato, esperto di economia e fi nanza, amministratore di aziende pubbliche e private, profi t e non:

il professor Emmanuele Emanuele, fondatore e Presidente della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale, non ha mancato in più occasioni di fornire il pro- pro appoggio a Fondazione Itaca e ai suoi progetti. Qui racconta le motivazioni del suo impegno.

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L’importanza della mano

che ti viene offerta La tecnologia, un aiuto cruciale contro le diffi coltà

Pr ogetto I taca- I nostri sostenitori

Summa Humanitate, Fondazione senza scopo di lu- cro, ha tra le diverse fi nalità quella di ridare vita a beni immobili della Chiesa sottoutilizzati o inutilizza- ti, mettendoli a disposizioni di progetti sociali. La Fon- dazione ha sempre aiutato gratuitamente Itaca nell’in- contro con il mondo ecclesiale. Ne parla il suo Direttore Italia e Santa Sede, il dottor Marco Gemelli.

“C

he cosa desideri per la tua vita? La felicità, realiz- zare la tua vocazione, il progetto di Dio o, in ter- mini più laici, l’autorealizzazione? Il desiderio di felicità è innato: dentro ognuno di noi c’è un seme d’infi nità. In questo cammino verso l’indipendenza e l’autonomia ci possono essere pietre d’inciampo legate a fattori interni o esterni a noi. A volte la montagna da scalare ci sembra troppo impervia. La pendenza ci paralizza. Allora è una benedizione una persona che si avvicina senza nulla pre- tendere: solo per porgerti una mano. Che conosce quello che stai provando, lo smarrimento, lo sconforto. Non nella posizione asimmetrica di chi studia come guarirti:

ma che, alla pari, metta a disposizione i propri talenti.

Qualcuno che ti affi anca per coltivare un orto, in lavo- ri di falegnameria, che lava i piatti con te. Itaca ti aiuta a trovare nuovi codici e nuove vie di comunicazione.

Una catarsi che parte dalla fragilità umana. Così vedo Progetto Itaca: persone che, senza giudicare, porgono la mano a persone per le quali a volte il mondo circostante diventa troppo complicato e assordante. Quando il ru- more è insostenibile e disorienta, un sorriso che ti faccia sentire accolto, che ti insegni ad avere ritmi, che ti riporti alla socialità, che ti dica che vali come persona, che ti formi per un lavoro e per l’autonomia, ti può cambia- re la vita. Per questo sono coinvolto con Progetto Itaca.

Nel mio lavoro in Fondazione Talenti prima e in Fon- dazione Summa Humanitate poi, ho cercato sempre di favorire lo sviluppo del Progetto. Ho visto fi orire le sedi di Roma, Palermo, Firenze, Genova e Padova. A Roma ho vissuto nella casa che ospita Progetto Itaca e ho osservato la determinazione dei ragazzi a crescere e a sviluppare i loro doni: con loro ho pranzato, ho giocato, ho toccato con mano la bontà del servizio. Mi ha sempre sorpreso la capacità di sognare di Ughetta Radice Fos- sati e di Beatrice Bergamasco: non vedo mai spavento di fronte alla grandezza di ogni nuovo progetto, ma la capacità di infondere speranza e gioia con la concretezza e l’effi cacia dei loro piani di azione.”

Progetto Itaca Milano, durante tutto il periodo segnato dall’emergenza sanitaria, è stato presente con la Linea di Ascolto che sostiene tutti coloro che necessitano di un aiuto offrendo ascolto, conforto e solidarietà. La continuità del servizio è stata garantita nei momen- ti di maggiore diffi coltà anche da una signifi cativa implementazione della strumentazione a disposizione dell’Associazione e dei nostri volontari: un supporto reso possibile dal sostegno di Fondazione Snam.

“C

on questa iniziativa vogliamo sostenere le istituzioni, il terzo settore e i territori italiani impegnati a fronteggiare le varie fasi dell’emergenza.

È stato importante per noi aver dato un contributo anche su un tema così sensibile come il benessere psichico delle persone in un momento così diffi cile”

dichiara Sofi a Maroudia, Direttrice Generale di Fondazione Snam.

