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CAPITOLO 3ESEMPI COSTRUTTIVI E TECNOLOGIE CONNESSE

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CAPITOLO 3

ESEMPI COSTRUTTIVI E TECNOLOGIE

CONNESSE

Come abbiamo visto le possibili applicazioni del bambù sono varie e di diverso genere. Sicuramente una delle più importanti è quella in ambito edilizio. Il bambù usato inizialmente in costruzioni di fortuna (da molti era definito il “legno dei poveri”) nel corso degli anni ha guadagnato magior stima da parte di ingegneri e architetti, fino ad esser considerato un’ottima soluzione nella ricerca di materiali alternativi che meglio possano rispondere a esigenze ambientali. Qui di seguito ho cercato di riportare alcuni significativi esempi di ciò che è stato realizzato utilizzando il bambù.

3.1 Edifici vernacolari

È già stato più volte ripetuto che i primi impieghi del bambù è possibile riscontrarli in contesti sociali poveri, dove l’esigenza di trovare un materiale che sia prima di tutto economico prevale su quella di ricercare il massimo confort e, spesso, anche sulla necessità di avere qualcosa che possa adeguatamente resistere nel tempo. Ciò non significa però che questo genere di edifici non cerchi di risolvere i comuni problemi che si presentano ai progettisti occidentali, semplicemente il modo di risolverli è diverso e spesso limitato a situazioni particolari senza fornire soluzioni generali.

Prendendo sempre come esempio l’utilizzo del bambù, in alcuni stati come la Colombia è stato preso atto che questo materiale non è destinato a una nicchia di persone ma è ampiamente diffuso e merita quindi la necessaria attenzione anche in fase normativa. Per questo motivo all’interno della legge riguardo alle costruzioni in zona sismica dello stato sud americano è presente una sezione dedicata proprio alla tecnologia costruttiva delle “Bahareque” semplici ma funzionali abitazioni in cui, come sarà fra poco spiegato, la struttura portante è proprio in bambù.

Ho deciso quindi di riportare alcuni significativi esempi di ciò che è stato realizzato in Africa e soprattutto in America Latina, tenendo sempre presente che in questo continente come d’altronde in Asia l’industria e soprattutto la diffusione del bambù non è assolutamente paragonabile con quella africana.

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3.1.1 Yomata House – Malawi

In Malawi il bambù non è impiegato ancora in maniera sistematica come avviene in America Latina. Il suo utilizzo però è molto diffuso nelle campagne specialmente nella regione Nord e in

fig. 3.1 Yomata house

quella centrale. La Yomata House è una tipologia significativa di abitazione realizzata utilizzando materiali economici, fra cui il bambù.

È caratterizzata da una pianta circolare, e dall’utilizzo di pali di legno, canne di bambù, argilla e erba.

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Il processo costruttivo si articola su fasi ben distinte, si inizia tagliando i pali di legno o bambù ad una lunghezza di 2,5 m, vengono poi scavate buche lungo il perimetro su cui sorgerà la casa, di circa 30 cm in cui si inseriscono i pali. Questi non saranno immediatamente sigillati a terra ma prima verranno collegati fra loro attraverso elementi orizzontali. Solo quando saranno tutti allineati nel modo voluto saranno fissati al terreno.

fig.3.3

Il tetto sarà sostenuto sia dai pali laterali che da un palo centrale che si troverà all’interno dell’abitazione. Inoltre verrà ricoperto da uno strato di erba pressata non minore di 10 cm. Infine i muri laterali costituiti da una serie intrecciata di pali di legno o bambù saranno “intonacati” con argilla.

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Questa tecnica costruttiva sviluppata in Colombia durante il periodo coloniale è ormai diffusa in tutta l’ America Latina. Sicuramente non ha un valore artistico elevato, ma la semplicità con cui può esser messa in pratica e gli ottimi risultati che ha fornito hanno permesso una straordinaria diffusione.

