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DOCUMENTO PRELIMINARE ALL’AVVIO DELLA PROGETTAZIONE

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Academic year: 2021

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Capitolo 2

DOCUMENTO PRELIMINARE ALL’AVVIO

DELLA PROGETTAZIONE

2.1. IL CASO DI STUDIO

2.1.1. INQUADRAMENTO LOCALE

L’edificio, che ospita la scuola materna del Comune di Calci, sorge nella zona sud-ovest del centro abitato, su un’area in lieve declivio posta a poca distanza dalla Pieve Romanica, elemento storico importante per il comune, e che affiancato dal centro parrocchiale, crea un insieme con la scuola materna in oggetto, realizzata dalla “Opera cardinale Maffi” ed in passato istituto a carattere religioso.

Sul lato Nord dell’edificio, dove si trova l’ingresso principale, scorre Via della Propositura, l’unica strada confinante con l’edificio. Questa risulta essere una delle strade principale del tracciato viario comunale in quanto, pur non presentando problemi relativi ad eccessivo traffico, rappresenta una delle due arterie che ricevono il flusso di veicoli da e verso la vicina Pisa. Tale strada, vista la sua tortuosità, si presta a velocità di percorrenza piuttosto basse il che di per se garantisce un buon livello di sicurezza per il flusso pedonale, questo aspetto è stato recentemente migliorato grazie ad allargamento e soprelevazione del marciapiede che, collegato anche alla nuova pista ciclabile-pedonale che scende fino alla frazione de La Gabella, garantisce un percorso sicuro per i bambini e i loro accompagnatori.

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Tramite questo percorso pedonale, con di fronte la già citata Pieve Romanica, che sancisce con la sua facciata principale l’ingresso al centro del paese, si giunge sul lato est dell’edificio dove, ad una quota più bassa e stato realizzato un

parcheggio. Strade principali Parcheggio

Il parcheggio che serve il limitrofo centro parrocchiale e la zona ovest del paese risulta utile sia per lo stazionamento dei genitori in attesa dei bambini che come luogo di fermata per un eventuale scuolabus in quanto si trova a confinare direttamente con l’ingresso secondario posteriore della scuola materna, lato giardino.

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A sud troviamo un piccolo campo da calcio, separato tramite un alto muro di cinta, che comunque costituisce un elemento verde nei pressi della scuola e che non produce nessun tipo di interferenza con gli spazi e le funzioni che si svolgeranno in essa. Infine quello ad ovest si presenta il confine in assoluto più “chiuso”, infatti una parte dell’edificio in questione è stata realizzata proprio sul confine, precludendo la possibilità di realizzare aperture o affacciamenti di ogni tipo su tale lato. Gli edifici confinanti, anch’essi realizzati in parte sul la linea di confine, una volta attività commerciali attualmente convertiti a civile abitazione, non costituiscono, se non per gli aspetti già illustrati non costituiscono motivo di vincolo per il nuovo progetto.

2.1.2. TIPOLOGIA COSTRUTTIVA DEGLI EDIFICI

L’edificio è costituito da due corpi di fabbrica distinti ed attigui, di forma pressoché rettangolare allungata, disposti al L, caratterizzati da tipologie costruttive diverse.

Il corpo di fabbrica prospiciente la via principale, delle dimensioni in pianta di circa 27x10 m, rappresenta il nucleo originario dell’aggregato strutturale e si eleva per due piani fuori terra con altezza media in gronda di circa 9 m.

La porzione centrale, per una lunghezza di circa 18 m è stata realizzata nella seconda metà dell’800, con struttura portante in muratura di pietrame, mentre in epoca successiva è stato realizzato un ampliamento, sempre in muratura, mediante la costruzione di due corpi aggiunti sulle testate est ed ovest di circa 4,5 m ciascuno. Tale trasformazione è risultata

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particolarmente evidente dall’ispezione del sottotetto, dove si nota la struttura originaria dei padiglioni del tetto del corpo preesistente, la vecchia gronda sui lati corti e la giunzione, priva di ammorsamento, tra le murature longitudinali di facciata. Va sottolineato inoltre che mentre sul lato est la parete portante del primo nucleo è stata conservata per entrambi i piani in elevazione, sul lato ovest questa è stata abbattuta al piano terreno e mantenuta al piano primo.

Al piano terra del fabbricato originario, si trovano la stanza del custode, posizionata fra l’ingresso principale ed una seconda porta che da accesso all’edificio dal cortile la quale serve il vano scale che porta al piano primo. Su un corridoio sul lato strada si affacciano le aule e i locali dei servizi igienici, infine ad est, oltre le scale, sono posizionate la cucina e il relativo deposito. Il piano primo (q=+4,8 m dal piano terra) non ricalca la disposizione degli ambienti sottostanti, qui le numerose ma piccole stanze, si affacciano tutte su un corridoio centrale, i servizi igienici sono sistemati in due locali agli estremi est ed ovest dell’edificio.

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Viste lato Nord

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Prospetto Est

Viste lato Est

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Prospetto Sud

All’epoca del fabbricato originario risale anche la piccola cappella presente nel lato sud del giardino, di forma rettangolare interseca nella sua parte posteriore il muro di cinta insistendo in una sua parte al di fuori di questo; non presenta particolari pregi

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di finiture o pitture e ha perso completamente la sua funzione religiosa divenendo negli anni anche una sorta di magazzino.

Negli anni ‘60, è stato realizzato un nuovo corpo di fabbrica contiguo al precedente sul lato Ovest, ad esso quasi ortogonale, delle dimensioni di circa 30x9 m, che si eleva di un solo piano fuori terra, oltre il piano seminterrato. Sul lato nord di questo copro di fabbrica troviamo il corridoio, tramite il quale vi si accede dall’edificio originario ed un locale tecnico con accesso indipendente dal cortile fronte strada. Il corridoio immette in due vani, adibiti uno alternatamene a palestra e dormitorio e l’altro a refettorio, nell’estremità sud è presente un ulteriore locale adibito a teatrino.

L’edificio è caratterizzato da una struttura portante mista, in parte costituita da pareti di muratura (sul lato esterno ad Ovest e la porzione del palcoscenico Sud) ed in parte da telaio in c.a. che sostengono gli orizzontamenti. Data la leggera acclività del terreno in direzione sud-nord, il piano del piazzale interno, presenta un dislivello di circa 1,0 m rispetto al piano stradale a Nord che consente un agevole accesso al piano scantinato avente un’altezza di circa 1,7m.

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In adiacenza al muro del lato ovest è presente un fabbricato privato per civile abitazione realizzato recentemente e dotato di idoneo giunto sismico.

2.1.3. LA STRUTTURA DEGLI EDIFICI EDIFICIO ORIGINARIO IN MURATURA Controllo dimensionale del fabbricato

La struttura portante verticale dell'edificio lungo strada è costituita da pareti perimetrali di muratura di pietrame murate con malta di calce idraulica, con spessori correnti al piano terreno di 50 e di 40 cm, rispettivamente per le pareti longitudinali e trasversali, che rastremano di circa 10 cm al piano superiore. I tramezzi interni sono realizzati in muratura di mattoni pieni ad una testa.

Le fondazioni, la cui consistenza è stata verificata con apposito saggio, sono realizzate anch’esse di muratura di pietrame con risega allo spiccato di circa 10 cm per parte e raggiungono una profondità di circa 130 cm dal p.c..

Pianta Piano Terra Pianta Piano Primo

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L’orizzontamento al piano terra è costituito da un terrapieno. Il solaio del piano primo è correntemente realizzato mediante travi metalliche portanti (INP 240 al passo di 1,1 m) e tavelloni di laterizio interposti, per uno spessore complessivo di circa 30 cm. I saggi effettuati hanno evidenziato che il solaio è ordito sull’intera luce tra i muri esterni longitudinali.