L’emergenza coronavirus ha fatto aumentare le segnalazioni e le problematiche legate alla Salute Mentale. L’isolamento, la paura, l’incertezza e le turbolenze economiche sono elementi che cau- sano sofferenze mentali, come conferma anche il più recente rapporto dal Dipartimento di Salute Mentale dell’OMS. Durante questo periodo sono notevolmente incrementate le richieste di aiuto giunte ai nostri centralini. Se confrontiamo i dati di marzo-aprile 2019 con gli attuali, vediamo un aumento del 50%, con circa 4.000 chiamate alla nostra Linea di Ascolto. Un incremento che sotto- linea la necessità e l’importanza di servizi a tutela e supporto della Salute Mentale. Grazie a Fonda- zione Snam non ci siamo fermati e abbiamo dato aiuto e ascolto concreto a molte persone e famiglie che, oggi più di ieri, soffrono a causa di un distur- bo della Salute Mentale. Come conferma uno dei molti volontari “in prima linea” di Progetto Itaca Milano, Gabriele: “In questo momento di distan- ziamento, la possibilità di entrare in contatto con i volontari di Progetto Itaca credo sia ancora più im- portante. Mi capita molto spesso di percepire nelle voci di chi chiama

una sensazione di sollievo, quasi fe- licità. Come se la nostra risposta fos- se una spinta a lot- tare contro paure e solitudine”.

di Roma, Palermo, Firenze, Genova e Padova. A Roma ho vissuto nella casa che ospita Progetto Itaca

Pr ogetto I taca- I nostri sostenitori

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Pr ogetto I taca

Il potere

della scrittura

Raccontarsi fa bene, a noi e agli altri.

Soprattutto quando la storia narra la propria vittoria contro un nemico oscuro e temibile

e la conseguente rinascita

D

ue consulenti della società Atstrat di Milano, grazie al sostegno di Angelini S.p.A., hanno raccolto suggerimenti e idee da gruppi di utenti dei servizi di Progetto Itaca di Milano e hanno costruito Storie di Rinascita: un progetto che si concretizza nella raccolta e condivisione di storie personali di re- covery da una sofferenza mentale, coinvolgendo nella loro stesura anche altre sedi di Progetto Itaca.

“Storie di Rinascita”, racconta Silvana Benaglia vi- cedirettrice di Club Itaca Milano, che segue questo progetto, “ha un duplice obiettivo: permettere a chi scrive di rielaborare la propria esperienza di malattia e acquisire maggiore consapevolezza, e favorire nel lettore, che si rispecchia nella storia narrata, la com- prensione e accettazione della malattia e la speranza di un miglioramento possibile”.

Le persone che partecipano al progetto come valutano questa loro esperienza?

“Al termine di ogni narrazione è stato consegnato un questionario che ha permesso di raccogliere l’effetto immediato dell’esercizio della narrazione: la maggioran- za degli autori ha dichiarato di essersi sentito meglio dopo aver scritto la propria esperienza di

cambiamento positivo; alcuni hanno aggiunto a voce che scrivere qualcosa che potesse essere di aiuto ad altri li ha resi orgogliosi di quanto scritto”.

“Mi sentivo una persona diversa dagli altri. Ricordo i pomerig- gi passati a letto senza nessuna voglia di reagire: vegetavo, lo sguardo perso nel vuoto, non ascoltavo quando mi si parlava, piangevo spesso – tristezza, nessuna voglia di vivere. Pensieri di suicidio ricorrenti, immagini nere e grigie… Oggi mi sento una persona normale, riesco a fare una vita discreta, rispetto i miei limiti, affronto la vita in maniera positiva, anche le giorna- te “No”. E non mi arrendo mai.” (Ullia)

Quale messaggio emerge per famigliari, operatori della salute mentale, volontari, come per chi anco- ra si trincera dietro il muro del pregiudizio?

“Queste storie trasmettono un messaggio di speranza sia nelle persone che soffrono di una malattia mentale sia nei loro care giver. I primi possono riconoscersi nei racconti e trarre da essi energie positive e il deside- rio di provare ad affrontare situazioni negative con la prospettiva di miglioramenti possibili; i secondi pos-

sono essere incoraggiati a sperare che la malattia che colpisce i loro cari non è staticamente irreversibile e che le sue evoluzioni possono avvenire anche in senso positivo”.

“Per la mia rinascita è stato importante aver trovato nuovi ami- ci, le prime esperienze lavorative che mi hanno dato sicurezza e fi ducia in me e anche le uscite in compagnia con i soci della Clubhouse organizzate dal gruppo amusement.” (Batman)

"Il Comitato Scientifi co del progetto Storie di Rina- scita sta elaborando un’analisi dei risultati che verrà pubblicata su una rivista scientifi ca. Già nella bozza si possono rilevare elementi molto interessanti: quando parlano del presente (frutto di un cambiamento in

positivo), gli autori usano un linguag- gio emotivo meno negativo rispetto a quando si riferiscono al loro passato.