Lo stato colombiano è caratterizzato da una notevole varietà di ambienti e climi diversi, è possibile passare molto rapidamente dall’oceano Atlantico a quello Pacifico e altrettanto velocemente raggiungere le vette della Cordigliera delle Ande. Gran parte della vita colombiana avviene sulle montagne, in cui nonostante la latitudine sia prossima all’equatore ci sono momenti dell’anno decisamente freddi. In questa situazione non è possibile realizzare abitazioni non curando l’isolamento termico necessario per creare un ambiente quantomeno vivibile.

La tecnologie sviluppata consiste in un’abitazione a pianta rettangolare, in cui la struttura portante è realizzata in bambù, i muri laterali con “esterillas”, canne di bambù tagliate longitudinalmente, rese piane e da cui è stato rimossa la parte interna più molle. Per incrementare l’isolamento termico sono impiegati due strati di questo particolare tavolato, ancorati ai due lati alle canne di bambù portanti. La parte esterna è inoltre intonacata, nel passato era usato il “cagajon”, un miscuglio di terra e escrementi di cavallo, adesso è stato sostituito col cemento Portland. La struttura portante del tetto è composta da canne di bambù ricoperte da mattonelle di argilla. Nella tradizione passata queste abitazioni erano realizzate in maniera leggermente diversa. Le colonne e i supporti per le pareti erano in legno inoltre erano utilizzate due tecniche diverse per i muri laterali.

La prima chiamata “ bahareque macizo” (bahareque solido) usava due file di canne di bambù attaccate alla parte esterna e interna della colonna, in cui al loro interno veniva inserito il riempimento, che poteva essere terra o mattonelle rotte.

La seconda tipologia “ bahareque hueco” (bahareque cavo) non prevedeva nessun riempimento e prevedeva l’uso di due fogli di “esterillas” su cui spalmare l’intonaco.

Ovviamente il secondo tipo è più leggero del primo, durante il sisma sviluppa forze di inerzia minori, inoltre non avendo al suo interno alcun riempimento può vivere in un ambiente più asciutto che le preserva maggiormente dal degrado.

È importante notare, che se il muro esterno viene ricoperto usando intonaco a base di cemento, la sua resistenza incrementa, non variando eccessivamente il proprio peso.

Le tecniche sviluppate si riferiscono a questa seconda tipologia.

La sostituzione del legno da parte del bambù è avvenuta nel corso del 20° secolo, per supplire alla crescente scarsità del legname.

Dal punto di vista strutturale queste costruzioni rispondono discretamente ai criteri basilari di protezione nei confronti dei sismi, infatti:

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 Possiedono forma regolare sia in pianta che in altezza, inoltre non sono presenti eccessive variazioni di rigidezza fra i diversi piani.

 Sono costruzioni molto leggere

 La struttura portante in bambù garantisce l’integrità della struttura anche durante il sisma.

 Hanno una adeguata protezione nei confronti degli agenti atmosferici

A testimonianza dei miglioramenti apportati a questa tipologia abitativa nel corso degli anni e alla diffusione che ha ormai raggiunto in Colombia, la normativa antisismica locale ha dedicato una sezione apposita per fornire precise indicazioni che permettano di fornire l’adeguata resistenza nei confronti del sisma e più in generale utili suggerimenti che possano permettere ai costruttori di realizzare abitazioni resistenti e allo stesso tempo durature.

In particolare è interessante osservare le prescrizioni riguardo al giunto di fondazione e alla protezione del bambù in fase progettuale.

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Come è possibile osservare in figura è molto importante che gli agenti atmosferici non abbiano la possibilità di attaccare direttamente la struttura, ma questa ultima sia adeguatamente protetta dalla copertura sovrastante. A testimonianza dell’importanza di questo aspetto ogni costruzione in bambù è ricoperta da un materiale sufficientemente impermeabile.