La struttura del tetto è costituita da un’orditura di capriate trasversali in legno che sostengono travi principali longitudinali, oltre l’orditura dei travicelli e le tavelle di laterizio che realizzano le falde inclinate. Il soffitto del piano primo è costituito da travi di legno appoggiate alle catene delle capriate, che sostengono il cannicciato intonacato del soffitto.

Elementi strutturali e materiali costruttivi

Sulle facciate longitudinali dell’edificio originario sono presenti vistose lesioni in corrispondenza dei giunti con i corpi di espansione, segno di una inesistente ammorsamento tra le due strutture, poco efficacemente risolta con l’inserimento di catene. Le altre strutture murarie non presentano segni di lesionamenti importanti; ciò denota sia una buona organizzazione e consistenza della tessitura muraria, sia una buona efficienza delle fondazioni sin dall’epoca della costruzione. La connessione agli spigoli tra le pareti ortogonali appare ben realizzata ed efficiente.

La muratura di pietrame, la cui natura è facilmente riscontrabile nei locali sottotetto non intonacati, è realizzata con pietrame grossolanamente squadrato e ben organizzato, murato con malta di calce idraulica di buona consistenza, che ha mantenuto nel tempo la sua efficienza. Un eccezione va fatta per la parete interna sul lato Ovest, in particolare si nota come questo setto

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sia stato demolito al piano terreno, sostituito da una trave metallica, ed invece persiste al piano superiore; tale intervento se pur dando una soluzione strutturale fin ora sufficiente, ha comunque causato cedimenti nella parete al piano primo con conseguente compromissione dell’efficienza statica.

I solai del piano primo del fabbricato lungo strada, a struttura portante in acciaio, seppure di notevole luce, appaiono sufficientemente rigidi e staticamente idonei a sopportare i carichi di servizio attuali.

La struttura lignea del tetto del fabbricato lungo strada è risultata in buono stato di conservazione ed efficienza statica, così come il soffitto in cannicciato.

I solai del fabbricato di ampliamento, sia al piano terreno, sia la piano di copertura, appaiono in buono stato di conservazione ed efficienza statica.

EDIFICIO DI AMPLIAMENTO IN CEMENTO ARMATO Controllo dimensionale del fabbricato

La struttura portante principale del fabbricato di ampliamento è realizzata da telai trasversali di c.a. posti al passo di 4,2 m, costituiti da pilastri 30x30 e travi di impalcato (40x30) e di copertura (80x30); queste ultime escono a sbalzo dei pilastri verso il cortile, per sostenere la copertura del ballatoio esterno. I pilastri sono collegati in sommità da una trave longitudinale di c.a.

I pilastri interni sono inseriti un una parete di muratura di pietrame dello spessore di 30 cm avente funzione di tamponamento. I solai, sia al piano terreno, sono misti di c.a. e laterizio, costituiti da travetti prefabbricati e pignatte interposte,

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dello spessore totale di circa 20 cm, dotati di soletta di c.a. superiore non armata. Il solaio di soffitto è invece realizzato da travetti e tavelloni, privo di soletta superiore, per uno spessore di circa 16 cm. Al piano terreno si nota la mancanza di una trave di collegamento longitudinale in corrispondenza della pilastrata esterna. Le fondazioni dei pilastri sono a plinto isolato di c.a. delle dimensioni di 140x140x45. Sono presenti nello scantinato muretti di mattoni avente funzioni di rompitratta delle travi portanti di c.a..

Pianta Strutture portanti e Fondazioni

Nella zona terminale sul lato sud è presente una struttura muraria, che realizza il palco del teatrino, costituita da pareti di mattoni forati di ridotto spessore.

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Elementi strutturali e materiali costruttivi

Le strutture di c.a. del fabbricato di ampliamento risultano in buono stato di conservazione, prive di lesioni evidenti e di degrado dei copriferri.

2.1.4. L’INTERVENTO

Il progetto riguarda gli interventi necessari per l’adeguamento dell’aggregato strutturale sede attuale della Scuola Materna del Comune di Calci è previsto il riutilizzo del piano terra e delle pertinenze esterne lato valle per la Scuola Materna Statale, mentre per il piano primo si prevede il mantenimento attuale ad uso polivalente pubblico.

La scuola verrà dimensionata con la capacità di accogliere n. 70 alunni e non è prevista la produzione di pasti in loco.

Il polivalente pubblico consiste in un insieme di locali adibiti ad ufficio sia per attività interne all’amministrazione pubblica sia per attività di ufficio rivolte ed aperte al pubblico.

In particolare, l’intervento prevede il recupero statico e funzionale dell’edificio originario, la realizzazione di una soprelevazione parziale dell’edificio di ampliamento nonché la demolizione e ricostruzione di nuovi locali tecnici, di servizio e vano scale-ascensore, previa demolizione di porzioni di fabbricato esistente.

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2.2. OBIETTIVI

Il documento preliminare all’avvio della progettazione si pone come obiettivo fondamentale il raggiungimento della qualità del progetto, condizione necessaria anche se non sufficiente per la qualità del prodotto edilizio.

Il concetto di qualità coinvolge numerosi aspetti che possono essere raggruppati in:

- Aspetti ambientali relativi all’inserimento delle opere nell’ambiente naturale e costruito, all’accessibilità per tutti, alla fruibilità, alla percezione. Il fatto che la struttura sia realizzata in parte per i bambini implica lo sforzo di valutare le varie soluzioni analizzandole anche e soprattutto dal loro punto di vista.

- Aspetti distributivo-funzionali in relazione alla fruizione degli spazi, all’analisi dei percorsi, al dimensionamento delle varie parti e al loro collegamento, alla flessibilità, alla versatilità richiesti ad una struttura dove si svolgono attività sempre diverse, ma anche agli aspetti impiantistici che devono garantire condizioni di benessere ma nello stesso tempo limitare i consumi e soprattutto gli sprechi. - Aspetti tecnici in termini di scelta dei materiali, di

sicurezza, di durabilità, di affidabilità, di costi di manutenzione a garanzia del mantenimento nel tempo di un elevato valore del bene.

- Aspetti socio-economici in relazione alla richiesta da parte della società di opere capaci di soddisfare i propri bisogni in relazione alle risorse disponibili.

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Perché un processo progettuale porti alla realizzazione di una struttura veramente capace di soddisfare le richieste dell’utente, occorre che fin dal principio queste siano al centro delle scelte progettuali.

Il Documento preliminare all’avvio della progettazione (Dpp) comprendete oltre agli obiettivi e alle prestazioni attese, l’elenco dei vincoli, delle norme e procedure tecniche da rispettare, le classi di esigenza da soddisfare, i requisiti tecnici per la produzione e gestione dell’opera che dovrà essere realizzata, per tutto il ciclo di vita ipotizzato.

Nel progetto inoltre occorre porsi come obbiettivo primario la qualità ambientale; il concetto di qualità ambientale include il confort per l’uomo, l’uso sostenibile delle risorse e il controllo sulla produzione dei rifiuti. Questo approccio basa le scelte relative alla forma dell’edificio, al sito, all’orientamento e alla definizione spaziale sulla valutazione delle caratteristiche del luogo: clima, direzione principale dei venti, conformazione del suolo, esposizione solare e vista.

Dunque è evidente la complessità degli obiettivi e l’importanza di articolare le finalità secondo ordine gerarchico portandole tutte insieme in un adeguato equilibrio.

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2.3. STRATEGIE PER LA RIQUALIFICAZIONE

AMBIENTALE

2.3.1. PER UNA ECOLOGIA URBANA

Parlare di ecoefficenza in architettura significa tendenzialmente riferirsi ai temi più generali della qualità ambientale e della sostenibilità dei sistemi insediativi.

Nuovi paradigmi scientifici ed approcci multidisciplinari convergono su un nucleo di questioni chiave attorno ai temi delle risorse biologiche, del controllo bioclimatico e dell’adeguamento energetico. Un approccio di questo tipo consiste nel tentativo di qualificare i sistemi insediativi implementando, in termini di risorse, le caratteristiche ecologiche specifiche dei luoghi, in modo che alle migliori prestazioni ambientali degli spazi costruiti e degli edifici, facciano riscontro adeguate modalità di fruizione, salubrità e vivibilità degli abitanti, oltre all’ottenimento di condizioni equilibrate di flussi e scambi energetici.