Ciò testimonia come le persone con malattia psichiatrica (contrariamente al pregiudizio secondo cui i malati con disagio psichico sono persone passive, non in grado di guidare la propria vita e inconsapevoli di ciò che in loro acca- de) hanno non solo la capacità di met- tere in atto cambiamenti positivi, ma sanno anche averne consapevolezza".

“Pensavo di essere arrivato a un punto di non ritorno, mi sen- tivo inutile, i miei pensieri vagavano in maniera delirante e non sapevo più chi fossi, provavo emozioni per cose immaginarie che la mia mente aveva costruito come cose reali a cui io cre- devo… Avevo la sensazione di essere un naufrago alla deri- va delle mie emozioni. Oggi sono più consapevole di me e di quello che voglio, pur sapendo che ci sono, e ci saranno delle diffi coltà, riesco a trovare la gioia di vivere. … importante per la mia Rinascita è stata la mia famiglia, … le cure mediche giu- ste, … la frequentazione di Club Itaca, dove ho trovato tante persone amiche, la possibilità di essere compreso e di essere aiutato a riprendere le attività della vita che avevo abbando- nato.” (Sorte)

Diverse Storie sono già a disposizione dei lettori nell’intranet di Associazione Progetto Itaca, e si sta già valutando di impiegarle anche in Progetti rivolti all’esterno. A ottobre il Progetto è ripartito, pronto ad accogliere e a raccontare nuove storie e nuove ri- nascite.

ANGELO SALVIONI

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N ews dalle S edi

News da noi e dalle Sedi

Il punto sulle attività di Progetto Itaca nelle città d'Italia, tra la fine di un primo periodo di emergenza Covid e le prospettive di una seconda fase di difficoltà

I

l 22 settembre si è costituita ufficialmente l’Associazione Progetto Itaca Brescia, con dodici soci fon- datori: partiranno al più presto i Corsi per Volontari, e subito dopo, appena possibile, il progetto per la Prevenzione nelle Scuole e la Linea Ascolto Ponte. Con la Presidente Maria Bussolati Bonera in prima linea, i volontari hanno ottenuto una sede presso la Fondazione Sipec (Servizi ed iniziative di promozione e coopera- zione, fonsipec.it), che promuove e sviluppa integrazioni progettuali e operative con enti pubblici e del Terzo settore. A stretto giro di ruota, il 29 settembre è nata a Campobasso anche l’Associazione Progetto Itaca Molise: sono stati Antonio e Carmela Iantomasi con la figlia Raffaella, tre anni fa, a prendere contatto con Progetto Itaca Milano e a realizzare il progetto. Una sede provvisoria è stata messa a disposizione dall’Associa- zione di quartiere Campobasso Nord, mentre il Presidente Antonio D’Aimmo e la vicepresidente Antonella Perrotta si stanno adoperando presso gli organi del Comune per ottenere un immobile inutilizzato.

Brescia e Campobasso nella famiglia di Progetto Itaca

BRESCIA

S

in da giovane, per mie esperienze personali ho maturato una speciale sensibilità nei confron- ti delle persone più deboli o disabili, e soprattutto verso il disagio mentale. Vedere come la debolezza umana e il disagio avessero un impatto devastante sulla vita delle persone e sul loro contesto familiare mi ha da sempre mosso un grande senso di impoten- za interiore. Acuita nel momento in cui mi sono resa conto che, di fronte ai problemi psichici, la società li rifiuta e li stigmatizza, togliendo loro anche la di- gnità di essere considerati. L’incontro con Gughi è stato fondamentale: il suo carisma quasi “istrionico”

e il suo racconto di come sia riuscita a destigmatiz- zare il problema psichico, impegnandosi nei fatti per dare dignità a chi è affetto da disabilità mentale, ha acceso in me la voglia di rendermi utile e operativa.

La fortuna è stata anche l’avere incontrato persone con la mia stessa sensibilità, volenterose di occuparsi di queste problematiche, convinte della valenza di Progetto Itaca al punto di condividere la costituzio- ne dell’Associazione Progetto Itaca Brescia. Da qui partiamo, con tante cose da fare e tante da imparare ma con la grande voglia di renderci utili per dimo- strare, prima di tutto a noi stessi, che occuparsi delle persone in difficoltà rende più civile la società in cui viviamo. Ogni persona è unica e irripetibile e non merita di essere abbandonata né lasciata indietro a causa dei propri disagi o disabilità: solo una società inclusiva e solidale è davvero civile.

