• Non ci sono risultati.

9%7%45%34%5%

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "9%7%45%34%5%"

Copied!
9
0
0

Testo completo

(1)

Capitolo 1

Situazione e prospettiva energetica italiana

1.1 I combustibili fossili.

La scelta di tecnologie e strategie da adottare in materia di sviluppo energetico non può prescindere, oggi meno che mai, da considerazioni che toccano una variegata gamma di aspetti della società contemporanea. Questi sono prima di tutto economici, ma presentano sempre anche lati etici e politici: pensiamo ad esempio alle problematiche di controllo delle principali risorse petrolifere mondiali e delle conseguenti crisi internazionali, ma anche all’inquinamento e all’opportunità o meno dell’utilizzo dell’energia nucleare. Il problema dell’ approvvigionamento energetico ha sempre influenzato la storia del pianeta, ed è ovviamente enorme. Ci proponiamo in questa sede di presentare la situazione attuale del panorama energetico italiano ed europeo e le prospettive a breve termine ponendo l’attenzione in particolare sul bilancio elettrico, vale a dire quella parte del bilancio energetico che riguarda la produzione di energia elettrica.

Al giorno d’oggi in Europa circa l’80% dell’energia che si consuma proviene da combustibili fossili (petrolio, gas naturale e carbone). In Italia questa percentuale vale il 59% del bilancio energetico annuo (riferimento all’anno 2004), ma bisogna tenere conto della forte dipendenza dall’estero che vale più di un terzo della totalità:

Bilancio delle fonti energetiche in Italia (anno 2004) 9% 7% 45% 34% 5% carbone gas petrolio rinnovabili energia elettrica importata

(2)

Dall’analisi energetica del nostro paese emerge che in termini di approvvigionamento quasi la totalità dell’energia qui consumata proviene dall’estero: ad un consumo di 194,5 Mtep corrisponde un’ autoproduzione di appena 30 Mtep.

La UE stessa stima che intorno all’anno 2020 il 90% del petrolio che serve al continente si coprirà mediante importazioni, ed è proprio attorno a quegli anni che le previsioni più pessimistiche indicano che si raggiungerà il punto in cui la domanda di petrolio supererà l’offerta a livello mondiale. Entriamo qui in un campo piuttosto spinoso in cui poche notizie sembrano sicure, in primo luogo perché non abbiamo certezze sulle riserve petrolifere. Pur non addentrandoci troppo in questa analisi, vogliamo porre l’attenzione sul fatto che secondo molte fonti attendibili le riserve reali sono inferiori a quelle dichiarate dalle compagnie, ed il motivo è che le quote di produzione vengono ripartite in proporzione appunto alle quote dichiarate: un rapporto del DOE (dipartimento dell’energia statunitense) del 2005 definisce “dati inadeguati e forse fuorvianti sulle riserve di petrolio”, in seguito alla dichiarata ammissione della Shell (una delle principali compagnie mondiali) di aver gonfiato del 22% le proprie riserve.

Non mancano d’altrocanto opinioni di segno positivo riguardo a questa tematica, sia in ambienti accademici che industriali: il CERA (Cambridge Energy Research Associates) afferma ad esempio che entro il 2010 arriveremo di nuovo a un abbondante surplus di greggio rispetto alla domanda, e per quanto riguarda l’Italia l’ENI dichiara per bocca dell’ex amministratore delegato Mincato che “per il gas così come per il petrolio, non esistono problemi di disponibilità negli anni a venire”. Staremo a vedere, accenniamo solamente al fatto che recentemente abbiamo di fatto assistito ad una piccola crisi di gas in Italia per il mancato rifornimento da parte della Russia, e successivamente ricordiamo che la Cina si è impegnata diplomaticamente con la Russia per l’approvvigionamento futuro di gas.

Le difficoltà di una analisi realistica derivano in effetti anche da una difficile interpretazione dei possibili scenari futuri, sia per quanto riguarda l’area medio orientale (che comporterebbe una guerra contro l’Iran, uno dei massimi produttori di greggio?) sia riguardo al boom dei consumi ipotizzato per l’area cinese-indiana nei primissimi anni venturi.

(3)

Anche quindi chi come noi non è esperto di politica economica internazionale, non può esimersi dal considerare che effettivamente il prezzo del petrolio e del gas potranno aumentare considerevolmente negli anni a venire. Lo stesso presidente americano Gorge W.Bush nel discorso sullo Stato dell’Unione (Gennaio 2006) parla di una America che soffre di una eccessiva dipendenza petrolifera da cui vuole uscire utilizzando anche le nuove tecnologie riducendo del 75% le importazioni di petrolio dal medio oriente entro il 2025.