È interessante osservare la notevole estensione della copertura rispetto alla pianta dell’edificio. La seconda fondamentale precauzione prescritta per evitare il degrado precoce del bambù è quella di non appoggiare direttamente le colonne a terra ma interporre un dado in calcestruzzo al fine di evitare la risalita di umidità e più in generale di agenti degradanti (insetti in primis) che vadano inevitabilmente ad attaccare le canne.

fig.3.5 dado di fondazione

Inoltre come è possibile osservare dalla figura, fra dado e canna è presente un lamierino in acciaio con la funzione di evitare il contatto diretto anche con il calcestruzzo di fondazione (che è spesso di qualità inferiore a quello, ad esempio che è usato come riempimento nelle parti terminali). In questo modo è possibile ottenere i requisiti basilari di protezione nei confronti del sisma (collegamento fondazione-colonna duttile) e allo stesso tempo l’adeguato isolamento nei confronti degli agenti degradanti.

Test naturale…

Dopo il terremoto del 25 Gennaio 1999, di 6.2 gradi di magnitudine, nel dipartimento di Quindio dove persero la vita più di 1000 persone, numerose abitazioni vennero distrutte fra queste erano presenti anche alcune “Bahareque”. Fu interessante notare però che i maggior danni si ebbero su gli edifici in muratura e in cemento armato e più in generale su quelli costruiti prima del 1984, anno in cui era entrato in vigore la normativa antisismica.

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3.1.3 “

Bamboo Bahareque

” – Costa Rica

In un passato non troppo lontano in Costa Rica era presente un’area molto estesa di foresta tropicale, ricca di legno di ottima qualità e al contempo aveva sviluppato un tecnologia di lavorazione molto apprezzata, fra le diverse tipologie costrutive era possibile individuare anche la “hollow bahareque”. Purtroppo però anno dopo anno questa grande foresta venne distrutta a causa dell’eccessivo sfruttamento del suo legname, fino a ridurla al giorno d’oggi a un insieme di aree poste sotto protezione. Il legno quindi scarseggia ed è di bassa qualità, fu pensato di sostituire, dove possibile il legno con il bambù.

Grazie a finanziamenti internazionali, nel 1988 il “Costa Rica National Bamboo Project” nel tentativo di importare l’esperienza colombiana, decise di impiantare 200 ha di Guadua in diverse aree del paese, in modo da ridurre il più possibile i costi di trasporto.

Nel frattempo, fino a che il bambù non fosse stato disponibile, venne realizzato un tipo di bahareque sostituendo il bambù con il legno (fig.3.6).

fig.3.6 bahareque con telaio in legno

Questa abitazione venne costruita utilizzando pannelli larghi ma allo stesso tempo leggeri (2.7 m x 2.4 m), composti da una sezione relativamente piccola (2.5 cm x 5 cm o 5 cm x 5 cm) in cui era utilizzata un’unica fila di canne. In questo modo potevano essere facilmente lavorati, trasportati e posti in in opera. I pannelli erano ancorati a una fondazione continua e successivamente ricoperti con uno strato di intonaco a base di cemento. La struttura risultava essere molto leggera ma allo stesso tempo sufficientemente resistente.

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fig.3.7 gruppo di “bahareque” fig.3.8 intonacatura con cemento

Numerosi test vennero condotti dall’Università del Costa Rica in collaborazione con quella di Amburgo e il politecnico di Eindhoven, tutti mirati a saggiare la resistenza della struttura in presenza di carichi dinamici e a ricercare metodi facilmente accessibili per proteggerla dall’attacco di funghi e insetti.