MARIA BUSSOLATI BONERA

MOLISE

C

on grande felicità e un pizzico di orgoglio ve- diamo nascere Progetto Itaca Molise. Un’as- sociazione in cui abbiamo creduto da subito e che arriva dopo aver vissuto di persona la terribile sensazione di essere abbandonati nell’affrontare le difficoltà quotidiane che ci travolgono quando ci confrontiamo con il disturbo psichico di una persona cara. La sensazione di esser sprovvisti di mezzi e il sentirsi inadeguati si aggiunge all’incom- prensione e al dispiacere in un momento in cui i famigliari e la persona malata dovrebbero sentirsi sostenuti, compresi e aiutati nel percorso di accet- tazione e recupero.

Ci rende orgogliosi pensare di poter dare tale sup- porto attraverso Progetto Itaca Molise, mettendoci a disposizione di quanti ne abbiano bisogno. Spe- riamo inoltre di aiutare le persone a superare il pregiudizio nei confronti dei disturbi mentali, di qualsiasi gravità essi siano, e di contribuire fattiva- mente per farli accettare per quel che sono: delle malattie.

Un sentito ed enorme ringraziamento va alle per- sone che rendono possibile questo traguardo: i miei genitori Antonio e Carmela Iantomasi, i soci fondatori e i volontari che con dedizione si im- pegneranno nelle varie missioni, l’Associazione di quartiere Campobasso Nord che ospita tempora- neamente la nostra sede (in attesa di trovarne una idonea) e, ovviamente, Progetto Itaca Milano.

RAFFAELLA IANTOMASI

Come sono nate le nuove Sedi: lo raccontano i fondatori

A cura di ISA BONACCHI

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N ews dalle S edi

MILANO

P

rogetto Itaca Milano ha un nuovo Presidente: Ca- rola Moretti, imprenditrice e psicologa, "giovane"

veterana fra i volontari. Da anni si occupa attivamente della formazione, curando anche la versione italiana e l’aggiornamento continuo dei manuali Nami (vedere il suo articolo a pag. 5).

L’assemblea del 14 ottobre ha preso visione e poi ap- provato, presente il Notaio, il proprio nuovo statuto in ottemperanza al nuovo Codice del Terzo settore, e ha espresso parere favorevole per quello di Fondazione Pro- getto Itaca la quale, si ricorda, è nata come emanazione di Progetto Itaca Milano. Gli Statuti sono pubblicati sul nostro sito www.progettoitaca.org.

L’assemblea ha inoltre approvato, in presenza, la rela- zione annuale e il Bilancio consuntivo 2019 che è stato molto positivo: grazie ai sostenitori, alle numerose ini- ziative ed eventi siamo riusciti a coprire tutti i costi dei progetti con un avanzo di 5.111 euro che andrà ad au- mentare il Patrimonio netto dell’Associazione. Mentre per il bilancio 2020, come immaginabile, si prevede un disavanzo piuttosto consistente.

Mentre la Linea di Ascolto viene potenziata con l’ac- quisto di telefoni cellulari per la risposta da remoto, la modalità telematica è di nuovo protagonista per i Corsi di Formazione Volontari, i Gruppi di Auto Aiuto e per molte attività di Club Itaca, che tuttavia continuerà l’at- tività in presenza anche se con orari e accessi ridotti.

Quanto agli eventi di fund raising per il 2021, sono in preparazione le Giornate a Milano (gennaio), Parma (marzo), Brescia (aprile), Bergamo (maggio) e, in giu- gno, un viaggio di 4 giorni in Molise e in ottobre a Rodi;

previsto in febbraio/marzo lo spettacolo Shadows, Le memorie perdute di Chet Baker al Teatro Dal Verme;

in marzo un Incontro con la Scienza prima della fi era Floralia (27/28 marzo) e del gala dinner "Il bel viaggio"

al Pirelli Hangar Bicocca (26 maggio).

BOLOGNA

I

Corsi di formazione per i Volontari procedono in we- binar per 40 persone; le lezioni vengono trasmesse an- che in diretta Facebook. Ma la pandemia sta rallentando o bloccando varie iniziative: mancano ancora notizie dalle ASL sulla ripartenza del Gruppo Parla con Noi a cui le volontarie di Progetto Itaca Bologna dovrebbero partecipare come uditrici, mentre si attendono sviluppi riguardo il Progetto PRISMA attivo a Bologna, che ha il compito di promuovere i progetti di inclusione e svi- luppo della persona promossi dalle Associazioni, e a cui è stato deciso di aderire allo scopo di partecipare a progetti culturali nell’art therapy e nella scrittura creativa.