Qualità ambientale e innovazione tecnologica costituiscono il binomio sul quale fondare il processo di trasformazione della città secondo politiche di sostenibilità, sia nella nuova edificazione che nelle attività di recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, al fine di dare una risposta alla sempre più pressante necessità di ridurre l’uso dissipativi delle risorse e delle emissioni inquinanti.

Questo tipo di approccio richiede, a partire dalla fase diagnostica, strumenti di analisi/valutazione delle condizioni di stato dei luoghi sotto il profilo bioclimatico.

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2.3.2. ANALISI/VALUTAZIONE DELLE CONDIZIONI DI STATO DEI LUOGHI

Per la valutazione dello stato dei luoghi si dovrà ricostruire un profilo ambientale riconducibile a fattori microclimatici.

Questo gruppo di fattori fa riferimento alle modalità di azione delle componenti ambientali quali radiazione solare, regime dei venti e condizioni di umidità, che definiscono nel loro insieme le

caratteristiche microclimatiche specifiche del contesto in esame.

Il controllo di questi aspetti può contribuire a:

- migliorare la qualità del progetto, limitando le condizioni conflittuali di interferenza con elementi o parti del sistema naturale;

- ottimizzare le condizioni di ventilazione, illuminazione naturale e soleggiamento, ai fini del benessere termoigrometrico;

- ottimizzare le caratteristiche tecnico-costruttive in rapporto alle esigenze di protezione dal rumore, dall’umidità, dal carico termico, dalle infiltrazioni d’aria e alle esigenze di aeroilluminazione quali ampliamento del campo visivo, purezza dell’aria, ricambi ecc.;

- favorire il funzionamento naturale degli edifici attraverso l’adozione di sistemi passivi di climatizzazione.

COMPONENTI CLIMATICHE: soleggiamento, ventilazione e umidità

L’approccio alla riqualificazione bioclimatica e ambientale del patrimonio edilizio esistente deve necessariamente partire dalla

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conoscenza del microclima locale, per valutare le prestazioni delle forme costruite.

In riferimento all’azione eolica, gli effetti sul costruito nelle variazioni stagionali vengono analizzati tenendo conto della direzione ed intensità dei venti dominanti, nonché della velocità dei flussi d’aria e della rugosità del suolo nell’intorno immediato. L’analisi è finalizzata a valutare le modalità di circolazione dei flussi in relazione alla disposizione degli edifici (altezza, volumetrie,distacchi) e negli spazi intermedi ed interstiziali, mentre rispetto agli edifici occorrono determinare il coefficiente di pressione e l’angolo di incidenza in rapporto alle superfici impattate.

Per definire gli effetti eliotermici, a seconda delle condizioni di esposizione, occorre considerare la durata e l’intensità della radiazione solare in regime estivo ed invernale e, infine, le corrispondenti condizioni di ombreggiamento. Viene preso di norma a riferimento il solstizio estivo ed invernale valutando l’angolo di incidenza nelle ore della giornata che si ritengono più significative. L’analisi intende mettere in luce gli effetti del soleggiamento/ombreggiamento evidenziando le condizioni di confort/disconfort che si possono verificare per periodi di tempo non circoscritti ma rappresentativi di condizioni ricorrenti e caratterizzanti. In particolar modo la persistenza delle condizioni di ombreggiamento nel periodo invernale e l’accentuazione dei fenomeni di surriscaldamento nel periodo estivo vengono assunti come indicatori di condizioni di criticità.

Le condizioni di ventilazione svolgono una funzione rilevante per la capacità di ridurre, o viceversa aumentare, la temperatura ed il livello di umidità dell’aria e del suolo. Le condizioni di umidità

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risultano minori in presenza di terreni in cui il deflusso ed il drenaggio sono particolarmente rapidi; maggiori in aree poco esposte all’azione eolica e solare, con lento drenaggio e fenomeni di ristagno superficiale. In taluni casi, ad un forte irraggiamento e ad un drenaggio veloce corrispondono situazioni di aridità e di secchezza del terreno, con la conseguente formazione di polvere; condizioni che, in presenza di vento, creano livelli di disconfort ambientale elevati negli spazi aperti esterni all’edificato.

PLANIMETRIA CLIMATICA

Una planimetria del luogo con esplicitate alcune informazioni di base, di tipo climatico, aiuteranno a compiere scelte progettuali più corrette, coerenti con le risorse ambientali localmente disponibili.

Si può notare come il vento dominante invernale provenga sostanzialmente da nord, seppure subendo deviazioni dovute alla eterogeneità della vallata sovrastante il centro abitato. Questo vento freddo, Tramontana nello specifico, impatta per la maggior

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parte con la facciata nord dell’edificio in esame, questo fatto incide negativamente su tale lato, raffreddandolo ulteriormente, ma contemporaneamente fa si che sul lato interno del complesso, dove si trova il cortile e dove presumibilmente si affacceranno i locali per le attività principali, si abbia una protezione quasi totale dal flusso di aria fredda.

Riguardo all’orientamento dell’edificio, con riferimento alla relazione con il sole, è da rilevare come il suddetto versante interno cortile, subisca un soleggiamento in buona parte della giornata, contribuendo positivamente in inverno al riscaldamento degli ambienti ma favorendo un eccessivo surriscaldamento nel periodo estivo e tardoprimaverile, considerando anche il progressivo anticipo della stagione calda, avvenuto negli ultimi anni, al quale, in fase progettuale si dovrà far fronte con opportuni interventi di filtro, ombreggiamento ecc.

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2.4. VINCOLI, LEGGI E NORME TECNICHE DI

RIFERIMENTO

Il progetto dell’intervento dovrà essere redatto nel rispetto della normativa vigente in materia di lavori pubblici ed in particolare delle seguenti leggi e regolamenti:

- Legge 11 Febbraio 1994, n° 109, e successive modifiche ed integrazioni;

- Regolamento di attuazione della legge sopraccitata approvato con il D.P.R. 21 Dicembre 1999, n° 554 e successive modificazioni.

Si dovrà inoltre tenere conto di tutte le disposizioni legislative e regolamentari vigenti in materia urbanistica, di igiene, sicurezza, abbattimento delle barriere architettoniche, nonché sul dimensionamento delle strutture e dell’impiantistica, etc. che a titolo non esaustivo, vengono di seguito elencate:

- D.M. 16 Gennaio 1996 “Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche”;

- Testo integrato dell’Allegato 2 – Edifici – all’Ordinanza 3274 come modificato dall’OPCM 3431 del 3/5/05 “Norme tecniche per il progetto, la valutazione e l’adeguamento sismico degli edifici”;

- D.M. 14 Giugno 1989, n. 236 e successivi D.P.R. 24 Luglio 1996, n°503 e D.P.R. 06 Giugno 2001, n°380 “Norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici pubblici.

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- Decreto Legislativo n. 493 del 14 Agosto 1996, "Attuazione della direttiva 92/58/CEE concernente le prescrizioni minime per la segnaletica e/o la salute sul luogo di lavoro";

- Decreto Ministeriale del 10 Marzo 1998, "Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell' emergenza nei luoghi di lavoro".

Scuola Materna:

- D.M. 26 Agosto 1992 “Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica”;

- D.M. 18 Dicembre 1975 “Norme tecniche aggiornate relative all'edilizia scolastica (compresi gli indici minimi di funzionalità didattica), edilizia ed urbanistica da osservarsi nell’esecuzione di opere di edilizia scolastica”;

Polivalente:

- DECRETO 22 febbraio 2006, Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l'esercizio di edifici e/o locali destinati ad uffici;

- D.Lgs 626/94 artt.30, 31, 32, 33 e successive modifiche D.Lgs. 242/96, D.Lgs. 359/99, D.Lgs. 66/2000, Legge 422/2000, Legge 1/2002 “riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro”.