La prova vera avvenne però il 22 Aprile del 1991 quando un terremoto di 7.5 gradi di magnitudo colpì il Costa Rica. Un gruppo di 30 “Bahareque” costruite nella zona dell’epicentro resistettero adeguatamente non subendo danni eccessivi, considerando che ci furono liquefazioni diffuse del terreno.

fig.3.9 un’abitazione rimasta indene a seguito del sisma

Era chiaro che le “Bahareque” realizzate utilizzando la struttura in legno fossero sufficientemente resistenti nei confronti dei terremoti, ma era altrettanto evidente che sarebbe stata una soluzione temporanea. Sostituire il legno col bambù però non fu facile, a causa principalmente della forma non standard che le canne possiedono. Non era più possibile prefabbricare i pannelli, trasportarli nel luogo di costruzione e porli in opera. La soluzione che fu attuata fu quella di evitare la prefabbricazione, costruendo direttamente in opera l’abitazione. Inizialmente viene realizzata la struttura portante, chiaramente in bambù, ponendo particolare cura alle fondazione. Queste sono costituite da un dado in calcestruzzo, un cilindro sempre in cls che penetra all’interno della base della canne agendo da rinforzo e una profilo a U che funge da base

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d’appoggio per la struttura. In questo modo oltre a fornire l’adeguata duttilità in caso di sisma, isola discretamente l’abitazione dal suolo prevenendo l’attacco di funghi e insetti.

fig.3.10 Struttura in bambù fig.3.11 rivestimenti laterali

Dopo aver completato il tetto che fornisce l’adeguata stabilità alla struttura sono poste in opera le coperture laterali, usando sempre il bambù che poi sono intonacate con boiacca di cemento. È interessante osservare che la soluzione proposta è menzionata anche nell’attuale norma colombiana antisismica.

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L’impiego del bambù come materiale da costruzione ha origini lontane nel tempo, come è già stato messo in luce il suo utilizzo in Asia e America Latina è iniziato molti secoli fa e non è possibile capire a quando risale.

Le sue applicazioni sono sempre state mirate a risolvere problemi quotidiani, come la ricerca di un’abitazione o l’attraversamento di un fiume, attraverso la soluzione più semplice ed economica, ponendo ragionevolmente in secondo piano o trascurando totalmente l’aspetto estetico.

Negli ultimi anni, nel tentativo di ricercare materiali che avessero un impatto sull’ambiente limitato, il bambù ha trovato maggior spazio anche nell’architettura occidentale. Infatti sia per la sua velocità di crescita, che elimina o quantomeno riduce il problema della deforestazione, e per la capacità di assorbire l’anidride carbonica, è stato impiegato con successo in numerose applicazioni di valore estetico, oltre che strutturale, decisamente apprezzabili.

Uno degli esempi più famosi è il padiglione Zeri realizzato per l’Expo 2000 ad Hannover, in Germania. L’intenzione dell’architetto colombiano che lo realizzò, Simon Velez, fu quella di fornire un’immagine del bambù diversa da quella comunemente diffusa, di “materiale povero”. Si voleva far capire che questa pianta poteva essere impiegata con successo come gli altri materiali da costruzione e che non doveva esser considerata unicamente un ripiego in situazioni di emergenza e con possibilità economiche limitate.

Il progetto si sviluppò in due fasi distinte. Nella prima, in Colombia, si creò un padiglione simile a quello che sarebbe stato costruito in Germania per testare l’effettiva sicurezza della struttura. Le autorità tedesche infatti sebbene interessate a questa nuova tecnologia costruttiva, richiedevano test e garanzie maggiori di quanto non lo chiedessero quelle colombiane.

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Una volta superati i test necessari furono trasferiti materiali e lavoratori dalla Colombia alla Germania per iniziare i lavori anche ad Hannover. Questi test miravano soprattutto a saggiare la resistenza della struttura portante, in bambù, rispetto sia ai carichi permanenti portati del tetto, realizzato in materiali tradizionali, cioè cemento armato e laterizio, sia al peso delle persone che avrebbero affollato le sale espositive.