CATANZARO-LAMEZIA TERME

A

nche qui si lavora da remoto: per il Corso di Forma- zione per Volontari (per il quale il Csm di Lamezia Terme aveva offerto locali e la collaborazione dei suoi professionisti); per Progetto Scuola-Enel Cuore (che aveva avuto un primo riscontro positivo); per il Gruppo di Auto Aiuto, che tuttavia in un passato tentativo era stato accolto con diffi coltà da alcuni partecipanti. Infi ne, la Linea Ascolto Ponte rimane… in ascolto!

NAPOLI

C

ompletato in presenza il Corso Volontari, come sempre con il supporto del professor Andrea Fio- rillo dell’Università degli Studi della Campania e i suoi collaboratori, si rinnovano l’Ascolto Telefonico e il Gruppo Famiglia a Famiglia per adattarli alle nuove esigenze mentre il Gruppo Eventi sta immaginando un mercatino a prova di Covid-19 con nuove strategie di comunicazione e partecipazione.

Grandi novità dal Progetto Scuola che, dopo l’impulso iniziale dei webinar realizzati da Fondazione Mondo Digitale, ha continuato a perfezionare la via telematica.

I Gruppi Scuola di Napoli, Milano e Firenze, con l’aiuto

News da noi e dalle Sedi

Incertezza? No: resilienza

C

on l’entrata in vigore del decreto legislativo 2017/117, che riguarda le Associazioni del Terzo settore, tutte le Sedi hanno provveduto ad adeguare il proprio Statuto ai nuovi ordinamenti. Allo stesso tempo, ogni Sede ha indetto la propria assemblea per l’approvazione del bilancio. In generale, a fronte dei risultati positivi ottenuti nel 2019, in seguito alla pandemia si è registrata una diffusa preoccupazione per il 2020. Sebbene le attività siano prose- guite durante il lockdown grazie all’impegno di Staff e volontari che hanno adottato i contatti telematici nel modo più effi ciente possibile, non si nasconde la preoccupazione per gli aspetti economici e le previsioni di introiti, affi dati (quasi) totalmente alla generosità dei nostri partner (Fondazioni benefi che, istituti di credito, imprenditori, privati/

amici). Abbiamo chiesto a ogni Sede come stia affrontando la seconda ondata di pandemia. Dopo la chiusura estiva, tutte stavano tornando con molte cautele agli incontri in presenza, ma l’impennata di contagi ha obbligato all’imme- diato ritorno alle misure già collaudate lo scorso marzo per corsi, riunioni e contatti con le persone in diffi coltà, privi- legiando le modalità telematiche, limitando al massimo l’accesso alle strutture e rinviando i previsti eventi di raccolta fondi. Nonostante tutto, da Nord a Sud Progetto Itaca ha manifestato un’immensa voglia di reagire e un’intensa volontà di superare le diffi coltà, mettendo a frutto la lezione del lockdown di primavera. ISA BONACCHI

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N ews dalle S edi

del professor Andrea Fiorillo e il sostegno di Fondazione Mondo Digitale, hanno realizzato Digital Mind: serie di webinar, tenuti da maggio a ottobre, ormai diventati moduli-tipo per gli Istituti Scolastici che stanno aderen- do al progetto, quanto mai utile in questo momento.

Il Club non ha mai interrotto le proprie attività incre- mentando in ogni modo la modalità telematica: una nuova pagina Facebook, l’aggiornamento costante di Instagram, la chat Lontani ma vicini su WhatsApp e quella su Skype con un incontro quotidiano in plenaria di soci e staff, utilissimo. La maggior parte dei soci parte- cipa alla Unit Comunicazione collaborando con articoli, racconti e poesie alla redazione del giornalino del Club, e partecipa con entusiasmo al laboratorio di scrittura crea- tiva tenuto da Gennaro, il direttore del Club.

PALERMO

D

opo avere igienizzato e ampliato gli spazi utilizzabi- li, il Club aveva riaperto le porte l’11 giugno, rima- nendo piuttosto frequentato. In settembre sono a poco a poco ripresi visite e primi colloqui, ma con l’aumento dei contagi il responsabile della sicurezza ha consigliato di limitare fortemente gli accessi con turni diversi, au- mentando le attività a distanza. Stessa logica anche per i corsi: il CD di giugno aveva pensato di riattivare il Corso Volontari interrotto a marzo come pure l’11esimo corso FaF, valutando la possibilità di tenerli per via telematica.

Un’ipotesi diventata realtà, vista la situazione attuale.

PARMA

C

oncluso in presenza il Corso Famiglia a Famiglia, il Corso Volontari, iniziato in presenza in un’ampia sala messa a disposizione dal Dipartimento di Salute Mentale, continua online, come pure il Progetto Scuo- la, mentre i due Gruppi di AutoAiuto per famigliari, con meno di 10 partecipanti, sono ripresi in presenza.