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2.5. CLASSI DI ESIGENZA E REQUISITI GENERALI

UNI 8289:1981

Edilizia. Esigenze dell' utenza finale. Classificazione..

Lo scopo è di fornire la classificazione delle esigenze degli utenti del sistema edilizio, al fine di: unificare l’esposizione nelle attività normative, programmatorie, progettuali, operative e di comunicazione relative al processo edilizio; definire il quadro di riferimento di quelle esigenze dell’utenza finale che, opportunamente trasportate, identificano requisiti e/o sistemi di requisiti. Le classi di esigenze sono viste come esplicitazione di bisogni dell’utenza finale tenuto conto dei vincoli che l’ambiente naturale pone all’ambiente costruito. La loro individuazione passa attraverso l’analisi dei bisogni da soddisfare confrontati con i fattori di tipo ambientale, culturale ed economico.

Le classi di esigenze definite nella norma sono: - sicurezza, - benessere, - fruibilità, - aspetto, - gestione, - integrabilità, - salvaguardia dell’ambiente.

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2.5.1. FRUIBILITA’ e ACCESSIBILITA’

Per fruibilità si intende “l’insieme delle condizioni relative all’attitudine del sistema edilizio ad essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività” (UNI 8289:1981) e si può esplicare attraverso:

- eliminazione delle barriere architettoniche: eventuali dispositivi architettonici, quali rampe, ascensori ed altro, dovranno essere integrati in modo naturale, fruibili da chiunque, evitando che il loro uso risulti discriminante per chi le utilizza;

- accessibilità all’area edificata da parte degli utenti e dei non utenti che necessitano di accedere all’area per altri motivi.

FINALITA’

Gli interventi edilizi devono essere progettati al fine di garantire un’agevole fruibilità degli ambienti edificati come degli spazi esterni di relazione e di servizio da parte di tutti , con specifico interesse per le persone portatrici di disabilità fisiche, psichiche o sensoriali, anche temporanee.

A tale scopo la progettazione dovrà essere conformata alla vigente disciplina in materia di accessibilità dell’ambiente costruito, per gli edifici, gli spazi e i servizi pubblici e privati aperti al pubblico.

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La progettazione per l’accessibilità a tutti (bambini, anziani, portatori di disabilità, ecc.) deve essere ideata contestualmente all’ideazione di tutto l’intervento edilizio.

CRITERI DI PROGETTAZIONE

Per consentire la mobilità autonoma a persone non vedenti e ipovedenti, anche negli spazi esterni di pertinenza, è necessario prevedere punti di riferimento ben riconoscibili in quantità sufficiente ed in posizione adeguata. Le segnalazioni dedicate (esempio percorsi-guida) si usano esclusivamente per compensare la mancanza o la carenza di guide naturali. Le caratteristiche della pavimentazione contribuisce a rendere comunicativo l’ambiente, attraverso un trattamento diverso superficiale oppure accostando materiali diversi. Tali percorsi-guida non dovranno comunque costituire impedimento alla mobilità di persone su sedia a ruote. Gli spazi esterni di carattere pertinenziale al servizio di pubblici servizi, coperti o scoperti, dovranno essere realizzati garantendo l’accessibilità, anche nel caso di allestimenti per manifestazioni temporanee.

Pertanto ci si pone l’obiettivo di ottenere un nuovo impianto architettonico completamente accessibile che garantisca a tutti la mobilità di seguito schematizzata, in funzione di quelle che saranno le nuove distribuzioni funzionali.

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Percorsi da rendere Accessibili Percorsi da rendere Accessibili

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Si dovrà garantire oltre alla fruibilità globale dell’edificio anche quella di ogni singolo ambito spaziale, a tale proposito saranno successivamente indicati criteri progettuali specifici.

2.5.2. INTEGRABILITA’

Per integrabilità si intende “l’insieme delle condizioni relative all’attitudine delle unità e degli elementi del sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra loro” (UNI 8289:1981).

L’edificio dovrà essere caratterizzato dalla coesistenza di spazi sia interni che esterni, finalizzati ciascuno alla propria specifica funzione, e, al tempo stesso, suscettibili di essere posti in relazione gli uni con gli altri. La flessibilità spaziale e funzionale dovrà costituire infatti un requisito fondamentale sia per la Scuola Materna all’interno della quale potranno essere svolte attività molteplici e di diverso segno anche se sempre inerenti all’attività didattica, che per il polivalente che proprio per vocazione funzionale dovrà essere aperto ad accogliere esigenze non preordinate e sempre diverse.

CRITERI BASE DELLA PROGETTAZIONE

Per il bambino che è in continua interrelazione con lo spazio circostante l’ambiente deve rispondere con stimoli funzionali ed espressivi; si deve assolutamente evitare l’ambiente anonimo ed inespressivo ma garantire la massima varietà, articolazione e flessibilità.

Si deve garantire il bisogno di identificazione a diversi livelli: - la lettura immediata dell’edificio

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- la chiara connotazione dello spazio-aula - l’offerta di angoli individuali

Da queste basi devono partire l'esplorazione e la ricerca: il rapporto con l'esterno, la luce, il movimento, materiali e colori stimolanti sono gli elementi di fondo con cui si deve costruire l'ambiente, in modo che la curiosità ponga i bambini in un atteggiamento di tensione conoscitiva.

L’ACCOGLIENZA

L'accoglienza e il comfort degli ambienti fa riferimento alla realizzazione di spazi in cui gli utenti possano facilmente identificarsi, in modo tale da evitare l'effetto di alienazione tipico di molte strutture abitative, che per gli edifici destinati all'infanzia, e quindi a utenze sensibili, rappresenta un aspetto di fondamentale importanza.

La progettazione farà riferimento all'impiego di particolari tipologie edilizie, articolazioni dimensionali, cromatiche e spaziali, consone all'utenza infantile che possono contribuire a rendere la struttura più accogliente e famigliare.

2.5.3. ASPETTO

Per aspetto si intende “l’insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva del sistema edilizio da parte degli utenti” (UNI 8289:1981).

L’USO DEL COLORE

Per la Scuola Materna particolare attenzione sarà rivolta ad un impiego ragionato del colore.

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Colore e architettura un’intima alleanza, lo strato superficiale dell'architettura è una "pelle" in grado di trasmettere e di far percepire forme espressive e/o di sottolinearne le tecniche costruttive. Colori, intonaci, rivestimenti, pavimenti si sovrappongono all'architettura, oltre che per il naturale compito di protezione, per esaltarne le forme, per drammatizzarne i contrasti o per attenuarne le irregolarità e correggere i prospetti o, ancora, per comunicare appartenenze culturali o sociali. Sotto il termine "colore" possiamo pertanto racchiudere tutti quei materiali che caratterizzano le superfici dell'architettura e contribuiscono a formare il volto dei suoi spazi esterni e interni. Il colore ed i suoi effetti materici delle superfici circondano la nostra attività in ogni momento della giornata. Il colore ed il suo rapporto con la luce, che consente l'impercettibile ma pur costante variare della realtà attorno a noi, è presente in ogni attività umana.

La natura e il colore dei materiali sono determinanti nel suscitare sensazioni nell'utente: un materiale metallico, ad alta riflettanza, produrrà sensazioni di eccitamento e, talvolta, di disorientamento, mentre materiali naturali, dai colori tenui (pastello), inducono sensazioni di rilassamento e benessere. Generalmente, i colori corrispondenti a lunghezze d'onda più corte (verso lo spettro del violetto) tendono a suscitare sensazioni di calma, mentre quelli ad onde più lunghe (verso lo spettro del rosso) inducono dinamismo.

Il colore e il bambino

Il colore assume un significato diverso per il bambino rispetto all'adulto, infatti se si osservano i disegni dei

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bambini si potrà notare l'inserimento di colori quali l'argento e l'oro, difficilmente presenti nei disegni degli adulti.