Nel 2000 anche il padiglione di Hannover fu completato con successo è potette ospitare la manifestazione.

fig 3.14 padiglione di Hannover

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Un esempio analogo è possibile trovarlo anche in Italia, infatti nel tentativo di sviluppare tecniche costruttive che sfruttino materiali ecocompatibili, l’associazione emissionizero con l’aiuto del comune di Vergiate hanno realizzato una padiglione simile a quello tedesco, ad uso ricreativo, situato all’interno di un parco è stato il primo e per ora unico esempio di edificio pubblico in bambù nel nostro paese.

fig.3.16 padiglione di Vergiate (VA)

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3.3 Impalcature

Fin dall’antichità le canne di bambù sono state usate per costruire ponteggi. Grazie infatti alla sua elasticità, resilienza e forma il bambù si presta molto bene per questo tipo di realizzazioni. Molti esempi è possibile trovarli in Asia, dove, come è possibile osservare nelle immagini seguenti, è possibile raggiungere altezze notevoli (anche 50 m). È facile capire quindi che il tema della sicurezza in questi casi è più che mai importante.

fig.3.18 esempio di impalcatura in bambù

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Le diverse applicazioni del bambù come elemento di rinforzo possono essere racchiuse in quattro categorie:

1. fibre di bambù all’interno di malta cementizia

2. elementi di bambù come armatura per il calcestruzzo 3. bambù come cassaforma per il cemento armato 4. bambù come rinforzo per il terreno

3.4.1 Calcestruzzo rinforzato con bambù

In linea teorica le fibre dovrebbero agire come rinforzo per il calcestruzzo. Il materiale che rinforza dovrebbe essere più resistente e rigido dell’altro, in altre parole la deformazione dovrebbe essere minore o per meglio dire il modulo di Young del rinforzo dovrebbe essere più alto. Se ciò non accade la matrice e il rinforzo si deformano insieme e le fessure si creano immediatamente causando la rottura.

Il problema del bambù è che se da un lato possiede l’adeguata resistenza a trazione dall’altro non è sufficientemente rigido.

Sembrerebbe quindi che non possa essere impiegato come rinforzo. In realtà invece può esser fatto.

Durante studi effettuati nel Regno Unito nei primi anni ’80 ci si rese conto che le fibre di bambù non potevano sopravvivere più di sei mesi all’interno dell’ambiente alcalino interno al calcestruzzo. Dopo un primo momento in cui si pensò che questa tecnica doveva esser destinata a fallire si osservò, durante prove di flessione su travi rinforzate da fibre di bambù, che avvicinandosi al punto di rottura si comportavano in modo diverso.

In quelle in cui erano state inserite le fibre si avevano meno fessure e una resistenza a trazione più alta, nelle altre, in cui le fibre non erano state impiegate la resistenza a trazione era più bassa ed erano presenti numerose fessure.

La spiegazione è molto semplice ed riconducibile alla meccanica della frattura, nel primo caso nonostante le fibre agiscano per qualche mese, una volta deteriorate lasciano dei piccolissimi vuoti che bloccano il propagarsi delle fessure.

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3.4.2 Calcestruzzo armato con bambù

Questa tecnica venne sviluppata e studiata da Glenn durante la seconda guerra mondiale per costruire edifici nel pacifico evitando di utilizzare acciaio. Fu poi ripresa dagli stessi americani durante la guerra del Vietnam. I risultati tuttavia non furono molto soddisfacenti.

Presenta alcuni vantaggi ma ha anche indubbiamente lati negativi che non ne rendono molto conveniente l’utilizzo, almeno la dove è possibile reperire acciaio.

I vantaggi che l’uso del bambù all’interno del calcestruzzo comporta sono sostanzialmente due :

1. alta resistenza a trazione dell’armatura 2. il basso costo

Ciò che invece lo rendono poco efficiente in questo tipo di applicazioni sono anche in questo caso sostanzialmente due aspetti.