Il Club Itaca, riaperto prima di agosto con accessi con- tingentati, limita a sei partecipanti per volta le attività in presenza come il corso di inglese. L’assemblea dei soci il 5 ottobre ha approvato il bilancio 2019 e le previsio- ni 2020. Benché la raccolta fondi abbia risentito molto della chiusura, il bilancio regge ancora bene perché so- stenitori “istituzionali” come Fondazione Cariparma hanno confermato i loro sostanziosi contributi. Piutto- sto proficui gli eventi organizzati dopo le ferie: il Tor- neo di Golf, il Torneo di Tennis, un banchetto e un’asta benefica online. Come pure Tutti Matti per il Riso.

L’attività di ascolto non si è mai fermata, con chiamate anche da altre parti d'Italia.

D

ROMAa ricordare i risultati ottenuti grazie alle iniziative prese fin dai primi di marzo 2020 per continuare a supportare i Soci e le loro famiglie quando la prima on- data della pandemia ha reso necessario interrompere le attività ordinarie: il Presidio d’aiuto, lo sportello aperto

nel Club dove i membri dello Staff (con le mascherine allora introvabili donate dal Forum Terzo Settore La- zio e un termometro a infrarossi donato dall’Ospedale Sant’Andrea) si sono alternati per fare accoglienza e col- loqui con i casi più urgenti e gravi, ricevendo settima- nalmente tra le 4 e le 8 persone in difficoltà; il Servizio di delivery a casa di medicinali e della spesa per Soci del Club Itaca Roma da parte dello Staff (34 consegne e aiuti di delivery, un numero apparentemente basso ma fondamentale per chi lo ha ricevuto perché è stata la soluzione a problemi e gravi ansietà); il Telefono soli- dale con trasferimento di chiamata disponibile h 24 7 giorni su 7, per una media di 20 telefonate a settimana compreso il weekend; la Clubhouse virtuale con incon- tri giornalieri via Skype dello Staff con i Soci, scanditi secondo un programma bene organizzato; e poi il Servi- zio di vicinanza attiva realizzato via telefono, mail, sms, chat e canali social per mantenere il contatto attivo con tutti. La Sede è stata mantenuta aperta come presidio d’aiuto grazie alla categoria Ateco a cui è iscritta l’As- sociazione, mentre sin dai primi di maggio sono state riattivate gran parte delle attività del Club Itaca Roma con un’ottima frequenza di Soci. E il 25 giugno è stato anche possibile realizzare in presenza l’Assemblea Gene- rale dell’Associazione.

Riattivate le riunioni per la Segreteria organizzativa, i Gruppi di Auto Aiuto e Famiglia a Famiglia con volon- tari presenti in sede; ripartito anche un Gruppo di Auto Aiuto in presenza con incontri quindicinali. Riprese le attività di fund raising e promozione di immagine:

dall’evento “Il volontariato incontra Montesacro”.

con uno stand in piazza Sempione il primo weekend di ottobre, a Tutti Matti per il Riso, alla campagna www.

oltreilpregiudizio.org che il 10 ottobre ha visto alcune Socie protagoniste di interviste che hanno testimoniato l’importanza di Progetto Itaca nella loro vita. Oggi, tutti devono rispettare le limitazioni causate dal Covid-19: il club ha riattivato servizio di clubhouse virtuale e alcuni sostegni a distanza solo per i Soci.

TORINO

R

iaperta la sede ai primi di settembre, con una riunio- ne limitata a 9 volontari, è stato rivisto il lavoro svol- to da fine febbraio: se il Consiglio Direttivo è continuato ogni secondo martedì del mese su piattaforma Zoom o Meet, l’Assemblea Soci si è tenuta eccezionalmente in presenza per la parte amministrativa e l’approvazione del bilancio. Progetti: il Corso Volontari e il Corso FaF par- tiranno da gennaio 2021; il Corso PaP invece è gestito da Milano online, anche con partecipanti di Padova. È stata trovata e affittata una Sede in uso esclusivo in Via Baltea 3, quartiere Barriera di Milano, dove sarà possi- bile avviare anche Club Itaca e Job Station, in sinergia con altre iniziative di inclusione sociale già ben radicate nel territorio; attivata la raccolta fondi. Ringraziamo le Dame di Carità che ci hanno ospitati per due anni!