Il paesaggio cromatico frequentato dai bambini dovrà essere orientato verso una prevalenza di colori secondari e non saturi mancano i rossi accesi, ad esempio, per evitare un'eccessiva interferenza e lasciare protagonisti dello spazio i bambini e i loro elaborati.

2.5.4. BENESSERE

Per benessere si intende “l’insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio adeguati alla vita, alla salute ed allo svolgimento delle attività degli utenti” (UNI 8289:1981).

Particolare attenzione dovrà essere rivolta alla gestione della qualità ambientale degli spazi interni caratterizzati da livelli adeguati di :

- salubrità dell’aria;

- temperatura e umidità relativa dell’aria (comfort termo-igrometrico);

- radioattività;

- emissione di sostanze nocive; - elettrosmog;

- rumorosità (confort acustico); - illuminazione (comfort visivo)

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SALUBRITA’ DELL’ARIA

Riguardo alla salubrità degli edifici, particolare attenzione va rivolta alla qualità dell'aria indoor impiegando materiali che non siano nocivi a causa delle emissioni di sostanze volatili e adottare i necessari dispositivi atti a garantire la corretta ventilazione dei locali, in modo tale che gli agenti tossici, comunque prodotti negli ambienti durante l'uso dell'edificio, possano essere evacuati.

TEMPERATURA E UMIDITA’ DELL’ARIA

Anche il controllo dell'umidità e del calore determinano condizioni di salubrità degli ambienti; a tale scopo vengono preferiti materiali igroscopici, che contribuiscono a regolare naturalmente il tasso di umidità indoor, e impianti termici radianti in grado di migliorare il comfort termico.

Nello specifico saranno da ricercare i seguenti requisiti: - Temperatura interna invernale: 20°C±2°C

- Umidità relativa dell’aria in inverno: 45-55% - Coefficiente di ricambio d’aria (ricambi/ora)

per ambienti adibiti ad attività didattica: 2,5

per uffici: 1,5

per servizi igienici: 2,5 per ambienti di passaggio: 1,5

Allo scopo di meglio comprendere quelli che saranno gli obiettivi progettuali relativamente alla gestione dei flussi d’aria, si riportano di seguito degli schemi generici per edifici a due piani ed uno schema relativo ai flussi presunti nel edificio in oggetto, tali considerazioni sono da considerarsi come intenti progettuali che non necessariamente saranno del tutto realizzati, dovendo il

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progetto nella sua totalità tener conto anche di altri aspetti tecnici, funzionali ed economici.

Andamento dei flussi stagionali di aria calda e fresca da ricercare per un edificio a due piani

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Andamento previsto dei flussi nell’edificio in oggetto

CORPO DI FABBRICA ORIGINARIO

Non potendo intervenire in facciata gli interventi si ridurranno alla realizzazione di un gattaiolato sotto il solaio piano terra, che fungerà da sistema di aerazione e isolamento e alla realizzazione di un tetto ventilato. AMPLIAMENTO E FUTURA SOPRELEVAZIONE La maggiore libertà realizzativa permetterà di sviluppare sistemi di ventilazione anche in facciata, per garantire una corretta ventilazione alle aule e non solo.

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RIDURRE LE EMISSIONI NOCIVE GRAZIE ALL’USO DI MATERIALI NATURALI

L'approccio bioedile in architettura si propone la riscoperta e la valorizzazione dei materiali naturali nella costruzione moderna. In sede comunitaria la Direttiva del 1989/106, nel contesto dei requisiti essenziali che i materiali da costruzione dovranno dimostrare per avere libera circolazione nel mercato europeo, inserisce anche quello che viene titolato come igiene, salute e ambiente.

La specificazione di tale requisito indica come l'edificio debba essere concepito in modo da non provocare alcun danno alla salute in generale, e in ogni caso con la più bassa emissività possibile di sostanze, polveri, radiazioni e gas.

Requisiti

I materiali e i prodotti adatti ad un'edilizia secondo criteri di eco-sostenibilità dovrebbero rispettare i seguenti requisiti: - essere rigenerabili e provenire da diverse fonti naturali ed

essere prodotti con basso impatto negativo sull'ambiente; - esser poco inquinanti e, quindi, non emettere sostanze

tossiche nocive sia durante la fase di fabbricazione che al momento dell'uso.

- deve essere usata poca energia per la loro produzione, trasporto e uso;

- durabilità e manutenibilità dei diversi prodotti al fine di evitare sprechi energetici ed economici.

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Qualità

Per l'analisi delle qualità intrinseche è possibile suddividere i materiali in tre gruppi relativi a struttura, isolamento, finiture.

I materiali migliori per le strutture portanti pareti e solai, ma anche per le coperture dal punto di vista delle loro caratteristiche di coibenza e igroscopicità, sono i laterizi, gli impasti di terra e fibre seccati al sole e il legno, preferendo legno massello del posto. Questi materiali derivano da materie prime naturali che favoriscono l'equilibrio igrotermico del microclima della casa.

Tra i materiali isolanti si stanno sperimentando e applicando pannelli di sughero e sughero sciolto, isolanti a base di paglia, pula di riso, fibra di cocco, iuta, canne, pannelli in fibra di legno, lana di pecora, lana di legno legata con magnesite e lana di cellulosa prodotta con carta riciclata. Sono invece da evitare le schiume di resine sintetiche, i pannelli polimerici , le lane minerali e le lane di vetro, che sono poco igroscopiche e non traspiranti e se utilizzate a vista possono rilasciare nell'aria microfibre ritenute dannose per la salute. Per questo stesso motivo sono anche da escludere vernici, pitture e incollaggi sintetici, da sostituire invece con oli e resine naturali, colle e gomme vegetali, cera d'api, che aggiungono profumi e fragranze nei locali rendendo più piacevole il soggiorno.

Per quanto riguarda le finiture esterne e interne sono consigliabili gli intonaci porosi di calce e sabbia o di argilla, escludendo il cemento. Quest'ultimo non è molto apprezzato dai progettisti

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bioecologici, perché è un materiale poco poroso e sigillante, con bassa coibenza termica, lungo periodo di asciugatura ed elevata conducibilità acustica.

CONFORT ACUSTICO

Comfort acustico e comfort di vita: due risultati in uno per gli

ambienti pubblici. Bisogna eliminare il riverbero acustico negli edifici e fare di un edificio un luogo di vita il più possibile consono alla sua funzione, tenendo conto di tutti gli aspetti che concorrono alla buona fruizione e di conseguenza al miglioramento della qualità di vita degli utilizzatori.

È il “campo riverberante”, in base alla sua ampiezza, che fa proseguire la percezione di un rumore anche dopo lo “spegnimento” della sorgente che l’ha creato. A causa di ciò le parole e i suoni positivi arrivano distorti al nostro udito, mentre aumenta la sensazione di rumore, cioè di quello che le nostre orecchie percepisco come fastidio. Se si prende in considerazione un ambiente frequentato da molte persone, ad esempio una scuola, le conseguenze sono evidenti: alterazione delle comunicazioni, in quantità e qualità e reazioni negative al rumore, come difficoltà di concentrazione, aggressività, irritabilità, agitazione e fatica. La protezione dal rumore negli edifici (dall’esterno verso l’interno e dall’interno verso l’esterno) si coniuga sempre con la qualità sonora.

Nello specifico dovranno essere garantiti i seguenti requisiti di isolamento acustico tra :

ambienti adiacenti I = 40 dB ambienti sovrapposti I = 42 dB

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CONFORT VISIVO, Illuminare con la Luce del Sole

Una parte importante dell'energia che arriva dal sole sulla terra è disponibile sotto forma di energia luminosa sia diretta che riflessa dalla volta celeste e costituisce la cosiddetta luce naturale.

Ad una maggiore illuminazione naturale corrisponde anche una riduzione della luce artificiale e pertanto del condizionamento necessario a smaltire il calore immesso dalle lampade. Infine è stato dimostrato che l'illuminazione con la luce naturale è in grado di assicurare livelli di benessere agli utenti superiori a quelli ottenibili negli edifici illuminati artificialmente.