Il problema del greggio disponibile riguarda sia il settore dei trasporti che quello della produzione di energia elettrica, e specialmente nel primo caso soluzioni alternative su scala industriale appaiono difficilmente realizzabili, specie a breve termine.

Dal punto di vista del bilancio elettrico, che riguarda più da vicino il nostro studio, osserviamo che la percentuale di energia proveniente dal petrolio si riduce considerevolmente perché ovviamente in questa analisi non sono presenti i trasporti.

Bilancio produzione elettrica in Italia (anno 2004) 17% 34% 17% 18% 14% carbone gas petrolio rinnovabili energia elettrica importata

(4)

1.2 Le energie rinnovabili.

Le fonti rinnovabili sono quelle che per definizione non sono esauribili nell’orizzonte temporale umano perché provengono da eventi già presenti in natura indipendentemente dalla presenza stessa dell’uomo (caduta o spostamento di grossi volumi d’acqua, vento, sole, calore geotermico), oppure che sfruttano la combustione di materiali la cui disponibilità è controllata e garantita (legno e biomasse in genere) o anche in eccesso (rifiuti solidi urbani). Oggettivamente dal punto di vista produttivo la stragrande maggioranza dell’energia rinnovabile è di origine idroelettrica, che permette un potenziale molto maggiore delle altre. Si calcola che se tutto il potenziale idroelettrico economicamente interessante del pianeta venisse installato la produzione mondiale di elettricità raddoppierebbe, mentre in Europa si stima che i due terzi del potenziale massimo già sarebbero installati attualmente.

(5)

fig 1.4 – Andamento della produzione elettrica italiana delle distinte fonti rinnovali in GWh (anni 1994-2005).

L’Italia è obbligata in ogni caso ad incrementare considerevolmente la propria produzione elettrica tramite energie rinnovabili. Dopo il trattato di Kioto l’unione europea si è impegnata, per far fronte al processo di riscaldamento del pianeta, a ridurre le emissioni di CO2 entro il 2010 del 5%. In più, anche se sarà difficile conseguirlo, la UE ha fissato l’obbiettivo (espresso nel cosiddetto Libro Bianco, sviluppato conseguentemente al Libro Verde, presentato alla commissione nel novembre del ’96) che entro il 2010 stesso il 22% dell’ elettricità si generi a partire da rinnovabili, ed in Italia questa percentuale è stata fissata al 25% (Direttiva 2001/77/CE eDecreto Legislativo 29 dicembre 2003, n. 387).

Questo risultato è tanto più difficile da raggiungere perché oltretutto i consumi aumentano in maniera considerevole e non è facile superare molte perplessità (e spesso ignoranze) degli enti responsabili su molte delle nuove tecnologie, basti ricordare le recenti opposizioni a livello locale e regionale nei riguardi di biomasse ed eolico.

Ci concediamo qui una piccola parentesi che esula da una trattazione puramente tecnica perché il problema riguarda non solo la tecnologia, ma l’informazione e il

(6)

ambientali. In altri paesi, quali Spagna, Germania e Danimarca, si registra un orgoglio comune nell’utilizzo di queste energie pur nella consapevolezza che questo ingrediente non basta da solo a risolvere i problemi energetici su scala internazionale. E’ però sbagliato a nostro avviso pensare che queste osservazioni contino poco, perché la costruzione di una coscienza energetica nazionale (ed idealmente europea) è fondamentale per non creare un divario tra gli investitori e le popolazione locali.

Ad esempio a nostro parere meriterebbe una critica approfondita l’assimilazione alle energie rinnovabili di quelle fonti che di fatto rinnovabili non sono ma che vengono ad esse equiparate godendo dei vantaggi economici ad esse legate, i cosiddetti CIP 6.

A livello europeo, segnaliamo che in media l’applicazione delle energie rinnovabili non è migliore rispetto al nostro paese, soprattutto però perché qui c’è una abbondante disponibilità di idroelettrico, mentre per altre fonti, quali ad esempio l’eolico, siamo piuttosto indietro.

(7)

fig 1.6 – La produzione da eolico in Europa nell’anno 2005 (GWh).