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G

rande novità della 6° edizione di Tutti Matti per il Riso: il nostro ottimo Carnaroli si può ordinare online, www.progettoitaca.org/riso/, e far- lo arrivare direttamente a casa. Per la Giornata del- la Salute Mentale, il 10 e 11 ottobre,

anche se non è stato facile sorridere dietro la mascherina la pandemia non ci ha impedito di scendere in piazza con i nostri ormai tradizionali ban- chetti carichi di riso. Tutti i volon- tari si sono impegnati al massimo e, nonostante le diffi coltà, con ottimi risultati di immagine e anche d’incas- so: in generale sono stati uguagliati o addirittura superati i risultati dell’an- no scorso. Molte riunioni di prepara-

zione (a piccoli gruppi) per i volontari di Torino, presenti con tre banchetti; sette piazze (Sempione, San Lorenzo in Lucina, del Gesù, Ungheria, Villag- gio Olimpico, Giochi Delfi ci e San Saturnino) e tre prestigiosi circoli sportivi (Parioli, Aniene e Mini- stero Affari Esteri) per la Sede di Roma, attivissima come sempre; due banchetti in Piazza della Stecca- ta e in Via Mazzini a Parma, che ha dovuto com- battere con il maltempo; quattro piazze e quattro

importanti chiese, fra cui San Miniato al Monte, per Firenze che ha raccolto oltre 6mila euro (il dop- pio del 2019) mentre anche i volontari delle nuove Sedi di Brescia e del Molise sono partiti in quarta, debuttando coraggiosamente con di- versi banchetti per divulgare la nostra mission. A Milano, sono scesi con noi in piazza San Babila anche i nostri testimonial nazionali: l’attrice e in- fl uencer Randi Ingermann e Antonio Guida, Chef due stelle del Mandarin Bar e Bistrot di Milano, protagonisti di un tutorial pubblicato su YouTube in cui illustrano la ricetta gourmande:

riso al limone con peperoni, caprino e cardamomo nero.

Anche loro sono in lizza per il Social Challenge di Progetto Itaca (fi no a mercoledì 9 dicembre): si or- dina e si riceve comodamente a casa il nostro Car- naroli con cui realizzare la propria ricetta esclusiva, si fotografa il piatto caricandolo con la ricetta sui canali social (hashtag #TuttiMattiperilRiso). Le 10 migliori ricette saranno selezionate dello Chef An- tonio Guida e raccolte in uno speciale Ebook che sarà diffuso sui canali online di Progetto Itaca.

N ews dalle S edi

Tutti matti per il riso……comodamente a casa!

Roma: la Conferenza delle Clubhouse Europee

A

vrebbe dovuto tenersi a Roma il 18 novembre 2020 la 16° Conferenza delle Clubhouse Euro- pee e dei centri di riabilitazione affi liati al circuito Clubhouse Europe ma, a causa della pandemia, il meeting, che normalmente riunisce rappresentanti provenienti da ogni parte del mon-

fo, avrà luogo in modalità virtuale completamente. La Conferenza è il momento più importante per tut- te le strutture che applicano questo metodo e si tiene ogni due anni. A differenza delle quindici edizioni pre- cedenti, quest'anno l'evento era stato aperto anche alle rappresentanze di enti esterni al circuito Clubhouse e, per la prima volta, erano state invita-

te ad intervenire personalità del mondo scientifi co, come il Presidente dell’Associazione Mondiale di Psichiatria (WPA), Dr. Afzal Javed, rappresentanti delle istituzioni europee come il Presidente di Men- tal Health Europe, Dr. Jan Berndesen, e protago- nisti del mondo imprenditoriale quali manager di Accenture e Vodafone.

Il completo coordinamento e la regia della Conferenza sono comunque affi - dati alla gestione diretta di Club Itaca Roma, mantenendo così una marcata contestualizzazione italiana. Maggiori informazioni sono disponibili nel sito web della Conferenza, curato dai Soci e Staff del Club Itaca Roma, all’indi- rizzo: www.che2020.org

News da noi e dalle Sedi

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Pr ogetto I taca

Le prospettive della Fondazione

La grande attività nazionale della Fondazione Progetto Itaca e i risultati raggiunti ci hanno dato la consapevolezza dei nostri punti di forza: Eccellenza - Innovazione - Efficacia

S

ono tre i progetti che devono i loro risultati ad al- trettanti partner eccellenti: i Corsi Nami-Progetto Itaca; Club Itaca, che segue il modello di Cluhouse In- ternational; e Job Stations, nato dalla partnership con Fondazione Italiana Accenture. A questi si aggiunge il grande sviluppo del nostro “Progetto di prevenzione per la salute mentale nelle scuole”. Tutti sviluppano meto- dologie innovative per l’Italia e nella realtà dei Servizi della Psichiatria, garantendo risultati efficaci. Dobbiamo realizzare e sviluppare tutti questi progetti avviandoli in tutte le sedi di Progetto Itaca in Italia: la loro sinergia dà forza all’obiettivo di portare il cambiamento e contrasta- re il pregiudizio proprio là dove nasce e si rinforza. Que- sta è la sfida attuale di Progetto Itaca: formalizzare par- tnership con le Istituzioni pubbliche e con le A.S.S.T., per riuscire a portare anche al loro interno le pratiche efficaci che Progetto Itaca sperimenta e realizza, verifica- te anche dai grandi numeri internazionali.