Il primo riguarda la percentuale di “armatura” necessaria. Infatti mentre generalmente nel caso di acciaio è sufficiente lo 0.6 % della sezione di calcestruzzo, nel caso del bambù questo valore è attorno al 4 %. È facile capire che ciò causa difficoltà esecutive, sicuramente risolvibili, ma che comportano invevitabilmente un aumento delle lavorazioni necessario. Nella fattispecie ciò è risolto realizzando una trave in c.a. a T, inserendo nell’ala inferiore le “barre” di bambù.

Il vero problema però è un altro. Infatti garantire l’aderenza fra bambù e calcestruzzo non è cosa semplice. Naturalmente questi due materiali non legano fra loro, al contrario di ciò che avviene fra acciaio e calcestruzzo, quindi ciò deve esser garantito artificialmente.

Alcuni autori hanno proposto soluzioni diverse per risolvere questo problema, in particolare:  immergere il bambù, prima di metterlo in opera, in una soluzione bituminosa oppure

spalmarla con una spazzola, poi cosparge il bitume mentre è sempre caldo con della sabbia

 inserire dei chiodi attraverso la canna  usare tre strisce di bambù intrecciate fra loro

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figura 3.20:Esempio di test su bambù – calcestruzzo fallito

Questi metodi seppur in linea teorica sono efficienti in pratica costano così tanto che risulta più conveniente acquistare barre d’acciaio, piuttosto che utilizzare bambù come armatura.

Al di la dell’efficienza di questi metodi, come sostiene Janssen (1995), usare il bambù al posto delle consuete armature in acciaio è un tentativo di imitare le tecnologie occidentali (nella fattispecie il cemento armato) usando materiali inappropriati. È sicuramente più efficace impiegare materiali presenti in loco per aiutare le nazioni in via di sviluppo, è chiaro infatti che chiunque intenda utilizzare bambù come armatura lo fa solo perché non può permettersi acciaio.

3.4.3 Bambù per casseforme

Questo caso non è direttamente collegato all’impiego del bambù come rinforzo, ma è ugualmente interessante perché evidenzia le proprietà che può avere come supporto a un’altra struttura.

Infatti impiegare il bambù nella realizzazione di casseforme permette di proteggere adeguatamente il calcestruzzo, sostenendo allo stesso tempo in modo adeguato il materiale prima che indurisca.

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fig.3.21 Esempio di bambù per casseforme (Hidalgo 1992)

3.4.4 Rinforzo del terreno

Come accade per il cemento, anche il bambù può essere impiegato nella stabilizzazione di pendii, argini o come supporto di strade.

Un’applicazione interessante è sicuramente l’uso di stuoie di bambù intrecciato in modo simile al geotessile o l’uso di canne di bambù inserite verticalmente nel terreno nel tentativo di tenere insieme il terreno e prevenire le frane. Di particolare interesse sono le specie monopodiali in cui il sistema di rizomi si sviluppa sotto la pianta per una notevole superficie.

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Il bambù oltre a essere utilizzato nella realizzazione di abitazioni è stato, in molte situazioni, impiegato anche nella costruzione di ponti. Sicuramente non è riuscito e non riuscirà a coprire luci paragonabili a quelle dell’acciaio o del cemento armato, e probabilmente potrebbe riuscire con difficoltà a sopportare i carichi da traffico, ma nel caso di passerelle pedonali e luci adeguate può fornire una valida alternativa ai materiali più comuni. Alternativa che acquista un significato maggiore nei luoghi dove il bambù è abbondante e usato da centinaia di anni.

Un esempio significativo è ancora il caso della Colombia, in cui, come è possibile vedere nelle foto, costruire ponti in bambù non è certamente una novità.

fig.3.22 esempio di passerella in bambù in America Latina

È interessante osservare nella figura 3.23 che lo schema statico utilizzato dagli antichi abitanti della zona di Pereira per realizzare una passerella su un rio è simile a quello usato nella costruzione di un moderno ponte strallato, ovviamente le luci in gioco sono completamente diverse.