Applicazioni e Progettazione del Daylighting

Le tecniche di illuminazione naturale sono particolarmente proficue nella progettazione di ambienti che hanno un uso prevalentemente diurno, per i quali l'entità dei consumi energetici derivanti dall'illuminazione artificiale ne rende più evidenti i vantaggi economici, ma vengono anche applicate per ragioni di benessere. Le caratteristiche principali che rendono preferibile la luce naturale a quella artificiale sono il suo rendimento nella percezione del colore e le variazioni nel tempo di colore, contrasto e luminanza di ogni superficie, caratteristiche che non possono essere simulate da nessun tipo di sorgente artificiale. Per ottenere buoni livelli di comfort visivo è necessario assicurare buoni livelli di comfort luminoso all'interno degli spazi in modo da ottenere anche il contrasto necessario ad una buona visione; da evitare assolutamente è il cosiddetto fenomeno di abbagliamento, situazione creata dalla presenza nel campo visivo di superfici

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o punti con luminanza molto superiore a quella a cui l'occhio è abituato.

Tecniche di Illuminazione Naturale

Illuminazione dall'alto / "Toplighting

La luce naturale può essere introdotta all'interno di un edificio attraverso il tetto con l'inserimento nello stesso di lucernari, cupolini, shed, ecc.

Illuminazione laterale / "Sidelighting"

Si può migliorare notevolmente l'illuminazione naturale entrante dalle finestre attraverso una serie di soluzioni che hanno in comune l'idea di deviare una parte del flusso luminoso incidente verso il soffitto, in modo da alterare il percorso naturale finestra-pavimento ed indirizzare la luce in profondità nell'ambiente.

Tra questi elementi: davanzali e mensole riflettenti o "lightshelves", frangisole riflettenti regolabili che orientano la luce diretta del sole e anche quella diffusa all'interno degli ambienti. Nel "Sidelighting" è importante anche prevedere l'utilizzo di dispositivi di ombreggiamento, che permettono di bloccare o regolare il passaggio della luce all'interno degli spazi.

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Integrazione tra Luce Naturale e Artificiale

Un'importante riduzione dei consumi elettrici negli edifici può essere conseguita anche attraverso la razionalizzazione nella gestione e nell'uso dell'illuminazione artificiale, tramite l'automatizzazione della regolazione del controllo degli impianti e la disposizione degli elementi di illuminazione in fasce parallele alle finestre. In questo modo si potranno prevedere distinti regimi di accensione per le varie lampade a seconda delle necessità dell'utenza.

Schermatura dal Sole Diretto

Al fine di controllare l'immissione in ambiente di radiazione solare diretta è necessario utilizzare degli schermi, classificabili in fissi e mobili.

La schermatura più efficace per una finestra rivolta a sud è quella orizzontale, mentre per le finestre rivolte ad est oppure ovest si devono usare schermi verticali. I dispositivi più semplici sono gli aggetti ed i frangisole. Il difetto principale degli schermi fissi è che l'entità della schermatura è determinata dalle stagioni solari, piuttosto che da quelle climatiche e ciò produce effetti schermanti anche in periodi in cui è richiesto un riscaldamento passivo. Gli schermi fissi tagliano sempre una parte della radiazione diffusa e quindi riducono l'illuminazione naturale.

Gli schermi mobili, quali le tende, gli schermi veri e propri, le persiane e gli scuretti, dovrebbero essere progettati anche allo scopo di isolare di notte, durante la stagione del riscaldamento. Il controllo degli schermi può essere sia

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manuale che meccanico. I controlli manuali sono realizzati tramite leve, aste, corde e catene, mentre i controlli meccanici fanno uso di energia elettrica e possono intervenire sia con il consenso manuale che con quello di un sensore fotoelettrico.

2.5.5. GESTIONE

Per gestione si intende “l’insieme delle condizioni relative all’economia di esercizio del sistema edilizio” (UNI 8289:1981). L'impiego razionale delle risorse naturali, dovrà fare riferimento a soluzioni tecnico- progettuali complesse che siano in grado di:

- ridurre o escludere l'uso di risorse energetiche fossili (petrolio, gas e carbone) sostituendole con fonti energetiche rinnovabili (solare-termico e fotovoltaico, biomassa, geotermia, eolico, ecc.)

- risparmiare energia termica ed elettrica adottando soluzioni in grado di coibentare efficacemente l'edificio (infissi a tenuta termica, impiego diffuso di materiali isolanti, controllo delle temperature ambiente, eliminazione dei ponti termici)

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- adottare tecniche impiantistiche con alto grado di efficienza (cogenerazione, caldaie a condensazione, pompe di calore, ecc.)

- prevedere il monitoraggio dei consumi e una gestione efficiente dell'edificio

- impiegare tecniche per l'uso razionale della risorsa idrica (risparmio nell'uso, raccolta e uso dell'acqua piovana, sistemi di trattamento delle acque nere con fitodepurazione)

- considerare il ciclo di vita dei materiali e dei componenti edili impiegati e le loro caratteristiche di riciclabilità.

2.5.6. SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE

Per salvaguardia dell’ambiente si intende “l’insieme delle condizioni relative al mantenimento e miglioramento degli stati dei sovrasistemi di cui il sistema edilizio fa parte” (UNI 8289:1981).

Nella progettazione si dovrà cercare di incentivare una

sistemazione a verde che sia spazio adeguato anche per attività

didattiche all’aperto e creazione di spazi verdi, ovunque possibile, per il miglioramento del microclima.

Rimangono altrettanto valide, anche per questo tipo di esigenza, le considerazioni fatte sull’uso di materiali naturali e l’impiego razionale delle risorse energetiche.

2.5.7. SICUREZZA

Per sicurezza si intende “l’insieme delle condizioni relative all’incolumità degli utenti, nonché alla difesa e prevenzione di

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danni in dipendenza da fattori accidentali, nell’esercizio del sistema edilizio” (UNI 8289:1981).

La sicurezza nel campo degli edifici ad uso collettivo con funzioni pubbliche si occupa dei seguenti principali ambiti:

- sicurezza statica dell'organismo edilizio, - sicurezza impiantistica,

- sicurezza in caso di incendio,

- protezione degli occupanti dalle intrusioni esterne, - protezione del sistema di comunicazione interna, - protezione dei dati trattati ed archiviati,

La risoluzione di queste esigenze è attuabile tramite le già citate norme vigenti, in modo da garantire la sicurezza intrinseca dell’edificio e nell’uso di ogni sua parte.

In generale la conformazione planivolumetrica dell’edificio in relazione anche alle altre volumetrie interne ed esterne all’area dell’intervento deve essere tale da permettere l’operatività dei mezzi di soccorso (vigili del fuoco, ambulanza, ecc.), garantendo un accesso carrabile con larghezza minima di 3,5 m e altezza libera d’accesso maggiore di 4,00 m; una pendenza massima delle rampe del 10%.

Internamente la distribuzione dell’edificio dovrà garantire un agevole sfollamento in caso di emergenza, a tal fine andranno ricercati i seguenti requisiti, presentati come sunto delle indicazioni normative:

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Ubicazione uscite: devono condurre direttamente all’esterno

o in luogo sicuro e devono essere efficacemente segnalate. Per luogo sicuro s’intende uno spazio scoperto (piazze, vie private, cortili, terrazze, balconi, passerelle tra edifici) oppure scale protette oppure filtro a prova di fumo fra compartimenti antincendio oppure galleria o corridoio protetto.

Numero uscite: minimo due e poste in punti ragionevolmente contrapposti. Sono considerate uscite di sicurezza unicamente porte a doppio battente , aperte verso la via di fuga. Devono essere contrassegnate e dotate di congegno antichiusura.

Larghezza dei percorsi: sarà multipla di 60 cm, in ogni caso

non inferiore a 120 cm.

Lunghezza delle vie di uscita: non superiore a 30 m (40 m

se i locali sono protetti da impianto di spegnimento automatico ad acqua frazionata). Il percorso può comprendere corridoi, scale, rampe, passaggi, vani.