Vogliamo portare nei Dipartimenti di Salute Menta- le il Corso Provider per gli operatori della Psichiatria, ri- conosciuto dal Ministero come Corso E.C.M., nel qua-

le in cattedra siedono pazienti e famigliari per impostare una collaborazione alla pari, basata sul rispetto delle re- ciproche competenze; come è attualmente l’indicazione delle normative regionali, generalmente disattese.

Vogliamo portare nei reparti di Psichiatria il diritto per i pazienti di valutare il servizio e gli operatori, come a Club Itaca i soci non solo valutano periodicamente ma anche selezionano le persone dello staff, dimostrandosi estremamente capaci e sensibili nei criteri di valutazione.

Vogliamo sviluppare il Corso “Pari a Pari”, per le per- sone che soffrono di disturbi psichiatrici, un corso nel quale anche i Formatori sono persone che soffrono di disturbi psichiatrici. Arrivare dentro l’Istituzione Pubbli- ca, o che l’Istituzione Pubblica diventi partner ufficiale di Progetto Itaca, è difficile: per questo la Fondazione si sta impegnando con un metodo ormai sperimentato a costituire nuove Associazioni Progetto Itaca sul territo- rio nazionale, dal Nord al Sud, riscuotendo sempre più interesse da parte delle Istituzioni, ed è necessario che tutti i volontari siano concordi per questa finalità.

I

l nuovo Statuto della Fonda- zione Progetto Itaca, approvato anche dall’Assemblea dell’Asso- ciazione Progetto Itaca Milano, ente fondatore, il 14 Ottobre 2020, diventerà operativo solo con l’istituzione del Registro Uni- co Nazionale del Terzo Settore (R.U.N.T.S.). La modifica dello Statuto, per adeguarsi alla nuo- va normativa nazionale per gli Enti del Terzo Settore (ETS-D.

lg 117/2017), è stata anche fun- zionale alla esigenza di ristruttu- rare la propria governance visto il crescente aumento del numero delle Associazioni territoriali. La Fondazione ha anche fornito a tutte le sedi locali, come model- lo di riferimento, una traccia di Statuto redatto secondo la nuova normativa.

La rete di contatti si allarga da Bari a Perugia, fino a Lecco, Como, Verona, Vicenza, Berga- mo; importante, nonostante le difficoltà a causate dell’emergen- za Covid-19, la costituzione delle nuove sedi Progetto Itaca Brescia e Progetto Itaca Molise a Campo- basso (a pagina 9).

Proseguono le partnership e le collaborazioni con Fondazioni private e aziende che ci sostengo- no: le case farmaceutiche Angeli- ni per “Storie di Rinascita” e Lun- dbeck per il Progetto “Concorso per opere d’arte People in Mind”.

Enel Cuore Onlus ha delibe- rato un contributo triennale di 150.000 euro per sviluppo e con- solidamento del Progetto Preven- zione nelle scuole di Padova, Lec-

ce, Catanzaro-Lamezia, Napoli e Palermo. L’attività di prevenzione nelle scuole è sostenuta anche da Unicredit Foundation e da AIG, che dà spazio a Progetto Itaca an- che nella sua rivista RAS dedicata alla scuola. La Fondazione Vo- dafone Italia finalizza un contri- buto, sempre nella “Prevenzione nelle scuole”, al Progetto Digi- tal4Mind che si propone l’imple- mentazione, verifica e validazione di attività digitali di formazione e sensibilizzazione per studenti del- le scuole superiori. Significativo l’apporto di Fondazione SNAM e Fondazione Mondo Digitale per lo sviluppo della tecnologia.

Da Fondazione Vodafone Italia giunge poi un forte sostegno per l’avvio di Club Itaca a Lecce e Job Station a Palermo.

In diretta dalla Fondazione

Riferimenti

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- residenza del richiedente: nel caso in cui il richiedente abbia presentato domanda in una finestra non corrispondente a quella della sua provincia di residenza, sarà dichiarata