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3.5.1 Esempio in Colombia

Riprendo la tradizione costruttiva locale all’interno dell’Università tecnologica di Pereira, con l’aiuto degli studenti del corso di costruzione di ponti in Guadua, è stato progettata e realizzata una passerella pedonale in bambù.

Si tratta di un ponte con luce di 40 m che collega la facoltà di Scienze tecnologiche con quella di Medicina e Belle Arti. In questo modo gli studenti per spostarsi da una parte all’altra del campus non hanno più bisogno di attraversare la strada, che in passato aveva causato spesso incidenti. La struttura portante è costituita da una trave reticolare solidarizzata ad un arco, in questo modo data la notevole luce per il materiale in questione si è cercato di limitare le deformazioni in esercizio. Le spalle sono ovviamente realizzate in cemento armato e il bambù è stato inserito semplicemente affogando una canna collegata all’arco nel getto.

Indicativamente i materiali usati per metro lineare di ponte sono stati:  50 – 60 m di Guadua trattata

 20 m di viti di vario genere  6 m² di tegole

 0,2 m³ di malta

Di seguito ho riportato alcune fasi importanti dei lavori.

Scelta delle canne

Una volta che le canne sono state tagliate sono state separate in base al diametro, allo spessore interno e alla funzione che dovranno svolgere. In particolare:

 quelle più robuste e dritte sono state impiegate come montanti e diagonali compressi  quelle meno grosse e dritte come diagonali tesi

 sono state scelte quelle più grandi e con una sola curvatura per impiegarle nell’arco principale

 quelle con un’unica curvatura ma più piccole sono state adoperate per gli archi secondari e le ringhiere

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 quelle con più curvature sono state impiegate nella pavimentazione

 infine le canne con sezione conica molto variabile sono state adoperate per sostenere il tetto o come barcarecci

Collegamenti

I collegamenti di testa fra canne contigue sono stati realizzati come indicato in figura 3.24. Inizialmente è stata affogata con la malta un barra in acciaio all’inerno di un’estremità, questa è stata successivamente inserita nell’estremità adiacente della canna successiva, sigillandola con altra malta.

fig.3.24 Collegamento di testa

È interessante osservare che è importante avere cura di realizzare il collegamento vicino ai nodi in modo da sfruttare la maggior resistenza del bambù in questo punto, in modo da mitigare la situazione di debolezza che si crea, inevitabilmente, in prossimità dei collegamenti.

I collegamenti fra canne parallele sono stati eseguiti attraverso l’utilizzo di una lungo bullone. È necessario al fine di evitare eccessive pressioni di contatto e quindi l’efficienza della giunzione che sia presente almeno un bullone ogni 1,5 m – 2 m.

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fig.3.26 preparazione degli archi

Gli archi sono stati assemblati in cantiere. La posa in opera poteva avvenire o attraverso paranchi e carrucole o come in questo caso attraverso una gru meccanica, in entrambi casi è necessario prestare molta attenzione agli eventuali sforzi torsionali che nascono perché potrebbero rompere prematuramente il bambù.

fig.3.27 posa in opera degli archi

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Molti problemi legati all’utilizzo del bambù possono essere eliminati o quantomeno ridotti utilizzando lamine realizzate con questo materiale. Il processo di lavorazione è abbastanza semplice e non richiede macchinari costosi e ingombranti come nel caso del legno.

Inizialmente la parte esterna della canna viene divisa in 6 – 12 parti, lasciando intatti i diaframmi. Successivamente la canna, così ridotta, viene passata all’interno di una macchina che restituisce le strisce di bambù.

È possibile scegliere quale parte del fusto utilizzare; infatti come già detto la parte esterna della canna, quella in cui è presente maggior lignina, è più dura di quella interna, pertanto rimuovendo la parte centrale è possibile ottenere lamine più resistenti.

fig.3.29 bambù laminato: preparazione

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Figura

fig. 3.1 Yomata house
fig 3.14 padiglione di Hannover
figura 3.20:Esempio di test su bambù – calcestruzzo fallito

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