Larghezza vie di uscita: non minore del rapporto tra il

massimo affollamento ipotizzabile nel piano e la capacità di deflusso; comunque non minore di 1,2 m.

Scale: larghezza pari a multipli interi di 0,6 m (minimo 2

moduli); i gradini devono avere pedata non minore di 30 cm e alzata non superire a 17 cm; devono avere rampe ad andamento rettilineo; una rampa deve avere minimo 3 gradini e massimo 15 gradini; sono consentite massimo tre

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rampe consecutive per superare un dislivello; i pianerottoli di riposo devono avere larghezza pari a quella della scala; non deve esistere nessuna comunicazione fra la gabbia di scale e locali destinati ai servizi (autorimesse, locali tecnici). Scale, balconi e disimpegni esterni devono avere ringhiere o balaustre atte a sopportare le forti sollecitazioni che possono derivare da rapido e disordinato flusso in caso di panico. Le scale a prova di fumo o protette devono immettere su strada pubblica direttamente o attraverso corridoio protetto o attraverso spazio a cielo scoperto.

Ascensore: non può essere usato in caso di incendio, il vano

corsa deve essere isolato dagli altri ambienti dell'edificio e dal locale macchinario ed in esso non possono essere disposte canne fumarie o condutture. II macchinario deve esser posto in locale apposito sopra o lateralmente rispetto al vano corsa ed essere isolato dagli altri ambienti dell'edificio. Vano corsa e locale macchinario devono essere opportunamente ventilati. Non è ammessa comunicazione diretta tra vano corsa e cantine, laboratori, magazzini, soffitte o altri locali adibiti ad attività pericolose.

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2.6. REQUISITI FUNZIONALI E SPAZIALI

2.6.2. REQUISITI FUNZIONALI E DIMENSIONALI DELLA SCUOLA MATERNA

ORGANIZZAZIONE GENERALE DELLE ATTIVITA’

Dal punto di vista dell’organizzazione funzionale, la scuola materna si distingue da tutte le altre scuole per una caratteristica fondamentale: le attività pedagogiche sono meno codificabili e riconducibili alle attività didattiche classiche che in altri tipi di scuola si svolgono all’interno delle aule comuni.

Gli ambiti pedagogici vanno definiti in forma dinamica e suscettibile di frequenti mutazioni, sia verso l’esterno sia verso gli spazi interni che ospitano le attività libere. Il sistema connettivo fra aule e spazi comuni non deve risultarne nettamente separato ma, al contrario, deve all’occorrenza poterne diventare la naturale espansione.

Dal punto di vista dell’identificazione degli spazi necessari alle attività da svolgersi in una scuola materna, e alle relative dimensioni minime necessarie, si farà in prima istanza riferimento al già citato D.M. 18 Dicembre 1975 che fornisce le seguenti prescrizioni:

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TABELLA 5 - INDICI STANDARD DI SUPERFICIE: Scuola Materna

(il valore tra parentesi esprime il numero dei locali relativi agli spazi descritti)

____________________________________________________

Descrizione degli spazi n. sezioni 1 n. sezioni 2 n. sezioni 3 (1*)

n. alunni 30 n. alunni 60 n. alunni 90

m2/al. m2/al. m2/al.

1 Spazi per attività ordinate:

attività a tavolino 1,80 (1) 1,80 (2) 1,80 (3) attività speciali 0,60 (2) 0,45 (3) 0,40 (4) 2 Spazi per attività libere: 1,00 0,92 0,90 3 Spazi per attività pratiche:

- spogliatoio 0,50 (1) 0,50 (2) 0,50 (3) - locali lavabi e servizi igienici 0,67 (1) 0,67 (2) 0,67 (2-3) - deposito 0,13 (1) 0,13 (1) 0,13 (1-2) 4 Spazi per la mensa:

- mensa (2*) 0,67 (1) 0,40 (1) 0,40 (1) - cucina, anticucina, ecc: (30

m2 fissi per ogni scuola)

1,00 0,50 0,35

5 Assistenza:

- stanza per l'assistente (15 m2 fissi per ogni scuola)

0,50 0,25 0,17 - Spogliatoio e servizi igienici

insegnante (6 m2 fissi per

ogni scuola)

0,20 0,10 0,07

- piccola lavanderia (4 m2

fissi per ogni scuola)

0,13 0,07 0,04 Indice di Superficie netta

globale

8,24 7,12 6,65 Somma indici parziali 7,20 5,79 5,41 Connettivo e servizi 1,04 1,33 1,24 Connettivo e

servizi/Superficie totale netta per cento

13% 19% 19%

______________________________________________________________ (1*) Le scuole fino a 9 sezioni si otterranno come combinazione di quelle riportate in tabella.

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(2*) Con l'ipotesi del doppio turno di refezione.

______________________________________________________________

2.6.3. GLI AMBITI SPAZIALI OMOGENEI (ASO) DELLA SCUOLA MATERNA

Gli ASO identificabili per una scuola materna sono: - Area per l’unità pedagogica

- Area per la mensa - Area per l’assistenza

- Area per servizi igienico sanitari e spogliatoi - Area per spazi di distribuzione e connessione AREA PER L’UNITA’ PEDAGOGICA

(art. 2 punto 3.1.1. del DM 18/12/1975)

Per la scuola materna, dove l’unità pedagogica è costituita dalla sezione, e dove tutte le attività assumono una funzione eminentemente educativi e globale, concentrata nell’unità stessa, gli spazi principali destinati all’unità, il cui numero e dimensioni minimi sono prescritti nella tabella n. 5, debbono avere le seguenti caratteristiche:

1. essere raggruppati in modo che non più di tre sezioni usufruiscano degli stessi spazi comuni, salvo che per la mensa e la lavanderia.

2. dovranno consentire, lo svolgimento separato delle attività seguenti, che, malgrado la molteplicità dei programmi e

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dei metodi educativi, sono state individuate come comuni ad ogni programma:

- Attività ordinate (attività che gli scolari svolgono a tavolino o su bancone);

- Attività libere (di carattere motorio o ludico o di carattere complementare, ecc.);

- Attività pratiche ( indossare o togliersi gli indumenti, piccole operazioni di toletta personale, uso dei servizi, mensa, ecc.).

Poiché la divisione di distinti ordini di attività scolastica ha anche la necessità di separare le attività rumorose da quelle più silenziose, ed allo scopo di consentire una più libera interpretazione dei programmi ed un’organizzazione morfologica adeguata, per le attività prima indicate andranno previsti altrettanti gruppi di spazi, diversamente dimensionati e combinati tra loro:

- lo spazio per le attività ordinate deve servire una sola sezione, e deve essere opportunamente studiato per consentire, nella sua forma, una serie di possibili variazione dell’arredo. Si possono prevedere nel suo ambito spazi minori, adeguatamente attrezzati, per lo svolgimento di attività speciali;

- lo spazio per le attività libere può servire fino a tre sezioni; la sua forma non dipende dal metodo pedagogico ma dalle attività di movimento o di partecipazione allo spettacolo che vi si possono svolgere; inoltre, qualora sia attigua allo spazio per le attività ordinate, la divisione può essere mobile

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per consentire un indifferenziato uso degli ambienti, a seconda delle necessità didattiche;

- lo spazio per le attività pratiche deve, compatibilmente con lo svolgimento delle sue funzioni, essere integrato con lo spazio totale della sezione per le sue funzioni pedagogiche ed educative. Esso deve comprendere lo spogliatoio, i locali d’igiene, e i relativi servizi igienici.

Affinché le attività ordinate o quelle libere possano svolgersi in parte al chiuso e in parte all’aperto, gli spazi relativi debbono essere in stretta relazione con lo spazio esterno organizzato; esso può essere comune a più sezioni: dovranno, inoltre essere previsti spazi coperti, ma aperti, intesi ad assolvere un compito di mediazione tra l’aperto e il chiuso.