1.3 L’impiego del fotovoltaico.

La potenza installata complessivamente degli impianti fotovoltaici su scala globale non è in grado in questo momento di assicurare un abbattimento apprezzabile delle emissioni inquinanti in atmosfera. Tuttavia la produzione di un kWh di energia elettrica da fonte solare se confrontata con pari produzione energetica da fonti fossili, consente di evitare l’emissione in atmosfera di 0,53 kg di anidride carbonica, uno tra i principali gas responsabili dell’effetto serra, in quanto questi sistemi in fase di esercizio non comportano emissioni di alcun tipo.

(8)

L’uso inoltre della decentralizzazione dell’energia dalle grandi centrali a favore di una maggiore distribuzione sul territorio di centrali più piccole (generazione distribuita), su scala nazionale comporterebbe la riduzione delle perdite in rete. Questo significa che al netto di queste perdite il prezzo dell’energia prodotta in maniera distribuita risulterebbe minore di quella prodotta nelle grosse centrali. Dal punto di vista storico in effetti lo sviluppo del fotovoltaico in Italia presenta aspetti abbastanza curiosi. Nei primi anni ’90 grazie alla fortunata posizione geografica ed all’ideazione di opere imponenti come quella di Serre (fino a poco tempo fa la più grande centrale fotovoltaica al mondo con 3,3 MWp installati), oltre che di una allora crescente attenzione alla ricerca, l’Italia si piazzava tra i primi paesi al mondo nella produzione di energia da fonte solare. Fino all’anno 1997 però la logica di questa giovane tecnologia rimase piuttosto arretrata, perché mancava di un indirizzo di distribuzione a piccoli utenti ma permaneva in una logica di centralizzazione dell’energia. Il programma “10000 tetti fotovoltaici”, (sull’onda della Germania aveva già captato il nuovo trand energetico dal 1991, e grazie a questa filosofia, mai abbandonata, è oggi il primo paese al mondo di potenza fotovoltaica installata ed il secondo come produttore dopo il Giappone) ebbe il merito di indirizzare gli investimenti del settore verso questa concezione, anche se non ebbe l’effetto incentivante sperato. Oggi con la nuova formula del “conto energia” le differenze macroscopiche in materia di finanziamenti rispetto agli altri paesi dell’Unione più all’avanguardia del nostro in questo settore sembrano annullate o ridotte sensibilmente.

(9)

Manca ancora secondo noi l’ aspetto dello sviluppo di metodi atti ad accrescere l’attenzione delle masse in materia di energia: tra tutte, quella fotovoltaica è la risorsa alternativa che ha più margine di perfezionamento tecnologico per quanto riguarda l’efficienza di conversione, anche perché si tratta di una tecnologia relativamente giovane.

Guardando in prospettiva una volta superato per lo meno parzialmente il grosso nodo del costo iniziale grazie agli incentivi, è atteso un significativo sviluppo nei prossimi anni.

Figura

fig 1.2 – Bilancio produzione elettrica italiana (anno 2004).
fig 1.3 – Andamento della produzione elettrica italiana da fonti rinnovali in GWh (anni 1994-2005)
fig 1.4 – Andamento della produzione elettrica italiana delle distinte fonti rinnovali in GWh (anni 1994-2005)
fig 1.5 – Le rinnovabili in Europa nell’anno 2005 (GWh).
+3

Riferimenti

Documenti correlati

Nel trapiantare vita e missione salesiana in America, Don Bosco sempre fece affidamento su tutte le forze vive che vi si potevano trovare, sia all’interno della sua

[r]

13 “La verifica della ragionevolezza delle misure assunte e della proporzionalità degli obblighi imposti a tali fini va condotta alla stregua dei criteri indicati nella

Nel rispetto di quanto prescritto al sopracitato punto, per la definizione del massimo affollamento e della capacità di deflusso, ai fini del dimensionamento,

Comprende tutte le azioni di sistema, i progetti per studenti e docenti, le iniziative di formazione per lo sviluppo e il potenziamento dell’innovazione digitale. Si individuano

Subito dopo gli operatori della Cisl di Venezia illustreranno i servizi forniti dal sindacato per sostenerli nella ricerca del lavoro e presenteranno il progetto “La

delle valutazioni economiche sviluppate nel paragrafo 9.3, dal quale emerge che l’Ipotesi 1 (modello attualmente utilizzato nella Regione Emilia Romagna) è economicamente preferibile

a) 40% nel caso di progetti proposti da microimprese, piccole, medie imprese ai sensi della raccomandazione 2003/361/CE della Commissione e delle disposizioni attuative previste