AREA PER LA MENSA

( art. 2 punto 3.6. del DM 18/12/1975 )

La mensa può essere collocata in uno spazio a sé stante, comune a tutte le sezioni; lo spazio destinato alla mensa potrà essere previsto attiguo a quello delle attività libere ed essere da questo separato per mezzo di porte scorrevoli, allo scopo di consentire, eccezionalmente, una sua diversa utilizzazione.

La mensa dovrà essere dimensionata in funzione del numero dei commensali, calcolato tenendo presente che i pasti potranno essere consumati in più turni, e la sua dimensione, compresi i relativi servizi, non dovrà superare i 375 m2.

Le amministrazioni competenti potranno comunque prevedere (come nel caso in esame) un servizio centralizzato per la preparazione dei cibi ed in tal caso i locali a servizio dello spazio per la mensa da prevedere saranno soltanto:

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1. una dispensa per la ricezione e conservazione delle derrate anche in frigorifero, con accesso proprio dall’esterno;

2. un’anticucina e un locale per lavaggio delle stoviglie; 3. uno spazio per la pulizia degli allievi corredato di lavabi. Data la natura dei locali richiesti, particolare cura dovrà essere posta nella scelta dei materiali e degli impianti tecnologici atti a garantire, in stretta relazione con i requisiti dell’igiene, l’osservanza delle norme relative alle condizioni di abitabilità. AREA PER L’ASSISTENZA

Questo spazio non è dettagliatamente descritto nel DM 18/12/1975, esiste infatti un unico riferimento all’interno della Tabella n.5 sugli indici standard di superficie il quale prescrive che al suo interno devono essere previsti i seguenti tre locali:

1. stanza per l’assistente;

2. spogliatoio e servizi igienici per gli insegnanti; 3. piccola lavanderia.

AREA PER SERVIZI IGIENICO SANITARI E SPOGLIATOI I servizi igienico-sanitari e gli spogliatoi devono essere variamente distribuiti nei vari ambienti (spazi-mensa, amministrazione, attività parascolastiche, integrative ecc.) e possono anche essere organizzati per blocchi e destinati separatamente agli utenti propri della scuola (studenti, insegnanti, personale).

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(art. 2 punto 3.9.1. del DM 18/12/1975)

Il numero di vasi per gli alunni dovrà essere di 3 per ogni sezione, il locale che contiene bagni e antibagni deve essere illuminato e aerato direttamente. Possono essere installati efficienti impianti di aerazione e ventilazione in sostituzione della aerazione diretta nell’antilatrina.

I servizi per le scuole materne debbono:

- non essere necessariamente separate per sesso;

- essere protette dai raggi diretti del sole, specie nelle regioni più calde;

- avere le porte con senso di apertura verso l’esterno del bagno, sollevate dal pavimento;

- avere impianti col sistema a caduta d’acqua con cassetta di lavaggio o altro tipo equivalente, purché dotato di scarico automatico o comandato;

- avere le colonne di scarico munite di canne di ventilazione, prolungate al di sopra della copertura;

- avere le colonne di scarico dei servizi igienici dimensionati in relazione agli apparecchi utilizzati, con possibilità di ispezioni immediate;

- avere, preferibilmente, vasi del tipo misto a tazza allungata (a barchetta) e con poggiapiedi per essere usati anche alla turca, e dotati, inoltre, al piede della colonna di scarico, di un pozzetto formante chiusura idraulica.

(art.4 punto 4.1.6. del DM n. 236 del 14/06/1989)

Al fine di consentire l’utilizzazione dei locali igienici anche da parte di persone con ridotte o impedite capacità motorie, i locali

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igienici stessi devono essere particolarmente dimensionati e attrezzati.

Nei servizi igienici devono essere garantite, con opportuni accorgimenti spaziali, le manovre di una sedia a ruote necessarie per l'utilizzazione degli apparecchi sanitari.

Deve essere garantito in particolare:

- lo spazio necessario per l'accostamento laterale della sedia a ruote alla tazza e, ove presenti, al bidet, alla doccia, alla vasca da bagno, al lavatoio, alla lavatrice;

- lo spazio necessario per l'accostamento frontale della sedia a ruote al lavabo, che deve essere del tipo a mensola;

- la dotazione di opportuni corrimano e di un campanello di emergenza posto in prossimità della tazza e della vasca. Si deve dare preferenza a rubinetti con manovra a leva e, ove prevista, con erogazione dell'acqua calda regolabile mediante miscelatori termostatici, e a porte scorrevoli o che aprono verso l'esterno.

Alcuni locali igienici, infine, non meno di uno, oltre a possedere le caratteristiche descritte sopra, devono essere accessibili mediante un percorso continuo orizzontale o raccordato con rampe.

(art.8 punto 8.1.6. del DM n. 236 del 14/06/1989)

Per garantire la manovra e l'uso degli apparecchi anche alle persone con impedita capacità motoria, deve essere previsto, in rapporto agli spazi di manovra di cui al punto 8.0.2 del DM, l'accostamento laterale alla tazza w.c., bidet, vasca, doccia, lavatrice e l'accostamento frontale al lavabo.

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A tal fine devono essere rispettati i seguenti minimi dimensionali: - lo spazio necessario all'accostamento e al trasferimento

laterale dalla sedia a ruote alla tazza w.c. e al bidet, ove previsto, deve essere minimo 100 cm misurati dall'asse dell'apparecchio sanitario;

- lo spazio necessario all'accostamento laterale della sedia a ruote alla vasca deve essere minimo di 140 cm lungo la vasca con profondità minima di 80 cm;

- lo spazio necessario all'accostamento frontale della sedia a ruote al lavabo deve essere minimo di 80 cm misurati dal bordo anteriore del lavabo.

Relativamente alle caratteristiche degli apparecchi sanitari inoltre:

- i lavabi devono avere il piano superiore posto a cm 80 dal calpestio ed essere sempre senza colonna con sifone preferibilmente del tipo accostato o incassato a parete;

- i w.c. e i bidet preferibilmente sono di tipo sospeso, in particolare l'asse della tazza w.c. o del bidet deve essere posto ad una distanza minima di cm 40 dalla parete laterale, il bordo anteriore a cm 75-80 dalla parete posteriore e il piano superiore a cm 45-50 dal calpestio. Qualora l'asse della tazza w.c. o bidet sia distante più di 40 cm dalla parete, si deve prevedere, a cm 40 dall'asse dell'apparecchio sanitario, un maniglione o corrimano per consentire il trasferimento.

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AREA PER SPAZI DI DISTRIBUZIONE E CONNESSIONE

(art. 2 punto 3.8. del DM 18/12/1975)

In ogni tipo di scuola gli spazi per la distribuzione dovranno assumere la funzione sia di collegamento che di tessuto connettivo e interattivo, visivo e spaziale, di tutto l’organismo architettonico; essi devono consentire, nelle varie articolazioni, rapporti di scambio non formalizzati tra tutti i fruitori della scuola e permettere la collocazione di arredi ed attrezzature necessari.

(art.4 punto 4.1.9. del DM n. 236 del 14/06/1989)

Corridoi e passaggi devono presentare andamento quanto più possibile continuo e con variazioni di direzione ben evidenziate. I corridoi non devono presentare variazioni di livello; in caso contrario queste devono essere superate mediante rampe.

La larghezza del corridoio e del passaggio deve essere tale da garantire il facile accesso alle unità ambientali da esso servite e in punti non eccessivamente distanti tra loro essere tale da consentire l'inversione di direzione ad una persona su sedia a ruote.

Il corridoio comune posto in corrispondenza di un percorso verticale (quale scala, rampa, ascensore, servoscala, piattaforma elevatrice) deve prevedere una piattaforma di distribuzione come vano di ingresso o piano di arrivo dei collegamenti verticali, con dimensione minima 2x3 m, dalla quale sia possibile accedere ai vari ambienti, esclusi i locali tecnici, solo tramite percorsi orizzontali.

Figura

TABELLA 5 - INDICI STANDARD DI SUPERFICIE: Scuola Materna

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